CATECHISMO CATTOLICO A CURA E STUDIO
DEL CARDINAL PIETRO GASPARRI
PRIMA VERSIONE ITALIANA APPROVATA DALL’AUTORE
1932
COI TIPI DELLA SOC. ED. (L A SCUOLA)
BRESCIA
Brixiæ, die 15 octobris 1931.
IMPRIMATUR + AEM. BONGIORNI, Vie. Gen.
INDULGENZE CONCESSE A COLORO CHE INSEGNANO E IMPARANO LA DOTTRINA CRISTIANA
1. Indulgenza plenaria a tutti e singoli i fedeli i quali, per circa mezz’ora e non meno di venti minuti, insegneranno o impareranno la dottrina cristiana almeno due volte al mese, da lucrarsi nello stesso mese due volte, in giorni di loro scelta; purché veramente pentiti, confessati e comunicati, visiteranno qualche chiesa o pubblico oratorio, e vi pregando secondo l’intenzione del Romano Pontefice.
2. Indulgenza parziale di 100 giorni, da acquistarsi almeno con cuore contrito, a tutti i fedeli ogni volta che per il detto spazio di tempo, insegneranno o impareranno la dottrina cristiana.
(Decreto di S. S. Pio XI, 13 Marzo 1930).
PROEMIO
Quello che fu già il voto dei Concilii Tridentino (Sess. XXV, De Reform., Decretum de indice librorum, catechismo etc.) e Vaticano (Cfr. in Appendice I: « Schema di costituzione d’un piccolo catechismo, riformato secondo le correzioni approvate dalla congregazione generale [del Concilio Vaticano].) è oggi vivissimo desiderio comune a tutti quanti si dedicano alla diffusione della dottrina cristiana, cioè che venga pubblicato un Catechismo da usarsi nella Chiesa Universale (affinché come uno è il Signore e una la Fede, così una sia la norma e l’ordinamento comune per impartire questa Fede e per educare il popolo cristiano ai suoi religiosi doveri » (Catechismus ad Parochos, Præf., re. 8). – In questi ultimi tempi questa necessità si è resa tanto più grave quanto più è cresciuta l’opportunità e la facilità di mutare domicilio. Noi nelle nostre deboli forze abbiamo procurato di venire incontro a tale desiderio componendo i catechismi che ora diamo alle stampe. – I Romani Pontefici, a dir vero, solleciti sempre di diffondere nella Chiesa Universale la conoscenza della dottrina cristiana, in conformità dei voti espressi dai Padri Tridentini curarono la compilazione e — dopo averlo approvato — la pubblicazione di un catechismo dal titolo « Catechismo per i parroci secondo il decreto del Concilio Tridentino » e più brevemente « Catechismo Romano »: con l’intento di offrire ai pastori di anime un compendio che servisse loro per un proficuo insegnamento della dottrina cristiana. Senza dubbio l’utilità di quel catechismo è, nell’insegnamento catechetico, grandissima ; però, come dice il titolo stesso, è destinato principalmente ai parroci e ai catechisti per istruire i fedeli, non per l’uso diretto dei fedeli stessi: senza dire che non espone tutti gli argomenti di un catechismo. Così pure i Romani Pontefici lodarono assai il catechismo che il Santo Cardinale Bellarmino, dottissimo teologo, compose per uso dei fanciulli: parecchi testi di catechismo rispettivamente adatti alle varie età approvò e prescrisse il Papa Pio X di santa memoria, soprattutto per le diocesi della provincia romana: anche molti Vescovi in Italia e alt estero vollero provvedute le loro diocesi di catechismo proprio. Nel comporre i nostri non abbiamo trascurato nessuno dei catechismi sopra indicati, anzi abbiamo conservato quanto in essi ci parve opportuno. – (Nella Costit. In dominico agro, 14 giugno 1761, Clemente XIII avverte che questo catechismo « fu composto con non poca fatica e diligenza, riscotendo il consenso e le lodi di tutti » e che i Romani Pontefici vi esposero la dottrina « che è comune nella Chiesa e del tutto immune da ogni pericolo di errore ». E Pio XI nella lettera Unigenitus Dei Filius del 19 Marzo 1924: « in esso [cioè nel Catechismo romano] non sapresti se ammirare di più l’abbondante e sana dottrina, oppure l’eleganza dello stile latino » . Il Catechismo tratta del Simbolo, de’ Sacramenti, del Decalogo, dell’Orazione.) – Le classi di persone che secondo la loro età e capacità hanno bisogno d’istruzione catechistica sono tre: i bambini che per la prima volta si ammettono alla Santa Comunione (Quelli di età maggiore e ancor ignoranti della dottrina cristiana, che desiderano ricevere i Santi Sacramenti della Chiesa, imparino subito, per non ritardare troppo la Comunione, il primo catechismo e così vengano ammessi alla prima Comunione, poi il secondo catechismo, quello dei fanciulli. Per le persone in punto di morte che, ignorando la dottrina cristiana, desiderano il conforto dei Sacramenti, v. nell’Appendice III): i fanciulli che come è loro dovere attendono allo studio del catechismo: gli adulti infine che desiderano una conoscenza più completa della dottrina cattolica: di qui un triplice catechismo. Questi tre catechismi vengono raccolti in un solo volume per comodo dei catechisti, ma in seguito per l’uso di coloro ai quali sono destinati possono e debbono separarsi, sopprimendo nel primo catechismo le note che sono per utilità di chi insegna. – Per i bambini che si ammettono alla Prima Comunione il Pontefice Pio X per mezzo della Congregazione dei Sacramenti nel Decreto « Quam Singulari » del giorno 8 Agosto 1910 (Append. II) stabilì a quale età cominci l’obbligo della Confessione e della Comunione e quale istruzione religiosa si richieda perché essi possano e debbano ammettersi alla Prima Comunione (vedi il terzo catechismo per gli adulti d. 262, 264) : spesso però avviene che devono ammettersi alla Prima Comunione fanciulli di età maggiore. Per tutti questi proponiamo il breve schema del catechismo (L’abbiamo, con poche modificazioni, desunto dall’opuscolo: Il Decreto Quam singulari pubblicato di ordine del Sommo Pontefice Pio Pp. X dalla S. Congregazione dei Sacramenti il dì 8 Agosto 1910, pubblicato dal R. mo Mons. Domenico Jorio, segretario della medesima Congregazione. Nel comporre questo piccolo catechismo l’autore ebbe sott’occhio l’opuscolo:« Sulla età della prima Comunione dei fanciulli. – Breve commento del Decreto Quam singulari » del Card. Gennari, che ebbe il principale incarico nel compilare il Decreto stesso e perciò ben conosceva l’indole del Decreto.). L’Ordinario, secondo la sua prudenza e lo stesso catechista dietro consiglio dell’Ordinario o del Parroco potrà apportarvi lievi aggiunte purché non si protraggavi lungo la Prima Comunione né, se si tratta di bambini, si aggravi troppo la loro mente. Nemmeno è necessario che le parole di risposta alle domande sieno mandate a memoria purché se ne comprenda bene il senso (Card. Gennari, l. c.): il catechista da parte sua spieghi brevemente e chiaramente quei punti di dottrina contenuti nelle domande che abbiano bisogno di spiegazione servendosi magari di esempi e di figure. Nessuno però si ammetta alla Prima Comunione se non dopo avere promesso al parroco di continuare lo studio del catechismo, promessa che