IL SEGNO DELLA CROCE AL SECOLO XIX (11)
PER Monsig. GAUME prot. apost.
TRADOTTO ED ANNOTATO DA. R. DE MARTINIS P. D. C. D. M.
LETTERA DECIMA
5 dicembre.
Secondo modo di fare il legno della croce presso i pagani. — Testimonianze. — La PIETAS PUBLICA. — I pagani riconoscevano nella croce un potere misterioso. — D’onde questo venisse. — Gran mistero del mondo morale. — Importanza della croce agli occhi di Dio. — Il segno della croce nel mondo tisico. — Parole dei Padri e di Platone. — Inconseguenza de’ pagani antichi e moderni. — Ragioni dell’odio del demonio contro questo segno.
Uscendo di collegio dopo dieci anni di studio di latino e di greco, non conosciamo neppure la prima parola dell’antichità pagana; l’educazione ci mostra la superficie delle corti, e mai il fondo. Quello che ha luogo in Francia si osserva presso tutti i nostri vicini, e n’ho ben ragione di dirlo. Di che segue, che il fatto di che devo parlarti sarà per molti una strana novella: eccolo. – Quando un’armata romana assediava una qualche città, la prima operazione, che eseguiva il generale, fosse questi un Camillo, un Fabio, un Metello, un Cesare o Scipione, non era di scavar fossati, o di elevar linee di circonvallazione, ma d’invocare gli dei difensori della città, perché passassero nel proprio campo. La formula dell’invocazione è troppo lunga per una lettera, tu potrai leggerla in Macrobio. Ora profferendola il generale faceva per ben due volte il segno della croce. La prima come Mosè, come i primi Cristiani, come al presente il prete all’altare, con le mani distese verso il cielo invocava Giove. Quindi fiducioso per l’efficacia della sua preghiera, crociava devotamente le mani sui petto (Cum Jovem dicit, manus ad cœlum tollit: cum votum recipere dicit, manibus pectus tangit. (Macrob. Saturnal, lib. III, cap. 2).Ecco due forme della croce incontestabili, universali e perfettamente regolari. Se questo fatto degno di considerazione è generalmente ignorato, ecco un’altro che l’è un poco meno. L’uso di pregare con le braccia in croce era comune fra i pagani dell’Occidente e dell’Oriente. Su questo punto non v’ha alcuna differenza fra noi ed i Giudei. Rileggi i tuoi classici. Tito Livio ti dirà: In ginocchio elevavano le loro mani supplicanti verso il cielo, e verso gli dei (Nixæ genibus supinas manus ad cœlum ac Déos tendentes, – lib. XXXVI). Dionigi d’AIicarnasso: Bruto conoscendo la sventura e la morte di Lucrezia, elevò le mani al cielo, invocò Giove con tutti gli dei (Brutus, ut cognovit casum et necem Lucretiæ, protensis ad cœlum manibus: Jupiter, inquit, diique omnes etc. – Antiquit.,lib. IV). E Virgilio: Il padre Anchise sulla riva invoca i grandi dei, con le mani distese (At pater Anchises, passis de littore palmis, Numina magna vocat – Æneid. lib. III). Ed Ateneo: Dario avendo inteso come Alessandro trattasse le sue figlie prigioniere, prostese le mani verso il sole, e pregò, che se egli regnare più non dovesse, il regno fosse dato ad Alessandro. Ed in fine, Apuleo dichiara formalmente che tale maniera di pregare non era eccezionale, o come qualche giovane potrebbe qualificarla, una eccentricità, ma un permanente costume « L’attitudine di quelli che pregano, egli scrive, è di elevare le mani verso il cielo » (Cum hoc Darius cognovisset, manus ad Solem extendens precatus est, ut vel ipse imperaret, vel Alexander, – lib. XIII, c. 87). Un istinto che appellerei tradizionale, altrimenti non avrebbe nome, loro insegnava il valore di questo segno misterioso. Poterlo fare negli estremi momenti del viver loro, era per essi sicuro argomento di salute. Se la morte mi sorprende nel mezzo delle mie occupazioni, mi