CATECHISMO CATTOLICO A CURA DEL CARDINAL PIETRO GASPARRI (19)
PRIMA VERSIONE ITALIANA APPROVATA DALL’AUTORE 1932 COI TIPI DELLA SOC. ED. (LA SCUOLA) BRESCIA
Brixiæ, die 15 octobris 1931.
IMPRIMATUR
+ AEM. BONGIORNI, Vie. Gen
APPENDICI
APPENDICE III.
Di quelli che sono in pericolo di morte.
Se accade che sia in pericolo di morte un infermo battezzato, sia bambino, sia fanciullo, sia adulto, che ignora il catechismo e vuol giovarsi degli altri Sacramenti della Chiesa, il sacerdote lo istruisca sommariamente intorno a Dio, a Dio remuneratore, ai misteri della Ss. Trinità e della Redenzione umana, alla reale presenza di Cristo nell’Eucaristia e al sacramento della Penitenza; e lo esorti a implorar perdono da Dio de’ peccati commessi, per intercessione della beata Vergine Maria, nostra Madre amorosissima; ne ascolti, per quanto è possibile, la confessione e gl’impartisca l’assoluzione sacramentale; finalmente gli somministri il sacramento del Corpo di Cristo e, se tempo avanza, anche la Estrema Unzione. – Se invece l’infermo non è battezzato e chiede il Battesimo, ma non può essere istruito più accuratamente, per conferirgli il Battesimo basta sia istruito intorno a Dio, a Dio remuneratore e, come sopra, a’ principali misteri della fede e che dimostri in qualche modo di assentirvi e prometta seriamente di osservare i comandamenti della Religione cristiana. Che se non è in grado nemmeno di chiedere il Battesimo, però abbia prima o nella attuale condizione manifestato in qualche modo probabile l’intenzione di riceverlo, dev’essere battezzato sotto condizione; e se, poi, guarito, rimanga dubbio circa la validità del conferito Battesimo, sia di nuovo conferito il Battesimo sotto condizione. – In mancanza del sacerdote e di tempo per chiamarlo, qualsiasi persona, per prepararlo, quant’è possibile, alla morte, istruisca l’infermo, l’esorti e lo battezzi, come s’è detto sopra.
APPENDICE IV.
DECRETO circa le Indulgenze concesse a coloro, che si adoperano a insegnare o a imparare la Dottrina Cristiana.
PIO PP. XI
a perpetuo ricordo del fatto.
Con nostra lettera motu proprio del 29 giugno 1923, Noi abbiamo istituito presso la Sacra Congregazione del Concilio uno speciale Ufficio coll’incarico di regolare e propagare nella Chiesa tutta l’azione catechistica. Orbene, adesso la Commissione Catechistica dell’Ufficio medesimo, allo scopo di promuovere sempre più l’istruzione religiosa del popolo cristiano e specialmente de’ fanciulli, ci prega istantemente di ricompensare coi doni spirituali delle Indulgenze coloro, che s’adoperano a insegnare o a imparare il Catechismo cristiano. Vero è che i nostri predecessori di vener. mem. Paolo Pp. V e Clemente Pp. XIII concedettero già siffatti doni spirituali, che a que’ tempi parevano bastare; ma ora giudichiamo nel Signore che tali doni son da accrescersi e da conformarsi ai bisogni del nostro tempo. Abrogate dunque le Indulgenze già concesse da que’ Romani Pontefici, udito inoltre il parere del Nostro caro Figlio Cardinale di S. Romana Chiesa Penitenziere Maggiore, fidando nella misericordia di Dio onnipotente e nell’autorità de’ santi Apostoli Pietro e Paolo, concediamo misericordiosamente nel Signore a tutti e singoli i fedeli di Cristo, che per mezz’ora circa, non meno però di un terzo d’ora, si presteranno a insegnare o a imparare la dottrina cristiana almeno due volte al mese, indulgenza plenaria, da lucrarsi due volte nel medesimo mese e in giorni di loro scelta; purché, veramente pentiti, confessati e comunicati, visitino qualche chiesa od oratorio pubblico e vi preghino secondo l’intenzione Nostra o del Romano Pontefice. Inoltre ai medesimi fedeli, ogniqualvolta si presteranno durante il suddetto periodo di tempo a insegnare o a imparare la dottrina cristiana, elargiamo una indulgenza parziale di cento giorni, da lucrarsi colla contrizione almeno del cuore. Non ostante qualsiasi disposizione in contrario. La presente avrà valore per sempre in avvenire.
