IL CUORE DI GESÙ E LA DIVINIZZAZIONE DEL CRISTIANO (18)

H. Ramière: S. J.

Il cuore di Gesù e la divinizzazione del Cristiano (18)

[Ed. chez le Directeur du Messager du Coeur de Jesus, Tolosa 1891]

PARTE QUARTA

CONCLUSIONI PRATICHE

Capitolo II. (2)

IL CUORE DI GESÙ È IL CUORE DIVINO DI OGNI CRISTIANO

Conclusioni pratiche

Tutto quanto detto si racchiude nella verità assodata: che il Cuore di Gesù è il cuore divino di ogni Cristiano! Questa formula esprime le vere relazioni che ci uniscono al Cuore Divino. Naturalmente, possiamo trarre due conclusioni pratiche molto utili da questo fruttuoso principio. In primo luogo, che al Cristiano non sia mai permesso di scoraggiarsi. Perché dovrebbe essere scoraggiato? Perché si sente trascinato nel male dopo sforzi coraggiosi per elevarsi alla perfezione. Ma cosa hanno di vero queste cattive inclinazioni? Esse vengono dal cuore della carne, dal cuore ferito mortalmente dal peccato, e che solo nella tomba possono trovare il loro rimedio. Però non è questo il vero cuore del Cristiano. Perché confondere i suoi interessi con quelli della parte peggiore del suo essere? Procedete all’opera del sepolcro, mortificando il cuore del peccato. Disprezzate l’eredità di Adamo e riservatevi tutte le vostre preoccupazioni e i vostri pensieri per il nuovo essere che avete ricevuto da Dio: « Non si faccia il minimo caso ai desideri della carne, ma ci si rivesta di Gesù Cristo » (Rm XII, 14); « Se la sua carne è stata mortalmente ferita dal peccato, il suo spirito ha ricevuto una vita immortale attraverso la giustificazione » (Rm VIII, 10). Metta il suo libero arbitrio dalla parte dello spirito e non della carne; sia in accordo con i desideri celesti del Cuore di Gesù e protesti contro le cattive inclinazioni del suo cuore terreno. E anche se le sue inclinazioni continueranno a tormentarlo, non potranno nuocergli; lungi dal diminuire la sua virtù, non faranno altro che perfezionarla, facendogli sentire meglio la sua debolezza. Il Cristiano, quindi, non ha mai motivo di scoraggiarsi; ma non ha nemmeno il diritto di sedersi senza far nulla. Se la sua unione con il Cuore di Gesù gli mette a disposizione una forza infinita ed una ricchezza illimitata, questo non lo dispensa dall’appropriarsene attraverso lo sforzo ed il lavoro. Il Cuore di Gesù è onnipotente, ma non userà la sua potenza in nostro favore, se non in accordo con la nostra collaborazione. Il Cuore Divino contiene tutte le cose buone del cielo, ma non le riverserà su di noi, se non nella misura in cui noi siamo pronti ad accoglierle. Il Verbo di Dio, prendendo la carne per facilitare la nostra salvezza, non ha fatto altro che confermare la grande legge stabilita dalla provvidenza del Padre suo. Farà tutto nell’ordine soprannaturale, perché in questo ambito, più che in quello della natura, siamo incapaci di fare qualcosa da soli. Ma se noi non possiamo fare nulla senza di Lui, nemmeno Lui farà nulla senza di noi. Questo ci procura un’unione ineffabile, che ci rende membri del suo corpo. Quando ci dà il Suo Cuore in proprietà, non è per esimerci dal lavorare attivamente alla nostra salvezza come se fossimo lasciati a noi stessi. Al contrario, si tratta di aumentare la nostra attività e, con il suo aiuto, di imitare meglio l’infinita attività con cui Egli stesso è  principio della sua perfezione e della sua felicità. E per metterci in una posizione migliore per adempiere a questo dovere, ci sembrerà che Egli ci lasci completamente a noi stessi e che ci ritiri il suo aiuto. Egli non si allontana allora, perché se si allontana, noi torneremmo nel nulla, ma nasconde e toglie il sentimento della nostra unione con Lui, così che la nostra fiducia in Lui sia più meritoria e ci obblighi a fare più sforzi. Se la sua azione fosse sempre altrettanto sensibile, cederemmo alla pigrizia e perderemmo il merito della nostra fiducia. È necessario che la sua azione scompaia, affinché possiamo glorificarla con la confessione della nostra fede. Possa il flusso del Cuore di Gesù cessare dall’essere percepito, in modo che possiamo capire meglio quanto poco valiamo, ed apprezzare nel giusto valore la sua influenza divina! Questi due aspetti della nostra unione con il Cuore di Gesù riassumono l’intera economia della divina provvidenza nei nostri confronti. Basterebbe capire bene queste due leggi per dissipare la maggior parte delle oscurità che nascondono l’azione di questa provvidenza infinitamente saggia e amorevole: – 1) Dio non ha altro ideale o desiderio se non quello di donarsi interamente a noi in Gesù Cristo: prima legge, che deve essere per noi fonte di fiducia incrollabile. Tuttavia, – 2) Egli non vuole donarsi a noi in Gesù Cristo, se non nella misura in cui noi ci diamo interamente a Lui per mezzo di Gesù Cristo: seconda legge, che deve incessantemente stimolare la nostra attività.

