IL SACRO CUORE
J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;
LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ (36)-
[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]
PARTE PRIMA
CAPITOLO III.
PRATICHE DELLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE
La beata ci presenta la divozione al sacro Cuore, come un insieme di pratiche determinate, ma la pratica va, per lei, molto al di là di queste pratiche. Nei suoi scritti, come nella sua vita, la sua cara divozione è l’anima di tutto, è uno spirito di amore che penetra e domina tutto. La divozione al sacro Cuore, come ella l’intende, è una formula ammirabile di vita cristiana e perfetta; tutta di Gesù, tutta in Gesù, tutta per Gesù. È l’amore di Gesù che invade l’anima, in tutti i suoi pensieri, i suoi affetti e le sue azioni, per modo che non siamo più noi che viviamo, ma è Gesù Cristo che vive in noi. Tutto ciò si rileva da ogni pagina della beata; non si ha che leggere i suoi scritti, per rendersene conto. Cominceremo col passare in rivista le pie pratiche che ci vengono da lei suggerite; poi accenneremo qualche testo, per mostrare come essa intende la divozione al sacro Cuore.
(Su queste pratiche, si hanno ampi particolari nel: Le règne du Sacre Cceur, t. II. Il tomo III, studia quali sono, secondo Margherita Maria « le virtù domandate dal sacro Cuore a tutti i suoi servi »; il tomo IV studia « le virtù particolari richieste ai Cristiani e ai religiosi » come pure le « diverse divozioni che hanno rapporto al sacro Cuore »).
PRATICHE DELLA DIVOZIONE AL SACRO CUORE
1.
LE PRATICHE
– 1. Immagine. — 2. Consacrazione. — 3. Ammenda onorevole. — 4. Comunione e divozione verso l’Eucaristia. — 5. Ora santa in unione a Gesù sofferente. — 6. Divozione alla santa Vergine. — 7. Le anime del purgatorio. — 8. Pratiche diverse.
Le pratiche della divozione al sacro Cuore sono, presso a poco, quelle che la beata ha messo in vigore, sia quelle che essa ha approvato e fatto sue proprie e che proponevano, nei loro libri e taccuini, la Madre de Soudeilles, suor Joly, il P. Croiset. Qualcuna le è stata chiesta direttamente da Nostro Signore; altre sono state scelte da lei medesima, siccome molto grate al sacro Cuore; altre ancora ella s’ingegna di trovare, per mettere sempre più in rilievo la sua cara divozione. Qualcuna, fra queste, sono andate in disuso, o quasi.
(Quella, per esempio, dei biglietti che hanno da una parte delle invocazioni al sacro Cuore e dall’altra all’Immacolata Concezione, che si bagnano nell’acqua e s’inghiottiscono a digiuno. Lettera LXXXII (LXXXIIl), t. II, p. 159 (196); G. LXXXIII, 397. La beata parla di guarigione miracolosa, dovuta a questa pratica. Loc. cit. Cf. Lettera LIII (LIV), t. II, p. 104 (141); G. LIX, 344).
Altre sono rimaste, (la consacrazione, l’ammenda onorevole, ecc.), e varie che non si presentavano che in germe hanno preso sviluppo. Tali sono gli uffici, l’apostolato della preghiera, ecc.
1. L’immagine. —
L’immagine occupa un gran posto nelle visioni di Margherita Maria, nei desideri e nelle promesse del sacro Cuore. Si capisce, perciò, che occupi pure un gran posto nelle preoccupazioni e nella corrispondenza della beata. Per lei è come un mezzo di propagare la sua cara devozione e una pratica speciale di questa stessa divozione, pratica desiderata da Gesù e alla quale egli ha promesso di annettere molte grazie. Così ella ne vuole ad ogni costo. E quanto si dà da fare per sollecitarne l’esecuzione, come l’aspettativa le sembra lunga! E come è felice quando i suoi desideri sono alfine esauditi e con qual gioia ne fa larga distribuzione! (Vedi nella Vie et Ocuvres, l’indice analitico alla chiamata: Images et tableax. Siccome l’indice è omesso da Mons. GAUTHIER, ecco qualche indicazione della sua edizione delle lettere, t. II, Lettere XL, XLII. XLV. XLVII, LI, LII. LIII (con la nota), LVI, LX,LXVI.). Non ha avuto essa forse le più consolanti promesse del sacro Cuore per coloro che porteranno su di se queste care immagini? Non ha forse avuto la sicurezza di benedizioni speciali, per le case ove saranno esposte e onorate? Gesù non ha forse detto che le vuole in un posto d’onore, anche nel palazzo dei re e sul vessillo di Francia? Nelle visioni della beata ora è il Cuore solo che si mostra, ora Gesù le apparisce mostrandole il Cuore. Nelle prime immagini che furono fatte non si ritrova mai la persona adorabile di Nostro Signore (Ciò dipende, torse, dal fatto che è più tacile disegnare l’immagine del cuore solo); il cuore solo vi è rappresentato. Esso ha la forma convenzionale a cui la divozione alle cinque piaghe aveva ormai abituato. Il carattere simbolico della rappresentazione, è indicato in vari modi; con le fiamme, coi « laghi d’amore », con la corona di spine e la croce, con la parola charitas. Le immagini che fece stampare la Madre Greyfìé, per farne dono alla beata e alle sue novizie, sembrano essere state la riproduzione, allora in uso, delle cinque piaghe (Cf.: Vie et Oeuvres, t. I , p. 223 (452); G. n. 242, pag. 220). Si sa che questa rappresentazione aggruppava tutto intorno al cuore ferito e in questo modo si aveva, per così dire, l’immagine del sacro Cuore, prima che assumesse il suo vero significato. Fu una delle preparazioni provvidenziali alla divozione.
