I SERMONI DEL CURATO D’ARS: “SULLA MISERICORDIA VERSO IL PECCATORE”

Sulla misericordia di Dio verso i peccatori.

[DISCORSI DI SAN G. B. M. VIANNEYCURATO D’ARS –Vol. III, IV. Marietti Ed. Torino-Roma, 1933]

Visto nulla osta alla stampa.

Torino, 25 Novembre 1931.

Teol. TOMMASO CASTAGNO, Rev. Deleg.

Imprimatur:

C . FRANCISCUS PALEARI, Prov. Gen.

Proprietà della traduzione (23-XI-07-10- 29-XII-32-15).

III. DOPO PENTECOSTE

(SECONDO DISCORSO)

“Erant autem appropinquantes ei publicani etpeccatores, ut audirent illum.”

(LUC. XV, 1).

Chi potrà comprendere la grandezza della misericordia di Dio verso i peccatori? La sua grazia va a cercarli in mezzo ai loro disordini e li conduce a’ suoi piedi. Egli si fa loro protettore contro gli Scribi e i Farisei, che non possono soffrirli, e giustifica la sua condotta a loro riguardo con la parabola d’un buon pastore, che, avendo perduto una delle sue cento pecorelle, lascia tutto il branco per andar in cerca di quella smarrita, e, trovatala, se la pone sulle spalle, e la riconduce all’ovile; e, non v’è ancor giunto, che subito invita gli amici a prender parte alla sua gioia per aver ritrovata la pecorella che credeva perduta. — A questa parabola aggiunge quella d’una donna, che, avendo perduto una delle sue dieci monete, accende la lampada per cercaria nel luogo più oscuro della casa, e che, avendola finalmente trovata, esprime la stessa gioia del buon pastore per aver ritrovata la pecorella smarrita. Il Salvatore del mondo, applicando a se stesso queste vive immagini della sua misericordia verso i peccatori, dice che tutto il cielo gioirà della sorte di un peccatore che si converta e faccia penitenza. – Se la nostra conversione è causa di tanta gioia a tutta la corte celeste, affrettiamoci a convertirci. Per quanto colpevoli noi siamo, per quanto sregolata la nostra vita, andiamo sinceramente a Dio e siamo sicuri del suo perdono. Per incoraggiarvici, io vi mostrerò quanto sia grande la misericordia di Dio verso i peccatori, e ciò che il peccatore deve fare per corrispondervi.

I. — Nella misericordia di Dio verso i peccatori tutto incoraggia e consola: essa li attende, essa li invita, essa li accoglie a penitenza. “Dio, dice il profeta Isaia, attende il peccatore, e ciò per puro effetto di sua bontà, perché il peccatore non appena caduto in fallo, merita d’esser punito. „ Nulla più del castigo è dovuto al peccatore. Da quando codesto infelice peccatore s’è ribellato contro il suo Dio, tutte le creature chiedono vendetta della sua rivolta. Signore, gli dicono esse, come i servi del padre di famiglia, permetteteci d’andar a sradicare dal campo delia vostra Chiesa questa zizzania che guasta e disonora il buon grano. Volete voi, gli dice il mare, ch’io l’inghiotta ne’ miei abissi? La terra: ch’io mi apra per piombarlo vivo nell’inferno? L’aria: ch’io lo soffochi? Il fuoco: ch’io l’abbruci? L’acqua: ch’io l’anneghi? — Ma che risponde il Padre delle misericordie? No, no, dice Egli, questa zizzania può diventare buon grano, questo peccatore può convertirsi. Che questo peccatore travii, egli tace. Che egli s’allontani da Lui, ch’egli corra alla sua rovina, Dio lo soffre. “0 Signore! o Dio di misericordia! ancor peccatore, io m’allontanava ogni giorno sempre più, dice S. Agostino; tutti i miei passi non erano che nuove cadute in nuovi precipizi, le mie passioni s’accendevano sempre più; eppure voi avevate pazienza. O pazienza infinita del mio Dio! già da tanti anni iov’offendo e Voi non m’avete ancor punito! Donde ciò? Ah! io lo conosco ora: è che Voi volevate ch’io mi convertissi e tornassi a Voi per mezzo della penitenza, „ Vuole, questo Dio di misericordia, punire gli uomini al tempo del diluvio per gli orribili delitti di cui s’erano resi colpevoli? Egli non lo fa che a malincuore, dice la Scrittura. Il pentimento che Dio manifesta, scrive sant’Ambrogio, ci mostra l’enormità dei delitti, di cui gli uomini avevano contaminato la terra. Tuttavia egli s’accontenta di dire: “Io li distruggerò (Gen. VI)„ Perché parlare come d’una cosa futura? Forse che la sua sapienza mancava di mezzi? No, senza dubbio”; ma egli parla di questa punizione come di cosa futura, per dar tempo ai colpevoli di disarmare la sua collera. Li avverte della sventura di cui li minaccia centoventi anni prima, per dar loro tempo di stornarla con la penitenza. Invia loro Noè per predicar loro questa penitenza; per assicurarli che, s’essi cambieranno vita, Egli cambierà proposito. Il santo patriarca dura cento anni a costruire l’arca; affinché gli uomini, vedendo questa nuova nave, gliene domandassero il perché e rientrassero in se stessi. Quanti indugi! Quante dilazioni! Dio aspetta la loro penitenza. Infine essi stancano la sua pazienza. Allo stesso modo Dio attende ancor oggi a penitenza quel miserabile peccatore, che continuamente vede moltiplicarsi sotto i suoi occhi un numero infinito di morti le più spaventose. Gli uni cadono sommersi nelle acque; gli altri fulminati dalla folgore del cielo; altri rapiti nel fior degli anni; altri strappati di mezzo ai piaceri e a una florida fortuna. Questo Dio di bontà e di tenerezza che desidera con premura la conversione del peccatore, permette che la notizia di questi fatti si diffonda nelle diverse parti del mondo, come una tromba che avverta tutti i peccatori di tenersi pronti, che la loro volta verrà ben presto, e che, se non approfitteranno di questi esempi per rientrare in se stessi, forse ahimè! forse fra poco, essi stessi serviranno d’esempio agli altri! Ma questi disgraziati peccatori sono simili a quegli uomini di cui parla la Scrittura, i quali non erano per nulla commossi dalle minacce che Dio loro faceva per bocca del santo patriarca Noè ». (Luc. XVII, 27; I Petr. III, 20.) – “Ah! peccatore, esclama un santo Padre, perché non t’arrendi alla voce del tuo Dio che ti chiama? Egli ti stende la mano per strapparti da questo abisso in cui t’hanno precipitato i tuoi peccati; ritorna, Egli ti promette perdono. „ Oh quanto è triste, M. F., non conoscere il proprio stato deplorevole! Arrendiamoci adunque alla voce di Colui che non ci chiama se non per guarirci dai mali da cui è sfigurata la povera anima nostra.