Funzioni del Cuore di Gesù nel corpo mistico del Salvatore.

Il Cuore di Gesù vuole sì lavorare in noi, ma con noi, per produrre frutti. Questo frutto è la vita di Gesù Cristo che il Cuore del Salvatore ci comunica e che accresce senza interruzioni. È l’immagine del modello divino che Egli riproduce in ciascuna delle anime su cui esercita la sua influenza. In una parola, il Cuore di Gesù fa nel corpo mistico del Salvatore ciò che il cuore di ogni uomo fa nell’organismo fisico. Pertanto, nulla potrebbe darci un’idea più completa delle funzioni del Cuore Divino, considerato come fonte di grazia, che l’esame delle funzioni del cuore umano visto come fonte della vita del corpo. La funzione propria del cuore, nel corpo umano, è quella di rigenerare il corpo che naturalmente tende a decomporsi costantemente. In ogni momento della nostra esistenza, ripete il miracolo fatto in noi fin dal primo momento della nostra esistenza. Quando iniziamo a vivere? Quando la nostra anima è venuta ad animare il nostro corpo e a dargli un nuovo essere, nuove forze, movimenti e tendenze che non avrebbe mai avuto. Solo Dio poteva compiere quel miracolo. La vita, e soprattutto la vita razionale, è un soffio della vita di Dio. Tutto ciò che le creature possono fare è servire da canale per trasmettere il respiro divino. Quel poco di vita ricevuta, non fu che una debole scintilla. Il nostro corpo possedeva in germe tutti i suoi organi e tutte le sue forze. Ma questo germe non era ancora sviluppato. Non eravamo ancora nati completamente, e prima di poter entrare in pieno possesso dell’esistenza, abbiamo dovuto trascorrere molti anni e finire un lungo lavoro: il cuore, l’organo principale del nostro corpo, ha completato la nostra nascita e la perfezione della nostra vita. È chiaro che ciò che è stato fatto nel primo istante della nostra esistenza nei confronti di tutto il nostro corpo, deve essere ripetuto con ogni parte di esso, e questo è animare l’inanimato. Quando mangiamo quello che non è altro che un vegetale tritato o una carne morta, questi elementi devono diventare un corpo vivo e umano. Questo miracolo avverrà nel cuore e attraverso il cuore. Gli alimenti subiscono diverse trasformazioni prima di raggiungerlo, preparandosi qui a ricevere la vita; ma non sono ancora vivi quando raggiungono il cuore. Possiedono già tutta la fluidità del sangue; ma non ne hanno né il calore vivificante né la virtù rigenerante: il potere di vivificare il corpo sarà loro dato dal cuore. Eppure non lo farà per sua stessa virtù. L’anima che anima il cuore è l’unica che ha ricevuto da Dio il meraviglioso potere di dare vita a ciò che ancora non la possiede. Affinché la vita materiale ci presenti un simbolo più palpabile della vita spirituale, la prima di queste vite sarà comunicata al sangue solo attraverso il contatto con l’aria del cielo, immagine sensibile dello Spirito di Dio. Ma il cuore lo metterà in contatto con l’aria e nei nostri polmoni, nello stesso tempo in cui, mediante la respirazione, facciamo entrare in essi l’aria vitalizzante. Il cuore pomperà ancora il sangue pieno di vita, e lo distribuirà con un meraviglioso impulso a tutte le membra che riparerà ed accrescerà. Tale è la funzione del cuore nell’organismo umano. Il cuore materiale di Gesù la esercita anche in quella che lo lega al corpo naturale del Salvatore. In virtù della sua azione, il cibo con cui il Verbo incarnato è stato nutrito, non solo ha acquisito una vita umana, ma anche una dignità veramente divina, costituendo una parte sostanziale di un composto divino. Il nostro cuore eleva gli elementi puramente materiali alla dignità dell’essere razionale. Questa trasformazione è certamente di grande meraviglia, ma quanto più meravigliosa è ancor quella attraverso la quale il Cuore di Gesù eleva una vile materia all’ordine divino! Abbiamo fatto bene ad affermare, quando abbiamo considerato le prerogative del Cuore Divino, che esso è degno di tutta la nostra adorazione. Ma non perdiamo di vista il fatto che oggi dobbiamo considerare attentamente la funzione che il Cuore di Gesù, organo d’amore del Divin Salvatore, esercita nel suo Corpo mistico: la Chiesa. Questa funzione, tuttavia, è in tutto e per tutto simile a quella esercitata nel corpo fisico del Salvatore dal suo Cuore considerato come un organo materiale. Né il corpo naturale del Verbo incarnato né il suo Corpo mistico hanno ricevuto il loro pieno sviluppo alla nascita. Da allora, senza dubbio, l’anima di quel corpo possedeva tutta la sua forza. Ma quanto è ancora poco sviluppato il corpo! Gesù Cristo, Maria, San Giuseppe, la famiglia