GNOSI TEOLOGIA DI SATANA (38)
SUNTO STORICO DELLE ERESIE NEL LORO RAPPORTO COL PANTEISMO E COL SOCIALISMO (1).
[A. NICOLAS: “Del Protestantesimo e di tutte le eresie nel loro rapporto col socialismo”, vol. I – Napoli, tipogr. e libr. Gabr. ARGENIO – 1859]
Appena il Cristianesimo fu stabilito, sorsero tosto intorno alla Chiesa che ne custodiva il deposito, e si succedettero eresie a molestarne il corso attraverso ai secoli. Ma una cosa sorprendente e decisiva, che non fu per anco ben osservata e che prova la divinità del cristianesimo e della istituzione della Chiesa col fatto stesso della nostra esistenza sociale, si è che tutte le eresie, qualunque ne fosse il principio e l’arma, tutte, nella varietà delle mille origini, dei mille nomi, delle mille forme che ebbero, hanno voluto attaccare il dogma dell’Incarnazione, e cosi sono traboccate nel panteismo, nel fatalismo, nel comunismo; in una parola sono state non meno antisociali che anticattoliche, ed hanno mirato a ricondurre al caos antico la novella civiltà, della quale la Chiesa salvò in tal modo i destini salvando quelli della fede. – Ella è una prova che ci par degna di attirare 1’attenzione di ogni mente che ami la verità quella che stringe cosi con un vincolo solidale il Cattolicismo e la società, e permette di stabilire fra loro una regola di proporzione, la quale, posta la verità della società, presenta per equazione la verità del cattolicismo, e viceversa (I socialisti hanno ammirabilmente colto e giustificato questo rapporto, confondendo il cattolicismo e la società nella loro comune rabbia ; e i razionalisti conservatori, che dopo tante lezioni vorrebbero ancora separare il Cattolicismo dalla società, sarebbero i più incorreggibili e i più ciechi degli uomini). – Sotto questo aspetto la storia delle eresie riuscirebbe del maggiore e più curioso interesse. Noi non possiamo entrarvi molto addentro, perché sarebbe opera troppo lunga. Noi ci occupiamo a produrle rapidamente innanzi al dogma cristiano e, per via di confronto, convincerle di errore e di delitto. –
La storia delle eresie può esser divisa in quattro periodi :
1. ° Il periodo delle eresie indo-elleniche; in cui il vecchio Oriente ed il vecchio Occidente fecero i loro ultimi sforzi contra il Cristianesimo.
2. ° Il periodo delle eresie dommatiche; in cui i principali articoli del dogma cattolico furono messi in questioni e ricevettero la loro precisa definizione.
3. ° Il periodo delle eresie scolastiche, in cui per l’abuso del raziocinio le eresie nacquero dalle speculazioni della mente sulla dottrina.
4.° Il periodo delle eresie protestanti e razionaliste delle quali è propria la negazione del principio medesimo dell’autorità cattolica. In questa Appendice noi presenteremo il quadro dei primi tre periodi, avendo esposto il quarto nel corpo dell’opera.