2° Inoltre Dio stesso invita il peccatore a penitenza. ” O Gerusalemme, tu sei stata un’infedele; tu ti sei prostituita all’amore impuro delle creature; tuttavia ritorna a me e io t’accoglierò „ (Ger. III, 1). Così il Signore, per bocca del profeta Geremia, parlava a una peccatrice dell’Antico Testamento. Ascoltiamo ciò che ci dice ancora questo divin Salvatore: “Peccatori, voi vi siete affaticati nella via dell’ iniquità; tuttavia venite a me e io vi consolerò. “Venite, provate e gustate quanto è dolce il Signore, quanto leggiero il suo giogo, quanto amabili i suoi comandamenti!„ (Sap. V, 7) Oh, il buon Pastore delle anime nostre! non contento di richiamarle, va Lui stesso a cercare le pecorelle smarrite. Vedetelo, oppresso dalla fatica accanto al pozzo di Giacobbe, seguire una delle sue pecorelle, nella persona della Samaritana. Vedetelo, nella casa di Simone il lebbroso, seguirla nella persona della Maddalena: perchè, se ella venne a trovare il Signore nella casa di questo fariseo, fu solo per un’attrattiva della grazia che toccò il suo cuore e guidò i suoi passi (Luc. VII). Vedetelo in Gerico fare di Zaccheo, già pubblico peccatore, un penitente perfetto (Luc. XIX). Vedete ancora le sue viscere commuoversi per tutti i peccatori in generale. “Io voglio la misericordia e non il sacrificio, dice Egli; io son venuto a chiamare il peccatore e non il giusto (Matt. IX, 18).„ — “Oh! quante volte, esclama Egli, o ingrata Gerusalemme, non ho io voluto raccogliere i tuoi figli sotto l’ali della mia misericordia, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali, e non hai voluto (Matt. XXIII, 27).„ E non è sempre questa stessa grazia, che ogni giorno stimola e sollecita il peccatore a convertirsi?