dovrà essere confermata dai genitori o da chi ne fa le veci (Il Parroco, per consiglio del suo Ordinario, può differire la prima Comunione, per il più breve tempo possibile, a queste due condizioni, se non erriamo: 1°) che il fanciullo, dopo la prima Comunione, non frequenterà il catechismo; 2°) che il medesimo, col differirgli la prima Comunione, frequenterà il catechismo durante il tempo della dilazione. Di fatti questa breve dilazione è minor male che una monca e imperfetta cognizione del catechismo; ora, fino a che non risulti diversa la sua intenzione, la Chiesa è da supporsi che permetterà, per il bene del fanciullo, quel minor male.). – Dopo la Prima Communione, al fanciullo che in luogo di allontanarsi dalla Mensa Eucaristica dovrà frequentarla secondo il consiglio del confessore (Dice il Decreto Quam singulari : « V. Una o più volte all’anno i parroci si dieno premura di annunciare e tenere la Comunione generale dei fanciulli e ammettervi non soltanto quelli della prima Comunione, ma pure gli altri che, col consenso de’ genitori e del confessore, com’è detto sopra, la prima Comunione già l’hanno ricevuta: e per tutti si premettano alcuni giorni d’istruzione e di preparazione »), incombe l’obbligo d’imparare a gradatamente il catechismo intero in proporzione della sua capacità come stabilisce la S. Cong. I. c. n. 11 e questo obbligo che incombe ai fanciulli ricade anche e specialmente su coloro che ne devono aver cura. (Conf. il terzo catechismo per gli adulti, d. 263). Per catechismo « intero » non s’intenda un catechismo simile al nostro per gli adulti, o per le persone colte, ma uno più breve, dove però la dottrina sia svolta in modo da bastare alla formazione cristiana dei giovani. Nel secondo catechismo noi abbiamo creduto bene di proporre le domande e le risposte con le stesse parole che nel terzo catechismo per gli adulti, affinché il giovane che volesse una conoscenza più completa della dottrina cristiana possa poi ottenerla, usando il nostro terzo catechismo. L’Ordinario potrà, se lo crederà più adatto, seguire un altro metodo, ampliare o restringere il nostro e il catechista da parte sua aggiunga spiegazioni più diffuse del domma, racconti della storia sacra e brevi esortazioni: di tutto ciò troverà esempi nel nostro terzo catechismo. E poiché per apprendere bene il catechismo si richiede da parte dei giovani una notevole e non breve applicazione è necessario che lo studio sia graduale, come avverte la stessa S. Congregazione l.c., proporzionato cioè all’età e alla capacità. Sarà compito quindi dei Vescovi di fare sì che l’insegnamento sia opportunamente adattato alle diverse classi dei giovani e sarebbe desiderabile che tali istruzioni fossero uniformi in tutte le parrocchie di una medesima lingua e nazione (Per ottenere la frequenza de’ giovani al loro catechismo, in talune parrocchie si celebra la solenne rinnovazione delle promesse battesimali. Vale a dire che i fanciulli, per almeno due anni, frequentano la scuola del catechismo: compiuta l’istruzione e subito felicemente l’esame, dopo alcuni giorni d’insegnamento e di preparazione, rinnovano con grande solennità, in giorno stabilito e ricevuta la S. Comunione, le promesse del Battesimo alla presenza de’ genitori, o di chi ne fa le veci, quali mallevadori delle promesse. Altrove si suol fare pubblica e solenne distribuzione di premi ai giovani più assidui e più meritevoli.)
