IL SEGNO DELLA CROCE AL SECOLO XIX (21)
PER Monsig. GAUME prot. apost.
TRADOTTO ED ANNOTATO DA. R. DE MARTINIS P. D. C. D. M.
LETTERA VENTESIMA.
16 dicembre.
Il segno della croce è nostra guida. — Bisogno di una guida. — Stato dell’uomo sulla terra. — Il segno della croce conduce l’uomo al suo fine, per quello che ci ricorda, e per quello che ci propone ad imitare. — Ricordo generale. — Ricordo particolare. — Imitazione particolare.
Nobilitato l’uomo, arricchito e protetto dal segno della croce, qual cosa mai gli manca per raggiungere felicemente lo scopo del suo pellegrinaggio? È mestieri che egli trovi una guida, che lo meni. Come l’Arcangelo Raffaele, inviato per accompagnare il giovane Tobia nel lungo suo viaggio, cosi il segno della croce presenta ed offre a tutti noi, come ad amico, lo stesso ministero. Tal’è l’ultimo punto di vista, sotto il quale noi considereremo il segno della croce. – Viaggiatori pel Cielo, il segno della croce è una guida che ci accompagna. La notte è al mezzo del suo corso, il tuono rimbomba da per tutto, la pioggia vien giù a torrenti, le bestie feroci spaventate sortono dal fondo delle loro tane, e corrono incerte in tutte le direzioni, e non le si vedono che nel lume del baleno. Solo, tu sei nel mezzo della tua Foresta Nera, tale com’essa era a’ tempi di Cesare, immensa, orribile, senza vie e sentieri, deserta di abitazioni, vasto ricetto de’ grandi orsi della Germania, che impauravano i Romani fin sopra gl’inaccessibili gradini del Colosseo. Senti tu il bisogno di una guida caritatevole, che, postasi a te dallato, ti rassicuri con la sua presenza, e, datati la mano, ti conduca sano e salvo nel mezzo della tua cara famiglia? Debole immagine è questa della realtà! La Foresta Nera è il mondo; la tempesta con le sue tenebre, con i suoi fulmini, i pericoli, e gli spaventi che produce, è la vita. Ove sono? dove vado io? qual cammino è da prendere? Questa è la prima questione, che l’uomo a sè stesso muove nel mezzo di questa notte piena di agonie. La risposta non si fa attendere; dessa è tutta intiera nel segno della croce. Ecco ragione perchè la Chiesa, piena di sollecitudine per l’uomo, glielo insegna fin dalla culla, e questo segno, interpetrato dalla parola materna, dissipa tutte le tenebre, illumina il cammino, orienta la vita. – « Venuto da Dio, dice questo segno all’uomo, tu tornerai a Dio: immagine come sei di Dio, ch’è amore, tu devi tornare a Lui per l’amore. L’amore contiene il ricordo, e l’imitazione. Ricordarti di Dio, ed imitarlo: ecco la tua via, la verità, e la vita. Comprendimi, e tu eseguirai le due grandi leggi fondamentali della tua esistenza ». Nulla v’ha di più vero di questo discorrere della divina guida, e poche parole basteranno a mettere in chiaro sì sublime insegnamento. La memoria.— In Francia ed in Alemagna, ed ognidove, come oggi, cosi quattro mila anni fa, dicevasi: la memoria è il polso dell’amicizia. Come fino a che il polso batte, la vita esiste, e si estingue quando questo cessa dal battere; così è, non altrimenti e per l’amicizia. Finché la memoria dell’oggetto amato sussiste, l’affezione continua; ma languisce quando la memoria si dissipa, e muore del tutto se quella finisce. Questo, tu il sai, è cosa elementare. L’uomo è si convinto che la memoria è segno, causa e condizione delle affezioni umane, che gli amici non mancano di dirsi, lasciandosi: Non mi dimenticate; non vi dimenticherò giammai; e si scambiano degli oggetti, perchè, malgrado la lontananza, la memoria si conservi sempre viva. Fra l’amor di Dio e le amicizie umane v’ha ciò di simile, che la memoria n’é segno, anima e vita. Il ricordarci di Dio essendo la prima legge del nostro essere, era proprio della divina saggezza darci un mezzo ad osservarla, e perchè la legge era universale, il mezzo dovea esserlo parimente. Questa legge era per tutti, ricchi e poveri, dotti ed