3° E se il peccatore è tanto felice da ritornare a Dio, Egli lo accoglierà a penitenza e gli perdonerà senza indugio. Sì, se questo peccatore lascia i suoi delitti e le sue iniquità e ritorna sinceramente a Dio, Dio è dispostissimo a perdonargli. Vedetelo nel più consolante di tutti gli esempi che l’Evangelo ci propone, quello del Figliuol prodigo. Questi ha dissipato tatti i suoi beni vivendo da libertino e dissoluto. La sua vita malvagia lo ridusse a una miseria sì grande, che sarebbe stato felice di nutrirsi degli avanzi del cibo dei porci, che custodiva. Finalmente, tocco al vivo dalla sua miseria, considera il suo infelice stato, e prende la risoluzione di tornare alla casa del padre suo, dove l’ultimo dei servi si trova assai meglio di lui. Ed eccolo partire. Egli è ancor molto lontano quando il padre lo scorge. Questi, rivedendolo n’è tocco da compassione e, dimentico della sua vecchiezza, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia. “Ah! che fate, padre mio? Io ho peccato contro il cielo e innanzi a voi; non merito più d’esser chiamato vostro figlio mettetemi tra i vostri servi, e mi basta. — No, no, figlio mio, gli dice questo buon padre, io dimentico tutto il passato. Subito gli s’indossi la veste di prima, gli si metta al dito l’anello e i calzari ai piedi; s’uccida un vitello e stiamo allegri; mio figlio era morto ed è risorto; era perduto e fu ritrovato (Luc. XV) „ Ecco la figura ed ecco la realtà. Dacché il peccatore prende la risoluzione di ritornare a Dio e di convertirsi, fin da’ suoi primi passi, la misericordia divina è tocca di compassione; gli corre incontro, lo previene con la sua grazia, lo bacia favorendolo di consolazioni spirituali, e lo ristabilisce nel suo pristino stato perdonandogli tutte le sue sregolatezze passate. “Ma, dirà questo peccatore convertito, io ho dissipato tutti i beni che voi m’avevate dato; io non me ne sono servito che per offendervi. — Non importa, dirà questo buon Padre, io voglio dimenticare tutto il passato. Si renda a questo peccatore convertito il suo abito di prima rivestendolo di Gesù Cristo, della sua grazia, delle sue virtù, de’ suoi meriti.„ Ecco, M. F., come la misericordia di Dio tratta il peccatore. Con quanta confidenza, con quanta premura non dobbiamo ritornare a Lui quando abbiamo avuto la sventura d’abbandonarlo per seguire i desideri del nostro cuore corrotto! Possiamo noi temere d’essere da Lui rigettati, dopo tanti segni di tenerezza e d’amore per i più grandi peccatori? No, M. F., non differiamo più il nostro ritorno a Dio: il presente e il futuro devono farci tremare. E anzitutto, il presente: se sventuratamente noi siamo in istato di peccato mortale, noi siamo in pericolo prossimo di morirvi. Lo Spirito Santo ci dice: – Chi si espone al pericolo vi perirà (Eccli. III, 27)„ Perciò, vivendo nell’odio di Dio, noi avremmo ben ragione di temere che la morte vi ci sorprenda. E giacché Dio vi offre oggi la sua grazia, perché non vorrete voi approfittarne? Dire che non c’è premura, che c’è tempo, non è, F. M., ragionare da insensati? Vedete: di che siete voi capaci quando siete ammalati? Ahimè! di nulla affatto: voi non potete neppure far un atto di contrizione come si deve; perché siete così assorbiti dai vostri dolori, che non pensate affatto alla vostra salvezza. Ebbene. M. F., non saremmo noi troppo stolti se aspettassimo la morte per convertirci? Fate almeno per la vostra povera anima ciò che fate per il vostro corpo, il quale dopo tutto non è che un mucchio di putredine, che andrà ben presto pasto ai più vili animali. Quando siete gravemente feriti, aspettate voi sei mesi o un anno per applicarvi i rimedi che credete necessari alla vostra guarigione? Quando siete assaliti da una bestia feroce aspettate forse d’esser mezzo divorati per gridare aiuto? Non implorate forse subito il soccorso dei vicini? Perché, F. M., non fate altrettanto quando vedete la vostra povera anima macchiata e sfigurata dal peccato, ridotta sotto la tirannia del demonio? Perché non implorate subito l’assistenza del cielo e non ricorrete tosto alla penitenza? Sì, F. M., per quanto gran peccatori voi siate, nessuno di voi vorrebbe morire nel peccato. Ebbene! poiché desiderate di abbandonare un giorno il peccato, perché non l’abbandonerete oggi che Dio ve ne dà il tempo e la grazia? Credete forse che, in seguito, Dio sarà più disposto a perdonarvi, e che le vostre malvage abitudini saranno meno difficili a vincersi? No, no, F. M., più voi differirete il vostro ritorno a Dio, e più la vostra conversione sarà difficile. Il tempo, che indebolisce tutto, non fa che fortificare le nostre inclinazioni malvage. Ma forse voi vi fidate sul tempo futuro. Ahimè! non vi lasciate ingannare! I giudizi di Dio sono sì terribili che voi non potete differire la vostra conversione d’un solo istante senza esporvi al pericolo d’andar perduti per sempre. Lo Spirito Santo ci dice per la bocca del Savio “che il Signore sorprenderà il peccatore nella sua collera (Eccli. V, 9).„ Gesù Cristo stesso ci dice che “Egli verrà di notte come un ladro, che sorprende quando meno ci si pensa.„ (Matt. XXIV, 50). E ci ripete anche queste parole: “Vegliate e pregate continuamente, affinché, al mio ritorno, non vi trovi addormentati.„ (Matt. XIII, 36). Gesù Cristo vuol mostrarci con queste parole che noi dobbiamo costantemente vegliare affinché l’anima nostra non sia trovata in peccato quando ci coglierà la morte. Facciamo, M. F., come le vergini sagge, che si provvidero d’olio per attendere l’arrivo del loro sposo ed esser così pronte a partire quando lo sposo le avrebbe chiamate. Allo stesso modo, facciamo anche noi provvista d’opere buone prima che Dio ci chiami al suo tribunale. Non imitiamo quelle vergini stolte, che aspettarono l’arrivo dello sposo per andar in cerca dell’olio: quando arrivarono, la porta era chiusa; esse ebbero un bel pregare lo sposo che aprisse loro; egli rispose che non le conosceva. (Matt. XXV). Triste, ma troppo sensibile immagine, F. M., del peccatore, che rinvia continuamente di giorno in giorno il suo ritorno a Dio. Giunto alla morte, egli vorrebbe ancora approfittare di questo momento; ma troppo tardi, non c’è più rimedio! Sì, F . M., la sola incertezza del momento in cui Dio ci chiamerà a comparirgli dinanzi dovrebbe farci tremare e impegnarci a non perdere un solo istante per far sicura la nostra salvezza. D’altra parte, F. M., sappiamo noi il numero dei peccati che Dio vorrà tollerare in noi, e la misura delle grazie che ci vuol accordare e fin dove vorrà giungere la sua pazienza? Non dobbiamo noi temere che il primo peccato che commetteremo non metta il suggello alla nostra riprovazione? Giacché vogliamo salvarci, perché differire ancora? Quanti angeli, quanti milioni di uomini non hanno commesso che un sol peccato mortale! Eppure questo solo peccato sarà la causa del loro tormento per tutta l’eternità. F. M., i ladri non sono tutti puniti ugualmente; gli uni invecchiano nel ladroneggiare; altri al primo delitto sono colti e puniti. Non dobbiamo noi temere che tocchi anche a noi la stessa sorte? E vero che voi vi rassicurate sul fatto che Dio non v’ha punito, quantunque voi continuiate ad offenderlo. Ma è anche vero che forse Egli non attende che il primo vostro peccato per colpirvi e precipitarvi dentro all’abisso. Vedete un cieco che cammina verso il precipizio: l’ultimo suo passo non è più lungo del primo: eppure è precisamente questo passo che lo getta nel precipizio. Per cader nell’inferno, non è necessario commetter grandi delitti; basta continuare a vivere lontani dai Sacramenti per andar perduti eternamente. Suvvia, non stanchiamo più oltre la pazienza di Dio; affrettiamoci a corrispondere alla sua bontà, la quale non desidera che la nostra felicità. – Ma vediamo ancor più particolarmente ciò che dobbiamo fare per corrispondere ai disegni che la misericordia di Dio ha sopra di noi.