Eresie del primo periodo
I . — Le prime fra tutte le eresie, contemporanee al sorgere stesso della Chiesa e che vennero da lei soffocate in culla, sono state quelle dei giudaissanti, de’ nazareni e degli ebioniti. Cotali eresie avevano questo di singolare, che le distingue da eresie posteriori, che non erano uscite dal seno della Chiesa separandosi dalla sua dottrina, ma piuttosto si son poste fin dal principio allato ad essa, come forme particolari e difettose del Cristianesimo. – Esse costituiscono per ciò una prova storica immediatamente contemporanea e diretta dei fatti evangelici, poiché la fede di cotali eresiarchi in questi fatti non l’hanno attinta dalla Chiesa, alla quale non hanno mai appartenuto, ma fuori della Chiesa e nei fatti medesimi, come lo attesta segnatamente il loro falso Vangelo degli Ebrei. Essi non sono Cristiani tralignati, ma ebrei mal cristianizzati, sono come prove mal riuscite di stampa, le quali attestano al più alto grado la realtà de’ caratteri storici sui quali è stato tirato il foglio di torchio (bozza, o prova). Sotto questo rapporto non si è forse fatto valere abbastanza questo argomento nell’apologetica cristiana. Checché sia di ciò, questi Cristiani giudaizzanti, come si chiamavano, o meglio questi ebrei cristianizzanti, le cui diverse sette erano comprese sotto il nome di ebioniti (da questi è sorto l’Islam – ndr.-)si distinguevano dal resto degli ebrei in questo, che riconoscevano Gesù Cristo essere il Messia; e si separavano da’ Cristiani in questo, che non ammettevano che Egli fosse Dio. Essi negavano il dogma dell’Incarnazione. Tuttavia la maggior parte ammettevano che Gesù Cristo era nato da una vergine; ma non vedevano in Lui che un uomo dotato di una sapienza soprannaturale, in cui il Messia celeste era disceso durante il suo battesimo sotto la forma di una colomba. Questo Messia celeste era il più elevato degli spiriti emanati da Dio. La loro dottrina era dunque quella dell’emanazione, vale a dire del panteismo orientale. Essi avevano preso il nome di ebioniti da una parola ebraica che significa povero, a motivo che professavano lo spogliamente individuale e la comunanza dei beni, come. una prescrizione che imputavano falsamente agli apostoli (Gli apostoli non hanno mai prescritto la comunanza de’ beni. I primi Cristiani di Gerusalemme, è vero, non avendo tutti che un cuore ed un’anima, vendevano i loro beni e ne deponevano il prezzo appiè degli apostoli perché fosse distribuito a ciascuno secondo i propri bisogni. Ma la cosa si faceva liberamente, e gli Apostoli non l’imponevano come legge. Se ne ha la prova nelle parole medesime di san Pietro ad Anania e a Safira, percossi di morte, né già per non aver portato 1’intero prezzo del loro campo agli Apostoli, ma unicamente per avete mentito : Non è egli vero che conservandolo stava per te, e venduto era in tuo potere?… Non hai mentito agli uomini, ma a Dio. (Act V, 4.) Nulla di più formale. Il Cristianesimo, come si vede, non è comunista che della verità. Questo è il solo bene che esso esige che noi mettiamo in comune. Ma, diversamente da tutti gli altri beni, questo si aumenta dividendosi, e arricchisce coloro che lo comunicano quanto quelli che lo ricevono, Egli, anziché dividere sé stesso eguaglia noi e ci unisce. È la comunione delle anime, il rovescio e l’antidoto del comunismo, cui la sola Chiesa ha la potestà di operare). – Permettevano inoltre la poligamia. Così fin da’primi giorni del Cristianesimo la negazione dogma fondamentale dell’Incarnazione si mostrò per mezzo del politeismo e del comunismo. La Chiesa percosse questi primi nemici della fede e dell’incivilimento, proclamando la divinità del figliuolo di Maria.
