TUTTA LA MESSA MOMENTO PER MOMENTO (10)
[Aldéric BEAÜLAÇ, p. S. S.
Vicario & subdiacono (Montréal)
“TOUTE LA MESSE
Par questions et réponses”
TUTTA LA MESSA in Domande e risposte
(Nouvelle édition revue et corrigée)
3425, RUE ST-DENIS MONTREAL
Cum permissu Superioris,
EUGENE MOREAU, p.s.s.
Nihil obstat’.
AUGUSTE FERLAND, p.s.s.
censor deputatus
Marianopoli, die 28a martii 1943
Imprimi potest’.
ALBERT VALOIS, V. G.
Marianopoli, die 28a martii 1943
5 — La preghiera per la pace
268 — Per chi il Sacerdote chiede il prezioso dono della pace?
Il Sacerdote, umilmente inchinato, con le mani giunte ed appoggiate all’altare e gli occhi fissi sull’ostia, chiede il prezioso dono della pace per sé e per tutta la Chiesa.
Preghiera:
« Dómine Jesu Christe, qui dixísti Apóstolis tuis: Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: ne respícias peccáta mea, sed fidem Ecclésiæ tuæ; eámque secúndum voluntátem tuam pacificáre et coadunáre dignéris: Qui vivis et regnas Deus per ómnia sæcula sæculórum. Amen. »
[Signore Gesú Cristo, che dicesti ai tuoi Apostoli: Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non guardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e degnati di pacificarla e di riunirla secondo la tua volontà. Tu che sei Dio e vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Amen.]
269 — Quando Nostro Signore ha pronunciato queste parole?
Fu durante la celebrazione della prima Messa nel Cenacolo che Nostro Signore disse: Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace.
Tutta la preparazione alla Santa Comunione è organizzata nel segno della pace: la pace interiore attraverso il regno della grazia e dell’amore di Dio, la pace esteriore in armonia e in unione con il prossimo.
270 — Cosa simbolizza il bacio della pace scambiato dai Chierici nella gran Messa?
Il bacio della pace scambiato dai chierici che assistono alle Messe cantate simboleggia la carità che deve unire tutti coloro che riceveranno Nostro Signore nella Santa Comunione … perciò, quando presenti la tua offerta all’altare, e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te – disse Nostro Signore – lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e vai prima a riconciliarti con tuo fratello, poi vieni a presentare la tua offerta.
Nella Chiesa primitiva, sia nella vita quotidiana che nelle assemblee liturgiche, i fedeli si scambiavano il bacio della pace come segno di carità e di unione.
6 — Le preghiere avanti la Comunione
271 — Cosa domandiamo a Dio con la prima preghiera avanti la Comunione?
Attraverso questa preghiera chiediamo a Dio la liberazione da tutte le nostre iniquità, da tutti i nostri mali, e l’aiuto che ci permette di essere sempre attaccati ai comandamenti di Dio e di non essere mai separati dal nostro Redentore.
Preghiera:
« Dómine Jesu Christe, Fili Dei vivi, qui ex voluntáte Patris, cooperánte Spíritu Sancto, per mortem tuam mundum vivificásti: líbera me per hoc sacrosánctum Corpus et Sánguinem tuum ab ómnibus iniquitátibus meis, et univérsis malis: et fac me tuis semper inhærére mandátis, et a te numquam separári permíttas: Qui cum eódem Deo Patre et Spíritu Sancto vivis et regnas Deus in saecula sæculórum. Amen.»
[Signore Gesú Cristo, Figlio del Dio vivente, Tu che per volontà del Padre, con la cooperazione dello Spirito Santo, con la tua morte hai restituito al mondo la vita, liberami, mediante questo sacrosanto Corpo e Sangue tuo, da tutte le mie iniquità, e da tutti i mali: e rendimi sempre fedele ai tuoi comandamenti, e non permettere che io mai mi separi da Te, che sei Dio e vivi e regni con lo stesso Dio Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.]
272— Chi per primo ha chiamato Nostro Signore il Figlio di Dio vivente?
