P. F. GHERUBINO DA SERRAVEZZA
Cappuccino Missionario Apostolico
IL PROTESTANTISMO GIUDICATO E CONDANNATO DALLA BIBBIA E DAI PROTESTANTI (26)
FIRENZE – DALLA TIPOGRAFIA CALASANZIANA – 1861
SECONDA PARTE.
Genuino prospetto del Cattolicismo, e del Pretestantismo, delineato dai Protestanti.
PRATTENIMENTO II
Alcune sovrumane bellezze della Chiesa Cattolica
Punto I.
L’ ammirabile sua perpetua stabilità ed estensione, ec.
I Papi – loro supremazia,
11. Apostata. Bravo il mio carissimo Protestantismo! Avete altro da dirmi in lode della Cattolica Chiesa? Proseguite pure nel vostro delirio; giacché al presente occupa tutti i vostri pensieri!!!
Prot. « Non vi è, e non vi fu mai su questa terra opera di umana politica cotanto meritevole di esame, quanto la Chiesa Cattolica Romana. La storia di questa Chiesa congiunge insieme le due grandi epoche dell’umano incivilimento. Niun’altra istituzione esiste tuttora in piedi, la quale possa ricondurre indietro i nostri pensieri a quei tempi, quando il fumo de’ sacrifizi s’innalzava dal Pantheon, e quando i leopardi e le tigri saltellavano entro l’anfiteatro Flavio. Le più boriose stirpi di regi non son che d’ieri, se si paragonano alla linea dei Sommi Pontefici. Noi rintracciamo questa linea in una serie non interrotta dal Papa che coronò Napoleone nel secolo XIX; a quello che coronò Pipino nel secolo VII; e ben più oltre dell’epoca di Pipino si estende l’augusta dinastia, finché sì perde ne’ crepuscoli della fede. La Repubblica di Venezia tiene in fatto di antichità il secondo posto. Ma la Repubblica di Venezia ci comparisce moderna in Paragone del Pontificato; e la Repubblica di Venezia è già sparita, ed i Pontefici rimangono. La Sede Pontificia rimane tuttora, non già in istato di decadimento, non già come un semplice monumento di antichità, ma piena di vita e di giovanile vigore. La Chiesa Cattolica invia tuttora a più remoti confini del mondo intiero i suoi missionarii, non meno zelanti di quell’Agostino che disbarcò in Kent (contea d’Inghilterra) co’ suoi compagni; e tuttora affronta i potentati ostili con quel medesimo coraggio col quale affrontò Attila.
12. Il numero dei suoi figli è maggiore di quello che si avesse in qualsivoglia altra epoca. Le sue conquiste nel nuovo mondo l’hanno più che compensata delle perdite giù sostenute nel vecchio. La spirituale dominazione si estende sopra le vaste contrade che stanno tra le pianure del Missouri fino al capo Horn; contrade che da qui ad un secolo conterranno probabilmente una popolazione tanto grande, quanto quella che abita presentemente l’Europa. I membri addetti alla sua comunione non sono men di cencinquanta milioni (ora dugento milioni); e torna ben difficile il poter provare, che tutte le altre sette cristiane unite insieme ascendono a cento venti milioni. Né punto vediamo alcun segno che indichi esser vicina la fine della sua lunga dominazione. Essa ha già veduto il cominciamento di tutti i governi, e di tutte le istituzioni ecclesiastiche che esistono oggi nel mondo; e noi non siamo inclinati a credere che essa non sia destinata a veder la fine di essi tutti. Ella era grande e rispettata prima che i Franchi oltrepassassero il Reno, quando la greca eloquenza era tuttora in fiore in Antiochia, e quando gli idoli ricevevano adorazioni nei templi de La Mecca. Ed essa potrà similmente esistere men vigorosa di adesso, quando qualche viaggiatore della Nuova-Zelanda si porrà a sedere, circondato da un’ampia solitudine, sopra un dirupato pilastro. del già rotto ponte di Londra, per disegnare in un Album le rovine della Chiesa di S. Paolo (Tempio protestante di Londra).
