IL DIGIUNO DELLE QUATTRO TEMPORA E LE PROCESSIONI DELLE ROGAZIONI
“Surrexit David
et abiitet universus
populus utadducerent arcam Dei.”
(II Reg. VI, 2).
Possiamo, Fratelli miei, trovare una
cerimonia più commovente di questa: vedere il santo re, accompagnato da tutti i
sacerdoti e leviti, ai quali teneva dietro il popolo, trasportare l’Arca santa
dal Tabernacolo di Silo (L’arca era
stata prima a Silo (I Reg. I- IV); ma quando Davide pensò di condurla a Gerusalemme,
l’arca non era più a Silo, ma a Cariathiarim (I Paral., XIII, 5) nel
luogo preparatole in Gerusalemme? I sacerdoti ed i leviti compivano attorno ad essa le funzioni del loro ministero, ed ogni tribù camminava sotto il proprio stendardo. Vediamo in questo trionfo del popolo giudeo
che conduce l’Arca, una figura
ben naturale del pio concorso
dei Cristiani che vanno in processione da
un luogo all’altro, condotti dai loro pastori, con alla testa la croce e gli stendardi. Riuniti insieme formano un piccolo esercito formidabile al demonio e potente
presso Dio, per ringraziarlo di
qualche grazia, o per domandarne di
nuove. È quindi assai necessario farvi
comprendere perché furono stabilite queste processioni, e come dobbiamo assistervi. Dirò anche qualche parola sull’astinenza, che è stabilita press’a poco per gli
stessi motivi: cioè per domandar
al buon Dio di conservar i
raccolti, e per darci modo di soddisfar la sua giustizia pei nostri peccati, ed insieme preservarci dal commetterne dei
nuovi. E adunque vostro
interesse ascoltar bene questa istruzione,
che vi insegnerà i mezzi d’approfittare
di questi beni che la Chiesa ci offre.
I. — Vi dirò
anzitutto, F. M., che la prima e più antica legge che il buon Dio abbia imposto
all’uomo è quella dell’astinenza. Quando Adamo fu creato, Dio lo pose nel
paradiso terrestre, dandogli ogni potestà su tutte le creature, ma gli proibì
nello stesso tempo di toccare il frutto d’un certo albero che gli indicò. Se
Adamo fosse stato fedele a questa legge, non avremmo avuto bisogno che la
Chiesa ci imponesse nuove astinenze. Ma pel peccato essendosi ribellata la
nostra carne allo spirito, bisognò necessariamente domarla col digiuno e
l’astinenza. Perciò la Chiesa ordina a’ suoi figli, oltre i digiuni della
Quaresima, quelli delle Vigilie e delle Quattro Tempora, e l’astinenza del
Venerdì e del Sabato. Ecco, F.M.,
il fine generale che la Chiesa si propone ordinando l’astinenza ed il digiuno
in certi giorni: è per mantenere nei suoi figli lo spirito di penitenza, che
Gesù Cristo non cessò di raccomandare quand’era sulla terra, e che è come il
riassunto della divina morale. Sì, F.M., mortificando i nostri corpi
indeboliamo le nostre passioni, possiamo espiare i peccati commessi, e applichiamo
un rimedio per preservarci dal commetterne dei nuovi. E giacché, F.M.,
abbiam tante colpe da espiare, dobbiam approfittare di mezzi così efficaci per
soddisfare la giustizia di Dio. Sì, abbiam tutti delle passioni da domare, ed è
precisamente col diminuire quanto può lusingarci nel gusto, che le potremo
vincere. La Chiesa, che sa il bisogno che ne abbiamo e la nostra ripugnanza a
farlo, viene in nostro soccorso, facendocene un precetto, per determinare più efficacemente
la nostra volontà a sottomettervisi. Ma, oltre questa legge generale, ha ancora
delle ragioni particolari: così ci ordina i digiuni nelle vigilie delle grandi
feste per disporci colla penitenza a celebrarle con maggior pietà e ricavarne
frutto più grande. Come la Chiesa ha consacrato la domenica alla memoria della
risurrezione di Gesù Cristo, così ha consacrato il venerdì al ricordo della
passione e morte di Lui. Non è giusto che consacriamo questo giorno alla
penitenza ed alla mortificazione, poiché furono i nostri peccati che crocifissero
Gesù Cristo alla croce? Non è giusto che prendiamo parte alle sue sofferenze,
se vogliamo aver parte alla grazia della redenzione? Perciò, F. M., nei primi secoli
della Chiesa, tutti i venerdì erano giorni di digiuno. Si digiunava anche al
sabato per onorare la sepoltura di Gesù Cristo, ed insieme per prepararsi alla
santificazione della domenica. Poiché, F. M., questi sono giorni di grazia e di
benedizione, dobbiam prepararvici colla mortificazione, se vogliam ricevere in
abbondanza i beni che Dio ci vuol in essi largire. Oggi, F. M., come il vedete,
questo digiuno del venerdì e del sabato si riduce soltanto a privarsi di
mangiar carne, e la Chiesa ce ne fa un precetto: “Non mangerai carne al
venerdì e al sabato.„ E devono tutti sottomettersi a questa legge, anche i
fanciulli, quando lo possono: soltanto coloro che non lo possono, ne sono dispensati.
