LA SITUAZIONE (4):
DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI
OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO
Custos, quid nocte?
Sentinella: che è della notte?
ROMA tipografia Tiberina – 1861
Lettera Quarta
Caro Amico.
Per quanto ho potuto, ho cercato, caro amico, di ben definire la situazione, in cui siamo. Voi intendete la natura del movimento che ci trascina, anzi, se non erriamo, il punto riciso, ove è la lotta eterna del male contro il bene. Essa si assomma oggidì nello spogliamento dello Stato Pontificio, o, che è tutt’uno, nella soppressione della sovranità visibile di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma questo fatto è nato forse come un fungo sopra una quercia? ne è l’idea forse caduta ieri in testa ad alcuno chi che si fosse personaggio? Forse tutto ad un tratto e come a dire di salto l’Europa si è imbattuta, e impigliata nel terribile mal passo d’onde non sa come uscire? A sol pensarlo, è un errore. Il troppo famoso opuscolo Il Papa ed il Congresso non ha già esso creato la presente situazione, l’ha sì bene rivelata; che quello che è, emana da quello che fu. Onde non vedere nella situazione attuale; ma che un avvenimento transitorio, impreveduto, altro o improvvisato, è come un ridurre un gigante alla statura di un nano. Lo spogliamento completo della Chiesa Romana, come abbiamo detto, si manifesta un fatto annunziato da gran tempo, avente sue profonde radici nel passato dell’Europa moderna. E noi ci facciamo a ricercarlo. Perciocché a ben conoscere una malattia, e soprattutto a trattarne con buon successo, ci bisogna conoscerne l’origine. – Lo spogliamento supremo di cui siamo minacciati, considerato come idea e nella sua causa primiera, che è la rabbia di satana, è tanto antico quanto il Cristianesimo: ma se noi lo studiamo nella sua formola e nei suoi pretesti, in una parola nella sua manifestazione pubblica e riconosciuta, esso è sol vecchio di quattro secoli. Voi ben sapete, come entrando il Cristianesimo nel mondo, vi trovò il genere umano curvato sotto il giogo di Cesare. Ogni potere concentrato nelle mani di un uomo; ogni diritto nella sua volontà. Quest’uomo era un dio: questo dio si appellava Nerone, Tiberio, Caligola, Domiziano. Era unità nell’ultima abbiezione. A fine di lacerare questa caria del più mostruoso dispotismo, il Cristianesimo entra a dividere il potere. A fianco a Cesare crea il Pontefice. A Cesare subordinato al Pontefice egli confida i corpi; al Pontefice assegna le anime. Come l’anima ed il corpo, la società spirituale e la società civile, unite senza confondersi, procedono con passo sicuro verso la loro perfezione rispettiva. – In tal modo il dispotismo cesareo divenuto impossibile, la libertà umana è in salvo. Tre secoli di lotta accanita cacciano il demonio da Roma ch’era capitale del suo regno, che si diventa Capo alla Città di Dio. Ma come già ebbe detto l’eminentissimo Cardinal Vicario, satana furioso non però si tenne per vinto. Dopo la sua espulsione non cessò mai di aggirarsi intorno a Roma, e di fare incessanti sforzi per rientrarvi. La storia che ciò racconta, racconta altresì le sue disfatte. Invano resuscitare il passato, egli arrolla talvolta sotto i suoi sediziosi stendardi gl’Imperatori di Alemagna, e i loro legisti. Invano il poeta di Firenze pubblica l’apologia dell’antico Cesarismo; cheDante non vi profitta, come già fallirono i Ghibellini. Sopra il principio evangelico si posa, e sta lungamente l’ordine europeo, come la piramide del deserto sopra la sua base di granito. Questi vieti tentativi contro la sovranità pontificale saranno, se vi piace, le radichette della presente situazione; ma la vera radice è più moderna. Questa radice, senza la quale l’albero non sarebbe mai divenuto sì grande, venne piantata, ha già