FESTA DI TUTTI I SANTI (2021)
Santa MESSA
1° NOVEMBRE
Festa di tutti i Santi.
Doppio di 1a classe con Ottava comune. – Paramenti bianchi.
Il tempio romano di Agrippa fu dedicato, sotto Augusto, a tutti i dei pagani, perciò fu detto Pantheon. Al tempo dell’imperatore Foca, tra il 608 e il 610, Bonifacio IV Papa, vi trasportò molte ossa di martiri tolte dalle catacombe. Il 13 maggio 610 egli dedicò questa nuova basilica cristiana a « S. Maria e ai Martiri». Più tardi la festa di questa dedicazione fu solennemente celebrata e si consacrò il tempio a « Santa Maria » e a « Tutti i Santi «. E siccome esisteva in precedenza una festa per la commemorazione di tutti i Santi, celebrata in tempi diversi dalle varie chiese e poi stabilita da Gregorio IV (827-844) il 1° novembre, papa Gregorio VII trasportò in questo giorno l’anniversario della dedicazione del Panteon. La festa di Ognissanti ricorda il trionfo che Cristo riportò sulle antiche divinità pagane. Nel Pantheon si tiene la Stazione nel venerdì nell’Ottava di Pasqua. – I Santi che la Chiesa onorò nei primi tre secoli erano tutti Martiri, e il Pantheon fu dapprima ad essi destinato: per questo la Messa di oggi è tolta dalla liturgia dei Martiri. l’Introito è quello della Messa di S. Agata, più tardi usato anche per altre feste; il Vang., l’Off., e il Com., sono tratti dal Comune dei Martiri. La Chiesa oggi ci presenta la mirabile visione del Cielo, nel quale con S. Giovanni ci mostra il trionfo dei dodicimila eletti (dodici è considerato come un numero perfetto) per ogni tribù di Israele e una grande, innumerevole folla di ogni nazione, di ogni tribù, di ogni popolo e di ogni lingua prostrata dinanzi al trono ed all’Agnello, rivestiti di bianche stole e con palme fra le mani (Ep.). Intorno al Cristo, la Vergine, gli Angeli divisi in nove cori, gli Apostoli e i Profeti, i Martiri, imporporati del loro sangue, i Confessori, rivestiti di bianchi abiti e il coro delle caste Vergini formano, canta l’Inno dei Vespri, questo maestoso corteo. Esso si compone di tutti coloro che, qui, hanno distaccato i loro cuori dai beni della terra, miti, afflitti, giusti, misericordiosi, puri, pacifici, di fronte alle persecuzioni, per il nome di Gesù. « Rallegratevi dunque perché la vostra ricompensa sarà grande nei Cieli» dice Gesù (Vang., Com.). Fra questi milioni di giusti, che sono stati discepoli fedeli di Gesù sulla terra, si trovano numerosi nostri parenti, amici, comparrocchiani, che adorano il Signore, Re dei re e corona dei santi (invit. del Matt.) e ci ottengono l’implorata abbondanza delle sue misericordie (Or.). Il sacerdozio che Gesù esercita invisibilmente sui nostri altari, dove Egli si offre a Dio, si identifica con quello che Egli esercita visibilmente in Cielo. – Gli altari della terra, sui quali si trova «l’Agnello di Dio», e quello del Cielo, ov’è l’«Agnello immolato », sono un solo altare: perciò la Messa ci richiama continuamente alla patria celeste. Il Prefazio unisce i nostri canti alle lodi degli Angeli, e il Communicantes ci unisce strettamente alla Vergine e ai Santi.
Incipit
In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium: de quorum sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei [Godiamo tutti nel Signore, celebrando questa festa in onore di tutti i Santi, della cui solennità godono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio.]
Ps XXXII:1.
Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio.
[Esultate nel Signore, o giusti: ai retti si addice il lodarLo.]
Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium: de quorum sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei
[Godiamo tutti nel Signore, celebrando questa festa in onore di tutti i Santi, della cui solennità godono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio.]
Oratio
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui nos ómnium Sanctórum tuórum omérita sub una tribuísti celebritáte venerári: quǽsumus; ut desiderátam nobis tuæ propitiatiónis abundántiam, multiplicátis intercessóribus, largiáris.
[O Dio onnipotente ed eterno, che ci hai concesso di celebrare con unica solennità i meriti di tutti i tuoi Santi, Ti preghiamo di elargirci la bramata abbondanza della tua propiziazione, in grazia di tanti intercessori.]