sarà sufficiente poter levare le mani al cielo, (Habitus orantium sic est, ut manibus extensis ad cælum precemur. – Lib. de Mundo vers. for.) diceva Arieno. E qui è da osservare, ed attendi bene ch’egli non dice: Se posso piegare il mio ginocchio, o battere il petto, o prostrare nella polvere la fronte; ma: Se posso stendere le mie braccia, ed elevarle verso il cielo. Perché ciò? Domandalo a’ tuoi compagni. E domanda ancora perché gli Egiziani aveano la croce nei templi, e pregavano dinanzi questo segno reputandolo nunzio di futura prosperità? Ai tempi di Teodosio, dicono gl’istorici greci Socrate e Sozomeno, quando erano distrutti i tempi degli dei, quello di Serapide in Egitto si trovò pieno di pietre su cui era scolpita la croce. Il che faceva dire a’ neofiti che fra Cristo e Serapide v’era qualche cosa di simile. Questi storici aggiungono che presso di loro la croce simboleggiava il secolo futuro (Theodosio magno regnante, cum fana gentilium diruerentur; inventæ sunt in Serapidis templo hieroglyphicæ litteræ habentes crucis formam, quas videntes illi, qui ex Gentiiibus Christo crediderant, aiebant significare crucem, apud peritos hieroglyphicarum notarum, vitam venturam. – Socrat. lib. V, c. 11. — Sozom. lib VII, c. 15;.). – Presso i Romani, questo istinto si era tradotto in fatto, di che dubiterei, se non avessi sott’occhio una medaglia, che me ne dà una prova materiale. Conoscendo eglino la forza del segno della croce, di che parlo, né volendo restare come Mosè, ed i primi Cristiani con le braccia distese lungo tutto il tempo di loro preghiere, che cosa fecero? Immaginarono una dea cui era commesso d’intercedere continuamente per la repubblica; e la rappresentarono nella postura di Mosè sul Monte, Per la qual cosa in Roma, nel mezzo del Forum olitorium, dove sono al presente i ruderi del teatro Mercello, si elevò la statua della dea detta : Pietas Publica. Dessa era rappresentata in piedi con le braccia distese da far croce col corpo, come Mosè, o come i primi Cristiani delle catacombe, avendo a sinistra un altare su cui bruciava l’incenso simbolo della preghiera (GRETZER, De Cruce, p. 33. — Porcellini, art. Pietas etc.). – Sul conio del valore impetratorio e latreutico del segno della croce, l’Oriente del Nord era d’accordo con l’Occidente, i Cinesi coi Romani. Il crederesti tu? L’imperatore Hien-Suen sì antico da essere pressoché favoloso, avea come Platone presentito il mistero della croce. Per onorare l’Altissimo, questo antico imperatore congiungeva due pezzi di legno uno dritto e l’altro trasverso (Discours prelim. du CHOU-KING del P. PRIMARE. cap. IX, p. XCII). Dalle quali cose seguita, che de’ sette modi onde la croce può esser fatta, i pagani ne conoscevano tre, da essi eseguiti religiosamente e nelle importanti contingenze. – Benissimo, mi dici, ma sapevano eglino quel che facessero? Non era un segno puramente arbitrario, di nessun significato, e da che nulla è da dedurre? Che i pagani avessero inteso come noi il segno della croce, non è mia pretensione affermarlo; poiché presso di loro questo segno era come le figure presso i Giudei. Presso questi le figure aveano un significato reale, un grande valore più o meno misterioso a seconda de’ tempi, de’ luoghi e delle persone. Tu devi conoscere le lettere scritte con inchiostro simpatico. Queste tuttoché sieno reali, pure sono pressoché inapparenti, ma l’azione del fuoco le rende in un subito visibili. Così e non altrimenti è del segno della croce de’ pagani. Quando fu irradiato dalla luce evangelica questo segno chiaro oscuro, divenne intelligibile a tutti, si scoperse, parlò, come le figure dell’Antico