LA VERA E LA FALSA FEDE –IV.-
(P. Gioacchino VENTURA: LE BELLEZZE DELLA FEDE, vol. II. Genova; Ed. Dario Giuseppe Rossi, 1867)
LETTURA VI.
LA CREDENZA DEI MAGI OVVERO LA VERITÀ E LA CERTEZZA DELL’INSEGNAMENTO DELLA FEDE.
§ V. – Si dimostra la stessa verità colla storia delle moderne eresie, ovvero del protestantismo che tulle le contiene. Lutero e i suoi errori. Le sue prime tre prosapie dei SACRAMENTARJ, degli ANABATTISTI e dei CONFESSIONISTI, e loro principali diramazioni, che producono L’INDIFFERENTISMO e la disperazione di conoscere alcuna verità.
Or, come era naturale ad accadere, queste dottrine sì temerarie, sì licenziose, sì empie, corruppero i costumi principalmente dei grandi; alienarono i popoli dalle vie della dipendenza all’autorità ecclesiastica, rallentarono i legami dell’unità cattolica, e prepararono le mentì e i cuori al più grande, al più scandaloso, al più funesto di tutti gli scismi, che si disse protestantismo o riforma, e che nel secolo decimosesto strappò tante nazioni dal seno della Chiesa Cattolica per darle in preda a tutti gli errori e a tutti i vizj. – Il protagonista di questo dramma infernale fu Martino Lutero, già religioso e sacerdote, e poi, perché credutosi offeso ne’ suoi ambiziosi disegni dal Sommo Pontefice, apostata infame della fede e della pudicizia, essendosi unito in incestuoso e sacrilego matrimonio con Anna Bore, moniale professa da lui sedotta. Quest’uomo, il più turbolento, il più audace, il più dissoluto che fosse mai, poiché non interrompeva le sue tresche lascive che per immergersi nella crapula e nella ubriachezza, osò, come Riccardo, di attribuirsi una ispirazione ed una missione soprannaturale, colla sola differenza che, più modesto di Riccardo che si era detto figlio di Dio, contentossi Lutero di passare per famigliare del diavolo, asserendo di averlo sempre avuto a sua guida ed a suo consigliere. Fu dunque sotto l’ispirazione infernale che Lutero pose sossopra la Chiesa e gli stati, ingannò i principi, sedusse il clero, corruppe i popoli, calpestò le leggi umane e divine, e insultò il cielo e la terra, gli uomini e Dio: finché, non reggendo al rimorso destatogli dalla memoria di tante scelleratezze e ai tanti scandali, con un capestro si strozzò da sé medesimo, non potendo certo perire per più degne mani. – Questo discepolo del diavolo insegnò con Talentino e Manete che il libero arbitrio si è dall’uomo perduto affatto per lo peccato; con Eonomio, che la fede sola giustifica, e le buone opere non servono a nulla: e eoa Berengario infine, che nella Eucaristia il corpo e d Signore si trova colla sostanza del pane. Negò di più eoi valdesi l’infallibilità della Chiesa, l’autorità del sommo Pontefice, le indulgenze e il purgatorio. Abolì coi novaziani la confessione, e cogli ussiti la Messa e l’Estrema-Unzione. Tolse di mezzo le tradizioni come avea fatto Nestorio, Dioscoro, Eutiche. Disse, come già i donatisti, la Chiesa essere perita e risorta in lui e ne’ suoi seguaci. Condannò la verginità e i voti religiosi, come Gioviniano. E colla massima che aveva di continuo in bocca « Venga la serva se non è pronta la moglie, adsit ancilla, si nolit uxor, » avendo, a somiglianza di Carpocrate e di Valentino, permesso l’adulterio e il divorzio, fece del sacramento del matrimonio un contratto di affitto temporaneo a comodo e capriccio della voluttà. – In compagnia però di questi errori Lutero sparse il seme di moltissimi altri, che i suoi discepoli non mancarono di far germogliare: di modo che il protestantismo, preso nél complesso di tutte le sette che lo compongono, è stato la restaurazione di tutte le eresie che lo avevano preceduto; e perciò rimonta a Lutero il delitto e l’obbrobrio di essere stato nei tempi moderni ciò che Lucifero fu dal principio del mondo: l’omicida delle anime, il patriarca di tutti gli empj ed il dottore di ogni empietà. – Non sarà discaro però al lettore il vedere, qui, come in un quadro, le sette principali e i principali errori cui diede il natale questo turpe eresiarca; poiché io lo ripeto, nulla vi è di più istruttivo di questa vasta figliazione dell’errore, di queste divisioni degli eretici, per far conoscere di che è capace la ragione quando si sottrae dall’autorità della Chiesa, e per convincerci sempre di più che, in questa Chiesa, in cui abbiam la sorte di vivere, solo si trova coll’unità dell’insegnamento, la verità della fede.Dai tre primogeniti figli o discepoli di Lutero nacquero da prima tre prosapie di eretici: 1. quella dei sacramentari,che ebbe Carlostadio; 2. quella degli anabattisti, che ebbe Bernardo Rotmano; 3. quella dei confessionisti, che ebbe Filippo Melantone per padre; ed una quarta ancora ne venne alla luce dei sacramentarj, che ebbe Giovanni Calvino per fondatore. Poiché però la divisione è la legge inevitabile dell’errore, come l’unità è il carattere proprio della verità; nate appena queste quattro prosapie, si suddivisero in cento altre: ed ecco qui le principali diramazioni di ognuna.
PRIMA PROSAPIA DI LUTERO
I SACRAMENTARI.
Carlostadio, il primo dei discepoli di Lutero che, ad imitazione del maestro, prendesse sfacciatamente moglie, essendo sacerdote, veduto che Lutero avea negata la Messa, volle andare ancora più innanzi. E d associandosi Zwinglio ed Ecolampadio, rinnovò la prima eresia di Berengario, negando arditamente la reale presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia, e fermò la prosapia dei sacramentarj. Di costui dice Erasmo che morì strozzato dal suo Dio, cioè dal Demonio. – I capi principali però della sua setta essendo, non meno di Carlostadio, smaniosi di divenire anch’essi fondatori e maestri di eresie, si divisero, e quindi ne vennero:
1. I zwingliani, da Zwinglio, uomo facinoroso e fanatico, che, come aveva abbandonato Lutero di cui fu discepolo, si staccò ancora da Carlostadio con cui fu complice nell’impugnare i sacramenti. Formò perciò una nuova setta con dottrine sue proprie: che volendo propagar colle armi, ne fu vittima, giacché fu scannato in una mischia e buttato alle fiamme. I suoi seguaci furono detti significativi da ciò che Zwinglio avea insegnato, che nell’Eucaristia non vi è altrimenti il corpo ma il segno del corpo del Signore; e perciò coll’autorità che disse di avere ricevuto dallo Spirito Santo, avea anche cambiato le parole della consacrazione ordinando che nella cena sacramentaria, invece di « hoc est CORPUS Meum » si dicesse « hoc SIGNIFICAT corpus meum. »
2. I neutrali; che come era naturale ad aspettarsi, ridendosi di questo segno, sostennero non esser necessaria né l’uno né l’altra specie, molto meno tutte e due: aggiungendo, il sacramento non servire a nulla: la grazia ottenersi solo colla fede in esso, non col suo uso, che perciò fu abolito in questa sezione de’ sacramentarj.