ignoranti, per gli uomini di piaceri e di pene; questo mezzo però doveva essere accessibile a tutti. Questa legge essendo fondamentale, questo segno dovea essere di grande efficacia. – Ho detto, mio caro Federico, che la legge del ricordarsi dell’amico è una legge fondamentale. La sposizione di questa parola ti mostrerà sotto nuova luce la importanza del segno della croce. Quello ch’è il sole nel mondo fisico, l’è Dio, per ogni riguardo, ed ancora più nel mondo morale. Se il sole, a vece di spargere sul pianeta i suoi torrenti di lume e di calore, ad un tratto si estinguesse, pensa tu stesso, quello che avrebbe luogo nella natura. All’istante medesimo la vegetazione si arresterebbe, i fiumi ed i mari si muterebbero in pianure di gelo, la terra diverrebbe dura come le roccie. Le bestie feroci, che la luce caccia nel fondo delle foreste, con spaventevoli urli si chiamerebbero a far strage dell’uomo, e la confusione e lo spavento padroneggerebbero quest’ultimo. Da per tutto regnerebbe la confusione e la disperazione, pochi giorni condurrebbero di nuovo il mondo al caos. Così, se il sole delle intelligenze dispare, tosto la vita morale si estingue; poiché tutte le nozioni del bene e del male si cancellerebbero, la verità e l’errore andrebbero confuse nel diritto del più forte; avverrebbe un caos morale. Nel mezzo di queste fitte tenebre, tutte le orride cupidigie, ed i sanguinari istinti, assopiti nel cuore umano, si risvegliano, si comunicano, si sbrigliano, e, senza paura e senza rimorso, si disputano i mutilati lembi delle fortune, delle città e degli imperi. La guerra è in ogni dove: la guerra di tutti contro tutti, rende il mondo un vasto ricinto di ladri ed assassini. Questo spettacolo non si è mai presentato allo sguardo umano, come mai gli si è mostrato l’universo senza l’astro che lo vivifica; ma quello che ha veduto è un mondo, in cui, simile al sole coperto di spesse nubi, l’idea di Dio non dà che un barlume incerto. Allora un brancolare continuo degli uomini fra la verità e l’errore; una moltitudine di sistemi fantastici ed immorali; le superstizioni crudeli e le passioni prendere il luogo delle leggi, i delitti quello delle virtù; il materialismo essere alla base, il dispotismo al sommo, l’egoismo da per tutto, ed ai combattimenti de’ gladiatori unirsi i festini di umana carne. – Tuttavolta la dimenticanza di Dio fosse minore presso i Giudei di quello, che l’era presso i gentili, pure, presso di loro gli effetti erano analoghi. Per lo mezzo de’ Profeti ben venti volte il Signore attribuisce a questo delitto le iniquità ed i castighi di Gerusalemme, che era, come sai, il tipo de’ popoli. Ecco quel che dice il Signore: « Chi mai ha udito orrori simili a quelli, che ha commessi la vergine d’Israele…. poiché dessa m’ha dimentico. Tu ormi la tua sorella Samaria, ed io porrò nelle tue mani la sua coppa. Tu beverai la coppa di tua sorella, coppa grande e profonda: i popoli si befferanno di te. Tu sarai ebra di dolori, e del calice dell’amarezza, e della tristezza, del calice di tua sorella Samaria. Tu lo berrai, e lo sorbirai sino alla feccia, e ne divorerai i frammenti, e lacererai le tue viscere. Poiché tu mi hai dimenticato, e fatto da meno del tuo corpo, tu sentirai il tuo delitto e la pena di esso » (Gerem., XVIII, 13,15. — Ezech., XXIII. 