Lectio
Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc VII: 2-12
In diébus illis: Ecce, ego Joánnes vidi álterum Angelum ascendéntem ab ortu solis, habéntem signum Dei vivi: et clamávit voce magna quátuor Angelis, quibus datum est nocére terræ et mari, dicens: Nolíte nocére terræ et mari neque arbóribus, quoadúsque signémus servos Dei nostri in fróntibus eórum. Et audívi númerum signatórum, centum quadragínta quátuor mília signáti, ex omni tribu filiórum Israël, Ex tribu Juda duódecim mília signáti. Ex tribu Ruben duódecim mília signáti. Ex tribu Gad duódecim mília signati. Ex tribu Aser duódecim mília signáti. Ex tribu Néphthali duódecim mília signáti. Ex tribu Manásse duódecim mília signáti. Ex tribu Símeon duódecim mília signáti. Ex tribu Levi duódecim mília signáti. Ex tribu Issachar duódecim mília signati. Ex tribu Zábulon duódecim mília signáti. Ex tribu Joseph duódecim mília signati. Ex tribu Bénjamin duódecim mília signáti. Post hæc vidi turbam magnam, quam dinumeráre nemo póterat, ex ómnibus géntibus et tríbubus et pópulis et linguis: stantes ante thronum et in conspéctu Agni, amícti stolis albis, et palmæ in mánibus eórum: et clamábant voce magna, dicéntes: Salus Deo nostro, qui sedet super thronum, et Agno. Et omnes Angeli stabant in circúitu throni et seniórum et quátuor animálium: et cecidérunt in conspéctu throni in fácies suas et adoravérunt Deum, dicéntes: Amen. Benedíctio et cláritas et sapiéntia et gratiárum áctio, honor et virtus et fortitúdo Deo nostro in sǽcula sæculórum. Amen. –
[In quei giorni: Ecco che io, Giovanni, vidi un altro Angelo salire dall’Oriente, recante il sigillo del Dio vivente: egli gridò ad alta voce ai quattro Angeli, cui era affidato l’incarico di nuocere alla terra e al mare, dicendo: Non nuocete alla terra e al mare, e alle piante, sino a che abbiamo segnato sulla fronte i servi del nostro Dio. Ed intesi che il numero dei segnati era di centoquarantaquattromila, appartenenti a tutte le tribú di Israele: della tribú di Giuda dodicimila segnati, della tribú di Ruben dodicimila segnati, della tribú di Gad dodicimila segnati, della tribú di Aser dodicimila segnati, della tribú di Nèftali dodicimila segnati, della tribú di Manasse dodicimila segnati, della tribú di Simeone dodicimila segnati, della tribú di Levi dodicimila segnati, della tribú di Issacar dodicimila segnati, della tribú di Zàbulon dodicimila segnati, della tribú di Giuseppe dodicimila segnati, della tribú di Beniamino dodicimila segnati. Dopo di questo vidi una grande moltitudine, che nessuno poteva contare, uomini di tutte le genti e tribú e popoli e lingue, che stavano davanti al trono e al cospetto dell’Agnello, vestiti con abiti bianchi e con nelle mani delle palme, che gridavano al alta voce: Salute al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello. E tutti gli Angeli che stavano intorno al trono e agli anziani e ai quattro animali, si prostrarono bocconi innanzi al trono ed adorarono Dio, dicendo: Amen. Benedizione e gloria e sapienza e rendimento di grazie, e onore e potenza e fortezza al nostro Dio per tutti i secoli dei secoli.]
Graduale
Ps XXXIII:10; 11
Timéte Dóminum, omnes Sancti ejus: quóniam nihil deest timéntibus eum.
V. Inquiréntes autem Dóminum, non defícient omni bono.
[Temete il Signore, o voi tutti suoi santi: perché nulla manca a quelli che lo temono.
V. Quelli che cercano il Signore non saranno privi di alcun bene.]
Alleluja
(Matt. XI:28)
Allelúja, allelúja – Veníte ad me, omnes, qui laborátis et oneráti estis: et ego refíciam vos. Allelúja. [Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi: e io vi ristorerò. Allelúia.]
Evangelium
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthǽum.
Matt V: 1-12
“In illo témpore: Videns Jesus turbas, ascéndit in montem, et cum sedísset, accessérunt ad eum discípuli ejus, et apériens os suum, docébat eos, dicens: Beáti páuperes spíritu: quóniam ipsórum est regnum cœlórum. Beáti mites: quóniam ipsi possidébunt terram. Beáti, qui lugent: quóniam ipsi consolabúntur. Beáti, qui esúriunt et sítiunt justítiam: quóniam ipsi saturabúntur. Beáti misericórdes: quóniam ipsi misericórdiam consequéntur. Beáti mundo corde: quóniam ipsi Deum vidébunt. Beáti pacífici: quóniam fílii Dei vocabúntur. Beáti, qui persecutiónem patiúntur propter justítiam: quóniam ipsórum est regnum cælórum. Beáti estis, cum maledíxerint vobis, et persecúti vos fúerint, et díxerint omne malum advérsum vos, mentiéntes, propter me: gaudéte et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cœlis.”
