IL SEGNO DELLA CROCE AL SECOLO XIX (10)
PER Monsig. GAUME prot. apost.
TRADOTTO ED ANNOTATO DA. R. DE MARTINIS P. D. C. D. M.
LETTERA NONA.
4 dicembre.
Il segno della croce fra i pagani. — Nuovi dettagli di una forma esteriore di questo segno presso i primitivi Cristiani. — I martiri nell’anfiteatro. — Etimologia della voce adorare. — I pagani adoravano facendo il segno della croce. Como lo facessero. — Prima maniera.
Del segno della croce presso i pagani ti parlerò in questa mia lettera, e per tutto correre il filo tradizionale, che rannoda la Sinagoga alla Chiesa, desidero dirti una parola del segno della croce de’ primi Cristiani. Tu già sai ch’eglino lo facessero di continuo, ma tu ignori, io credo, che per non interromperlo, pregando rendevano se stessi segno di croce. Per fermo che i tuoi compagni l’ignorano. Quanto Mosè, Sansone, David, gl’Israeliti facevano ad intervallo, i nostri padri facevano di continuo, e tu ne vedi la ragione. Amalec, i Filistei, Eliodoro erano de nemici che passavano, ma il Colosso romano non deponeva mai le armi, tra lui ed i padri nostri s’era ingaggiata una lotta sanguinolente, e senza tregua. In tali circostanze ciascun di loro era un Mosè sul monte, e non per un giorno solo, ma per tre secoli tennero le braccia distese verso il cielo, per ottenere la vittoria a’ martiri discesi nell’arena, e la conversione dei loro persecutori. Del loro pensiero e della maniera di loro preghiera, lasciamo che parli un testimone oculare. « Noi preghiamo, dice Tertulliano, con gli occhi rivolti al cielo, e con le mani distese, comechè innocente; a capo nudo, non avendo di che arrossirci; senza ammonitore, perchè preghiamo col cuore. In siffatto modo noi imploriamo per gl’imperatori lunga vita, regno felice, sicurtà nella regia, armate valorose, sudditi Virtuosi, il mondo tranquillo, un Senato fedele, a dir breve, quanto l’uomo e Cesare desidera » (Apolog. c. XXX). – Così pregavano in Oriente ed Occidente gli uomini e le donne, le vergini e le matrone, i giovani ed i vecchi, i senatori, i fedeli d’ogni condizione. Questo misterioso atteggiamento era da essi usato non solo nelle striassi, nel fondo delle catacombe, raccomandando gli altrui interessi; ma altresì quando erano trascinati negli antiteatri, dove doveano combattere per se stessi al cospetto d’immenso popolo trattosi a vedere i grandi atleti del martirio. Immagina, se il puoi, mio caro, uno spettacolo più tenero di quello che Eusebio ci racconta. La persecuzione diocleziana con violenza procedeva nella Bitinia, e conduce in un sol giorno nell’anfiteatro un gran numero di Cristiani dinanzi alle bestie. Per quanto snaturati fossero gli spettatori, un fremito di compassione corse loro per le vene a vista della moltitudine di teneri fanciulli, di delicate avvenenti donzelle, di cadenti vegliardi, che, con gli occhi al cielo elevati, con le braccia distese, impavidi procedevano nel mezzo delle tigri, e degli affamati leoni. Il timore che posseder dovea i condannati, padroneggiava l’animo de’ giudici e degli spettatori! (2 Euseb. Hist. Eccl. lib. VIII, c. 5). – Siffatta attitudine de’ martiri non era eccezionale. Lasciamo la parola allo stesso storiografo, che,come testimone oculare non v’ha altri, che meriti maggior fede. « Voi avreste veduto, cosi egli, un giovane non ancora giunto a’ venti anni, libero da’ ceppi, star tranquillo in piede nel mezzo dell’anfiteatro con le braccia distese in forma di croce, il suo cuore più che il suo sguardo levato e fisso al cielo, essere circondato da orsi e leopardi il cui furore spirava la morte. Ma che! Questi terribili animali sul punto di dilaniargli le carni, da una potenza sovrumana hanno le bocche serrate, e spaventati si