quattro secoli, nel suolo dell’Europa. A quell’età di sinistra memoria, si eccitò nelle nazioni cristiane dell’occidente certa specie di fanatismo in favore delle istituzioni politiche dei popoli pagani. Presentata come il tipo della forza e della perfezione sociale, la grande unità materiale del mondo di Tiberio si porge, come uno specchio all’Europa stupefatta. Roma antica sorge dalla tomba con tutto il suo corteggio di libertà, di virtù, e di vittorie. Si cantano le sue grandezze; si ridice il segreto di sua potenza; si ricostruisce in idea; ed alla sommità dell’edificio sempre brilla Cesare imperatore e pontefice. – Allora fu che compissi un cangiamento radicale nella politica tradizionale dell’Europa; e Macchiavelli ne fu principale strumento. « La sua opera, dice un autore non sospetto, il Sig. Matter, segna un’era novella, cioè un’era di sovversione completa; non già una semplice rottura tra la religione e la politica; ma proprio un’era di sovvertimento fondamentale delle loro antiche relazioni ». (Hist, des Soc. polit., etc. t. 1, p. 70). Ciò che nessun altro aveva fatto prima di lui, quest’uomo figlio della sua educazione, formola nettamente la teoria dell’onnipotenza cesarea, abolita dal Cristianesimo. Egli la parla, la scrive, la rende popolare. Un ostacolo si oppone, e si opporrà sempre a questa onnipotenza; la proprietà, onde la Chiesa è indipendente; e Macchiavelli si fa sollecito di far ciò bene conoscere: onde in tutta Europa l’ambizione coronata a poco a poco, presto, o tardi saprà farla scomparire: ed aspettando che ciò si esegua, il fiorentino mette mano all’opera nel suo proprio paese. Venti anni prima di Lutero, in seno ad una città cattolica, a poche leghe distante da Roma, egli osa pubblicare che l’unico ostacolo all’unità d’Italia e la causa di tutti i suoi mali è il potere temporale della Chiesa Romana. Si rimane stupefatto in trovare sotto la sua penna, alla lettera, tutta la politica del Piemonte, la Questione Romana di About, i proclami di Garibaldi, il programma di Mazzini, le arringhe di Cavour, i memorandum di Vittorio Emmanuelc, e le istruzioni delle società segrete![Il 3 Marzo di quest’anno (1860) Ricasoli governatore della Toscana diceva alle truppe: La nostra costituzione non può essere ostacolata che dal suo eterno nemico decrepito. Questo nemico è il potere temporale di Roma. » Sopraggiunge in conferma di ciò l’orribile ordine del giorno del generale piemontese Ferdinando Piuelli datato in Ascoli il 3 febbraio di quest’anno 1861; nel quale dice ai suoi soldati « Noi schiacceremo il sacerdotal vampiro, che colle sozze labbra succhia da secoli il sangue della madre nostra; purificheremo col ferro e col fuoco le regioni infestate dall’immouda sua bava, etc. etc. « Altro che Drusi! Satana istesso non avrebbe potuto dichiarare più esplicitamente ove son diretti tutti i suoi sforzi.]. – Voi ne giudicherete da voi stesso: « Abbiamo dunque colla Chiesa e coi Preti noi Italiani, dice Macchiavelli, questo primo obbligo, di essere diventati senza religione, e cattivi; ma ne abbiamo ancora un maggiore, il quale è cagione della rovina nostra. Questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa nostra Provincia divisa. E veramente alcuna Provincia non fu mai unita o felice, se la non viene tutta alla ubbidienza d’una Repubblica, o d’un Principe E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia anch’ella o una repubblica, o un Principe che la governi, è solamente la Chiesa; perché avendovi abitato e tenuto Imperio temporale, non è stata sì potente, né di tal virtù che la abbia potuto occupare il restante d’Italia, e farsene Principe. E non è stata dall’altra parte sì debole, che per paura di non perdere il dominio delle cose temporali, la non abbi potuto convocare un potente