Roma, presso S. Pietro, sotto Fanello del Pescatore, il 12 Marzo 1930, nono del Nostro Pontificato.
E. CARD. PACELLI
Segretario di Stato.
APPENDICE V. (*)
(*) Questa Appendice fa parte del Catechismo di S.S. Pp. Pio X.
Sunto storico della divina rivelazione.
I. – Creazione del mondo e dell’uomo.
1. Al principio nulla esisteva fuor di Dio: ed Egli, per essere infinitamente perfetto e felice da sé, non avea bisogno di nessuno e di nulla; sicché solamente per bontà sua s’indusse a creare, cioè a far dal nulla tutte le cose contenute in cielo e in terra, visibili e invisibili.
2. Ogni cosa creata fu creata con ordine stupendo; e l’uomo, ultima creatura e per così dire corona del creato, fu fatto a immagine e somiglianza di Dio.
3. Al primo uomo, che chiamò Adamo, Dio diede per compagna Eva, formandola da una costa di lui; e da questi due provenne tutto quanto il genere umano.
II. – Della caduta dell’uomo e della promessa del Redentore.
4. L’uomo, costituito re di tutta la terra, fu posto in un amenissimo luogo, il paradiso terrestre, dove poteva goder d’ogni piacere: tuttavia, perché riconoscesse il pieno dominio del Creatore, Dio gli comandò di non mangiare dell’albero della scienza del bene e del male.
5. Eva, credendo più al serpente che a Dio, e Adamo, per contentar Eva, trasgredirono miserabilmente il comando divino e per loro colpa accadde quel che Dio aveva minacciato per patto, cioè che non soltanto i due, ma tutti gli uomini poi rimanesser privi sia della grazia e dell’eterna felicità, sia di tutti gli altri doni che rimediavano alle deficienze dell’umana natura. Così diventarono soggetti alla schiavitù del demonio, alle passioni, ai dolori e anche alla morte; ed esposero tutti al pericolo di perdere l’eterna felicità.
6. Ma Dio, dopo averli scacciati dal paradiso terrestre e condannati alla fatica, al dolore e alla morte fisica, non tolse loro la speranza dell’eterna salvezza; anzi preannunziò che, grazie al Messia ovvero Cristo, sarebbe stata da Lui distrutta la orribile signoria del demonio: e che il Messia verrebbe nella pienezza de’ tempi; e che, sorretto da questa speranza e fede, l’uomo rivivrebbe, conformandosi alla legge morale, scolpita nel suo cuore.
III. – Della corruzione degli uomini, del diluvio, del popolo eletto.
7. Ma fin da Caino, che per invidia uccise suo fratello Abele, le colpe si moltiplicarono talmente sulla terra, col crescere del genere umano, che tutti senz’eccezione si corrompevano. Perciò Dio mandò sulla terra il diluvio e tutti perirono tranne Noè, uomo giusto, colla sua famiglia, perché Dio lo volle salvo nell’arca, ossia nave grandiosa che gli aveva comandato di costruire. Orbene, per contraccambio di questo beneficio Noè, al cessar del diluvio, fece offerta sull’altare d’un olocausto.
8. Però le varie schiatte provenute da Sem, da Cam, da Jafet figli di Noè, deviarono dal retto sentiero e coll’andar del tempo, dimenticato l’unico vero Dio, adorarono idoli d’ogni sorta. Dio pertanto scelse, tra i pochissimi fedeli della schiatta di Sem, il caldeo Abramo, lo chiamò fuor di patria e gli promise, purché si mantenessero giusti lui e i suoi discendenti, d’essere il loro Dio, inoltre di accrescerli sterminatamente, facendoli dominatori della terra di Canaan ossia Palestina, non solo, ma, di più, benedire nel seme di Abramo tutte le genti. Questa promessa medesima fu da Dio rinnovata sia ad Isacco, figlio di Abramo, sia a Giacobbe o Israele, secondogenito d’Isacco.
