H. Ramière: S. J.
Il cuore di Gesù e la divinizzazione del Cristiano (14)
[Ed. chez le Directeur du Messager du Coeur de Jesus, Tolosa 1891]
TERZA PARTE
MEZZI PARTICOLARI DELLA NOSTRA DIVINIZZAZIONE
Capitolo XII.
IL CUORE DI GESÙ ED IL MATRIMONIO.
Idee generali sul Sacramento del Matrimonio.
Se c’è uno stato nella società che esige un amore puro e sacrificale, è senza dubbio quello che impone all’uomo i pesanti fardelli della paternità; alle donne i dolori, i pericoli e le angosce della maternità, la sottomissione ai mariti che porta con sé un legame perennemente indissolubile, ai genitori il doloroso dovere di educare i figli: in una parola: il matrimonio. Per fornire agli uomini un mezzo per adempiere agli obblighi quasi sovrumani di questo stato, Gesù Cristo ha anche istituito un Sacramento. Attraverso di esso, riversa la dolcezza nei cuori disposti ad unirsi a Lui, santifica l’amore che la natura ispira e lo riveste con la qualità e la forza che non potremmo sperare nella natura. Anche il matrimonio merita di essere chiamato il Sacramento del Cuore di Gesù. Se ci fosse permesso di esprimere un sentimento, diremmo che non ci piace il fatto che le istruzioni date al popolo in questa materia siano così scarse. Cosa significa questo? Che molti che le apprendono non hanno imparato a considerarle alla luce della fede e praticamente ci vedono poco più di quello che vede il mondo, cioè un contratto civile ed un cambio di posizione. Ignorando sia i beni che il Sacramento conferisce, loro sia i pericoli da cui intende liberarli, non sanno né godere dei primi né fuggire dai secondi. Non essendo stati sufficientemente preparati nella loro giovinezza ad i loro obblighi futuri, perdono le abitudini e i sentimenti di un’educazione cristiana, quando ne avrebbero maggiormente bisogno e potrebbero produrne i frutti più grandi.
Rapporto tra il Cuore di Gesù e il matrimonio.
A) Intimità dell’unione del Verbo con la natura umana e l’intimità dell’unione coniugale.
Alcuni si stupiranno che si possa anche solo pensare di cercare un rapporto tra il Cuore verginale di Gesù e lo stato opposto alla verginità. Ciononostante, esiste. Nella sua epistola agli Efesini, San Paolo ci fa vedere come la santità e la nobiltà divina del matrimonio derivi dall’essere immagine ed estensione dell’ineffabile, indissolubile e feconda alleanza che il Verbo di Dio ha stretto con la Chiesa nell’Incarnazione. Questa alleanza è stata prefigurata nell’unione di Adamo ed Eva, il cui primo frutto, e organo infinitamente fecondo, è stato il Cuore di Gesù. Quando Adamo si svegliò dal suo sonno misterioso, vide davanti a sé la sposa che Dio aveva appena formato dalla materia più vicina al suo cuore, ed esclamò: « Ecco, questa è la parte più profonda delle mie ossa e la carne della mia carne; l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si congiungerà con sua moglie. » Con queste parole formulò le leggi eterne del matrimonio e pose le basi della società umana. Quanto sono toccanti le analogie tra le due unioni, ma soprattutto le loro differenze! Quando Dio decide di unire Adamo ed Eva, inizia col separarli. Toglie qualcosa al primo uomo per farne una persona diversa, ma dice anche che sono due in una sola carne. Quando la Parola di Dio vorrà unire la nostra natura, troverà i mezzi per unirla a Sé con un legame così stretto da formare con essa una sola persona. Adamo ed Eva, marito e moglie, per quanto teneri nell’amore che li unisce, sono due esseri indipendenti, e hanno due cuori, solo moralmente in sintonia tra loro. In Gesù Cristo, invece, il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo, la natura divina e la natura umana formano una sola sostanza completa, hanno un solo cuore in cui l’amore divino e quello umano confondono le loro fiamme, ed è sia il Cuore di Dio, che il cuore dell’uomo.