Testamento. Credere che il segno della croce presso i pagani fosse un segno arbitrario è tale una supposizione che di per se svanisce, poiché tutto ciò ch’è universale non è arbitrario, ed il segno della croce è universale più che ogni altra cosa. Noi tocchiamo, mio caro Federico, uno de’ più profondi misteri dell’ordine morale. Non dimenticare lo scopo che mi son proposto, devo dimostrare, che la croce è un tesoro che ci arricchisce. Per essere arricchito è mestieri che l’uomo domandi; che Dio lo esaudisca, e che all’uopo l’uomo sia caro a Dio. Non v’ha di più caro a Dio che il suo Figlio e quelli, che a questo si assomigliano. Ora il Figlio di Dio è un segno di croce vivente, e vivendo eternamente segno di croce, di poi l’origine del mondo, Agnus occisus ab origine mundi, è il gran Crocifisso, e questo gran Crocifisso è il nuovo Adamo, il tipo del genere umano. Per tornar caro a Dio è forza che l’uomo si assomigli al suo divino modello, è mestieri ch’egli sia un crocifisso, un segno di croce vivente. È questo il suo destino sulla terra come quello del Verbo. Povero, in tale attitudine deve presentarsi a Dio dimandandogli soccorso. La Provvidenza non ha voluto lasciargli ignorare questa condizione necessaria pel successo della sua preghiera. Come l’uomo non ha perduto la memoria della sua caduta, e la speranza della redenzione, cosi egli non ha perduto la conoscenza dello strumento redentore. Quindi la esistenza della conoscenza e della pratica, sotto una od altra forma, del segno della croce nelle preghiere, di poi l’origine de’ secoli sino a noi. Dio non solo ha commesso nel cuore dell’ uomo l’istinto del segno della croce, ma ha voluto che nel mondo materiale tutto fosse fatto secondo questo segno, per ricordare all’uomo ancora per Io mezzo degli occhi corporali la necessità di questo segno salutare, ed il ministero sovrano che esercita nel mondo morale. Diffatti, tutto quaggiù ne riproduce l’immagine. Ascolta quelli che hanno occhi per vedere! « È degno di grandissima considerazione, dice Gretzer, che di poi la origine del mondo Dio ha voluto la croce fosse presente agli occhi umani, ed all’uopo ha di maniera disposte le cose, che l’uomo nulla potesse fare senza l’intervento del segno della croce » (Illud consideratione dignissimum est, quod Deus flguram crucis ab initio semper in hominum oculis versari voluit, namque ita instituit, ut homo propemodum nihil agere posset; sine interveniente crucis specie. –De Cruce, lib. 1, c. 58). – Gretzer è il centesimo eco della filosofia tradizionale; ascoltane altri. « Quanto v’ha nel mondo è messo in opera secondo questo segno. L’uccello che attraversa gli spazi del cielo, e l’uomo sia che egli nuoti, o preghi non può agire che secondo questo segno. Per tentare la fortuna, e cercare le ricchezze fino negli estremi confini del mondo, l’uomo ha bisogno di una nave. Questa non può solcare le onde senza alberi, e questi di braccia a croce, senza che, impossibile tornerebbe darle una direzione. L’agricoltore dimanda alla terra il suo cibo, e quello de’ ricchi, e de’ re? ad ottenerlo adopera l’aratro, che col vomero rappresenta una croce » (Aves quando volant ad æthera formam crucis assumunt; homo natans per aquas, vel orans, forma crucis visitur. (S. Hieron. in c. XI, Marc.) — Antennae navium, velorum cornua, sub figura nostræ crucis volitant. – Origen. homil. Vili in divers.) – Sicut autem Ecclesia sine cruce stare non potest, ita et sine arbore navis infirma est. Statim enim diabolus inquiétat, et illam ventis allidit. At ubi signum crucis erigitur, statim et diaboli iniquitas repellitur, et ventorum procella sopitur. (S. Maxim. Taurin, ap. S. Ambr. t. III, ser. 