DELLA CONFORMITÀ ALLA VOLONTÀ DI DIO (15)
[A. Rodriguez: Esercizio di perfezione e di virtù cristiane; vol. II, ed. VII ster. TORINO, Marietti ed. 1917]
TRATTATO VIII.
CAPO XXXIII.
Quanto quest’esercizio venga raccomandato e replicato nella divina Scrittura.
Dall’esser questo esercizio tanto raccomandato e tante volte replicato nella divina Scrittura, si può molto bene comprenderne il valore e la eccellenza, e quanto sia grato a Dio; e insieme potremo da questo stesso prender materia per esercitarlo e per trattenerci più in esso. Il reale profeta David ne’ suoi Salmi ad ogni passo c’invita a questo esercizio, dicendo: Lætamini in Domino, et esultate, justi, et gloriamini, omnes recti corde (PS. XXXI, 11): — Exultate, justi, in Domino (Ib. XXXII, 1): —Delectare in Domino, et dabit Ubi petitiones cordis tui (Ib. XXXVI, 4): Rallegratevi, giusti, nel Signore, e dilettatevi in esso. Gioite e compiacetevi de’ suoi infiniti beni, e vi darà quel che gli domanderete; o per dir meglio, quel che desidererete e di cui avrete di bisogno: perché quest’è un’orazione nella quale senza domandare domandate, e Dio esaudisce il desiderio del vostro cuore, perché gli piace grandemente quest’orazione. E l’apostolo S. Paolo scrivendo a’ Filippensi dice: Rallegratevi sempre nel Signore: Gaudete in Domino semper (ad. Phil. IV, 4). E parendogli, che questo non fosse consiglio da darlo una volta sola, torna a replicarlo: Iterum dico, gaudete: Un’altra volta vi dico, che vi rallegriate. Questo è il giubilo che ebbe la Vergine santissima quando disse nel suo cantico: Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo (Luc. 1, 47. 1):Giubilò lo spirito mio in Dio, mia salute. Quest’allegrezza e giubilo, ebbe anche Cristo nostro Redentore là dove di lui dice il sacro Evangelio, che Exultavit Spiritu sancto (Ib. X, 21): Si rallegrò nello Spirito santo.E il profeta David dice, che era tanto grande l’allegrezza e il giubilo che sentiva l’anima sua al considerare quanto grande fosse il bene e la gloria di Dio, e quanto egli fosse degno che tutti si rallegrassero del bene infinito che ha, che per la grande abbondanza ne ridondava l’allegrezza anche nelcorpo, e la carne istessa si accendeva in amor di Dio. Cor meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum (Ps. LXXXIII, 9, 10): Il mio cuore e la mia carne si sono rallegrati inDio vivo. E in un altro luogo dice: Anima mea exullabit in Domino: et delectabitur super salutari suo. Omnia ossa mea dicent: Domine, quis similis libi (Ib., XXXIV, 9,10)? L’anima mia si rallegrerà nel Signore, esi diletterà in Dio, autore della sua salute;e tutte le ossa mie diranno : Signore, chi è come voi? E per esser cosa tanto divinae celeste quest’amore, la Chiesa diretta dallo Spirito santo, nel principio delle Ore Canoniche,cominciando il Mattutino ci eccita coll’Invitatorio ad amare in questo modo il Signore, rallegrandoci e godendo de’ suoi beni infiniti; ed è preso dal Salmo nonagesimoquarto: Venite, exultemus Domino: jubilemus Deo salutari nostro. Prceoccupemus faciem ejus in confessione, et in psalmis jubilemus ei: Venite, rallegriamoci col Signore, e cantiamo cantici di lodea Dio salute nostra; perciocché egli è grande sopra tutti, ed è suo il mare e la terra,e ogni cosa è opera delle sue mani: Quoniam Deus magnus Dominus, et Rex magnus super omnes Deos, etc. Quoniam ipsius est mare, et ipse fecit illud, et aridam fundaverunt manus ejus etc. (Ps. XLIV, 1 et 2). E per l’istessa ragione e all’istesso effetto ci mette la Chiesa nel fine di tutti i Salmi quel verso: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui sancto; Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in sæcula sæculorum. Amen. Questo è quell’entrar nel gaudio di Dio che dice Cristo nostro Redentore, come si legge nell’Evangelio: Intra in gaudium Domini tui (Matth. XXV, 21). Partecipare di quell’allegrezza indefinita di Dio, e starci rallegrando e godendo