CATECHISMO CATTOLICO DEL CARDINAL GASPARRI (11)

CATECHISMO CATTOLICO A CURA DEL CARDINAL PIETRO GASPARRI (11)

PRIMA VERSIONE ITALIANA APPROVATA DALL’AUTORE 1932 – COI TIPI DELLA SOC. ED. (LA SCUOLA) BRESCIA

Brixiæ, die 15 octobris 1931.

IMPRIMATUR

+ AEM. BONGIORNI, Vie. Gen

III.

CATECHISMO PER GLI ADULTI DESIDEROSI DI APPROFONDIRSI NELLA CONOSCENZA DELLA DOTTRINA CATTOLICA.

CAPO. VII.

Della grazia.

D. 278. Che cos’è la grazia?

R. La grazia è un dono soprannaturale gratuitamente concesso da Dio alla creatura razionale al fine di conseguire la vita eterna (È soprannaturale ciò che supera la natura. Il soprannaturale è di due specie: il primo supera la natura per il modo in cui si produce, mentre in sé è d’ordine naturale, per es.: la vita resa ad un morto; il secondo invece, anche in sé e per essenza, trascende ogni e qualsiasi ordine di natura, in quanto partecipa all’intima vita di Dio; per es.: la grazia santificante, le virtù infuse e i loro atti, e la stessa vita eterna, vale a dire la visione intuitiva di Dio e l’amor beatifico di Dio).

D. 279. Di quante specie è la grazia?

R. La grazia è: una abituale, chiamata anche santificante, ossia quella che giustifica, quella che rende grato; l’altra attuale.

D. 280. Che cos’è la grazia abituale?

R. La grazia abituale è una qualità soprannaturale inerente all’anima, mediante la quale l’uomo diventa partecipe della divina natura, tempio dello Spirito Santo, amico di Dio e suo figlio adottivo, erede della gloria celeste e, quindi, in condizione di porre atti meritori di vita eterna (Sap., VII, 14; Giov., I , 12, 13; III, 5; XV, 4, 14; Paolo, ad Rom., V, 5; VIII, 14-17; I a ad Cor., IV, 7; XII, 3; ad Eph., II, 8 e segg.; 2a di Pietro, I, 4; Ia di Giov., III, 1; Conc. di Tr., Sess. VI De justificatione, can. 11; S. Cir. Al..: In Joann., I, 9. ).

D. 281. La grazia abituale è necessaria per conseguire la vita eterna?

R. A tutti gli uomini, compresi i bambini, la grazia abituale è assolutamente necessaria per conseguire la vita eterna.

D. 282. Che cosa meritiamo con le buone opere da noi compiute, giustificati mercé la grazia di Dio e i meriti di Gesù Cristo?

R. Con le buone opere da noi compiute, giustificati mercé la grazia di Dio e i meriti di Gesù Cristo, noi meritiamo un aumento di grazia, il raggiungimento della vita eterna (purché moriamo nella grazia di Dio), e un aumento di gloria (Conc. d’Orange II, can. 18; Conc. di Tr., 1. e , c. 32.).

D. 283. Come si perde la grazia abituale?

R. La grazia abituale si perde con qualsiasi peccato mortale (Paolo: ad Rom., V I , 23; la ad Cor., VI, 9 e segg.; Giac, I, 15; Ia di Giov., III, 18; Conc. di Tr., 1. C. , can. 27; S. Basil.: Sermo asceticus, I.).

D. 284. In che modo si ricupera la grazia abituale?

R. La grazia abituale si ricupera col cessare dai peccati mortali, e col mettere in uso i mezzi stabiliti da Nostro Signor Gesù Cristo per conseguire la giustificazione(Vedi intorno a questi mezzi la D. 178).

D. 285. In istato di peccato mortale possono farsi alcune opere buone?

R. In istato di peccato mortale possono farsi alcune opere buone, non meritorie però della vita eterna, e pur tali, tuttavia, che con l’aiuto della grazia attuale, il peccatore vien per esse disposto alla giustificazione.(Eccli., XXI, 1; Ezech., XVIII, 30; Dan., IV, 24; Paolo ad Rom., II, 14; Conc. di Tr., 1. C. ; S. Agost.: De spiritu et litterà, 48.).

