D. SERTILLANGES, O. P.
CATECHISMO DEGLI INCREDULI (IV)
[Versione autoriz. Dal francese del P. S. G. Nivoli, O. P. – III ristampa. S. E. I. –
Torino 1944]
IV. — Il Cristianesimo cattolico.
a) La sola vera religione.
D. Tu, partendo dal sentimento religioso in generale, mi hai
trascinato nel campo delle religioni positive, e poc’anzi mi parlavi della vera religione. Perché non vi sarebbe che una vera religione, e perché non tutte?
R. Perché non ogni affermazione è verità; perché ogni particella di verità non è la verità; perché la vita è una e la legge della vita deve dunque altresì essere una, a fine di condurci senza stiracchiamento e senza deviazione alla destinazione una che Dio ci assegna.
D. E naturalmente, la vera religione, per te, è il Cristianesimo.
R. Io sono del parere di Augusto Thierry: «In fatto di religione, non ci è che il Cristianesimo che conti ». E comprendo Littré, che assai prima della sua conversione, diceva: «Se io fossi sicuro che ci fosse un Dio personale, mi farei immediatamente Cristiano ».
D. Se tu fossi Indù, diresti altrettanto del buddismo o del bramanismo.
R. Che cosa potrebbe ciò veramente dimostrare? che la mia mente è debole; che essa soccombe all’eredità; che giudica da argomenti insufficienti e in condizione sfavorevoli alla ricerca: ad ogni modo, la verità non avrebbe nulla a fare con ciò. Non è possibile fondarsi sopra questa ipotesi per uguagliare le religioni l’una all’altra o per mandarle tutte a catafascio.
D. Io ho qualche tentazione di preferire il paganesimo classico, così superiore sotto certi aspetti.
R. Per la sua superiorità e per il suo contrario, tra il paganesimo e il Cristianesimo, vi è il medesimo rapporto che tra Platone e Pascal, tra una portatrice di fiori alle feste Panatenee e una suora di S. Vincenzo de’ Paoli. Io compiango colui che non vede quanto sia superiore l’umile cornetta, e come una qualsiasi frase dei Pensieri dissipi e annulli i sogni sublimi di Platone.
D. Tu almeno ammetti che vi sono verità nelle diverse religioni.
R. Dio è un seminatore generoso; Egli getta a profusione la semente perché un filo d’erba cresca attorno al suo campo.
D. Che cosa intendi con questa metafora?
R. Che il senso del divino, che crea le religioni istintive, è un fatto provvidenziale, essendo un fatto naturale. Ora in un fatto provvidenziale, in un fatto naturale, una parte di verità deve necessariamente introdursi. Inventate dall’uomo, le religioni «false » si studiano di rispondere come possono ai bisogni che le hanno suscitate e che sono bisogni d’uomini. Sopra questo campo dell’uomo, esse si ricongiungono e, perché il loro scopo è lo stesso, si ricongiungono anche alla religione che Dio ci propone.
D. Sarebbe questo il segreto di quelle rassomiglianze che tanti critici rilevano contro di voi?
R. Sicuramente, e molto strani sono coloro che possono vedere lì materia di critica. Una pretesa religione rivelata che, in molte cose, non incontrasse le religioni figlie degli uomini, non sarebbe la religione dell’uomo e non potrebbe esser rivelata.
D. Ma se vi sono verità da per tutto, perché non prendere da tutte le religioni quel che vi è di buono, in vece di rinchiudersi in una sola?
R. Appunto rinchiudendosi in una sola si avrà, quanto all’essenziale quello che è di buono in tutte le altre, e in quanto all’accessorio, nulla impedisce di prenderlo.
D. Non capisco questa risposta.
R. Ricorda il mio paragone. Se il campo del Signore sovrabbonda, ciò che si trova fuori, in fatto di buon grano, tanto più deve trovarsi dentro; ma si potranno trovare fuori, senza che si trovino dentro, dei fiori, delle piante utili, dei minerali preziosi, o qualsiasi cosa che si possa accogliere, Il Cristianesimo se ne valse così largamente; glielo si rimprovera a volte; si tenta di concludere che esso è di mano d’uomo. Ma esso non ha preso di lì il suo germe, il quale viene dalla croce, e per via della croce, dal cielo. Questo germe appunto contiene, oltre a un capitale trascendente, tutto l’essenziale dei valori estranei. E come non lo conterrebbe, essendo germe di vita, germe d’uomo, germe emanato da Colui che crea l’uomo e lo conosce certo tanto quanto l’uomo stesso? Tuttavia, per l’intermedio della natura delle cose, Dio interviene pure in un certo modo nel nascimento delle religioni inferiori e vi lascia la sua traccia, ed è cosa semplicissima che in queste religioni il Cristianesimo vada ad attingere, che Dio lo permetta, che Dio lo consigli, in forza di queste parole evangeliche: « Chi non è contro di voi è per voi», e conforme a quelle dell’Apostolo: «Tutte le cose vi appartengono ».