13. «Spesso sentiamo dire che il mondo diventa costantemente più e più illuminato, e che questi grandi lumi debbono esser favorevoli al Protestantismo, e contrarii al Cattolicismo. Noi siamo protestanti, e avremmo per avventura desiderato di poter prestar fede a tutto questo; ma molto temiamo che la proposizione non abbia alcun fondamento, e dia nel falso. Imperocchè veggiamo bene in due secoli e mezzo (ora più di tre) avere lo spirito umano acquistato una energia, ed una vita (benché per una sola e certa direzione) incredibile…. Però con tutto questo noi in pari tempo scorgiamo che nello spazio di 250 anni il Protestantismo non ha fatto conquiste di cui valga la pena il parlare. Anzi crediamo che se vi è stato qualche cambiamento, quel combiamento è stato favorevole alla Chiesa Romana. Dopo ciò sarebbe pure a domandare, come mai possa altri sperare che lo sviluppo delle umane cognizioni abbia a riuscir nocivo ad un sistema, il quale, per non dire di più, fermo ed illeso ha saputo rimanersi al suo luogo, non ostante il continuo progredir delle scienze dal tempo della Regina Elisabetta? »
14. «L’effetto del grande scoppio del protestantismo in una parte del Cristianesimo fu quello di produrre il ravvivamento del pari violento dello zelo cattolico in un’altra…. Nel corso di una sola generazione, l’intiero spirito della Chiesa di Roma si cambiò. Dalle sale del Vaticano sino al più isolato romitaggio degli ap pennini il gran rinnovamento si sentiva e si vedeva dappertutto. Tutte le istituzioni anticamente introdotte per la propagazione e la difesa della fede furono ripulite e rese efficaci… Il celebre Ignatio di Loyola nella grande reazione cattolica ebbe la parte che ebbe Lutero nel gran movimento protestante… La sua attività ed il suo zelo vinsero tutti gli ostacoli: e sotto la sua direzione l’ordine de’ Gesuiti cominciò ad esistere, e crebbe rapidamente alla piena misura della sua potenza gigantesca. Con qual veemenza, con quale esatta disciplina, con qual coraggio intrepido, con quale abnegazione, con qual dimenticanza dei più cari legami privati, con quale intensa e ostinata divozione ad un solo fine, con quale accortezza nel praticare i varii mezzi i Gesuiti combatterono per la loro Chiesa, per la loro Chiesa, si trova scritto in ogni pagina degli annali di Europa per molte generazioni…
15. » I Romani Pontefici mostrarono nelle proprie persone tutte le austerità de primi anacoreti della Siria. Paolo IV, portò al trono pontificale lo stesso zelo fervente, che lo aveva portato al convento de’ Teatini. Pio V, sotto i suoi splendidi abiti, portava giorno e notte il cilicio di un semplice frate; andava scalzo per le strade nelle processioni: trovava anche “in mezzo alle sue occupazioni più urgenti e difficili il tempo per l’orazione privata: spesso si lagnava che i pubblici doveri del suo grado erano poco favorevoli all’aumento della santità, ed edificava il suo gregge con esempii innumerevoli di umiltà, di carità e di perdono delle ingiurie personali; mentre allo stesso tempo sosteneva l’autorità della sua Sede, e le dottrine incorrotte della sua Chiesa con tutta la costanza e l’ardore d’Ildebrando. Gregorio XIII si sforzava non solo d’imitare, ma anche di oltrepassare Pio nelle virtù severe di una sacra professione. Come fu il Capo, così furono i membri. Il cambiamento nello spirito del mondo cattolico si può rintracciare in ogni ramo di letteratura e di arte. Se ne accorgerà ciascuno che paragoni il poema del Tasso con quello dell’Ariosto, ovvero i monumenti di Sisto V con quelli di Leone X! ( Nacaulay, History of England from the accession, etc. London 1848)
16. Apost. Caro Protestantismo! Io per voi abbandonai Papa e Papato, e voi venite a seccarmi col farne elogj? Morte al Papa! Abbasso il Papato!
Prot. « L’idea di un supremo Pontificato de’ Vescovi in Roma è un’idea la più grande e sublime che si sia mai in alcun tempo recata ad effetto. La mente umana non poté mai concepire un pensiero più bello e più perfetto (né uguale) di quello della Gerarchia e della teocrazia. Essa era in armonia coi bisogni dei tempi che correvano, e fu per così dire un avvenimento necessario. » (Marheinecke. Il sistema del Cattolicesimo nel suo sviluppo simbolico. Heidelberg 1810, p. 195).
17. «I Papi innalzarono una diga al torrente della barbarie, che avrebbe menato guasto su tutto il mondo. Furono essi che con le loro mani veramente da padri fondarono la Gerarchia (questa fu fondata col Papato di Gesù Cristo) è con esso lei la libertà di tutti gli Stati. Priva di questa libertà Roma potea cadere pei rescritti di un solo; priva di quella Gerarchia, non era già possibile d’istillare in tutti popoli i medesimi sensi, e gli stessi amori. La Chiesa vedova del Papa farebbe mostra di un esercito, a cui mancato fosse ed ucciso il valoroso capitano. » – (Giovanni Müller, Op. T. 8, p. 56).