D. 286. Che cos’è la grazia attuale?

R. La grazia attuale è un aiuto soprannaturale di Dio, a mezzo del quale Dio illumina la nostra mente e muove la nostra volontà onde fare il bene ed evitare il male, in ordine alla vita eterna.

(2  S. Efrem.: De Epiphania, X, 14; S. Cirillo Aless.: De adoratione in spiritu et veritate, I . — Solo la grazia interna sidivide in abituale ed attuale: tuttavia, sotto il nome genericodi grazia si può intendere, e spesso s’intende, qualunque donoda Dio gratuitamente concesso agli uomini in vista dell’eternasalvezza; tali sono le stesse grazie esterne, quali una buonaeducazione, i Sacramenti, il magistero della Chiesa, la sacrapredicazione, la lettura dei buoni libri, gli ammonimenti, lepene; anzi, le stesse malattie e quelli che sogliamo chiamaremali e gl’incomodi della vita, e persino la morte, possono talvoltachiamarsi grazie attuali, in quanto Dio che li vuole o permette, sempre li vuole o permette per la nostra salvezza. È dellamassima importanza che il Cristiano consideri tutti gli eventi della propria vita sotto questo punto di vista soprannaturale)

D. 287. La grazia attuale ci è necessaria?

R. La grazia attuale ci è assolutamente necessaria al fine di operare il bene e di fuggire il male, in ordine alla vita eterna; essendo infatti, questa di ordine soprannaturale, nulla possiamo, con le sole forze naturali, pensare, volere e compiere di quanto è necessario per conseguirla (Paolo: 2a ad Cor., III, 5; ad Philipp., II, 13; Conc d’Orange, II, can. II e segg.; Conc. di Tr., sess. VI De justificatione, can. 1-3; S. Greg. Naz.: Oratio, XXXVII, 13; S. Giov. Cris.: In Genesim, XXV, 7).

D. 288. Concede Iddio a tutti le grazie di cui si abbisogna per la vita eterna?

R. Dio, che tutti gli uomini vuole salvi, a tutti concede le grazie di cui abbisognano per conseguire la vita eterna; senonchè, trattandosi di adulti, è necessario, per raggiungerla, che essi liberamente cooperino con Dio, il quale, col suo aiuto, previene, inspirandole, le loro buone opere e continua ad assisterne il compimento. (Ezech., XXXIII, 11; Giov., I , 9; Paolo: la ad Tim., II, 14; IV, 10; 2a di Pietro, III, 9; Conc. di Tr., 1. c., c. 11; Inn. X, 31 magg. 1653, contra errores Jansenii, prop. la; S . Giov. Cris.: In epist. ad Hebr., XVI, 4.)

D. 289. Quali sono i mezzi principali per conseguire la grazia di Dio?

R. I mezzi principali per conseguire la grazia di Dio sono: la preghiera mediante la quale la grazia s’impetra, e i Sacramenti che la contengono e la conferiscono.

CAPO VIII

Della preghiera.

SEZIONE l a. — Della preghiera in generale.

D. 290. Che cos’è la preghiera?

R. La preghiera è una pia elevazione dell’anima a Dio, intesa ad adorarlo, a ringraziarlo per i benefici ricevuti, ad impetrare il perdono dei peccati e a chiedere quanto crediamo utile o necessario per noi stessi o per gli altri.

D. 291. È necessario per noi di pregare?

R. È necessario per noi di pregare, perché tale è la volontà di Dio, e perché gli aiuti di cui abbiamo continuamente bisogno, Dio, generalmente, suole concederli solo a chi li richiede (2 Eccli., XVIII, 22; Matt., VII, 7, 8; Luca, XI, 9-13; XVIII, 1; Paolo: ad Rom., XII, 12; ad Eph., VI, 18; ad Coloss., IV, 2; la ad Thess., V, 17; S . Giov. Cris.: In Genesim, XXX, 5; Cat. p. parr., p. IV, c. 1, n. 2. — Come il respirare è necessarioalla vita del corpo, così il pregare è necessario alla vita dell’anima: chi è solito pregare si acquista la salvezza; chi non è solito pregare si procura la dannazione. Spesso adunque, o cristiano, implora Dio con la bocca, e più spesso ancora col cuore: adopera con pietà le formule di orazione per la mattina e la sera: e nelle tentazioni, come nelle difficoltà della vita, indirizza a Dio le tue suppliche, tenendo sempre profondamente scolpito nell’animo quel principio: rettamente sa vivere, chi rettamente sa pregare.)