2. La consacrazione. —
Per questa deve intendersi due cose: un atto di consacrazione, che si fa e si rinnova, secondo le occasioni, e un dono completo di sé al sacro Cuore, affine di non viver più che per Lui, per i suoi interessi e per l’amor suo. Su questo punto abbiamo dei testi della beata. Eccone alcuni: « Egli mi chiese, dopo la santa Comunione, di rinnovargli il sacrifizio che già gli avevo fatto della mia libertà e di tutto il mio essere, ciò che feci con tutto il cuore » (Mémoire, t. II, p. 321 (374) ; G. n. 48, p. 65). – Qualche volta la donazione è chiesta sotto forme speciali. È la vittima che deve offrirsi per i peccatori, o per la comunità, o per le anime del Purgatorio. Si sa la celebre scena in cui ella dové espiare per la comunità: « Io ti vogli dare il mio cuore, ma prima devi farti vittima d’immolazione per essa » (Mémoire, in Vie et Oeuvres, t. II, p. 338 (395). Riveduto su G. n. 72, p. 84). La donazione su testamento è più originale: « Una volta il mio divino sacrificatore mi chiese di fare un testamento, scritto in suo favore, ossia una donazione intera e senza riserva, com’io gli avevo già fatto di viva voce, di tutto quello ch’io potrei fare o soffrire e di tutte le preghiere e beni spirituali che si farebbero per me sia in vita che dopo la mia morte. Volle ancora che io chiedessi alla mia superiora che volesse fare da notaio a quest’atto, impegnandosi di pagarla solidalmente. La mia superiora accettò di farlo » (Mémoire Atitographe in: Vie et Oeuvres, t. II, p. 348 (406) ; G. n. 84, p. 95).
Quest’atto ci è stato conservato nelle Contemporaines (Vie et Oeuvres, t. I, p. 128 (159) ; G. n. 191, p. 172: cf. G. Ecrits de la Mère Greyfié, n. 50, p. 408: « Viva Gesù nel cuore della sua sposa, Suor Margherita, per la quale e in virtù del potere che Dio mi da su di lei, offro, dedico e consacro, puramente, inviolabilmente al sacro Cuore dell’adorabile Gesù tutto il bene che ella potrà fare durante la vita e quello che verrà fatto per lei, dopo la sua morte; affinché la volontà di questo divin Cuore ne disponga secondo il suo beneplacito e in favore di chiunque a lui piacerà, sì vivo che trapassato. Suor Margherita Maria protesta che si spoglia volonterosamente di tutto, eccettuata la volontà di stare continuamente unita al divin Cuore del suo Gesù e di amarlo puramente per Lui stesso. In fede di che, ella ed io, firmiamo questo scritto, fatto l’ultimo giorno di dicembre 1638. Suor Pierina Rosalia Greyfié, attualmente superiora e della quale suor Margherita Maria implorerà tutti i giorni la conversione da quel Cuore divino e adorabile, insieme alla grazia della perseveranza finale ». La stessa Margherita Maria ci dice come fece la sua firma: « Io la segnai sul mio cuore con un temperino, col quale scrissi il sacro nome di Gesù, come il mio divin Maestro voleva e come segno ancora qui: suor Margherita Maria, discepola del divin Cuore dell’adorabile Gesù ».) ed è in data del 31 dicembre 1678. Nostro Signore, in compenso, la costituì erede dei tesori dei sacro Cuore con un atto che essa scrisse col suo proprio sangue, come lo leggeva nel cuore del Divin Maestro. Abbiamo anche quest’atto (Vie et Oeuvres, t. I, p. 119 (159): G. n. 192, p. 173. Cf. Lettres inédites, Lettera I V , p. 145; G. CXXXI1I, 511-572, et CROISET, Abrégé, p. 48-49. Ecco quest’atto come lo danno le Contemporaines: « Io ti costituisco erede del mio Cuore e di tutti i suoi tesori,per il tempo e per l’eternità, permettendoti di usarne secondo il tuo desiderio, io ti prometto che non mancherai di soccorso che quando il mio Cuore mancherà di potenza. Tu ne sarai sempre discepola prediletta, oggetto del suo beneplacito, olocausto dei suoi desideri e Lui solo sarà l’oggetto di tutti i tuoi desideri e riparerà e supplirà ai tuoi diletti, e ti aiuterà a soddisfare ai tuoi obblighi. » La beata ci dice (loc cit.) che Nostro Signore la faceva scrivere col di lei sangue a misura che le dettava. Ella ne scriveva così al P. CROISET. « Egli mi fece leggere (nel suo Cuore) e poi scrivere quello che vi aveva già scritto per me. Eccone qualche riga, con un testamento fatto in mio favore. » Le due formule han riscontro in quanto al senso, ma alcune espressioni sono del tutto diverse: Ciò che vi ha di ricercato e di dubbio nell’atto riportato qui sopra è spiegato nella lettera in termini chiari e naturali. Ciò sia detto per quelli che studiano la mistica e la psicologia). – La beata chiedeva questa consacrazione a tutti gli amici del sacro Cuore, il P. de la Colombière la fece, dicono, sino dal 21 giugno 1675 e la rinnovava frequentemente (Contemporaines, t. I, p. 94 (124): G. n. 153, p. 138 ; CROISET, La dévotion au Sacre Coeur, 3.» parte, c. 4 : Offrande, p. 179: Cf. 1°. parte, c. 2, p. 10). La prima festa del sacro Cuore, celebrata a Paray dalle novizie della beata il 20 luglio 1685, per Santa Margherita, ebbe per punto principale la consacrazione: « Ella ci lesse un atto di consacrazione, che aveva composto in onore del divin Cuore…., e c’invitò a scrivere ciascuna il nostro atto di consacrazione, promettendoci di aggiungervi una qualche parola di suo pugno, a seconda delle nostre disposizioni » (Contemporaines, t. I, p. 207 (237); G. u). Ci sono state conservate una o due delle consacrazioni della beata e non vi ha chi non ne abbia veduta una stampata o in fac-simile. La beata l’aveva unita a una lettera diretta alla madre di Soudeilles, il 15 settembre 1686; e ne aveva pur mandato copia, con qualche parola cambiata, a Suor de la Barge. Le editrici del 1867 l’hanno riprodotta, ma confondendo i due testi (Lettera XLVIII (XLIX), t. II, p. 92 (129); Lettera XLIX, 238, p. 215, t. II, p. 98 (135); G. LIII, 328, LIV, 332). Si hanno ambedue gli autografi:
(Ecco la copia di uno dei fac-simili dell’autografo della Madre di Soudeilles riprodotto esattamente, meno l’ortografia e le abbreviazioni. « Io N. N. offro e consacro al sacro Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo la mia persona e la mia vita, le mie azioni, pene e sofferenze, per non più servirmi di parte alcuna dal mio essere, che per amarlo, amarlo, e glorificarlo. E’ mia volontà irrevocabile d’essere tutta sua e di far tutto per amor suo, rinunziando con tutto il cuore a tutto quello che potrebbe dispiacergli. Io vi prendo dunque, o sacro Cuore, per l’unico oggetto dell’amor mio, il protettore della mia vita, la sicurezza della mia salute, il rimedio della mia incostanza, il riparatore di tutte le mie mancanze, il mio asilo sicuro per l’ora della mia morte. Siate dunque, o Cuore di bontà, siate la mia giustificazione presso Dio Padre e distogliete da me i colpi della sua giusta collera. O Cuore d’amore! Io ripongo in voi tutta la mia confidenza; temo tutto dalla mia debolezza, ma tutto spero dalla vostra bontà. Consumate dunque in me tutto quello che potrebbe resistervi o dispiacervi! Che il vostro amore si addentri così profondamente nel mio cuore, che non possa dimenticarvi mai più, ne essere separata da voi. Vi scongiuro, per tutta la vostra bontà, che il mio nome sia inscritto in voi, poiché voglio far consistere tutta la mia felicità, nel vivere e morire come vostra schiava ». Dal facsimile riportato in testa alle Elévatìons sur le Cceur de Jesus, del Padre F. DOYOTTE, Parigi, 1873). È questa, senza dubbio, la « piccola consacrazione », come ella la chiama, che avrebbe voluto vedere inserita nel libro del P. Croiset: « Le dirò solamente d’inserirvi la piccola consacrazione, perché, venendo da Lui, Egli non desidererebbe, se non m’inganno, che venisse omessa » (Lettres inédìtes, Lettera X, p. 209; G. CXXXÌX, 617). Questo desiderio non fu realizzato. Si ha, è vero nel libro del P. Croiset una consacrazione al sacro Cuore, che sembra esser piaciuta alla beata. « Io non credo, scrive, che vi sia da cambiar cosa alcuna (al libro), né la consacrazione, né l’ammenda onorevole » (Lettres inédites, Lettera X, p. 209; G. CXXXIX, 617). Ma non è già « la piccola consacrazione » che ella avrebbe voluto vedervi. Parla, altrove, di una formula più lunga, per una consacrazione generale (Lettera XXXVI ((XXXVII), t. II . p. 74 (111); G. XI.II, 307, ù. a. X, p. 209 ; G. ibìd.) e possiamo supporre che sia la formula dei livret autografo (Vedi nella Vie et Oeuvres, t. II, p. 477 (539); G. 780.). Non si tratterebbe, forse, di quella che fu letta alla prima festa dei sacro Cuore, il 20 luglio 1675? Nella sua insistenza per ottenere questa consacrazione al sacro Cuore, la beata ci rivela, nello stesso tempo, il suo modo d’intenderla. Ella scrive alla Madre de Saumaise il 10 agosto 1684; « Bisogna cominciare sul serio a non più vivere che per Lui e in Lui. È per questo, mia carissima Madre, che ella farebbe, mi sembra, cosa gratissima al sacro Cuore di Nostro Signore, se gli facesse un intero sacrificio suo, un venerdì dopo la santa Comunione, protestando di non volersene più servire ad altr’uso che a quello del suo puro amore, procurandogli tutto l’onore e la gloria che sarà in suo potere. Non le ne dico di più, perché mi sembra che ella abbia già fatto tutto questo; ma io credo che Egli si compiacerà, se lo ripeterà di frequente e lo praticherà fedelmente onde perfezionare la sua corona » (Lettera XXV (XXVI), t. II, p. 50 (87); G. XXVII, 277. 11. a.). La beata vi ritorna nelle sua lettera del 24 agosto 1685, designando il primo venerdì del mese come giorno propizio a ciò (Lettera XXXVII (XXXVIII), t. II, p. 65 (102); G. XXXVI, 297). È ancora più pressante ed esplicita in una lettera alla Madre de Soudeilles, il 3 novembre 1684: « Se Ella desidera vivere unicamente per Lui e giungere alla perfezione che Egli vuole da lei, bisogna che faccia al sacro Cuore un intero sacrificio di sé e di tutto quello che dipende da lei senza riserva alcuna e per non volere più altra cosa che ciò che vuole questo amabile Cuore, e non più amare che attraverso i di Lui affetti, e non agire che secondo i suoi lumi, e non intraprendere mai nulla senza prima implorare il suo soccorso ed aiuto; dando a lui gloria di tutto, ringraziandolo così nei cattivi successi delle nostre intraprese, come nei buoni, rimanendo sempre contente, senza turbarci di nulla. Infatti deve ben bastarci che questo Cuore disino sia soddisfatto e glorificato ed amato. Se ella, Madre mia, desidera di essere nel numero delle sue amiche, le offrirà questo sacrificio di se stessa, un primo venerdì del mese, dopo la Comunione che farà a questa intenzione, e si consacrerà tutta a Lui per rendergli e procurargli tutto l’amore, l’onore e la gloria che sarà in suo potere; e tutto questo nel modo che le ispirerà. Dopo ai che non si riguarderà più che come appartenente e dipendente dall’adorabile Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo, a lui avendo ricorso in tutte le sue necessita e stabilendovi la sua fissa dimora più che potrà. Egli riparerà tutto quello che potrebbe trovarsi d’imperfetto nelle sue azioni e santificherà le buone, se sarà fedele ad unirsi a tutti i suoi disegni su di lei, che son grandi, e che gli procureranno molta gloria, per mezzo suo, se lo lascerà fare Tutta sua nell’amore del sacro Cuore, che unisce e trasforma i nostri in Lui, per il tempo e per l’eternità» (Lettera XXVI (XXVII), t. II. p. 52 (89). L’autografo era a Moulins ; fu inviato il 2 giugno 1789 a DB RESCON, vicario generale di Oloron. Ora è perduto. Vedi: GAUTHEY, XVIII, 278, n). – Leggendo questo, si comprende ciò che la beata scrive a suo fratello: « Mi sembra che non vi sia più breve cammino, per arrivare alla perfezione, né mezzo più sicuro, che di consacrarsi a questo divin Cuore » (Lettera LIII (LIV), t. II, p. 104 (141); G . LIX, 314).