B) Fertilità dell’unione del Verbo con la natura umana e dell’unione matrimoniale.
Adamo ed Eva hanno trasmesso ai loro discendenti solo una vita umana, che, pur emanando dalla loro, è totalmente diversa da essa. E lo sarà ancora di più quando si avvicinerà alla perfezione. Più il bambino cresce e diventa forte, meno ha bisogno della compagnia e del sostegno dei genitori. Inoltre, presto li lascerà per fondare una nuova famiglia egli stesso. Molto diversa è la fruttuosa unione del Verbo di Dio con la nostra natura. Dando questa unione al Verbo una vita umana, Egli la dispone a dare agli uomini una vita divina, che, riversata dall’inesauribile fonte del suo Cuore, non sarà solo un’emanazione, ma la vera comunicazione della sua stessa vita. Coloro che la riceveranno saranno figli di Dio e allo stesso tempo suoi membri viventi. Ogni loro atto e movimento sarà l’effetto dell’influenza del Cuore di Gesù e la loro vita sarà tanto più esuberante e vigorosa quanto più intima sarà la loro unione con il Cuore Divino. La Chiesa, che è la società degli uomini animata dalla vita di Gesù Cristo, non è solo la famiglia di Dio, ma è veramente il Corpo di Dio.
C) L’unione del Verbo con la natura umana, modello di unione della famiglia.
Se l’unione di Dio con la nostra natura è infinitamente più stretta di quella che esiste nel matrimonio tra marito e moglie, tra genitori e figli, è anche un modello per loro. È questa la meta a cui, per volontà di Dio, deve tendere continuamente, anche se non potrà mai raggiungerla. I coniugi cristiani non si ameranno mai l’un l’altro come si amano Gesù Cristo e la Chiesa. Un uomo non farà mai per la sua compagna di vita ciò che il Figlio di Dio ha fatto per la povera umanità quando, mosso da un amore ineffabile, scese dal cielo e la tirò fuori dal fango dove era già povera, sporca, coperta di stracci, rosa da orribili piaghe e la lavò con il suo sangue, curò le sue piaghe, la adornò con la sua porpora e la fece sedere sul suo stesso trono. D’ora in poi Essa sarà inseparabile dalla sua divinità. Ha lo stesso fine e le stesse prerogative e la stessa gloria e la stessa eternità. Il Figlio di Dio, facendo sue tutte le sue miserie, le ha dato l’unico possesso di tutti i suoi beni. Anche la moglie più sacrificata non farà per il marito quello che la Chiesa ha sempre fatto per Gesù Cristo. Ereditiera di tutte le sue ricchezze e di tutte le sue glorie, Regina della terra, come Egli è il Re, non vuole altro privilegio in questo mondo che soffrire per il suo Sposo Divino, continuare il suo Sacrificio, immolare se stessa per Lui come Egli si è immolato per Essa. È una serie di persecuzioni, ignominie, lotte, sconfitte. Non c’è potere umano che non abbia messo le mani su di Essa e che non abbia potuto vantarsi di averla combattuta. Tutto il suo desiderio è stato quello di pagare l’immenso debito d’amore che aveva verso l’Uomo che è morto per Essa. Non sarà considerata felice finché non si sentirà una copia viva della lunga passione di trentatré anni che Gesù Cristo ha sofferto per Essa in questo mondo. I veri coniugi cristiani avranno sempre questo modello davanti agli occhi e faranno di tutto per diventare giorno dopo giorno più simili ad esso. Nel legame che li unisce, essi vedranno prima di tutto il dovere di sacrificarsi l’uno per l’altro.
D) Lo Spirito Divino lega tra loro gli sposi cristiani.