18. « Fu veramente una grave disgrazia per la Russia, che non la religione Romana, ma la greca divenisse la sua religione nazionale. Poichè gli Istituti Regolari dell’Occidente erano molto più utili per la cultura nazionale, che non i Monaci dell’Oriente; e fino il Primato del Romano Pontefice, che riuniva più nazioni in una sola monarchia spirituale, riusciva più vantaggioso per la civiltà e per la cultura de popoli, ed era nel medesimo tempo più conforme all’indole generale degli Stati, che non il debole sistema gerarchico greco! » (Spittler, presso Ag. Theiner, La Chiesa scismatica di Russia descritta etc. Lugano 1846, p. 148 e segg.).
« L’intera Europa senza il Papato sarebbe facilmente caduta fra gli artigli de’ tiranni, i quali l’avrebbero fatta lor preda; e sarebbe così diventata quasi un teatro: d’irreconciliabili ed eterne discordie, e forse anco un deserto mongolico. » (Herder, I miei pensieri sulla filosofia del genere umano, T. 3, p. 167).
19. Apost. « Sì, il Papato fu una gloria di Italia, e fu grandemente utile all’Europa. Nel medio evo, quando tutto era sconvolgimento «ed anarchia, sebbene i Papi fossero egualmente immorali degli altri principi, pure la loro influenza religiosa impedì la dissoluzione della società, tenne unite le popolazioni dell’Europa col legame di una religione uniforme, e col propagarvi le leggi romane passate nel diritto canonico, e sparse fra di loro i germi di una futura civiltà. In Italia mantenne vive le tradizioni romane, che furono la causa che essa per la prima si liberasse dal caos del medio evo, essa la prima sì desse leggi scritte, e si svolgesse a lei quel precoce incivilimento che fu la fiaccola civilizzatrice di tutta l’Europa. – Dunque – bisogna disfarsi del Papa? » (Bianchi Giovini, nel suo giornale: L’Unione, 9 ottobre 1859).
20. Prot. Tu ragioni da bestia. Non conosci ciò che ne avverrebbe alla Religione quando le fosse tolto il suo Capo? Sei affatto cieco?
« Giusta cosa ella è, e non può negarsi, che ogni religione abbia un Capo che la governi e a tutti gli altri presegga, affinché l’unità e la pace durino ferme e non siano turbate. Perocché una religione, la quale non avesse che reggitori particolari e propri a ciascun paese, non starebbe molto a tramutarsi, e pretender novelle forme, secondo che tornerebbe conto ai fini e alle bisogne degli Stati. Diverrebbe allora un istituto civile; cosicché potrebbesi non a torto equiparare alle poste ed ai balzelli. Cambierebbesi da ultimo in una istituzione di finanza, atta a condurgli uomini quasi fossero sempre bambini e da sorreggersi col laccio, e servirebbe così materialmente alle mire dello Stato. Potrebbe più appellarsi in questa guisa un istituto divino?! » (Oken, Il nuovo armamento, la nuova Francia, 1814, p. 736)
Apost. Ma se così è, perché appellate il Papa – l’Anticristo?
21. Prot. « Colui non è l’Anticristo che non insegna veruna cosa, la quale si opponga alla dottrina insegnataci da Gesù Cristo. Ma il Papa nulla insegna di opposto alla dottrina di Gesù Cristo; dunque il Papa non è l’Anticristo. » (Ugone Grozio, presso Monsign. Bossuet, dottrina e critica di Grozio, Venezia 1784, §19, p. 65).
« Se i primi riformatori, nei loro-scritti privati, non han mancato di nominare il Papa Anticristo, e la Chiesa Cattolica la prostituta di Babilonia, non devesi perder punto di vista che eglino erano nel calore del combattimento…. Se loro fosse dato di ritornare e vedere il movimento attuale; eglino troverebbero l’Anticristo ben altrove che sopra la Sede di Roma. Io riconosco un progresso in queste parole del Conte di Zizendorf: Nel Papa io non vedo punto l’Anticristo; ma il Capo legittimo della Chiesa Romana. » (Sthal, nel Sinodo di Brema, Compte rendu des Seans, etc. Vedi Annales catholiques de Genève, P. 41, 42, Dec. 1852).