3. L’ammenda onorevole. —
Occupa questa un gran posto nella divozione al sacro Cuore. E doveva esser così, poiché è una divozione di riparazione per l’amore oltraggiato. E’ così, del resto, che Nostro Signore la propone nella grande apparizione. Egli chiede che il giorno della futura festa, si onori il suo Cuore, « facendo la Comunione, facendogli pure riparazione d’onore, con una ammenda onorevole, per riparare le indegnità ricevute, mentre stava esposto sugli altari » (Mémoire, t. II, p. 355 (414); G. n. 92, p. 102). Queste parole bastano a illustrare ciò che è l’ammenda onorevole e il suo scopo. Come la consacrazione, essa è un atto preciso, determinato; è come una tendenza generale dell’anima devota, gelosa dell’onore di colui che ama. Questo spirito di riparazione invade tutta la vita della beata e si ritrova in tutti i suoi scritti. Nel Petit livret, scritto di suo proprio pugno, si trova una formula di ammenda onorevole (Vìe et Oeuvres, t. II, p, 473 (534); G. 771). Fu senza dubbio, composta da lei stessa. Fra le pratiche che ella raccomandava alle sue novizie, si trova la seguente: « Farete trentatrè comunioni spirituali, e una sacramentale, per fare ammenda onorevole al sacro Cuore di Gesù Cristo e implorare da Lui misericordia per tutte le cattive comunioni che si fanno e sono state fatte da noi e dai cattivi Cristiani » (Écrits divers, t. II, p. 468 (530) ; G. p. 733). Monsignor Languet assicura essere della beata l’ammenda onorevole che si trova nel libro del P. Croiset (Terza parte, c. 4. Ammenda onorevole, p. 174). Ma ciò non è probabile, perché, secondo ogni apparenza, è quella stessa che la beata approvava, nella sua lettera del 21 agosto 1690: « Il tutto, scriveva essa, è così perfettamente di suo gusto (del sacro Cuore), che io non credo dovevasi cambiar nulla, né la consacrazione né l’ammenda onorevole » (Lettres inédites, X, p. 209; G. CXXXIX, 617).
4. La comunione e la divozione all’ Eucaristia. —
Una delle pratiche che Gesù chiede a Margherita Maria, è di « fare la santa comunione quanto più spesso potrà ». E sia nella sua vita, come nei suoi scritti, la divozione ai SS. Sacramento è strettamente unita a quella del sacro Cuore. Davanti al SS. Sacramento ella è favorita delle principali rivelazioni; soprattutto all’altare ella vede Gesù oltraggiato; all’ altare gli fa ammenda onorevole e gli offre i suoi omaggi e le sue riparazioni. Si sa quante lunghe ore ella passasse dinanzi al SS. Sacramento, immobile, in estasi, o quasi. Uno dei desideri più cari al suo cuore è quello di consumarsi come un cero ardente, dinnanzi al santuario (C’est ma plus grande envie d’y consommer ma vie, Comme un cierge allume, Devant mon Bien-Aimé. (il mio più grande desiderio è consumare la mia vita come un c’ero acceso, davanti al mio diletto) Cantico al Sacro Cuore, t. II, p. 514 (575); G. 841). La Comunione è una delle sue migliori attrazioni, è una delle pratiche che raccomanda più insistentemente; ed è subito dopo la Comunione che vuole si faccia la consacrazione al sacro Cuore. Molti degli esercizi che la beata fa e raccomanda, io onore del sacro Cuore, si riferiscono all’Eucaristia. Non si stanca di proporre alle sue novizie le pratiche per onorare le diverse vite di Gesù nel Santo Sacramento, dove le due devozioni si collegano e si uniscono strettamente. (Vie et Oeuvres, t. II, p. 465 (527) ; G. 730).
