SALMO 147: “LAUDA, JERUSALEM, DOMINUM”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME TROISIÈME (III)
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 147
Alleluja.
[1] Lauda, Jerusalem, Dominum;
lauda Deum tuum, Sion.
[2] Quoniam confortavit seras portarum tuarum, benedixit filiis tuis in te.
[3] Qui posuit fines tuos pacem, et adipe frumenti satiat te.
[4] Qui emittit eloquium suum terrae, velociter currit sermo ejus.
[5] Qui dat nivem sicut lanam, nebulam sicut cinerem spargit.
[6] Mittit crystallum suum sicut buccellas: ante faciem frigoris ejus quis sustinebit?
[7] Emittet verbum suum, et liquefaciet ea; flabit spiritus ejus, et fluent aquæ.
[8] Qui annuntiat verbum suum Jacob, justitias et judicia sua Israel.
[9] Non fecit taliter omni nationi, et judicia sua non manifestavit eis. Alleluja.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO CXLVIl.
I codici nuovi ebraici fan questo Salmo una continuazione del Salmo antecedente. Ma i codici antichi doveano averlo per un Salmo da sé col proprio titolo, poiché i Settanta, che tradussero dagli antichi, ne fanno un Salmo nuovo. L’argomento è esortazione a lodare Dio per i beneflci conferiti da lui al suo popolo.
Alleluja. Lodate Dio.
1. Loda, o Gerusalemme, il Signore; loda. Sionne, il tuo Dio.
2. Perocché forti sbarre ha egli messe alle tue porte; ha benedetti i tuoi figliuoli dentro di te.
3. Egli ha messa ne’ tuoi confini la pace, di fior di frumento ti pasce.
4. Egli manda la sua parola alla terra; la sua parola corre velocemente.
5. Ei dà la neve come fiocchi di lana; (1) come cenere sparge la nebbia.
6. Manda il suo gelo come, pezzi di pane, chi può reggere al freddo ch’ei porta? (2)
7. Manderà i suoi ordini, e farà ch’ei si sciolgano; soffierà lo spirito di lui, e scorreranno le acque.
8. Egli, che annunzia la sua parola a Giacobbe, e i suoi precetti e i suoi giudizi ad Israele!
9. Non ha fatto così a tutte le nazioni, né ha manifestati ad essi i suoi giudizi. Alleluia.
(1) L’esperienza ci insegna che in effetti, per garantire il grano, le piante e gli alberi dalla dannosa influenza del freddo, la natura non poteva dare nessun riparo migliore che la neve. Siccome il freddo dell’inverno è molto più pregiudizievole per il regno vegetale che per quello animale, le piante perirebbero se non fossero protette da qualche mezzo. Dio ha voluto che la pioggia, che durante l’estate rinfresca e rianima i vegetali, cadesse d’inverno sotto forma di lana dolce che servisse loro da copertura e le difendesse dalle ingiurie della gelata e dei venti. Quando la neve è ammassata in basso, conserva una temperatura più dolce che in superficie. Esperienze tendono a provare che fa meno freddo sotto la neve che all’esterno; e più il mantello è spesso, più il termometro che penetra in basso a questa massa, si tiene al di sopra dello zero. (Leçons de la nature, t. IV, p. 179).
(2) Nebulam,
la gelata bianca, la brina. La parola ebraica “Fatim”, tradotta con
“Buccelas”, significa frammenti, pezzi, ciò che può indicare la grandine.
Sommario analitico
In questo salmo, che è come una terza strofa del precedente, ed in cui si ritrovano le stesse idee nello stesso ordine, il Profeta invita la Gerusalemme terrestre – ed in essa la Chiesa di Gesù-Cristo – nonché la Gerusalemme celeste, a celerare le lodi di Dio (1).
I. – Egli ne dà come motivo:
1° motivi particolari al popolo di Dio:
a) la forza inespugnabile che dà alle sue barriere (2);
b) l’abbondanza e la pace che ne sono la sequela (3);
2° motivi generali:
a) la prontezza con la quale i suoi ordini si spandono su tutta la terra (4);
b) la sua onnipotenza nei fenomeni fisici della neve, del ghiaccio, etc., che sceglie di preferenza il salmista, perché in un paese anche caldo, la neve, il ghiaccio, il gran freddo erano rari e causavano una sorte di ammirazione nel popolo (5-7);
3° specifica poi gli sforzi della Provvidenza tutta particolare di Dio nei riguardi del suo popolo, a) mentre Egli ha istruito tutti gli altri popoli con effetti materiali, ha istruito il suo popolo con i suoi Profeti o da Se stesso (8), ciò che non ha fatto per le altre nazioni (7).