3. Gli energiaci; che nell’Eucaristia ammisero la presenza non del corpo, ma dell’energia o virtù di Gesù Cristo, la promessa del soccorso e della grazia da ricevere.
5. Gli adessenarj; che al contrario vi confessarono la presenza reale del. corpo, ma gli uni nel pane, gli altri intorno al pane, i terzi col pane, gli ultimi sotto il pane: che però si sminuzzarono in quattro altre sette diverse.
6. Gl’iscariotti; che negarono che Giuda nell’ultima cena abbia ricevuto il vero corpo di Gesù Cristo.
7. I metamorfisti pei quali, come già per gli armeni, il corpo del Signore asceso al cielo si è metamorfosizzato in Dio; e perciò per costoro vi è nell’ostia un corpo divino che non ha nulla di carnale e di umano, cioè vi è un corpo che non è corpo: errore manifestamente condannato dalle stesse parole di Gesù Cristo, che ha chiamata l’Eucaristia il suo corpo e la sua carne.
SECONDA PROSAPIA DI LUTERO
GLI ANABATTISTI.
Botmano, avendo letto in una lettera di Lutero non doversi dare il Battesimo ai fanciulli, ma convenire aspettare perciò la maturità della ragione e della fede, incominciò ad insegnare doversi ribattezzare coloro che avevano ricevuto il Battesimo nell’infanzia; e fondò la setta degli anabattisti o dei ribattezzanti. Di questa setta furono Baldassare Pacimontano, Giorgio Davide, Tomaso Monetario, e Giovanni di Leida, uomini di un fanatismo e di una crudeltà al di là di ogni idea: che non avendo potuto meglio accordarsi fra loro di quello che avevan fatto con Lutero, da cui eran divenuti apostati, e di cui avevano sfigurate le dottrine, si suddivisero pure fra loro e crearono:
1. Gli adamiti; che, rinnovando le orge invereconde e dissolute di Riccardo, si unirono a vivere ignudi nelle selve, come Adamo ed Eva, vantando di avere acquistato l’integrità e l’innocenza originale.
2. Gli stebleri; che condannarono assolutamente nei Cristiani l’uso delle armi, anche del caso di una giusta difesa.
3. I sabbatarj; che, imitando gli Ebrei, si diedero a santificare il sabbato, invece della domenica; ed adorando solo il Dio creatore, proscrissero il culto e il nome di Gesù Cristo e dello Spirito Santo, cioè a dire abiurarono il Cristianesimo.
4. I clancularj; che sostennero la sola fede interna e nascosta bastare per l’acquisto dell’eterna salute, l’esterno culto nei templi e l’esterna confessione della fede non servire a nulla; e però richiesti se erano anabattisti, poterlo impunemente negare.
5. I manifestarj; che insegnavano tutto il contrario, e che dalla confessione di essere anabattisti facean dipendere la salute eterna.
6. I demoniaci; che, come gli antichi origenisti, credono la salvazione dei demonj.
7. I condormienti; che, per soverchio amore del nuovo evangelio, dormivano alla rinfusa uomini e donne in una stessa sala: ed al segno dato dal capo, colle parole crescite et multiplicamini, rinnovavano la comunione mistica dei seguaci di Carpocrate.
8. I comunisti; che fecero comuni non solo le donne e i figliuoli, ma ancora i beni, volendo realizzare la repubblica di Platone. Questa setta è rinata ai dì nostri collo stesso nome. Fourier, che ne è stato il restauratore, ha organizzato in modo le simpatie dell’amore che, a capo di un dato tempo, ogni uomo si sarà trovato con tutte le donne; ed ogni donna con tutti gli uomini di questa sublime società; in cui perciò al matrimonio cristiano è sostituita la promiscuità dei bruti. Or queste belve a due piedi che hanno abjurata l’umanità osano dirsi uomini e Cristiani!
9. I gementi; che, simili agli antichi euchiti, dicevano la divozione e il culto più accetto a Dio essere il piangere e il gemere.
10. Gli steimbakiani; da Martino Steinbak. Costui disse di essere esso pure lo Spirito Santo, che si era alla sua volta incarnato, come erasi di già incarnato il Figliuolo. Questo matto bestemmiatore, che sembra impossibile come abbia potuto avere seguaci, corresse ancora il Pater noster, togliendone le parole, qui es in cælis: poiché diceva Dio padre non essere altrimenti in cielo, ma fuori del cielo, ed attendere l’incarnato Spirito Santo Martino venisse ad aprirgli le porte. È però già un pezzo che non Martino a Dio, ma Dio a Martino ha aperte le porte…. ma dell’inferno!
11. I georgiani; che negarono la risurrezione della carne: detti davidici, perché Giorgio lor capo si era chiamato il secondo Davide, come Lutero si era detto il terzo Elia, ed il secondo Enoch. Oh egregia copia di profeti…. del diavolo!
12. I poligamisti; che sostenevano esser lecito ad un uomo di potere, allo stesso tempo avere più mogli, a guisa dei Turchi; come ne diede l’esempio Giovanni di Leida, che si fece re di Munster, e poi Arrigo VIII in Inghilterra, ambedue di crudele e impudica rimembranza.
TERZA PROSAPIA DI LUTERO
CONFESSlONISTI.
Melantone, autore della celebre confessione di Augusta, avendo in essa parte accresciuti e parte modificati gli errori di Lutero suo padre e maestro, divenne patriarca di eretici esso stesso e il più fecondo di tutti i suoi fratelli. Giacché i confessionisti, che lo riconoscono per fondatore, formarono subito quattro altre distinte prosapie, che si ripartirono ancora in moltissime altre sette. Le quattro prosapie subalterne furono quelle 1. dei confessionisti rigidi; 2. dei confessionisti molli; 3. dei confessionisti stravaganti; 4. dei confessionisti indifferenti, delle quali ecco le principali diramazioni:
1. Confessionisti rigidi, detti stoici.
Loro capo fu Mattia Illirico, autore principale dell’empia Storia Maddeburgense, e che, tra le altre pazzie, disse che il peccato originale è sostanza. I suoi discepoli furono designati col nome di rigidi, perché pria di tutto accolsero, come un secondo evangelio, tutte e singole le stravaganze, le turpitudini e le empietà di Lutero, senza ometterne una sola sillaba. Ma siccome sopraccaricarono quest’infernale evangelio con molti altri errori, così si divisero in:
1. Antinomj o nemici delia legge, che dicono l’osservanza della legge divina non essere né necessaria né utile ai seguaci del Vangelo.