5. Ora santa e unione a Gesù sofferente. — Si può dire della Passione quasi lo stesso che della Eucaristia; è una divozione che la beata riguarda come inseparabile dalla divozione al sacro Cuore. Sarebbe troppo lungo di rilevarne tutti i rapporti; basterà ricordarne qualcuno. L’ora santa, che Gesù aveva chiesto a Margherita Maria, come già sappiamo (Vedi più sopra, c. 2, § 3, pag. 25), non è altra cosa che un esercizio di unione con Gesù che soffre. La beata passava, in questa unione, la notte dal giovedì al venerdì santo, dinanzi al SS. Sacramento, tutte le volte che le era permesso. La Madre Greyfié ci descrive così una di queste notti: « Ella usciva da una lunga malattia…. Nondimeno, mi venne a chiedere come una grande grazia, il permesso di vegliare dinnanzi al SS. Sacramento. Io non giudicavo possibile che potesse farlo, ma per darle qualche consolazione, acconsentii che rimanesse nel coro dalle otto sino a dopo la processione della città (Questa processione arrivava alla Visitazione circa le 10 di sera). Accettò la mia prima offerta e con molta dolcezza e umiltà mi pregò di prolungarle questo tempo. Io le concessi la notte, ed ella non mancò di prendere il suo posto in coro alle otto e mezzo…. ; vi stette sin d’allora in ginocchio, con le mani giunte, senza punto appoggiarsi, senza fare alcun moviménto, come se fosse stata una statua, sino all’indomani all’ora di Prima, in cui riprese il suo posto nel coro. Quando ella venne a rendermi conto delle sue disposizioni in tutto questo tempo, mi disse che Nostro Signore le avevo fatto la grazia di renderla partecipe della sua agonia nel giardino degli Ulivi e che aveva sofferto tanto da sembrarle ad un tratto che l’anima le si separasse dal corpo » (Contemporaines, t. I, p. 158 (187) ; riveduto su G. Écrits de M. Greifié, n. 12, pag. 358). L’immagine del sacro Cuore, che le fu mostrata in una apparizione (corona di spine, ferita, croce), è tutta impregnata della idea della Passione. Fra le grandi grazie che ricevé da Gesù nel suo ritiro per la professione, « sorvegliando un’asina col suo asinello, nel giardino », essa annovera la conoscenza che le dette « del mistero della sua santa morte e passione ». « Ma, aggiunge, sarebbe un compito soverchiamente difficile il descriverlo ». Così non ne dice che una parola. « Ciò mi ha dato un amore sì grande per la croce, che non posso vìvere un momento senza soffrire; ma soffrire in silenzio, senza consolazione, sollievo o compatimento, e morire con questo sovrano dell’anima mia, oppressa sotto la croce di ogni sorta d’obbrobri, di umiliazioni, di dimenticanze e disprezzo » (Mémoire, t. II, p. 323 (376); G. n. 50, p. 66). Gli scritti della beata, infatti, ci danno l’impressione di una vita strettamente unita con Gesù sofferente, senza altra gioia che la gioia stessa di « soffrire amando ». Si conosce la famosa visione nella quale Nostro Signore le presentò un doppio quadro; questo di una vita tutta pace e consolazione, e quello di una vita interamente crocefissa, e come Egli stesso scelse per lei la seconda (Ibid, t. II, P . 333 (389); G, n. 66, p. 78). Ella scriveva al P. Croiset, il 15 settembre 1689: « Io non posso vivere un sol momento senza soffrire, e il mio più dolce alimento è la croce…. Oh! Che felicità poter partecipare quaggiù alle angosce, alle amarezze e agli abbandoni del sacro Cuore! » (Lettres inédites, III, p. 119; G. CXXXII, 547). Una pratica che aveva imparata da Nostro Signore, per il tempo del giubileo, le fu sempre cara; consisteva nell’offrire all’Eterno Padre le ampie soddisfazioni che Egli rese alla Sua giustizia sull’albero della croce, pregandolo a rendere efficace il suo sangue prezioso per tutte le anime peccatrici (Contemporaines, t. I, p. 160 (189); G. n. 95, p. 106). E a questa univa la beata molte altre pratiche, in cui il sacro Cuore e la Passione non formavano, per così dire, che un solo oggetto di divozione.
6. Divozione alla Santa Vergine. —
Vi sarebbe molto da dire su questo soggetto. Ma la parte della santa Vergine nella divozione al sacro Cuore non è diversa, secondo la nostra beata, da quella che le perviene in ogni vita cristiana. Se le relazioni fra la santa Vergine e Margherita Maria sono ammirabili, non è tanto perché Margherita Maria è stata la discepola e l’evangelista del sacro Cuore, quanto perché è stata una gran santa dei tempi moderni, e perché Dio le ha fatto esperimentare, nella sua propria vita, ciò che Maria opera segretamente in ogni anima che si santifica. Qualche tratto, nondimeno, merita di esser notato. – Si sa come, sino dalla sua infanzia, Nostro Signore, che voleva farla tutta sua, la confidò alla SS. Vergine: « Io ti affidai, le diss’Egli, alla, mia Santa Madre, affinché ella ti lavorasse secondo i miei disegni » (Mémoire, t. II, p. 304 (356); G. n. 22, p. 46). Maria fu per lei « una buona Madre », ed ella fu una figlia per Maria, parlandole « come alla sua buona Madre ». Fu per essere la « figlia della santa Vergine » che scelse di entrare alla Visitazione; e fu Maria che la preparò alla sua missione di apostolo del sacro Cuore. Un giorno ella vide il suo cuore, molto piccolo, fra i cuori di Gesù e di Maria, e « i tre non ne formavano che uno ». « Era, dic’ella, il giorno della festa del Cuore della santissima Vergine » (Contemporaines, t. I , p. 91 (122); G. t. II, p. 164). Si vede, da queste rivelazioni, che Maria interviene per disarmare il sacro Cuore, irritato, e ottenere le sue buone grazie (Ibid, t. I, p. 266 (293); G. t. II, p. 170). Ed è pure la Madre di Dio che interviene affinché il sacro Cuore sia affidato, come un deposito alla Visitazione. « Venite, figlie mie, avvicinatevi, perché io voglio farvi depositarie di questo tesoro prezioso » (Visione del 2 luglio — Lettera LXXXV (LXXXVI) ; t. Il p. 167 (201); G. XXCX, 405). – A sua volta, Margherita Maria non separava Maria da Gesù. Una delle sue lettere termina con la promessa delia più tenera affezione « nei sacri Cuori di Gesù e di Maria » (Lettera IX, t. II, p. 16 (49); riveduta su G. IX, 241). Non solo ella onora e fa onorare la SS. Vergine, perché « non potremmo far cosa più gradita a Dio, che onorare la sua santa Madre » (Avis, LUI (LIX), t. II, p. 441 (502); G. LIX, 737), ma perché, come dice a una sua novizia, « se è in tutto una vera figlia di santa Maria », Maria la. « renderà una perfetta discepola del sacro Cuore » (Avis, XIV, t. II, p. 388 (440) ; G. XXII, 670). E, per contro, assicura quelli che vogliono essere « i perfetti amici » del sacro