UNA LEZIONE DI CATECHISMO: L’INFALLIBILITÀ DEL PAPA (I)
H. MONTROUZIER. S. J.
[Lettera sul futuro Concilio ecumenico. In Rév. Des Sc. Eccl. 3a SERIE, T. I. — APRILE – 1870.]
I.
D- Che cos’è l’infallibilità del Papa?
R. È il privilegio per il quale, in virtù della perpetua assistenza divina, il Papa è assolutamente preservato da ogni errore, quando, nell’esercizio del suo ufficio di supremo pastore e dottore della Chiesa universale, insegna ai fedeli ciò che devono credere o praticare.
D. Come si dimostra l’esistenza di questo privilegio?
R. Lo dimostra l’idea stessa del primato che appartiene al Papa. È di fede, infatti, che il Romano Pontefice esercita il primato, cioè la suprema autorità dottrinale e disciplinare sulla Chiesa universale e su ogni Chiesa in particolare. Ora, come ha detto Mons. Dupanloup, un’autorità non può essere sovrana in materia di fede senza essere infallibile (Lettera sul futuro Concilio Ecumenico.). Così, in virtù del suo primato, il Papa è infallibile. – Inoltre, la fede insegna che « Nostro Signore Gesù Cristo ha lasciato sulla terra un uomo che fosse il suo Vicario visibile e governasse la Chiesa come Capo Supremo, in modo che tutti i fedeli potessero ricorrere a Lui nelle loro rimostranze, e potessero ottenere una decisione definitiva riguardo alla vera dottrina, in modo da conservare una sola e medesima fede in tutta la Chiesa. Questo risultato non avrebbe potuto essere ottenuto se Dio non avesse stabilito un unico Capo e Giudice che decidesse tutte le controversie in modo infallibile, e al quale tutti devono sottomettersi… E San Cipriano ha espresso questo pensiero profondamente vero: che tutte le eresie e gli scismi sono sorti dal non obbedire al Sacerdote di Dio, e dal non considerare che quaggiù non c’è che uno solo che nella Chiesa sia Sacerdote e Giudice al posto di Gesù Cristo. (Epistol. 55 ad Cornel.) » – Così pure parla S. Alfonso Liguori, che in diverse sue dotte opere ha solidamente stabilito la verità dell’infallibilità del Papa (Del Papa e del Concilio, etc, del R. P. Jules Jacques, p. 6. Per le citazioni di S. Liguori, mi riferirò d’ora in poi a questa preziosa raccolta che valse al suo autore un Breve molto espressivo).
D. Ma è davvero certo che il Salvatore abbia conferito a San Pietro l’infallibilità della fede?
R. Niente potrebbe essere più sicuro. Il Vangelo lo attesta in tre testi precisi: 1° quando riporta il Tu es Petrus et super hanc petram … etc. (Matth. XVI, 18); 2° quando menziona la preghiera fatta da Nostro Signore Gesù Cristo per la stabilità della fede del suo Vicario, e allo stesso tempo l’ordine dato dal Salvatore a San Pietro di confermare i suoi fratelli nella fede: Et tu aliquando conversus confirma fratres tuos (Luc., XXII, 26) (È abbastanza usuale tradurre le parole di Nostro Signore et tu aliquando conversus con queste: e tu, quando ti sarai convertito, cioè, quando avrai ottenuto il perdono per la tua caduta. È molto più naturale invece tradurre: e tu, rivolgendoti ai tuoi fratelli, li confermerai nella fede. Questa interpretazione è più conforme al disegno del Salvatore e all’uso biblico, come un teologo moderno ha perfettamente dimostrato. Chi, per esempio, vorrebbe intendere da una conversione del cuore questo passo del salmo: Deus, tu CONVERSUS vivificabis nos? dobbiamo quindi concludere con questo teologo: “Cura itaque Christum audîmus ita Petrum compellantem: Ego rogavi pro te ut non deficeret fides tua, et tu aliquando conversus confirma fraires tuos: idem nobis esse débet ac si eum audiremus dicentem: Si cuti ego ad te conversus pro te rogavi, ne deficeret fides tua, ita et tu aliquando ad tuos fraires conversus (conversione non pœnitentiæ et luctus, sed tutelæ et protectionis), confirma illos,” (Caroli Passaglia commentarius de prœrogativis B. Petri, 1. 1, c. 13). Vedi anche il bel lavoro di P. Clement Schrader, de Unitate romana, p. 179 e seguenti, dove la stessa interpretazione è fermamente stabilita. L’erudito fr. Maldonat accetta questa interpretazione, e Cornelius a Lapide cita diversi SS. Padri che lo condividono); 3° infine, quando parla dell’investitura data da Nostro Signore al suo Apostolo dell’ufficio di Pastore supremo: Pasce agnos, pasce oves (Joan. XXI, 16).
