TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (6)

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (6)

TITOLO ORIGINALE: TRAITÉ DU SAINT – ESPRIT Edit. Bloud-Gay.- Paris 1950

V. Per la Curia Generalizia – Roma, 11 – 2 – 1952

Sac. G. ALBERIONE Nulla osta alla stampa Alba, 20 – 2 – 1952 Sac. S. Trosso, Sup.

lmprimatur Alba, 28 – 2 – 1952 Mons. Gianolio, Vic. GEN.

CAPO QUINTO

IL VERBO DI DIO FATTO UOMO, COME CI HA RIVELATO IL PADRE COSÌ CI HA RIVELATO LO SPIRITO SANTO

 La credenza fondamentale dell’Antico Testamento è il monoteismo, cioè la credenza in un solo Dio, Creatore del cielo e della tetra, Sovrano Signore del mondo, onnipotente, giusto, il quale castiga talvolta, in modo terribile, i peccatori impenitenti. Buono per coloro che si convertono, di una bontà del tutto paterna che gli vale di essere chiamato Padre dal popolo di Israele. È in questo senso che nei Libri dell’Antico Testamento Dio è chiamato Padre. Per mezzo del Suo Spirito, Dio anima il mondo lo vivifica, lo illumina, lo fortifica. Ma lo Spirito di Dio non è presentato che come un attributo di Dio. Mai ai dottori della Legge è venuto il pensiero che lo Spirito Santo potesse essere una Persona distinta da Dio Padre. Ed anche una simile affermazione sarebbe stata da loro considerata come un errore, una bestemmia. Poiché per essi sarebbe stato intaccare il monoteismo, cioè la credenza fondamentale dell’Antico Testamento. Come pure, in Dio, si riconosce la Sapienza che verrà chiamata Verbo, per mezzo della quale, del quale, Egli crea il mondo, ne distribuisce ed equilibra le forze, dà agli uomini il pensiero, il consiglio, il giudizio pratico. Ma, come lo Spirito, la Sapienza non è considerata che come un attributo di Dio. Tuttavia, per noi, che vediamo queste dottrine alla luce delle rivelazioni posteriori e sappiamo che tali rivelazioni sono identiche alla rivelazione primitiva, poiché procedono da Dio stesso che illumina progressivamente lo spirito degli uomini, non esitiamo a dire che lo Spirito di Dio, quale ci è presentato nell’Antico Testamento, è più che un attributo di Dio e si presenta già in certa misura con un carattere personale, come pure non esitiamo a dire che la Sapienza è più che un attributo divino, è la Sapienza personale, ma velata da un velo che si squarcerà dall’alto al basso. – Ai tempi del Salvatore, questa dottrina monoteista, ben lungi dall’essere attenuata, è stata piuttosto esaltata, idealizzata. Nello spirito di quell’epoca si è prodotto qualcosa di simile a ciò che si produsse nel pensiero spiritualista della seconda metà del secolo XVI, una specie di deismo trascendente, che non sopporta il minimo ravvicinamento fra Dio e gli uomini, il minimo contatto con Dio. Si pensa che Dio viva troppo lungi dal tempo e dallo spazio. Si paventa il Suo sguardo. Si prega senza dubbio ma con un certo tremore. Si grida Lui il versetto del Salmo VI: « Domine, ne in furore tuo arguas me; neque in ira tua corripias me! O Signore non mi riprendere nel tuo sdegno, non mi punir nell’ira tua!» Oppure questo versetto del Salmo LXXIX: « Deus virtutum, convertere; respice de cælo e vide et visita vineam istam! Mettiti, o Signore, alla nostra portata, se vuoi che ci si converta! » Convertere et convertar. Volgiti verso di noi e verremo a Te! Temiamo Dio, paventiamo il Suo sguardo, tuttavia, per l’azione dello Spirito Santo che lavora nelle anime, lo chiamiamo.

1.