56, etc.).Se il segno della croce è mezzo all’uomo per agire sulla natura fisica, l’è altresi per communicare con i suoi simili. Nelle battaglie non è la vista degli stendardi, che anima i combattenti? Che ci mostrino le cantabra e i sipario, de Romani, che non eran che degli stendardi a forma di croce. Gli uni e gli altri erano delle lance dorate sormontate da un legno orizzontale, di dove pendeva un velo d’oro, o di porpora. Le aquile colle ali distese al sommo delle lance e delle altre insegne militari ricordano invariabilmente il segno della croce; i monumenti delle vittorie, ed i trofei formano la croce. La religione de’Romani tutta guerriera, adora gli stendardi, giura per essi, e li preferisce a’ suoi dei, e questi stendardi sono delle croci : omnes illi imaginum suggestas insignes monilia crucium sunt (Tertull. Apolog. XVI). Di modo che, quando Costantino volle perpetuare nel vessillo imperiale, la memoria della vittoria avuta per la croce, vi aggiunse solo il monogramma di Cristo (EUSEB. lib. IX. Histor. 9). L’uomo si distingue dalla bestia perché cammina ritto su i piedi, e può distendere trasversalmente le braccia; e l’uomo in piedi con le braccia distese è la croce. Per lo che c’è imposto pregare in tale attitudine, affinché le nostre membra proclamino la passione del Signore, e quando ciascuno a sua maniera con lo spirito e col corpo confessa Gesù in croce, è sicuro che la nostra preghiera è esaudita. Il cielo istesso è disposto a questa forma. Qual cosa mai rappresentano i quattro punti cardinali, se non le quattro braccia della croce e la universalità di sua virtù salutare? La creazione tutta intiera ha l’impronta della croce. Platone istesso non ha forse scritto che la potenza più vicina al primo Dio, s’è estesa sul mondo in forma di croce? (Ideo elevatis manibus orare præcipimur, ut ipso quoque membrorum gettu passionem Domini fateamur. Tum enim citius nostra exauditur oratio, cum Christum, quem mens loquitur, etiam corpus imitatur. – S. Maxim. Taurin. Apud S. Ambros. tom. Ill, Serm. 36. — S. Hier, in Marc. XI. — Tertull. Apol. XVI.—Origan. Hom. VIII in divers). – Dalle cose dette segue la risposta da Minuzio Felice indirizzata ai pagani, che rimproveravano a’ Cristiani di fare il segno della croce. « E che, forse la croce non è da per tutto, diceva loro? Le vostre insegne, i vostri stendardi, le bandiere e i trofei, che cosa sono, se non la croce? Non pregate voi come noi a braccia distese? ed in tale attitudine non pronunziate voi delle formole che proclamano un solo Dio? Non vi assomigliate voi allora a’ Cristiani adoratori di un Dio unico, e che hanno il coraggio di confessare la loro fede nel mezzo delle torture dispiegando le braccia in forma di croce? Tra noi ed il vostro popolo qual differenza vi corre, quando con le braccia distese esclama: Gran Dio, Dio vero, se Dio lo vuole? È questo il linguaggio naturale del pagano, o la preghiera del Cristiano. Quindi, o il segno della croce è il fondamento della ragione naturale, o desso serve di base alla vostra religione istessa! » (Ita signo crucis aut. ratio naturalis innititur, aut vestra religio formatur. Minut. Felix in Octavio.).