Cuore, che la santa Vergine sarà la loro « speciale protettrice, per farli arrivare a quella vita perfetta » (Lettres inèdites, III, p. 130; G. CXXXIII, 554). Così, Ella vuole che ci si unisca « di cuore e di spirito «La SS. ma Vergine, per rendere omaggio al Verbo incarnato, adorandolo e amandolo in silenzio con lei ». Ella vide il sacro Cuore in atto di offrire i suoi sacrifizi all’Eterno Padre « sull’altare del cuore della madre sua »; e prega, e vuol che si preghi « il divin Cuor di Gesù, vivente nel cuore di Maria, di vivere e regnare in tutti i cuori » (Lettres inèdites, m. p. 130; G. CXXXII, 554). Di più, ella desidera che la Mediatrice del sacro Cuore, « chieda alla santa Vergine di interporre tutto il suo merito affinché Egli (il sacro Cuore) faccia sentire gli effetti del suo’ potere a tutti coloro che a Lui si rivolgeranno » (Avis, L1V (LV). t. II. p. 441 (502); G. LXX, 749). Ella stessa imparò da Nostro Signore a tenersi accanto alla Croce « con le stesse disposizióni che animavano la santa Vergine »; ad ascoltare la Messa in unione a queste disposizioni ; a fare la santa Comunione, offrendo al sacro Cuore « le sue disposizioni nel momento dell’Incarnazione, cercando di penetrarvi i l più possibile, domandandolo per la sua intercessione, e ripetendo con lei: « ecco la serva del Signore » (Lettera XLIV (XLV), t. II, p. 86 (123) ; G- L. 323), e finalmente, a fare la sua orazione offrendo « le disposizioni che animavano la Vergine santa nella sua presentazione al tempio » (Contemporaines, t. I, p. 6 9 (100); G. n. 115-116, p. 116). Da ciò si comprende come la santa chiedesse al P. Croiset d’inserire nel suo libro del sacro Cuore « le litanie del sacro Cuore della SS.ma Vergine » (Lettres inèdites, t. II, p. 99; G. CXXXI, 534). Ella torna ad insistere un mese dopo, il 15 settembre 1689, (Lettres inèdites, t. III, p. 123; G. CXXXII, 550) e in un’altra lettera del 16 maggio gli ricorda questa sua raccomandazione: « Non dimenticate le litanie della SS.m a Vergine, nostra buona Madre » (Lettres inèdites, IX, p. 200 ; G. CXXXVIII, 613). Per la beata la divozione a Maria e al cuore di Maria è inseparabile dalla divozione a Gesù e al cuore di Gesù.
7. Pregare e soffrire per le anime del Purgatorio.
L’amore del sacro Cuore accompagna le anime al loro uscir dalla vita, quando hanno bisogno di purificarsi nell’altra. Così vediamo Margherita Maria, tutta animata dalla compassione del divin Cuore per le « sue amiche sofferenti », farsi vittima per loro e attingere nei tesori del sacro Cuore per sollevarle. La prima festa del sacro Cuore a Paray fu impiegata, per la maggior parte, in loro favore. Le Contemporaines ci dicono infatti « che ella desiderò che il resto della giornata fosse impiegato a pregare per le anime del Purgatorio e condusse le sue novizie al nostro piccolo cimitero, ove fece dir loro gran quantità di preghiere per suffragarle » (Vie et Oeuvres, t. I, p. 209 (239) ; G. n. 238, p. 21S). PI scrive pure alia Madre de Saumaise : « Il sacro Cuore di Gesù abbandona spesso la sua miserabile vittima alle anime del Purgatorio, affinché soddisfaccia per loro alla divina giustizia. È allora eh’ io soffro quasi la loro stessa pena, non trovando riposo né il giorno né di notte » (Lettera LXXXVII (LXXXVIII), t. II, p. 178 (215); G. XCII. 416). La beata parla spesso di questo purgatorio dell’anima sua e di ciò che soffriva in tali circostanze. In compenso però Gesù non sapeva rifiutar nulla alla sua diletta, e le sue pratiche, in onore del sacro Cuore, avevano una speciale efficacia per sollevare le anime purganti. E’ ciò che le faceva scrivere alla Madre de Saumaise. « Se sapeste con quale ardore queste povere anime invocano questo nuovo rimedio, che ha forza sovrana per sollevarle! È così che esse chiamano la divozione al sacro Cuore, e particolarmente le Messe dette in onor suo » (Lettera LXXXV (LXXXVI), t. II, p. 170 (207) ; G. XC, 408). Con le Messe, ella chiede delle Comunioni, degli atti di virtù in amore del sacro Cuore e in spirito di riparazione, degli atti di unione al sacro Cuore, per soddisfare a Dio Padre con i meriti di questo Cuore divino. Scrive alla Madre de Saumaise : « Il soccorso che io le domando è di accordarmi nove pratiche ogni giorno, da oggi, sino all’Ascensione: quattro di carità e cinque di umiltà, per onorare, con le prime, l’ardente carità del sacro Cuore di Gesù, e riparare, con le altre, le umiliazioni principali che subì nella sua Passione » (1). Nelle sua « sfida » per l’ottava dei defunti ella assegnava alle sue novizie un metodo ben regolato che è insieme santificante per loro e utile alle povere anime. « Ecco, diceva ella, la maniera che mi sembra più conforme ai desideri del sacro Cuore di Gesù, per soddisfare, il più fedelmente alla promessa che avete fatta, in favore delle sante anime che soffrono nel Purgatorio. In primo luogo « penetrerete, come al solito, nel sacro Cuore, offrendogli tutto quello che direte e penserete ». Seguono diversi atti per i diversi momenti della giornata. Da tale ora alla tal’altra, « cinque atti di purità d’intenzione, con cinque atti di adorazione, unita con quella che Egli rende al Padre suo, nel santissimo Sacramento dell’altare, da offrirsi a Dio, per soddisfare alla sua giustizia, compensandolo, con la purezza del sacro Cuore, per la mancanza di purezza d’intenzione di quelle povere anime ». Così per tutto il giorno, sempre in unione con Gesù: pratica del silenzio, in unione con « quello di Gesù nel santo Sacramento; « pratica di carità » in unione con l’ardentecarità del sacro Cuore. per compensare le mancanze di quelle povere anime; « pratiche di umiltà, in unione dell’umiltà di quel Cuore divino, sempre per pagare coi suoi meriti, i debiti di quelle povere afflitte ». Esorta poi le sue novizie a fare, « alla sera, un. piccolo giro per il Purgatorio, in compagnia del sacro Cuore, consacrando a Lui tutto quello che avrete fatto nel giorno, pregandolo di volerne applicare il merito a quelle sante anime penanti. E queste pregherete, in pari tempo, a volere interporre il loro credito, per ottenervi la grazia di vivere e di morire nell’amore e fedeltà al sacro Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo, corrispondendo ai suoi desideri su di noi, senza resistenza alcuna » ((ì) Avis, t. Ili (LIV), t. II, p. 440 (501); G. LIX, 735. Per maggiori particolari vedere l’opuscolo composto da una Ausiliatrice del Purgatorio. Le sacre Coeur, la B. Marguerite Marie et les àmes du Purgatoire, Paris, s. d.).