danno alla fuga. » (Ibid. C. VII). – L’Occidente ti presenta uno spettacolo ancor più tenero per la delicatezza della vittima. Nel mezzo della gran Roma giammai una moltitudine uguale avea gremito gli scalini del circo. L’eroina è una giovinetta su tredici anni, la bella Agnese condannata al fuoco.. « Vedila, è santo Ambrogio che il racconta, dessa monta coraggiosa il rogo, e distende le sue mani verso il Cristo, per elevare tra le fiamme istesse il vittorioso stendardo del Signore! Con le braccia distese attraverso le fiamme, cosi prega: O Signore, cui ogni adorazione, santo timore ed onore è dovuto, vi adoro! O Padre Eterno del nostro Signore Gesù Cristo, vi benedico! È per la grazia del Figliuol vostro, ch’io son libera dalle mani degli nomini impuri, e senza sozzura alcuna ho scansate le immondizie di satana. Benedetto siate deh! altresì, perché la rugiada dello Spirito Santo estingue le fiamme divoratrici che mi circondano: queste si dividono, e gli ardori del mio rogo minacciano quelli che lo attizzano » (Lib. 1, De Virginib. Tendere Christo inter ignes manus, atque ipsis sacrilegis focis trophæum Domini signare victoris.). Tal’era la forma eloquente del segno della croce in uso fra i Cristiani della primitiva Chiesa, i Mosè della novella alleanza, e tu puoi ancora averne una prova nelle pitture delle catacombe. Questa forma del segno trionfale durò lungo tempo fra i Cattolici, ed io l’ho vista, son trent’anni, presso qualche popolazione cattolica d’Alemagna. Ma se questa s’è perduta tra i fedeli, la Chiesa l’ha religiosamente conservata. I duecento mila preti che ciascun giorno ascendono all’altare, su tutti i punti del pianeta, sono gli anelli visibili della catena tradizionale, che da noi si estende sino alle catacombe, e da queste al Calvario, di dove arrivano al monte Rafidim, e di là si perdono nella notte de’ tempi. – Arriviamo a’ pagani. Questi ancora hanno fatto il segno della croce, nelle loro preghiere, ed a ragione lo hanno creduto di una forza misteriosa, di grande importanza. Dimanda a tuoi camerata l’etimologia della voce adorare. Eglino non avranno pena alcuna a dirtela, che, se questa voce fosse una creazione della Chiesa potresti dispensarti dal domandargliela; ma poiché è una voce del latino del secolo d’oro, secondo l’espressione di collegio, bacellieri, com’eglino sono, devono saperlo. – Ora decomponendo la voce adorare, questa, secondo tatti gli etimologisti vuol dire, portar la mano alla bocca e baciarla manum ad tu admovere. Tale era la maniera con che i pagani adoravano i loro dei. Le prove sono abbondanti. « Quando noi adoriamo, dice Plinio, noi portiamo la mano destra alla bocca e la baciamo; quindi descrivendo un cerchio giriamo intorno il nostro corpo » (In adorando dextram ad osculum referimus, totumque corpus circumagimus (Plin. Hist. nat. lib. XXVIII). — Noi ci rivolgiamo intorno a noi medesimi — Che significa questo genere di adorazione? Col portare la mano alla bocca, l’uomo fa omaggio della sua persona alla divinità; col rivolgersi sopra se stesso, imita il movimento degli astri, e fa alla divinità omaggio del mondo intero, di cui i corpi celesti sono la più nobile porzione. – Questa maniera di adorare fa parte del sabeismo o dell’adorazione degli astri, forma d’idolatria che risale alla più alta antichità. Per mezzo dei Pitagorici essa era venuta a Numa, che prescriveva questo rivolgimento: circumage te cum Deos adoras. « Si dice, aggiunge Plutarco, che questa è una rappresentazione del giro che fa il cielo col suo movimento – (Vita di Numa, capo XII) -. Questa pratica profondamente misteriosa era molto diffusa in America prima della scoperta; ed è ancora oggidì in uso presso i Dervis giratori dell’ Oriente.). E Minuzio Felice : « Cecilio com’ebbe visto la statua di Serapide portò la mano alla bocca e baciolla, secondo l’uso del volgo superstizioso » (Minut Felice in Octav.). Apuleo dice: « Emiliano sino al presente non ha pregato alcun Dio, nè ha usato a tempio alcuno. Se passa dinanzi un luogo sacro erede delitto portar la mano alla bocca per adorare » (Nulli Deo ad hoc aevi supplicavit; nullum templum frequentavit; si fanum aliquod prætereat, nefas habet adorandi gratia, manum labris admovere. – Apul. Àpol.. I, vers. fin.). – Ma perché mai questo gesto esprimeva il culto supremo, l’adorazione? Eccolo in due parole. L’uomo è l’immagine di Dio, e Dio è nel suo Verbo, per lo mezzo del quale ha tutto fatto. Portar la mano sulla bocca è comprimere la parola, è, in certa maniera, annientarsi. Farlo come i pagani per onorar satana, era dichiararsene suddito, vassallo e schiavo, riconoscerlo per Dio. Tu sai qual delitto enorme questo sia. -Per questo Giobbe facendo la sua difesa dicea: « Quando ho visto il sole brillare con tutti i suoi raggi, e la luna avanzarsi abbellita dalla luce, il mio cuore nel suo segreto ne gioiva, e mai ho baciata la mano, perché sarebbe la maggiore delle iniquità, e la negazione dell’Altissimo: iniquitas maxima et negatio contro Deum altimmum » (Si vidi solem, cum ralgeret, etlunamincedentem dare; et lætatum est in abscondito cor meum, et osculatus sum manum meam ore meo; quia est iniquitas maxima, et negatio contra Deum Altissimum. (Job, cap. XXXII, v. 86, e segg.). – Questo gesto misterioso era siffattamente un segno d’idolatria, che Dio parlando degl’Israeliti rimasti fedeli, diceva: « Conserverò in Israele sette mila uomini, che non hanno piegato il ginocchio dinanzi a Baal, ed ogni bocca, che non l’ha adorato, baciando la mano » (Derelinquam mini in Israel septem millia virorum, quorum genua non sunt incurvata ante Baal, et omne os, quod non adoravit eum oseulans manus. (III, Reg. cap. XIX, v. 18). – Vedi questo pagano, col ginocchio a terra, ed il capo chino avanti i suoi idoli? Vedi ch’egli passa il pollice della destra sotto il dito indice e lo riposa sul medio in maniera da formarne una croce; quindi bacia questa croce mormorando qualche parola in onore de’ suoi cari dei? Fa tu stesso un tale gesto, e vedrai che il segno della croce non potrebbe meglio essere rappresentato. Che tale fosse il bacio di adorazione, fra molti altri pagani, Apuleo ne ne fa fede: Una moltitudine di cittadini estranieri, dic’egli, era accorsa per la fama dell’ eccelso spettacolo. Fuor di se alla vista della incomparabile bellezza, baciavano la destra di cui il pollice riposava sul dito indice, e la onoravano con religiose preghiere quasi fosse la stessa divinità » (Multi civium et advenæ copiosi, quoseximii spectaculi rumor studiosa celebritate congregabat, inaccessæ formositatis admiratione stupidi, admoventes oribus suis dexteram, priore digito in erectum pollicem residente, ut ipsam prorsus deam Venerem religiosis orationibus venerabantur. – Apulej. Asin. Aur. lib. IV). In quanto al mormorio con che accompagnavano il gesto, si conoscono i versi di Ovidio, Melamorph. VI. 1: Resistit, et pavido, faveas mihi murmur edixit. Dux meus: et simili, faveas mihi, murmure dixi.). Siffatta maniera del segno della croce è si reale ed espressiva, che presentemente è comune presso molti Cristiani in tutti i paesi. Ma questa non era la sola maniera con che era eseguito presso i pagani, poiché, i più pii, lo facevano crociando le mani sul petto. Noi troviamo questa maniera usitata in una delle circostanze la più solenne, e nello stesso tempo la più misteriosa della loro vita pubblica. Lascio la tua curiosità nell’aspettativa sino a domani.