SALMI BIBLICI: “ERIPE ME, DOMINE, AB HOMINE MALO” (CXXXIX)

SALMO 139: Eripe me, Domine, ab homine malo  

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS. 

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 139

In finem. Psalmus David.

[1] Eripe me, Domine, ab homine malo;

a viro iniquo eripe me.

[2] Qui cogitaverunt iniquitates in corde, tota die constituebant praelia.

[3] Acuerunt linguas suas sicut serpentis; venenum aspidum sub labiis eorum.

[4] Custodi me, Domine, de manu peccatoris, et ab hominibus iniquis eripe me: qui cogitaverunt supplantare gressus meos;

[5] absconderunt superbi laqueum mihi, et funes extenderunt in laqueum; juxta iter scandalum posuerunt mihi.

[6] Dixi Domino: Deus meus es tu; exaudi, Domine, vocem deprecationis meae.

[7] Domine, Domine, virtus salutis meae, obumbrasti super caput meum in die belli.

[8] Ne tradas me, Domine, a desiderio meo peccatori; cogitaverunt contra me; ne derelinquas me, ne forte exaltentur.

[9] Caput circuitus eorum, labor labiorum ipsorum operiet eos.

[10] Cadent super eos carbones, in ignem dejicies eos; in miseriis non subsistent.

[11] Vir linguosus non dirigetur in terra, virum injustum mala capient in interitu.

[12] Cognovi quia faciet Dominus judicium inopis, et vindictam pauperum.

[13] Verumtamen justi confitebuntur nomini tuo; et habitabunt recti cum vultu tuo.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXXXIX.

Preghiera della Chiesa contro il demonio ed i suoi istrumenti, i malvagi, non già di Davide contro Saulle, non dicendosi nel Salmo cosa che si appropri a Davide ed a Saulle.

Per la fine: salmo di David.

1. Liberami, o Signore, dall’uomo cattivo; liberami dall’uomo iniquo.

2. Quei che in cuor loro macchinavano pensieri di iniquità, tutto il giorno preparavan battaglie.

3. Hanno affilate le loro lingue, come serpenti: hanno veleno di aspidi sotto le loro lingue.

4. Difendimi, o Signore, dalla mano del peccatore; e liberami dagli uomini iniqui. I superbi, che macchinavano di farmi cadere, mi han preparato un laccio nascostamente.

5. E le funi hanno tese per prendermi: mi hanno posto inciampo lungo la strada.

6. Ho detto al Signore: Tu se il mio Dio; esaudisci, o Signore, la voce di mia preghiera.

7. Signore, Signore, mia forte salute, tu facesti ombra alla mia testa nel dì del conflitto. (1)

8. Non darmi, o Signore, alle mani del peccatore, com’ei mi desidera; hanno macchinato contro di me, non mi abbandonare, affinché non s’insuperbiscano.

9. Il forte de’ loro raggiri, il faticoso lavoro delle loro labbra gli avvilupperà. (2)

10. Cadranno carboni sopra di essi; tu li getterai nel fuoco; non reggeranno alle miserie.

11. L’uomo di mala lingua non avrà prosperità sopra la terra; l’uomo ingiusto sarà preda delle sciagure nel suo morire.

12. Io so che il Signore farà giustizia ai bisognosi, e vendicherà i poveri.

13. I giusti poi daran laude al tuo nome; e gli uomini di rettitudine abiteranno sotto i tuoi occhi.

(1) Queste parole: « a desiderio meo, » significano più logicamente contro il mio desiderio, e, se si adottasse quest’ultimo senso, bisognerebbe intenderlo come di un desiderio corrotto.

 (2) « Caput circuitus eorum, »  vale a dire, ciò che c’è di essenziale, di più forte, di piu formidabile in coloro che mi circondano, o in ciò che è intorno a me, cioè la perversità della loro lingua. – O, se si vuole, il capo di coloro che mi circondano e mi assediano, vale a dire Doeg o Architofel, secondo che si riporti questo salmo alla persecuzione di Saul o Assalonne.

Sommario analitico

In questo salmo, che ha molte analogie con il LV, e che si può far risalire alla persecuzione di Saul e dei suoi cortigiani, o a quella di Assalonne,

I. – Il Re-Profeta prega Iddio di liberarlo dalla mano dei malvagi con cui dipinge, sotto diverse figure la malvagità e la malizia (1):

1° i loro disegni perversi (2),

2° le loro maldicenze, le loro calunnie e le loro menzogne (3),

3° le loro violenze e inganni (4-5).

