[G. Sbuttoni: Da Pietro a Pio XII, Edit. A. B. E. S. Bologna, 1953; nihil ob. et imprim. Dic. 1952]
PARTE SECONDA
DAL 1000 AI NOSTRI GIORNI
CAPO IV.
IL RINASCIMENTO
PREAMBOLO
La civiltà italiana del rinascimento
Lo studio dei classici latini, mai cessato in Italia nel Medio Evo, nel sec. XV, divenne un vero fanatismo; e questo furore, per cui parve rinascere la civiltà romana, fu detto « RINASCIMENTO ». I dotti, trascurando gli studi teologici o divine lettere e preferendo quelli dei classici, chiamati in opposizione: umane lettere, furono detti « umanisti » ed il nuovo indirizzo prese anche il nome di « umanesimo», perché ritornando al naturalismo, si allontanò dall’ideale religioso predicato dalla Chiesa (Se ci si accinge a giudicare oggettivamente la posizione spirituale degli umanisti, essa ci appare come uno svigorimento e, spesso, un annullamento delle tesi più specifiche del Cristianesimo. Mettendo alla pari le due rivelazioni, classica e cristiana, l’Umanesimo abolisce i confini fra naturale e soprannaturale; in nome dell’agostiniano « Omnis veritas a Deo » confonde la verità, che si trova nei classici e quindi è qualcosa di creato, con Dio stesso; nell’astratta contemplazione di tale verità razionale, pone il fine della vita; ed esalta perciò le soddisfazioni conseguibili in questo mondo, perdendo il senso dell’ascesi, del peccato, della preghiera. Idolatra la creatura, celebra 1’attività demiurgica dell’uomo, perde di vista il fatto storico dell’Incarnazione; fa di Dio un’entità astratta che si rivela (necessariamente?) nel Logos ». Così che, nato come reazione al razionalismo averroista, l’Umanesimo si chiude in un nuovo razionalismo – di carattere gnostico e cabalistico – ndr. -). Oltre il latino, si coltivò anche il greco con valenti maestri, quali il Crisolora, il Pletone, il Bessarione; si fondarono accademie a Firenze, a Roma, a Napoli; nacque il senso critico; s’iniziò la filologia e si ripresero le antiche dottrine filosofiche, specialmente quella di Platone (tipicamente gnostica, come il neoplatonismo alessandrino ed il cabalismo giudaico – ndr. -). L’Umanesimo ed il Rinascimento rinnovarono la vita intellettuale, artistica, morale e politica. Tutti i cittadini, non i soli umanisti, sentirono il bisogno di istruirsi e ciò fu reso facile dall’invenzione della stampa che, con il nuovo sistema dei caratteri mobili, divulgò la scienza e sostituì i libri ai costosi manoscritti. Si cominciò ad avere una libertà di pensiero, la cultura divenne sempre più laica e più largamente umana, e, con il ritorno al culto pagano della bellezza, della forza e della gloria, si affinò il senso artistico: Papi, prìncipi e nobili fecero a gara per ornare le città con magnifiche opere d’arte e per avere nei loro palazzi i migliori artisti. Il benessere, la magnificenza e la bellezza artistica giovarono agli Stati per consolidare il loro assolutismo, giacche lo sfarzo, le feste e i giochi pubblici resero i popoli meno gelosi della loro libertà ed attutirono la loro coscienza nazionale. Tuttavia i cittadini, svincolati dalle corporazioni, cominciarono a gustare i primi semi della libertà del lavoro, la donna fu elevata, e s’ingentilirono i costumi con tutto danno dei vincoli morali, rallentati per l’indifferenza religiosa e per il prevalente spirito umanistico razionale e scettico. L’invenzione delle armi da fuoco trasformò poi l’arte della guerra; alle ambascerie occasionali si sostituirono quelle permanenti e nacque la moderna diplomazia. Tra i « mecenati » che promossero ed agevolarono la cultura italiana del rinascimento notiamo: Lorenzo il Magnifico a Firenze, i Visconti e gli Sforza a Milano, i Gonzaga a Mantova, Nicolò V e Pio II a Roma.
D . Che cos’ è il Rinascimento?
— È il periodo storico e letterario, succeduto al Medio Evo e protrattosi lungo i sec. XV e XVI, durante il quale si ebbe un meraviglioso rifiorire dell’antica cultura classica.
D. Come vide la Chiesa il Rinascimento?
— Di buon occhio, anzi Vescovi e Cardinali protessero artisti e letterati. Il capo degli umanisti, Francesco Petrarca, trovò comprensione presso i Pontefici.
D. Quale fu la preoccupazione costante della S. Sede?
— Fu di incanalare il movimento rinascimentale sulla via tracciata dal Cristianesimo, per impedire pericolose deviazioni pagane. In una parola, la Chiesa, assimilando la bellezza dell’arte greco-romana, ha avuto cura di eliminare la concezione puramente naturalistica ed edonistica, ispirata ai principi del paganesimo.
D. Intendendo così lo studio e l’imitazione dei classici che ne veniva?
— Veniva potentemente favorito il progresso medesimo della civiltà
cristiana, in quanto il pensiero cristiano avrebbe trovato un’incomparabile
espressione artistica nelle rinate forme ellenico-romane.
D. Perché i Papi tanto entusiasticamente collaborarono al Rinascimento?
— Proprio perché ispirati da simile intento.
D. È tuttavia facile la conciliazione tra la forma pagana e il contenuto cristiano?
— No, e per questo non sempre seppero sottrarsi al fascino di un’arte troppo naturalistica e corrompitrice.