Ma, ahimè! in qual secolo disgraziato siamo noi nati? Non si riconosce più tra
i Cristiani quali sono i figli devoti della Chiesa: quasi tutti sembrano dilettarsi
di trasgredire le leggi dell’astinenza. Ahimè! nessuno si fa più scrupolo di
mangiar carne il venerdì od il sabato: la cattiva compagnia vi fa rinunciare
alla vostra Religione. Quanti peccati mortali! Vedete voi degli sposalizi
celebrati in sabato, senza che si mangi carne, come tanti pagani od idolatri?
Ahimè! quale scandalo per i fanciulli, e quale fonte di maledizioni per quelli
che si sposano! — È l’abitudine! — Amico mio: se è abitudine di mangiar carne
al venerdì, il buon Dio non prenderà mai l’abitudine di ricevere in cielo chi
disprezza la sua legge. La religione perde piede in mezzo a noi, perché non facciam
più conto delle sue leggi. Se Adamo si è perduto mangiando il frutto proibito,
così noi ci perdiamo mangiando carne nei giorni vietati. Oh! triste pensiero,
il preferir di abbruciare nell’inferno per una eternità, anziché privarsi di
mangiar carne! —
Ma, mi direte: è la compagnia! Ah,! la compagnia! Essa non vi sforza: non vi apre la bocca per mettervi dentro carne. — Sfortunati, avrete ben il tempo di pentirvi !… No, no, F . M., giammai questo maledetto rispetto umano vi farà fare un’azione così indegna del Cristiano, e che rivela una grande ingratitudine verso Dio. Ecché! Amico mio, voi temete il mondo: ma gettate adunque i vostri sguardi su questa croce: vedete se il vostro Dio ebbe vergogna di morirvi tutto ignudo, alla vista d’una folla immensa di popolo. — Andate, disgraziati, voi siete sconoscenti: il buon Dio vi aspetta davanti al suo tribunale, dove pagherete caro il vostro rispetto umano. Temete vi si derida? Oh! certamente, siete proprio un personaggio, per temer tanto che si rida di voi! Guardate adunque il vostro modello, F . M.; ha temuto Egli le derisioni fattegli durante la sua passione? Se le avesse temute, non ci avrebbe lasciato nella schiavitù del demonio? Andate, miserabile, andate a mangiar la vostra carne; avrete ben tempo di rimpiangerla per tutta l’eternità!… No, F. M., giammai questo maledetto rispetto umano vi faccia tradir così vilmente il vostro dovere. – Ma passiamo ad una seconda riflessione sui digiuni delle Quattro Tempora. Leggiamo nella S. Scrittura che i Giudei scacciati da Gerusalemme e per le loro infedeltà, condotti in ischiavitù a Babilonia, lontani dal tempio del Signore, riconoscendo che i peccati avevan loro meritato tutti questi castighi, vollero tentare di placare la collera di Dio, e perciò si imposero di digiunare il quarto, il quinto , il settimo ed il decimo giorno del mese ed è a questo esempio che la Chiesa istituì i digiuni delle Quattro Tempora, per farci espiare i peccati che non cessiamo di commettere ogni giorno; e per attirare su di noi con questa penitenza generale, che è molto più meritoria che se ce la imponessimo da noi stessi, per attirarci, dico la misericordia e le benedizioni del cielo (il testo del profeta Zaccaria: Jejunium quarti et jejunium quinti, et jejunium septimi, et jejunium decimi erit domui Juda… – Zach. VIII, 19 – s’intende, secondo gl’interpreti, del digiuno del quarto, del quinto, settimo e decimo mese. I Giudei digiunavano il nono giorno del quarto mese, il decimo giorno del quinto mese, il terzo giorno del settimo mese, od il decimo giorno del decimomese, per diverse ragioni che si posson vedere nella Bibbia di Carrières e Menochio, a questo passo di Zaccaria. – Questa differenza d’interpretazione non indebolisce affatto, come è evidente, il valore dell’esempio proposto dal Beato). Converrete con me che i tre giorni di digiuno che pratichiamo ad ogni stagione, cioè ogni tre mesi, non hanno proporzione con i peccati che abbiam la disgrazia di commettere ogni