31,35. – Is. VII, etc.). Si può con maggiore energia caratterizzare i funesti effetti dell’abbandono di Dio! Ora l’enormità del delitto si misura dalla santità della legge, di che è violazione; il ricordarsi di Dio è dunque legge vitale della umanità. Dal che, argomenta tu stesso, l’importanza del segno della croce, destinato specialmente a tener vivo nella mente umana sì salutare ricordo. – Dissi specialmente, a disegno; poiché, questo segno è un vaso tutto pieno di divine rimembranze, che, eseguendolo, come vivificante liquore, penetrano sino al fondo dell’essere umano. Ricordandomi necessariamente del Padre, sollevando il mio pensiero al Figlio, ed allo Spirito Santo, desse mi ricordano il Padre creatore, il Figlio redentore, lo Spirito Santo santificatore. – Il Padre, ricorda a te, a me, a quanti hanno uno spìrito per comprendere, ed un cuore per amare, tutti i benefizi divini nell’ordine della creazione. Io esisto, ma a Voi devo, o Padre, la vita base di tutti i beni naturali; vita, che Voi mi avete data, preferendomi a tanti milioni di esseri possibili! A voi devo la conservazione di essa, e ciascun battito del mio cuore è un vostro benefizio; voi la rinnovellate ad ogni istante del dì, e della notte. Voi la continuate da poi molti anni, non ostante le mie ingratitudini, ed il mal uso da me fatto di essa. Voi siete meco largo di un tal benefizio, preferendomi a tanti altri, che, nati con me, o dopo di me, sono già morti. Vostro benefizio è altresì quanto conserva, consola ed abbellisce la vita. Il sole che m’illumina, l’aria che respiro, la terra che mi sostiene, gli alimenti che mi nutriscono, gli animali che mi servono, le vestimenti da coprirmi, i farmachi per guarirmi, i mie i parenti, gli amici, il mio corpo con i suoi sensi, l’anima con le sue facoltà, tutte le creature visibili ed invisibili, poste con tanta magnificenza a mio servizio, Padre creatore, queste, son tutte dono vostro! – Il Figlio ricorda tutti i benefizii nell’ordine della Redenzione. Quando profferisco il vostro Nome, o Figlio adorabile, desso mi rapisce negli splendori dell’eternità, dove Voi, eguale al Padre, assiso sullo stesso trono, siete felice d’una infinita beatitudine. Ma ad un tratto, mi trovo in una misera stalla, dove vi vedo povero fanciullo, mancante di tutto, tremante di freddo, disteso su dura paglia, riscaldato a pena dalle carezze materne, e dal fiato di due animali! Dalla stalla passo al Calvario. Quale spettacolo! Voi, o mio Dio, il Re de’ mondi, il Re degli Angeli e degli uomini, sospeso al patibolo fra il cielo e la terra, nel mezzo di due ladri, dilacerato nelle membra, coronato di spine, bruttato nel volto da sputi, e da grumi di sangue: e questo per amor mio. La croce mi conduce al tabernacolo. Innanzi al mio Dio annientato, al mio Dio divenuto mio pane, al cospetto del mio Dio divenuto mio prigioniero, e mio servo, che ubbidisce alla voce d’un fanciullo; avanti questo compendio di tutti i miracoli dell’amore la mia bocca divien muta! Le lingue tutte degli Angeli e degli uomini tornano impotenti a profferire parola su di un mistero, che il solo amore infinito ha potuto concepire! – Lo Spirito Santo ricorda tutti i benefizii in ordine alla Santificazione. Il mondo tutto vi deve, o Amore consustanziale al Padre ed al Figlio! Desso vi deve il suo Redentore; qui conceptus est de Spiritu Sancto: desso vi deve Maria sua madre; Spirìtus Sanctus superveniet inte: desso vi deve la santa madre Chiesa Cattolica, ch’è per me quello che Maria era per Gesù; credo in Spiritum Sanctum, Sanctam Ecclesiam. Le sue viscere mi hanno portato, il suo latte m’ha nutrito, e con i suoi Sacramenti mifortifica, e guarisce. Ad essa io devo la comunione dei Santi, gloriosa società, che mette me povera creatura in istretto ed intimo rapporto con le gerarchie angeliche, e con tutti i Santi, da Abele sino all’ultimo degli eletti: ad essa devo la conservazione dell’Evangelio, luminosa fiaccola, e benefizio inestimabile, che ha tratto il genere umano dalla barbarie, e che gì’impedisce il ricadervi! – Conosci tu un ricordo cosi fecondo e cosi eloquente rome il segno della croce? Il filosofo, il politico, il Cristiano dimandano, qualche volta, un libro per meditare; ecco quello, che può tutti rimpiazzare. Questo libro, intelligibile per tutti, da potersi leggere da tutti, gratuitamente dato, è fra le mani di tutti. Iddio così l’ha fatto: quel ch’è fatto da Lui è ben fatto.