9. Così la progenie di Abramo e d’Isacco divenne il popolo eletto, perché conservasse la fede e la vera religione e tramandasse a’ posteri la promessa del Salvatore.
IV. – Dell’esilio in Egitto degli Ebrei e della loro liberazione per mezzo di Mosè.
10. Giacobbe morì nell’Egitto, dove s’era rifugiato, in occasione di terribile carestia, con tutti i suoi presso il figlio prediletto Giuseppe, che i fratelli avevan venduto, per malevolenza, a certi Egiziani come schiavo. Il Faraone, cioè re d’Egitto, preso d’ammirazione per il dono della profezia, per la fedeltà e per la saggezza di Giuseppe, l’innalzò alla più alta carica del regno. Nell’Egitto gli Ebrei crebbero in tal numero e raggiunsero tale prosperità, che un altro Faraone poi, crudelissimo, che aveva in sospetto la loro potenza, fece ogni sforzo di spegnerli, durante una schiavitù durissima, comandando di buttar nel Nilo i loro maschi neonati.
11. Dio però venne in aiuto del suo popolo. Difatti la figlia stessa del re salvò dalle acque Mosè, futuro salvator del popolo, lo fece allevar nella reggia; e per mezzo di lui più tardi ingiunse Dio al re di liberare il popolo ebreo. E, siccome il Faraone non voleva ubbidire, ne devastò orrendamente il regno con dieci flagelli, detti le piaghe d’Egitto, l’ultimo de’ quali fu di uccidere nottetempo, pel ministero d’un Angelo, tutti i primogeniti degli Egiziani, mentre furono rispettate dall’Angelo le case degli Ebrei, ch’essi aveano segnato col sangue d’un agnello.
12. Il re cedette e Mosè, partito subito col popolo, passò il mar Rosso, grazie alla miracolosa separazion delle acque, nelle quali, pentiti della conceduta partenza, anche gli Egiziani discesero, per inseguir gli Ebrei. Ma le acque si ricongiunsero su loro e tutti perirono. Così avvenne il passaggio, cioè la Pasqua (Ex., XII); e del fatto prodigioso gli Ebrei ogni anno celebrarono il ricordo, fino alla Pasqua di Gesù Cristo, nella quale fu redento il genere umano dalla servitù del peccato, di gran lunga la peggiore di tutte.
V. – Gli Ebrei nel deserto, la legge, Giosuè, la terra promessa.
13. Agli Ebrei, guidati attraverso il deserto, Iddio diede, sul monte Sinai con grande autorità fra tuoni e fulmini, il Decalogo, vale a dire dieci comandamenti, scolpiti sopra due tavole di pietra; e vi aggiunse altri precetti rituali e sociali, che il popolo doveva osservare fino alla venuta del Messia per rendersi meritevole delle divine promesse.
14. F u questo il vecchio Testamento, cioè patto di Dio col popolo eletto: questa la legge antica, mosaica, la quale, co’ suoi minuti e gravosi precetti, mirava a conservar la fede e il culto dell’unico vero Dio, ignorato dappertutto da’ popoli, e quasi a preparare il nuovo Testamento, cioè la nuova legge di Cristo infinitamente superiore all’antica: finalmente quest’è il fondamento, sul quale poggia la costituzione del popolo ebreo, fondata da Mosè.
15. Pure così favoriti da Dio e meravigliosamente sostentati nel deserto, gli Ebrei ritardarono per le loro colpe l’ingresso alla terra promessa. Anzi Mosè vi morì proprio sulla soglia e gli succedette Giosuè, che finalmente dopo quarant’anni di peregrinazione s’impossessò della Palestina e la spartì in dodici tribù, che debbono la loro origine ai dodici figli di Giacobbe.
VI. – Giudici, i Re, Davide, Salomone, il Tempio, il regno di Giuda,
16. Morto Giosuè, i Giudici governarono il popolo; ed erano suscitati da Dio ogni qualvolta qualche grave frangente li richiedeva; poi i Re, tra i quali fu primo Saul. A lui, abbandonato da Dio, succedette Davide, uomo davvero valoroso e fedele, della tribù di Giuda; e nella sua famiglia rimarrà ereditario il regno e nascerà finalmente il Messia, il cui regno non avrà fine.