Gesù era in Galilea. Interrogando i suoi discepoli, dicendo: « Cosa dicono gli uomini toccando il Figlio dell’uomo? Essi Gli risposero: Alcuni dicono che è Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti. Gesù dice loro: « E voi chi dite che io sia? » Simon Pietro rispose e disse: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. » Gesù gli rispose e gli disse: « Tu sei benedetto, Simone, figlio di Giona, perché la carne e il sangue non ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. » (S. Matth XVI, 13-17).
273 — Cosa domandiamo a Dio nell’ultima preghiera prima della Comunione?
Con questa preghiera chiediamo a Nostro Signore di salvarci dalla disgrazia di una cattiva Comunione e di concederci in abbondanza i benefici di una buona Comunione.
Preghiera:
« Percéptio Córporis tui, Dómine Jesu Christe, quod ego indígnus súmere præsúmo, non mihi provéniat in judícium et condemnatiónem: sed pro tua pietáte prosit mihi ad tutaméntum mentis et córporis, et ad medélam percipiéndam: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia saecula sæculórum. Amen. »
[La comunione del tuo Corpo, Signore Gesú Cristo, ch’io indegno ardisco ricevere, non mi torni a delitto e condanna; ma per la tua bontà mi giovi a difesa dell’anima e del corpo e come spirituale medicina, Tu che sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.]
274— Quale si chiama una cattiva Comunione?
Per fare una buona Comunione, bisogna essere in stato di grazia, avere una giusta intenzione e digiunare dalla mezzanotte.
Chi fa la Comunione in stato di peccato mortale fa una cattiva comunione, commette un grande sacrilegio; è colpevole del corpo e del sangue del Signore e mangia e beve la propria condanna, secondo l’espressione di san Paolo.
Ma non basta essere liberi dal peccato mortale per ricevere la Santa Comunione con dignità. La voluta mancanza di una maggiore purezza di intenzione, di rispetto, di carità e di devozione, che assicura al comunicante l’abbondanza delle grazie divine, rende la Comunione meno buona e lo dispone gradualmente alla comunione indegna.
Confidando nella bontà paterna del Salvatore, il sScerdote chiede che questa comunione sia per lui una fonte di bene.
275 — Come la Comunione è protezione e rimedio per la nostra anima?
Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue – disse Nostro Signore – avrà la vita per mezzo mio, e vivrà per sempre. La Comunione è per l’anima ciò che il pane e il vino sono per il corpo: aumenta la vita spirituale aumentando la grazia santificante, rafforzando le virtù soprannaturali; ci eccita a tutte le opere buone; ci arma di zelo e di coraggio per consacrarci interamente al servizio di Dio.
276 — Com’è che la comunione è profittevole per la nostra anima?
Solo l’anima è depositaria della grazia, ma l’aumento dell’amore di Dio nell’anima, il rafforzamento delle virtù e la forza di resistere alle tentazioni, effetti felici della Comunione fervente, producono un indebolimento delle inclinazioni al male e delle passioni della carne e, di conseguenza, diventano fonte di spiritualità. E così il corpo liberato dalle sue schiavitù, troverà il suo bene nell’ordine stabilita da Dio fin dall’inizio.
277 — Come termina la preparazione alla comunione?
Il Cacerdote adora Nostro Signore con la genuflessione. Alzandosi dice:
« Panem cœléstem accipiam, et nomen Dómini invocábo.»
[Prenderò questo pari celeste, invocherò il Nome del Signore].
Poi prende l’Ostia consacrata, che tiene tra il pollice e l’indice della mano sinistra; pone la patena tra questo indice ed il resto della mano; inchinandosi, dice tre volte di fila, a metà strada, con devozione e umiltà, battendosi il petto;
«Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.»
[Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ solo una parola e la mia anima sarà guarita.]
Riconosciamo qui la risposta del centurione di Cafarnao a Nostro-Signore, quando gli disse che sarebbe andato a casa sua per guarire il suo servo.
7 — La santa Comunione
278 — Quali gesti e quali preghiere fa il Sacerdote nel comunicarsi?
Il Sacerdote prende tra le dita della mano destra le due metà della Sacra Ostia e traccia il segno della croce davanti a sé, dicendo:
«Corpus Dómini nostri Iesu Christi custódiat ánimam meam in vitam ætérnam. Amen.»
