SALMO 118 (9): “Clamavi in toto corde meo”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME TROISIÈME (III)
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 118 (9)
COPH
[145]. Clamavi in toto corde meo:
exaudi me, Domine; justificationes tuas requiram.
[146] Clamavi ad te; salvum me fac, ut custodiam mandata tua.
[147] Præveni in maturitate, et clamavi: quia in verba tua supersperavi.
[148] Prævenerunt oculi mei ad te diluculo, ut meditarer eloquia tua.
[149] Vocem meam audi secundum misericordiam tuam, Domine, et secundum judicium tuum vivifica me.
[150] Appropinquaverunt persequentes me iniquitati, a lege autem tua longe facti sunt.
[151] Prope es tu, Domine, et omnes viæ tuæ veritas.
[152] Initio cognovi de testimoniis tuis, quia in æternum fundasti ea.
RES.
[153] Vide humilitatem meam, et eripe me, quia legem tuam non sum oblitus.
[154] Judica judicium meum, et redime me: propter eloquium tuum vivifica me.
[155] Longe a peccatoribus salus, quia justificationes tuas non exquisierunt.
[156] Misericordiae tuæ multæ, Domine; secundum judicium tuum vivifica me.
[157] Multi qui persequuntur me, et tribulant me; a testimoniis tuis non declinavi.
[158] Vidi prævaricantes et tabescebam, quia eloquia tua non custodierunt.
[159] Vide quoniam mandata tua dilexi, Domine; in misericordia tua vivifica me.
[160] Principium verborum tuorum veritas; in æternum omnia judicia justitiæ tuæ.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO CXVIII (9).
COPH.
145. Gridai con tutto il mio cuore: esaudiscimi, o Signore; fa ch’io cerchi le tue giustificazioni
147. Prevenni il mattino, e alzai le mie grida; perché nelle tue parole posi grande speranza.
148. Prima del mattino, a te si volsero gli occhi miei per meditar la tua legge.
149. Secondo la tua misericordia odi, o Signore, la mia voce; e secondo la tua promessa, dammi la vita.
150. Si sono accostati i miei persecutori all’iniquità, e si son dilungati dalla tua legge.
151. Tu stai dappresso, o Signore, e tutte le vie tue son verità.
152. Fin da principio io conobbi che i tuoi precetti gli hai tu stabiliti per tutta l’eternità.
153. Mira la mia umiliazione, e liberami; perocché non mi sono scordato della tua legge.
154. Giudica la mia causa, e riscattami; per riguardo alla tua parola, rendi a me vita.
155. La salute è lungi dai peccatori; perché non hanno ricercate le tue giustificazioni.
156. Le tue misericordie son molte, o Signore; dammi vita, secondo la tua parola.
157. Molti son quelli che mi perseguitano e mi affliggono; dai comandamenti tuoi non ho deviato.
158. Vidi i prevaricatori, e mi consumava di pena; perché non hanno osservate le tue parole.
159. Mira, o Signore, com’io ho amati i tuoi precetti; per tua misericordia, dammi la vita.
160. Il principio di lue parole è verità; i giudizi di tua giustizia sono in eterno.
Sommario analitico
IX SEZIONE
145-160.
Davide domanda a Dio di dichiararsi suo Salvatore contro i pericoli molteplici ai quali è esposto da parte dei suoi nemici, e di metterlo in possesso della vita eterna, ove non avrà più nulla da temere.
I. Egli chiede a Dio di salvarlo a causa della sua preghiera:
I° Essa è fervente, sincera, umile, santa (145, 146).
2° Essa è vigilante, pressante, piena di speranza (147, 148).
II Chiede la salvezza e la vita a causa di Dio, vale a dire:
1° A causa della sua misericordia e della sua giustizia (149), perché appartiene alla giustizia di Dio, che resiste nel difenderlo contro i malvagi che si avvicinano all’iniquità e si allontanano dalla sua Legge, il dargli la vita (150);
2° a causa delle vie di Dio che sono tutte verità (151);
3° a causa delle sue leggi eterne ed immutabili (152).
III. Chiede a Dio la salvezza e la vita, a causa dei suoi nemici:
1° che lo umiliano e si affollano ai suoi piedi (153),
a) benché non abbia obliato la legge di Dio (153), benché l’abbia osservata nella sua volontà e nel suo cuore, e che attende con tutta la sua anima le promesse fatte ai giusti (154);
2° Che peccano contro Dio, e sono esclusi per questo dalla salvezza, mentre egli spera nella sua per la misericordia e la giustizia di Dio (155, 156);
3° Che lo attaccano in gran numero, senza che abbiano potuto farlo deviare dalla retta via (157);
4° Che violano apertamente la legge di Dio e sono causa del vivo dolore che egli prova nel vedere Dio disonorato ed oltraggiato (158).
IV. – Finisce per dichiarare:
1° La sua carità per Dio ed i suoi comandamenti (159),
2° la sua speranza nella sua misericordia.
3° La sua fede nella verità delle promesse e dei giudizi di Dio (160).
Spiegazioni e Considerazioni
IX SEZIONE — .145-160.