È in questo momento del tempo che il Verbo di Dio si è fatto uomo ed ha abitato in mezzo a noi. Questo fatto reca in se stesso la rivelazione della Santissima Trinità; contiene in sé l’insegnamento positivo del dogma della Santissima Trinità. Là, la luce splende. Ma il mondo non l’ha ricevuto. Sui eum non receperunt, leggiamo nel prologo del Vangelo secondo san Giovanni (Giov. I, 11). Il mondo di quel tempo era incapace di riceverlo. Di fronte a tale mentalità, qual è stato l’atteggiamento del Salvatore? Egli che conosceva a fondo questa mentalità, l’ha rispettata, possiamo dire, infinitamente. Dio fatto uomo, evita di proclamarsi tale. Questa luce abbagliante non avrebbe fatto che accecare gli spiriti. Li avrebbe anche disgustati. All’inizio, suole chiamare se stesso Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. Tali espressioni non avevano nulla di sorprendente, nulla che potesse urtare. Erano state dette dai profeti dell’Antico Testamento. – Nella mente degli Giudei indicavano un uomo di Dio, un uomo che aveva con Dio rapporti speciali. Ma il Salvatore moltiplica i miracoli in modo da provare che è accreditato da Dio, e mandato da Lui. Moltiplica i miracoli a tal punto e talmente, che nessun profeta ne aveva compiuti tanti e così grandi. Comanda agli elementi, al vento, alla tempesta (Lc. VIII, 22-25). Risuscita i morti. Risuscita il Suo amico Lazzaro, il cui corpo cominciava a decomporsi (Giov. XI, 7-44). Fa molto più di questo. Un giorno gli viene Presentato un paralitico (Luc. V, 18-25). I tuoi peccati ti sono rimessi, gli dice. Questa volta i Farisei, Dottori della Legge, presenti, ne fanno le meraviglie. E che! dicono, rimette i peccati. Dio solo può rimetterli Ecco che si fa eguale a Dio, si dice Dio. Lungi dal cercare di attenuare tale opinione, Gesù dice al paralitico: « Levati su e cammina » (Lc. V, 24). Egli ha affermato equivalentemente, senza dirlo in modo esplicito, che è Dio fatto uomo e lo ha provato. Gesù, infatti, si era affermato Dio fatto uomo e lo aveva provato. I Farisei, Dottori della Legge, lo hanno ben compreso. Ma Lo accusano di bestemmia. Se Egli è Dio, in Dio vi è pluralità. Vi è Dio, e vi è anche Gesù, Figlio di Dio. Questo è contro il monoteismo rivelato ai nostri padri e insegnato da loro. Leggendo i discorsi di Gesù quali ci sono riferiti nei Vangeli, si vede che il Salvatore ha detto molto di più. « Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, dice Gesù ai Suoi Apostoli, in san Matteo, e nessuno conosce il Padre tranne il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo » (Matt. XI, 27). Questa volta è l’affermazione che i rapporti fra Gesù, Figlio di Dio, e Dio Padre, sono di un ordine a parte. Sono rapporti trascendenti. Ma è soprattutto in san Giovanni che il Salvatore ci ha rivelato il Padre. Un giorno, Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. I Giudei lo circondarono e gli dissero: « Fino a quando ci terrai sospesi? Se Tu sei il Cristo, diccelo apertamente. Or loro disse Gesù: Ve l’ho detto e non credete. Le opere che faccio nel nome del Padre mio, rendono testimonianza di me. Ma voi non credete perché non siete delle mie pecore ». Allora Egli fa questa dichiarazione: « Io ed il Padre Mio, siamo. una sola cosa. E soggiunge: Sappiate che il Padre è in me ed Io nel Padre » (Giov. X, 22-29). Così il Padre ed il Figlio non sono che una cosa sola: vivono l’uno nell’altro. È l’eguaglianza in tutto, è l’unità di sostanza. Il Padre, genera il Figlio da tutta l’eternità. Tale generazione continua nell’eternità. Affermandolo, il Salvatore ci ha rivelato il Padre. – Dopo l’istituzione dell’Eucarestia, al termine del discorso che Egli pronunzia, Gesù rivolge a Dio, Suo Padre, la preghiera sacerdotale, quella preghiera sublime, che è nel medesimo tempo la più bella testimonianza da Lui data, e la più alta rivelazione che Egli ha fatto di Dio Padre, e che per tale ragione bisogna citare per intero: « Padre, Egli dice, è giunta l’ora, glorifica il tuo Figlio, onde anche il tuo Figlio glorifichi te; e come gli hai dato potere su ogni mortale, dagli pure che Egli doni la vita eterna a coloro che gli hai affidati. E la vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai data a fare, ed ora, Padre glorifica me nel tuo cospetto con quella gloria che ebbi presso di te prima che il mondo fosse. » Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai affidati nel mondo: erano tuoi e li hai affidati a me, ed essi hanno osservata la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte, e veramente hanno riconosciuto che Io sono venuto da Dio, ed han creduto che Tu mi hai mandato. » Prego per loro, non prego pel mondo, ma per quelli che mi hai affidati, perché son tuoi. Ed ogni cosa mia è tua, ed ogni cosa tua è mia. In essi Io sono stato glorificato. Io già non sono più nel mondo; ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te. Padre santo, custodisci nel nome tuo quelli che mi hai affidati, acciocché siano una cosa sola come noi. Finché io ero con essi, li conservavo nel tuo nome. Quelli che mi hai affidati, li ho custoditi; nessuno di loro è perito, tranne il figlio di perdizione, affinché sia adempiuta la Scrittura. Ora però vengo a te, e questo dico nel mondo, affinché abbiano il mio gaudio perfetto in se stessi. Io ho comunicato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati perché non sono del mondo, come neanch’Io sono del mondo. Non chiedo che tu li levi dal mondo, ma che tu li guardi dal male. Essi non sono del mondo, come neppure Io sono del mondo. Santificali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così Io mando nel mondo essi. E, per loro amore Io santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati nella Verità. » Né soltanto per questi prego; ma prego anche pet quelli che crederanno in me, per la loro parola: che siano tutti una sola cosa come Tu sei in me, o Padre, ed Io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che Tu mi desti, l’ho data a loro, affinché siano una cosa sola, come siamo noi. Io in essi e Tu in me, affinché siano perfetti nell’unità e conosca il mondo che Tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, Io voglio che dove sono Io, sian pure con me quelli che mi affidasti, affinché vedano la gloria mia che tu mi hai data, perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto; ma Io ti ho conosciuto e questi han riconosciuto che Tu mi hai mandato. Ed ho fatto conoscere a loro il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l’amore col quale mi hai amato, sia in essi ed Io in loro » (Giov, XVII, 1-26). – Questa preghiera, questa testimonianza, che bisogna leggere, rileggere e meditare, è la grande rivelazione che il Verbo Incarnato ci ha fatta di Dio Padre. Ma tale rivelazione non doveva essere compresa, dagli Apostoli e dai discepoli se non dopo l’Ascensione del Maestro, dopo la venuta dello Spirito Santo, il giorno della Pentecoste.