D. 292. Quante specie di preghiera vi sono?

R. Vi sono due specie di preghiera: quella mentale nella quale colla mente e col cuore parliamo con Dio emeditiamo le eterne verità; quella vocale, che, accompagnatadall’attenzione della mente e dalla devozione delcuore, si effonde dalle labbra.

D. 293. Quante forme può avere la preghiera vocale?

R. La preghiera vocale può avere due forme: quella privata, quando vien fatta dall’individuo o dalla famiglia, per sé o per altri, senza l’intervento dei ministri della Chiesa; quella pubblica, quando vien fatta a mezzo dei ministri della Chiesa e in nome della Chiesa; che se la Chiesa la inserisce nei suoi libri, prende il nome di liturgica.

D. 294. Quali debbono essere nella preghiera i principali oggetti delle nostre domande?

R. I principali oggetti delle nostre domande nella preghiera debbono essere: la gloria di Dio, l’eterna salvezza nostra e degli altri, e i mezzi necessari ed opportuni a conseguirla (Matt., VI, 9-13; XXI, 22; XXVI, 41)

D. 295. Ci è lecito di chiedere anche i beni temporali?

R. Ci è lecito di chiedere anche i beni temporali, sempre però in conformità della volontà divina, in quanto, cioè, siano per giovare alla gloria di Dio, ovvero giovino in qualche modo a noi o ad altri per raggiungere la vita eterna, o per lo meno in nulla ostacolino l’una e l’altra Qf1 (Matt., VIII, 2, 6, 25; IX, 18; XV, 22; XVII, 11; Marco, I , 40-42; VII, 32; S. Tom., 2a 2æ, q. 83, a. 6; Cat. p. parr., p. IV, c. IV, n. 1 e segg.)

D. 296. A chi viene indirizzata la preghiera?

R. Ogni preghiera viene indirizzata a Dio, l’unico e solo che possa darci quanto chiediamo; affinché, però, intercedano per noi presso Dio, imploriamo anche i Santi tutti, specialmente la Beata Vergine Maria, e le stesse anime trattenute in purgatorio (Tob., XII, 12; Giob., XLII, ‘ 8; II Macc, XV, 14; Apoc, V, 8; VIII, 3).

D. 297. In qual modo va fatta la preghiera perché sia efficace?

R. Perchè sia efficace la preghiera va fatta nel nome di Gesù Cristo, sui meriti del quale si basa, e con pietà, fede, speranza, umiltà e perseveranza (Tob., VII, 8; Eccli., XXXV, 21; Matt., VI, 5, 6; VII, 7-11; XVII, 20; XX, 22; Marco, XI, 24; Giov., XVI, 23, 24; Giac , I, 5, 6; IV, 16-18; S. Agost.: Trac. 102 in Joannem; S. Tom., 2a 2ae, q. 83, a. 4).

D. 298. Perché non sempre otteniamo quanto chiediamo con la preghiera?

R. Non sempre otteniamo quanto chiediamo con la preghiera, perché o non chiediamo rettamente, o perché quanto chiediamo non è giovevole; nel qual caso non è da dubitarsi che Dio ci accorderà a suo tempo altre grazie, anche maggiori di quelle richieste (Catech. p. parr., p. IV, c. II, n. 4).

D. 299. Qual è la preghiera di tutte la più perfetta?

R. La preghiera di tutte la più perfetta è l’orazione domenicale, vale a dire il Pater noster, alla quale si suole aggiungere la salutazione angelica, ossia l’Ave Maria.

SEZIONE 2a .