Finalmente lo scopo che avemmo in mente nel compilare il terzo catechismo fu di comprendervi soltanto le dottrine che o sono dalla Chiesa definite o dalla scuola cattolica accettate o conformi alla pratica generale dei fedeli alla quale la Chiesa mai abbia fatto opposizione: che queste dottrine fossero presentate col minore numero di parole possibile senza però cessare di essere di utile aiuto ai parroci e ai catechisti e di offrire agli adulti e alle persone colte la possibilità di conoscere a sufficienza la Religione Cattolica, lasciandone ai teologi la completa spiegazione. Inoltre, se non erriamo, noi crediamo che nelle scuole di religione così opportunamente istituite nei nostri collegi il nostro catechismo possa servire di norma e per l’ordine e per il metodo e per la precisione della frase. A proposito di questo catechismo maggiore bisognerà tenere presenti le seguenti osservazioni che più o meno possono adattarsi anche al secondo catechismo per i giovani. – Vi potrà essere bisogno di confutare determinati errori, propri di alcuni paesi o regioni o per illustrare meglio la dottrina cattolica sarà necessario svilupparne con speciale larghezza alcuni punti, o aggiungervene altri o citare brani della Sacra Scrittura o storici avvenimenti locali; si faccia pure tutto questo con il permesso dei Vescovi; però in modo tale che queste aggiunte appaiano ben distinte dal nostro schema. In esso non si propone che la disciplina comune. Se con il consenso della legittima autorità, in qualche regione o diocesi, questa disciplina fosse stata modificata, queste modificazioni si stampino in fondo alla pagina e il catechista le spieghi. Trattandosi però d’indulti affatto locali basterà la spiegazione data a viva voce dal parroco o dall’insegnante. – Se il nostro catechismo verrà adottato da Chiese orientali:
a) Ogni qualvolta nella domanda si tratterà della disciplina, come p. e. nel terzo catechismo per gli adulti Capo V Dei precetti della Chiesa, d. 242 e seguenti, nella risposta si propone quanto è in vigore nella Chiesa Occidentale: se da questa la disciplina orientale differisce sarà cura degli Ordinari sostituire alle nostre domande e risposte altre domande e altre risposte che rispondano alla disciplina della propria Chiesa;
b) Similmente nel catechismo si riportano alcune tra le più comuni preghiere in uso in Occidente: anche queste naturalmente verranno sostituite da altre preghiere più note in Oriente;
c) Lo stesso dicasi per il Simbolo della Fede. Nel nostro Catechismo si riporta e si spiega il cosiddetto Simbolo degli Apostoli, mentre nella maggior parte delle Chiese Orientali e nel catechismo e nella sacra liturgia è accettato il Simbolo Niceno-Costantinopolitano che anche noi recitiamo (aggiungendo la parola Filioque) nel sacrificio della Messa. Le Chiese Orientali quindi potranno ritenere nel catechismo il proprio Simbolo, purché professino come è di dovere la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. E poiché tra l’uno e l’altro non vi è, né vi potrebbe essere, differenza alcuna sostanziale, la spiegazione può essere presa dal nostro catechismo;
d) Finalmente per tralasciare il resto, la materia e la forma di alcuni Sacramenti si propone con parole diverse e dalla Chiesa Latina e dalle Chiese Orientali. Nel nostro catechismo, nel testo si propone la materia e la torma così come è accettata dalla Chiesa Latina, nelle note si indicano la materia e la forma come sono in uso nella Chiesa Orientale. Gli Ordinari orientali però seguano l’ordine inverso, cioè nel testo pongano la loro dizione e nelle note la materia e la forma come sono formulate dalla Chiesa Latina. – Poiché l’insegnamento catechistico mira non soltanto ad illuminare la mente ma e soprattutto a spronare la volontà perché la vita e i costumi si conformino ai precetti della dottrina cristiana, un catechista che o non adattasse la spiegazione alla capacità degli alunni o non li esortasse in modo opportuno al ben vivere, mancherebbe certamente al suo