giorno. Tuttavia la Chiesa, che è una madre buona ed ama i suoi figli, si
accontenta di così poco, so lo facciamo bene e di buon cuore, del digiuno cioè
e delle altre opere buone. Per farci meglio sentire la necessità in cui siamo
di ben adempiere questi santi digiuni, ce ne fa un precetto: “Digiunerai
nelle Quattro Tempora e nelle Vigilie. „ Essa vuole coi digiuni delle Quattro
Tempora farci ricordare che come non v’è tempo in cui non si abbia la mala
sorte di offendere il buon Dio, così non ve ne deve essere alcuno in cui non facciamo
penitenza per placare la collera di Dio col sacrificio d’un cuore contrito ed umiliato.
Ecco la prima ragione che indusse la Chiesa ad istituire le Quattro Tempora.
La seconda ragione riguarda i nostri bisogni temporali. Sapete che vi sono i digiuni delle Quattro Tempora in primavera, perché allora il ritorno del sole incomincia a rianimar la natura, ed aprir la terra per la produzione dei frutti. La Chiesa ci avverte di domandar a Dio che abbia a dare la fecondità alla terra colle sue benedizioni. In estate, giacché il raccolto è esposto a mille peripezie dolorose, l’intenzione della Chiesa è che noi preghiamo il buon Dio di conservarcelo, e di accordarci nella sua misericordia quanto ci è necessario alla vita durante l’anno. Dico, F . M., nella sua misericordia: perché essendo noi tanto peccatori, non abbiamo alcun diritto ai beni necessari alla vita. Perciò dobbiamo umilmente domandare al buon Dio il nutrimento e il vestito, come una elemosina che può
rifiutarci senza ingiustizia, e riceverli con grande riconoscenza, come un
beneficio affatto gratuito, che sparge su di noi per sua pura bontà. Quindi in
autunno, quando si è occupati nella raccolta, ed in inverno quando è terminata,
la Chiesa vuole che offriamo a Dio i nostri digiuni e le elemosine come un sacrificio
di rendimento di grazie per tutti i beni accordatici durante l’anno.
La terza ragione per la quale la Chiesa
ha istituito le Quattro Tempora è per domandare al buon Dio la grazia di fare
un buon uso dei beni che ci ha dati, e di non perder mai di vista Chi ce li ha
dati. Ma, sventuratamente, non facciamo così. Ahimè! chi di noi potrebbe non
deplorare la cecità dei Cristiani che nel tempo della raccolta dovrebbero
ringraziare il buon Dio dei beni che ci largisce, ed invece sembrano
raddoppiare il loro furore contro di Lui coi peccati che commettono nel medesimo
tempo che raccolgono i beni che Dio ha dato loro. Dobbiamo adunque concludere,
F. M., che se ci troviamo in istato di digiunare, e non lo facciamo, pecchiamo
mortalmente; e se non possiamo digiunare dobbiamo sempre supplirvi con opere
buone: sia privandoci di qualche cosa nei pasti, sia assistendo alla S. Messa,
ovvero facendo qualche preghiera più degli altri giorni. Dobbiamo poi unirci
alla Chiesa, eccitarci alla contrizione dei nostri peccati, gemere perché non possiamo
far penitenza, e almeno così soddisfare la giustizia di Dio pei nostri peccati.