2. Samosateni (nuovi), che trassero origine da Francesco David e da altri ministri transilvani: essi negano che la parola VERBO nella Trinità significa figliuolo e persona: e perciò negano l’augustissima Trinità e la divinità di Gesù Cristo.
3. Trideiti; che al contrario ammettono in Dio, come già i discepoli di Filopono, non solo tre persone, ma tre nature distinte: e perciò ammettono tre dei.
4. Infernali; che negano la discesa di Gesù Cristo al limbo; e, per far corto, negano ogni inferno.
5. Infernali-eterogenei; che, al contrario, non solo ammettono che vi è l’inferno e che Gesù Cristo vi è disceso, ma ancora che ne ha subite tutte le pene.
6. Antidemoniaci; che negano l’esistenza del demonio, dei mali spiriti e delle loro operazioni.
7. Ambsderffiani; che, andando più in là degli antinomj, riguardano le opere buone come perniciose all’eterna salute, e però le abborrono.
8. Antidiaforisti; che non riconoscono nella Chiesa alcuna giurisdizione episcopale, alcuna antica cerimonia o rito.
9. Antiosiandrini; che affermano la giustificazione dell’uomo, per mezzo della grazia, essere sol di parole, e non vera o reale.
10. Anticalviniani; che ammettono bensì la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia, ma colla sostanza del pane e transitoria, cioè durante solo il tempo della cena; e perciò negano l’adorazione del Santissimo Sacramento.
11. Impositori delle mani; che riguardano come sacramento l’imposizione delle mani, anche dei laici.
12. Bisacramentarj; che ammettono solo due sacramenti; il Battesimo e la Cena.
13. Sacerdotali: che rigettano l’ordine, affermando tutti i Cristiani, uomini e donne, essere egualmente sacerdoti per poter predicare, amministrare la cena ed assolvere.
14. Invisibili; che, per liberarsi dall’impaccio di decidere qual sia la vera Chiesa tra la confessione di tante sette fra loro contrarie, anziché riconoscere la Chiesa vera nella cattolica comunione, amarono di dire che la vera Chiesa è invisibile, e che non si può affatto riconoscere.
15. Ubiquisti; da Giovanni Benzio, che, volendo ritenere da una parte la presenza reale coi melantonj, ed evitare la transustanzazione in grazia dei calvinisti, sognarono l’insulso errore dell’ubiquità, o della presenza reale del corpo del Signore in tutti i luoghi ed in tutte le creature.
2. Confessionisti molli.
Formarono questa prosapia tutti i seguaci di Melantone che procurarono d’interpretare la confessione d’Augusta e la dottrina di Lutero in un senso più prossimo a quello della Chiesa Cattolica; ma che, non essendo d’accordo fra loro in queste benigne interpretazioni, si divisero in
1. Biblisti, che sostennero dal Cristiano non doversi leggere altro libro fuorché la Bibbia senza interpretazioni o commenti, giacché lo Spirito Santo ne dà a tutti l’intelligenza. Interdissero perciò ogni altro studio; ed in Vittemberga fecero chiudere tutte le scuole, bruciare tutti i libri; affermando dovere tutti i figli di Adamo, secondo la primitiva condanna, vivere del lavoro delle loro mani. Carlostadio e Melantone diedero da prima di ciò l’esempio, prendendo quegli a lavorare la terra, questi a molire il grano. Ma ben presto persuadendosi che, a conto fatto, il mestiere di dottore è più comodo di quello di molinaro e di bifolco, posero essi medesimi fine a queste stolide stravaganze per ispacciarne delle altre senza tanto loro disagio.
2. Adiaforisti o indifferenti; che affermarono non peccare chi viola, non meritare chi osserva le decisioni e le leggi della Chiesa, essendo queste cose affatto indifferenti.
3. Trisacramentarj; che ritennero tre soli sacramenti. il Battesimo, la Cena e l’Assoluzione. Melantone non seppe mai perdonare a Lutero l’avere abolita la confessione.
4. Quadrisacramentarj; che ai tre indicati sacramenti aggiunsero per quarto il Sacerdozio.
5. Lutero-calvinisti che pretesero conciliare la dottrina di Lutero con quella di Zwinglio intorno ai sacramenti, affermando la differenza fra questi due luminari della riforma essere solo di parole. E dicean vero; giacché in fondo ciò che afferma Lutero còlle parole, lo nega col fatto; ed in fondo è d’accordo con Zwinglio per distruggere ogni sacramento.
6. Semiosiandrini; che, volendo conciliare Osiandrio, che sosteneva la giustificazione reale, e gli antiosiandrini, che l’ammettevano solo di parole, dissero la giustificazione dell’uomo per mezzo della grazia esser solo di parole in questa vita, e reale nell’altra.
7. Maggioristi; da Giorgio Maggiore, che insegnarono l’uomo esser giustificato solo dalle proprie sue opere precedenti, perciò il Battesimo non giustificare i fanciulli.
8. Penitenziarj; che all’errore di Melantone, che sosteneva la penitenza consistere nel rimorso del peccato e nella fede del perdono, ne aggiunsero altri sette ancora e più grossolani.
9. Sincretizzantij che persuadono a tutte le sette di simulare una finta pace fra loro, non potendo averne una vera affine di riunire gli sforzi comuni contro la Cattolica Chiesa.
3. Confessionisti stravaganti.
La confessione di Augusta, come di poi avvenne dei trentanove articoli del protestantismo inglese, non tardò a divenire, in molte parti della Germania, legge di stato, che i governi imposero alle coscienze colla forza, non potendo persuaderla colla ragione. Per quieto vivere adunque coi principi, moltissimi discepoli di Melantone si adattarono a ricevere esteriormente questa confessione per regola di fede, mentre che nell’interno del loro cuore la detestavano e facevano sforzi comuni per distruggerla. Costoro furono di tutti i confessionisti quei che andarono più lungi dalle dottrine di Lutero; e costituirono perciò la prosapia dei confessionisti stravaganti. Ma siccome al solito, all’uscire dalla comunione confessionista, presero diverse vie, così formarono diverse sette, sotto il nome di:
1. Schuvenkfeldianij da Gaspare Schuvenkfeldio, che, avendo per domma comune che l’umanità di Gesù Cristo era stata generata dallo Spirito Santo, e che il Battesimo (la penna rifugge di scrivere questa bestemmia) è un bagno porcino (balneum suillum), si suddivisero in quattro altre sette.