[In quel tempo: Gesù, vedendo le turbe, salì sul monte, e postosi a sedere, gli si accostarono i suoi discepoli, ed Egli, aperta la bocca, gli ammaestrava dicendo: « Beati i poveri di spirito, perché loro è il regno de’ cieli. Beati i mansueti, perché essi possederanno la terra. Beati coloro, che piangono, perché essi saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché anch’essi troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che sono perseguitati per cagione della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando vi avranno vituperati e perseguitati e, mentendo, avranno detto ogni male di voi, per cagione mia. Rallegratevi e giubilate, perché grande è la mercede vostra in cielo ».]
Omelia
SULLA SANTITÀ
[I Sermoni del S. Curato d’Ars]
Sancti estote, quia ego sanctus
Siate santi, perchè santo son io.
(Levitico XIX, 2).
Siate santi, perché santo son Io, dice il Signore. Perché mai, miei fratelli, Dio ci fa un simile comandamento? Perché siamo suoi figli, e se santo è il Padre, devono esserlo anche i figli. I Santi soltanto possono sperare la sorte felice d’andare a godere la visione di Dio, ch’è santità per essenza. Infatti essere Cristiani e viver nel peccato, è contraddizione mostruosa. Un Cristiano dev’esser santo. Sì, miei fratelli, questa verità la Chiesa Ci ripete continuamente, e, per istamparla ne’ nostri cuori, ci mette dinanzi un Dio infinitamente Santo, che rende sante un’infinita moltitudine d’anime, le quali pare ci dicano: « Rammentate, o Cristiani, che siete destinati a vedere Iddio e possederlo; ma non avrete questa felicità, se, nel corso della vostra vita mortale, non avrete ritratto in voi la sua immagine, le sue perfezioni e specialmente la sua santità, senza di cui niuno sarà ammesso a vederlo ». Ma se la santità di Dio, miei fratelli, ci si mostra al di sopra delle nostre forze, consideriamo quelle anime beate, quella moltitudine di creature d’ogni età, d’ogni sesso, d’ogni condizione, che furono soggette all’istesse miserie che noi, esposte ai medesimi pericoli, soggette agli stessi peccati, assaliti da’ medesimi nemici, circondati da’ medesimi ostacoli. Ciò che poteron esse, possiamo anche noi, e non abbiamo scusa per dispensarci dal lavorare alla nostra salute, cioè a divenir santi. Non debbo dunque dimostrarvi altra cosa se non l’obbligo indispensabile che abbiamo di farci santi; e a tal fine vi mostrerò:
l° in che consiste la santità;
2° che noi possiamo acquistarla, come l’acquistarono i Santi, perché abbiamo le medesime difficoltà e i medesimi aiuti.
I. — I mondani, per esimersi dal lavorare ad acquistare la santità, il che certamente sarebbe ad essi d’impaccio nel loro modo di vivere, vogliono farci credere che per esser Santi bisogna fare azioni che facciano gran rumore, attendere a straordinarie pratiche di pietà, darsi a grandi austerità, far molti digiuni, ritirarsi dal mondo per internarsi nel deserto e passarvi giorni e notti in preghiera. Tutto questo è cosa buona, ed è la via seguita da molti Santi; ma Dio non domanda questo da tutti. No, miei fratelli, la nostra santa Religione non esige tanto; ma ci dice invece: « Alzate gli occhi al cielo, e vedete se tutti quelli che ne occupano i primi posti fecero cose fuor dell’ordinario. Dove sono i miracoli della SS. Vergine, di S. Giovanni Battista, di S. Giuseppe? » Udite, fratelli miei: Gesù Cristo medesimo dice: che nel giorno del giudizio molti grideranno: « Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in vostro Nome; non abbiam cacciato i demoni e fatto miracoli? » — « Ritiratevi da me, risponderà loro il giusto Giudice: ecche? Comandaste al mare, e non avete saputo comandare alle vostre passioni? Liberaste gli ossessi dal demonio, e poi ne foste schiavi? Avete fatto miracoli, e non avete osservato i miei comandamenti?