12 SETTEMBRE (2020): SS. NOME DI MARIA

(A. NICOLAS: LA VERGINE MARIA ed il disegno divino;  Milano C. Turati tip. Ed. 1857)

Dall’Introduzione:

… Ma il mistero della maternità divina si conoscerebbe solo materialmente e molto impropriamente se non si vedesse in questa maternità santa altro che una dignità oziosa ed una funzione accidentale, e se non si onorasse che pel fatto solo di aver portato, di aver dato una volta al mondo il frutto di vita. – Anche in questo caso si dovrebbe onorare, come si onora il legno insensibile della croce. Ma quanto diverso sarebbe l’onore renduto a questa croce, se essa fosse stata dotata di sentimento e avesse avuta una parte nelle virtù e nei dolori di cui è stata un mezzo, nel mistero di grazia onde è stata lo strumento! – Or bene, questa parte l’ebbe la santissima Vergine. Una delle grandi cagioni dell’indifferenza che si ha per il suo culto è questa, che gli uomini si figurano che non è Madre di Dio se non per necessità e per caso; perché bisognava una madre a Gesù Cristo; l’immaginano come una madre ordinaria, o come la madre di un grande uomo, che trova di averlo concepito e partorito tale senza volerlo, senza saperlo, e che non ne riceve onore se non dopo e ben tardi, senza merito personale, senza partecipazione anteriore o posteriore alla grandezza di questo Figliuolo, di cui essa non ha che la vana rappresentazione. E anche questa rappresentazione poi si rifiuta aMaria coll’interpretare empiamente la condotta che Gesù Cristo tenne con Lei, mentre Egli non gliela negava se non perché la negava a sé medesimo, voleva renderla più degna di essa, quando l’ora fosse venuta; e disegnava di darle assai più che la rappresentazione della grandezza, di darle la grandezza medesima in merito ed in esercizio.