II. – Egli esprime la fiducia che ha di essere esaudito, e dà a Dio come motivo:

1° che Egli è la sua forza e la sua salvezza (6),

2° che ha già provato gli effetti della sua protezione (7),

3° l’insolenza dei suoi nemici (8).

III. – Prevede e predice i castighi che subiranno gli empi, persecutori dei giusti:

1° l’arma più formidabile di coloro che lo perseguitano, le loro deviazioni piene di malignità e perversità delle loro lingue, ricadrà su di essi (9);

2° il fulmine piomberà su di essi ed essi saranno precipitati nel fuoco dell’inferno (10);

3° calamità innumerevoli saranno la parte degli uomini dalla lingua perfida, ed i mali più grandi perseguiranno gli uomini ingiusti, fino alla morte (11);

4° mentre una sorte migliore sarà riservata agli oppressi, ed una beatitudine eterna, con la gioia della vista di Dio, sarà il premio dei giusti e dei cuori retti (12, 13).

Spiegazioni e Considerazioni

I. —1-5.

ff. 1. – « Liberatemi dall’uomo malvagio. » Non da questo tale o tal altro uomo malvagio, ma dall’intera specie; non solo dagli strumenti, ma dal loro principe, cioè dal demonio stesso. Perché dunque dire: « dall’uomo malvagio, » se si tratta del diavolo? Perché egli è figurato così chiamato con questo nome nel Vangelo: « L’uomo nemico venne e seminò la zizzania sopra in buon grano. » (Matth. XIII, 20-28). Pregate dunque con tutto il vostro potere, per essere liberato dall’uomo malvagio. « Perché voi non lottate contro la carne ed il sangue, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, » (Ephes. VI, 12), cioè contro i dominatori dei peccatori (S. Agost.). – L’uomo malvagio è lo stesso che l’uomo ingiusto; perché il Profeta lo chiama malvagio? perché è ingiusto, per paura che voi non pensiate che un ingiusto possa essere buono. In effetti, ci sono degli ingiusti che sembrano essere dannosi: essi non sono né crudeli né duri, non perseguitano e non opprimono nessuno; ma essi sono ingiusti perché lussuriosi, invidiosi, voluttuosi. Come potrebbe, colui che non risparmia nulla a se stesso, non nuocere ad altri? In effetti, innocente è colui che non nuoce, ma non colui che nuoce a se stesso. E come colui che nuoce a se stesso potrebbe non muoversi? Ma in cosa vi nuoce? Egli vi nuoce almeno con l’esempio, poiché vivendo con voi, vi invita a fare ciò che egli fa. E vedendolo prosperare tra le sue turpitudini, non siete anche voi indotti in simili godimenti? Anche se voi non acconsentite, vi troverete almeno un’occasione di lotta. Come dunque non vi nuoce, se vi spinge a combattere nel vostro cuore l’attrattiva delle sue azioni? (S. Agost.).  

ff. 2. « Essi hanno meditato il male nel loro cuore; » essi non sono stati trasportati da un movimento irriflessivo, questi disegni iniqui sono l’opera di una profonda premeditazione. « Essi hanno meditato; » cioè essi hanno adoperato tutte le risorse, ogni attività del loro spirito (S. Chrys.). – « Essi hanno complottato ingiustizie nel loro cuore. » Il Profeta ha parlato così per coloro che hanno spesso sulle labbra delle buone parole. Voi comprendete la voce di un giusto, ma non trovate mai il cuore di un giusto; altrimenti, perché il Profeta avrebbe aggiunto: « Essi hanno complottato delle ingiustizie nel loro cuore? » Liberatemi da loro; che la vostra mano onnipotente mi strappi a loro. Perché è facile evitare inimicizie aperte; è facile sbarazzarsi di un nemico che si presenta e si mostra tale, e la cui iniquità è evidente nelle sue parole; questo nemico è inopportuno, ma l’altro è invece pericoloso; è difficile evitare colui che ha il bene sulle labbra e nasconde il male nel suo cuore (S. Agost.). –  « Essi ogni giorno mi combattono. » Il salmista abbraccia tutta la vita in queste parole. La guerra della quale parla qui, non è quella che si fa con le truppe schierate in battaglia e le armi in pugno, ma quella guerra che gli uomini si fanno in pubblica piazza e all’interno delle loro dimore, senza corazza protettiva, senza scudo di difesa; essi hanno come arma la loro malvagità, e lanciano le loro parole più spinose dei dardi più acuti. Ora ciò che dimostra l’eccesso della loro perversità, non è tanto che siano ricorsi all’inganno, alla dissimulazione, né che non concepiscano se non lotta e combattimenti, ma piuttosto che tutta la loro vita trascorra senza tregua in questa guerra omicida (S. Chrys.).