di Giovanni Battista, alcune anime sante che anelavano al regno di Dio, formano la Chiesa in principio. Come può crescere e acquisire nuovi membri? Come si può compiere questo miracolo? E come si è compiuto con ciascuno di noi, facendoci nascere nella vita di Dio? Chiediamolo al Cuore di Gesù, perché solo Lui poteva dare ordini per la sua esecuzione. Già da tanto tempo ci ha rivelato il dolce mistero della nostra nascita divina. Il Cuore di Gesù ci ha amati, e nell’amarci ci ha mandato lo Spirito Divino, che è la sua vita e che deve essere anche la nostra. L’acqua del Battesimo e la parola della Chiesa sono serviti come veicolo dello Spirito Divino. Ma è stato l’amore di Gesù a dare all’acqua e alla parola la loro efficacia divina. Mentre il Sacerdote ci versava l’acqua sul capo e ci battezzava, il Cuore di Gesù, con uno dei suoi palpiti divini, mandava al nostro cuore lo Spirito che lo animava. Ed è allora che noi, morti per breve tempo, siamo stati trasformati e resi vivi. Poco tempo prima eravamo figli dell’ira, ma improvvisamente siamo diventati figli adottivi del Padre Celeste. I nostri genitori avevano mandato un uomo alla Chiesa, ed Essa ha loro restituito un figlio di Dio. Ma con quali segni possiamo riconoscere questa nuova esistenza conferitaci dal Cuore di Gesù attraverso il Santo Battesimo? Come può questa generazione divina, che ci ha resi figli adottivi del Padre celeste, dimostrare la sua realtà? Lo mostrerà con gli effetti che produrrà. Ogni vera generazione ha come effetto la somiglianza della natura. Se il Cuore di Gesù ha dato vita alla vita del Divin Salvatore, Egli deve riprodurre in noi la sua somiglianza. È così? Sì, ma non rifiutiamoci di collaborare alla produzione di questa gloriosa somiglianza, perché, dal momento che la conservazione della nostra generazione divina è volontaria, dipende dalla nostra volontà produrne o impedirne gli effetti. Ma se uniamo i nostri sforzi a quelli del Cuore di Gesù, è molto facile dimostrare, con la perfezione della nostra somiglianza con Gesù Cristo, che Dio è veramente nostro Padre. I nostri pensieri sono, giorno dopo giorno, più simili a quelli del Padre Celeste e a quelli di Gesù Cristo, la sua immagine perfetta; i nostri sentimenti sono sempre più conformi a quelli di questo modello divino e le nostre parole alle sue. Il corpo dei veri discepoli del Cuore di Gesù, i lineamenti e le espressioni del suo volto, il suo portamento, tutto il suo modo di agire, portano alla mente di chi li vede, Gesù Cristo! Essi glorificano e portano Dio nel loro corpo, ed è impossibile gettare uno sguardo su di loro senza sapere che compiono meravigliosamente l’antico adagio: « Il vero Cristiano è un altro Cristo. » Per ogni uomo di buona fede non potrebbe esserci un’indicazione più certa della divinità di Gesù Cristo e della sua Chiesa che la prima produzione e la costante riproduzione di questo mirabile esempio di perfezione fornito dal Cuore dell’Uomo-Dio. In Gesù Cristo stesso c’è la perfezione che plasma lo spirito ed infiamma il cuore. Ma non è meno sorprendente e meraviglioso che, in tutte le epoche, in tutte le condizioni, in mezzo ad ogni sorta di ostacoli, questa perfezione sia costantemente raggiunta da tutti coloro che amano sinceramente Gesù Cristo. Che l’amore del Cuore di Gesù prenda possesso di un principe o di un rampollo; di un bambino o di un vecchio; di un dottore o di una donna ignorante; di un uomo civile o di un selvaggio: si vedranno da allora liberarsi di tutti i loro vizi ed acquisire tali virtù, concepire tali sentimenti, fare tali opere che l’umanità da sola non potrebbe fare. Questa è la grande dimostrazione evangelica che il Cuore di Gesù scrive incessantemente nel mondo e che dispensa gli uomini di buona volontà da ogni altra ricerca per trovare Dio. Così, ciò che il cuore materiale fa nell’ordine del corpo, ed il cuore, organo dell’amore, fa con le anime, il Cuore di Gesù lo fa per la società divina. Il cuore materiale prende elementi estranei al corpo umano e dà loro la forma che gli è propria; l’amore trova anime estranee l’una all’altra, di diverse inclinazioni ed interessi, e ne fa un’anima unica, unifica le loro inclinazioni ed i loro interessi. Il primo di questi due effetti è il grande miracolo dell’ordine fisico, il secondo quello dell’ordine morale. Ma cosa sono questi miracoli rispetto a quelli che il Cuore di Gesù opera in tutte le anime che si abbandonano alla sua influenza, ispirando le virtù più sublimi e trasformando in immagini viventi di Dio coloro che in precedenza erano grossolani, egoisti, simili a bestie senza ragione?