compito. Quelle spiegazioni ed esortazioni quindi che a guisa di esempi vengono suggerite in fondo alla pagina, il catechista, se vuole, le sviluppi e con facilità ve ne aggiunga delle sue. Sempre in fine di pagina sono citati — oltre le testimonianza dei Concili Ecumenici, dei Romani Pontefici, dei Santi Padri, delle Sacre Congregazioni Romane, del Codice di Diritto Canonico — anche i passi della Sacra Scrittura che hanno relazione alla dottrina esposta nel testo affinché il Catechista si abitui a fare uso di essa che « èutile ad insegnare, a ragionare a correggere e ad educare nella santità » (S. Paolo, II a Timot., III, 16) e perché ogni giorno cresca nel popolo la conoscenza e la venerazione per la divina parola (Le testimonianze de’ Concilii Ecumenici, de’ RomaniPontefici, de’ Santi Padri e delle Sacre Congregazioni Romane,recate nei Catechismo, si trovano raccolte in fine dopo il Catechismo.E tali testimonianze, insieme colle citazioni, frequentia pie’ di pagina, dalla S. Scrittura, son la prova più sicura chela dottrina esposta nel Catechismo non è affatto nuova e di recenteinvenzione, ma è contenuta nella S. Scrittura e nel perpetuoinsegnamento della Chiesa.). – Infine desideriamo far conoscere che questo catechismo fu approvato da una commissione speciale di Consultori della S. Congregazione del Concilio presieduta dallo stesso Cardinale Prefetto: fu esaminato da Professori di Teologia nelle Università Cattoliche, da molti Eminentissimi Cardinali e da altre dotte persone: finalmente, nella compilazione del medesimo prestarono la loro utile opera parecchi Consultori e Professori nelle Facoltà Teologiche Romane (I Collegi Romani, de’ quali i professori ci furono larghi e cortesi d’aiuto, sono i seguenti: Università Gregoriana S. J., Collegio Angelico 0. P., Seminario Romano maggiore, Istituto Pontificio per gli Studi Orientali e Collegio Urbano per la propagazione della Fede.). Se nondimeno per la nostra pochezza fossimo incorsi in qualche espressione contraria o comunque poco conforme alla dottrina e all’intenzione della Sede Apostolica, fino da questo momento vogliamo che sia ritrattata e soppressa.
PIETRO CARD. GASPARRI.
ORDINE DEI CAPITOLI DI DOTTRINA CRISTIANA NEL TERZO CATECHISMO PER GLI ADULTI
Il Capo I tratta del Segno della Santa Croce, che è come la tessera o segno distintivo del cristiano.
Il Capo II tratta della rivelazione divina, che è quasi l’ingresso o la porta del Catechismo, perché essa ci insegna in qual modo noi possiamo conoscere Iddio e le verità eterne. Siccome però per conseguire la eterna salute dell’anima (che è l’unica cosa necessaria, essendo il nostro ultimo fine) dobbiamo innanzi tutto credere, perciò il Capo III tratta del Simbolo degli Apostoli, nel quale sono contenute le principali verità della nostra fede. E poiché alla fede dobbiamo aggiungere le opere, perciò il Capo IV tratta del Decalogo, il Capo V Dei precetti della Chiesa, il Capo VI Dei consigli evangelici. – Siccome poi per compiere tutto ciò che è detto nei sei Capi superiori, è assolutamente necessaria la divina grazia, quindi il Capo VII tratta Della grazia. La qual grazia noi possiam principalmente ottenere per mezzo dell’orazione e dei Sacramenti, perciò il Capo VIII tratterà Dell’orazione ed il Capo IX Dei Sacramenti. Ma nella stessa giustificazione noi insieme alla remissione dei peccati otteniamo e le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo, donde provengono poi le beatitudini evangeliche e i frutti dello Spirito Santo; quindi il Capo X tratta Delle virtù teologiche, delle virtù morali, dei doni dello Spirito Santo, delle beatitudini evangeliche e dei frutti dello Spirito Santo. Se non che noi, resistendo alla grazia che Dio liberalmente sempre ci concede, possiamo volontariamente violarne la legge e commetter peccato; perciò il Capo XI tratta Dei peccati. Finalmente il Capo XII tratta Dei Novissimi, poiché la meditazione dei medesimi giova moltissimo per evitare i peccati ed è consigliata dalla stessa Sacra Scrittura.