Dell’orazione domenicale e della Salutazione angelica.

Art. 1. — DELL’ORAZIONE DOMENICALE.

D. 300. Perchè il Pater noster si chiama orazione domenicale?

R. Il Pater noster si chiama orazione domenicale perché fu Nostro Signor Gesù Cristo in persona ad insegnarcela(Matt., VI, 9-13; Luca, VI, 2-4).

D. 301. Perché l’orazione domenicale è di tutte la più perfetta?

R. L’orazione domenicale è di tutte la più perfetta perché contiene tutto quanto dobbiamo chiedere sia che si riferisca a Dio (nelle tre prime domande), sia che si riferisca a noi stessi e al nostro prossimo (nelle rimanenti)

(« L’orazione domenicale è perfettissima perché, secondo dice S. Agostino (Epist. 130, al. 121, ad Probanti, c. 12): A voler rettamente e acconciamente pregare, null’altro possiamo dire che non sia contenuto in questa orazione domenicale. « Essendo, infatti, la preghiera in certo qual modo l’interprete del nostro desiderio presso Dio, ne consegue che nel nostro pregare solo quelle cose rettamente chiediamo che rettamente possiamo desiderare. Ora, nell’orazione domenicale, non solo tutto chiediamo di quanto rettamente possiamo desiderare, ma lo chiediamo anche nell’ordine preciso in cui va desiderato; indi è che questa preghiera non solo insegna a domandare, ma fissa al nostro affetto tutta la scala dei valori desiderabili ». S. Tom., 2a 2æ, q. 83, a. 9. — È dovere quindi di ogni Cristiano di recitare spesso l’orazione domenicale, con dignità, attenzione e devozione.).

D. 302. Chi invochiamo con le parole: Padre nostro?

R. Con le parole: Padre nostro, noi invochiamo Dio quale tenerissimo padre, per esprimere a suo riguardo il nostro amore e la nostra fiducia, e conciliarci la sua benevolenza e la sua misericordia.

D. 303. Perché chiamiamo Dio Padre nostro?

R. Chiamiamo Dio Padre nostro, non solo perché ci ha creati, ci conserva e governa, ma soprattutto perché  mediante la sua grazia fa di noi i suoi figli adottivi. (Deut., XXXII, 6; Giov., XVI, 26, 27; Paolo: ad Rom., VIII, 15-17; la ad Cor., I, 9; 1a di Giov., III, 1-3; Cat. p. parr.,p. I, c. II, n. 9)

D. 304. Perché diciamo: Padre nostro, piuttosto che: Padre mio?

R. Diciamo: Padre nostro, piuttosto che: Padre mio, perché per il dono dell’adozione divina tutti i fedeli sonofratelli in Cristo; indi è che deve ognuno fraternamenteamare gli altri, e pregare per essi, oltre che per sé  stesso (Cat. p. parr., p. IV, c. IX, n. 14 e segg.).

D. 305. Che cosa intendiamo esprimere con le parole: Che sei nei cieli?

R. Con le parole: Che sei nei cieli, noi veniamo incitati a contemplare l’infinita potenza e maestà di Dio quale rifulge soprattutto nell’opera dei cieli, e nel medesimo tempo veniamo a ricordare che i beni celesti, e quanto va con essi congiunto, noi dobbiamo chiederli soprattutto a Dio (Cat. p. parr.. p. IV. c. IX, n. 19, 20).

D. 306. Che cosa chiediamo con la prima domanda: sia santificato il tuo Nome?

R. Con la prima domanda : Sia santificato il tuo nome, noi chiediamo che il santo Nome di Dio venga atutti reso noto, e che da tutti sia celebrato, col cuore, conle labbra e con le opere buone (Sal. CXII, 1-3; Paolo: ad Philipp., II, 9-11).