2. Osiandriani, che opinarono che Gesù Cristo solamente colla sua divinità, escluso ogni soccorso della sua umanità ha compiuta la giustificazione del genere umano.
3. Stancarianij che sostenevano tutto il contrario: la giustificazione del genere umano essere stata opera della sola umanità di Gesù Cristo, e che la divinità sua non vi ha avuta alcuna parte.
4. Aniistancariani; che, opponendosi a tutte e due le sette precedenti, rinnovarono l’orribile bestemmia degli armeni, dicendo la giustificazione degli uomini essere stata sì fattamente l’opera delle due nature insieme che anche la divinità fu morta in Gesù Cristo in croce.
5. Nuovi pelagiani; che dissero il peccato originale essere una malattia, non una colpa; e perciò posero in paradiso Numa Pompilio, Catone, Scipione e tutti i gentili che hanno lasciato un nome nella storia; riprovati perciò da Lutero e da Zwinglio.
6. Nuovi manichei; che insegnarono tutti i mali accadere per una assoluta necessità e che Dio è l’autor del peccato, concorrendovi non solo permissivamente ma effettivamente ancora. Sicché nessun furto, omicidio, adulterio si commette dall’uomo contro il volere di Dio; ma tutti i peccati si commettono da Dio nell’uomo, e, più che l’uomo il vero peccatore é Dio. E perciò il peccato di Davide e il tradimento di Giuda essere stata opera di Dio tanto quanto la conversione di S. Paolo. Altri di loro poi portarono sì lungi la bestemmia che dissero che Dio ispira a bella posta pensieri rei all’uomo. Poiché però i semi di queste empie dottrine si trovano sparsi nelle opere di Lutero e di Calvino. può senza ingiustizia disputarne loro il primo magistero.
4. I Confessionisti indifferenti.
Questa orribile confusione d’idee, di giudizj, di credenze contradittorie, nate dalla stessa confessione d’Augusta, non erano certo una buona raccomandazione per farla credere il vero simbolo cristiano, la formola vera e sicura di ciò che bisogna credere e fare per piacere a Dio e salvarsi: ma tutto al contrario, era un argomento infallibile, un motivo possente per disperare di trovar nulla di certo e di vero nella luterana riforma, o in alcuna delle sette infinite in cui si era trasformata. Or la conseguenza che si avrebbe dovuto tirare da questo gran fatto pubblico e solenne dell’impossibilità di trovare una forma certa e vera di religione fuori della Cattolica Chiesa era questa: Dunque bisogna ritornar nella Chiesa che abbiamo abbandonata, ed in cui solo si trova una dottrina uniforme, stabile e costante e perciò vera e sicura. Ma questo ritorno sarebbe costato molto all’orgoglio ed alle passioni, che nell’apostasia della Chiesa avevano trovato tutto il loro conto. Perciò l’argomento che era stato sì buono a discoprire la grande decezione, l’orribile scherno, il nulla della riforma, non fu più buono per conchiuderne la necessità del ritorno alla vera Chiesa. La logica dell’errore, forte contro l’errore, disanimata si arresta in faccia ai sacrifici che imporrebbe la verità: e perciò procura di non vederla, di non accorgersene, per non essere obbligata a seguirla, come appunto un debitore fugge l’incontro di un creditore severo; e se lo vede da lungi, torce altrove il volto e cambia cammino. Perciò moltissimi confessionisti, che. da ciò che vedevano accadere, non potevano credere che nella confessione d’Angusta, seminario di tanti errori, di tanti scismi, di tanta rivalità, vi fosse il vero Cristianesimo: anziché ridursi a cercarlo, a riconoscerlo nella Chiesa Cattolica, in cui era sì visibile e sì facile a ritrovarlo, amaron meglio di dire che il vero Cristianesimo non si trova in nessun luogo; e quindi i confessionisti scettici e indifferenti, che, mentre erano ancor calde le ceneri di Lutero, si formarono in diverse sette, onde ebbero origine:
1. Gli anfidossi; che, per un avanzo di pudore, volendo conservare un’ombra di Cristianesimo, dissero che tutte le religioni sono buone per salvarsi, purché si creda che Gesù Cristo è morto per tutti.
2. I teodossi; che, più empj, ma almeno più franchi e più consentanei ai principj della riforma, rigettando senza tanti complimenti ogni verità cristiana, ritennero che per salvarsi bastava credere in un solo Dio creatore del cielo e della terra; e perciò, che il maomettanismo, il giudaismo e il Cristianesimo sono religioni ugualmente buone per andar salvo.
3. Gli eterodossi; che, avendo rinunziato ad ogni comunione cristiana e rigettando con eguale indifferenza il magistero di Lutero e di Melantone, di Zwinglio e di Calvino, di tutte le dottrine di sì bravi maestri ritennero quello solamente che ad ognuno parve bene di ritenere; e rimanendovi pertinacemente attaccati, con ciò solo credevano di potere salvarsi.
4. Gli autodossi; che facendo un passo di più di tutti i settarj precedenti, professarono che non era affatto necessario l’ammettere e ritenere alcuna dottrina di alcuna comunione cristiana; ma che vera e bastante per conseguir la salute era quella religione che ognuno si formerebbe col suo giudizio, né esservi alcun obbligo di restare immobile in questa religione, ma potersi variare secondo il proprio capriccio; in una parola, che bisogna render culto a Iddio come e quando ognuno l’intende.
5. Gli epicurei novelli; che, ancora più espliciti, dissero che non vi è alcun bisogno di render culto a Dio; giacché l’anima muore col corpo, come quella dei bruti, di cui però imitavan la vita.
6. I fratelli di Rosa Croce; nati da ciò che la setta degli anabattisti avea prodotto di più empio e di più impuro: che, fingendosi confessionisti in apparenza, furono atei in sostanza; e promettendo d’insegnare l’alchimia o l’arte di convertire in oro i metalli, attiravano alla loro setta gl’incauti; e fermativili per mezzo di orribili giuramenti, li iniziavano a tutti i misteri d’empietà.