II — F. M.,  se la misericordia di Dio attende il peccatore a penitenza, non bisogna stancare la sua pazienza; essa ci chiama e c’invita, noi dobbiamo andarle incontro; essa ci riceve e ci perdona, noi dobbiamo restarle fedeli. Ecco i doveri di riconoscenza che esige da noi. Sì, Dio attende e sopporta il peccatore. Ma, ahi! Quanti peccatori, invece di approfittare della sua pazienza per rientrare in se stessi, non fanno che aggiungere peccato a peccato? Sono dieci, vent’anni che Dio attende questo misero peccatore a penitenza; ma tremi! non c’è più che un piccolo filo cui la misericordia tien sospesa l’esecuzione delle sue vendette! Ah! infelice peccatore, disprezzerete voi sempre le ricchezze della sua pazienza, della sua bontà, della sua lunga tolleranza? E proprio perché Dio vi aspetta a penitenza che voi non la farete mai? Non è al contrario, dice il santo Apostolo, questa bontà divina, che deve impegnarvi a non differire più oltre? “Ma voi – dice egli – per la durezza e l’impenitenza del vostro cuore, vi accumulate tesori di collera per il giorno della manifestazione del Signore (Rom. II, 4-5)„ Infatti, qual durezza può paragonarsi a quella d’un uomo che non è intenerito dalla dolcezza e dalla tenerezza di un Dio che, da tanti anni, l’attende a penitenza? È adunque il peccatore, lui solo, causa della sua rovina. Sì, Dio ha fatto tutto ciò che doveva fare per la sua salvezza; gli ha fatto la grazia di conoscerlo, gli ha insegnato a discernere il bene dal male, gli ha manifestato le ricchezze del proprio cuore per attirarlo a sé, l’ha persino minacciato dei rigori del suo giudizio per impegnarlo a convertirsi: se dunque il peccatore muore nell’impenitenza non può prendersela che con se medesimo. Approfittiamo, M. F., della misericordia con cui Dio ci aspetta a penitenza. Ah! non stanchiamo più oltre la sua pazienza con continui indugi di conversione.