D. Come si dimostra che l’infallibilità del Papa è evidente da questo triplice testo del Vangelo?
R. Per l’impossibilità di capire 1°. che Pietro, essendo per la sua fede il fondamento della Chiesa, non possiede la fermezza che egli comunica a tutto l’edificio; 2°. che la preghiera del Salvatore è rimasta senza effetto; 3° che Pietro possa ingannarsi, mentre è obbligato dal suo ufficio a confermare tutti quelli che vacillano o dubitano; 4°. e che non sappia discernere con perfetta certezza i pascoli sani da quelli avvelenati, a rischio di presentare alle sue pecore un cibo che dà loro la morte. – Ascoltate la spiegazione di San Francesco di Sales, che è qui in tutto e per tutto conforme alla Tradizione cattolica:
« Tutti sono tentati e non si prega solo per lui… Egli prega, dunque, per San Pietro, come per conferma e sostenitore degli altri… La verità è che questo comando a San Pietro di confermare i suoi fratelli (che senza dubbio rappresentavano tutta la Chiesa) non poteva essere dato se non fosse egli incaricato di prendersi cura della loro fede: perché come potrebbe essere messo in atto questo comando senza che gli sia dato il potere di prendersi cura della debolezza o della fermezza degli altri, per rafforzarli e rassicurarli? Non è forse il dirlo e ridirlo ancora, il fondamento della Chiesa? Se egli sostiene, se rassicura, se rafforza e se conferma anche le pietre fondamentali, come può non rafforzare tutto il resto? Se ha l’incarico di sostenere le colonne della Chiesa, come non sosterrà tutto il resto dell’edificio? Se ha l’incarico di pascere i pastori, non sarà egli stesso il pastore sovrano? Il giardiniere che vede i continui ardori del sole su una giovane pianta, per preservarla dalla siccità che la minaccia, non porta acqua ad ogni ramo? si accontenta di innaffiare e bagnare bene la radice e crede che tutto il resto sia sicuro, perché la radice disperde l’umidità al resto della pianta? Così Nostro Signore, avendo piantato questa santa assemblea dei suoi discepoli, pregò per il Capo, e innaffiò questa radice, affinché l’acqua della Fede viva non mancasse in colui che doveva dissetare tutto il resto, e perché attraverso il Capo la Fede fosse sempre conservata nella Chiesa, prega dunque per San Pietro in particolare, ma per il beneficio e l’utilità generale di tutta la Chiesa (Controversie, discorso 34) ». San Crisostomo chiama San Pietro Os Christi, perché parla per tutta la Chiesa e a tutta la Chiesa in qualità di capo e di pastore, e ciò che dice non è tanto una parola umana, quanto quella di Nostro Signore stesso. – Così ciò che San Pietro diceva e determinava non poteva essere falso; e in verità se il confermatore fosse caduto, non sarebbe crollato tutto il resto? Se il confermatore vacilla e barcolla, chi lo confermerà? Se il confermatore non è fermo e costante in se stesso, quando gli altri verranno meno, chi li rafforzerà? Sta scritto: Se il cieco guida il cieco, entrambi cadranno nella fossa; se l’instabile ed il debole vogliono sostenere e assicurare il debole, entrambi cadranno a terra, da cui segue che Nostro Signore, nel dare l’autorità e il comando a San Pietro di confermare gli altri, glene diede anche il potere ed i mezzi per farlo, altrimenti per nulla avrebbe ordinato una cosa impossibile. I mezzi necessari per confermare gli altri e rassicurare i deboli, è quello di non essere soggetti alla debolezza