7. I libertini; che ammisero che non vi é altro che un solo spirito immortale, e non solamente le anime umane, ma ancora gli angioli essere soggetti alla morte; che la morte di Gesù Cristo sulla croce fu solo apparente; che è lecito di dissimulare la propria religione e prendere alla circostanza quella delle persone con cui si tratta, per avere pace con tutti. Di questa setta parlando Io stesso Calvino, dice che era numerosa di molte migliaja fino mentr’esso vivea.
8. Gli atei; che, più empj, ma più progressisti e più conseguenti di tutti, insegnarono che non vi è alcun Dio, e che la religione è invenzione degli uomini.
9. I machiavellisti; che, convenendo interamente cogli atei nel negare ogni verità ed ogni religione, dissero però che una qualche religione bisogna ritenerla, come mezzo di politica, per contenere in dovere il popolo. Sicché l’ateismo puro è stata l’ultima conseguenza e l’ultima orribil parola del protestantismo. Così quando si abbandona la fede e l’autorità della Chiesa, sola depositaria sicura del vero, l’uomo che ragiona, di conseguenza in conseguenza, di errore in errore, è strascinato a non creder più nulla a negar tutto fino Dio stesso; ciò che fece dire a Fénélon che « tra la Religione Cattolica e l’ateismo non vi è alcun mezzo ragionevole, e la storia di tutte le eresie é una prova costante di questa verità. »
Beerlinkio, dopo aver tessuto il catalogo di queste sette di indifferenti o di atei (questi due vocaboli sono sinonimi) assicura che essi nel secolo XVII, in cui egli scriveva, erano sparse negli angoli più remoti della Germania, sebbene non cosi pubbliche che si potessero da tutti riconoscere: Inveniuntur hae omms et singula secta in omnibus Germaniæ angulis, licet non usque adeo apertæ ut ab omnibus dignosci queant. Aggiunge però che esse appettavano l’occasione. opportuna per prodursi alla luce del giorno e, come un fiume accresciuto dalle piene di torrenti devastatori,rompere in ogni luogo; Sed parum abest quin, ut ingens flumen torrentibus auctum, hae sectæ, data occasione in lucem apertissimam prorumpant (Theatr. vit. hum., art. HÆRETICUS) . E di fatti questa profezia ebbe nel secolo decimottavotutto il suo compimento.
§ VI. – Siegue la storia delle moderne eresie. Quarta prosapia di Lutero. Calvino, suoi errori e sua indole. Sette principali nate dal calvinismo. Il protestantismo inglese e suoi effetti. Scuola anticristiana del secolo decimottavo, e panteistica del nostro. La ragione umana, negando la vera fede, finisce col negare se stessa.
QUARTA PROSAPIA DI LUTERO
I CALVINISTI.
Ma la più maligna e la più infamemente feconda e feroce delle prosapie di Lutero, fu quella che questo eresiarca ottenne per mezzo di Calvino. Costui figlio negli errori e discepolo di Zwinglio, e nipote perciò di Lutero, superò cotanto il padre e l’avolo nell’abominazione dei costumi e nella intrepidezza della bestemmia che il suo nome ebbe il triste vanto di essere associato a quello di Lutero nel patriarcato infernale delle moderne eresie. Imperciocché, cacciato dalla Francia per le sue scelleratezze, e nella Svizzera battuto con verghe e bollato alle spalle con ferro rovente per delitto provato di sodomia, abbracciò da prima l’eresia per prender moglie, ecclesiastico che esso era; e poi, erettosi in caposcuola egli pure, oltre di aver con Zwinglio negati i sacramenti, o ridottili a pura cerimonia, e con Lutero negato il libero arbitrio e la necessità delle buone opere, disse che i figli dei battezzati nascono santi; che la grazia divina, una volta ricevuta, non si può più perdere; che Gesù Cristo mori disperato sulla croce: che né il Papa né i Vescovi né i sacerdoti hanno alcun carattere sacro; che l’unica regola di fede pel Cristiano è la Scrittura sacra, del cui senso ognuno è legittimo interprete. Quello però che non è stato notato abbastanza si è l’odio profondo onde quest’uomo indiavolato era animato contro la persona adorabile di Gesù Cristo, e che, non ostante la sua ipocrisia, traspira da tutti i suoi scritti. Dimodoché, se fosse vera la trasmigrazione delle anime, bisognerebbe dire che l’anima di Caino, dopo essere passata in Giuda, sia rinata in Calvino; e che più tardi lasciata nel sepolcro la maschera, sia ricomparsa in Voltaire più invereconda e più empia. Finalmente Calvino straziato per quattro continui anni, come già Erode e Nestorio, da malattia pediculare e da vermini, che gli divorarono, vivente ancora, tutte le carni, spirò, come era vissuto, bestemmiando Iddio ed invocando il diavolo. Tale fu il fondatore e padre della setta dei calvinisti, la più assurda, la più audace, la più spietata, la più dissoluta di tutte le sette moderne; che col favore di tutte le passioni, cui accordò la più grande licenza e la più grande impunità, si estese non solo in molti paesi della Germania, ma ancor nella Svizzera, nell’ Olanda e più tardi in Inghilterra. – Essa pure, come le precedenti, si suddivise e formò due ampie prosapie: una sul continente, l’altra nelle isole britanniche; che, prive di un capo comune, la cui autorità fosse da tutti riconosciuta, si sminuzzarono esse ancora in sette infinite. Le principali furono:
Calvinisti del continente.
1. I nuovi iconoclasti. Il vero spirito del calvinismo essendo quello dell’odio contro Gesù Cristo, la santissima Vergine e i santi, dovea farne necessariamente detestare le immagini. Tutti i calvinisti perciò sono iconoclasti o distruttori delle sacre immagini. Ciò non ostante però questo nome rimase a’ più fanatici fra loro, che formarono una setta particolare il cui scopo fu di abbattere col ferro e col fuoco i sacri templi, le croci, le statue, le pitture sacre ed ogni sensibile emblema del cristianesimo. Nulla difatti eguagliò il furore di questa setta infernale in questa guerra sacrilega a tutto ciò che è oggetto di venerazione, e risveglia le più care memorie al Cristiano. Ma ciò che distinse ancora di più questa dalle altre sette calviniste si fu che i nuovi iconoclasti non isbandirono dai sacri templi le immagini sacre che per sostituirvi le profane: poiché nel luogo delle immagini di Gesù Cristo e dei santi vi posero le loro e quelle delle loro donne e dei loro figliuoli negli atteggiamenti i più lascivi. Cosi già Simon mago, patriarca di tutti gli eretici, fece porre in chiesa il suo ritratto e quello della sua amica Sifone; e così pure, nel tempo della rivoluzione francese del 1793, furono i calvinisti puri quelli che posero sul tabernacolo della cattedrale di Parigi viva una prostituta ignuda. Questi orrori in sì diversi tempi furono dettati dallo stesso spirito.