… Andate, sciagurati, al fuoco eterno: avete fatto grandi cose; eppur non faceste nulla per salvarvi e meritare il mio amore » (S. Matth. VII). Vedete dunque, fratelli miei, che la santità non consiste nel far grandi cose, ma nell’osservare fedelmente i comandamenti di Dio, e nell’adempiere i propri doveri in quello stato in cui Dio ci ha posti. – Si vede spesso una persona, che vive in mezzo al mondo, e compie fedelmente i piccoli doveri del suo stato, riuscire a Dio più gradita che i solitari nei loro deserti. Ecco un esempio che ve ne convincerà. Noi leggiamo nella storia, che due solitari domandavano a Dio la maniera di amarlo e servirlo, come si deve, poiché non avevano lasciato il mondo se non per questo. Essi intesero una voce che diceva loro di andare ad Alessandria, ove dimorava un uomo, di nome Eucaristo, e sua moglie che si chiamava Maria. Essi servivano il buon Dio più perfettamente dei solitari ed insegnavano loro come Egli debba essere amato. Contentissimi di questa risposta, si recarono celermente nella città di Alessandria. Là giunti, essi si informarono per diversi giorni senza trovare questi due santi personaggi. Temevano che questa voce li avesse ingannati ed avevano preso la decisione di tornare nel loro deserto, quando si accorsero di una donna sulla porta della sua casa. Essi le domandarono se conoscesse per caso un uomo un uomo chiamato Eucaristo. Ma è mio marito, ella disse loro. – Voi dunque vi chiamate Maria, le dissero i solitari? Chi vi ha fatto conoscere il mio nome? – Noi l’abbiamo conosciuto, con quello di vostro marito, per via soprannaturale, e veniamo qui per parlarvi. Il marito arrivò la sera, conducendo un piccolo gregge di montoni. I solitari corsero subito ad abbracciarlo, e lo pregarono di dirgli qual fosse il suo genere di vita. – Ahimè! padri miei, io non sono che un povero pastore. – Non è questo che vi chiediamo, gli dissero i solitari; diteci come vivete ed in qual modo, voi e vostra moglie, servite il buon Dio. — Padri miei, siete ben voi che dovete dire a noi cosa dobbiamo fare per servire il buon Dio; io non sono che un povero ignorante. — Non importa! Noi simo venuti da parte di Dio a domandarvi come lo servite. — Poiché voi me lo comandate, io ve lo dico. Io ho avuto la fortuna di aver avuto una madre che temeva Dio, e che fin dalla mia infanzia, mi ha raccomandato di fare tutto e soffrire tutto per amor di Dio. Io soffrivo le piccole correzioni che mi si facevano per amor di Dio; io riferivo tutto a Dio: al mattino, mi alzavo, facevo le mie preghiere e tutto il mio lavoro per suo amore. Per amor suo, io prendo i miei pasti; soffro la fame, la sete, il freddo ed il caldo, le malattie e tutte le altre miserie. Non ho figli, ho vissuto con mia moglie come mia sorella, e sempre in una grande pace. Ecco tutta la mia vita che è anche quella di mia moglie. — I solitari, meravigliati di vedere delle anime così gradite a Dio, gli domandarono se avesse dei beni. — Io ho pochi beni, ma questo piccolo gregge di montoni che mio padre mi ha lasciato, mi è sufficiente, non ho altro. Dei miei guadagni ne faccio tre parti: ne do una parte alla Chiesa, un’altra ai poveri, ed il resto fa vivere me e mia moglie. Vivo in povertà, ma non me ne lamento: e soffro tutto questo per amor di Dio. — Avete nemici, gli chiesero i solitari? — Ahimè, padri miei, chi è colui che non ne ha? Io cerco di fare tutto il bene che posso, cerco di piacer loro in ogni circostanza, mi applico a non far male a nessuno. A queste parole i due solitari furono pieni di gioia nell’aver trovato un mezzo così facile di piacere a Dio ed arrivare alla più alta perfezione. Ecco, fratelli miei, che cos’è la santità, e che cos’è un santo agli occhi della religione. Ditemi, è forse cosa molto difficile il santificarsi nello stato, in cui Dio v’ha messo? Padri e madri, imitate que’ due Santi: ecco i vostri modelli: seguiteli e voi pure diverrete Santi. Fate com’essi. In tutte le cose cercate di piacere a Dio, di far tutto per suo amore, e sarete predestinati. Volete anche sapere che cos’è un santo agli occhi della Religione? È un uomo che teme Iddio, l’ama sinceramente e lo serve con fedeltà; è un uomo che non si lascia punto gonfiare dalla superbia, né dominare dall’amor proprio, ma è veramente a’ propri occhi umile e meschino; che, se sprovveduto de’ beni terreni, non li desidera, o, se li possiede, non v’attacca il cuore; è un uomo ch’è nemico d’ogni acquisto ingiusto; è un uomo che con la pazienza e con la giustizia tenendo a freno l’anima sua, non s’offende d’un’ingiuria che gli vien fatta. Ama i suoi nemici, e non cerca di vendicarsi. Rende al prossimo tutti i servigi che può, divide volentieri coi poveri i suoi beni; cerca Dio solo e sprezza i beni e gli onori di questo mondo. Non desiderando che i beni celesti, sente nausea de’ piaceri della vita e trova soltanto nel servizio di Dio la sua felicita. È un uomo assiduo alle