D. Se così accade del divino nelle religioni istintive, come le chiami tu religioni false?
R. Sono religioni false perché sono imperfette e si pretendono perfette; perché si dicono venute in linea retta da Dio e non vengono che dall’uomo; perché credono così d’impegnare Dio e non impegnano che l’uomo. La religione cristiana è vera per le ragioni contrarie: essa impegna Dio, perché viene da Dio direttamente per rivelazione, e per conseguenza è perfetta.
.D. – Questa perfezione, dici tu, importa che la sola religione cristiana e cattolica contenga in sé è valori di tutte le altre: potresti dimostrarlo con qualche fatto?
R. Ecco in breve le ragioni giustificative. Quello che vi è di buono nel giudaismo è la nozione del vero Dio e il messianismo, è la filosofia corretta di Dio e una storia corretta del suo governo: ora noi abbiamo l’unità di Dio arricchita della Trinità; noi presentiamo degli annali di Dio che conglobano il giudaismo e lo prolungano; perché il Messia è per noi un fatto, invece di una promessa. — Quello che vi è di buono nel paganesimo è l’apparato esteriore, la poesia dei riti, il culto de grandi esseri, il culto del focolare domestico: noi abbiamo, senza il politeismo, una liturgia splendida, una pietà affatto speciale per la famiglia e il culto degli antenati religiosi o dei santi. — Quello che vi di buono nel buddismo, è la misticità, la grandezza delle concezioni cosmiche, il distacco, la carità: noi abbiamo, e ampiamente, tutte queste cose; le abbiamo rinforzate; le abbiamo precisate, purificate, ed evitiamo, col panteismo, il sonno della vita. — Quello che vi è di buono nel maomettismo è un vivo sentimento di Dio unico e del suo governo universale: noi crediamo in un Dio intimo e provvido, senza il fatalismo, al quale Maometto soccombe; senza il sensualismo e il materialismo dell’al di là! — Quello che vi è di buono in Zoroastro o Manete è l’opposizione del bene e del male, ma spinto fino all’eccesso blasfemo, poiché esso divide il Principio supremo: ripudiando quest’eccesso, noi conserviamo il sentimento che vi ci inclinerebbe; proclamiamo il lato tragico dell’esistenza, la lotta di Dio e di satana, il cielo e l’inferno. — Quello che vi è di buono nel protestantesimo è la fede nel Vangelo e il libero esame de’ suoi titoli, è l’interpretazione spirituale dei riti per opposizione a pratiche puramente esteriori: ora anche lì noi non eliminiamo se non l’eccesso, che, per il libero esame assoluto, produce lo sbriciolamento delle credenze, e per eccesso di spiritualità, l’aridità del rito, la dimenticanza del composto umano… – Nello stesso modo si dimostrerebbe che il Cattolicismo ha di tutte le filosofie tutto ciò che esse hanno di buono, non eliminando che i loro vizi, le loro esagerazioni in un senso o nell’altro, le loro insufficienze, i loro errori.
D. Una religione così fatta non rischia di essere una dottrina mediocre, nella quale si trova indebolito tutto ciò che essa vuole conciliare?
R. Il risultato è esattamente contrario, perché la fede cattolica ottiene la conciliazione d’ogni cosa appunto spingendo, in qualche modo, ogni cosa all’estremo. Le cose di questo mondo — e dell’altro — sono fatte per vivere insieme; non si oppongono affatto; non diventano inconciliabili se non in vedute parziali e partigiane. Per esempio, un materialismo integrale è sicuro d’incontrare lo spirito, che si rivela nella materia, e uno spiritualismo integrale incontra la materia, che è condizione dello spirito. — Un panteismo integrale raggiunge il Dio trascendente, il quale solo può essere immanente senza cessare di essere Lui stesso, e un deismo corretto raggiunge l’immanenza, senza la quale Dio non è più Colui nel quale noi viviamo, ci moviamo e siamo. — Un razionalista conseguente deve ammettere la fede, se essa ne fornisce le prove, e un credente conseguente rende alla ragione i suoi diritti, che le tolgono il fideismo o il tradizionalismo. — Il fatalismo crede di dare tutto all’azione divina, e il naturalismo tutto alla natura e all’uomo; ma dando anche di più a Dio, non si è più fatalisti, perché gli si dà modo di fondare la libertà mediante la sua stessa azione, come abbiamo potuto vederlo, e se si spinge il naturalismo a fondo, si riconosce alla base della natura un’idea divina, un’impressione divina, uno slancio divino, e la stessa cosa nell’uomo, fosse pure nella sua libertà. Così è di tutto il resto. Il parziale solo è inconciliabile con questo o con quello, come il solo insociabile è l’egoista. Le anime umane in ciò che hanno di più individuale, se eliminano i loro difetti, ciò che è appunto un ritrovare se stesse, hanno sempre una formula di accordo. Così i fatti; così le cose; così le dottrine; così i sentimenti religiosi.