SALMO 123: “NISI QUIA DOMINUS erat in nobis”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME TROISIÈME (III)
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 123
Canticum graduum.
[1] Nisi quia Dominus erat in nobis,
dicat nunc Israel,
[2] nisi quia Dominus erat in nobis: cum exsurgerent homines in nos,
[3] forte vivos deglutissent nos; cum irasceretur furor eorum in nos,
[4] forsitan aqua absorbuisset nos;
[5] torrentem pertransivit anima nostra; forsitan pertransisset anima nostra aquam intolerabilem.
[6] Benedictus Dominus, qui non dedit nos in captionem dentibus eorum.
[7] Anima nostra sicut passer erepta est de laqueo venantium; laqueus contritus est, et nos liberati sumus.
[8] Adjutorium nostrum in nomine Domini, qui fecit cœlum et terram.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO CXXIII.
Esultanza di quei che vennero liberati da gravi tribolazioni: degli Ebrei liberati dalla cattività di Babilonia alla volta di Gerusalemme; dei Cristi liberati dalle persecuzioni degli empii, di viaggio al cielo.
Cantico dei gradi.
1. Se il Signore non fosse stato con noi, dica adesso Israele: Se il Signore non fosse stato con noi,
2. allorché gli uomini si levaron su contro di noi, ci avrebber forse ingoiati vivi;
3. Allorché il loro furore infuriava contro di noi, forse l’acqua ci avrebbe assorti;
4. L’anima nostra ha valicato il torrente; forse l’anima nostra avrebbe dovuto valicare un’acqua insuperabile.
5. Benedetto Dio, che non ci ha fatti preda loro denti.
6. L’anima nostra è stata sciolta qual passera dal lacciuolo dei cacciatori;
7. Il laccio è stato spezzato, e noi siamo stati liberati.
8. Il nostro aiuto è nel nome del Signore che fece il cielo e la terra.
Sommario analitico
Solo a Dio si deve la liberazione dalla cattività di Babilonia; è a Dio solo che l’anima, affrancata dai legami del peccato e dell’esilio di questa vita, riconosce dovere la sua liberazione.
I. Il Profeta ricorda la grandezza del pericolo che ha corso.
1° Senza il soccorso di Dio, la sua perdita sarebbe stata certa (1);
2° essa era tanto più inevitabile quanto più numerosi erano i suoi nemici, che si avventavano su di lui – a) come delle bestie feroci pronte a divorarlo, – b) come un torrente che minacciava di inghiottirlo (2-4).
II. Egli benedice Dio per la sua liberazione, che descrive in tre figure diverse:
1° Sotto la comparazione di un torrente che ha attraversato contro ogni speranza (5);
2° sotto la comparazione di bestie feroci, dai denti delle quali Dio lo ha strappato (6);
3° sotto la comparazione di una rete che Dio ha rotto per liberare il suo popolo (7);
4° egli termina con il riconoscere, in termini espressi, che solo Dio è l’autore della sua liberazione (8).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-4.