D. 307. Che cosa chiediamo con la seconda domanda: Venga il tuo regno?

R. Con la seconda domanda: Venga il tuo regno, noi chiediamo che con la sua grazia Dio regni su noie tutti gli uomini, che con la sua legge regni quaggiù sullasocietà e sulle nazioni, onde possiamo poi esser resi partecipiin cielo della sua gloria eterna.(Paolo: ad Rom., XIV, 17; Ia ad Cor., VI, 9,10; XV, 50; ad Gal., V, 19-21; ad Eph., V, 5; Cat. p. parr. p. IV, c. XI, n. 1 e segg.)-

D. 308. In qual modo possiamo noi cooperare all’avvento del regno di Dio sulla terra?

R. Noi possiamo e dobbiamo cooperare all’avvento del regno di Dio sulla terra, tanto con l’osservare la legge di Cristo e coltivare in noi la vita soprannaturale della grazia, quanto con l’aiutare, mediante la preghiera e le opere, l’opera stessa della Chiesa, il cui scopo è che la vita, sia privata che domestica e pubblica, si conformi alla legge divina, che tutti gli erranti tornino all’unità della Chiesa medesima e che la luce del Vangelo sia portata a quei popoli che ancora siedono nelle tenebre e nell’ombra della morte.

D. 309. Che cosa chiediamo con la terza domanda: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra?

R. Con la terza domanda: Sia fatta la tua volontà come in cielo cosi in terra, noi chiediamo che, a somiglianzadei beati tutti del cielo come delle anime delPurgatorio, anche gli uomini sulla terra facciano la volontàdi Dio, con tutto amore, sempre e in ogni cosa.

D. 310. Che cosa chiediamo con la quarta domanda: Dacci oggi il nostro pane quotidiano?

R. Con la quarta domanda: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, noi chiediamo che Dio ci elargisca sia ilpane spirituale, vale a dire quanto ènecessario alla vitaspirituale dell’anima, segnatamente il pane eucaristico,sia il pane corporale, vale a dire quanto è  richiesto alsostentamento del corpo.

D. 311. Che cosa chiediamo con la quinta domanda: E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ainostri debitori?

R. Con la quinta domanda: E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, noi chiediamoa Dio che quei peccati da noi commessi contro diLui e quelle pene da noi meritate per i nostri peccati,Egli ce li condoni, come noi stessi condoniamo ai nostrioffensori le offese da loro arrecateci (Matt., VI, 14, 15; XVIII, 35; Marco, XI, 25, 26; Luca, XI, 4).

D. 312. Che cosa chiediamo con la sesta domanda: E non c’indurre in tentazione?

R. Con la sesta domanda: E non c’indurre in tentazione, noi a Dio ricorriamo, consci della nostra debolezza,per pregarlo di liberarci dalle tentazioni, o per lomeno di concederci l’aiuto della sua grazia onde superarequelle tentazioni stesse.

D. 313. Perché permette Iddio che noi siamo tentati?

R. Dio permette che noi siamo tentati, per farci riconoscere la nostra debolezza, perché la nostra fedeltà venga messa alla prova, e infine perché col superare le tentazioni mercé la sua grazia, ci esercitiamo nella virtù e acquistiamo i meriti della vita eterna; mai però Iddio permette che veniamo tentati oltre il limite da noi sostenibile, con l’aiuto della sua grazia (Tob., XII, 13; Sap., III, 5; Paolo: Ia ad Cor., X, 13; Giac., I, 2, 14; 2a di Pietro, II, 9; Conc. di Tr., sess. VI, De justif., c. 11).

D. 314. Quali sono i rimedi più efficaci contro le tentazioni?

R. I rimedi più efficaci contro le tentazioni sono: la fuga delle occasioni, la meditazione dei Novissimi e l’uso frequente dei Sacramenti; nel momento stesso poi della tentazione: il segno della croce, l’umile invocazione dell’Angelo custode e soprattutto quella dei santissimi nomi di Gesù e della beata Vergine Maria (Prov., XVIII, 10; Matt., XVII, 20; XXVI, 41).

D. 315. Che cosa chiediamo con la settima domanda: Ma liberaci dal male?

R. Con la settima domanda: Ma liberaci dal male, noi chiediamo in primissimo luogo che Dio ci liberi dalmale spirituale, cioè dal peccato e, quindi, dal demonioche al peccato ci spinge, e in secondo luogo da ogni altromale, per lo meno da quelli che possono offrirci l’occasionedi peccare.