né al terrore, ma di essere solidi e fermi in se stessi come una vera pietra e come un re: e tale era questo santo Apostolo, come Pastore generale e governatore della Chiesa universale. « Così, quando San Pietro fu posto a fondamento della Chiesa cristiana, e alla Chiesa fu assicurato che … le porte dell’inferno non avrebbero prevalso contro di essa, non era come dirci che San Pietro, come pietra fondamentale del governo e dell’amministrazione ecclesiastica, non avrebbe mai potuto essere sgretolato o rovesciato dall’infedeltà, che è la principale porta dell’inferno? Perché chi non sa che se le fondamenta sono rovesciate e minate, l’intero edificio cadrà? « Dopo tutto, se fosse possibile che il supremo Pastore ministeriale conduca le sue pecore in pascoli velenosi, è certo che l’intero parco sarebbe presto perso. Se il supremo Pastore ministeriale ci conducesse al male, chi rialzerebbe il gregge? Se si smarrisse, chi lo riporterebbe alla verità? Dobbiamo solo seguirlo, non lasciarlo, altrimenti le pecore sarebbero pastore (Controversie, discorso 48. L’espressione Pastore ministeriale usata da San Francesco di Sales non ha ovviamente nulla in comune con il caput ministeriale di Richer. Quest’ultimo considerava il Papa come deputato dalla Chiesa stessa ad essere il suo ministro; il santo Vescovo chiamava il Papa Pastore ministeriale solo per distinguerlo da Gesù Cristo, che è il Pastore invisibile che conferisce la loro missione a tutti gli altri Pontefici). »
D. L’infallibilità di San Pietro è stata ereditata da tutti i Pontefici Romani che gli sono succeduti?
R. Senza dubbio. Ascoltiamo di nuovo San Francesco di Sales: « Tutto questo non ha avuto luogo solo in San Pietro, ma nei suoi successori; poiché come rimane la causa, così rimane l’effetto. La Chiesa ha sempre bisogno di un confermatore permanente, al quale possiamo rivolgerci per trovare un fondamento solido, che le porte dell’inferno, e specialmente l’errore, non possano rovesciare: il suo Pastore non deve portare all’errore, né condurci al male. Solo i successori di San Pietro hanno questi privilegi, che non seguono la persona ma la dignità pubblica della persona. (Mgr. Mermillod ha constatato che la maggior parte delle edizioni francesi hanno indebolito il pensiero di San Francesco di Sales relativamente all’infallibilità pontificia).
II.
D. L’infallibilità del Papa può essere provata dalla Tradizione?
R. Certamente. I teologi, tra cui il famoso Thomassin, sottolineano che i primi otto Concili generali sono un riconoscimento impressionante dell’infallibilità del Papa. Bossuet stesso ha dimostrato solidamente contro Ellies Dupin che nei concili di Efeso e Calcedonia, il Papa ha dettato ed imposto la sua sentenza. Mi limiterò a citare il decreto del Secondo Concilio Generale di Lione (1274), sottoscritto anche dai Greci, secondo il quale – come è detto ivi – la Chiesa Romana è tenuta più di ogni altra a difendere la verità della fede, e pure le questioni sollevate su questa stessa fede devono essere definite dal suo giudizio. » – Non c’è bisogno di ricordare la famosa definizione del Concilio di Firenze, che il dotto Muzzarelli sostiene sia stata data con una forte intenzione di stabilire l’infallibilità. L’affermazione di Muzzarelli è confermata dagli atti del Concilio, e anche dal poco affetto che i gallicani hanno sempre mostrato verso il Concilio di Firenze -.