2. Gli ugonotti, che a tutto il furore degli iconoclasti contro le sacre immagini aggiunsero l’odio contro ogni potestà anche civile. Perciò in Francia, ove particolarmente si stabilirono, eccitarono non solo scismi religiosi ma ancora rivoluzioni politiche, onde quel bel paese fu per più di cento anni straziato e ricoperto di stragi e di sangue.
3. I nuovi ariani. Tutti i libri di Calvino contengono i germi dell’arianesimo e sono una orribile congiura contro la divinità di Gesù Cristo, ma occulta e nascosta. Ora quello che Calvino aveva solo segretamente insinuato, Michele Serveto e Valentino Gentile lo insegnarono pubblicamente, e formarono in Isvizzera la setta de’ nuoci ariani. – Ma siccome non era giunto peranco il tempo in cui si potesse proclamare quest’orribile conseguenza della dottrina di Calvino, cosi Serveto fu fatto bruciar rivo da Calvino medesimo in Ginevra, e a Gentile fu mozzato il capo dagli stessi eretici in Berna.
4. I sociniani, da Lelio Socino senese, che passato in Isvizzera, vi si dichiarò ariano. Ma consigliato da Calvino e molto più istruito dal supplicio di Serveto. usò prudenza finché non fu libero di sé in Polonia; dove i grandi signori accoglievano tutti gli eretici che vi accorrevano da tutte le parti, ed assicuravano loro la più grande impunità. Il suo nipote però Fausto Socino recatosi in Zurigo per prendere l’eredità dello zio, coi beni e gli scritti di lui adottò anche gli errori, anzi li portò ancora più innanzi, dicendo che gli ariani erano stati molto discreti, giacché aveano molto, accordato a Gesù Cristo. Perciò fondò una nuova setta, che propagò nella Svizzera, in Polonia ed in Olanda; e fu impudente nel negare tutto ciò che prima di lui si era creduto dai Cristiani che ebbe il tristo vanto che il suo nome sia stato associato a quello di Lutero e di Calvino nella gloria infernale di aver voluto distruggere il Cristianesimo, come appare da quest’empia iscrizione posta sul suo sepolcro: « Lutero ha levato il tetto di Babilonia, Calvino ne ha atterrate le pareti; ma Socino ne ha distrutte le fondamenta. »
5. I mennonisti; sul principio non furono essi che avanzi della sentina degli anabattisti, che, fuggendo da Munster dopo la caduta del preteso regno di Giovanni Leida, furono da Mennone raccolti nella Frisia. Conservarono essi alcun tempo le dottrine di Botmano, ma poi avendo adottate anche quelle di Calvino, e non essendo al solito più fra loro d’accordo, si divisero in trenta novelle sette.
6. I gommarani dall’olandese Gommaro, che avendo estratto da Calvino i dommi più spietati e più disperati intorno alla predestinazione, alla grazia, al peccato originale, li insegnò pubblicamente e si fece molti seguaci. Dai gommarani nacquero più tardi in Olanda pure …
7. I giansenisti; che ritenendo le stesse dottrine, vi aggiunsero la maschera dell’ipocrisia, pretendendo di passare per buoni cattolici e membri della Chiesa, mentre abbattono le fondamenta del Cattolicismo e negano l’autorità della Chiesa. Coll’ajuto però della simulazione e della perfidia si sono insinuati in tutte le contrade cattoliche e vi hanno cagionato un immenso danno non solo alla Religione ma ancora alla politica. A sentire questi impostori, non vogliono essi che la dottrina sana e la morale pura. In fatti però colle loro atroci dottrine ispirando un secreto odio di Dio e la disperazione di salvarsi, per una via contraria a quella che tendono gli atei manifesti, conducono l’uomo al medesimo termine, ad abbandonarsi, cioè, a tutti i vizj e non credere alcuna verità.
8. Gli arminiani: da Giacomo Anninio, acerrimo avversario di Gommaro e dei suoi dommi ingiuriosi alla bontà di Dio e distruttori di ogni sentimento di fiducia e di cristiana carità nell’uomo. Fermissimo egli però nell’errore calviniano, che ad ognuno è lecito l’interpretare a suo modo la Scrittura, ed obbligato a soffrire le interpretazioni delle altre sette per avere perdonate le proprie, proclamò in Olanda la dottrina della tolleranza universale di tutte le sette e di tutti gli errori, cioè l’indifferenza e lo scetticismo assoluto in materia di religione; che formò poi tutta la filosofìa e la religione che Bayle ha professata nel suo Dizionario. Perciò gli arminiani, detti ancora rimostrami per una rimostranza da essi fatta agli stati generali, furono ragionevolmente sospetti di socinianismo.
9, I worstiani, da Worstio professore di Leida, uno dei più arditi bestemmiatori di Dio, cui negò la trinità, l’immutabilità, l’immensità, e fece ad accidenti materiali soggetto. Oneste bestemmie prepararono la via a Benedetto Spinoza per fabbricarvi il suo orribile sistema del panteismo; onde, a forza di sostenere che tutto è Dio, si viene a distruggere ogni idea della divinità.
10. I contro-rimostranti o rigidi calvinisti; che, per opporsi agli arminiani, si posero a difendere fino alle sillabe la dottrina di Calvino; ma non essendo d’accordo nell’intenderla, si divisero subito in tre sette diverse.
11. I pescatoriani, da Giovanni Pescatore, che con una rara modestia disse che Dio avea a lui conceduto il suo spirito in maggiore abbondanza che a qualunque altro uomo per intendere bene la Scrittura. Quest’uomo, si pieno dello spirito di Dio, però bestemmiò come un demonio: asserendo che Gesù non meritò nulla colla sua vita, ma solo colla sua morte e pei soli eletti; che la dannazione, o la salvazione è l’effetto della necessità. Ma siccome pose per cerimonia essenziale la frazione del pane nella cena, ed alterò in altri punti la purezza della dottrina di Calvino, dai calvinisti di Francia e di Germania fu colla sua setta scomunicato come eretico.
Calvinisti d’Inghilterra.