8. Pratiche diverse. —
Dagli scritti della beata, si possono rilevare diverse altre pratiche (Litanie, Piccolo Ufficio, etc.). Qualcuna di esse ha molta analogia con varie pratiche che hanno preso di poi grande sviluppo. I diversi Offici da disimpegnare in onore del sacro Cuore, discepolo, servo, adoratore, amico, mediatore, riparatore, zelatore, ecc., cominciano già a esserci rivelati dalla beata. Ella scrive alla madre Greyfié, parlandole di una suora. « Egli (il sacro Cuore, le ha assegnato il suo ufficio, costituendola sua Mediatrice…. e desidera che presso di lei si trovi una suora che gli renda il medesimo servizio; ma vuole che sia tirata a sorte. Egli vuole avere ancora una Riparatrice, e in quanto a lei, Madre mia, avrà l’ufficio di offrire a questo amabile Cuore, tutto il bene che verrà fatto in onor suo. (Lettera XLIV (XLV,. II, p. 86 (123); G. L. 323). – In una lettera al Padre Croiset ella chiede che si stabilisca una associazione di questa divozione (del sacro Cuore), i cui associati parteciperebbero al bene spirituale gli uni degli altri. È l’ideale dell’apostolato della preghiera e della Guardia d’onore. La beata vorrebbe pure stabilire una particolare unione e divozione ai santi Angeli, « che sono più particolarmente destinati ad amarlo (il sacro Cuore), onorarlo e servirlo nel divin Sacramento d’amore, affinché essendo uniti e associati a loro, supplissero per noi alla sua divina presenza, tanto per rendergli i nostri omaggi, quanto per amarlo per noi e per tutti quelli che non lo amano e per riparare le irriverenze che commettiamo alla sua santa presenza » (Lettres inèdites, II, p. 100; riveduto su G. CXXXI, 535). Questa unione con gli Angeli è stata realizzata negli Uffici.
II.
LO SPIRITO DELLA DIVOZIONE
L’amore, con ciò che ha di più vivo, tenero, generoso, zelante e pratico.
(Les Demeures dans le sacre Camr, t. II’, p. 469 (531); G. LC, 725: e « La manière d’ honorer les diverses vies de Notre Seigneur au Saint-Sacrement », t. II, p. 465 (527) ; G. LXII, 730.)
Considerando queste pratiche diverse, non crediamo già che la divozione al sacro Cuore, come la intende la beata, non consista che in questo. E’ più e meglio. La sua sostanza, consiste in una vita di unione con questo cuore amante, per sentire quello che ei sente, volere ciò che egli vuole, amare ciò che egli ama ; e per piacere a Dio, appropriandosi i suoi sentimenti e i suoi meriti, a Lui offrendoli, in una vita, infine, tutta d’amore e di riparazione amorosa (Vedi la « sfida » alle Novizie per prepararsi alla festa del sacro Cuore nel 1685. E’ troppo lungo riportarla qui per intero, ma eccone alcuni tratti: « Svegliandovi, entrerete nel sacro Cuore, consacrandogli corpo, anima, cuore e tutto quello che siete, per non più servirvene che per la sua gloria e il suo amore. « Quando andrete all’orazione, avrete cura di unirla a quella che Egli fa per voi, nel SS.mo Sacramento. « Quando direte l’ufficio, vi unirete alle lodi che Egli dà a Dio suo Padre, in questo divin Sacramento. « Per ascoltare la santa Messa, vi unirete alle intenzioni di questo amabile Cuore, pregandolo a volervene applicare il merito a seconda dei suoi adorabili disegni su di voi ». « Così l’intera giornata, coi suoi differenti esercizi e occupazioni, è tutta orientata verso il sacro Cuore nel SS.mo Sacramento. Le stesse mancanze sono utilizzate. Quando avrete commessa una qualche colpa, andrete a prendere nel suo divin Cuore la virtù contraria alla vostra colpa, per offrirla all’eterno Padre », etc. Avis. L (LI); p. 434 (495); G. LIII, 717). – Nelle pratiche, qualunque sieno, la beata non vede che un esercizio, di amore. Amare il divin Cuore che ci ama tanto e che ha sete d’esser riamato, rendergli amor per amore, ecco quàl è, per lei, il fondo della divozione al sacro Cuore. Così, per la beata, tutto è racchiuso in questa reciprocità d’amore; « Gesù, nel suo amore per noi, ha sete d’esser riamato » (Vedi Lettres inèdites, VI, p. 180 ; G. CXXXV, 600). L’anima che ha ben compreso questo, non vive più che per amarlo e farlo amare. Questo amore prenderà tutte le forme, impiegherà tutti i mezzi: pregherà, agirà, soffrirà sopratutto. Ma tutto si trasformerà in amore.