D. I Padri e i Dottori credevano nell’infallibilità?
R. Sì, senza dubbio alcuno. San A. de’ Liguori, nella sua confutazione di Febronio, ha un capitolo intitolato: Il potere supremo, e di conseguenza, l’infallibilità del Romano Pontefice provata dalla comune testimonianza dei santi Padri (P. Jaques, il Papa e il Concilio, ecc, p. 283 e seguenti) – Vi si leggono i nomi dei principali dottori che hanno illustrato la Chiesa durante i primi dodici secoli, Sant’Ignazio di Antiochia, Sant’Ireneo, San Cipriano, San Girolamo, Sant’Atanasio, Sant’Agostino, San Gregorio di Nazianzo, San Cirillo d’Alessandria, Sant’Ilario, San Pietro Crisologo, San Fulgenzio, San Gregorio Magno, il venerabile Beda, Sant’Anselmo, San Bernardo, San Bonaventura, San Tommaso d’Aquino. – Dopo questa enumerazione, che sarebbe stato facile prolungare (Il lettore troverà una splendida esposizione di ciò che i Padri credevano a proposito dell’infallibilità nella bella opera de Papa di M. Bouix, e ancora nel libro di P. Schräder de Unitate romana. Ai santi dottori citati da San A. de’ Liguori ne aggiungerò due, Sant’Ambrogio e San Leone IX. Sant’Ambrogio ha detto: lpse est Petrus, cui dixit: Ta es Petrus et super hanc petram ædifîcabo Ecclesiam meam: UBI ERGO PETRUS, IBI ECCLESIA. La parola ergo dà al testo già forte una nuova energia. – San Leone IX, ricordando a Michele Cerulario l’infallibilità del Romano Pontefice basata sulla preghiera del Salvatore: Ego rogavi pro te, aggiungeva: « Qualcuno sarà così temerario dal supporre che la preghiera di Colui la cui volontà è potenza, sia stata vana in qualche cosa? » Ebbene si! Diversi gallicani, seguendo Bailly, hanno sollevato questo empio dubbio), San A. de’ Liguori conclude: « Tutte le testimonianze dei santi Padri che abbiamo appena citato mostrano chiaramente che il Sommo Pontefice è infallibile. » – E Suarez, nel quale, secondo Bossuet, si sente tutta la Scuola … Suarez non esita a dire di coloro che attaccano l’infallibilità del Papa, « che la loro opinione non è solo avventata all’eccesso, ma anche erronea, per il fatto che il sentimento degli scrittori cattolici è così unanime riguardo a questa verità, che non è affatto permesso revocarla in dubbio. » (De Fide, disp. 20, sez. 3).
D. Ma tra le presunte testimonianze, non ce ne sono forse molte che possano essere ricusate: per esempio, quelle dei Papi, che sono troppo sospette poiché possano testimoniare per la loro stessa causa?
R. Si noti che la verità dell’infallibilità si basa: 1°. sugli stessi Concili Ecumenici; e 2°. su un immenso numero di Padri, Dottori e Teologi che non erano Sommi Pontefici. Così, ridotta a queste sole testimonianze, sarebbe sufficientemente stabilita. – Ma, anche se i soli Papi testimoniassero a suo favore, dovremmo comunque accettare le loro deposizioni: è Bossuet che lo dichiara. « Già sento – dice – quello che mormorano i nostri avversari, che non dobbiamo fidarci di quello che dicono i Papi in favore delle prerogative della loro Sede, perché sono parti interessate. – Né, per la stessa ragione, dovremmo fidarci dei Vescovi e dei Sacerdoti quando parlano della loro dignità. Noi dobbiamo dire proprio il contrario; perché Dio ispira a coloro che pone nei ranghi più sublimi della sua Chiesa sentimenti del loro potere che sono in accordo con la verità, di modo che, usandoli nel Signore con piena fiducia, quando l’occasione lo richieda, possano verificare questa parola dell’Apostolo: Abbiamo ricevuto lo Spirito da Dio, per mezzo del quale conosciamo i doni che ci ha elargito. (I Cor. II, 12). – Io ho ritenuto necessario fare almeno una volta questa osservazione, per confondere la risposta temeraria e detestabile che ci si oppone; e io dichiaro che, per quanto riguarda la dignità della Santa Sede, mi attengo alla tradizione e alla dottrina dei Romani Pontefici. (Defensio Declarat, p. III., 1. x., c. 6. Fénelon tiene assolutamente lo stesso linguaggio, Dissertat, de S. Pontif. auctor., c. 15). » Notiamo di passaggio che Bossuet non poteva sopportare che le lodi ed i titoli d’onore conferiti dai santi Padri alla Cattedra Apostolica fossero presi per semplici complimenti. « È entrare – diceva – nello spirito dei greci scismatici che, nel Concilio di Firenze, volevano prendere per attestato di onestà e per complimenti tutto ciò che i Padri scrivevano ai Papi per sottomettersi alla loro autorità (Osservazioni su l’Hist. Des Conciles, ecc., t. xxx, p. 521 (ed. Lebel). »
D. Almeno, è incontestabile che esaltando la Chiesa Romana e la Sede Apostolica, i Concili, i Padri e i Dottori abbiano voluto celebrare le prerogative inerenti alla persona dei Romani Pontefici?