ff. 1-4. – Questo discorso, imperfetto ed interrotto dall’inizio di questo salmo, indica una sovrabbondanza di gioia sì viva e debordante che non permette al salmista di completare il suo pensiero.- « Che lo dica ora, Israele, » perché Israele può dirlo con certezza: « Se il Signore non fosse stato con noi ». E quando? « Quando uomini si sono levati contro di noi. » Non siamo stati sorpresi, essi sono stati vinti; perché essi erano degli uomini, mentre il Signore era con noi. Gli uomini si erano levati contro di noi, ma non era un uomo che era in noi, perché degli uomini avrebbero potuto opprimere degli uomini se, in coloro che essi non hanno potuto opprimere, non si fosse trovato non un uomo, ma il Signore. (S. Agost.) – Vedete sotto quali tratti egli dipinge la crudeltà dei suoi nemici? Che uomini, in effetti, tanto crudeli, più crudeli delle stesse bestie feroci nei riguardi dei loro simili! Quando la bestia selvaggia è caduta sulla sua preda, la sua furia si calma ed essa si ritira o, se è spossata, non torna più alla carica. Gli uomini al contrario, quando hanno realizzato i loro disegni, raddoppiano i loro attacchi, e giungono fino a desiderare di nutrirsi della carne dei propri simili (S. Chrys.). – Dio è con noi in un modo ben più eccellente che non lo fosse con i giusti stessi della Nazione santa L’Emmanuele o il Dio con noi, è venuto, ed è per Lui che noi siamo fortificati contro tutti gli attacchi dei demoni, del mondo e dei nostri nemici. Non è senza ragione che il Profeta dice: « Se il Signore non fosse stato con noi, o tra noi ». Egli vedeva in spirito questo momento prezioso in cui il Verbo di Dio si sarebbe rivestito della nostra natura ed avrebbe trionfato di tutti i nostri nemici. Noi siamo forti ed invincibili con Lui, come osserva S. Agostino, spiegandoci i caratteri del Cristiano. I tiranni – aggiunge il santo dottore – hanno divorato i martiri, ma erano degli uomini morti, e la persecuzione non ha loro procurato il possesso della eterna felicità, che è la vera vita. Coloro che hanno rinunciato alla fede, hanno divorato ogni vivente; essi non avevano in loro la morte spirituale, la morte alle passioni, che costituisce l’essenza del Cristiano (Berthier). – « Quando il loro furore si è avventato contro di noi, » noi corriamo il pericolo di essere condotti alla nostra perdita, come con il furore dei flutti del mare o di un fiume che inghiottisce vive le infelici vittime che cadono nelle loro onde in un vortice rapido e profondo. – Le agitazioni e gli attacchi dei malvagi che cercano di inghiottire i Santi di Dio, sono comparate alle acque torrenziali; ma, grazie al Signore che abita nei suoi Santi, queste acque scorrono e passano con rapidità (S. Gerol.). – Sull’esempio del Profeta, diciamo a noi stessi: « Se il Signore non fosse stato con noi quando uomini si levarono contro di noi, essi avrebbero potuto divorarci vivi. » In effetti, quando soffriamo le persecuzioni degli uomini, le empie costituzioni delle potenze del secolo, le seducenti esortazioni dei perfidi consiglieri, e tuttavia restiamo fermi nella fede, noi perseveriamo nel timore di Dio, restiamo attaccati alla speranza dei beni eterni, riconosciamo che dobbiamo questa grazia alla misericordia di Dio, alla fedeltà con la quale ha compiuto questa promessa. « … ecco che io sono con voi fino alla fine dei secoli. » (Matth. XXVIII, 20). Riportiamo a questo Ospite divino che abita in mezzo a noi, tutta la gioia, tutta la gloria del successo; perché è a Lui che noi dobbiamo tutto ciò che è in noi: « … cos’è che non abbiate ricevuto? » dice l’Apostolo San Paolo (I Cor. IV, 7) (S. Hilar.).