2° F. M., se la misericordia di Dio ci chiama, bisogna che noi le andiamo incontro. “Dio – dice S. Ambrogio – si obbliga a perdonarci: ma bisogna che la nostra volontà s’unisca a quella di Dio; egli vuole salvarci, ma bisogna che noi pure lo vogliamo, perché una di queste volontà non ottiene il suo effetto se non unita con l’altra; quella di Dio comincia l’opera, la conduce, la finisce, e quella dell’uomo deve concorrere al compimento dei suoi disegni.„ Noi dobbiamo essere nelle stesse disposizioni di S. Paolo al principio della sua conversione, come ci fa sapere nella sua lettera ai Galati. “Voi avete sentito parlare della mia condotta e delle mie azioni tutte malvage. Prima che Dio m’avesse fatto la grazia di convertirmi, io perseguitavo la Chiesa di Dio in modo così crudele che n’ho orrore ogni volta che vi penso; chi avrebbe creduto che la misericordia divina avrebbe scelto quel momento per chiamarmi a sé? (Gal. I, 13 Fu allora ch’io mi vidi tutto circondato d’una luce abbagliante, e ch’io intesi una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Io sono il tuo Salvatore e il tuo Dio, contro il quale tu rivolgi la tua rabbia e le tue persecuzioni (Act. XXII, 6-7).„ Si, M. F., noi possiamo dire che ciò che avvenne una volta, in modo sì meraviglioso a S. Paolo, avviene ancora tutti i giorni a favore del peccatore. La grazia di Dio lo cerca e lo segue, anche quando questo misero l’offende. Se vuol confessare la verità egli sarà costretto a convenire che ogni volta egli è pronto a fare il male, la voce di Dio si fa sentire in fondo al suo cuore per opporsi ai suoi disegni malvagi. Che deve fare questo peccatore? Obbedire alla voce del cielo e dire come il santo Giobbe: “Signore, voi avete contati i miei passi ne’ miei traviamenti: ma ecco ch’io ritorno a voi; degnatevi d’usarmi misericordia (Giob. XIV, 16).„

3° Inoltre se Dio riceve il peccatore e gli perdona, questi deve restargli fedele. Non più ricadute nei disordini; egli deve rinunciare interamente ai peccati che gli sono stati perdonati; non essere più un peso alla misericordia divina, la quale tanto condanna le conversioni incostanti, quanto s’allieta di quelle solide e perseveranti; — deve gemere per tutto il resto de’ suoi giorni per aver atteso tanto a darsi a Dio; — benedire continuamente il nome del Signore per aver fatto risplendere in lui la sua infinita misericordia strappandolo dall’abisso in cui l’avevano precipitato i suoi peccati. Tali devono essere i sentimenti d’un peccatore convertito davvero. Abbiamo visto quanto è grande la misericordia di Dio, quindi, per quanto peccatori, non disperiamo mai della nostra salvezza, perché la bontà di Dio sorpassa infinitamente la nostra malizia. Ma neppure abusiamone, “perchè, cidice il Profeta, la misericordia divina è per quelli che la temono, non per quelli che la disprezzano (Ps. CII, 17). „ Il giusto deve operare nella misericordia di Dio; ma deve perseverare, affinché essa eserciti su lui i suoi diritti ricompensando i suoi meriti. Il peccatore parimente deve sperare nella misericordia di Dio: ma faccia penitenza. Affinché la nostra conversione sia sincera, noi dobbiamo aggiungere la speranza alla penitenza; perché far penitenza senza sperare è la sorte dei demoni, e sperare senza far penitenza, la presunzione del libertino. Noi felici, se corrisponderemo alle cure, alle sollecitudini e alle grazie che Dio non cessa di prodigarci per farci conseguire la nostra salvezza. E questo è il mio augurio.

SALMI BIBLICI: “CANTATE DOMINO, CANTICUM NOVUM; LAUS … ” (CXLIX)

SALMO 149: “CANTATE DOMINO CANTICUM NOVUM; LAUS …”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS. 

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 149

Alleluja.

[1] Cantate Domino canticum novum; laus

ejus in ecclesia sanctorum.

[2] Lætetur Israel in eo qui fecit eum, et filii Sion exsultent in rege suo.

[3] Laudent nomen ejus in choro, in tympano et psalterio psallant ei.

[4] Quia beneplacitum est Domino in populo suo, et exaltabit mansuetos in salutem.

[5] Exsultabunt sancti in gloria, lætabuntur in cubilibus suis.(1)

[6] Exaltationes Dei in gutture eorum: et gladii ancipites in manibus eorum:

[7] ad faciendam vindictam in nationibus, increpationes in populis;

[8] ad alligandos reges eorum in compedibus, et nobiles eorum in manicis ferreis;

[9] ut faciant in eis judicium conscriptum: gloria hæc est omnibus sanctis ejus. Alleluja.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXLIX.

Lodino Dio quei che da Dio ricevettero maggior beneficii, quindi lo lodi il suo popolo, che da Dio ebbe la promessa della gloria eterna, alla quale,  finito il pellegrinaggio, arriverà.

Alleluja. Lodate Dio.