[Possa il corpo di nostro Signore Gesù Cristo preservare la mia anima per la vita. Così sia.]
Poi, inchinandosi profondamente, si comunica con rispetto al Corpo di Nostro Signore.
Subito dopo, il Sacerdote mette la patena da un lato, unisce le mani e rimane per qualche istante in raccoglimento nella meditazione dei misteri divini. Poi purifica la patena e il caporale dai frammenti più piccoli, che mescola con il calice, mentre recita i seguenti versetti del Salmo CXV:
«Quid retríbuam Dómino pro ómnibus, quæ retríbuit mihi? Cálicem salutáris accípiam, et nomen Dómini invocábo. Laudans invocábo Dóminum, et ab inimícis meis salvus ero.»
[Che cosa restituirò al Signore per tutto il bene che mi ha dato? Prenderò il Calice della Salvezza e invocherò il Nome del Signore. Nella lode invocherò il Signore e sarò salvato dai miei nemici.]
Alle parole « Prenderò il Calice … », il Sacerdote prende il calice e, a formula completata, si segna con il segno della croce, dicendo:
« Sanguis Dómini nostri Iesu Christi custódiat ánimam meam in vitam ætérnam. Amen. »
[Possa il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo custodire la mia anima fino alla vita eterna. Così sia.]
Poi, tenendo la patena sotto il mento con la mano sinistra, fa la Comunione nel Sangue di Nostro Signore.
279 — Quando devono comunicarsi i fedeli?
I fedeli dovrebbero comunicarsi preferibilmente alla Comunione del Sacerdote, perché le preghiere della Messa che precedono la Comunione preparano le anime a un atto così sublime e le preghiere della Messa che seguono la Comunione esprimono i migliori sentimenti di gratitudine a Nostro Signore. Tuttavia, la pratica della Comunione frequente, aumentando il numero dei comunicanti ha reso piuttosto difficile la realizzazione di questo ideale liturgico.
280 — Quali preghiere si recitano prima di distribuire la comunione ai fedeli?
Mentre il Sacerdote apre il tabernacolo, il servente recita il Confiteor. Il Sacerdote recita, rivolto verso il popolo, il Misereatur e l’Indulgentiam. Poi prende un’ostia dal ciborio e, tenendola un po’ alta, dice, rivolgendosi all’uditorio:
Agnus
Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
[Agnello di Dio che
togli i peccati dal mondo, abbi pietà di me], e tre volte:
«Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.»
[Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ solo una parola e la mia anima sarà guarita.]
281 — Quale preghiere dice il Sacerdote comunicando ogni fedele?
Depositanto l’Ostia santa sulla lingua di ogni fedele, il Sacerdote dice:
Corpus Dómini nostri Iesu Christi custódiat ánimam tuam in vitam ætérnam. Amen.
[Il Corpo di nostro Signore Gesú Cristo custodisca l’anima mia per la vita eterna. Amen.]
282— Cosa devono fare i fedeli che non possono comunicare?
I fedeli che non possono fare la comunione sacramentalmente devono unirsi a Gesù-Ostia attraverso la comunione spirituale.
Per poter comunicare spiritualmente si deve:
a) fare un atto di fede viva nella presenza reale di Nostro Signore nella Santa Eucaristia, accompagnato da un atto d’amore;
b) desiderare sinceramente di ricevere la Santa Eucaristia in modo sacramentale, se possibile, e quindi di essere intimamente uniti a Nostro Signore.
8 — Le abluzioni
283 — Cosa si intende per abluzioni?
Le abluzioni si riferiscono alla purificazione delle labbra, delle dita, del calice e talvolta anche del ciborio da parte del Sacerdote.
Questo nome viene dato anche al vino e all’acqua con cui il sacerdote toglie le piccole particelle che potrebbero rimanere attaccate alle dita, così come il vino consacrato che bagna le pareti del calice.
284 — Quali sono le cerimonie e le preghiere delle abluzioni?
Mentre l’accolito versa un po’ di vino nel calice, il Sacerdote, in piedi al centro dell’altare, fa la seguente preghiera:
« Quod ore súmpsimus, Dómine, pura mente capiámus: et de munere temporáli fiat nobis remédium sempitérnum. »
[Ciò che con la bocca abbiamo ricevuto, fa, o Signore, che l’accogliamo con anima pura, e da dono temporaneo ci diventi rimedio sempiterno.]