II. — Intorno a quel tempo o poco dopo questa eresia, comparve quella de’ gnostici. Chi dice eresia dice frazione all’infinito, come chi dice Chiesa dice unità perfetta. Quando adunque noi indichiamo un’eresia con un nome, non si deve intendere un’ unità di frazione, ma frazioni di frazione senza numero. Sotto la denominazione di gnostici pullulava una moltitudine di sette; esse avevano solo qualche cosa di comune fra loro, e questo è ciò che le ha raccolte sotto il nome di gnostici; questo qualche cosa che avevano comune fra loro è il punto di sezione pel quale si sono separati dalla Chiesa. Essi si chiamavano gnostici dalla parola gnosis, che significa illuminazione, scienza superiore. I gnostici presero essi medesimi questo nome orgoglioso, perché si vantavano di aver lumi straordinari, di essere illuminati. La Chiesa dovette sostenere contra di loro lotte lunghissime e moltissime: essa v’adoperò tutto 1’ardore e tutto il genio de’ suoi primi gran dottori, segnatamente di sant’Ireneo, di sant’Epifanio, di san Clemente e di Tertulliano. I primi gnostici erano pagani mal diventati Cristiani, come abbiamo veduto che gli ebioniti erano ebrei malvenuti egualmente al Cristianesimo. I gnostici posteriori furono eretici usciti dalla Chiesa. Era proprio dei gnostici il negare il dogma dell’Incarnazione, come gli ebioniti, colla sola differenza che gli ebioniti negavano la divinità di Cristo, e i gnostici la sua umanità. Essi dicevano che Gesù Cristo non aveva avuto che una carne apparente; che egli era nato, che aveva patito ed era morto solamente in apparenza. È incontrastabile che il panteismo formava la sostanza di tutte queste sette. Esse professavano la dottrina dell’emanazione decrescente per una moltitudine di eoni o di genii, ai quali attribuivano la produzione delle cose e tutti gli avvenimenti: dottrina presa in parte dal buddismo, in parte dal platonismo. Consistendo la loro medesima eresia nel non vedere in Gesù Cristo altro che un’apparenza, essa procedeva dal panteismo e a lui conduceva; essendo Gesù Cristo il primogenito delle creature, tutta quanta la creazione non era, come Lui, altro che una semplice apparenza. I gnostici si dividevano in due grandi categorie; quelli che ammettevano non più che una sostanza unica, i panteisti semplici, e quelli che ammettevano due sostanze principii, i panteisti dualisti o manichei. Questi non erano meno panteisti dei primi; solamente il loro panteismo era doppio: il panteismo della materia, il cui principio emanatore era il male; e il panteismo dello spirito, il cui principio emanatore era il bene; ambedue necessaria Per conseguenza essi professavano orrore alle cose materiali ; fuggivano il matrimonio come una propagazion del male, e il possedimento dei beni terreni come un attaccamento al cattivo principio; ma, come tutte le sette che ardirono riprovare l’unione legittima dei sessi e la legittima proprietà dei beni, essi andavano a cadere in tutte le turpitudini che oltraggiano la natura e in tutte le follie che rovinano la società. Il socialismo, il comunismo dei nostri dì si ritrovano interamente in questi antichi eretici. Noi leggiamo in un libro intitolato Della giustizia, composto da uno dei loro capi, Epifanio, onorato da essi quale un Dio, che « la natura medesima vuole la comunanza di ogni cosa, del suolo, de’ beni della vita, delle donne: e che le leggi umane, sconvolgendo l’ordine legittimo, hanno prodotto il peccato colla loro opposizione agli istinti più potenti posti da Dio nel fondo delle anime. » Tali principi! potevano facilmente condurre ai delitti contro natura che la storia attribuisce a questi eretici (Dellinger). – Due iscrizioni scoperte da poco tempo nella Cirenaica sono un monumento notevole di questi gnostici manichei. L’una mette sulla medesima linea Thot o Ermete Trismegisto, Crono, Zoroastro, Pitagora. – Epicuro, il persiano Mazdac, Giovanni e il Cristo, come tali che hanno unanimamente insegnato la comunanza d’ogni proprietà; (medenoikeiopoieisthai), l’altra dice: « La comunanza di tutti i beni e delle donne è la sorgente della giustizia divina e la perfetta felicità per gli uomini buoni tratti dalla cieca popolaglia. Zaradete e Pitagora, i più illustri de’ gerofanti, insegnarono loro a vivere insieme. » – Se la fede non dovesse già altari al cattolicismo, la riconoscenza dovrebbe rizzargliene per aver salvato l’incivilimento nella sua culla. abbattendo coi colpi addoppiati della clava dell’ortodossia 1’idra del gnosticismo, le cui mille teste rinascenti furono per ben dugent’anni sempre in atto di divorarlo (L’età della forza e del fiorire del primo gnosticismo, dice un dotto e onorevolissimo storico, durò circa cent’anni. Verso la metà del terzo secolo, si vedevano già i segni forieri della sua dissoluzione; e se