che la difenda contra a quello che in Italia fosse diventato troppo potente. Non essendo dunque stata la Chiesa potente da poter occupare l’Italia, né avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta venire sotto un Capo, ma è stata sotto più Principi e Signori; dai quali è nata tanta disunione, e tanta debolezza, che la si è condotta ad essere stata preda non solamente dei Barbari potenti, ma di qualunque l’assalta. Di che noi altri Italiani abbiamo obbligo con la Chiesa, e non con altri. » (‘ Discorsi sulle Deche ctc. Lib. I . Cap. XII. – Per facilitare la soppressione del dominio temporale della S. Sede, Macchiavelli toglie ogni scrupolo a coloro che vorranno intraprenderla; assicurandoli, che la religione medesima vi profitterebbe. Qui, mio caro amico, la sorpresa si accresce. Tutte le accuse messe in mezzo e ripetute tanto oggidì al medesimo scopo, ed accettate da moltissimi, tutte si contengono nelle opere di Macchiavelli. a Come l’Italia per aver mancato di Religione, mediante la Chiesa Romana, è rovinata: è questo il titolo del Capitolo XII sopra citato; ove abbiamo pur letto quella conclusione: « Abbiamo dunque colla Chiesa Romana e coi Preti noi Italiani questo primo obbligo di essere diventati senza religione, e cattivi ». Da questo tratto giudicate dell’intero capitolo. Non accade il dirlo! sta a capo di questi sofismi, e di queste calunnie ciò che noi vediamo cogli occhi nostri, o spogliamento del dominio di S. Pietro per causa di utilità Italiana. – Dopo l’esposizione dei motivi, Macchiavelli spinge alla pratica. Tutto ciò che da due anni a questa parte hanno scritto gli unificatori d’Italia e gli spogliatori della S. Sede, è copiato parola per parola dal libro del maestro. Macchiavelli, adulando la vanità ereditaria dei suoi compatrioti, mostra loro la seducente immagine dell’antico impero. L’ultimo capitolo del suo Libro intitolato il Principe, porta questo titolo: Esortazione a liberare l’Italia dai barbari; la quale esortazione si riduce in queste parole: Italiani, volete l’unità italiana sotto un principe italiano? Volete voi che ritornino quei giorni di forza, di gloria, e di felicità, di cui godettero i vostri antenati sotto la grande unità romana? Mettete mano all’opera. La prima cosa è il cacciare i barbari dall’Italia; la quale « rimasta come senza vita, aspetta quale possa esser quello che risani le sue ferite, e ponga fine alle direpzioni e ai sacchi di Lombardia, alle espoliazioni e taglie del Reame e di Toscana, e la guarisca di quelle sue piaghe già per lungo tempo infistolite (Il Principe, c. XXVI). Affin di ristaurare in tutto il suo splendore l’antico impero, e di realizzare l’unità e la libertà italiana, che ne saranno le felici conseguenze, è necessario un Cesare: e Macchiavelli si guarda bene di ciò dimenticare. Al principe ambizioso di tanta gloria ci pone le regole che deve seguire, indica le qualità che deve avere. Prima di tutto, il principe liberatore deve riguardare la religione come un semplice istrumento di regno: « Debbe il principe, dice il maestro, tutte le cose che nascono in favore della religione, come che le giudicasse false, favorirle ed accrescerle, e tanto più lo deve fare, quanto più prudente egli è, e quanto più conoscitore delle cose naturali » (Disc. C. XII). E per dimostrare che tale fosse la condotta dei Romani, veri modelli della buona politica secondo il suo parere, impiega i seguenti capitoli XIII e XIV espressamente a tale oggetto. – A questa sacrilega ciurmeria, il successore di Tiberio aggiungerà la perfidia verso gli uomini. « Non può pertanto un Signore prudente, continua Macchiavelli, né debbe osservare la fede quando tale osservanzia gli torni contro, e che sono spente le cagioni che la fecero promettere …. Né mai ad un principe mancheranno