7 marzo: S. Tommaso d’Aquino, Confessore e Dottore
(B. Baur O.S.B: I Santi dell’anno liturgico – Herder, Roma, 1958)
1. – Tommaso, figlio del Conte Landolfo d’Aquino, nacque nel 1226 o 1227 nel castello di Roccasecca presso Aquino. A cinque anni venne come Oblato al vicino monastero di Montecassino dove ricevette la prima formazione spirituale. Fece i suoi studi universitari a Napoli e, a 17 anni, entrò, con rammarico della sua famiglia, nell’ordine domenicano. Per sottrarlo all’opposizione e alle macchinazioni della famiglia, i suoi superiori lo mandarono a Parigi. Ma durante il viaggio, in Toscana, dietro istigazione dei suoi fratelli Landolfo e Rinaldo, fu acciuffato e tenuto in prigionia nel castello avito di San Giovanni. Lì, in continua lotta con la madre e con le sorelle, passò quasi due anni fra studi eruditi. Alla fine le sue orelle, che a poco a poco egli aveva guadagnato ai suoi piani, lo aiutarono a fuggire, facendolo calare in un cesto dalla torre del castello. A_Napoli pronunciò senza indugio i voti religiosi (1245). Ricevette la sua formazione teologica a Parigi e a Colonia sotto Alberto Magno (1248-1252). Da allora in poi svolse la propria feconda attività d’insegnamento a Parigi, Roma e Napoli. Da qui fu dal Papa Gregorio X. chiamato al Concilio di Lione, ma morì durante il tragitto nell’abbazia cistercense di Fossanova nelle Paludi Pontine il 7 marzo 1274. Nel 1323 fu canonizzato, nel 1567 fu dichiarato Dottore della Chiesa dal Papa domenicano Pio V, e nel 1880 fu nominato da Leone XIII celeste patrono di tutte le università cattoliche.
2. – « Implorai e mi fu data la prudenza, invocai e venne a me lo spirito di sapienza. È l’anteposi a scettri e a troni, e ritenni un nulla la ricchezza in confronto a lei. L’amai più della salute e della bellezza, e preferii il suo possesso a quello della luce » (Epistola). « Ditemi, che è Dio ?» è la domanda che il piccolo Tommaso rivolse al suo insegnante a Montecassino. « Chi è Dio?» « Spiegami dunque, che è Dio ?» Tommaso riconosce ben presto che insegnanti e libri non bastano per arrivare a conoscere Dio; per questo è necessario che l’anima si rivolga a Dio stesso, e non soltanio col desiderio dello spirito, ma insieme con la semplicità, l’umiltà, la purità e l’innocenza del cuore e con insistente preghiera. Egli s’immerge nella meditazione del Vangelo, interroga in uno studio indefesso e con una sconfinata ansia di verità, la Sacra Scrittura e i Padri della Chiesa. Arde dal desiderio di difendere la fede della Chiesa contro gli errori del suo tempo con argomenti strettamente scientifici e per questo rivolge tutto il suo interesse anche alle conoscenze della ragione umana, alla filosofia tutta, anche a quella pagana, e, come nessuno prima di lui, pone la sana filosofia al servizio della teologia e della fede. Gli è ora possibile non soltanto di trattare in forma scientifica le verità della fede, come nei secoli che lo precedettero non fu possibile a nessuno, neanche a un S. Agostino, ma di togliere a prestito anche dalla ragione le armi con le quali vincere quelli che combattono la fede in base alla ragione. Il suo sapere assomma in sé tutto il lavoro di ricerca dell’antichità e dei suoi contemporanei. Perciò il Dottore Angelico ha ugualmente familiare e conosce ugualmente a fondo tanto il mondo del sapere naturale quanto quello del sapere soprannaturale ed è in ambedue un’autorità senza pari. Come nessuno prima di lui, egli sa subordinare tutto il sapere profano alla Rivelazione, e indirizzare tutto il tesoro d’idee della terra all’ultimo e supremo fine: all’eterna verità e amore, a Dio. « Implorai e mi fu data la prudenza, invocai e venne a me lo spirito di sapienza » — tanto che oggi tutti i teologi cattolici e i sacerdoti della santa Chiesa vengono esortati a prendere Tommaso come loro guida e maestro: « I professori devono trattare lo studio della filosofia e della teologia e l’istruzione degli studenti in queste materie a norma della dottrina e dei principi del Dottore Angelico e attenersi fedelmente ad essi » (Codice di diritto Canonico, can. 1366). Perciò Dio ha dotato S. Tommaso di una pienezza di sapienza naturale e soprannaturale, affinché di fronte ai grandi errori che continuamente cercano di intaccare il patrimonio di fede della Chiesa egli sia la guida sicura e indichi la giusta via a tutte le generazioni e le epoche venture, quindi anche a noi. – Noi lo ammiriamo e ringraziamo il Signore che « con la meravigliosa scienza » di S. Tommaso « illumina la Chiesa e la rende feconda con la sua santa attività » (Colletta). « Voi siete il sale della terra », « la luce del mondo », che, come il sole, illumina tutti e rischiara loro il cammino verso Dio (Vangelo). – « Chi avrà operato e insegnato (la legge di Dio) sarà chiamato grande nel regno dei cieli » (Vangelo). Questo è ciò che rende tanto grande e