insieme coll’istesso Dio della sua gloria, bellezza e ricchezza infinita.Per poterci affezionar più a quest’esercizio,e procurare di star sempre in questa allegrezza e festa, ci aiuterà assai il considerare quanto buono, quanto bello e quanto glorioso è Dio. Egli ha tutte queste cose in così sommo grado, che solo a vederlo, fa beati quelli che lo veggono: e se quei che stanno nell’inferno vedessero Dio, cesserebbero in essi tutte le pene e l’inferno si convertirebbe loro in paradiso: Hæc est autem vita æterna; ut cognoscant te solum Deum verum, dice l’istesso Cristo,come abbiamo nel Vangelo di S. Giovanni (Giov. XVII, 3). In questo consiste la gloria de’ Santi,in veder Dio; questo è quello che li fa beati; e non per un giorno né per un anno,ma eternamente, che mai non si sazieranno di star riguardando Dio, ma sempre sarà loro nuovo quel gaudio, secondo quello che dice S. Giovanni nell’Apocalisse: Et cantabunt quasi Canticum novum (Apoc. XIV, 3). Pare che con questo si dichiari assai bene la bontà, la bellezza e la perfezione infinita di Dio: e pure vi è molto più che aggiungere, e. molto assai: poiché è Dio tanto bello e tanto glorioso, che Egli medesimo, col solo vedere se stesso, è beato. La gloria e la beatitudine di Dio è il vedere e l’amare se stesso (D. Thom. 1 p.. q. 26, art. 8). Guarda, se abbiamo ragione di rallegrarci e di gioire in una bontà e bellezza, e in una gloria tanto grande, che rallegra tutta quella Città di Dio e fa beati tutti quei cittadini; e anche l’istesso Dio conoscendo e amando se stesso, è beato.
CAPO XXXIV.
Come ci potremo stendere in questo esercizio.
Possiamo anche umanarci più in questo esercizio, esercitando questo stesso amore colla sacratissima Umanità di Cristo Signor nostro, considerando la sua dignità e perfezione grande, e compiacendoci e gustando di questa, rallegrandoci e tripudiando, perché questa benedettissima Umanità stia tanto sublimata e unita colla Persona divina; che stia tanto piena e colma di grazia e di gloria, che sia istrumento della Divinità per operar cose sì alte, come sono la santificazione e glorificazione di tutti gli eletti, e tutti i doni e le grazie soprannaturali che si comunicano agli uomini; e finalmente rallegrandoci e godendo di tutto quello che appartiene alla perfezione e gloria della gloriosissima anima e del santissimo corpo di Cristo nostro Redentore; e trattenendoci in questo con isviscerato amore e allegrezza, nel modo che i Santi considerano che si dovette rallegrare e gioire la santissima Regina degli Angeli il giorno della Risurrezione, quando vide il suo benedetto Figliuolo sì trionfante e glorioso: e come dice la divina Scrittura del patriarca Giacobbe, che quando udì dire, che il suo figliuolo viveva ed era padrone di tutta la terra d’Egitto, si rallegrò tanto, che se gli ravvivò lo spirito, e disse: A me basta che mio figliuolo Giuseppe sia vivo; non desidero altra cosa che vederlo, e con questo morirò contento (Gen, XLV, 28). – Questo medesimo esercizio possiamo praticare in riguardo della beatissima Vergine nostra Signora e degli altri Santi: e sarà molto buona divozione nelle loro festività impiegar qualche parte dell’orazione in questo esercizio; perché sarà uno de’ maggiori ossequi e tributi che possiamo render loro; essendo che il maggior amore che loro possiamo portare, è volere e desiderar loro il maggior bene che possono avere, e rallegrarci e compiacerci della gloria loro tanto grande, e star ivi congratulandocene con esso loro: e così la Chiesa ci propone questo esercizio nella festa dell’Assunzione della santissima Vergine: Hodie Maria Virgo cælos ascendit: gaudete, quia cum Christo regnat in æternum. E comincia l’Introito della Messa in questa Festività, e in molte altre, invitandoci a quest’esercizio e animandoci ad esso coll’esempio degli Angeli che fanno il medesimo: Gaudeamus omnes in Domino, diem festum celebrantes sub honore B. V., de cujus