cagioni legittime di colorare la inosservanzia …. Ed hassi ad intendere questo, che un principe, e massime un principe nuovo, non può osservare tutte quelle cose, per le quali gli uomini sono tenuti buoni E però bisogna che egli abbia un animo disposto a volgersi secondo che i venti e le variazioni della fortuna gli comandano; e come di sopra dissi, non partirsi dal bene, potendo; ma saper entrare nel male necessitato …. Nelle azioni di tutti gli uomini, e massime dei principi, si guarda al fine. Faccia dunque un principe conto di vincere c mantenere lo stato: i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli e da ciascuno lodati. (Il Principe, c. XVIII). Da queste massime, e da altre dello stesso genere esposte colla medesima crudezza, Macchiavelli conchiude che il suo eroe deve partecipare del lione e della volpe conformemente al modello lasciatoci dagli antichi nostri maestri in politica. « Essendo dunque un principe necessitato saper bene usare la bestia, deve di quella saper pigliare la volpe ed il lione; perché il lione non si difende dai lacci, la volpe non si difende dai lupi. Bisogna dunque esser volpe a conoscere i lacci, e lione a sbigottire i lupi … Quel principe che ha saputo meglio usare la volpe, è meglio capitato. Ma è necessario questa natura saperla ben colorire, ed essere gran simulatore e dissimulatore. (ibid.) – Voi lo vedete, mio caro amico; la situazione delle cose, considerata nella sua formola e nei suoi pretesti, non è nuova. Se non ostante alcuni precursori più o meno numerosi, l’arianesimo si attribuisce giustamente ad Ario, e oò pelagianesimo a Pelagio, perché essi hanno dato nettamente la formola di quest’eresia, e ne sono stati gli apostoli; l’istoria è dunque ben fondata a dare il Macchiavelli per padre della politica piemontese o mazziniana, poiché egli primo ne mise il programma, e preparonne il trionfo. – Se la teoria dello spogliamento della Chiesa Romana risale a quattro secoli, la effettuazione parziale di questo principio supremamente anticristiano è appena posteriore di qualche anno. All’epoca di Macchiavelli la Chiesa era il più gran proprietario dell’Europa. E certo nessuna proprietà era più sacra della sua: ma tutto cangia colla politica cesarea ristorata dal Macchiavelli e dalla sua immensa scuola; che sviluppata il principio dal luteranismo, applicato da tutti i governi, lo spogliamento della Chiesa fa il giro dell’Europa. Tutti i Re vogliono esser Cesari, nel senso antico tutti i principi vogliono esser Re. – Davanti la loro ambizione eccitata e giustificata dal fiorentino, cadono tutte le barriere protettrici del diritto di proprietà ecclesiastica. Lo spogliamento della sposa di Gesù Cristo, o come si dice da due anni in qua, l’annessione, invade rapidamente la Prussia, la Svezia, la Danimarca, l’Olanda. Passa in Inghilterra; e colà come in tutti gli altri paesi, si consuma coll’effusione di torrenti di sangue cattolico. Ajutato dai legisti, e convien confessare, anche da certi membri del Clero, il Cesarismo pagano penetra di più in più nella politica dei governi. Lo spogliamento si estende agli stati cattolici. Giuseppe II passa sua vita in spogliare la Chiesa. La Francia cammina sulle orme delle altre nazioni, e le sorpassa di gran lunga. Il Portogallo, la Spagna, l’Italia medesima l’hanno imitata. Egli è dunque vero che ciò che si fa oggi contro Roma non è che il compimento di un attentato sacrilego cominciato sono ormai quattro secoli, e praticato in tutta Europa. Or tale è il gigante, contro il quale noi abbiamo a lottare. E questa è, mio caro amico, la situazione delle cose di presente, nel triplice punto di vista, dell’origine, della teoria, e della pratica. Domani sarò per parlarvi della causa intrinseca di questo strano fenomeno.
Tutto vostro etc.