Questa è la prima abluzione.
Dopo aver consumato il vino, il sacerdote si mette dal lato dell’Epistola e purifica con il vino e l’acqua i pollici e gli indici sopra il calice, dicendo:
« Corpus tuum, Dómine, quod sumpsi, et Sanguis, quem potávi, adhaereat viscéribus meis: et præsta; ut in me non remáneat scélerum mácula, quem pura et sancta refecérunt sacraménta: Qui vivis et regnas in sæcula sæculórum. Amen.»
[O Signore, il tuo Corpo che ho ricevuto e il tuo Sangue che ho bevuto, aderiscano all’intimo dell’ànima mia; e fa che non rimanga macchia alcuna di peccato in me, che questi puri e santi sacramenti hanno rinnovato, o Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.]
9 — L’antifona della Comunione
285 — Cosa richiama la preghera intitolata Communio?
Dopo aver preso le abluzioni il sacerdote asciuga il calice, lo rimette al centro dell’altare, come all’inizio della Messa, e va, dalla parte dell’Epistola, a leggere la Communio. Questa preghiera ricorda il canto di un salmo eseguito un tempo dal coro durante la distribuzione della Comunione al clero e ai fedeli.
La Communio si riferisce quasi sempre alla festa del giorno e dimostra che la Comunione, se ricevuta con le dovute disposizioni, ci fa partecipare in modo speciale al beneficio del mistero che si celebra.
10 — Il Postcommunio
286 — Perché il Sacerdote dice il Dominus vobiscum prima del Postcommunio?
Il Sacerdote dice: Dominus vobiscum peima del Postcommunio per augurare ai fedeli che insieme, celebrando e assistendo, possano essere una cosa sola nel Signore Gesù per rendere infinite grazie a Dio Padre, con Lui e per mezzo di Lui.
287 — Cosa chiediamo a Dio nel Postcommunio?
Nel Postcommunio chiediamo a Dio che l’Eucaristia operi in noi tutti i suoi effetti affinché, uniti a Cristo, facciamo nostri i suoi sentimenti di ringraziamento.
288 — Quali effetti l’Eucaristia produce in noi?
L’Eucaristia cementa la nostra unione con Cristo, realizza l’unione dei fedeli tra di loro ed effre un pegno della gloriosa risurrezione.
289 — Si mostri come l’Eucaristia cementi la nostra unione al Cristo.
Nostro Signore ha istituito la Santa Comunione sotto forma di cibo per nutrirci e dissetarci con la sua vita divina e per incorporarci sempre più intimamente a Lui (Giovanni, VI, 53-58). L’Eucaristia, principio di vita, è anche « sacramento della carità »; essa infonde nel comunicante la consueta carità (virtù): « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui », dice il Signore, e S. Giovanni scrive: « Dio è amore e chi dimora nell’Amore dimora in Dio e Dio in lui ». E questa virtù della carità fiorisce attraverso l’Eucaristia in una meravigliosa efflorescenza di atti. “Dandoci se stesso nell’Eucaristia, Cristo espande la nostra carità, ci guarisce dal nostro egoismo, rafforza la tendenza della nostra volontà verso il Bene sovrano e ci dispone a sacrificare la nostra vita per i nostri fratelli, come ha fatto Egli stesso sulla croce. Le specie sacramentali possono sparire, ma l’effetto spirituale, operato dalla venuta di Cristo nell’anima, rimane: ogni Comunione ci lascia più profondamente uniti a Lui.
Il Concilio di Firenze (1438-1445) afferma in modo conciso: « L’effetto di questo Sacramento è l’unione dell’uomo con Cristo », e nel Decreto agli Armeni è scritto: « E poiché è per grazia che l’uomo è incorporato in Cristo e unito alle sue membra, ne consegue che con questo Sacramento la grazia è accresciuta in coloro che lo ricevono degnamente: e ogni effetto che il cibo e le bevande materiali hanno sulla vita corporea, sostenendola, sviluppandola, riparandola, questo sacramento lo produce nella vita spirituale ».