funzioni della Chiesa, che frequenta i Sacramenti e lavora seriamente alla propria salvezza; è un uomo, che, avendo orrore di qualsiasi impurità, fugge, quanto può, le cattive compagnie per conservar puri il suo corpo e l’anima sua. È un uomo, che interamente si soggetta alla volontà di Dio in tutte le croci e le avversità che gli sopravvengono; non accusa né l’uno né l’altro, ma riconosce che per cagione de’ suoi peccati pesa su lui la divina giustizia. È un buon padre che cerca solo la salute de’ suoi figli, dando loro egli medesimo buon esempio, e non facendo nulla che possa scandalizzarli. È un padrone caritatevole, che ama i suoi domestici come fratelli e sorelle. È un figlio che rispetta il padre e la madre e li riguarda come posti a tener le veci di Dio medesimo. È un domestico che nella persona de’ suoi padroni vede Gesù Cristo in persona, che gli comanda per bocca loro. Ecco, miei fratelli, quello che voi chiamate un uomo onesto. Ma ecco pure quel che Dio chiama l’uomo del miracolo, il santo, il gran santo. « Chi è costui? chiede il Savio: noi lo colmeremo di lodi, non perché abbia fatto cose meravigliose nel corso della sua vita: ma perché fu provato dalle tribolazioni e ritrovato perfetto: sarà eterna la sua gloria » (Eccli. XXXI, 9, 10). Che deve intendersi per santa fanciulla: Santa fanciulla è quella che fugge i piaceri e la vanità: che mette ogni suo diletto nel piacere a Dio e ai suoi genitori: che frequenta volentieri le funzioni e i Sacramenti: che sa amare la preghiera; quella in una parola che a tutto preferisce Dio. Ne citerò un esempio meraviglioso, ma vero, tratto dalla storia ecclesiastica, su cui ciascuno potrà modellarsi. Nel tempo della persecuzione, che infierì nella città di Tolemaide, le fanciulle cristiane spiccarono per la loro virtù. Ve n’erano moltissime di nascita illustre, ed erano sì pure che amavano meglio incontrare la morte anziché perder la castità: da se stesse si tagliarono le labbra e parte del viso per apparire più orribili agli occhi di chi loro s’accostasse. Furono lacerate con maglie di ferro e sotto i denti de’ leoni. Quelle impareggiabili giovinette vollero piuttosto tollerare sì acerbi tormenti, che esporre il loro corpo alla licenza dei libertini. Oh! qual condanna sarà quest’esempio per quelle fanciulle leggere, che pensano solo a comparire, ad attirarsi gli sguardi della gente, a segno da divenire spregevoli !… Citerò ancora l’esempio di Santa Coleta (Ribadeneira, al 6 Marzo), vergine sì pura e sì riservata, che temeva tanto di farsi vedere quanto le fanciulle mondane han premura di mostrarsi. Udì un giorno in una conversazione lodarsi la sua bellezza: ne arrossì, e corse subito a prostrarsi a’ piedi del suo crocifisso. « Ah! mio Dio, esclamava piangendo, questa bellezza che m’avete data, sarà cagione della perdita dell’anima mia e di quella d’altri con me? ». Da quel momento abbandonò il mondo, e andò a chiudersi in un monastero, ove soggettò il suo corpo ad ogni sorta di macerazioni. Morendo diede visibili segni d’aver serbata l’anima pura, non solo agli occhi del mondo, ma anche a quelli di Dio. Riconosco, sì, che questi due esempi sono un po’ straordinari, e pochi possono imitarli; ma eccone uno che si adatta assolutamente alle condizioni vostre. Udite attentamente, o giovani, e vedrete, che, se vorrete seguire le attrattive della grazia, ben presto sarete disilluse a riguardo de’ piaceri e delle vanità del mondo che vi allontanano da Dio. Si narra d’una giovane damigella della Franca contea, per nome Angelica, che aveva molto spirito, ma era mondana assai. Avendo udito un predicatore predicar contro la vanità e il lusso nel vestire, andò a confessarsi da lui. Egli le fece intender sì bene quanto fosse colpevole e quante anime poteva trarre a perdizione, che, fin dal giorno dopo, lasciò tutte le sue vanità e si vestì in modo semplicissimo, da cristiana. Sua madre, ch’era come la maggior parte di quei poveri ciechi, i quali par non abbiano figliuole che per precipitarle all’inferno riempiendole di vanità, la riprese perché non s’abbigliava più come prima. « Madre mia, le rispose, il predicatore, da cui sono stata a confessarmi, me l’ha proibito. Quella povera madre, accecata dalla collera, va a cercare il confessore, e gli domanda, se veramente ha proibito a sua figlia di abbigliarsi secondo la moda. « Io non so, le rispose