D. 316. Che cosa significa la parola Amen in fine dell’ultima domanda?

R. La parola Amen in fine dell’ultima domanda, significa: così sia, quanto sopra chiedemmo; il che sta anche a dimostrare la nostra fiducia nelle promesse di Dio.

Art. 2. — DELLA SALUTAZIONE ANGELICA.

D. 317. Perché all’orazione domenicale si suole aggiungere la salutazione angelica?

R. All’orazione domenicale si suole aggiungere la salutazione angelica allo scopo di impetrare più facilmente da Dio, mediante l’intercessione della beata Vergine Maria, quanto imploriamo nell’orazione domenicale.

D. 318. Di chi sono le parole: Ave, [Maria] piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne?

R. Le parole: Ave, [Maria] piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne, sono dell’ArcangeloGabriele annunziatile alla beata Vergine Maria il misterodell’Incarnazione; e perciò questa preghiera viendetta: salutazione angelica (Luca, I, 28).

D. 319. Che cosa facciamo quando recitiamo la salutazione angelica?

R. Quando recitiamo la salutazione angelica ci congratuliamo con la beata Vergine Maria per i singolari doni e privilegi di cui Dio l’ha colmata di preferenza a tutte le altre creature, e glorifichiamo Dio medesimo di aver tanto fatto per ella.

D. 320. Di chi sono e cosa significano le parole: Benedetto il frutto del ventre tuo?

R. Le parole: Benedetto il frutto del ventre tuo, sono di Santa Elisabetta quando riceveva, ospite in casa sua, la beata Vergine Maria, e significano che Cristo Signore, figlio della beata Vergine Maria, è su tutte le cose benedetto nei secoli (Luca, I, 28).

D. 321. Di chi sono le parole: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, e che cosa domandiamo con esse?

R. Le parole: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, sonostate aggiunte dalla Chiesa, e con esse chiediamo il patrociniodella beata Vergine Maria in tutte le nostre necessità,e specialmente nell’ora della nostra morte.

(La Chiesa orientale non ha questa seconda parte della salutazione angelica, ma alle parole angeliche aggiunge un’altra preghiera).

D. 322, La beata Vergine Maria, madre di Dio, è essa anche madre nostra?

R. La beata Vergine Maria, madre di Dio, è anche madre nostra in virtù di quell’adozione per la quale siamo fratelli del Figliuol suo; e ciò Gesù Cristo medesimo volle confermare nel morir sulla croce, quando alla beata Vergine Maria diede per figli tutti gli uomini, nella persona di S. Giovanni, dicendo: Donna, ecco il tuo figlio, Maria, aggiungendo: Ecco la madre tua (Giov.. XIX, 26, 27; Paolo: ad Rom., VIII, 29; Leone XIII: Enc. Adjutricem populi, 5 sett. 1895; Pio X: Enc. Ad illum diem, 2 feb. 1904; Benedetto XV: Epist. ad Sodal. Nostræ Dominæ a bona morte, 22 marzo 1918; Pio XI: Enc. Rerum Ecclesiæ, 28 febbr. 1926).

D. 323. Qual giovamento ottengono coloro che con tenera pietà onorano la beata Vergine Maria?

R. Coloro che con tenera pietà onorano la beata Vergine Maria ottengono questo giovamento importantissimo di essere dalla medesima riamati e protetti con particolare amore materno (S. Bernardo (Omelia II sul Missus est) inculca la pietà verso la beata Vergine Maria con le seguenti parole: « Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa Maria, invoca Maria….; seguendola, non ti smarrisci; pregandola, non disperi; se ti sostiene, non ti abbatti; se ti protegge, non hai che temere; se ti guida, non ti stanchi; se ti è propizia, raggiungi la meta ». Tutte cose che potranno facilmente trovare la loro conferma negli esempi di cui v’è abbondanza nei libri di pietà.).

D. 324. Qual è la devozione più raccomandata dalla Chiesa verso la beata Vergine Maria?

R. La devozione più raccomandata dalla Chiesa verso la beata Vergine Maria è la recita del Santo Rosario.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.