Spiegazioni e Considerazioni
I. – 1-3.
ff. 1. – Perché questo invito a Gerusalemme di lodare nel complesso il Signore, ed a Sion di lodare il suo Dio? Sion non è altro che Gerusalemme. Gerusalemme significa « visione di pace, » e Sion significa « contemplazione ». Vedete se questi nomi designano altra cosa che degli spettacoli; i gentili non credano dunque che essi abbiano degli spettacoli e noi non ne abbiamo. Talvolta all’uscire dal teatro o dall’anfiteatro, quando la folla sciama dai vomitori, da questi luoghi di perdizione, gli spettatori, con lo spirito occupato dai fantasmi della loro vanità, e la memoria piena di ricordi non solo inutili, ma pure perniciosi, il cuore rivolto a gioie che sembrano dolci, ma che danno la morte; gli spettatori – io dico – vedono spesso passare dei servi di Dio. Essi li riconoscono sia dall’abbigliamento e dal cammino, sia dai tratti e dall’aspetto del volto, ed essi dicono a se stessi ed agli altri: oh! gli infelici! Quali gioie si perdono! Fratelli miei, preghiamo per essi il Signoreper la gratitudine dei loro benevoli rimpianti, perché essi li credono ben riposti … tuttavia, nella loro futile benevolenza, vana, erronea, se si possa pure definire benevolenza, essi ci compiangono perché perdiamo ciò che essi amano; preghiamo perché essi non perdano ciò che noi amiamo. Vedete qual è la Gerusalemme per cui il Profeta esorta a lodare Dio, o piuttosto a stimolarne le lodi; perché, quando noi vedremo Iddio, lo ameremo e lo glorificheremo, non ci sarà più bisogno della voce dei Profeti per esortare ed eccitare i canti della città celeste (S. Agost.). – Cantare le lodi del Signore è un esercizio che conviene propriamente alla Gerusalemme celeste, e la lode di Dio è l’unica occupazione dei beati del cielo. Piangere e gemere è un esercizio proprio alla Gerusalemme della terra. Tiepidamente noi dobbiamo cominciare sulla terra ciò che siamo chiamati a continuare a fare eternamente nel cielo. Credete voi una vita futura – diceva S. Agostino – cominciando l’esposizione di questo salmo? La vostra occupazione sulla terra sia lodare Dio e benedirlo, perché voi siete chiamati a rendergli eternamente questo omaggio nella santa Sion, ove il dolore, il lutto, la paura non penetrano affatto … Voi sapete qual sia la vostra fede, vi ricorderete del sacro carattere che avete ricevuto. Vivete dunque conformemente alla vostra professione; lodate adunque il Signore vostro Dio, e fate fin dal presente ciò che dovrete fare eternamente nella Gerusalemme celeste.
ff. 2, 3. – Quanti benefici riuniti! Il primo di tutti ed il più grande, si trova rinchiuso in queste parole: « Tuo Dio. » Questo dice tutto in qualche modo: Egli ti ha posto nella sua intimità, ti assicura la sua eredità, e Lui, il Signore di tutti gli esseri senza eccezione, vuol essere per eccellenza tuo; ed è là, certamente, la fonte di tutti i beni. Ciò che viene immediatamente dopo, è la sicurezza della città; il terzo, è il suo prodigioso accrescimento; il quarto è che non solo la città, ma ancora la nazione intera, sia al riparo dalle guerre e dalle sedizioni. A questo ultimo beneficio, il Profeta ne aggiunge un altro: l’abbondanza dei frutti della terra, abbondanza che si deve attribuire non alla fecondità della terra stessa, né all’influenza naturale dell’aria, ma alla preveggente bontà del Creatore (S. Chrys.). – Gerusalemme deve lodare il Signore perché le ha dato la sicurezza e l’abbondanza che riassumono tutti i beni; perché la sicurezza senza l’abbondanza non è che la sicurezza dell’indigenza, e l’abbondanza senza la sicurezza è piena di timori e di pericoli. (Berthier). – Loda il tuo Dio, perché ha fortificato le sbarre di queste porte … Si, i profeti sono le vere porte della Chiesa; senza i Profeti, noi non potremmo entrare nella Chiesa. I Manichei hanno voluto entrare senza le porte, e non sono mai entrati; Marcione non accoglie l’Antico Testamento, e non passando per le porte dell’Antico Testamento, non è potuto entrare nel Vangelo. Quanto a noi, noi riceviamo i Profeti ed entriamo da queste