Arrigo VIII, di cui è stato detto che non risparmiò mai l’onore di alcuna donna alla sua lascivia, né la vita di alcun uomo al suo orgoglio, marito inverecondo e crudele di diciannove mogli, che fece quasi tutte decapitare pel delitto di avere amato in lui un mostro a forme umane; volendo ripudiare la sua prima legittima moglie per isposare una prostituta, ed opponendovisi, come era di ragione, il Sommo Pontefice, fece scisma dalla Chiesa ed abbracciò la riforma luterana, la quale, per raccomandarsi al favore e alle passioni dei grandi, avea per primo articolo conceduto il divorzio, o l’adulterio legale. Chiamò Arrigo varj eresiarchi dalla Germania e dall’Olanda, e col loro ajuto formò la nuova religione anglicana, di cui egli si costituì capo e pontefice. Ma una religione non si forma così facilmente dall’uomo come un impero. Gli eresiaschi di tutte le comunioni e di tutte le sette, principalmente calviniste, venuti in Inghilterra dal continente, e tutti d’accordo in ripudiare la Chiesa Cattolica, non convennero però nel riconoscere la religione d’Arrigo e dei suoi degni successori: e però si scissero da prima in due grandi divisioni, quella dei calvinisti protestanti e quella dei puritani.
1. I calvinisti-protestanti professarono una dottrina mista di luteranismo e di calvinismo. Questa setta formossi d’individui di tutte le opinioni delle innumerabili sette luterane e calviniste del continente. Ad essa unironsi
2. Gli anglo-papisti, ossia l’ammasso di ecclesiastici apostati e di nobili dilapidatori e loro degni aderenti, che, per godersi gl’immensi beni tolti al clero cattolico, conservarono una specie di gerarchia ecclesiastica, e molte cerimonie della Chiesa Cattolica affine d’ingannare più facilmente il popolo. – Queste due sette, per partecipare alla protezione ed alle largizioni ecclesiastiche, di cui si fece arbitro assoluto e dispensatore il monarca, si rassegnarono a riconoscerlo per pontefice e capo legittimo della religione, protestando con giuramento di credere « che al principe secolare si deve ubbidienza cieca in materia di fede. » Una certa restrizione a questo giuramento degradante ed assurdo, particolarmente per uomini che avevano rigettata l’autorità del Pontefice della Chiesa universale, ve l’apposero
3. I formalisti, che sostennero che formalmente la podestà ecclesiastica risiede nel ministero della parola, e solo protestantivamente ed in quanto all’esteriore esercizio si deve riconoscere nel principe. Ma siccome essi ancora prestavano in pubblico il giuramento di supremazia religiosa al potere civile, salvo il diritto di ridersene in privato, così tutte e tre queste grandi sette, con tutte quelle in cui si suddivisero all’infinito, esteriormente non ne formarono che una sola. Lo stesso avvenne dei …
4. Puritani; essi in principio non furono che calvinisti puri, che con una cieca ostinazione sostennero tutti e singoli i dommi di Calvino, e particolarmente quello di un’assoluta libertà di coscienza e di non riconoscere alcuna autorità in materia di fede. Più tardi vi si unirono:
5. I presbiteriani, che sostengono che ogni Cristiano è presbitero. Quindi ancora vi aggiunsero:
6. Gli arminiani, 7. i pescatoriani, 8. i worstiani, 9. I sociniani inglesi e scozzesi, e tutte quante le sette dette dei dissidenti perché non riconoscevano né in privato né in pubblico la religione legale del parlamento e la supremazia spirituale del re. Tutti costoro, facendo causa comune coi puritani, formarono come una setta comune. Questa orribile riunione di tutte le sette le più fanatiche e le più turbolenti sosteneva essere dalla natura del protestantismo, come la stessa parola abbastanza lo indica, il protestare contro ogni autorità in materia di religione per attenersi alla pura parola delle Scrittore interpretate secondo il privato senso di ognuno, come i patriarchi della riforma lo avevano insegnato; perciò i protestanti-anglicani essere contradittorj a sé medesimi nel pretendere che si riconoscesse da tutti per vera la chiesa anglicana, dopo che essi pure aveano rigettata la Chiesa Cattolica, e che si accettasse per capo della religione il re da uomini che ricusavano di riconoscerne il Papa. Nulla eravi di più ragionevole di questo discorso. Ma il re-pontefice rispondendo col cannone e colle forche ai raziocini dei teologi, si venne alle armi, e le due grandi divisioni dei protestanti-anglicani e dei puritani si fecero una guerra ostinata e crudele. Mentre adunque i veri Cattolici, perseguitati e cerchi a morte come bestie feroci, rinnovarono, colla loro costanza nella vera fede, gli esempi di eroismo dei primi martiri, in faccia ad Arrigo, ad Elisabetta, a Giacomo, a Gromwel, che rinnovarono gli orrori degli antichi tiranni: i dissidenti ricoprirono il paese di stragi e di sangue; in che, dopo più di cento anni di scismi, di ribellioni, di guerre in cui il sangue dei re bagnò i patiboli, dopo tante riforme di una religione non mai formata, la religione anglicana, ridotta ai famosi trentanove articoli e sostenuta dalla forza delle baionette, del potere e dell’oro, trionfò della forza dei raziocinj, la sola che era rimasta ai dissidenti; e sopra fondamenta di fango insanguinato sorse ad insultare il pubblico buon senso e la verità quell’impasto mostruoso che si disse chiesa-anglicana-stabilita, opera di tante usurpazioni, di tante rapine, di tante apostasie, di tanti sacrilegi e di tanto sangue. – Ma la forza, che mantenne una forma esteriore di religione, non poté produrre il convincimento interiore, la concordia e la fede. Le dissidenze adunque si manifestarono nella stessa comunione anglicana e presero a lacerarne il seno, come le vipere si rivolgono a mordere la loro madre. In tutte le quattro funeste prosapie di Lutero con tutte le loro molteplici discendenze vi ebber seguaci, che crearono mille altre sette più libere, più stravaganti e più bizzarre, come in particolare quelle dei quaccheri e dei metodisti. Quelle però che vi si moltiplicaron di più furono le diverse sezioni dei confessionisti indifferenti, di cui si è parlato. Una gran parte di coloro che, per potere essere ammessi alla rappresentanza nazionale o ai pubblici impieghi, prestavano giuramento di supremazia al re e di fedeltà ai trentanove articoli erano allo stesso tempo notoriamente anti-trinitarj, sociniani, materialisti o atei. Il giuramento divenne un affare di pura cerimonia, che non impose alla coscienza alcun dovere; e col favore della libertà della stampa si venne a tal licenza di opinare e di credere che fra gli stessi anglicani, nella stessa famiglia, fu difficile trovare due individui che avessero le stesse credenze in materia di religione. La chiesa anglicana