Questo Spirito è reale e veramente presente nel cuore degli sposi cristiani, che è il legame vitale dell’unione ineffabile di Gesù Cristo e della Chiesa, che ha spinto Gesù Cristo a immolare se stesso per la Chiesa e la Chiesa per Gesù Cristo, che ha tanto addolcito il Cuore di Gesù le sue pene più amare, che a sua volta ha alleggerito le tribolazioni più crudeli della Chiesa. Esso è veramente presente nel cuore dei coniugi cristiani e produce gli stessi effetti: fa sopportar loro con gioia le prove che la loro unione comporta ed accettare, senza mai scoraggiarsi, la sottomissione e le delusioni che l’accompagnano. Questa unione neutralizza la diversità delle opinioni e dei caratteri; previene o attenua gli attriti; alleggerisce i fardelli; addolcisce i dolori; dona piacere e consolazioni di cui non avrebbero mai assaporato la dolcezza, se avessero aspettato e cercato solo i piaceri terreni. Mentre le unioni che nascono dalla passione o dal puro affetto naturale di solito si allentano in breve tempo e vengono frantumate in un giogo insopportabile, il contrario accade per quelle di coloro il cui legame è il Cuore di Gesù: queste si stringono con il tempo, e invece di appassire, sembrano ritrovare una nuova freschezza e rigogliosità. E più è piacevole la loro intimità, più è felice la loro fertilità.
E) I genitori, secondo il Cuore di Cristo, comunicano la vita divina ai loro figli e vivono intimamente uniti a loro.
I genitori, secondo il Cuore di Gesù, imparano da Lui a comunicare ai loro figli la vita soprannaturale di cui Egli è la fonte e dalla quale i genitori stessi l’hanno ricevuta così abbondantemente. La carità diventa in loro un mezzo di educazione molto potente. Sotto la sua influenza, i cuori dei bambini si aprono. Impregnati fin dalla più tenera età della loro vita della scienza del vero amore, la più necessaria per l’uomo, sono meravigliosamente disposti verso altre utili conoscenze. Poiché il cuore è la grande sorgente dell’organizzazione umana, quando questa facoltà sovrana funziona bene, è impossibile che le altre facoltà non si sviluppino con essa. In questo modo, l’influenza con cui il Cuore di Gesù unisce i genitori l’uno all’altro, si estende ai loro figli, unendoli agli autori dei loro giorni, non solo durante l’adolescenza, ma per tutta la vita; ed ancora di più, durante l’eternità, perché eterna è la carità divina, principio di tale benefica influenza. Le due unioni hanno lo stesso fine: dare a Dio nuovi figli, dare al cielo nuovi cittadini; aumentare il suo regno, far crescere il suo Corpo mistico; entrambe hanno lo stesso legame: lo Spirito di Dio e la carità che dal Cuore di Gesù si riversa in quello degli sposi. Entrambe producono gli stessi frutti: l’intima unione delle anime e la comunicazione della vita di Dio. Ecco perché il Matrimonio è un grande Sacramento: il segno sensibile ed efficace di qualcosa di sacro tra tutte le altre cose, del primo mistero della Religione, della grande opera dell’amore divino, l’alleanza del Creatore con la sua creatura che, dal cuore di un uomo, ha fatto il Cuore di un Dio.