porte: « Tutti coloro che sono venuti prima di me erano dei ladri e dei briganti, dice Gesù-Cristo. » (Giov. X, 8) Oh! Se Dio non accordasse di poter essere una serratura delle porte di Sion! Se un eretico volesse forzare queste porte per entrare nella divina economia dei Vangeli, io mi metterei di traverso, e gli impedirei di passare: « Perché Egli ha fortificato le sbarre delle tue porte. » Datemi un sacerdote profondamente istruito delle celesti Scritture; se egli vede venire Eumomius, Arius, per strappare ai Profeti qualche testimonianza contro di noi, non gli resiste come una sbarra, e non resiste loro vittoriosamente come una serratura? E notate la giustezza di questa espressione: « Egli ha fortificato le sbarre delle tue porte. » Così, quando voi vedete un prete discutere sulle sante Scritture, non è lui che discute, non lo credete, ma è Colui che lo fortifica (S. Girol.). – « Egli ha stabilito la pace in tutta la vostra estensione. » Quale gioia vi ha preso tutti a queste parole! Amate la pace, noi siamo pieni di allegrezza, quando noi sentiamo uscire dai vostri cuori l’esplosione del vostro amore della pace. A qual punto siete incantati? Io non ho detto ancora niente, niente spiegato, non ho fatto che annunziare questo versetto e voi avete gridato: qual sentimento ha dunque così gridato in noi? L’amore della pace! Cosa ho esposto ai vostri occhi? Perché voi gridate se l’amate? Perché amate se non vedete? La pace è invisibile. Quale occhio ha potuto vederla per amarla? Ma voi non l’acclamereste se non l’amaste? Ecco gli spettacoli che prodiga il Dio delle cose invisibili. Da quale sublime beltà i nostri cuori sono stati colpiti dalla sola idea della pace! Che bisogno c’è di parlare innanzitutto della pace, o di lodare la pace? Il vostro sentimento ha prevenuto tutte le mie parole; io non posso dipingerla degnamente, ne sono incapace, riconosco la mia debolezza; rimettiamo ogni elogio della pace a questa felice patria della pace. Là noi la loderemo pienamente, perché noi la possederemo pienamente. Se noi la amiamo già anche quando non è cominciata in noi, quale lode le daremo quando sarà poi perfetta? O figli diletti di Dio, o figli del regno celeste, o cittadini di Gerusalemme, io vi dico delle cose perché la visione della pace brilla in Gerusalemme, e tutti coloro che amano la pace sono benedetti in questa città; che vi entrino quando le porte sono chiuse e le vedremo consolidate. Questa pace che voi amate, che voi circondate di tale amore, solo al sentirla nominare, cercatela, desideratela, amatela nella vostra casa, amatela nei vostri affari, amatela nella vostra sposa, amatela nei vostri figli, nei vostri servi, amatela nei vostri amici, amatela nei vostri nemici. (S. Agost.). – Questa pace è stabilita sui confini di Gerusalemme, per farci intendere che sarebbe vano illudersi di possedere la pace del cuore, se essa non regnasse nelle facoltà che sono di sua dipendenza e come sulle sue frontiere. Come regnerà la pace nel cuore, se i sensi sono turbati da oggetti esteriori, se lo spirito è posseduto da false massime, se la memoria non richiami che le tempeste di una vita profana? – « Egli ti sazia con fior di frumento. » La Chiesa, figurata da Gerusalemme, era destinata a nutrirsi di un pane ben più squisito. Il nutrimento che mantiene e ripara le forze dei suoi figli è contenuto nella parola di Dio e soprattutto nel Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù-Cristo. se noi ci eleviamo più in alto fino alla Gerusalemme dei cieli, è là che gli eletti sono saziati dal fiore del più puro frumento, poiché la verità e la saggezza sono il nutrimento dell’anima; ma essi possederanno la verità in se stessi, e non più in enigmi o in metafore; essi gusteranno la dolcezza del Verbo eterno spoglio della scorza dei Sacramenti e delle Scritture; essi attingeranno a lunghi sorsi dalla stessa fonte della saggezza, e non più goccia a goccia ai ruscelli di questo mondo; essi saranno saziati in maniera da non avere più fame né sete per l’eternità (Berthier, Bellarm.).