il confessore che cosa abbia detto a vostra figlia: ma vi basti sapere che Dio proibisce di vestirsi conforme alla moda, se questa non è secondo Dio, ma colpevole e perniciosa alle anime ». — « Padre mio, qual moda chiamate voi colpevole e perniciosa alle anime? » — « Quella, per es., di portar vesti troopo aperte, o che mettan troppo in rilievo le forme del corpo; o portar abiti troppo ricchi e più costosi di quel che permette il proprio stato ». Le fece quindi vedere i pericoli di queste mode, e come dessero cattivo esempio. — « Padre mio, gli disse la donna, se il mio confessore m’avesse detto quanto m’avete detto voi, non avrei mai permesso a mia figlia di portar tutte quelle vanità, ed io stessa sarei stata più assennata; eppure il mio confessore è dotto assai! Ma che m’importa che sia dotto, se mi lascia vivere a mio capriccio, e in pericolo di perdermi eternamente? » Tornata a casa, disse a sua figlia: « Benedici Iddio d’aver trovato tal confessore e seguine gli avvertimenti ». La giovane damigella ebbe poi a sostenere terribili combattimenti da parte delle altre compagne, che se ne facevan beffe e la mettevano in ridicolo. Ma l’assalto più forte le venne dalla parte di talune che si provarono a farle mutar pensiero. « Perché, le dissero, non vi abbigliate voi come le altre? » — «Non sono punto obbligata a far come le altre, rispose Angelica: mi vesto come quelle che fan bene e non come quelle che fanno male ». — « Ecché? Facciam dunque male ad abbigliarci quali ci vedete? » — « Sì certamente, fate male, perché date scandalo a chi vi guarda ». — « Quanto a me, disse una tra loro, non ho alcuna intenzione cattiva; mi vesto a modo mio, e se alcuno se ne scandalizza, peggio per lui ». — « Peggio anche per voi, riprese Angelica, perché ne siete occasione; se dobbiam temere di cader noi in peccato, dobbiam pur temere di far peccar gli altri ». — « Checché ne sia delle vostre buone ragioni, replicò un’altra, se non vi vestite più come noi, le vostre amiche vi abbandoneranno, e non avrete più coraggio di comparire nelle belle conversazioni e nei balli ». — « Desidero piuttosto, rispose Angelica, la compagnia della mia cara madre, delle mie sorelle e di alcune morigerate giovinette che tutte codeste belle conversazioni e codesti balli. Non mi vesto per piacere, ma per coprirmi; i veri ornamenti d’una fanciulla non istanno negli abiti, ma nella virtù. Del resto, signore, se la pensate così, non la pensate da cristiane, ed è vergogna che, in una Religione santa come la nostra, vi sia chi si permette tali violazioni della modestia ». Dopo tutti questi discorsi una della compagnia disse: « Davvero è vergogna che una giovinetta di diciott’anni debba darci lezione: il suo esempio sarà un giorno nostra condanna. Siam pur cieche in far tanto per piacere al mondo, che poi si burla di noi! » Angelica perseverò sempre nelle sue buone disposizioni, non ostante tutto ciò che poterono dirle. Ebbene, fratelli miei, chi v’impedisce di far come questa giovine contessa? Essa si è santificata vivendo nel mondo. Oh! qual motivo di condanna sarà nel giorno del giudizio quest’esempio per molti e molti Cristiani! Si può farsi Santi anche nello stato coniugale. Lo Spirito Santo nella sacra Scrittura si diletta di farci il ritratto d’una donna santa; e conforme alla descrizione che ce ne fa (1 Tim. II,, V; Ephes. V) vi dirò che donna santa è quella che ama e rispetta il suo sposo, veglia con sollecitudine sui figliuoli e sui domestici, è attenta a farli istruire e farli accostare ai Sacramenti, s’occupa delle faccende domestiche e non della condotta de’ suoi vicini; è riserbata ne’ discorsi, caritatevole nelle opere, nemica dei divertimenti mondani: una donna siffatta, dico, è un’anima giusta: Dio la loda, la canonizza; insomma è una santa. Vedete dunque, fratelli miei, che per esser santi, non è necessario abbandonar tutto; ma adempier bene i doveri dello stato, in cui Dio ci ha messo, e far tutto ciò che facciamo coll’intenzione di piacere a Lui. Lo Spirito Santo ci dice che per esser santi basta allontanarci dal male e fare il bene (Ps. XXXIII, 13-14). Ecco, miei fratelli, qual santità ebbero tutti i Santi, e dobbiamo avere anche noi. Ciò ch’essi han fatto, possiam fare noi pure con la grazia di Dio; poiché abbiamo com’essi i medesimi ostacoli alla nostra salute e gli stessi aiuti per vincerli.