Triste esperienza di molte unioni
Molto diversa è l’unione di coloro che si impegnano nel matrimonio senza considerare né poco né molto gli insegnamenti della fede. Questi, molto numerosi, si sposano alla pagana piuttosto che come Cristiani, anche quando si attengono a chiedere le benedizioni della Chiesa. La passione, l’interesse, o forse la convenienza puramente umana, sono le ragioni che li spingono a mettere sulle loro spalle fardelli spesso al di sopra delle forze naturali. Si preoccupano poco anche delle garanzie che possono rivendicare gli interessi eterni dell’anima, cioè le garanzie più indispensabili, anche per quanto riguarda il benessere temporale. La fortuna, la posizione sociale, i rapporti, tutto ciò che è più esteriore, sono messi al primo posto; le qualità personali e soprattutto quelle morali e religiose, condizioni essenziali di felicità, del sacrificio e quindi di vera serenità, non sono prese in considerazione, né si nota la loro assenza, fino a quando non c’è altro rimedio che piangere amaramente su di esse. Una volta realizzata l’unione, allora, gli ornamenti, gli addobbi, i doni, le felicitazioni, le gioie, la libertà, le disposizioni, assorbono completamente la mente. I fastidiosi doveri, i sacrifici e le responsabilità, sono convenientemente seppelliti nell’oblio. Così accade che quando si presentano i sacrifici, si impongono gli obblighi ed il peso della responsabilità diventa più schiacciante; quando le rose che inizialmente circondavano i legami indissolubili del matrimonio appassiscono e si lasciano apparire così come sono; quando la passione si spegne e l’incostanza del cuore getta via il primo affetto dando origine ad altri che ne sono totalmente opposti; quando invece della libertà sognata, si incontrano legami di ogni tipo: l’anima che, di per sé, non ritrova la grazia per portare il peso, mormora, si abbatte, si irrita, si scrolla di dosso il giogo, si lamenta delle difficoltà del suo stato, della società, di Dio. Miserabili! Farebbero meglio a lamentarsi di loro stessi e di coloro che, abusando della sconsideratezza di questi infelici, li hanno condotti a uno stato di cui nessuno si è preoccupato di avvertirli ed a cui nessuno li ha preparati nell’adempiere ai gravi obblighi.
Il Cuore di Gesù e l’Indissolubilità del matrimonio.
È nota la ferocia infernale con cui scrittori e nemici di Dio lavorano per minare l’edificio sociale, distruggendo l’indissolubilità del matrimonio. Con una logica che ci sembra irresistibile, si affidano all’impossibilità dell’uomo di adempiere agli obblighi di uno stato che esige una costanza di volontà e un impero sulle passioni superiore alle forze della natura. È impossibile confutare con successo un tale argomento, se si rifiuta l’insegnamento di Gesù Cristo e si sottrae il matrimonio all’influenza soprannaturale della grazia. È facile dimostrare che l’indissolubilità del matrimonio sia un’istituzione necessaria per la conservazione della famiglia e il vero progresso della società. Ma questo non prova che sia nelle mani dell’uomo, lasciato a se stesso, il farlo. Siamo alla presenza di uno di quegli enigmi sociali la cui unica soluzione è nel Cuore di Gesù. È una soluzione sublime e consolante in teoria e consolante in pratica. Ciò che il cuore umano non può trovare in sé, la dedizione perfetta all’altro, l’abnegazione, la fedeltà inviolabile, viene concessa dalla carità del Cuore di Gesù a coloro che sono uniti a Lui. È possibile che la società dubiti ancora che se profana il matrimonio, sia minacciata? È possibile che, quando il Vicario di Gesù Cristo ricorda le condizioni vitali del matrimonio cristiano, si rifiutino i suoi insegnamenti come un tentativo contro il progresso, invece di riceverli con gratitudine?