perciò, restata come stabilimento politico, fu a poco a poco demolita dai suoi stessi figli come dottrina teologica e come comunione religiosa; e sulle sue rovine sorse la scuola o setta anti-cristiana dei libertini, che numerò tra i suoi padri i Collins, i Bolinbroke, gli Hume, i Gibbon, i quali negarono ed attaccarono tutto il Cristianesimo. – Tali furono e sono tuttavia i discendenti di Lutero, di un padre malvagio figli peggiori, che con nomi comuni si chiamano protestanti perché protestano contro la vera fede della Chiesa: evangelici perché dicono di professare il puro Vangelo, essi che l’un dopo l’altro hanno distrutto tutti i dommi e tutti i precetti del Vangelo: e finalmente riformati perché spacciano di avere riformata la Chiesa, essi che per dottrine o per costumi moltiformi, difformi, informi e deformi l’avrebbero dalle fondamenta distrutta, se le porte dell’inferno avessero potuto prevalere contro di essa, e non fosse essa l’opera che Dio sostiene, come Dio è che l’ha stabilita. – Infatti la scuola di empietà di cui si è detto, ultimo parto ed espressione ultima del protestantismo inglese, trapiantata in Francia da Voltaire, il Lutero della filosofia, partorì un Rousseau, che ne fu come il Calvino, e quindi i D’Alembert, i Diderot, i D’Argens, i La-Metrie, i D’Holbach, gli Elvezi. Costoro discordanti di opinioni fra loro, e solo uniti da un odio comune contro la Religione Cristiana, anzi contro ogni sorta di religione, associandosi a tutti quelli che avean di già abbracciate le empietà dei confessionisti indifferenti, degli illuminati di Germania e dei libertini della Svizzera, formarono la setta filosofica del secolo decimottavo, di sempre turpe ed esecranda memoria: che, non contenta di avere negata la Trinità, Gesù Cristo, il Cristianesimo, rinnovò con una intrepidezza infernale, quasi nei medesimi termini, tutti gli errori, tutte le turpitudini, tutti i delirj. Tutte le assurdità della filosofia pagana. Imperciocché negò ogni culto, ogni divinità, ogni legge morale, l’immortalità dell’anima, anzi l’anima assolutamente e perfino la ragione dell’uomo, asserendo l’uomo non differire dai bruti se non perché ha le mani. Oh prova tremenda, oh lugubre monumento dell’impotenza di edificare, della funesta energia di distruggere della ragione umana, allora quando, abbandonate le vie dell’autorità e della fede, pretende colle sole sue forze crearsi la religione e la verità. – Che avvenne però da questa orribile apostasia della fede? Gibbon, autor non sospetto, dimostra che l’indifferentismo o l’ateismo pratico in cui sotto gl’imperatori degenerò in Roma la filosofia pagana, terminando di corrompere i costumi, fece discendere il popolo romano sino al fondo della turpitudine e della barbarie, e partorì quei portenti di lascivia e di crudeltà di cui parla con orrore la storia augusta e che, più che le armi dei barbari, fecero crollare dalle fondamenta l’impero romano e vendicarono il mondo. Ora le stesse cause produssero gli stessi effetti nel secolo decimottavo. L’indifferentismo o l’ateismo, nato dalla filosofia ereticale del protestantismo moderno, e propagato in Francia da empi sofisti, vi produsse quella orribile licenza di pensare e di vivere che andò a terminare colle turpi e sanguinose orge del 1793, collo sconvolgimento e la rovina della società. I filosofi pagani però, spaventati dalle orribili conseguenze dell’ateismo, per salvare un avanzo di credenza onde sostenere la società pagana caduta in dissoluzione e in ruina, fabbricarono, sotto il nome di neoplatonismo, nelle scuole filosofiche di Roma e di Alessandria, un certo misticismo panteista che fu l’ultimo errore che la ragion pagana oppose al Cristianesimo. Ora così pure i filosofi anti-cristiani di oggidì, atterriti dai tremendi effetti dell’ateismo, in cui è finita la filosofia degli eretici, volendo mantenere un’ombra di ordine sociale senza il Cristianesimo, hanno sognato anch’essi il panteismo, lo hanno eretto in iscuola ed in religione: orribile religione! che non è se non il composto del sacrilegio e dell’assurdità: e in cui l’orgoglio e la voluttà, all’ombra del domma « che tutto è Dio, » divinizzando la ragione e la carne umana, credono di poter delirare e scapricciarsi senza rimorso. E questo pure è l’ultimo errore che la ragione ereticale oppone al Cattolicismo. – Ma poiché questa orribile dottrina «che l’universo con tutti gli esseri che lo compongono non sono che una sola e medesima sostanza, un solo e medesimo Dio » è distruttiva d’ogni idea vera di Dio; il dire che tutto ciò che esiste è Dio equivale a dire che Dio non esiste in alcun modo. Il panteismo adunque dei sofisti anti-cristiani dei nostri giorni non è in fondo che l’ateismo mascherato dello scorso secolo. Sono essi simili agli antichi epicurei, ai quali Tullio rimproverava che, ammettendo Dio colle parole, lo toglievano col fatto: Verbis quidem ponunt deos, re tollunt. I.a sola differenza che passa tra i sofisti atei del secolo decimottavo e quelli del decimonono si è, che quelli erano atei e lo confessavano, questi lo son niente meno e non osano di comparirlo. Quelli, negando Dio, aveano finito col negare l’uomo, facendone un bruto; questi, dicendo che tutto è Dio, negano nientemeno anche l’uomo, facendone un Dio. Perciò, tolta la circostanza, che i moderni panteisti all’orribile dell’ateismo aggiungono la maschera dell’ipocrisia ed il delirio di un immenso orgoglio, in tutto il resto la loro dottrina, non meno che quella dei loro padri funesta, finisce al medesimo termine di negare il sentimento, la coscienza, l’intelletto, la ragione, l’individualità, la persona propria dell’uomo. Ciò è a dire che la ragione umana, a forza di ragionare, di negazione in negazione, ha finito col negare sé medesima; che, pretendendo indovinare coi soli suoi lumi ogni verità, non ha trovato che tutti gli errori, giacché l’ateismo tutti li comprende; che, essendosi alzata come un gigante verso del cielo, ha finito collo stramazzare in terra nel fango come un vilissimo insetto; che, ripromettendosi d’intendere i misteri di Dio, è divenuta a sé medesimo un mistero affatto incomprensibile; che in luogo della luce, cui si augurava di giungere, non ha fatto che addensare sopra di sé tenebre sopra a tenebre e perdersi nella loro oscurità; che, vantandosi di ergere colle sole sue forze l’edifìcio del vero, non ha ammassate che mine che l’hanno oppressa; e analmente che, sognando di crear poco meno che tutto, la religione, la società, Dio stesso, ha esaurita tutta la sua attività funesta nel distruggere, e non ha terminato questo suo tremendo lavorio di demolizione che distruggendo persin sé stessa, Ecco a che è buona la ragione senza la fede!