17. Salomone, figlio di David, il più sapiente degli uomini, edificò a Dio in Gerusalemme un amplissimo e magnifico tempio: ma, già vecchio, s’abbandonò alla lussuria e all’idolatria, e per questo delitto, come anche per la crudeltà del figlio e successor suo Roboam, dieci tribù si separarono dalla casa di Davide e costituirono, con Geroboam, autore della scissione, il regno di Israele. Anche questo cascò in breve nell’idolatria, fu maledetto da Dio e distrutto dagli Assiri.
18. Frattanto anche le tribù di Giuda e Beniamino, che formavano il regno di Giuda fedeli ai successori di Davide, prevaricarono più volte, nonostante i fieri rimproveri de’ Profeti, specialmente al tempo di empii re come Achaz e Manasse. Perciò intervenne il re di Babilonia, Nabuccodonosor, che distrusse Gerusalemme col suo tempio e condusse i n ischiavitù re e popolo.
VII. – La schiavitù babilonese, il ritorno in patria e la riedificazione del tempio.
19. Gli Ebrei, afflitti dalla schiavitù di Babilonia e commossi dagli ammonimenti de’ Profeti, si convertirono e confermarono la loro fede in Dio e nella libertà d’Israele per mezzo del Messia.
20. Così, dopo 70 anni, al tempo di Ciro, re de’ Persiani, che aveva soggiogato Babilonia, avvenne il ritorno in patria del popolo d’Israele, secondo la mirabile profezia del profeta Isaia; e la città, sotto la guida di Zorobabele e di Neemia, fu ricostruita con unanime slancio di pietà e patriottismo e, anzitutto, il tempio che, per quanto meno splendido del vecchio per architettura e decorazione, doveva però essere onorato dalla presenza dell’aspettato Dominatore e Angelo del nuovo Testamento. Fu restituito il culto pubblico a Dio e, per opera del sacerdote Esdra, richiamato il popolo all’obbedienza della legge: anzi della legge furono letti e spiegati opportunamente in presenza di tutti, gli esemplari.
21. Di poi, collo scorrere de’ secoli, la libertà civile, la forza e la potenza del popolo ebreo decadde man mano; tuttavia, se anche molti non furono fedeli ai buoni propositi antichi, non si raffreddò, anzi crebbe e si consolidò lo studio della legge divina e similmente l’aspettazione del Salvatore, giorno per giorno più chiaramente manifestato dai Profeti, finché apparve Gesù Nazareno, nel quale tutte a un punto le profezie furono divinamente adempite (Cfr. Part. III, D. 80)..
VIII. – Vita, predicazione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù Cristo.
22. Gesù nacque in Betlemme da Maria Vergine, della casa di Davide, sposa a Giuseppe. Come le avea preannunziato l’Angelo Gabriele, la fecondò lo Spirito Santo; perciò, pur conservandosi vergine, divenne Madre del Verbo Divino, che s’incarnò da Lei.
23. In conformità della legge, circonciso e chiamato Gesù ossia Salvatore, visse — dopo l’esilio in Egitto, costrettovi dalla persecuzion d’Erode — nella cittadina di Nazaret, sottomesso a Maria e Giuseppe, in continuo progresso « di sapienza, d’età e di grazia nel cospetto di Dio e degli uomini ». A trent’anni, ricevuto il Battesimo di penitenza da Giovanni Battista sulle rive del Giordano, cominciò a predicare attraverso la Giudea e la Galilea l’Evangelo, o buona novella, vale a dire la remissione de’ peccati e la vita eterna per tutti coloro, che crederebbero in Lui e obbedirebbero a’ suoi precetti; e con i miracoli confermò la sua divina dottrina e missione.