II. — Dico: 1° che i Santi incontrarono i medesimi ostacoli che noi a giungere alla santità: ostacoli di fuori, ostacoli dentro di sé medesimi. Ostacoli da parte del mondo: il mondo era allora qual è a’ tempi nostri, del pari pericoloso ne’ suoi esempi, del pari corrotto nelle sue massime, del pari seducente ne’ suoi piaceri, sempre nemico della pietà e sempre pronto a metterla in ridicolo. N’è prova il fatto che la maggior parte de’ Santi disprezzò e fuggì il mondo con gran cura; preferirono la ritiratezza alle adunanze mondane; anzi molti, temendo di perdervisi, l’abbandonarono del tutto; gli uni per andarsene a passare il resto de’ loro giorni in un monastero, altri nel fondo dei deserti, quali un S. Paolo primo eremita, un S. Antonio (Vita dei Padri del Deserto. T. I), una santa Maria Egiziaca (Ibid. T. V, pag. 379) e tanti altri. – Ostacoli da parte del loro stato: parecchi erano, come voi, impegnati in affari del mondo, aggravati dagli impicci del governo d’una famiglia, dalla cura de’ figliuoli; obbligati, la maggior parte, a guadagnarsi il pane col sudore della loro fronte; ora, ben lungi dal pensar, come noi, che in un altro stato si salverebbero più facilmente, erano persuasi d’aver grazie maggiori in quello nel quale li aveva messi la Provvidenza. Non vediam forse che nel tumulto del mondo e tra gl’impicci d’una famiglia e le faccende domestiche si salvò un gran numero di Santi? Abramo, Isacco, Giacobbe, Tobia, Zaccaria, la casta Susanna, il santo Giobbe, S. Elisabetta: tutti questi illustri santi dell’antico Testamento, non erano stabiliti nel mondo? E nella nuova Legge può forse contarsi il numero di coloro che si santificarono nelle ordinarie condizioni della vita? Perciò S. Paolo ci dice che i Santi giudicheranno le nazioni (1 Cor. VI, 2). Non vuol dirci con ciò che non v’è uomo sulla terra, il quale non trovi qualche Santo nel suo stato, che sarà condanna della sua infingardaggine, facendogli vedere che avrebbe potuto far, come lui, ciò per cui ha meritato il cielo? Se dagli ostacoli esteriori passiamo adesso agli interni, vedremo che i Santi ebbero tentazioni e combattimenti quanti possiamo averne noi, e forse più. Primieramente dalle abitudini cattive. Non crediate, fratelli miei, che tutti i Santi sian sempre stati santi. Quanti ve ne sono che cominciarono male e vissero lungo tempo in peccato. Vedete il santo re David, vedete S. Agostino, vedete S. Maddalena. Facciamoci dunque coraggio, fratelli miei; sebbene peccatori, possiamo pure divenir santi: se non saremo tali per l’innocenza, lo saremo almeno per la penitenza; poiché una gran parte de’ Santi si è santificata così. Ma, direte forse, costa troppo! — Costa troppo, fratelli miei? E credete che ai Santi non abbia costato nulla? Vedete David, che bagna il suo pane con le sue lacrime, e il suo letto col suo pianto (Ps. CI, 10; VI, 7). Credete che ad un re, qual egli era, non costasse nulla? Credete che gli riuscisse indifferente darsi spettacolo a tutto il suo regno, e servire a tutti di zimbello? Vedete santa Maddalena: in mezzo ad una numerosa adunanza, si getta ai piedi del Salvatore, e piangendo dirottamente accusa alla presenza di tutti le sue colpe (S. Luc. VII); segue Gesù Cristo fino a’ piedi della croce (S. GIOVANNI, XIX, 25.), e ripara qualche anno di debolezza con lunghi anni di penitenza: credete forse, fratelli miei, che siffatti sacrifici non le costassero alcuno sforzo? Credo con certezza che chiamerete beati i Santi, i quali han fatto tale penitenza e versato tante lagrime. Ohimè! se potessimo anche noi, come quei Santi, intendere la gravezza dei nostri peccati e la bontà di Dio che abbiamo offeso; se, com’essi, pensassimo all’inferno che abbiamo meritato, all’anima nostra che abbiam perduta, al sangue di Gesù Cristo che abbiam profanato! Ah! se avessimo ne’ nostri cuori tutti questi pensieri, quante penitenze faremmo per cercare di placare la giustizia di Dio da noi irritata! – Credete forse che i Santi sian giunti senza fatica a quella semplicità, a quella dolcezza, ond’eran mossi a rinunziare alla propria volontà, ogni qual volta se ne presentasse l’occasione? Oh! no, miei fratelli! Udite S. Paolo: « Ohimè! io faccio il male che non vorrei, e non faccio il bene che vorrei: sento nelle mie membra una legge che si ribella contro la legge del mio Dio. Ah! me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? ». Quali combattimenti non dovettero sostenere i primi Cristiani nel lasciare una religione, che tendeva solo a blandire le loro passioni, per abbracciarne un’altra che mirava invece a crocifiggere la carne? Credete forse che S. Francesco di Sales non si sia dovuto far violenza per divenir dolce com’era? Quanti sacrifizi dovette fare!… I Santi non furon Santi, se non dopo molti sacrifizi e molte violenze!