(E’ la lezione che N. S. si degnò dare alla sua serva, dopo il suo voto di perfezione, 31 ottobre 1686. Dopo avere scritto la lunga lista delle sue risoluzioni, la beata ebbe paura. “Nella moltitudine di tutte queste cose io mi sono sentita vinta da un si gran timore di non esservi fedele, che non avevo il coraggio di obbligarmi ». N. S. la rassicurò, dicendole nel più intimo del cuore: « Di che cosa temi, poiché Io rispondo per te?…. L’unità del mio puro amore ti terrà luogo d’attenzione nella moltiplicità di tutte queste cose». Contemporaines, t. I, p. 252 (280); G. n. 253, p. 238). E così, per mezzo dell’amore, l’anima devota del sacro Cuore, farà vivere Gesù in lei. La sua vita sarà la vita di Gesù. La beata scrive alla Madre de Soudeilles, il 15 settembre 1686: « Infine io desidero che siano tutte del sacro Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo, per non più vivere che della sua vita, non amare che per il puro amor suo, non agire e soffrire che secondo le sue sante intenzioni, lasciandolo operar in noi e per, noi e come più gli piace (Lettera, X L VIII (XLIX), t. Il, p. 95 (132); riveduto su G. LIII, 331). Parlando un giorno di sé stessa al P. Croiset, (lettera 14 aprile 1489) essa dice: « Ebbi altra volta tre desideri così ardenti, da poterli riguardare siccome tre tiranni, che mi facevano soffrire un continuo martirio, senza darmi tregua. Bramo di amare il mio Dio, di soffrire e di morire in questo amore ». Ora, però, Margherita Maria è arrivata a non poter più volere o desiderare cosa alcuna. « lo vorrei affliggermene, qualche volta, continua, ma non lo posso: non appartenendo più a me stessa, non ho più nessun volere o libertà su di me. Ed ecco il pensiero che mi consola. È che il sacro Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo, opererà tutto questo per me. Se lo lascio fare, Egli amerà e vorrà in mia vece, e supplirà a tutte le mie impotenze e imperfezioni ». E il 10 agosto: « Io sacrificherei tutto, senza riserva, poiché il mio cuore non sentendosi più suscettibile, mi sembra, che, degli interessi di questo divin Cuore, non mi preoccupo più in qual maniera mi tratti, da che mi usò la misericordia di consacrarmi Egli stesso alla sua gloria e al suo onore. Mi basti che Egli sia soddisfatto. Che m’innalzi o mi abbassi, che mi consoli o mi affligga, sono ugualmente contenta del contento suo…. Purché infine io possa amarlo, non voglio altro » (Lettres inèdites, II (autografo) p. 91; riveduto su G. CXXXI, 529). Le pagine di questo genere, non si contano nella sua corrispondenza. Un lungo passaggio di una delle sue lettere, ci mostrerà meglio che dei brevi estratti, ciò che è in lei e ciò che opera in lei la divozione al sacro Cuore. Ella scrive a Suor de la Barge, verso la fine d’ottobre 1689. « È dunque questa volta, cara amica, che dobbiamo consumarci tutte, senza eccezione, né remissione, in questa ardente fornace del sacro Cuore del nostro adorabile Maestro, da cui non bisogna mai uscire. Dopo avere annientato il nostro cuore di corruzione in quelle divine fiamme del puro amore, bisogna formarcene un nuovo che ci faccia vivere, ormai, di una vita tutta nuova, con un cuore nuovo, che abbia pensieri e affetti nuovi e che produca opere di purezza e fervore in tutte le nostre azioni. Vale a dire, che non si tratti più di noi stesse, ma che questo divin Cuore sia talmente sostituito al nostro, che lui solo agisca in noi e per noi; che la sua santa volontà annienti talmente la nostra, sì che possa agire assolutamente, senza incontrar resistenza da parte nostra. Infine, che i suoi affetti, pensieri e desideri, prendano il posto dei nostri, ma soprattutto i l suo amore, per modo che ami sé stesso in noi e per noi. Così se quest’amabile Cuore sarà il nostro tutto in ogni cosa, potremo dire con san Paolo che non viviamo più noi, ma è lui chi vive in ‘noi…. Mi sembra che non dobbiamo più respirare che fiamme del puro amore, amore crocifiggente e interamente sacrificato, per una immolazione di noi stesse alla divina volontà, affinché si compia perfettamente in noi; contentandoci, per parte nostra, di amarlo e lasciarlo fare, sia che ci abbassi o c’innalzi, che ci consoli o ci affligga; tutto deve esserci indifferente…. Purché Egli si contenti, ciò deve bastarci ». « Amiamolo, dunque, quest’unico amore delle anime nostre, poiché Egli ci ha amato il primo e ci ama ancora con tanto ardore, che ne abbrucia continuamente nel santissimo Sacramento. Non ‘ci bisogna altra cosa, per farci sante, che amare questo Santo dei santi. Chi potrà dunque impedirci di esserlo, poiché non abbiamo dei cuori che per amare, e dei corpi per soffrire? (Lettere (VIII -autografa-, t. II, p. 227 (275); riveduto.su G. CX, 467). La beata termina quest’inno all’amore, con questa specie di strofa ritmica, che narra i vantaggi dell’amore per arrivare alla perfezione: « Non vi ha che il suo amore che ci faccia fare tutto quello che gli piace; non vi ha che questo perfetto amore che ce lo faccia fare in quel modo che gli piace; non può esservi che questo amore perfetto, che ci faccia fare ogni cosa quando gli piace ».