Molteplicità e unità nel Corpo mistico di Cristo

Ma la meraviglia è che la somiglianza dell’Uomo-Dio, incisa dall’amore del Cuore di Gesù in tutte le anime a Lui donate, si differenzia nel tutto, senza perdere nulla della sua unità, secondo le condizioni di ciascuno. Aprite le vite dei Santi. Non sono altro che una galleria di ritratti del Verbo Incarnato. Tutti sono del tutto simili al modello divino eppure ognuno è diverso dall’altro. Cos’hanno in comune tra loro ad esempio una tredicenne che subisce il rogo, come Sant’Agnese, ed uno di quei venerandi solitari che passavano per intero le loro giornate e le notti in contemplazione nella desolazione dei deserti d’Egitto? Come fa un contadino come Sant’Isidoro ad assomigliare a un dottore come Sant’Agostino? In una sola cosa: sono tutti una copia dello stesso modello. In questi è Gesù Cristo che insegna agli uomini, nell’altro è Gesù che lavora con le sue mani. Nell’uno ammiriamo l’innocenza del Salvatore, nell’altro la sua penitenza. Il Cuore di Gesù ha realizzato questi capolavori secondo lo stesso modello, lo stesso stampo, ma con materiali diversi. Dall’unità del prototipo nasce la bellezza dell’opera. Ma la varietà delle copie mostra sia la fecondità del modello che la potenza dell’artista. Anche in questo caso, il Cuore di Gesù non fa che riprodurre l’opera, nell’ordine divino, di ciò che il cuore materiale fa in quello fisico. Infatti, gli elementi prelevati da ogni sorta di sostanza, che il cuore trasforma in sangue, sono destinati a diventare mille forme diverse nel corpo. Alcuni si uniranno alle ossa e si induriranno, altri si trasformeranno in nervi, altri in organi, muscoli, altri ancora in umori. Il cuore darà loro la stessa natura e la stessa vita, ma l’unità della natura si presterà nella più grande varietà di forme e l’unità della vita accoglierà la più grande diversità di funzioni. Così il corpo sarà uno, anche se le sue membra sono numerosi. Da questa meravigliosa molteplicità, congiunta ad una meravigliosa unità, risulterà una grande bellezza dell’ordine materiale. Non accade altrimenti nel Corpo mistico di Gesù Cristo. Ciò che rende incomparabile la sua bellezza non è solo che ognuna delle innumerevoli anime che lo compongono riproduca in sé la vita e le sembianze del suo Capo Divino, ma che ognuno dei suoi membri abbia una propria funzione nel corpo. Ogni Santo è un ritratto completo di Gesù Cristo, ma, inoltre, ognuno di essi forma una delle linee dell’immenso ritratto dell’Uomo-Dio, la cui cornice è l’estensione del mondo e la durata dei secoli. Il ritratto è la Chiesa e l’artista che lo compone con arte divina è l’amore del Cuore di Gesù.