si era potuto temere per qualche tempo che la forma gnostica avesse a prendere la superiorità nel Cristianesimo, la preponderanza della Chiesa fu da quel tempo evidente e decisa. Ma l’allettativa che questo errore aveva esercitato sulla mente di tanti uomini era molto lungi dall’essere interamente dileguata, come lo provarono i progressi rapidi e la vasta estensione del manicheismo, nuova setta, parente di quella che si spegneva. Lo spirito delle religioni naturali dell’Oriente raccolse un’altra volta tutte le sue forze e tentò d’imprimere al Cristianesimo una direzion retrograda verso il vecchio panteismo. – L’anima umana fu di bel nuovo identificata dal panteismo colla divinità, e l’una e l’altra si trovarono inghiottite ad un tempo nel circolo della natura … (Dellinger, tom. 1, pag. 266.) Noi ritroviam poscia il manicheismo negli albigesi, nei templari, e sin nei francho muratori de’ nostri giorni [oggi nel modernismo vaticano – ndr.], al meno per lo forme e le cerimonie delle loro iniziazioni e i segni segreti del loro riconoscimento, letteralmente descritti da sant’Agostino, che nella sua gioventù si era lasciato impigliare nella setta de’ manichei. Noi torneremo su questi raffronti. Tuttavia notiamo fin d’ora che i manichei, come in appresso gli albigesi e i protestanti, avevano un’avversion particolare per le imagini e per la croce; che essi rimproveravano a’ cattolici cadessero negli errori dell’idolatria e onorassero i santi come divinità; e pretendevano che era per nascondere ai laici la contraddizione tra la condotta della Chiesa e la sacra Scrittura sotto questo rispetto che i preti vietavano la lettura di quest’ultima. – Vedi Pluquet, Dizionario delle eresie.)
III. — Il gnosticismo era il vecchio errore i panteista dell’Oriente, che aveva voluto trasfigurarsi in Cristianesimo; il vecchio errore dell’Occidente fece pur esso il medesimo tentativo sotto il nome di neoplatonismo. – La pietra d’inciampo del suo tentativo fu ancora il dogma dell’Incarnazione: Gesù Cristo, pietra sempre rigettata da quelli che vogliono rizzar gli edifici cadenti della ragione umana, e sempre sussistente come pietra angolare del tempio della verità. Il dogma dell’Incarnazione non è che il dogma della Trinità in azione per la salute del mondo. Esso lo include necessariamente. Gesù Cristo è il Figliuol di Dio, seconda Persona della santa Trinità, che manifesta la prima nell’Incarnazione, e che è Essa medesima manifestata dalla terza nella Chiesa. L’Incarnazione ci mostra il Padre celeste che si riconcilia il mondo nel Figliuolo; e la Chiesa ci mostra questo Figliuolo che converte il mondo a questa riconciliazione per mezzo dello Spirito Santo. Ma queste tre Persone non hanno rapporto necessario e sostanziale se non fra loro: col mondo esse non hanno che rapporti di libera elezione e di misericordia puramente gratuita. Esse sono Dio; e Dio, l’infinito, è sovranamente indipendente dal finito, nella sua essenza come nei suoi atti; nella Chiesa, come nell’Incarnazione, come nella creazione, come nell’eternità. Estendere i rapporti necessari delle tre Persone divine al mondo è dunque un urtar contro il dogma dell’Incarnazione, il quale protesta contro questo errore per la distinzione assoluta delle due nature in Gesù Cristo, che le unisce solamente nella sua Persona, non meno che contra il dogma della Trinità, il quale non ammette nella partecipazione della divina essenza se non le tre Persone che la costituiscono. Questo fu lo scoglio del neo-platonismo. – Il neo-platonismo ha avuto tre centri principali: Alessandria, Roma e Atene; ma ha conservato il nome di alessandrino o di scuola di Alessandria. I suoi più famosi rappresentanti sono stati Plotino, Porfirio, Giamblico, Gerocle e Proclo. Il loro scopo era quello di salvare la filosofia ellenica, e insiem con essa il paganesimo, cristianizzandola, e di soppiantare il Cristianesimo togliendogli tutto ciò che gli si può togliere, allora che non si vuol dare se stesso a Gesù Cristo, vale a dire quando si vuole escluderlo; imperocché quelli che non sono per Lui sono di tutta necessità contra di Lui. Appunto per questo essi diedero ancora nel panteismo; conseguenza ordinaria del rigettare il dogma cattolico dell’Incarnazione.