fecondo l’incomparabile filosofo e teologo S. Tommaso d’Aquino: egli è nello stesso tempo un Santo che mette in pratica ciò che conosce ed insegna. Con quali mezzi si è cercato di distoglierlo dalla sua decisione di consacrarsi a Dio in religione! Perfino una miserabile prostituta gli è condotta in carcere, affinché con la sua seduzione lo faccia vacillare dal suo proposito. Tommaso prende un tizzone ardente e spinge fuori la bella peccatrice. Per lui la devozione e la santità passano avanti a tutto nella vita, anche avanti a qualsiasi ricerca, al sapere e al comprendere. – Nell’Ordine egli vuol essere un perfetto religioso che non pospone allo studio neanche il minimo dei suoi doveri di preghiera. No, egli diventa sempre più un uomo di preghiera ed in essa si procura la luce e la forza per la ricerca della verità. Egli stesso confessa di aver appreso di più ai piedi della croce che dallo studio sui libri. Egli vive una vita di ritiratezza, di silenzio, di santa austerità penitenziale, di profonda umiltà, di perfetta purità di cuore e di amor di Dio. Diventa così capace di comprendere sempre più a fondo l’eterna Sapienza. Il sigillo visibile di quest’intimo sposalizio del suo spirito con la sapienza divina è la sua immutabile serenità, la sua incantevole modestia, la sua prontezza ad aiutare gli altri, la sua pazienza e calma in mezzo a tutte le ostilità verso la sua persona, la sua dottrina e il suo Ordine. Con la mente, col cuore, con tutta l’anima sua egli vive in Cristo. Gesù in croce e Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare sono il mondo nel quale egli vive. « O sacro convivio, in cui si riceve Cristo, si celebra la memoria della sua passione, si riempie l’anima di grazia e ci vien dato un pegno della gloria futura » esclama in un santo rapimento. Da Tommaso la Chiesa ha ricevuto l’Ufficio e la Messa della festa del Corpus Domini. In quest’opera si esprime la fede, l’amore, l’entusiasmo, la dedizione di tutti i tempi dinanzi al miracolo del Tabernacolo. Nel 1273, a Napoli, mentre Tommaso lavorava all’ultima parte della sua «Summa theologica» il Signore gli apparve e gli disse: « Bene hai scritto di me, Tommaso. Che cosa vuoi averne in premio? » Tommaso rispose: « Non desidero altra ricompensa che Te, mio Signore ». Tanto profondamente nei suoi ultimi anni è penetrato negli abissi della grandezza e dello splendore di Dio e delle cose divine, che le magnifiche cose che egli ha scritto di Lui non gli appaiono che come misere scorie: egli non può scrivere oltre e deve lasciare incompiuta la sua opera principale, la « Summa theologica ». Sul letto di morte a Fossanova egli commenta ad alcuni monaci vari passi del Cantico dei Cantici. Alle parole: « Ho trovato Colui che l’anima mia ama, l’ho afferrato e non lo lascio più » (Cant. d. Cant. III, 4) esala il suo spirito. Si, egli lo ha trovato e ora lo contempla faccia a faccia nel cielo. « Che è Dio? ». A questa domanda che tanto lo tormenta gli è data ora la beatificante risposta : « Ho trovato Colui che l’anima mia ama, l’ho afferrato e non lo lascio più ».
3. – Quanto altamente dobbiamo onorare e apprezzare colui che la santa Chiesa considera come il provato maestro e l’espositore ufficiale della sua teologia! È espresso desiderio della Chiesa che gl’insegnanti dei seminari ecclesiastici e degl’istituti di studio « tengano per santi » la dottrina e i principi di S. Tommaso (Codice di Diritto Canonico, can. 1366). « In mezzo alla Chiesa aprì la sua bocca, e il Signore lo riempì con lo spirito di sapienza e d’intelligenza ». « Inesauribile tesoro è essa (la sapienza) per gli uomini, e quelli che ne fanno uso hanno parte all’amicizia di Dio. L’anteposi a scettri e a troni, e ritenni un nulla la ricchezza in confronto a lei. L’amai più della salute e della bellezza, e preferii il suo possesso a quello della luce, perchè inestinguibile è il suo splendore. E vennero a me insieme con lei tutti i beni, e infinita ricchezza per mano di lei» (Epistola). – Pieno di sapienza celeste Tommaso, trattando della grazia, abborda il problema : « È la creazione e la conservazione dell’universo un’opera più grande della grazia santificante che Dio concede ad un’anima? » Egli risponde: La partecipazione della grazia santificante ad un singolo uomo è qualcosa di più grande e di più prezioso che non tutta la grandezza e la bellezza dell’intero universo preso insieme! Ogni altra « grandezza » nell’ordine di natura, qualunque essa sia, è un nulla insignificante in confronto alla grazia. Così pensa e vive S. Tommaso. E questa è sapienza che viene da Dio.
Preghiera
O Dio, che con la meravigliosa scienza del tuo beato confessore Tommaso illumini la tua Chiesa e la rendi feconda con la sua santa attività, concedici, te ne preghiamo, la grazia di comprendere quello che insegnò e d’imitare la sua condotta. Per Cristo nostro Signore. Amen.