Capitolo XIII
IL CUORE DI GESÙ E LO STATO DI VERGINITÀ
Lo stato di verginità è più santo di quello del matrimonio. Lo stato del matrimonio è il più sacro? Per niente; e chi osasse affermarlo sarebbe contro la Chiesa, che nel Concilio di Trento ha definito lo stato di verginità più santo e perfetto. Lo scopo dello stato di verginità è di disporre le anime affinché il Cuore di Gesù realizzi l’intima unione, senza riserve, attraverso la quale Egli si è donato alla sua Chiesa, perché Egli possa soddisfare in loro tutti i desideri e le aspirazioni del Suo amore. In questo consiste la gloria di questo stato, questo lo rende lo stato per eccellenza del Cuore di Gesù. È in essa infatti che le anime contraggono con il Cuore Divino legami incomparabilmente più intimi e fecondi di quelli risultanti dal Sacramento del Matrimonio. Prima di sviluppare questa idea facciamo due osservazioni importanti. Parlando della santità dello stato di verginità, non vogliamo canonizzare tutti coloro che l’hanno abbracciata, né metterli davanti a coloro che sono sulla via ordinaria. La santità infatti consiste propriamente nella carità, e l’anima che più ama Dio e il prossimo è la più santa, qualunque sia il suo stato. Ci sono però stati più santi degli altri, e sono quelli che hanno più facilità e mezzi per amare Dio, quelli che presuppongono di per sé un amore più grande: in questo senso lo stato di verginità è più santo del matrimonio. E a quale verginità attribuiamo tale eccellenza? Non a colui che fugge dal Matrimonio per i sacrifici che comporta, ma al volontario. A colui che nasce da una vocazione celeste, conosciuto, amato e soprattutto anteposto ad ogni contratto umano. A colui che merita che Gesù si doni all’anima come il migliore degli sposi per darsi completamente a Lui. A colui che evita con scrupolosa cura le minime macchie di anima e di corpo, a colui che offre un vero sacrificio, un olocausto perfetto. È questo i Santi elogiano abbondantemente nei loro scritti: perché la paragonano alla vita degli Angeli per averne preservato la purezza in mezzo alle tentazioni a cui sono soggetti. Con Sant’Ambrogio lo chiamano la milizia celeste; con San Cipriano, il fiore del piano divino il cui stelo è la Chiesa; la gloria e l’ornamento della grazia spirituale; l’immagine di Dio che riproduce la santità del modello divino; la parte più illustre del gregge del Signore.
La verginità nei piani del Cuore di Gesù.
L’Incarnazione del Verbo di Dio è un’opera eminentemente amorosa, il cui termine è il più ineffabile, intimo, completo ed indissolubile di tutte le alleanze tra il Figlio dell’Altissimo e la nostra miserabile natura. Realizzato nella natura individuale che ha preso il Verbo nel grembo di Maria e con la quale Egli è solo una Persona, comunicherà i suoi frutti a tutte le anime che accetteranno le sue condizioni gloriose. Ognuno di loro potrà fregiarsi del titolo onorifico di Sposa del proprio Dio e formare con gli altri la Chiesa, che è la Sposa in modo eccellente. L’unione del Figlio di Dio con la sua Chiesa, o, come dice San Giovanni, le nozze dell’Agnello, è l’opera divina per eccellenza del Cuore di Gesù. È stato annunciato dai Profeti e celebrato in anticipo nelle loro glorie. È prefigurato dalla storia dell’Antico Testamento. Il Vangelo racconta la sua realizzazione e l’Apocalisse di San Giovanni ne rivela la consumazione. Alcuni salmi e, in modo particolare, il Cantico dei Cantici, sono il canto nuziale in cui lo Sposo e la Sposa aprono il loro cuore in mezzo ad ineffabili trasporti. L’amore del Figlio di Dio per la sua sposa è un amore senza limiti. Vuole che ella sia tutta sua perché vuole essere tutto suo. Non può permettere nessuna macchia, nessuna ruga, nessuna deformità in lei. Un solo capello della sua testa che fosse disordinato lo costringerebbe a toglierle gli occhi di dosso. La Chiesa, così come la vediamo oggi e così com’è stata fin dall’inizio, non può presentarci in molti dei suoi membri le perfezioni o gli ardori descritti dai libri ispirati. Al contrario, vediamo in loro molte imperfezioni e molta tiepidezza. È vero che nella sua essenza, o, che è la stessa cosa, nella sua dottrina, nella sua morale, nei suoi sacramenti e nel suo culto, è sempre santa. Ma crediamo che questo possa soddisfare l’amore del Cuore di Gesù e soddisfare tutte le sue aspirazioni? Perché sarebbe un assurdo pensare che Egli ami nella sua Chiesa un essere astratto o solo i mezzi di salvezza che offre alle anime. Egli ama loro, le anime che sono la Chiesa vivente, e quindi la Chiesa del Dio vivente, per la quale è morto e vive in cielo e muore misticamente ogni giorno sull’altare. Per questo vuole essere amato e con esse vuole celebrare matrimoni ineffabili che permetteranno loro di vivere in Lui e Lui in esse.