II. – 5-8
ff. 5-8. – Il torrente, nelle Sacre Scritture, è il simbolo della persecuzione e delle afflizioni. L’acqua, in effetti, si precipita senza misura, con una forza ed un’impetuosità che trascina tutto ciò che incontra sul suo cammino. – Si salva dal torrente colui che, fermo nella sua fede, non cede alla violenza dei persecutori o della tribolazione; è invece ingoiato dal torrente, chi soccombe davanti alla loro collera ed alla loro violenza. Ma, se noi non confidiamo che in noi stessi, non possiamo sperare di lottare contro l’acqua del torrente. – Queste espressioni metaforiche non raffigurano solamente la violenta irruzione, ma la breve durata di queste prove. Badiamo dunque di non scoraggiarci quando si abatte su di noi la malasorte. Quale che sia, essa è un torrente che passa, una nube chi si dissipa. Sì, qualunque sia il vostro infortunio, non durerà per sempre; benché amaro sia il vostro calice, non durerà per sempre; se dovesse durare per sempre, la natura non potrebbe resistere. Ma gran numero sono trascinati in questo torrente e la causa non è nella violenza del male, ma dalla debolezza di coloro che si lasciano tanto facilmente abbattere. Vogliamo non essere coinvolti? Discendiamo nelle profondità di questo torrente, consideriamone tutte i luoghi, afferriamoci all’ancora divina per avere ad essere trascinati in alcun naufragio. (S. Chrys.). – « Benedetto sia il Signore che ci ha liberato dai loro denti come una preda da caccia ». In effetti i cacciatori inseguono la preda, ed hanno posto un’esca nella loro trappola. Quale esca? La dolcezza della vita, affinché attirati dalla dolcezza di questa vita, ciascuno si getti, a testa in giù, nell’iniquità, e la trappola scatti su di lui. Ma coloro in cui era il Signore non sono stati presi in trappola, essi hanno detto: « Benedetto il Signore, etc. » – Quali sono i denti? Sono i denti forti e potenti per afferrare e sbranare la preda; è la collera, la cupidigia, l’impurità, l’odio, l’intemperanza, l’avarizia; è con questi denti, che non mollano facilmente ciò che hanno afferrato, che esercitano la loro dannazione su di noi, volendoci rendere ministri o complici dei loro crimini. (S. Hilar.). – Sì, è perché il Signore era in quest’anima, che essa è stata liberata, come un passero dalla trappola dei cacciatori. Perché questa è comparata ad un passero? Perché essa era caduta nella trappola sconsideratamente come un passero, e poteva dire in seguito: Dio non perdonerà. O passero vagabondo, faresti meglio a piantare i tuoi piedi sulla pietra; bada a non farti prendere in trappola! Tu sarai preso, sarai catturato, sarai ucciso! Che il Signore sia in voi, ed Egli vi libererà dai pericoli più grandi, e dalla trappola dei cacciatori (S. Agost.). – Il mondo intero è pieno di insidie e di reti che tende alle anime per perderle. Ciò che costituisce il pericolo di queste trappole, è l’esca che ricopre: sono i piaceri, gli onori, le ricchezze, che ci incantano fino al momento in cui dobbiamo lasciarle; allora il fascino sparisce, ma non è più tempo di rompere i legami, e noi cadiamo nell’abisso carichi delle catene dell’inferno. È una maledizione, il non riconoscere la nostra schiavitù se non per caderne in un’altra che non avrà mai fine. (Berthier). – Ma affinché non attribuiate la vostra liberazione alla vostre forze, considerate di chi sia l’opera (perché se vi convincete di orgoglio, cadete nella trappola), e dite: « il nostro soccorso è nel Nome del Signore » (S. Agost.). – Considerate non solo la debolezza del Vostro nemico ma la grandezza del soccorso che vi viene dato, e chi sia Colui che presta il suo aiuto. È Colui che ha tratto dal nulla tutto l’universo. Per mezzo di Lui, le ribellioni della carne, sono state contenute, siete stati scaricati dai pesi del peccato, avete ricevuto la grazia dello Spirito-Santo come un’unzione fortificante. Dio vi ha reso padroni della vostra cerne, vi ha dato come armi la corazza della giustizia, la cintura della verità, l’elmo della salvezza, lo scudo della fede, la spade dello Spirito; Egli vi ha dato le armi della vittoria, vi ha nutrito con la sua carne, dissetato con il suo sangue, vi ha messo tra le mani la sua croce come una lancia che non si spezza mai; infine ha incatenato il vostro nemico, lo ha atterrato. Voi non avrete scusanti se sarete vinto, se lasciate al demonio la gloria del trionfo. (S. Chrys.).