1. Cantate al Signore un nuovo cantico, le laudi di lui (risuonino) nella Chiesa dei Santi.

2. Rallegrisi Israele in lui, che lo ha fatto, e i figliuoli di Sion esultino nel loro Re!

3. Lodino il nome di lui con armonico canto, lo celebrino al suono del timpano e del salterio.

4. Perché il Signore ha voluto bene al suo popolo, e i mansueti innalzerà a salute.

5. Esulteranno i Santi nella gloria; saranno lieti nelle loro mansioni. (1)

6. Hanno nella lor bocca le laudi di Dio, e nelle lor mani spade a due tagli;

7. Per prender vendetta delle nazioni e castigare i popoli;

8. Per legare in ceppi il loro re, e i loro grandi a catene di ferro;

9. Per fare sopra di essi il giudizio, che sia già scritto: questa gloria a tutti i Santi appartiene. Lodate Dio.

(1) La parola ebraica indica i letti dove ci si sedeva per la conversazione o il riposo.

Sommario analitico

Dopo avere, nei salmi precedenti, invitato la sua anima, la natura e tutte le nazioni a lodare Dio, il Profeta indirizzandosi nuovamente ai figli di Israele, indica loro i motivi particolari che hanno nel celebrare questo Dio del quale ha enumerato le perfezioni. Questi motivi sono la missione che essi hanno ricevuto da Lui quaggiù, e che li rendono sulla terra i rappresentanti della sua potenza e della sua giustizia. Nel primo senso imperfetto, il Profeta ha in vista le vittorie degli Israeliti, tornati dalla cattività, sui popoli vicini che si oppongono alla ricostruzione del tempio. In un senso più elevato, egli invita tutti i santi a lodare Dio a causa della grazia che ha loro accordato e della gloria di cui godono. 

I. – Egli li invita a cantare le lodi di Dio:

1° a cantare in onore di Dio solo,

2° a cantare un cantico nuovo,

3° a cantare nell’assemblea dei santi (1),

4° a cantare nei trasporti della gioia e dell’allegria (2),

5° a cantare al suono degli strumenti (3);

6° egli offre come motivo i benefici dei quali il Signore ha ricolmato il suo popolo:

     a) essi sono riuniti in un solo popolo sotto il suo scettro reale (6);

     b) Dio si compiace in essi come nel suo popolo (4).

II. – Descrive la loro felicità:

1° la gioia che essi provano nei loro corpi gloriosi,

2° la sicurezza ed il riposo eterno di cui la loro anima è in possesso (5),

3° le lodi di Dio che essi non cesseranno di cantare (6),

4° la potenza giudiziaria che essi esercitano sui loro nemici, sui loro re e sui principi, onore riservato a tutti i santi alla fine dei tempi (6-8).

Spiegazioni e Considerazioni

 I. — 1-4.

ff. 1-3. – Lodiamo il Signore con la voce, lodiamolo con gli sforzi della nostra intelligenza e con le buone opere e, come ci esorta questo salmo, cantiamo un cantico nuovo. Al vecchio uomo il cantico antico; all’uomo nuovo, un cantico nuovo. L’Antico testamento è il cantico antico; il nuovo Testamento è il nuovo cantico. L’Antico Testamento contiene delle promesse temporali e terrestri. Chiunque ama i beni della terra, canta il cantico antico; chiunque vuol cantare il cantico nuovo, deve amare le cose eterne. Questo nuovo amore è anche eterno; è dunque eternamente nuovo, perché non invecchia mai. (S. Agost.). – Non si può meditare abbastanza questa verità di cui Nostro Signore Gesù-Cristo ed i suoi Apostoli parlano incessantemente, di rinnovare tutto. Il Testamento è nuovo, il comandamento della carità è nuovo, il calice della salvezza è nuovo, il linguaggio con cui devono parlare i fedeli è nuovo, il carattere del Cristiano, è quello dell’uomo nuovo; la via che Gesù-Cristo ha aperto è nuova; la Gerusalemme di cui noi siamo cittadini, è nuova, il cantico che vi si canta è nuovo. Tutte queste novità non avranno la loro conclusione che nella vita beata, ma l’uomo fervente e rinnovato dalla carità ne raccoglie in questa vita le primizie, spogliandosi di giorno in giorno dell’uomo vecchio e dei suoi atti. (Berthier). – E dove dobbiamo cantare questo cantico nuovo? « Nell’assemblea dei santi. » Questa assemblea dei santi, è l’assemblea dei buoni chicchi di frumento sparsi nell’intero universo, seminati nel campo del Signore, cioè nel mondo … L’assemblea dei Santi, è dunque la Chiesa Cattolica; l’assemblea dei Santi non è la chiesa degli eretici, è la Chiesa che Dio ha designato prima che si vedesse, e che ha manifestato perché fosse visibile a tutti gli occhi (Aug.). – Vedete come, prima della lode della parola, il Profeta domandi quella delle opere e della vita. Chi sono coloro che Egli ammette a formare il religioso concerto? Non è sufficiente che la voce canti un inno d’azioni di grazie, bisogna che l’accompagni la virtù delle opere. C’è poi un altro insegnamento: noi vediamo in questa parola che bisogna lodare Dio con un accordo perfetto; perché la Chiesa è una riunione in cui regna l’armonia più perfetta (S. Chrys.). – « Gioisca Israele in Colui che l’ha creato. » Prima dei favori particolari, egli antepone in beneficio generale: rendete grazie a Dio del fatto che, prima che voi foste, Egli vi ha dato l’esistenza ed un’anima immortale. – Il primo titolo che Dio presenta ai nostri omaggi, è quello di Creatore, … gli uomini pensano ben poco a questo beneficio. Essi vivono come se fossero sempre esistiti, o come se fossero essi stessi gli autori del proprio essere. Quasi mai dicono, pur nella calma delle passioni e nel silenzio dell’amor proprio: Donde io sono venuto? Chi mi ha fatto? E come mi ha fatto? Cosa diventerò dopo il breve tempo trascorso sulla terra? (Berthier). – Ma ecco un beneficio ancora più grande; all’esistenza viene ad aggiungersi l’unione intima con Dio, che non solo ha dato loro la vita la, ma li ha resi suo popolo particolare. (S. Chrys.). – Rallegrarsi nel possesso delle creature, degli onori, delle ricchezze, è una gioia falsa e criminale; Rallegrarsi con se stesso, come se fossimo opera propria, è gioia ingannevole e mortale; ma gioire in Colui che, non solo ci ha creato, ma che vuol essere nostro Re, e riconoscerci come suo popolo, è la sola gioia solida e vera. (Duguet). – Lodino essi il suo Nome nei loro concerti, dolce sinfonia che riunisce in uno stesso coro tutte le voci e tutte le anime. San Paolo la raccomanda frequentemente ai primi fedeli, e l’Orazione domenicale, che tutti recitiamo, ne porta essa stessa l’impronta: è sempre al plurale che noi parliamo (S. Chrys.). –  Un coro è la riunione di uomini che si accordano per cantare. Se noi cantiamo in coro, noi cantiamo con accordo; se in un coro di uomini che cantano, uno solo stona, questo colpisce il nostro orecchio e turba il canto. Se la voce discordante di un solo cantore è sufficiente a turbare l’assemblea di un coro, quanto più un’eresia discordante non turba l’accordo di coloro che glorificano il Signore? (S. Agost.). – Lodare Dio con gli strumenti musicali, è lodare non soltanto con la lingua e la voce, ma con la mano e le opere; è lodare con tutte le membra del nostro corpo: gli occhi, le orecchie, la lingua e le mani. (Duguet).