– Perchè adunque, soggiungono altri apologisti, lo perseguitate voi? Ed io altresì, mio caro Federico, potrei domandare a’ moderni pagani: Perché lo perseguitate questo segno? Perché ne avete onta? Perché siete larghi in lanciar sarcasmi contro i coraggiosi che lo fanno? La risposta è a capello quella che veniva data in altri tempi. « satana che scimmia Dio in tutto, si era impossessato di questo segno, e lo faceva eseguire a’ pagani per proprio conto. Il perfido! Egli era contento di vedere che gli uomini usano, per adorarlo e perdersi, il segno destinato alla adorazione del vero Dio, e salvare il genere umano. » – Riguardo ai Cristiani era tutt’altra cosa. Per essi questo segno esercitava il suo vero ministero, comeché mezzo da onorare il vero Dio, e precipuamente il Verbo incarnato, oggetto dell’odio di satana cui il Cristo strappava l’uomo per salvarlo. E se pel Cristiano siffatto segno diveniva oggetto di scherno, era per lui un delitto degno della morte. – D’onde procede che gl’iniqui di tutti i secoli mostrano de’ sentimenti contraddittori, d’amore e di odio, di rispetto e di scherno per questo segno adorabile? Da satana istesso, risponde Tertulliano. « Spirito di menzogna, agogna ad alterare la verità e le cose sante a profitto della idolatria. Così egli battezza i suoi adepti assicurandoli che quest’acqua li purificherà da ogni colpa, e di questa maniera inizia al culto di Mitra. Segna la fronte de’ suoi soldati, celebra l’oblazione del pane, promette la risurrezione, e la corona guadagnata con la spada. Che altro dirò? Egli ha un Sommo Pontefice cui interdice le seconde nozze, ha le sue vergini, e i suoi continenti. Se noi esaminassimo per minuto le superstizioni stabilite da Numa, gl’impieghi sacerdotali, le insegne, i privilegi, l’ordine e le parti de’ sacrifizi, gli utensili, i vasi da sacrifizio, gli oggetti per le espiazioni e le preghiere, non troveremmo noi che il demonio, scimmiando Mosè, ha tutto ciò stabilito? Dopo l’Evangelio lacontraffazione si è continuata » (A diabolo scilicet, cujus sunt partes intervertendi veritatem, qui ipsas quoque res sacramentorum divinorum ad idolorum mysteria æmulatur etc. (TERTULL. de præscript.). satana s’è spinto più oltre! Conoscendo tutta la potenza della croce ha voluto appropriarsela interamente, e sostituirsi alDio crocifisso per averne gli onori. « Questo implacabile nemico del genere umano risaputo, per lo mezzo degli oracoli profetici, dice Firmico Materno, ha reso strumento d’iniquità il segno che arrecar dovea la salvezza al mondo. Che cosa sono le corna di che si gloria? Strazio di quelle che l’inspirato profeta ha nominato, e che, o satana, credi adattare alla tua orribile figura. Come puoi tu trovarvi la tua gloria, ed il tuo ornamento? Queste corna non sono altro che il segno venerabile della croce » (Agitans et contorquens comua biformis… nequissimum hostem generis humani, de Sanctis venerandisque propheta-rum oraculis ad contaminata furoris suae transtulisse. Quæ sunt ista cornua quæ habere se jactat? Alia sunt comua, quæ propheta Sancto Spiritu annuente commemorat, quæ tu, diabolo, ad maculatam faciem tuam putas posse transferee, linde tibi ornamenta quæris et gloriam? Cornua nihil aliud, nisi venerandum crucis Signum monstrant. De error, prof. Relig. t. XXII). Così la fronte armata di questo sacro segno lo fa fremere di bile, e non trova supplizio, per crudele che sia, per punirlo d’aver portato l’immagine del Verbo incarnato; epperò, mio caro, egli ha fatto pessimo strazio de’ nostri padri e delle madri nostre, de’ fratelli e sorelle martiri di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Ora ha fatto loro scuoiare la fronte, e sulle denudate ossa imprimere ignominiosi caratteri; ora pendere in forma di croce, e stirarli con corde e batterli con nervi di bue da far sconoscere in essi la figura umana (GRETZER: De Cruce lib. IV, c. 32, pag. 688). Grande insegnamento! L’odio di satana per la croce sia per noi norma della fiducia e dell’amore che dobbiamo a questo segno: Dimani vedrai che desso ha altri titoli ancora per questo duplice sentimento.