2.

Come il Verbo Incarnato ci ha rivelato il Padre, così ci ha rivelato lo Spirito Santo. Siamo al discorso dopo la Cena. La, separazione del Maestro e degli Apostoli è imminente. Gesù dà loro il Suo grande comandamento. Vi dò un comandamento nuovo, d’amarvi scambievolmente: amatevi l’un l’altro come Io vi ho amati. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli (Giov. XIII, 34-35). Poi soggiunge: Non vi è amore più grande che dare la vita per i propri amici (idem. XIII, 12-13) È in tali circostanze che il Salvatore fa ai Suoi discepoli la grande rivelazione dello Spirito Santo. «Io vado al Padre, dice loro. E pregherò il Padre che vi darà un altro Consolatore che resti con voi per sempre: lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché abiterà con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò a voi. Ancora un poco e il mondo più non mi vedrà. Ma voi mi vedrete, perché Io vivo e voi pure vivrete. In quel giorno conoscerete che Io sono nel Padre mio e voi in me ed Io in voi» (XIV, 16-20). «Vi ho dette queste cose conversando tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel Nome mio, Egli v’insegnerà ogni cosa, vi rammenterà tutto quello che vi ho detto» (ivi XIV, 25-26). – «Ma quando sarà venuto il Consolatore che Io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, Egli mi renderà testimonianza, e voi pure mi renderete testimonianza, poiché siete stati con me fin da principio » (Gv. XV, 26). «Ma ora che vo a Colui che mi ha mandato, nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Invece Perché vi ho dette queste cose, la tristezza vi ha riempito il cuore. Ma Io vi dico il vero: è meglio per voi che me ne vada; perché se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore: e se me ne vado, lo manderò a voi. E venendo, convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Al peccato, per non aver creduto in me; alla giustizia, perché Io vo al Padre e non mi vedrete più; al giudizio, perché il principe di questo mondo è già giudicato » (Giov. XVI, 5-13). – «Molte cose avrei ancora da dirvi; ma per ora non ne siete capaci. Quando però sia venuto il Consolatore, lo Spirito di verità, Egli vi ammaestrerà in ogni vero; ché non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto quello che avrà udito e v’annunzierà l’avvenire. Egli mi glorificherà, perché riceverà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che ha il Padre è mio; per questo ho detto che riceverà del mio e ve lo annunzierà » (Giov. XVI, 12-15). – Sono le parole stesse di Nostro Signore, in san Giovanni, con le quali Egli ci ha fatto la grande rivelazione dello Spirito Santo. Ce ne ha rivelato la Persona e, nel medesimo tempo, l’opera che Egli compie negli spiriti e nel mondo. Così il Salvatore dice agli Apostoli: Vado al Padre mio. Ma lo pregherò, ed Egli vi manderà Colui che in San Giovanni chiama il  παράκληητοος (= paracletos), un nome che la Volgata traduce letteralmente con quello di Paracletus, il Paracleto, cioè l’avvocato, il difensore, l’aiuto, il sostegno e per conseguenza il Consolatore. Sarà, dice il Salvatore, un παράκληητοος, un altro Consolatore: un altro Consolatore, distinto da Lui; poiché anch’Egli è il nostro dolce Salvatore, il παράκληητοος, il Consolatore, annunziato dai profeti e venuto in mezzo a noi. Quest’altro Consolatore viene dal Padre, come il Figlio viene dal Padre, ma in modo diverso, come spiegheremo. Egli è assolutamente l’eguale del Padre e del Figlio, è consustanziale a Loro come si dirà in seguito. Così, secondo la dottrina dello stesso Salvatore, in san Giovanni, il divino Consolatore che sarà mandato, è una Persona come il Padre ed il Figlio; è l’eguale del Padre e del Figlio; è Dio come il Padre ed il Figlio. – Quale sarà l’opera di questo divino Spirito? Sarà un’opera d’illuminazione, prima di tutto nell’anima, nel