La quarta ragione che ha indotto la
Chiesa ad istituire il digiuno è quella di domandare al buon Dio che i Vescovi
abbiano ad ordinare solo buoni Sacerdoti: perché è per mezzo del Sacerdote che
il buon Dio ci illumina, ci conduce, ci distribuisce le sue grazie, e ci
applica nei Sacramenti il prezzo del sangue di Gesù Cristo. Un buon pastore, un
pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il Signore possa
accordare ad una parrocchia, ed uno dei doni più preziosi della misericordia
divina. Al contrario, un prete cattivo è uno dei più terribili flagelli della collera
di Dio: perciò la Chiesa invita e comanda, a tutti coloro che possono, di
digiunare, affine di attirar sui Vescovi i lumi necessari per conoscere bene
coloro che Dio destina al suo servizio, e perché Egli effonda i suoi doni e le
sue grazie su coloro che saranno ordinati. Vedete, M. P., come tutti vi siamo
interessati, poiché ne dipende la nostra salvezza; infatti, se siete condotti
da un buon Sacerdote, potete ricevere ogni sorta di benedizioni, sia per le preghiere
che farà per voi, sia per i buoni consigli che vi darà.
II — In secondo luogo, dissi che vi avrei parlato delle differenti processioni che si fanno durante l’anno, e che hanno ciascuna un oggetto particolare. La processione del Ss. Sacramento ha per oggetto di celebrare il trionfo che Gesù Cristo fece riportare alla sua Chiesa sui suoi nemici che negavano la presenza reale di Lui nell’adorabile Sacramento; e nello stesso tempo per fargli rendere gli omaggi che Gli si devono in questo Sacramento di amore. È la più augusta di tutte le processioni, poiché Cristo vi cammina in persona. Oh! di qual rispetto ed amore non dovremmo esser penetrati in questo momento così felice, se avessimo la fortuna di ben comprenderlo; abbiamo il medesimo vantaggio di coloro che seguivano il Salvatore quando era sulla terra! La processione delle Palme si fa peronorare l’andata e l’entrata trionfale di Gesù Cristo in Gerusalemme, cinque giorni prima della sua morte: quella della Parificazione per raffigurare il Viaggio che la santa Vergine fece alTempio, portando Gesù Cristo tra le sue braccia: quella dell’Assunzione fu istituita per celebrare il trionfo della Madre di Dio assunta in cielo, e per rinnovare la consacrazione della Francia a questa augustaRegina, che tante prove ci ha dato della suaprotezione. Nelle domeniche, prima della Messa parrocchiale, si fa una processione per onorare Gesù Cristo risuscitato, che andò da Gerusalemme in Galilea: perché tutte le domeniche sono un continuo ricordo della risurrezione di Gesù Cristo. Questa processione vien fatta prima della Messa, per ricordare il viaggio che fece Gesù Cristo andando al Calvario; poiché il santo Sacrificio della Messa non è altro che la continuazione del sacrificio della croce. Ditemi, se aveste ben considerato che la processione che facciamo alla domenica prima della Messa è per onorare il viaggio, che Gesù Cristo fece andando al Calvario, con qual premura non vi interverreste per avere la bella sorte di seguire in ispirito Gesù Cristo che va ad immolarsi una seconda volta per noi? con quale pietà, M. F., e con qual rispetto vi assistereste! Non vi sembrerebbe di vedere il Sangue che questo divin Salvatore sparse sul Calvario? Ahimè! se vediamo tanta indifferenza e poco rispetto è perché non si conosce quanto si fa, né i misteri che queste differenti cerimonie ci rappresentano. Felice il Cristiano che è istruito od entra nello spirito della Chiesa! – Vediamo che in tempo di pubbliche calamità i Vescovi comandano processioni straordinarie per calmare la collera di Dio, o per ottenere dalla sua misericordia qualche grazia particolare. In queste processioni si portano alcune volte le reliquie