Sentiam parlare la dottrina: « Io pongo per primo principio, dice Bossuet, che Dio avendo risoluto nell’eternità di darci Gesù Cristo per mezzo di Maria, Egli non si contenta di servirsi di Lei come di un semplice strumento per questo glorioso ministero; Egli non vuole che sia un semplice canale di una tale grazia, ma vuole che sia uno strumento volontario che contribuisca a questa grande opera, non solo colle sue eccellenti disposizioni, ma anche per un moto della sua volontà (Sermone primo pel giorno della Natività della santa Vergine, Terzo punto). » – Bossuet aggiunge, ciò che non è meno importante e che compie la conoscenza dell’uffizio della santissima Vergine. « Avendo Dio stabilito che la volontà della santa Vergine cooperasse efficacemente a dar Gesù Cristo agli uomini, questo primo decreto non si muta più, e noi riceviam sempre Gesù Cristo per mezzo della sua carità (Sermone quarto per la Festa dell’Annunziazione. Primo punto). » – Noi ci riserbiamo a svolgere nel corso dell’opera questa grande e bella verità, che ci fa veder Maria come uno strumento attivo e continuodella grazia di Gesù Cristo, come un canale animato di questa grazia, come una madre le cui viscere sempre aperte non hanno solo una volta generato Gesù Cristo, ma lo generano continuamente e lo genereranno sino alla fine del mondo ne’ suoi membri, che sono i Cristiani; come nostra Madre per conseguenza senso più vivo della parola, la madre dei viventi, la nuova Eva. – Maria non è dunque solamente un segno, è un sacramento. Il Verbo eterno, che ha illuminato il mondo, il Verbo di Dio continua a darsi al mondo per mezzo di Maria. – Questaproposizione sembrerà scandalosa agli spiriti fortio, come si dice ai dì nostri, agli spiriti privilegiati, perché li obbliga a chiamarsi debitori della pura e viva nozione di Dio che li illumina non solamente a Gesù Cristo, ma ancora all’umile Maria. Ei si befferanno della nostra semplicità; ma il fatto risponde per noi alla loro delicatezza, e qual fatto! – Ponno essi negare che il sole della verità divina, della cnoscenza di Dio, non siasi levato, fa or diciotto secoli, nelle alture dell’Oriente, dal seno di quattromila anni di tenebre, e non abbia cessato sino ai nostri giorni di luminare sino i più umili intelletti? – Ponno essi negare che, qualunque sia lo splendor de’ suoi  raggi, se tutti, credenti ed increduli, umili e superbi, fedeli e bestemmiatori, camminano alla sua luce, il centronon ne sia il Cristianesimo, e il disco, per così dire, non ne sia Gesù Cristo; e che se Gesù Cristo, se il Cristianesimo venisse a scomparire, il mondo sarebbe asperso nell’orrore delle tenebre più spaventevoli? – Ponno essi negare che la nozione del Verbo fatto carne, Gesù Cristo, che è il cristianesimo, poggia e si aggira, in certo qual modo su quella della maternità divina di Maria,come sopra il suo asse, e che il culto, che la devozioe alla santissima Vergine, non sia come la matrice dei veri Cristiani? – Ove sono i veri servi di Dio, se non fra i Cristiani? E dove sono i veri Cristiani, se non fra i pii servi di Maria? – Questo è stato vero in tutti i tempi, ma è più vero che mai oggidì. Di fatto, in passato la fede, la divozione generale dellasocietà collegava il Cristianesimo in tutte le sue parti, e il culto della santa Vergine vi prendeva la parte che esso deve avere nell’economia della Religione. L’empietà generale che venne poscia, assalendo ad un tempo tutti i nostri misteri, mantenne per l’universalità della stessa sua bestemmia quel rapporto che li univa, e il culto della santa Vergine, in questo regno dell’empietà generale, come precedentemente in quello della fede, non ebbe una sorte particolare né per conseguenza un’importanza più speciale. Più sottile, più perfido e più pericoloso dell’empietà scatenata del secolo passato, il razionalismo è venuto a penetrar fra i nostri diversi misteri, e li ha disuniti, alterati, decomposti, col farli suoi proprii. La nozione di Dio, quella della Trinità, quella dello stesso Gesù Cristo, sono diventate, sotto la sua azione, filosofiche, panteistiche, anticristiane, antisociali. Una sola nozione, un solo dogma non fu per anco assalito; che la sua umiltà lo ha sottratto dai pericolosi onori dei filosofi, il loro disprezzo lo ha salvato dalla dannosa lor stima; ed è il dogma della santa Vergine. Si fanno da questi alti intelletti i mille sistemi, le mille religioni diverse di Dio e di Gesù Cristo. Abbracciato o rigettato, solamente il culto della santa Vergine è risparmiato. Maria sola è rimasta quella che essa era in passato, e rimanendo ciò che essa era, essa ha mantenuto ciò che era il Cristianesimo. Essa è stata come l’ancora della Religione. Di nuovo la Madre ha salvato il Figliuolo. A Lei bisogna andare oggidì per ridomandarlo, per domandare il vero Gesù, il vero Dio. Di qui l’opportunità di preconizzare oggidì più che mai il culto della santa Vergine, e la provvidenziale sapienza della decisione che l’ha, non ha guari, dichiarata immacolata, perché ciò torna lo stesso che esaltar nel suo culto il culto di Gesù Cristo, il culto di Dio, che oggidì più che mai devono fare graduatamente un solo culto. – Lutero ha detto che non vi era festa cattolica che egli detestasse più di quella del corpo di Gesù Cristo e della Concezione di Maria; e secondo il suo modo di vedere, aveva ragione rii associar così nella sua ripulsa due cose unite nel nostro culto: la Madre ed il Figliuolo. Di fatto, se non v’è Madre non v’è Figliuolo. Ma ciò che si vuole subitamente aggiungere è che se non v’è Figliuolo non v’è Padre. – Gesù Cristo è nostro fratello per la sua filiazione umana, e per conseguenza per Maria; per questo noi facciamo con lui un solo corpo (multi unum corpus sumus in Christo. Rom. XII, 5), ed Egli ci comunica per viadi adozione la qualità che è a Lui naturale di Figliuoldi Dio. Solamente per questo spirito di adozione, comedice s. Paolo, noi siamo i coeredi di Gesù Cristo, i figli di Dio, e rieeviam la grazia d’invocarlo Padre nostro (Rom. VIII, 15). – L’adorazione del Padre in ispirito ed in verità, il culto di Dio, si attien dunque a quello della Madre di Dio.

Chi non ha Maria per madre non potrebbe aver Gesù Cristo per fratello e Dio per padre.