290 — Si mostri come l’Eucaristia realizzi l’unione dei fedeli tra di loro..
San Cirillo di Gerusalemme (+ 356) scrive nel suo commento al Vangelo di San Giovanni: « Il Figlio unigenito, Sapienza e Consiglio del Padre, ha inventato un un mezzo meraviglioso con il quale per i Cristiani diventa possibile formare un’unità tra di loro e con Dio, per unirci gli uni con gli altri, anche se ognuno di noi ha un corpo e un’anima distinti. Quando Egli dà ai Cristiani il suo corpo da mangiare nell’Eucaristia, li rende concorporei con se stesso e gli uni con gli altri. Essi sono fisicamente uniti, poiché sono legati insieme nell’unità di Cristo attraverso la partecipazione al suo Corpo Sacro. Tutti noi che condividiamo lo stesso pane, formiamo un solo corpo, perché Cristo non può essere diviso ».
291 — Si mostri que l’Eucaristia ci dà come un pegno della Resurrezione gloriosa.
Questa è la promessa stessa di Nostro Signore: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo resusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni, VI, 54-55). – E papa Leone XIII, nella sua enciclica Miræ Caritatis del 28 maggio 1902, commenta così questa promessa: « L’augusto Sacramento dell’Eucaristia è insieme causa e pegno di felicità e di gloria, non solo per l’anima, ma anche per il corpo ».
292 — Di quante orazioni si compone il Postcommunio?
Il Postcommunio è costituito da una o più orazioni, così come la Colletta e la Secreta. Le stesse prescrizioni liturgiche, relative alla Colletta ed alla Secreta, per quanto riguarda il numero, l’ordine, l’inizio e la conclusione, si applicano interamente al Postcommunio.
11 — La preghiera sul popolo
293 — Quando si dice la Preghiera sul popolo?
Dopo il Post-communio delle Messe quaresimali, il nostro Messale menziona una preghiera chiamata Preghiera sul popolo.
Prima dell’introduzione dell’attuale rito di benedizione di fine Messa, la Preghiera sul Popolo serviva a chiedere la protezione di Dio sui presenti prima che fossero licenziati con l’“Ite Missa est”. Essa aveva come scopo l’implorazione della misericordia di Dio, così come indicano la preghiera stessa ed il rito che l’accompagna: essa è introdotta dall’invito: « Umiliate il vostro capo davanti a Dio », che si fa sempre quando si implora la benedizione di Dio o la si dà nel suo Nome.
12 — Il congedo dei fedeli
294 — Cosa fa il Sacerdote dopo il Postcommunio?
Dopo il Postcommunio, il Sacerdote chiude il Messale, si reca al centro dell’altare che bacia, saluta il popolo dicendo: Dominus vobiscum e aggiunge, secondo l’ufficio celebrato, Ite, missa est, Benedicamus Domino o Requiescant in pace. All’Ite missa est e Benedicamus Domino i fedeli, attraverso la voce del servoente rispondono: Deo gratias e al Requiescant in pace, Amen
295— Che significa l’espressione « Ite, missa est » ?
L’espressione « Ite, missa est » significa: andate, è il congedo.
Nell’antichità era consuetudine tra i Cristiani congedare il popolo alla fine del Sacrificio; i catecumeni venivano licenziati alla fine della cosiddetta Messa dei catecumeni, e i fedeli alla fine della cosiddetta Messa dei fedeli. Il congedo finale era così solenne e impressionava talmente i presenti, che esso ha dato gradualmente il suo nome al Sacrificio stesso, che così si chiama Messa.
296 — Perché il Sacerdote in certi giorni dice: « Benedicamus Domino »?
Il Sacerdote sostituisce l’« Ite Missa est » con il « Benedicamus Domino » ogni volta che non c’è « Gloria in excelsis », come nei giorni di penitenza e nelle festività semplici. In questi giorni i fedeli restavano in chiesa per dire altre preghiere e non c’era un congedo solenne.