cuore, nello spirito degli Apostoli. Egli vi rammenterà tutto ciò che vi ho insegnato, dice il Salvatore; ve ne ricorderà i pensieri e le parole; ve ne darà il senso profondo. Poiché mi conoscete quanto mi amate. Ma, in realtà, non mi conoscete ancora. Per mezzo dei lumi soprannaturali che ancora non avete ricevuti, ma che Egli vi darà, lo Spirito Santo vi rivelerà ogni cosa riguardo a me, sulla mia origine, la mia persona, sull’opera che sono venuto a compiere in questo mondo, mentre, nel medesimo tempo vi rivelerà il Padre e rivelerà se stesso a voi. Così, quando il Consolatore che Io vi manderò dalla destra del Padre, sarà venuto in voi, renderà testimonianza di me, affinché conoscendomi, rendiate testimonianza di me, nel mondo. In seguito, l’opera dello Spirito Santo sarà un’opera d’illuminazione nel mondo. Convincerà il mondo riguardo a tre cose: al peccato, manifestandogli, con chiarezza, il suo delitto, il delitto orrendo di aver rigettato il Messia, Figlio di Dio, Dio, Dio fatto uomo, venuto in mezzo a noi, come uno di noi, per salvarci. Convincerà il mondo riguardo alla giustizia, facendo risplendere agli occhi di tutti, dopo la Sua Ascensione, la giustizia, la santità, la divinità di Gesù nostro Salvatore. Convincerà il mondo riguardo al giudizio, ricordando, pubblicando il giudizio pronunziato, fin dall’origine, contro satana, angelo della rivolta contro Dio, rovesciando l’impero di satana, principe di questo mondo, distruggendo la sua opera di tenebre, di errori, di menzogne, di disordini. Ecco l’opera d’illuminazione che lo Spirito del Verbo compirà nell’anima degli Apostoli e nel mondo. – Quindi sarà un’opera di evangelizzazione, di trasformazione, di conversione degli spiriti e dei cuori, un’opera di conquista spirituale di tutta l’umanità, da Lui riscattata dalla schiavitù del peccato.  Vado al Padre mio, Egli dice agli Apostoli. Ma vengo, torno a voi. Non vi lascerò orfani. Vengo, ritorno con voi, in voi, per il mio Spirito, col mio Spirito, nel mio Spirito, col quale sono una cosa sola, per partire, con voi alla conquista spirituale del mondo. Sarò con voi, in voi, per il mio Spirito, col mio Spirito, nel mio Spirito, col quale sono una cosa sola, per illuminarvi, animarvi, sostenervi, aiutarvi, per essere un altro Consolatore, nella vita, nella morte, nella testimonianza che mi renderete con la vostra dottrina, la vostra santità, il vostro cruento martirio, o mediante la testimonianza del vostro grande amore. Quindi abbiate fiducia. Ho vinto il mondo, satana, principe di questo mondo, non prevarrà contro di voi, contro di noi. Ecco la grande rivelazione che il Salvatore stesso ci ha fatta dello Spirito Santo, e che ci viene riferita nel Vangelo secondo san Giovanni. Il Verbo di Dio fatto uomo, come ci ha rivelato il Padre, così  ci ha rivelato lo Spirito Santo. Egli ci ha fatto questa duplice rivelazione con la Sua dottrina molto ferma, precisa e chiarissima. Ma ce l’ha fatta egualmente ed ancor più, col fatto stesso della Sua Incarnazione. L’Incarnazione del Verbo, non è soltanto una dottrina della nostra fede. È un fatto ben stabilito, annunziato molto tempo prima dai profeti, affermato dal Salvatore nel Suo Vangelo, provato da miracoli di prim’ordine. Questo fatto presenta agli occhi — degli uomini il mistero di un solo Dio: in tre Persone, il mistero della Santissima Trinità. – Il mistero della Santissima Trinità resta sempre il grande mistero, il mistero che, nelle sue profondità, per noi rimane impenetrabile. Ma il fatto dell’Incarnazione, presentandolo ai nostri occhi, lo prova, come possono provarlo i fatti, lo mostra in un modo che tutti gli uomini che hanno gli occhi e sanno e vogliono vedere, devono ricevere. Poiché sempre se ne sono trovati che pur avendo gli occhi non vedono, come canta il Salmista: Oculos habent et non videbunt (Ps. CXIII, 13).