24. Molti credettero in Lui, specialmente gli Apostoli ossia messaggeri, scelti da Lui stesso per istituire la Chiesa, di cui designò capo e fondamento Pietro. Ma contro di Lui eccitarono l’odio e l’invidia i pontefici, i farisei e i dottori della legge, gelosi del suo potere, insofferenti de’ suoi rimproveri contro gli errori e le imposture che commettevano. E per quest’odio il Sinedrio, tribunale supremo della nazione, lo condannò a morte, Lui il Redentore aspettato dalle genti, e gli antepose l’assassino Barabba quando Pilato, governatore romano, benché vile d’animo, fece lo sforzo di salvargli per grazia la vita, in occasione della Pasqua. – Straziato da crudelissimi tormenti, flagellato, coronato di spine e crocifisso tra due assassini sul Calvario presso Gerusalemme, esalò a capo chino l’ultimo respiro perdonando a’ nemici non solo, ma implorando da Dio il perdono a loro. Così l’opera della Redenzione fu da Lui compiuta, con perfetta soddisfazione all’eterno Padre per noi. Allora fu adempito il vecchio Testamento, cioè il patto stretto con quell’ingrato popolo, dal quale Dio Redentor di tutti era stato respinto e crudelmente suppliziato: ed Egli consacrò col suo sangue prezioso il nuovo ed eterno Testamento.
26. Deposto nel sepolcro il corpo di Gesù, l’anima di Lui discese agl’inferi per liberarne l’anime de’ giusti, che vi aspettavan la redenzione. Ma il terzo dì, come più volte avea predetto, risuscitò da morte; e dopo le sue apparizioni alle pie donne, a Pietro, ai due discepoli che andavano in Emmaus, a tutti gli altri Apostoli, ancora dubitosi della verità di quel fatto, questi, osservate ben bene le sue piaghe gloriose, finalmente rimasero certi della risurrezione di Cristo. Ed Egli, dopo averli ammaestrati circa il regno di Dio e comunicata l’autorità di rimettere e ritenere i peccati, li mandò in tutto il mondo a istruire e battezzar tutte le genti, promettendo di mandare lo Spirito Santo e di rimaner con loro fino alla consumazione de’ secoli. Orbene, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, in vista di loro salì al cielo e siede alla destra del Padre con pieno potere in cielo e in terra.
IX. – La venuta dello Spirito Santo e la Chiesa Cattolica.
27. Dopo altri dieci giorni, nella festa di Pentecoste, lo Spirito Santo promesso da Cristo discese sugli Apostoli e sulla Chiesa nascente, per non separarsene mai più. Così fu fondato e compiuto il regno di Dio, con gli Apostoli come reggitori e propagatori e con il soprannaturale sussidio sia della divina parola, diffusa colla predicazione o consegnata agli scritti, sia de’ Sacramenti (tra i quali spetta il primo posto alla Santissima Eucaristia, sotto i cui veli nascosto Cristo di continuo è a noi presente), sia finalmente de’ doni dello Spirito Santo Paraclito: e cominciò, indipendentemente dalla Sinagoga, a esercitare la propria missione per la salvezza del genere umano. E avvenne che a poco a poco i pagani, nonostante le durissime persecuzioni dell’impero romano, si convertirono dal culto indegno degli idoli e dall’orrenda corruzione de’ costumi e moltissimi, abbraciata la fede cattolica, divennero insigni per gloria d’ogni virtù.
28. Non andò molto che, insieme colla capitale col re e col tempio, precipitò in rovina la nazione de’ Giudei, che si dispersero per tutte le regioni del mondo, si sfasciò sotto il peso de’ suoi vizii il mondo antico, scomparvero per vecchiaia regni e imperi; ma la Chiesa colla civiltà da lei promossa rimane sempre più all’avanguardia per la salvezza della società umana, benché nazioni anche potentissime abbiano miseramente fatto secessione dal suo grembo materno per via di scisma e d’eresia e benché i nemici del Cristianesimo abbiano sempre scatenato guerre e seguitino tutt’ora a scatenarne contro di essa. « Le porte dell’inferno non avranno sopravvento »: fidati in questa divina promessa, i buoni soldati di Cristo di nulla affatto temono, pregano colla Chiesa Madre, Iddio, faticano, sopportano pazientemente le avversità tutte, aspettando la risurrezione finale e il ritorno glorioso di Gesù Cristo giudice, che preannunziò gli odii, le persecuzioni e le defezioni, ma insieme accrebbe e confortò il coraggio di tutti i suoi fedeli con quelle parole famose: « Se il mondo vi odia, sappiate che odiò me per primo. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Confidate! io ho vinto il mondo » (Giov., X V , 18-20; XVI, 33) (Gli argomenti per dimostrare la divinità di Gesù Cristo sono nel nostro Catechismo maggiore, alla Dom. 82).