Alle Messe del Requiem non c’è il congedo, perché di solito gli astanti rimangono in preghiera fino all’assoluzione. Il Sacerdote sostituisce: ite missa est con la formula Requiescant in pace, [riposino in pace]; in questo modo egli desidera il luogo della pace, cioè il cielo, per le anime dei defunti che beneficiano del Sacrificio.
297 — Si spieghi la risposta dei fedeli.
Gli assistenti rispondono « Deo gratias » dopo l’ Ite missa est e il Benedicamus Domino per imitare gli Apostoli, che, dopo la benedizione di Gesù sul Monte dell’Ascensione, sono tornati, pieni di gioia, lodando, benedicendo e ringraziando Dio incessantemente. È il ringraziamento che continua. “Niente di più breve, niente di più grande – diceva sant’Agostino – di questo ringraziamento: Deo gratias“.
13 — Il Placeat
298 — Quale rubrica osserva il Sacerdote recitando il Placeat?
Dopo la risposta dei fedeli, il Sacerdote unisce le mani e le preme sull’altare, poi, con il capo chinato, recita il Placeat. Questa preghiera contiene una sintesi precisa dei quattro fini del Santo Sacrificio: l’adorazione, il ringraziamento, la propiziazione e l’impetrazione.
Preghiera:
Pláceat tibi, sancta Trínitas, obséquium servitútis meæ: et præsta; ut sacrifícium, quod óculis tuæ majestátis indígnus óbtuli, tibi sit acceptábile, mihíque et ómnibus, pro quibus illud óbtuli, sit, te miseránte, propitiábile. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.
[O santa Trinità, Ti piaccia l’omaggio della mia servitù, e concedi che questo sacrificio, offerto da me, indegno, agli occhi della tua Maestà, sia a Te accetto, ed a me e a quelli per i quali l’ho offerto, torni giovevole, per tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen].
14 — La Benedizione
299 Qual è l’origine della benedizione?
Quando Gesù lasciò i suoi discepoli durante l’Ascensione, alzò le mani e li benedisse. Allo stesso modo, lasciando il Vescovo l’assemblea, benediceva il clero officiante, dicendo: Che il Signore vi benedica. Anche il popolo voleva essere benedetto dal Pontefice al suo passaggio. Questa benedizione è diventata così una cerimonia ufficiale e il Vescovo la impartiva a tutti prima di lasciare l’altare. Più tardi i Sacerdoti hanno imitato questo gesto del Vescovo al termine della loro Messa.
Recitato il Placeat, il Sacerdote bacia l’altare che rappresenta Cristo stesso, alza gli occhi verso la croce, fonte di benedizione, si rivolge ai fedeli e li benedice dicendo:
Benedícat vos
omnípotens Deus, Pater, et Fílius, ✠ et Spíritus Sanctus.
R. Amen.
[Vi benedica Dio onnipotente. Padre,
Figlio ✠ e Spirito Santo.
R. Amen.]
Non si benedice chi è presente alle Messe dei morti per dimostrare che tutti i frutti del Sacrificio sono da applicare ai defunti.
15 — L’ultimo Evangelio
300 — Quale Evangelio si legge alla fine della Messa?
Come regola generale, alla fine della Messa si legge l’inizio del Vangelo secondo San Giovanni. Ci sono alcune eccezioni: le Messe private della Domenica delle Palme, dove si prende il Vangelo della Benedizione delle Palme, la terza Messa di Mezzanotte, dove si prende il Vangelo dell’Epifania, le Messe delle feste dette la Domenica, i giorni festivi e le veglie che hanno il loro Vangelo, che viene letto alla fine di queste Messe.
In princípio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Hoc erat in princípio apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt: et sine ipso factum est nihil, quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux hóminum: et lux in ténebris lucet, et ténebræ eam non comprehendérunt.
Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Joánnes. Hic venit in testimónium, ut testimónium perhibéret de lúmine, ut omnes créderent per illum. Non erat ille lux, sed ut testimónium perhibéret de lúmine.
Erat lux vera, quæ illúminat omnem hóminem veniéntem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognóvit. In própria venit, et sui eum non recepérunt. Quotquot autem recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei fíeri, his, qui credunt in nómine ejus: qui non ex sanguínibus, neque ex voluntáte carnis, neque ex voluntáte viri, sed ex Deo nati sunt. Genuflectit dicens: Et Verbum caro factum est, Et surgens prosequitur: et habitávit in nobis: et vídimus glóriam ejus, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et veritatis. Deo gratias.