E così fecero volendo più particolarmente platonizzare il dogma della Trinità o cristianizzare il platonismo. Ecco di fatti, secondo le Enneadi, libro di Plotino, il prodotto del loro sforzo: « L’unità è il principio necessario, la sorgente e il termine d’ogni realtà, o piuttosto la realtà medesima, la realtà originale e primitiva Essa racchiude in sè i germi d’ogni cosa; è quel Saturno incatenato della mitologia, padre del padre degli dei Nondimeno l’uno non è l’essere, non è l’intelligenza; esso è superiore all’uno ed all’altro, essendo al di sopra d’ogni azione, d’ogni situazione determinata, d’ogni conoscenza, È qualche cosa d’invisibile, ritratto io una notte immensa; il padre sconosciuto, l’abisso, Bythos. Èciò che è il Brama indeterminato della metafisica dell’India; il fondo dell’essere, la sostanza che non si può cogliere in sé medesima, e che si comprende come ciò che è nascosto sotto ciò che appare. – « Dal seno di questa unità assoluta procede l’Intelligenza suprema, secondo principio, perfetto anch’esso, quantunque subordinato, ed essa ne procede per emanazione, come la luce procede dal sole. — L’anima universale è il terzo principio, subordinato agli altri due; quest’anima è il pensiero, la parola, un’immagine dell’intelligenza, l’esercizio della sua attività…. Questa processione è da tutta l’eternità, e questi tre principii, quantunque formino una gerarchia nell’ordine della dignità, sono contemporanei fra loro. » Questa triade di Plotino compone il mondo intelligibile, mondo perfetto, che non è che la medesima divinità in quanto la si manifesta. Questo mondo intelligibile è non solamente il tipo del mondo visibile, ma ne è la base, l’essenza reale e vera. – « Dall’anima suprema e dall’intelligenza emanano di fatto le idee o le anime che sono le sole realtà vere, le anime degli Dei, degli nomini, degli animali e degli elementi; la materia medesima. » A dir breve, il mondo non era per Plotino che la grande anima informante la materia per mezzo delle idee o delle anime che essa produce. – L’identità assoluta, che è il fondo del sistema di Plotino, si rivela sopra tutto nella sua teoria della conoscenza. « La vera conoscenza, dice egli, è quella in cui l’obietto conosciuto è identico col soggetto che lo conosce. » Quando adunque noi percepiamo l’unità assoluta, percepiamo noi medesimi; quando noi conosciamo le altre intelligenze, conosciamo ancora noi stessi. – Con tale sistema la libertà, la spontaneità, la personalità individuale, elementi d’ogni società, si dileguano interamente. Perciò, secondo Plotino, tutto nel mondo è necessario, tutto è l’opera di una produzione fatale. Il male medesimo non è che una negazion necessaria al bene; esso risiede nella materia, che è considerata qualche volta da Plotino come una produzione imperfetta dell’Ente supremo. In questa ipotesi il male risiede in Dio medesimo. – La medesima dottrina è nella sostanza in Proclo e negli altri neoplatonici. Le operazioni teurgiche erano per essi il gran mezzo di purificazione e d’illuminazione delle anime. Essi cercavano comunicazioni dirette coi geni, cogli dei, col Dio supremo. Così questi filosofi si studiavano di rimettere in corso tutte le superstizioni pagane, e si abbandonavano con uno zelo incredibile a tutte le pratiche del politeismo e della magia. Questa dottrina, in cui si riconoscono i principali tratti dell’egelianismo dei nostri giorni, era un’accozzaglia bizzarra delle filosofie orientali ed elleniche, colorata dalla dottrina cristiana sulla Trinità. Era una lega di tutti i sogni dello spirito umano contra la luce della verità che veniva a dissiparli. Per arrestare i progressi del Cristianesimo, i neo-platonici si diedero di fatto a scegliere nelle diverse scuole di filosofia le opinioni che a forza di palliativi potevano diventar simili in apparenza ai dogmi del Cristianesimo, affine di persuadere agli spiriti superficiali che anche i filosofi aveano, del pari che Gesù Cristo, scoperto la verità, e