dei Santi, affinché il buon Dio, alla vista di quei preziosi depositi, si lasci piegare in nostro favore. La Chiesa ha stabilito quattro giorni all’anno per fare queste processioni di penitenza, e sono: il giorno di S. Marco, ed i tre giorni delle Rogazioni. In queste processioni si porta una croce e si portano stendardi, sui quali è dipinta l’immagine della Ss. Vergine e del Patrono della parrocchia: è per avvertire i fedeli, che debbono camminar sempre dietro Gesù Cristo crocifisso, e sforzarsi d’imitare i Santi, che la Chiesa ci ha dati per patroni, protettori e modelli. Dobbiamo riguardare tutte le processioni che facciamo, come una specie di trionfo, in cui accompagniamo Gesù Cristo ed i Santi. Gesù Cristo si compiace di spargere benedizioni in tutti i luoghi dove passa la sua immagine o quella dei santi: è quanto si vide in modo particolare a Roma, quando sembrò che la peste non volesse risparmiar alcuno. Il Papa vedendo che né le penitenze, né le altre buone opere potevano far cessare questo flagello, ordinò una processione generale, in cui si portò l’immagine della Ss. Vergine, dipinta da S. Luca. Appena la processione si fu incamminata, dappertutto, dove passava l’immagine della Ss. Vergine, cessava la peste: e si adivano gli angeli cantare: “Regina cœli lætare, alleluia.„ Poi la peste cessò interamente. Questo cammino che noi facciamo, seguendo la croce, ci richiama che la nostra vita non dev’essere altro che un’imitazione di quella di Gesù Cristo, che ci si è dato per esser nostro modello, ed insieme nostra guida: e che tutte le volte che noi lo abbandoniamo siamo certi di smarrirci. La croce e gli stendardi, F. M., che vediamo in capo alle processioni, sono per i veri fedeli un grande soggetto di gioia: così raccolti noi formiamo un piccolo esercito, che è formidabile al demonio, e ci dà diritto alle grazie di Dio: giacche nulla è tanto efficace quanto le preghiere che facciamo tutti insieme riuniti sotto la guida dei pastori. Ricordate, M. F., ciò che avvenne agli Israeliti, sotto la condotta di Giosuè: fecero per sette giorni il giro delle fortificazioni di Gerico con l’Arca, camminando rispettosamente coi ministri sacri. I Cananei se ne burlavano dall’alto delle loro mura: ma ben presto cambiarono pensiero. (Gio. VI). Alla fine di questa processione strana, le fortificazioni caddero al semplice suono delle trombe; ed il Signore diede nelle loro mani i nemici, che non fecero alcuna resistenza, quasi fossero altrettanti timidi agnelli. Tale è, F. M., la vittoria che Gesù Cristo ci fa riportare sui nemici della nostra salute, quando abbiamo la ventura di assistere a queste processioni con grande religione e rispetto.
III. — In terzo luogo le processioni
debbono farci pensare che noi non siamo che poveri viaggiatori sulla terra, che
il cielo è la nostra vera patria, e che abbiamo dei lumi e delle grazie da Gesù
Cristo per arrivarvi. Egli stesso è la via, poiché egli ci ha mostrato quanto
dobbiamo fare per giungervi. – La Chiesa colle processioni vuole ispirarci che non
dobbiamo attaccarci alla vita, ma a Gesù Cristo sino alla morte; perché Egli è
la nostra ricompensa per l’eternità. Sì, F. M., ecco i vantaggi che troviamo nelle
processioni, se abbiamo la fortuna di penetrarci bene di quanto facciamo. Ma
ohimè! quanti disprezzi non riceve Gesù Cristo nelle processioni che facciamo?
Gli uni non sanno più il motivo che ve li conduce: vi vanno come ridendo: gli
altri vi chiacchierano, come in una pubblica piazza, guardando da una parte e
dall’altra. Ahimè! quanti volgono gli sguardi loro su oggetti che animano ed
infiammano le loro passioni, e. finita la processione, ne escono assai più
colpevoli di quando si unirono ai fedeli. Dio mio, quante grazie disprezzate!