Il Divin Cuore, completa l’Incarnazione del Verbo.

Attribuiamo giustamente al Cuore Divino la missione di completare l’Incarnazione del Verbo di Dio. Senza dubbio, questa si compì il primo giorno, in quanto da quel giorno la natura umana ed individuale di Gesù Cristo era perfettamente unita alla Persona del Verbo di Dio e possedeva in sé tutte le luci, tutte le virtù, tutti i meriti e tutta la felicità di cui era capace. Ma è tutt’altro che certo che la perfetta divinizzazione di una natura individuale fosse sufficiente per realizzare i piani che avevano portato il Verbo di Dio sulla terra, giacché tutti i discendenti di Adamo dovevano essere rigenerati e divinizzati. In ognuno dei suoi membri deve esserci la natura umana estratta dalla sua argilla ed elevata ad un’altezza ben superiore a quella da cui era caduta. L’Incarnazione del Verbo non si rinnoverà, è vero, in ciascuno dei figli di Adamo, ma si estenderà a tutti. Dio non si ricongiungerà ad una natura umana, un’unione questa propria del primogenito di Maria e che non può essere concessa a nessun altro figlio dell’uomo, ma a tutti coloro che desiderano unirsi al Figlio di Maria, il Cuore di Gesù comunicherà la sua stessa vita. Così l’Incarnazione sarà comunicata attraverso i secoli. L’albero sarà lo stesso, ma produrrà costantemente nuovi fiori e nuovi frutti. Il Capo non crescerà nella perfezione e nella virtù, ma comunicherà la sua perfezione e la sua virtù a tanti membri. Questa è la grande opera della Provvidenza, alla quale siamo chiamati a collaborare, non solo in noi stessi, ma anche nell’anima dei nostri fratelli. Infatti, come nel corpo non c’è un solo membro che, pur nutrendosi e rafforzandosi, non debba lavorare per il nutrimento e la crescita del resto del corpo, così nel Corpo di Gesù Cristo non c’è un solo membro che, pur ricevendo l’influenza degli altri, non debba esercitare una qualche influenza nella loro santificazione. Il Corpo di Cristo, ci dice San Paolo, è accresciuto e formato dalla carità. Ma non può aumentare se non man mano che ognuno dei suoi membri collabori. Proprio per servire gli uni gli altri, tutti i membri sono uniti l’uno con l’altro in ogni classe di vincoli. Ma la forza di cui essi hanno bisogno per crescere e cooperare alla crescita degli altri è ricevuta da tutti da un unico Principio, che è sia il Capo che il Cuore di questo grande corpo. Unendoci a Lui, cresceremo fino a raggiungere l’età dell’uomo; finché, avendo il corpo divino acquisito il suo sviluppo, le tenebre della fede potranno essere commiste agli splendori della luce, nel cui interno raggiungeranno il trionfo.