L’imitazione. — Ricordarci di Dio è la prima legge del nostro essere. Tu vedi, mio caro Federico, l’iniporlanza di questa legge, e come il segno della croce ci sia aiuto per osservarla. Imitar Dio è un’altra legge non meno fondamentale, che nessuno spirito assennato ha messo in dubbio. Ogni essere non è in dovere di sé stesso perfezionare? non è per questo, e solo per questo che la vita gli è data? La perfezione di un essere non è lo assomigliarsi al tipo su cui è stato modellato? La perfeziono del quadro non è in ragione della espressione con che rende i tratti del modello? L’uomo è fatto alla immagine di Dio. Esporre in sè stesso tutti i tratti di questa divina immagine, senza assegnare altri limiti alla propria perfezione, che la perfezione del suo sublime modello, tal’è la legge del suo essere, ed il lavoro di tulla lu sua vita. « Io v’ho dato l’esempio, diceva Cristo, perchè voi facciate come me ». Ed il suo grande Apostolo: « Siate mici imitatori come Io lo sono del Verbo incarnato: guai a chi non sarà trovato simile al tipo divino ». Ora nulla v’ha che possa meglio guidarci in questa via d’imitazione come la croce. Che cosa fa l’uomo formandola? Egli pronunzia il nome di Dio; perchè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre Persone distinte in una sola e medesima divinità, sono Dio. Dicendo il Nome di Dio, all’uomo il segno della croce gli presenta il suo eterno modello, l’essere per eccellenza, in cui sono le perfezioni tutte in grado eccellente. E del pari, ripetendo i nomi di ciascuna Persona dell’augusta Trinità, propone alla nostra imitazione le perfezioni proprie di esse. Nel Padre la potenza divina; e mi dice: Tu devi imitare la potenza del Padre creatore, e moderatore di ogni cosa, nel governo di te stesso, e del mondo, con l’impero sulle tue passioni, su le massime, gli usi, gl’interessi, i modi, le minacce, le promesse contrarie alla libertà ed alla dignità di un figlio di Dio, re come suo Padre. – Nel Figlio la saggezza infinita; e mi dice: Tu devi imitare la saggezza del Figlio con la giustezza de’ tuoi giudizii e delle tue appreziazioni, col preferire invariabilmente l’anima al corpo, l’eternità al tempo, il dovere ai piaceri, la ricchezza che non vien meno, alla passaggera e transitoria. – Nello Spirito Santo l’amore infinito; e mi dice: Tu devi imitare la carità dello Spirito Santo col disciplinare, nobilitare le tue affezioni; strappando dal tuo cuore fin dalle fibre le più profonde l’egoismo, la gelosia, l’odio, e tutti i vizii, che producono internamente la degradazione, ed il disturbo all’esterno. Che ne pensi tu? Non è il segno una guida eccellente? Qual professore di filosofia può gloriarsi di mostrare con modo più chiaro, a ciascuna facoltà dell’anima, la maniera di sé stessa perfezionare? Nondimeno, noi non conosciamo che una parte de’ suoi insegnamenti: dimani tu vedrai gli altri.