quanti peccati si commettono in un momento cosi prezioso per ottenere i favori
più abbondanti! quante cose che rallegrano il demonio!… Se vi andassimo con
buone disposizioni! Dobbiam dunque farci un obbligo di assistere alleprocessioni
quante volte ci è possibile: seassolutamente non possiamo assistervi,
dobbiamsupplirvi recitando tutte le preghiere che recitano coloro i
quali hanno la fortunadi assistervi, e sforzarci di avere le
sante disposizioni che la Chiesa comanda. – La prima disposizione è di
penetrarci di quanto la Chiesa vuol raffigurarci in ogni processione. Non
perdiamo mai di vista, F. M. che per piacere a Dio e meritare le sue grazie,
bisogna adorarlo in ispirito e verità, perciò non dobbiamo accontentarci di
essere presenti alle processioni solo col corpo. Un buon Cristiano deve entrare
nello spirito di quanto la Chiesa vuol rappresentargli in tutte le cerimonie che
fa. Bisogna che egli creda davvero che si trova alla presenza di Dio, che lo
segue come facevano i primitivi fedeli nel corso della sua vita mortale: e deve
venire in queste processioni solo per domandare misericordia, sensibilmente
afflitto d’aver offeso un Dio così buono. – La seconda disposizione che il buon
Dio vuole vedere in noi quando accompagniamo le processioni, è di camminare con
molto ordine: perché basta una persona mal composta, per dare molte distrazioni
alle altre. L’ordine consiste nell’andare con modestia, senza guardar dall’una
e dall’altra parte, senza parlare, senza ridere: perché sarebbe un disprezzo della
presenza di Dio e delle cose sante. – La terza disposizione è di unire le
proprie preghiere a quelle che fa la santa Chiesa durante la processione: cioè
dovete unirvi al Sacerdote, facendo con lui tutte le preghiere che si fanno. Se
non sapete leggere, ebbene, dite il vostro rosario, unendo le vostre preghiere a
quelle del Sacerdote e di tutti gli altri fedeli. Bisogna guardarsi bene dal
non lasciar distrarre il nostro spirito dagli oggetti differenti che vediamo
davanti a noi: ma bisogna abbassare un po’ gli occhi, perché il demonio non ci
offra tante occasioni di distrarci. Prima di cominciare, bisogna domandare al
buon Dio perdono dei nostri peccati, affinché egli faccia discendere la sua
misericordia su di noi. Ahimè! da quanti anni assistiamo alle sante processioni,
e ciononostante non siamo migliori di prima! Sapete, F. M., donde può venirci
tale sventura? È perché non siamo giammai ben penetrati di quanto facciamo, e
sempre lo abbiamo fatto per abitudine, per usanza, e non per ispirito di pietà e
di amore. Sì, F. M., un buon Cristiano deve assistere alle preghiere ed a tutti
gli esercizi di religione con gusto sempre nuovo, sempre con nuovo desiderio
d’approfittarne meglio che non fece finora. Quale bontà da parte di Dio di
sopportarci alla sua santa presenza e di permetterci di fare quanto fanno i
santi in cielo! Quanto migliore sarebbe l’uomo qui sulla terra, se avesse la
fortuna di conoscere la santa religione!
Ma diciamo ora qualche parola sulla processione di S. Marco e su quella delle Rogazioni. Ascoltate bene: è molto interessante. Bisogna che sappiate chi le ha istituite, quando furono istituite, e perché furono istituite. Nell’anno 442 i terremoti furono così grandi, e gli abitanti di Vienna nel Delfinato ne furon così atterriti, che si credevano giunti alla fine del mondo. Ciò che li spaventò ancor più, fu il fuoco caduto dal cielo sul palazzo di città, e che lo ridusse in cenere con molte case vicine. Le belve feroci uscivano dalle foreste, e venivano ad assalire gli uomini persino nelle pubbliche piazze. Gli abitanti, tutti impauriti, accorsero in chiesa coi loro Vescovo, per salvarsi da questi mostri. San Mamerto, loro Vescovo, ordinò molte preghiere e penitenze; ed in seguito, per domandar a Dio la cessazione di questi mali, ordinò, tre giorni prima dell’Ascensione, processioni solenni e digiuni per placare la collera di Dio. Le altre chiese di Francia, e parecchie di altri paesi fecero altrettanto, ed in seguito queste processioni si diffusero in tutto il mondo cristiano. – Niente v’è più edificante del modo col quale allora si facevano queste processioni: vi si assisteva a piedi nudi, vestiti di cilicio e aspersi di cenere: si osservava un digiuno rigorosissimo durante i tre giorni: era proibito lavorare, perché si avesse maggior tempo per la preghiera: e tutto questo tempo era impiegato nel domandar perdono