Vocazione e missione di chi è vergine
Non basta che in tutti gli stati scelga anime completamente consacrate a Lui. Deve essercene una in cui questa consacrazione sia professata apertamente e abbia la sua ragione d’essere. Ecco perché, in tutte le classi sociali, alte e basse, a volte anche sui gradini del trono, lo Sposo celeste lascia che la sua voce sia ascoltata dalle anime prescelte, ispirando in esse un desiderio simile al suo, che è quello di essere solo sue, come Lui è di loro. Egli le ispira ad essere stanche di tutto ciò che è delizioso e grande sulla terra. Le porta via dal mondo o le fa vivere in esso come pellegrine e straniere. Instilla in loro i suoi sentimenti, le fa agire come Lui e affida loro la difesa dei suoi interessi. In una parola, procura loro, in carne ed ossa mortali, una vita totalmente divina. Questa è la vocazione e la missione dei vergini. Essi sono, in un certo senso, la personificazione della Chiesa, la Sposa Vergine dell’Uomo-Dio. Sono i rappresentanti e i continuatori della bella e gloriosa razza iniziata da Maria Vergine Madre e la prima e più perfetta personificazione della Chiesa. Sono la gioia ineffabile dello Sposo Divino, perché solo nelle anime con le quali Egli si unisce, trova la gioia nel mondo. Essere tutto è l’attributo incomunicabile di Dio. L’unico omaggio degno di Lui e l’unico che la Sua divinità accetta con piacere, è quello dei cuori che non cercano nulla al di fuori di Lui. E questo è proprio quello che fanno i vergini. Dicono a gran voce al mondo malato che anela e si preoccupa di tutto tranne che di Dio, che Lui solo è tutte le cose e che tutto ciò che non è Lui non è nulla. Gesù ha molti servitori, tra i quali non sono pochi quelli che adempiono la sua legge con lo sguardo rivolto alla ricompensa promessa per i loro servizi. Ma questi non sono i vergini; è chiaro che queste anime generose non rinunciano ai loro interessi, ma esse non li separano da quelli di Gesù. Poiché il loro cuore è quello di Gesù, hanno gli stessi desideri, le stesse gioie e gli stessi dolori. Queste sono le sue vere spose.
Il posto che occupano nella Chiesa coloro che sono vergini.