R. Sì. « Launoy – dice San Alf. de’ Liguori – … Launoy e tutti coloro che, come lui, combattono l’infallibilità del Papa, fanno una distinzione tra la Sede Apostolica e romana, con cui intendono la Chiesa universale, e colui che occupa quella Sede, cioè il sovrano Pontefice. Ora affermano che la prima sia infallibile, ma che il secondo non lo sia. « La distinzione è ingegnosa, ma è falsa e contraria al comune sentire dei Concili, dei Sommi Pontefici e dei Santi Padri, che per Sede Apostolica o Romana intendono generalmente il Pontefice di Roma. Pertanto, sotto la denominazione di Sede, si intende colui che vi è seduto (P. Jacques, op. cit., p. 157). Fénelon confuta molto bene questa distinzione tra la sede e l’occupante. Vedi la sua dissertazione già citata, cap. VII e segg.) ». – Il corifeo del giansenismo, Àrnauld, non era contento di questa distinzione che, nonostante il suo odio settario, non poteva conciliare con le testimonianze della tradizione (Lettera a M. Du Vaucel, 9 ottobre 1686 (n.° 591). – Infine, Tournély, un teologo che i gallicani hanno ascoltato abbastanza volentieri, è d’accordo sul fatto che la distinzione tra la sede e l’occupante non è né vera e nemmeno intelligibile. Né lo trova suscettibile di accomodamento sulla testimonianza della tradizione. Essa non ha altro valore che quello che gli viene dall’autorità secolare: Allonge difficilius est ea conciliare cum declaratione Cleri gallicani, a qua recedere nobis non permittitur (De Ecclesia, t. II, p. 134).
D. Perché affermate l’esistenza di una tradizione a favore dell’infallibilità, mentre la Chiesa gallicana si è sempre pronunciata contro di essa?
B. Niente è più falso di questa presunta opposizione della Chiesa di Francia. Non è solo all’estero che i teologi hanno vendicato la Francia di una tale calunnia. D’Àguirre, Sfondrate, Zaccaria, Boccaberti, Orsi e San A. de’ Liguori hanno saggiamente stabilito che la Francia era sempre stata devota al sentimento dell’infallibilità. – Ma la stessa tesi è stata portata alla luce in Francia da Charlas, Fénelon e dal cardinale Villecour. – È vero che nel 1682 l’assemblea del clero di Francia emise una dichiarazione ostile all’infallibilità. Ma tutti sanno oggi a cosa attenersi riguardo ai motivi vergognosi che hanno causato la convocazione di questa triste assemblea e la redazione della Dichiarazione. Dopo il bel libro del signor Ch. Gérin, dobbiamo esclamare con il signor l’abate Maynard: « La culla del gallicanesimo è così macchiata di dispotismo e viltà che respingere i quattro articoli non è più solo una questione di ortodossia, ma una questione d’onore. (Bibliografia cattolica, aprile 1869).