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che è stato creato. in Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. e la luce splende tra le tenebre, e le tenebre non la compresero. Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Questi venne in testimonio, per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era egli la luce, ma per rendere testimonianza alla luce. Era la luce vera, che illumina tutti gli uomini che vengono in questo mondo. Era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non lo conobbe. Venne nella sua casa e i suoi non lo accolsero. Ma a quanti lo accolsero diede il potere di diventare figli di Dio, essi che credono nel suo nome: i quali non da sangue, né da voler di carne, né da voler di uomo, ma da Dio sono nati. ci inginocchiamo E il Verbo si fece carne ci alziamo e abitò fra noi; e abbiamo contemplato la sua gloria: gloria come dal Padre al suo Unigénito, pieno di grazia e di verità. Rendiamo grazie a Dio.]
[Il Vangelo di San Giovanni – scrive padre Marco – è sempre stato oggetto di una venerazione speciale e straordinaria nella Chiesa Cattolica. I primi Cristiani lo portavano appeso al collo, o scritto nel cuore, come il simbolo più espressivo della loro fede, e il preservativo più potente contro i malefici incantesimi del diavolo; lo facevano recitare sopra di loro nelle loro malattie, e spesso venivano visti chiedere che fosse deposto con i loro resti nella tomba. È stato questo vivace senso di devozione che ha portato alcuni Sacerdoti a recitarlo per la prima volta alla fine della Messa, o all’altare stesso, o al ritorno in sacrestia, o allo svestirsi dai paramenti sacri. Anche i fedeli vollero ascoltarlo prima di lasciare l’altare e Pio V sancì questa usanza, che divenne generale.]
16 — Le preghiere dopo la Messa
301 — Che fa il Sacerdote dopo la lettura dell’ultimo Evangelio?
Dopo la lettura dell’ultimo Vangelo, il Sacerdote ritorna al centro dell’altare, saluta la croce e scende in fondo alla scalinata dove, in ginocchio, dice, in latino o in lingua volgare, le preghiere prescritte dal Papa.
Queste preghiere non vengono recitate durante la Messa alta, e vengono omesse durante le Messe basse dove c’è una certa solennità: predica, matrimonio, ecc.
Il Sacerdote prende quindi il calice, si genuflette ai piedi dell’altare, si copre con la beretta e torna in sacrestia per recitare il Canto Benedettino.
302 — Come bisogna fare la sua azione di grazie?
Le preghiere che il celebrante e i fedeli che offrono con lui il Santo Sacrificio, hanno appena recitato, costituiscono l’azione ufficiale di grazia della Chiesa. Non se ne potrebbero far di migliori. Ognuno, secondo la sua particolare attrattiva, vorrà prolungarla per qualche tempo, sia ispirandosi a qualche preghiera della Messa, sia utilizzando altre formule, soprattutto quelle suggerite dal Messale. Quella di San Bonaventura è notevole per la sua elevazione:
« Di te, a cui gli Angeli desiderano guardare, la mia anima è costantemente affamata, il mio cuore è nutrito, e possa la dolcezza delle tue delizie riempire le profondità della mia anima. Che abbia sete di Voi senza esitazione: Voi siete la fonte della vita, la fonte della sapienza e della conoscenza, il focolaio della Luce eterna, il torrente delle delizie, l’abbondanza della casa di Dio. A Te essa aspiri costantemente, ti cerchi, ti trovi, ti raggiunga; te contempli, de te parli, che operi ogni cosa a lode e gloria del tuo Nome, con umiltà e discernimento, con devozione e delizia, con facilità e affetto, con perseveranza fino alla fine; Tu solo sia sempre la mia speranza, la mia gioia, il mio riposo e la mia tranquillità, la mia pace e la mia dolcezza, il mio profumo e la mia dolcezza, il mio cibo, il mio sostentamento, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia saggezza, la mia condivisione, il mio tesoro in cui la mia mente e il mio cuore siano fissi e incrollabili per sempre. Amen ».