Guardiamo al mistero della Presentazione di Gesù nel Tempio di Gerusalemme, come la figura della sposa di Cristo. Tutte le anime si offrono e sono unite ad un unico e medesimo sacrificio, l’unico che può essere gradito a Dio: il sacrificio di Gesù Cristo. Ma non tutti lo fanno allo stesso modo e non tutti partecipano in ugual misura al frutto del sacrificio. Simeone si è rivolto a lui con la sua fede e la sua speranza. Anna offre la sua vedovanza. Ma che dire dei genitori vergini del Salvatore, Maria e Giuseppe? Quanto più perfetta era la loro offerta! Seguendo il loro esempio, i vergini continuano nel sacro tempio l’immolazione dell’olocausto che non si interromperà fino alla fine dei secoli. Anche se gli altri sacrifici sono graditi a Dio, Egli di questo è molto più contento e Lo induce a riversare sulla terra i suoi doni migliori e le benedizioni più copiose. La verginità non solo produce l’intimità dell’unione di Gesù Cristo con la sua Chiesa, ma anche la fecondità dell’unione. Ella compie l’antica profezia: la volontaria sterile è la madre di molti bambini e riempie di gioia la sua casa, un tempo deserta (Sal. CXII, 9). Ovunque vediamo case fondate dalla verginità. In essi crescono molti bambini accuditi da vergini eroiche che possono essere chiamate madri ancora più di quelle che li avevano portati in grembo. Ci sono due madri: madri rispetto all’anima e madri rispetto al corpo. Esse riempiono con il sacrificio della loro verginità, l’abisso che apre nel seno della società l’assenza sempre più spaventosa della vera maternità. Chi può calcolare il numero di anime che sarebbero state sepolte nel vizio o che avrebbero smesso di vivere, se la verginità non avesse conservato per loro la vita del corpo e dell’anima? La maternità cristiana non ha come unico scopo quello di dare al bambino la vita miserabile che finisce con la morte, ma, unita alla maternità della Chiesa, offre una vita infinitamente migliore. Gli rivela il suo magnifico destino e lo prepara a regnare con Dio per tutta l’eternità. La madre cristiana è il primo ministro di Dio e della Chiesa, nella misura in cui è legata all’educazione divina dell’anima del suo bambino; è il primo organo del Verbo per l’illuminazione dello spirito; il primo strumento dello Spirito Santo per la formazione dei cuori. Se ogni bambino cristiano è un dio creato, destinato a crescere sulla terra fino a raggiungere la pienezza dell’Essere divino, di cui ha ricevuto il primo germe nel Battesimo, la madre è uno dei principali collaboratori di Dio in quest’opera capitale. Ma quante poche madri sembrano sospettare pur anche la sublimità della loro vocazione e la gravità dei doveri che hanno verso l’anima dei loro figli! Quanti ignorano che i loro figli hanno un’anima immortale e che queste anime hanno bisogno di cibo immortale, che sono esposte a malattie incomparabilmente più dolorose e disastrose di quelle fisiche e che, per evitarle, devono essere circondate dalle cure più squisite e dal sacrificio più fervente! Quanti amano i loro figli solo con un amore puramente animale e pensano solo a dar loro la soddisfazione dei sensi, ed agiscono, alimentando con il più funesto permissivismo, la tirannia dei loro capricci, una vergognosa e irrimediabile schiavitù! Chi si occuperà delle conseguenze dei doveri materni non adempiuti? Chi conserverà alle anime la vita divina, la cui distruzione è favorita primariamente dai loro genitori? Chi insegnerà loro a conoscere se stessi, a stimarsi, a dominarsi? Chi mostrerà loro il Fine a cui devono tendere e la strada che porta ad Esso? Chi illuminerà, nutrirà, fortificherà le loro nobili facoltà e le metterà in grado di godere della vera felicità di questa vita, raggiungendo la felicità eterna? In una parola: dove troveranno le loro madri queste anime? Nella Chiesa, la vera madre delle anime. In Maria, la personificazione più alta della maternità della Chiesa. Ma sia la Chiesa che Maria hanno bisogno di aiuto e di rappresentanti per esercitare la loro maternità. Quali sono le madri visibili per le quali le invisibili devono fornire tali servizi? Lo abbiamo già detto: c’è sulla terra una classe di uomini a cui Gesù Cristo ha dato il potere e ha lasciato in eredità la sua verginità come protezione contro la tiepidezza. Il primo e più necessario esercizio dell’amore materno della Chiesa per