ff. 3. – « Essi hanno aguzzato le loro lingue come quella del serpente. » Vedete come è ignobile il vizio. Esso cambia gli uomini in animali velenosi, in aspidi, in serpenti e spinga fino agli istinti più feroci quella lingua creata per essere l’organo della ragione. (S. Chrys.). 

ff. 4. – È nel serpente soprattutto che si trova l’astuzia e l’inganno allo scopo di nuocere; è per questo che egli procede tortuosamente. Esso non ha piedi, il fruscio almeno avvertirebbe il suo arrivo! Nella sua marcia, si trascina dolcemente, ma mai seguendo una linea retta. È dunque così che questi uomini che procedono come serpenti per fare del male, nascondono il loro veleno in un contatto pieno di dolcezza. Essi avvolgono con le loro spire l’innocenza che li ossessiona, sibilano contro la virtù che insultano, lacerando con i loro morsi le virtù più divine. Il Profeta continua: « Sotto le loro labbra si nasconde il veleno degli aspidi. » Notate: il loro veleno è sotto le loro labbra, di modo che troveremmo sotto le loro labbra ben altra cosa di ciò che si mostra sulle loro labbra. Il Profeta li designa assai chiaramente in altro salmo, ove dice: « Essi hanno per il prossimo parole di pace, ma cattivi pensieri sono nei loro cuori. » (Ps. XXVII, 37), (S. Agost.). – Quando il serpente vede avanzarsi verso qualcuno per colpirlo, fa un cerchio di tutto il suo corpo, e al centro nasconde la testa, perché sa che essa è il principio della sua vita. È così che i nemici della Religione sembrano nascondersi, proteggersi e difendersi, avvolgendosi in discorsi filosofici. Ma il Sacerdote versato nella scienza delle Scritture, armato di una verga, cioè della croce, rompe questo cerchio, trova la testa che vi era nascosta, e la colpisce producendo le testimonianze delle Scritture. (S. Girol.). « Essi hanno teso un laccio sui miei passi. » Se essi non hanno potuto realizzare i loro pensieri, è alla sovrana bontà di Dio che bisogna attribuirlo; è Lui che ha deviato i loro ingiusti disegni. Vedete come il crimine è profondamente meditato, gli ostacoli sapientemente posizionati. Essi li hanno nascosti, li hanno tesi lungo il cammino, affinché la lunghezza stessa della trappola, la cura con cui era nascosta e la sua prossimità, vi faccia cadere inevitabilmente colui che essi vogliono perdere. Essi sono stati dei veri artigiani del crimine, mettendo insidie in ogni luogo, con l’unico scopo di prendere un uomo (S. Chrys.)

ff. 5. – Ma non si tratta solamente, come da un vostro nemico, di indurvi in errore in qualche affare che avete con lui, né di ingannarvi in un processo ove un tribunale è tra voi giudicante. Egli avrà ostacolato la vostra strada se vi ha fatto ostacolo nella via di Dio, in maniera da farvi vacillare nel bene, o scivolare via dalla via, o cadere sulla via, o restare immobile nella via, o tornare indietro verso il punto di partenza. Tutte le volte che riesce in qualche cosa del genere, esso vi soppianta, vi inganna. Pregate per sfuggire a questo tipo di insidie, per paura di perdere il vostro patrimonio celeste ed il vostro titolo di coerede di Cristo, poiché siete chiamato a vivere eternamente con Colui che vi ha fatto suo erede; perché Colui che vi ha costituito suo erede non vi chiama a succedergli dopo la sua morte, ma a vivere eternamente insieme a Lui (S. Agost.). –  « Essi hanno teso delle corde per servire da lacci ai nostri piedi. » Cosa significano questi lacci? È detto in altra parte: « Ciascuno è legato dalle catene del suo peccato; » (Prov. V, 22); ed Isaia dice chiaramente: « Maledizioni a coloro che trascinano i loro peccati come una lunga corda. » (Isai. X, 18). Ma perché comparare i peccati ad una corda? Perché ogni peccatore che persevera nei suoi peccati, aggiunge peccato su peccato, e mentre dovrebbero correggersi accusando il proprio peccato, lo raddoppiano difendendolo, non considerandolo tale nel confessarlo, e spesso perché vogliono premunirsi con nuovi peccati, contro quelli che hanno già commessi. (S. Agost.). –  Essi hanno dunque voluto farmi cadere per mezzo dei loro peccati. E queste corde, dove le hanno tese?  « Essi hanno posto delle trappole presso i miei sentieri, » non “nei” miei sentieri, ma « vicino ai miei sentieri. » I vostri sentieri, sono i Comandamenti di Dio. Essi hanno posto le loro trappole vicino ai sentieri; non uscite da questi sentieri e non cadrete nelle loro trappole (S. Agost.). 