Perciò la Chiesa Cattolica, con un senso profondamente semplice e vero, introduce in tutte le sue preghiere il Pater e l’Ave, unisce il Padre celeste alla Madre terrena di Gesù Cristo, per ricordarci continuamente che per la Madre noi abbiam dei diritti sul Figliuolo, e pel Figliuol noi ne abbiamo sul Padre. E s. Gregorio di Nazianzo non andò troppo oltre allora che, cento anni prima del concilio di Efeso, riepilogava i titoli della Madre di Dio al nostro culto con queste parole, che si dovrebbero scrivere su tutti gli altari lei consacrati: Si quis sanctam Dei Genitricem non confitetur, a Deitate remotus est. « Quegli che non confessa la santa Madre di Dio è separato dalla divinità (Ep. I ad Cledon). » – Gesù Cristo è un fiore, la cui fragranza è Dio ed il cui stelo è Maria. Isaia lo profetava sotto questa graziosa immagine. Indarno si vorrebbe aver la fragranza senza il fiore, e indarno altresì si vorrebbe avere il fiore senza lo stelo; perocché questo stelo non ha portato il fiore solamente una volta, ma lo porta sempre e lo ha fatto fiorir sempre nelle anime. Chiunque pertanto voi siate, dice san Bonaventura, che aspirate alla grazia dello Spirito Santo, cercate il fiore nello stelo; per lo stelo infatti noi giungiamo al fiore, e pel fiore a quello Spirito della Divinità, del quale esso ha imbalsamato la terra. Quicumque Spiritus Sancti gratiam adipisci desiderata florem in virga quærat: per virgam enim ad florem, per florem ad Spiritum pervenimus(inSpec., cap. 6). – Gli uomini, in questo movimento generale che li riconduce oggi alla fede, sono così disposti che veggono ogni modo di contenderle passo a passo il terreno che Ella ripiglia sopra di essi; di far senza di Dio per essere filosofi, di far senza di Gesù Cristo per essere religiosi, e di far senza di Maria per essere Cristiani. Vana fidanza, che riesce a far solo de’ cattivi filosofi, de’ falsi deisti e de’ poveri Cristiani! « A chi fu manifesta la verità senza Dio? – domanda Tertulliano – a chi fu conosciuto Dio senza il Cristo? A chi è stato pienamente rivelato il Cristo senza lo Spirito Santo (Tert. De anim. Cap. 1), senza Maria che è il suo santuario e la più alta espressione della sua fecondità? » La Santissima Vergine adempie così nell’economia del Cristianesimo una funzione attiva e incessante di maternità, generando gli uomini alla vita di Dio, dopo generato Dio alla vita degli uomini. Ministero meraviglioso e incomparabile, di cui noi ci siamo proposto di tentare la contemplazione e di mostrar le sublimi e commoventi armonie. Maquello che vuolsi aggiungere alla gloria sovreminente della Vergine santissima è che la sua grandezza essenziale, ch’io chiamerò il sommo delle sue grandezze, è l’essere stata fatta degna di questa eccelsa maternità; l’esser stata stata non già presa per necessità e per caso fra le donne a fin di adempire questo prodigioso ministero, ma scelta e benedetta da tutta l’eternità fra tutte le creature per questo prodigioso disegno; più ancora, l’essere stata per questo fine, ricolma, abbellita di tutte le virtù e di tutte le grazie che convenivano a questo incomparabile destino, e l’averne a dismisura moltiplicato il numero, corrispondendovi con tutti gli atti, con tutti i sospiri della sua volontà. Grandezza della quale nessuno, né gli uomini, né gli angeli né Maria stessa, nessuno, Dio solo eccettuato, può misurare la sublimità. – E questa è una creazione a parte, è un mondo spirituale: ciò che l’uomo è nell’ordine della natura, ciò che Cristo è nell’ordine della gloria, Maria lo è nell’ordine della grazia; Ella ne è la meraviglia e la Regina; la Regina degli angeli e dei santi. Essa è un Cielo, come la chiama san Giovanni Crisostomo: Quæ igitur Virgo Mater cœlum. Io vorrei aprire agli sguardi questo mondo e questo cielo. – il lettore che non ha mai meditato su questo mistero e che vi reca un occhio velato dalle cose del tempo non comprenderà la verità del mio entusiasmo. Sembrerà a lui che queste parole feriscano il nulla e non echeggino che nel vuoto; che siano una triviale ridondanza ed una sciocca esagerazione tradizionale. Egli, al vedere la semplicità di Maria e la sua oscurità, della quale gli evangelisti, gli Apostoli e lo stesso suo divin Figliuolo sembrano essere stati i complici infino a che Ella è stata sulla terra, domanderà: Che havvi dunque di sì meraviglioso nel destino di questa donna? E non ci seguirà che collo scoraggiamento della diffidenza, colla noja della frivolezza e coll’ orrore dell’inganno. Tutt’al più egli ci riserverà qualche compassione. – Quando il primo uomo vide il primo sole tramontare sull’orizzonte, venir meno la luce del giorno, cancellarsi il magnifico aspetto della creazione e spegnersi da per tutto il rumore insiem colla luce, e il