a Dio dei peccati, nel pregare per la conservazione dei frutti della terra, e pei bisogni dello Stato. Quanto alla processione di S. Marco, essa fu istituita dal papa san Gregorio Magno nel 590, in occasione di un’orribile calamità che travagliava Roma. Essendosi stagnate le acque del Tevere per molto tempo, dopo una furiosa inondazione, esse corruppero l’aria, causando una pestilenza crudele, che fece perire una moltitudine considerevole di persone, di ogni stato ed età. La processione ordinata da S. Gregorio Magno, si fece con tanta pietà, fervore e lagrime, che la peste cessò sul momento. La Chiesa, vedendo che i peccati si moltiplicavano sulla terra, e che il buon Dio li puniva rigorosamente, ordinò di continuar quelle sante processioni, per indurci a penitenza, placar la giustizia di Dio, e ottenere laconservazione dei frutti della terra, esposti per nove mesi dell’anno a mille pericoli. Queste processioni si chiamano Litanie maggiori e minori, parola questa che significa preghiera o supplicazione. Le litanie non erano al principio che grida raddoppiate che s’innalzavano al buon Dio domandando misericordia,con queste parole: Kyrie eleison. Di poi siaggiunsero i nomi della S. Vergine e dei Santi, per pregarli di interessarsi di noi presso il buon Dio. La Chiesa, dopo aver invocato il nome di Dio e implorata l’intercessione dei Santi, espone in queste litanie i mali da cui sisente oppressa, ed i beni dei quali abbisogna: scongiura labontà di Dio, per tutti i misteri di Gesù Cristo, e specialmente per la sua qualità d’Agnello e Vittima di Dio pei nostri peccati, che è il titolo più capace di placare la collera di Dio. Sì, queste litanie, queste processioni, la santa Messa e l’astinenza che la Chiesa ci prescrive in questi giorni, ci mostrano perfettamente quali sono le sue intenzioni.(L’astinenza è ancora prescritta per i tre giorni delle Rogazioni, ed i Vescovi non ne dispensano i loro diocesani che in virtù di un indulto, che debbono sollecitare da Roma.). Dobbiamo adunque, F . M., per conformarci alla sua intenzione, riguardar questi giorni come giorni consacrati alla preghiera, alla penitenza, ed alle altre opere buone: farci gran scrupolo di mancare alle processioni, ed assistervi con un esteriore modesto e raccolto, con cuore contrito e profondamente umiliato sotto la potente mano di Dio: considerando i nostri peccati ed i castighi che essi meritano. Animati da questi sentimenti, dobbiamo sollecitare con insistenza in nome di Gesù Cristo la divina misericordia per noi, pei nostri fratelli, per tutti i bisogni della Chiesa, pei bisogni dello Stato, e particolarmente per la conservazione dei beni della terra. Ma, ahimè! doveri così necessari, e fondati su motivi così interessanti, sono quasi interamente dimenticati: mentre certuni si veggono, continuamente alle fiere del mondo. (Le fiere sono feste mondane e chiassose, date in certe epoche dell’anno nella regione Lionese, e che durano due e perfino otto giorni. Spettacoli forestieri, balli pubblici, formano l’attrattiva ed il danno di queste feste.). Ecché! Se la Chiesa ci prescrive delle preghiere per quattro giorni, non ci sforzeremo di assistervi, poiché è solo per placare la collera di Dio, e stornare i mali che meritano i nostri peccati? Sapete, F. M., a che cosa ci invita la Chiesa quando ci chiama alle processioni? Eccolo. Vuol che lasciamo per alcuni momenti il lavoro della terra, per occuparci di quello della nostra salute. Qual fortuna, quale grazia lo sforzarci in qualche modo di salvar l’anima nostra! Mio Dio, qual dono! in quel momento facciamo quanto i santi fecero per tutta la lor vita. Ditemi, F. M., che cosa fece Gesù Cristo durante la sua vita? Non fece altro, che lavorare a salvarci. Ebbene! Ecco che cosa facciamo nei giorni di S. Marco e delle Rogazioni. Qual fortuna, lavorare in quel momento alla salvezza dell’ anima
nostra! Ahimè! F. M., il buon Dio si contenta di poco, se confrontiamo ciò che
meritano i nostri peccati, e quanto fecero i santi! Essi non si sono accontentati
di alcuni giorni di digiuno, e di alcuni viaggi di devozione, né di alcuni
giorni di astinenza: ma vedete quanti anni di lagrime e di penitenza per
peccati in numero assai minori dei nostri! Vedete S. Ilarione, che pianse per
ottant’anni in un deserto. Vedete S. Arsenio, che passò il resto di sua vita tra
due rocce. Vedete S. Clemente che sopportò un martirio durato trentadue anni.