II. – 4-7.
ff. 4. – Il Profeta passa dai favori particolari ai benefici generali e reciprocamente dai benefici generali ai favori particolari. Appena egli ha detto: … Egli spande la sua parola su tutta la terra, aggiunge: « E la sua parola corre con rapidità, » volendo farci sapere che Dio veglia su di noi non in una sola contrada, ma in tutta la terra. La parola è presa qui per la volontà stessa, per l’azione provvidenziale. (S. Chrys.). – Questa parola riguarda o la creazione del mondo, o l’ordine della Provvidenza che Dio osserva nei confronti di tutti gli esseri, o gli effetti particolari della sua potenza, tali come sono descritti nei versetti seguenti; questa parola, è ancora e soprattutto il Verbo incarnato e la predicazione del Vangelo, che si è esteso con rapidità fino alle estremità del mondo. (Berthier).
ff. 5-7. – Provvidenza ammirevole di Dio è che Egli sappia maneggiare per l’utilità delle terre tutte le cose che sembrerebbero essere anche le più contrarie, come la neve, la brina, il ghiaccio, tutto cose fredde che non lasciano riscaldare in qualche modo e fecondare la terra, ma purificano l’aria e fortificano i corpi. – « Egli spande la neve come una coperta di lana, spande la brina come la polvere, invia il ghiaccio come pezzi di pane, » facendo così concorrere ad un’opera unica gli elementi più contrari, e ci sazia del più puro frumento. – La neve è il simbolo del cuore rappreso nel freddo del peccato; ma il Signore sa comunicare alla neve stessa il calore della lana. Quando abbiamo lasciato raffreddare la carità in noi, la nostra natura inferma soccombe come avviluppata sotto la fredda neve; ma tra i cuori rappresi, c’è ciò che la grazia predestina e che trasforma: Dio cambia allora questa neve ghiacciata e ne fa della lana calda e preziosa per il proprio abito, che è la Chiesa; all’intorpidimento del peccato, Egli fa succedere il dolce calore che non appartiene che alla Chiesa (S. Agost.). – Le opere di Dio sono grandi; il Profeta ce ne richiama qui alcune che appartengono tutte alla terra, e di cui siamo testimoni quasi ogni anno: come Dio fa cadere la neve, come spande la gelata bianca, come cambia la neve in un solido cristallo. Altri si son detti: Credete che queste cose siano state menzionate nelle Scritture senza un particolare motivo, e che non abbiano altro senso se non quello letterale? Le comparazioni della neve con la lana, ed la brina gelida con la cenere, il cristallo con il pane non hanno un significato recondito? Ma perché la Scrittura ha voluto velare il pensiero come sotto la sfumatura delle comparazioni? Quanto non sarebbe stato meglio che si esprimesse chiaramente? Perché necessita che sia esitante ricercando quel che significano queste parole? Perché è necessario che io lavori nell’ascoltarle? Perché, il più sovente, dopo aver inteso questo salmo, resto nell’ignoranza? Lasciatevi curare, voi avete bisogno di essere guariti. Ben orgoglioso e ben presuntuoso è il malato che vuol riprendere il suo medico, e questo medico è un uomo. Il malato oserà dar consiglio al suo medico? Ma quando l’uomo è malato ed è curato da Dio, è in lui un grande inizio di pietà e di guarigione credere, prima di sapere perché Dio ha parlato, che Egli doveva parlare così come ha parlato. In effetti, questa pietà vi renderà capace di cercare quel che significano queste parole e trovarlo dopo averlo cercato, e raggiungerlo dopo averlo trovato (S. Agost.). « Egli invierà la sua parola e farà fondere tutti questi ghiacci. » Quando il calore della carità si raffredda nel nostro cuore? Se giunge a peccare, se si raffredda, se si lascia vincere dalla morte. Vogliate soppesare queste parole: se si raffredda, si lascia vincere dalla morte. Il freddo cadaverico è il segno della morte, il calore è il segno della vita. se dunque un Cristiano si raffredda, Dio invierà la sua parola, il suo Verbo, e farà fondere questi ghiacci. E Dio ci accorda che il freddo della nostra anima si fonda anche, che questo ghiaccio si liquefi, e divenga più morbido al tocco. Datemi un peccatore sul quale Dio non abbia lasciato cadere il suo sguardo: esso non ha calore, è freddo, è morto. Se è tocco da compunzione ascoltando