Cosa possiamo fare perché il Cuore di Gesù realizzi la sua opera?

Cosa dobbiamo fare perché il Cuore di Gesù produca questo mirabile frutto? Prima di tutto, conformare i nostri pensieri a quelli di Dio e adattarci al piano della sua provvidenza, concentrando nel Cuore di Gesù tutta l’opera della nostra santificazione; convincerci bene che il Cuore Divino, incessantemente preoccupato dei nostri interessi, abbia un piano il cui compimento è la condizione della nostra felicità temporale ed eterna. Questo piano è il medesimo per tutti gli uomini, poiché consiste nel farci immagini del modello divino. Questa è – secondo San Paolo – la vocazione comune di tutti gli eletti. Ma poiché ognuno di noi ha le proprie risorse e le proprie difficoltà, ognuno di noi ha il proprio modo di imitare Gesù Cristo. Ci sono tante anime, tante vocazioni. Se tutti i Santi devono somigliare al modello divino, nessuna di queste copie viventi deve assomigliare completamente all’altra. Dall’armonia tra questa infinita diversità di immagini e l’unità del modello divino, risulta l’incomparabile bellezza del Corpo mistico, il cui Capo è Gesù Cristo e le cui membra siamo tutti noi. È della massima importanza sapere esattamente ciò che il nostro Capo voglia da noi; quale tipo di perfezione voglia che noi acquisiamo e quali siano gli ostacoli nella cui distruzione dobbiamo impiegare i nostri sforzi principali. Se desideriamo ardentemente raggiungere questa conoscenza, se la chiediamo con fervore e perseveranza, il Divino Maestro non ce la negherà. Egli ci manifesterà, sia con la luce interiore della grazia, sia attraverso un direttore, sia in un ritiro, il mezzo più efficace per acquisire questa preziosa certezza. Quando avremo la conoscenza generale dei piani del Cuore di Gesù, dovremo prestare attenzione all’applicazione pratica in tutti i casi particolari della vita. Per questo l’assistenza continua del Cuore Divino è per noi indispensabile e non ci mancherà mai. Infatti, così come Egli ha un solo piano per tutta la nostra vita, ha pure un solo desiderio in ogni momento della nostra esistenza, l’unica cosa che dobbiamo fare in ogni momento. – Dobbiamo sempre tenerlo d’occhio e dire con San Paolo: Signore, cosa vuoi che io faccia? La risposta non tarderà a venire, perché abbiamo dentro di noi lo Spirito del Divin Salvatore, per manifestare i suoi desideri e darci la forza di metterli in pratica. Come la nostra anima, presente in tutte le parti del corpo, trasmette ad ognuna di esse i movimenti che imprime nel cervello, così lo Spirito Santo, presente a sua volta nel Cuore di Gesù e in tutte le membra del suo Corpo mistico, eccita nei nostri cuori i desideri che il Cuore Divino fa concepire. Assistere costantemente all’esecuzione dei desideri del Cuore di Gesù, consultarlo sinceramente in tutti i nostri dubbi per conoscere la sua volontà e, una volta conosciuta, lavorare con tutte le nostre forze per realizzarla, costituisce l’intero nucleo della santità e allo stesso tempo della vera devozione al Cuore di Gesù; di conseguenza, la nostra vita sarà veramente divina, e tutte le nostre opere saranno più di Gesù Cristo che nostre. Anche se è meno beata di quella dei Santi in cielo, sarà comunque più meritoria. In questo senso, la nostra condizione sarà molto più preferibile alla loro, perché se da un lato non possono non conservare eternamente la partecipazione alla natura divina di cui hanno preso possesso quando hanno varcato la soglia del cielo, dall’altro noi possiamo aumentare in ogni istante questo tesoro infinito e riempirci della pienezza di Dio, della pienezza della vita divina. Sì, che la nostra grande opera, che la nostra unica preoccupazione sia quella di arrivare qui sulla terra allo stato felice in cui possiamo sinceramente ripetere con l’Apostolo:

“Io vivo, ma non io, è Cristo che vive in me. »

A. M. D. G.

FINE