ff. 4. – La ragione del cantico nuovo, è che Dio si è compiaciuto nel suo popolo e che lo ha amato, fin dall’eternità, di un amore infinito. Questa benevolenza, questo buon piacere di Dio è il fondamento e la fonte di tutti i beni, della predestinazione, della vocazione, della giustificazione, della glorificazione. Nostro-Signore dice nello stesso senso: « Non temete, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro di darvi il regno; e l’Apostolo San Paolo non cessa – nelle sue epistole – di proclamare questo buon piacere di Dio, come la causa principale della nostra salvezza. » (Bellarm.). – « Perché il Signore ha fatto del bene al suo popolo. » Qual maggiore beneficio si può supporre che morire per degli empi? Qual più gran beneficio v’è che cancellare con il sangue del giusto il debito del peccatore? Quel più gran beneficio che dire: io non voglio ricordarmi di ciò che siete stati, siate ciò che non eravate? « Il Signore ha fatto del bene al suo popolo, » rimettendoli i suoi peccati, promettendogli la vita eterna; Egli gli ha fatto del bene riconducendolo dopo che si era allontanato da Lui, assistendolo quando combatte, coronandolo dopo la vittoria. « Egli esalterà coloro che sono mansueti per salvarli. » In effetti gli orgogliosi sono  esaltati molto, ma non per essere salvati. Gli uomini dolci sono esaltati per la loro salvezza, gli orgogliosi per la loro rovina; cioè: gli orgogliosi si esaltano e Dio li umilia; al contrario coloro che sono mansueti si umiliano, e Dio li esalta. (S. Agost.).

II. – 5-8

ff. 5. –  Non c’è nessuno che non ami la gloria. Ma la gloria degli insensati, quella che si chiama la gloria popolare, ha un fascino ingannevole. Ogni uomo che si lascia prendere dalle lodi degli uomini di vanità e dirige la sua vita in modo da ottenere le lodi degli uomini chiunque siano e con tutti i mezzi possibili … questa stolta gloria, il Signore la condanna, essa è abominevole agli occhi dell’Onnipotente … Quanto ai Santi, essi sono trasportati dalla gioia nella gloria, e non c’è bisogno che noi diciamo quali saranno questi trasporti. Ascoltate ciò che dice il Profeta: « Essi saranno trasportati di gioia nella gloria, si rallegreranno sui loro giacigli di riposo. » Questo non avviene nei teatri, nei circhi, nei frivoli divertimenti, né sulle piazze pubbliche, ma « … nei loro giacigli. » Che significano queste parole « nei loro giacigli. » Nei loro cuori! Ascoltate l’Apostolo San Paolo, trasportato di gioia nel letto di riposo: « La nostra gloria, dice, è la testimonianza della nostra coscienza. » (II Cor. I, 12). D’altro canto, è da temere chiunque si compiace in se stesso e che, diventando orgoglioso della sua buona coscienza, glorifichi se stesso … Così, dopo aver detto: « Essi gioiranno nei loro giacigli, » il Profeta ha subito aggiunto, per prevenire in essi ogni compiacimento: « le lodi di Dio riempiranno la loro bocca di gioia. » È così che essi saranno ricolmi di gioia nei loro giacigli, non attribuendosi il merito della loro bontà, ma lodando Colui da cui hanno ricevuto ciò che di buono hanno in se stessi, Colui che li chiama per farli giungere là dove essi non sono ancora, e dal quale sperano la loro perfezione, Colui al quale essi rendono delle azioni di grazie, perché ha cominciato a renderli migliori. (S. Agost.). –  « Essi si riposeranno nei loro giacigli, » cioè nella patria celeste. Il letto, in effetti, è un luogo di riposo che non si trova nella via in cui camminiamo; è qui che dobbiamo combattere contro la carne e bagnare delle nostre lacrime il nostro letto per spegnere i fuochi della lussuria che ci bruciano (S. Gerol.).  