Assumptione gaudent Angeli, et collaudant Filium Dei. – V’è anche un altro bene e utilità grande nella pratica di questo esercizio rispetto ai Santi, specialmente rispetto alla santissima Umanità di Cristo Signor nostro, ed è, che con questo vien poi la persona ad ascendere a poco a poco e ad avere introduzione negli altri esercizi che riguardano la Divinità; perché, come dice l’istesso Cristo, egli è la strada e la porta per entrare dal Padre (Jo. XIV 6, et X, 7). – Ancora in quest’esercizio che si pratica in riguardo a Dio in quanto Dio vi sono i suoi gradi e ci possiamo umanar più in esso, discendendo a cose di qua; perché sebben è vero, che Dio non può crescere in sé, per essere infinito, onde non possiamo desiderargli in se stesso alcun bene che Egli non l’abbia; nondimeno può Dio crescere esteriormente nelle creature, cioè esser più conosciuto, più amato e più glorificato da esse: e così possiamo ancora esercitar quest’amore, desiderando a Dio questo bene esteriore. Considerando dunque l’anima nell’orazione, quanto Dio è degno d’esser amato e servito dalle creature, abbiamo da starcene desiderando, che tutte le anime create e da crearsi lo conoscano, l’amino, lo lodino e lo glorifichino in tutte le cose. O Signore, chi potesse convertire quanti infedeli e peccatori sono nel mondo, e far che nessuno vi offendesse, e che tutti vi ubbidissero, e s’impiegassero in vostro servigio adesso e in perpetuo! Sanctificetur nomen tuum (Matt. XI, 9): — Et omnis terra adoret te, et psallat TIbi: Psalmum dicant nomini tuo (Ps. LXV, 4). E qui possiamo starcene pensando a mille maniere di servigi e di ossequi che le creature potrebbero rendere a Dio, e starli desiderando. Di qui ha da discendere ognuno a desiderare e procurare di fare la volontà di Dio E quello che è sua maggior gloria in quel che appartiene a se stesso; procurando di far sempre tutto quello che conoscerà esser la volontà di Dio e maggior gloria sua, ad imitazione di quello che Cristo nostro Redentore disse di sé: Quia ego, quæ placita sunt ei, facio semper (Giov. VIII, 29): Io fo sempre quel che piace al mio Padre. Perché, come dice l’Evangelista S. Giovanni, Qui dicit se nosse Deum, et mandata ejus non custodit, mendax est, ei in hoc veritas non est (1 Giov. II, 4): Chi dice, che conosce e ama Dio, e non fa la volontà sua né osserva i suoi comandamenti, non dice la verità, mente: (ib. 5): Ma chi gli osserva e fa la volontà di Dio, ha perfetta carità e amore del medesimo Dio. Di maniera che per amar Dio e per aver intera conformità alla divina volontà sua, non basta che l’uomo si compiaccia dei beni di Dio, e desideri che tutte le altre creature l’amino e lo glorifichino; ma bisogna ancora, che l’istesso uomo si offerisca e si dedichi tutto all’adempimento della volontà di Dio: perché, come può uno dire con verità che desidera la maggior gloria di Dio, se in quello che egli può e che sta in sua mano non la procura? E questo è quell’amore che l’anima esercita quando nell’orazione sta formando proponimenti e desideri veri d’adempire la volontà di Dio in questa e in quell’altra cosa, e in quante altre ne occorreranno; che questo è l’esercizio nel quale ordinariamente siam soliti d’esercitarci nell’orazione. – Con questo abbiamo aperto un gran campo per poterci, mentre facciamo orazione, trattenere molto tempo in quest’esercizio; e abbiamo dichiarata l’utilità e la perfezione grande che vi è in esso. Altro non resta, se non che mettiamo le mani all’opra e che cominciamo a provarci qui in terra in quelle cose nelle quali ci avremo da esercitar poi eternamente e con tanto vantaggio ed eccellenza nel cielo: Cujus ignis est in Sion, et caminus ejus in Jerusalem (Isa. XXXI, 9): Di qua si ha da cominciar ad accendere in noi questo fuoco dell’amor di Dio; ma le vampe più accese, l’altezza e la perfezione di esso, saranno in quella celeste Gerusalemme, che è la gloria eterna.
FINE DEL TRATTATO VIII