D. Che ne seguì?
— L’introdursi nel clero e nella corte pontificia di un certo spirito paganeggiante. Parve per un momento che la bellezza classica, pericolosamente accolta e festeggiata in veste d’ancella, fosse per assidersi come sovrana, in seno alla Chiesa di Dio.
D. Che cosa si ebbe?
— Un periodo tanto oscuro per la santità della disciplina ecclesiastica quanto splendido per un fiorire d’opere d’arte immortali.
D. Che cosa verrà poi a richiamare parte dell’alto clero dalle regioni dell’Olimpo alla triste realtà?
— La bufera del luteranesimo, che lo farà correre ai ripari, onde salvare i l salvabile, mediante la grande Riforma Tridentina.
IL SAVONAROLA
Cacciato Piero de’ Medici, la repubblica di Firenze ebbe breve durata e fu difesa nei primi tempi dal domenicano « GIROLAMO SAVONAROLA », nemico dei costumi guasti e corrotti.
I seguaci del frate erano detti per dileggio «piagnoni » come quelli che piagnucolavano sui peccati degli uomini. Suoi avversari erano:
1) i «palleschi» così chiamati dallo stemma a palla dei Medici;
2) gli «arrabbiati » fautori del governo oligarchico;
3) i « compagnacci » che amavano la vita carnevalesca;
4) il papa Alessandro VI, i cui scandali erano stati biasimati dal frate;
5) e i Francescani che mal tolleravano il disprezzo del Savonarola alle censure ecclesiastiche.
Uno di questi ultimi, Francesco di Puglia, assalì dal pulpito il ferrarese come impostore e lo sfidò ad un giudizio di Dio. Domenico Buonvicini, discepolo del Savonarola, accettò la sfida ed intendeva passare sul rogo con il Crocifisso in mano e l’Ostia consacrata. L’opposizione del francescano e la pioggia impedirono la barbara prova e si generò un tumulto; assalito il convento dì San Marco, il Savonarola, il Buonvicini e frate Silvestro Maruffi caddero in mano degli avversari e, dopo un processo sommario, furono impiccati ed arsi. A torto il Savonarola fu giudicato un precursore di Lutero; egli fu « un cattolico puro », bramoso di riformare i costumi del clero e non i dogmi religiosi.
I PAPI DEL RINASCIMENTO
D. Tra i Papi, chi fu il primo fautore del Rinascimento?
— Fu Nicolò V (1447 – 1455). Egli intese di fare di Roma il centro degli studi d’Europa, il focolare della cultura classica per assicurare alla Chiesa che il nuovo movimento letterario rimanesse in perfetta armonia con lo spirito cristiano,
D. Chi chiamò a Roma?
— Una folla di artisti, di letterati e di dotti, che sosteneva regalmente con ogni sorta di soccorsi. Fondò anche la Biblioteca Vaticana.
D. Anche i suoi successori coltivarono l’arte, la letteratura ecc.?
— Sì, pur non dimenticando la difesa della Cristianità dai Turchi, come fece Callisto III (1455 – 1458), che li fermò al Danubio in Serbia (1456). Così pure Pio II e Sisto IV, per quanto l’opera loro approdasse a poco, a motivo delle discordie dei principi cristiani.
D. Quale difetto si comincia a notare nei Papi di questo periodo in avanti?
— Il nepotismo, che talora ne oscura la fama e che preparerà la rivoluzione religiosa del sec. XVI.
D. Che dire di Alessandro VI?
— La sua vita privata fu macchiata di gravi manchevolezze, ancorché gli avversari gli abbiano attribuite tante colpe che di fatto non commise.
D. Quale fu la sua colpa maggiore ?
— Quella di aver lasciato troppo braccio al figlio Cesare Borgia, il famoso Duca Valentino, che, a forza d’astuzie e di delitti, riuscì ad impadronirsi di molte città delle Marche e della Romagna.
D. Come pontefice tuttavia come si diportò?
— Bene; poiché difese la libertà della Chiesa, propugnandone la purezza della dottrina, inviando missionari nelle terre scoperte proprio in quegli anni da Cristoforo Colombo, promovendo la vita religiosa e il culto della Madonna.
D. Che dimostra la sua vita scandalosa?
— Dimostra come anche nella Chiesa non manchi purtroppo l’elemento umano, capace di recarle serio pregiudizio, ma non mai di comprometterne l’esistenza, la quale poggia sull’assistenza divina.
D. Chi tra i Papi di questo tempo è ricordato tra gl’ingegni più originali del Rinascimento?
— Il famoso Giulio II (1503 – 1513), che chiamò a Roma Raffaello e Michelangelo, e fece gettare al Bramante le fondamenta della nuova Basilica di S. Pietro, « l’impresa architettonica più colossale dei tempi moderni ». Sulla sua tomba troneggia il Mosè di Michelangelo.
D. A chi s’intitola il secolo d’oro del Rinascimento, cioè il ‘500?
— A Leone X (1513-1521), grande mecenate, ma per glorificare più la sua famiglia (i Medici di Firenze) e le proprie gesta, che la Chiesa.
D. Fu felice Leone X nella politica?
— No, per i suoi ondeggiamenti tra Carlo V e Francesco1, che lo fecero poi piegare verso Carlo V.
D. Capì almeno l’importanza e la gravità dell’eresìa luterana?
— Neppure; essa scoppia nel 1517 e si propaga con incredibile celerità.