le anime spetta ai Sacerdoti e, in modo particolare, ai sacerdoti vergini. Ma non sono sufficienti per tante anime e tanti bisogni. Più di Adamo, che ebbe il compito di coltivare nel paradiso le sue delizie, il Sacerdote, destinato a purificare il giardino della Chiesa da ogni tipo di cardi, ha bisogno di aiuto per completare il suo sacerdozio. Questa gloriosa funzione è riservata alle vergini. Sarà loro e del Sacerdote, ma anche di Maria e della Chiesa: la loro fecondità sarà il risultato della loro verginità. Liberi da ogni ambizione umana e dalle preoccupazioni terrene, essi consacrano il loro essere e la loro forza al servizio di Dio e delle anime. Quanto più sono uniti al Cuore di Gesù, tanto più l’ardente fiamma si impadronirà del loro zelo, del loro amore appassionato per le anime, della sete di salvezza che li consuma e del sentimento intimo della necessità di sacrificarsi per loro. Questa maternità soprannaturale non si limita alla cura delle anime, perché si estende al sollievo dei bisogni e delle sofferenze del corpo. L’uomo non è che un essere composito di corpo e di anima. Non importa quanto sia superiore ad esso, il corpo merita un grande rispetto per l’alta dignità di cui è dotato. Guardate la cura materna con cui la Chiesa veglia sulla purezza del corpo dei suoi figli. Con quante unzioni li consacra. Con quale solennità, dopo che ha cessato di essere la dimora dell’anima, lo colloca nel seno della terra dove sarà trasfigurato. Ereditando le funzioni materne della Chiesa, i vergini ereditano anche la cura rispettosa dei corpi, nei quali vedono i templi viventi dello Spirito Santo. Anche coloro che hanno come missione speciale l’educazione delle anime, guarderanno con tenerezza materna allo sviluppo fisico dei bambini loro affidati. Quanti istituti, senza trascurare il bene delle anime, si propongono di occuparsi dei corpi! Dare da mangiare agli orfani, dare sollievo ai poveri, curare i malati, assistere gli anziani, dare madri a chi non ne ha, anche a quelli la cui età o il cui parto sfortunato sembra privarli completamente della dolcezza materna; madri agli anziani, madri agli orfani, madri ai bambini indifesi. Non è questo un vero miracolo che la verginità compie alla vista del mondo intero, in migliaia di congregazioni?
Odio dei malvagi nei confronti della verginità.
Supponiamo che Platone o Aristotele, quando si dedicavano inutilmente ad escogitare mezzi per rigenerare la società, avessero visto l’infinito numero di case di sollievo da tutte le miserie e da tutte le malattie, in virtù della verginità; i prodigi del sacrificio di sé compiuti da donne che i tempi antichi non hanno mai prodotto; donne che sono allo stesso tempo vergini e madri, tanto più coraggiose nel sopportare i fardelli della maternità quanto più vigorosamente rinunciano alle consolazioni terrene; donne che sono volentieri sterili e divinamente feconde con l’esempio del loro sacrificio. Perché se Platone o Aristotele avessero potuto anche solo sospettare un tale miracolo, non si sarebbero forse commossi per la loro ammirazione ed invocato l’avvento rapido del giorno in cui la splendida stella della verginità avrebbe aleggiato sul mondo? Ebbene, ciò che gli onesti pagani avrebbero guardato con ammirazione, è furiosamente perseguitato nei Cristiani. Molti, invece di elevare la nobiltà delle anime caste, cospirano contro di loro odio e sterminio. Invece di benedire i sacrifici quotidiani e le immolazioni eroiche che sollevano tante miserie, bruciano dal desiderio, in nome di non so quale progresso sociale, di sopprimere tutti questi sacrifici, e lasciare tutti questi mali senza che una diga ne fermi la furia distruttrice. È possibile mai in modo naturale, una tale cecità criminale e un tale odio per il bene morale o fisico? La rabbia con cui chi non chiede altro privilegio se non quello di sacrificarsi per il bene del prossimo, non è forse l’opera del cosiddetto “assassino fin dal principio del mondo”? E, così come l’abnegazione religiosa è la prova dell’azione divina e dell’influenza vivificante del Cuore di Gesù, la furia dei suoi nemici non ci manifesta, in un certo senso, che c’è qualcosa che superi le forze della natura? E la traccia evidente del dito di satana non è un nuovo argomento per l’azione del dito di Dio?
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