silenzio e la notte occupar l’universo, qual non dovette essere la disperazione della sua anima ignorante! Quale non sarebbe stata la sua diffidenza se una voce gli avesse detto: Preparati all’ammirazione: poiché da questo fondo di oscurità che ti agghiaccia uscirà tale spettacolo la cui magnificenza sarà eguale a quella del giorno! E quale di fatto non dovette essere il suo rapimento allora che il suo occhio scoraggiato vide spuntare una stella sul firmamento velato dal cielo, indi altre e poi accendersi stelle in ogni parte, il cielo empiersi di raggi e il cupo azzurro della sua volta tutto sfavillare di lumi! Quale non dovette essere sopra tutto la sua estasi allora che vide biancheggiar nell’orizzonte, levarsi ed avanzare, qual reina in mezzo alla sua corte, la luna, dal vergineo splendore; ed al suo apparire, sotto il suo misterioso e potente influsso, muoversi l’aere, purificarsi il cielo, i mari sollevarsi e la terra trasformarsi sotto un velo argenteo di luce! – Tale sarebbe certamente la gioja che noi faremmo provare ai nostri lettori se ci fosse dato di poter mostrar loro Colei della quale è stato detto: « Chi è costei che esce fuora come aurora sorgente, bella come la luna, eletta come il sole, terribile come un esercito messo in ordine a battaglia (Cant. VI, 9)? » Noi vorremo almeno tentarlo. Assunto immenso, poiché abbraccia nientemeno che tutta quanta la Religione. Nei nostri primi Studii ci siamo provati di mostrare il Cristianesimo mercé lo splendore di Gesù Cristo; noi vorremmo in questi farlo rivedere alla dolce chiarezza diMaria. (…) La gloria della santa Vergine, quale noi la concepiamo e vorremmo presentarla, è di non poter essere separata, di venire incessantemente ad unirsi con quella di Gesù Cristo e con quella di Dio: di modo che non si può toccarla senza far risuonare, per dir così, la grandezza di Gesù Cristo e la maestà di Dio medesimo; e il più bell’inno che si possa cantare a Gesù Cristo ed alla divinità è Maria, è per Maria. (…) « Ella è cosa per me venerabile e al mio cuore dolcissima l’avere a parlare, o Dio, della Madre del vostro Figliuolo, che solo ha meritato di ricevere in sé il Dio cui Ella doveva generar uomo, di diventare il trono di Dio e il palazzo del Re eterno, secondo che voi ce l’avete insegnato per mezzo di tutti i vostri santi patriarchi, profeti ed Apostoli, in tante figure e discorsi sui quali si appoggiano la nostra fede e la nostra certezza; perché non fu mai che Voi ingannaste, e non avreste cominciato ad ingannarci e a lasciarci ingannare mostrandoci il vostro Figliuolo coeterno a voi e consustanziale, che dovea incarnarsi e si è incarnato nel seno della Vergine, dalla quale ha preso carne Colui che con Voi ha creato tutti gli esseri corporei, che ne è l’Autore, il governatore e il Dio. Di Lei Egli ha preso la nostra natura, non l’origine, avendo il vostro Santo Spirito santificato, purificato e conficcato in Lei un seno umano per la concezione del vostro Figliuolo: meraviglioso effetto di grazia e dignità che il core non potrebbe concepire e che la lingua tenterebbe invano di esprimere. Tale di fatto è stata questa concezione,  tale è stato questo parto, quale conveniva ad un Dio, ad un Dio che veniva a riscattar quelli che aveva voluto creare; creare con la sua potenza, riscattare con la suaumiltà; pigliando dell’umiltà la natura, santa da un corpo santificato, immacolata da un corpo immacolato; poiché Egli coll’essere concepito e col nascere non ritirò da Ella quella grazia ineffabile di santificazione che aveale concessa in vista del suo concepimento. Per esso io vi supplico, o Signore, poiché per esso voi largite ogni bene, e loscegliete per concederlo, io vi supplico di concedermi che senza offendere una tale santità, giunga a favellarne; e che, non lo potendo interamente, il che torna impossibile ad ogni lingua umana, io ne esponga, almeno in parte, il soggetto qual è. Risuoni esso dunque come da sé medesimo; la sua profonda ricchezza echeggi riccamente la sua eminente santità santamente e il suo inestimabile valore fedelmente in quest’opera. E siccome questo sopravanza la ragione umana, il vostro Spirito sia con me e mi inizii atutta la verità che bisogna esporre. Finalmente, siccome io devo rispondere ad un’aspettazione di profondità e di sublimità a cui non potrei giungere, supplico il mio pio lettore che degni anch’esso pregare per me. Che se sopra alcuni punti non sembrassi inferiore al mio soggetto, la sua riconoscenza ne attribuisca il merito a Dio; se troppo sovente io sarò al di sotto, compatisca alla mia insufficienza, perché, per grande che sia, non potrebbe accusare in me difetto di buona volontà (Homilia IV, De Assumptione Virginis.). »

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.