2° Dico in secondo luogo che noi abbiamo le medesime grazie, da cui essi furono avvalorati. E primieramente il Battesimo non ha egual virtù di parificarci, la Confermazione di fortificarci, l’Eucaristia d’indebolire in noi la concupiscenza e d’accrescere nelle nostre anime la grazia? E la parola di Gesù Cristo non è sempre la stessa? Non udiamo noi ripetercisi ad ogni tratto quel consiglio: « Lasciate tutto e seguitemi? » E questo appunto convertì a santità S. Antonio, S. Arsenio, S. Francesco d’Assisi. Non leggiamo forse nel Vangelo quell’oracolo: « Che giova all’uomo guadagnar tutto il mondo, se poi perde l’anima sua? (Matth. XVI, 26). Queste medesime parole non convertirono S. Francesco Saverio, e d’un ambizioso ne fecero un apostolo. – Non sentiamo pure ogni giorno ripetere: « Vegliate e pregate continuamente » E da questa dottrina appunto furono formati i Santi. Finalmente, fratelli miei, quanto a buoni esempi, per quanto sregolato sia il mondo, non ne abbiam ancor dinanzi agli occhi qualcuno, e certo più di quelli che potremo seguire? Insomma la grazia ci manca più che non ai Santi? E non contiamo per nulla que’ buoni pensieri, quelle salutari ispirazioni di staccarci da quel peccato, di rompere quella cattiva abitudine, di praticare quella virtù, di fare quell’opera buona? Non sono grazie quei rimorsi di coscienza, quei turbamenti, quelle inquietudini che proviamo dopo d’aver litigato? Ohimè! miei fratelli, quanti Santi, che sono adesso in cielo, ebbero meno grazie di noi! Quanti pagani e quanti Cristiani sono all’inferno, che sarebbero divenuti gran Santi, se avessero avuto tante grazie, quante ne abbiam ricevute noi!… – Sì, miei fratelli, possiamo esser Santi, e dobbiamo lavorar tutti a divenirlo. I Santi furono mortali come noi, deboli e soggetti alle passioni come noi; noi abbiamo gli stessi aiuti, le stesse grazie, i medesimi Sacramenti; ma bisogna fare com’essi: rinunciare ai piaceri del mondo, fuggire il mondo, quanto possiamo, esser fedeli alla grazia; prenderli a modello: poiché non dobbiamo dimenticar mai che santi o riprovati dobbiamo essere, vivere pel cielo o per l’inferno: non v’è via di mezzo. – Concludiamo, miei fratelli, dicendo che, se vogliamo, possiamo esser Santi, perché Dio non ci negherà mai la sua grazia, che ci aiuti a divenirlo. È nostro Padre, nostro Salvatore, nostro Amico: desidera ardentemente di vederci liberati dai mali della vita. Vuol ricolmarci d’ogni sorta di beni, dopo averci dato fin da questo mondo immense consolazioni, saggio di quelle del cielo, che io vi desidero.
Credo …
Offertorium
Orémus
Sap III:1; 2; 3
Justórum ánimæ in manu Dei sunt, et non tanget illos torméntum malítiæ: visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace, allelúja.
[I giusti sono nelle mani di Dio e nessuna pena li tocca: parvero morire agli occhi degli stolti, ma invece essi sono nella pace.]
Secreta
Múnera tibi, Dómine, nostræ devotiónis offérimus: quæ et pro cunctórum tibi grata sint honóre Justórum, et nobis salutária, te miseránte, reddántur.
[Ti offriamo, o Signore, i doni della nostra devozione: Ti siano graditi in onore di tutti i Santi e tornino a noi salutari per tua misericordia.]
Communio
Matt V: 8-10
Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt; beáti pacífici, quóniam filii Dei vocabúntur: beáti, qui persecutiónem patiúntur propter justítiam, quóniam ipsórum est regnum cœlórum.
[Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio: beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio: beati i perseguitati per amore della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.]
Postcommunio
Orémus.
Da, quǽsumus, Dómine, fidélibus pópulis ómnium Sanctórum semper veneratióne lætári: et eórum perpétua supplicatióne muníri.
[Concedi ai tuoi popoli, Te ne preghiamo, o Signore, di allietarsi sempre nel culto di tutti Santi: e di essere muniti della loro incessante intercessione.]