che non v’aveva alcuna necessità di rinunziare alla loro dottrina per abbracciar quella del Vangelo. Sotto questo rispetto il neo-platonismo è un’alta conferma di questa verità che noi vogliamo sopra tutto mettere in luce, che cioè tutte le concezioni filosofiche dello spirito umano sulla verità soprannaturale, fuori della fede cristiana, vanno a riuscire e a perdersi inevitabilmente nel panteismo e nel fatalismo, poiché questi ci mostrano ne’ mostruosi loro errori unite e compendiate tutte quelle concezioni. – I neo-platonici stessi non negavano di aver preso qua e là tutti que’ placiti, la cui unione componeva la loro dottrina. Anzi essi avevano ridotto una tale unione in sistema, nel sistema dell’ecletticismo e del sincretismo, che a’ giorni nostri abbiam veduto ricomparire. – Essi trascorsero sino a pretendere che la differenza di carattere dei popoli voleva una diversità nella loro religione, e rendeva necessario quel sincretismo religioso che noi vediamo esposto in Proclo, Gerocle, Simplicio, Calcedio e nello storico Ammiano Marcellino. Movendo da questo punto, Proclo diceva : « Il filosofo non si costringe a tale o tal altro culto nazionale; egli non è stranio ad alcuna forma di religione, perocché è il gran sacerdote dell’universo. » Ed è questo ministero delle anime che i nostri filosofi pretendono altresì esercitare del pari o meglio al di sopra de’ pontefici della religione. Del resto, essi facevano al Cristianesimo il medesimo onore che gli si fa ai dì nostri, di ammetterlo, insieme colle altre religioni, a partecipare agli ossequi della filosofia; Cristianesimo e paganesimo erano messi al medesimo livello, non essendo l’uno e l’altro che manifestazioni dell’intelligenza, la quale mira continuo a sciogliersi per innalzarsi alla ragion pura. Ma questa tolleranza filosofica, oltre che era attentatoria al Cristianesimo dommatico, il quale non può patire queste assimilazioni sacrileghe, non era che una tattica per battere in breccia il Cristianesimo pratico e la sua azione incivilitrice sul mondo. Sotto questo riguardo il panteismo non era solo il termine inevitabile di tutte le concezioni umane fuori della fede, ma era al tempo stesso il terreno più favorevole per questa gran congiura. Facendo procedere ogni cosa da un medesimo principio ed emanare ogni cosa da una medesima intelligenza, egli consacrava tutti gli errori, e autorizzava la loro lega contro la verità che li escludeva. È questa l’identica cosa che abbiamo veduta a’ dì nostri. La sola differenza era questa, che il trattato era steso ad Alessandria invece di Parigi, e compilato da Gerocle o da Giamblico invece di esserlo nel Globe da Damiron o da Jouffroy. Ma questo tentativo fu altrettanto vano allora quanto fu vano ai dì nostri. La questione tra il panteismo e il Cristianesimo, tra il paganesimo antico c l’incivilimento moderno, sospesa per un istante sul mondo, fu tronca dalla spada della verità cattolica; il panteon, e il paganesimo furono ricacciati negli abissi, e il Cristianesimo continua il suo corso, traendo seco il mondo nella gran via luminosa del suo destino. Ambrogio! Apollinare! Lattanzio! Eusebio! Cirillo! Teodoreto! Arnobio! Clemente! Origene! Atanasio! Agostino! bei genii, illustri dottori, e molti di voi sopra tutto gran santi, che combatteste allora per la verità, siate salutati dall’età nostra come i veri padri non solamente della fede e della Chiesa, ma della ragione e della società, ma del mondo, strappato da voi alle tenebre antiche e rendute a’ suoi alti destini! Siate invocati nella gloria che vi hanno acquistato i tanti e sì gran combattimenti in cui la verità non solo fu salva dai vostri scritti, ma ancora dal sacrificio della vostra vita e del vostro sangue; e ottenete pei vostri eredi nell’incivilimento e nella fede i medesimi lumi contra i medesimi errori, il medesimo coraggio contra i medesimi pericoli, il medesimo trionfo per la medesima causa.
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