II. — 6-8.

ff. 6-8. – Qual risorsa vi resta? Qual rimedio in mezzo a tanti mali, in mezzo a queste tentazioni, a questi pericoli? « Io ho detto al Signore, voi siete il mio Dio. » Se non siete santi, non potete dire al Signore: «Voi siete il mio Dio. » Non c’è che colui sul quale il peccato non regni che possa dire: « Il Signore è mia eredità. » (S. Girol.). – I malvagi sono degli uomini, ma essi non sono dei miei; ma Voi, Voi siete Dio ed il mio Dio. Ma forse che Dio non è il Dio degli ingiusti? Perché di chi non è Dio Colui che è il vero Dio? Tuttavia Egli è, propriamente parlando, il Dio di coloro che gioiscono di Lui, che lo servono, che gli sono sottomessi con gioia. (S. Agost.). – « Ascoltate la voce della mia supplica, non i suoni delle mie parole, ma ciò che dà vita alle mie parole. In effetti, i suoni che l’anima non vivifica, non possono chiamarsi suoni; non parole; la voce è propria degli essere animati, degli esseri che vivono. (S. Agost.). – « Voi siete la forza da cui viene la salvezza, e perché ho questa speranza? « Perché Voi avete protetto la mia testa con la vostra ombra nel giorno della guerra. » Ora ancora, io devo combattere, combatto fuori contro gli ipocriti, combatto dentro contro le mie voluttà, perché « io vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte la legge del mio spirito e mi rende schiavo sotto la legge del peccato, che io sento nelle mie membra, maledetto uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, per Gesù-Cristo nostro Signore (Rom. VII, 23-25). Nei duri lavori di questa guerra, egli ha dunque fissato i suoi sguardi sulla grazia di Dio; e siccome già cominciava a soffrire il calore ed a disseccarsi, ha trovato un’ombra che gli ha reso la vita. (S. Agost.). – Non molto tempo prima – egli dice – ma è nel giorno stesso in cui il malore mi minacciava, quando i miei nemici cioè stavano per venire alle mani, e correvo i più grandi pericoli, che mi avete messo in sicurezza. Dio non ha bisogno né di preparazione né di esortazione, Egli che conosce il presente, l’avvenire, il passato, e che è sempre là pronto a venire in nostro soccorso. « Voi avete messo la mia testa all’ombra; » Vale a dire, Voi mi avete messo al riparo dal più leggero pericolo, dal minimo calore. Grazie a Voi, io ho gustato una sicurezza, una gioia, una tranquillità senza pari; lungi dal soffrire un calore importuno, io mi sono riposato sotto la vostra ombra con delizia, libero da ogni pericolo, libero da ogni timore… David non dice: non mi abbandonate, perché io sono degno di questo favore; non mi abbandonate in considerazione della mia vita passata nella pratica della virtù. Qual motivo egli adduce? « Nel timore che essi non si ergano; » cioè per timore che non divengano più insolenti e che il mio abbandono non ispiri loro una arroganza ancor più grande. (S. Chrys.).