ff. 6-8. – « Ed essi avranno nelle loro mani delle spade a due tagli. » Noi leggiamo nell’Apocalisse che una spada affilata dai due lati usciva dalla bocca del Salvatore (I, 16). Voi vedete che i Santi hanno ricevuto dalla bocca di Nostro-Signore le spade a due tagli che hanno nelle mani. Il Signore promette dunque ai Santi le spade che escono dalla sua bocca. Queste spade a due tagli, sono la parola della sua dottrina; questa spada a due tagli, è il senso letterale ed il senso spirituale; questa spada a due tagli ha due funzioni principali, essa parla sia del secolo presente sia del secolo futuro; qui mette a morte gli avversari; nel cielo, apre il regno dei cieli. (S. Gerol.). – Veramente la Gloria non si trova là dov’è l’oro, il denaro, le pietre preziose, gli abiti di seta; colui che ha queste spade a due tagli, che bisogno ha di altre cose? Vedete ciò che dice il Profeta terminando: « Tale è la gloria riservata a tutti i suoi Santi. » Preghiamo Dio di accordarci questa gloria, preghiamolo di armare le nostre mani con questa spada che esce dalla sua bocca. Colui che è armato di questa spada non teme più la spada del secolo. (S. Gerol.). – Queste spade a due tagli messe nelle mani dei Santi, costituiscono il potere giudiziario di cui Gesù-Cristo ha fatto loro parte, e che essi eserciteranno soprattutto negli ultimi giorni. Non sapete, dice San Paolo, « che i Santi giudicheranno questo mondo, e che noi giudicheremo anche gli Angeli? » (I Cor. VI, 2, 3), vale a dire gli angeli ribelli, che essi giudicheranno in questo senso, che saranno testimoni dell’arresto formidabile che sarà pronunciato contro di loro, e che essi applaudiranno con tutta la corte celeste alle vendette che l’Altissimo attuerà contro questi nemici di Dio, di Gesù-Cristo e del genere umano (Berthier). – È allora che i Santi, entrando nello zelo di Dio, prenderanno vendetta, non delle proprie ingiurie, ma di quelle che saranno state fatte a Dio alla loro presenza. – È allora che i re, i nobili, i principi che hanno usato tirannicamente del loro potere, si vedranno caricati di quelle stesse catene di cui ingiustamente avranno caricato gli innocenti. –  « … Per esercitare contro di essi il giudizio prescritto. » I Santi esercitano il giudizio di Dio contro gli empi, e gli empi contro i Santi. Essi sono soltanto, nei confronti reciproci, ministri della giustizia o della sua misericordia, ma in maniera molto differente. Gli empi, perseguitando i giusti, contribuiscono alla loro santificazione, ed i santi, esercitando il giudizio di Dio, rendono all’ingiustizia subita la pena che è loro dovuta. « Tale è la gloria che è riservata ai Santi nel cielo, a coloro che non ne pretendevano alcuna sulla terra. (Duguet). » – La Gloria dei Santi ci è quasi sconosciuta sulla terra. Innanzitutto, coloro che vivono tra di noi, sono così attenti a nascondersi che le loro virtù ci sfuggono, e gli uomini sono così cattivi giudici in materia di santità, che tacciano spesso le virtù più pure come ipocrisia, politica, umore, debolezza. Non è che nel giorno delle rivelazione che la gloria dei Santi si manifesterà pienamente ai nostri occhi. (Berthier). – In effetti, la fioritura della santità, è la gloria. La gloria esce dalla grazia come il frutto dal fiore, ed il fiore dal gambo. L’opera del Cristianesimo essendo opera di santità, è dunque, per questo, un’opera di gloria. È con questa bella imèplicazione che il Profeta conclude questo salmo; egli viene a mostrarci la felicità, gli onori, la potenza di cui Dio riveste i suoi eletti, e ci dice: « Tale è la gloria che Dio riserva a tutti coloro che avranno vissuto santamente sulla terra. »