Vedete ancora quelle turbe di martiri, che diedero la lor vita per assicurarsi
la salvezza. Ne abbiamo un esempio ben sorprendente in santa Felicita, madre di
sette figliuoli, che viveva sotto l’imperatore Antonino. I sacerdoti idolatri, vedendo
come questa santa sapeva far uscire le persone dall’idolatria, dissero
all’imperatore: “Noi crediamo, signore, doverti avvertire che v’è in Roma
una vedova con sette figli, che appartiene all’empia setta detta dei Cristiani,
i quali fanno voti sacrileghi che renderanno i vostri Dei implacabili.„
Sull’istante, l’imperatore ordina al prefetto di far venire questa vedova, di
costringerla con ogni sorta di tormenti a sacrificare agli Dei; e, se rifiuta,
di farla morire. Il prefetto, fattala venire, la pregò con bontà di abbandonar
la sua empia religione, e di sacrificare agli Dei dell’impero, altrimenti
l’imperatore aveva ordinato di farla morire. Ma Felicita gli rispose con santa
fierezza: “Non sperate, o Publio, di guadagnarmi colle preghiere o colle
minacce. Avete la scelta di lasciarmi vivere, o di farmi morire: ma siate
sicuro di restar vinto da una donna. — “Ma, dissele il prefetto, se vuoi morire,
muori: almeno non esser la causa della perdita de’ tuoi figli.„ — “I miei
figli, perirebbero, se sacrificassero ai demoni, che sono i tuoi Dei: ma se
muoiono per il vero Dio, vivranno eternamente.„ Ed il prefetto: “Abbi
almeno pietà dei tuoi figli, che sono nel fior degli anni. „ — “Tenete la
vostra compassione per altri; noi non ne vogliamo.„ Poi voltatasi ai figli che
erano presenti: “Vedete, figli miei, quel cielo così bello e così alto; è
là che Gesù Cristo vi aspetta per ricompensarvi: combattete generosamente,
figli miei, per il gran Re del cielo e della terra. „ Fu percossa crudelmente
in volto. Il prefetto fece venire il primo de’ suoi figli, chiamato Gennaro:
non potendo vincerlo, lo fece crudelmente staffilare, poi condurre in prigione.
Poscia si presentò Felice, che gli rispose: “No, prefetto, non ci farete
rinunciare al nostro Dio per sacrificare al demonio: fateci sopportare i tormenti
che vorrete, noi non li temiamo. „ Publio li fece passare tutti davanti al suo
tribunale, senza nulla ottenere, ed all’ultimo ebbe questa apostrofe: ”
Ahi prefetto, se sapessi le fiamme che ti sono preparate e che ti abbruceranno
per tutta l’eternità! Ah! se tu sapessi quanto la giustizia di Dio è vicina a
colpirti! Approfitta del tempo che il nostro Dio ti lascia ancora e pentiti. „ Niente
avendo potuto guadagnarli, furono fatti morire tutti. Durante l’esecuzione, la
madre li eccitava a soffrire generosamente per Gesù Cristo: “Coraggio,
figli miei: vedete il cielo dove Gesù Cristo vi attende per ricompensarvi.„
Ecco, F. M., i santi che non avevano che un’anima da salvare, un Dio da servire al par di noi, eppure vedete che cosa hanno
fatto. Non si accontentarono di alcune preghiere, come le facciamo noi per
pochi minuti quando la Chiesa ci chiama a pregare: ma diedero coraggiosamente
la vita per salvar la loro anima. – Termino, F . M., dicendo che dobbiamo
provare gran piacere, gran gioia di assistere a tutte queste sante processioni
che si fanno nel corso dell’anno. Procuriamo di venirvi con desiderio sincero
di domandar misericordia. Procuriamo che giammai il rispetto umano o qualche
minimo incomodo siano capaci di farci trasgredire la legge dell’astinenza e del
digiuno. Fortunati, se adempiremo tutte queste piccole pratiche di pietà, il
buon Dio ne resta soddisfatto…