22. Apost. Ciò che singolarmente mi rende insoffribile il Papa è quella sua pretesa spirituale Monarchia universale indipendente, per cui pretende di aver diritto, di comandare in casa di tutti, con tanto danno ed ingiuria de governanti e dei governati; poiché è causa funesta di continui disordini e dissenzioni, che mai potranno cessare finché tal potere non sia bandito dal mondo. Non è egli vero?
Prot. Se tale universale potestà sia o no pretesa, già te l’ho fatto conoscere, e se ciò non ti basta, ti rimetto alle mie Discussioni al tribunal della Bibbia. Veniamo dunque al resto.
«Vi è una via antica e semplice di assicurare per l’avvenire la sicurezza degli Stati, i diritti reciproci de Sovrani e dei popoli, e cotesta via infallibile eccola. Ritrovate in tutti i poteri quella Pontificia Monarchia, la quale fin da principio ha esistito nella Chiesa Cristiana, che sola può dominare sui cuori, che meritò l’ammirazione de’ primi fedeli, che anche dopo per lunga stagione esercitò il suo potere invisibile e spirituale su tutte le società politiche, delle quali mantiene i diritti reciproci, delle quali consacrò la indipendenza; delle quali preparava e disponeva il perfezionamento, quando ciechi legislatori a scavare si accinsero i suoi maestosi fondamenti, e a fulminare l’interdetto contro i ministri di Lei, ed a diminuire la sua influenza morale a segno, che poterono mandare ad effetto il loro piano iniquo di ribellare i popoli, di rovesciare le Dominazioni che hanno loro origine da Dio, e di operare quella rivoluzione spaventevole che abbiamo veduta…
» Tale è la natura della Monarchia Pontificia: Non è altro che quella del Re dei Re: offre essa ai poveri e ai deboli un riparo contro l’oppressione e la violenza, mantiene l’obbedienza ai Sovrani legittimi, ed impedisce le popolari insurrezioni. Monarchia ammirabile per il principio divino che la costituisce, quello cioè dello sproprio e della rinunzia ad ogni temporale vantaggio. Lungi dal sottometter le nazioni al duro scettro ed uniforme di un solo Padrone, essa mantiene l’indipendenza respettiva degli Stati, e lascia ad ognuno di essi quella che più gli conviene forma di civil reggimento, secondo gli interessi, il commercio, i bisogni, le abitudini e le località delle diverse nazioni. Lungi dal volere che s’incurvino i popoli sotto il potere di un solo Monarca, la spirituale Potestà presenta all’universo lo spettacolo dell’unità nella varietà medesima, il bello morale ed il bello politico, l’unione di popoli diversi, i quali non hanno che un sol cuore ed un’anima sola, benché differenti presso di loro ed i costumi, e le leggi, e la individua esistenza, e la forma del governo…
» Quale è dessa ora la vocazione sublime, a cui sono chiamate tutte le Potestà temporali? Non è forse quella di conservare nella sua integrità lo spirituale Potere, unico loro proteggitore? Ed eglino non si affretteranno a restituire alla Monarchia universale (la quale pone all’autorità loro il suggello) i suoi venerandi Ministri, gli zelanti suoi Missionarj, i suoi pii cenobiti, e tanti solitari divoti; sostegni fedeli, che la empietà le ha ultimamente rapiti, onde poter riuscire a disertarla?
» La Chiesa salvò l’Europa col suo potere da una totale barbarie: Ella fu il punto di riunione di tutti gli stati isolati: Ella sì collocò fra il tiranno e la vittima, e rannodando fra le nazioni inimiche i vincoli d’interesse, di alleanza; di amicizia, divenne la salvaguardia delle famiglie, dei popoli, degli individui! » (Pietro Foux, presidente del Comitato Riformato, Lettera sull’Italia, 376, 378, 380, 384).
«La Monarchia Pontificia ha insegnato alle nazioni ed ai re a riguardarsi vicendevolmente come compatrioti, essendo tutti egualmente soggetti allo “scettro divino della Religione, e qual centro di unità è stata per più secoli l’uman genere un vero benefizio. Ah! Perché mai divisioni funeste hanno tolta per molti Stati l’attiva sua forza a quel centro prezioso di unità! Ah! se tutte le parti, che separate si sono dal sistema generale vi si riunissero sotto un rapporto di riconciliazione evangelica, in luogo di lacerarsi a vicenda, e correr rischio di piombare nel caos, quanta forza e quanta stabilità acquisterebbero le società politiche! e come crescer vedrebbe la Religione il suo impero su i cuori !! » (Robertson [presbiteriano] presso Foux Op. cit. p. 126).