III. — 9-13.

ff. 9-11. –  L’espressione « Circuito, deviazione, » vuol dire le loro riunioni, I loro conciliaboli, i laboratori dei crimini, i loro abominevoli disegni. Il Salmista vuol loro dire: i loro progetti criminali e tutta la malignità del loro spirito perverso e corrotto li schiacceranno e li perderanno senza ritorno. (S. Chrys.). – Il principio del cerchio che descrivono, cioè l’orgoglio, il lavoro delle loro labbra, li coprirà. E cos’è il cerchio che essi descrivono? È il fatto che essi marciano girando su se stessi e non si arrestano mai, vagano nel labirinto dell’errore nel quale il cammino non ha mai fine. In effetti, ogni uomo che faccia un lungo viaggio comincia da una qualche parte e finisce in un altro luogo; ma colui che cammina in cerchio, non arriva mai. Questo è il lavoro degli empi che il Profeta descrive più chiaramente in un altro salmo, dicendo: « gli empi camminano in cerchio girando. » (Ps. XI, 9). Ma il principio del cerchio che essi descrivono, è l’orgoglio, perché è l’orgoglio l’inizio di ogni peccato. (Eccli. IX, 15). Ma come l’orgoglio è « il lavorio dei loro peccati? » Infatti ogni orgoglioso è ipocrita ed ogni ipocrita è mendace. Gli uomini lavorano per mentire, mentre nulla è più facile che dire la verità. È un lavoro fabbricare le proprie parole, ma non c’è lavorio per chi vuol dire la verità; la verità parla da sé senza sforzo (S. Agost.). « … Il lavoro delle loro labbra. » Questo lavoro, è la loro malvagità. In effetti la malvagità è un vero lavoro; essa diviene principio di rovina per il suo autore, e schiaccia chi se ne renda colpevole. (S. Crys.). – Pene inflitte agli empi sono i castighi che cadono dall’alto, inviati cioè dalla giustizia di Dio: il fuoco della collera di Dio, che cade dal cielo, le fiamme divoranti in cui saranno gettati, miserie insopportabili nelle quali non potranno sussistere, dalle quali saranno come schiacciati sena potersi sostenere né risollevare, e nelle quali dimoreranno eternamente, senza poterne mai uscire. – L’ « uomo della lingua » è una espressione che non si può troppo considerare. Si chiama uomo di piacere colui che cerca incessantemente di soddisfare il gusto che ha per la voluttà; si chiama uomo di buona carne, colui che fa dei piaceri della tavola un suo interesse capitale; ugualmente l’uomo della lingua deve essere colui che si dà a tutti gli eccessi che si possono commettere parlando. L’Apostolo San Giacomo dice che con la lingua si benedice Dio e si maledicono gli uomini, per far capire che i giusti si servono della lingua per rendere omaggio a Dio, ed i malvagi se ne servono per perseguitare il prossimo. Ora, colui che benedice Dio non è l’uomo della lingua, ma è l’uomo del cuore; egli medita molto e parla poco: è per questo che Gesù-Cristo raccomandava ai suoi discepoli di non fare lunghi discorsi pregando. L’uomo di lingua è assolutamente e senza eccezione, secondo il linguaggio della Scrittura, colui che abusa della parola, sia per oltraggiare il Signore, sia per nuocere al prossimo (Berthier). – Ora, quest’uomo non prospererà sulla terra; letteralmente, « non camminerà dritto. » L’uomo intemperante con la lingua, ama la menzogna. Qual è in effetti il suo piacere, se non quello di parlare? Poco importa di cosa parli, purché parli. È impossibile che cammini rettamente. (S. Agost.). – Ora, un tale uomo si vede per la maggior parte del tempo come oggetto di un odio condiviso sia dai buoni che dai malvagi. È il nemico generale, è odioso e di peso a tutti, nessuno può sopportarlo. E come l’uomo dolce, paziente, che sa tacere, è solidamente stabilito in una perfetta sicurezza, amato da tutti, così colui che non sa contenere la sua lingua conduce una vita sempre incerta, si fa numerosi nemici, ed oltretutto riempie la sua anima di agitazione e non si concede un momento di riposo. (S. Chrys.). – Questi mali di cui sarà caricato durante la sua vita, lungi dal meritare un giorno, come i giusti, le ricompense dovute alla pazienza, cadranno su di lui come un diluvio al momento della sua morte, e non gli serviranno che ad aggravare la sua sorte eterna.

ff. 12, 13. – Due elementi vi sono nella giustizia di Dio: punire i malvagi, ricompensare i buoni. – Il Profeta dichiara che questi due atti della giustizia di Dio sono di egual  verità. – Il Signore farà giustizia ai deboli ed ai poveri, punendo i loro persecutori e coronando essi stessi. – Essi loderanno eternamente il nome di Colui che avrà preso le loro difese. – Al momento in cui sosterrete la loro causa, o farete loro giustizia, essi confesseranno il vostro nome; essi non attribuiranno niente ai loro meriti, attribuiranno tutto alla vostra misericordia … E dove saranno le loro delizie, ove sarà il loro riposo, ove sarà la loro gioia, dove sarà la loro beatitudine? In se stessi? No, ma in Colui che li colmerà di gioia manifestandosi ad essi. Purifichiamo il nostro viso, per trovare la nostra gioia contemplando il suo volto: « Perché noi siamo i figli di Dio – dice San Giovanni – e ciò che noi saremo non è ancora apparso: noi sappiamo che, quando apparirà, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così com’è. » (S. Agost.).