la parola di Dio, se comincia a fare penitenza, il suo cuore indurito si rammolla, e noi vediamo il compimento di questa predizione: « Egli invierà la sua parola e farà fondere tutti questi ghiacci. » (S. Gerol.). – Noi vediamo dunque la neve, la brina bianca, il ghiaccio; è bene che il soffio di Dio li faccia fondere. Se in effetti Dio non inviasse il suo soffio, non farebbe fondere Egli stesso la durezza del ghiaccio, che sussisterebbe davanti al rigore della sua freddezza? Davanti al rigore della freddezza di chi? Di Dio. Da dove viene questa freddezza di Dio? Ecco che Egli abbandona il peccatore, ecco che non chiama, non gli apre l’intelligenza, non spande la sua grazia in lui; e l’uomo faccia fondere, se può, il ghiaccio della sua follia. Perché non lo può? « Chi sussisterà davanti al volto della sua freddezza? » Ascoltate dunque questo peccatore congelato che vi dice: « Io sento nelle mie membra un’altra legge che combatte la legge del mio spirito e mi tiene schiavo sotto la legge del peccato che è nelle mie membra. Miserabile uomo che sono, chi mi libererà da questo corpo di morte? » (Rom. VII, 23). Io ho freddo, io sono gelido, qual calore fonderà il mio ghiaccio, affinché possa correre? « Chi mi libererà da questo corpo di morte? » Chi sussisterà davanti alla freddezza di Dio? E chi potrà liberar se stesso se Dio lo abbandona? E chi ti libererà? « … La grazia di Dio, per nostro Signore Gesù-Cristo. » (S. Ambr.). – Nessuna forza può eguagliare quella dello Spirito di Dio: « Il Padre dei misericordiosi invierà la sua parola, cioè la grazia di Gesù-Cristo; la parola eterna del Padre toccherà questa terra ove regna il gelo; essa si ammolla, ben presto fonderà alla presenza del sole di giustizia.» Se occorre fondere il ghiaccio dei nostri cuori, Egli farà soffiare il suo Spirito, il quale, come il vento del mezzogiorno, modererà il rigore del freddo, e dal cuore più indurito usciranno lacrime di penitenza.
III. — 8, 9
ff. 8, 9. – Il Profeta, dalle disposizioni generali della Provvidenza, ritorna a ciò che riguarda specialmente i Giudei, e mostra loro quanto la divina provvidenza abbia trattato il suo popolo differentemente dalle altre nazioni; perché il nostro Dio non ha insegnato a queste, se non con effetti naturali; è per mezzo delle cose create che ha rivelato loro il Creatore, ed esse non avevano per conoscerlo se non la luce naturale oscurata dal peccato. Ma Dio stesso ha voluto istruire il suo popolo con i suoi Profeti: « Egli ha fatto le sue vie a Mosè, le sue volontà ai figli d’Israele. » (Ps. En, 6), (S. Chrys.) – « Questi è il nostro Dio, dice Geremia, e nessun altro, a parte Lui, sarà contato per un nulla. Egli ha scoperto tutte le vie della saggezza e le ha trasmesse a Giacobbe, suo figlio, ad Israele, suo diletto. » (Baruch, III, 37). – Ma quanto più felici e privilegiati sono i Cristiani, ai quali Dio ha annunziato la sua parola, non più con i Profeti, ma con Gesù-Cristo suo Figlio, il Profeta universale di tutti i tempi e di tutte le verità. – Il mondo antico si presenta all’osservazione religiosa divisa in due classi distinte: nell’una, ci sono poche cose dal lato materiale, è una sola famiglia che diventa un popolo; ma esso ha tutto dal lato morale: c’è il vero codice dei doveri, la scienza esclusiva di Dio e dell’umanità, la verità del culto religioso, un’azione permanente della divinità. Nell’altra classe, c’è tutto dal lato del numero, tranne una sola nazione relegata in un angolo dell’Asia: è l’umanità intera; ma tutto manca dal lato morale: c’è l’ignoranza di Dio, ignoranza dell’uomo, errore nella religione, empietà nel culto, assenza di Dio in seno alla società. Il popolo giudeo forma la prima classe; la seconda è il resto del genere umano. (PLACE, Conf. sur J.-C.. – Il vantaggio di essere nato e di vivere in seno alle contrade cristiane, è una grazia di cui non si sarà mai grati al Sovrano dispensatore di ogni bene. Dio stesso ci insegna che Egli non distribuisce uniformemente i suoi favori a tutte le nazioni, e che non manifesta ugualmente i suoi giudizi a tutti gli abitanti della terra. Egli non ha rivelato parimenti a tutti i popoli il dispensare della sua grazia.