I. – 145-148.
ff. 145-148. – Quando siamo sotto i colpi della sofferenza corporale, è il dolore che ci fa gridare per richiamare il nostro soccorso. Il santo Profeta era caricato egli stesso dal dolore alla vista della moltitudine dei suoi persecutori, non solo visibili, ma anche invisibili e, sul punto di essere attaccato, grida a Dio con tutte il suo cuore. Il cuore dunque ha anche la sua voce. Il nostro cuore grida, non come il corpo, con un suono esteriore e sensibile, ma con l’elevazione dei pensieri, con il concerto delle virtù. Cosa c’è di più grande, di più forte, del grido della fede! Non che è sotto l’ispirazione dello Spirito di adozione che noi gridiamo: Abba, Padre! E non è lo Spirito di Dio stesso che grida in noi? Cosa c’è di più eclatante che la voce della giustizia, la voce della castità, con la quale i morti stessi continuano a parlare! Ma l’anima dell’uomo ingiusto, anche quando è in vita, resta muta, perché essa è morta per Dio … Non è sufficiente gridare verso il Signore, bisogna cercare le sue giustizie. Ora, cercare le giustizie di Dio, non è aspirare alle alte conoscenze, né darsi a tutte le ricerche curiose della scienza, ma attribuire alla Provvidenza divina tutto ciò che si evidenzia di buono e giusto in tutte le creature ragionevoli o prive di ragione (S. Ambr.). – Il Profeta, dopo aver gridato verso Dio, per ottenere la grazia di ricercare le sue giuste ordinanze, grida ora perché Dio lo salvi, affinché possa osservare i suoi comandamenti. Egli non ha osato sperare ancora che le sue grida gli ottenessero la salvezza: bisognava prima che fosse degno di essere esaudito; occorreva prima che cercasse le giustificazioni del Signore. Non è se non dopo che egli chiede al Signore di salvarlo. Noi, al contrario, domandiamo a Dio la salvezza come un debito, come se Dio fosse costretto ad accordarcelo; e piaccia a Dio che la nostra preghiera sia un grido del cuore, e non sia soltanto un semplice movimento delle nostre labbra (S. Hilar.). – Noi non dobbiamo gridare verso Dio come nostro Salvatore e nostro medico, senza altro disegno che di essere salvati, di essere guariti, e dire a Gesù-Cristo con profonda fede: « Signore, se Voi volete, potete guarirmi. » – « Io mi sono affrettato ed ho gridato di buon ora. » Colui che prega il Signore non deve attendere i tempi stabiliti principalmente per la preghiera, ma essere, per così dire, sempre in preghiera, … sia che mangiamo, sia che beviamo, annunciamo Gesù-Cristo, preghiamo Gesù-Cristo, parliamo di Gesù-Cristo, che Gesù-Cristo sia sempre nella nostra bocca, sempre nel nostro cuore … « Ed io ho sperato nelle vostre parole. » Il giusto spera sempre, e anche nel mezzo di numerose avversità che lo opprimono, conserva la speranza, che s’accresce quanto più le prove diventano forti (S. Ambr.). – Egli non ha atteso la vecchiaia, quando non c’è più forza per il vizio, né questo tempo in cui le freddezze dell’età fanno seguito a questo calore bollente e sconsiderato dei giovani anni; ma egli ha prevenuto con la sua fede e la sua religione l’età della maturità, trionfando con la continenza delle passioni della giovinezza, comprimendo tutti i movimenti della voluttà, e pervenendo alla maturità della vecchiaia con la calma e la tranquillità di una giovinezza casta e modesta (S. Hilar.). – « I miei occhi hanno prevenuto l’aurora per meditare le vostre parole. » Precedentemente, era di buon ora, ma prima dell’ora prima nel tempo stabilito per la preghiera, come se dicesse: « Io mi levavo nel mezzo della notte; » qui è mattino, è prima dell’aurora. « Prevenite dunque il sorgere del sole, sarebbe vergognoso che i suoi primi raggi vengano ad illuminare il vostro sonno, e che la luce colpisca gli occhi carichi ancora sotto il peso della sonnolenza. Questo lungo tempo della notte che è scorso senza che noi abbiamo compiuto alcun atto di religione, senza offrire alcun sacrificio spirituale, ci accusa e ci spinge. Non sapete che voi dovete offrire tutti i giorni le primizie del vostro cuore e della vostra voce? Avete tutti i giorni una messe, dei frutti abbondanti da raccogliere (S. Ambr.).
II — 149 – 152.
ff. 149-152. – « Signore, ascoltate la mia voce, secondo la vostra misericordia, e datemi la vita secondo il vostro giudizio. » Sempre l’uomo, benché santo, benché giusto, deve chiedere a Dio di esaudirlo secondo la sua misericordia e non secondo i suoi meriti, o le sue virtù, perché gli atti di virtù sono rari, ed i peccati numerosi. (S. Ambr.). – Dio comincia, secondo la sua misericordia, a liberare i peccatori dal castigo, ed in seguito, quando saranno giusti, darà la vita secondo il suo giudizio; perché non è senza ragione che il Profeta ha detto a Dio nell’ordine seguente: (Ps. C, 1): « Signore, io canterò a vostra gloria la misericordia ed il giudizio. » (S. Aug.). – « Coloro che mi perseguitano sono prossimi all’iniquità e si sono allontanati dalla vostra legge. » Colui che perseguita suo fratello, si allontana dalla Legge, perché quale bene può esserci tra la giustizia e l’iniquità? Ora, colui che si separa dalla Legge si separa dalla vita eterna, perché la Legge è la vita (S. Ambr.). – Più questi persecutori si sono avvicinati ai giusti che essi perseguitano, più si sono allontanati dalla giustizia. Ma quale male essi hanno potuto fare ai giusti ai quali si sono avvicinati con la persecuzione, dal momento che il loro Dio si avvicina ad essi interiormente senza mai abbandonarli? (S. Agost.). – In qualunque persecuzione che noi soffriamo, ricordiamoci che Dio ci è vicino, e che i nostri nemici più furiosi non hanno potere su di noi, più di quanto sia loro dato. – Anche in mezzo alle tribolazioni, i Santi confessano sempre la verità di Dio, dichiarando che on soffrono nulla che non abbiano meritato … Ma in qual senso è detto: « Tutte le vostre vie, sono verità, » poiché in altro salmo è detto: « Tutte le vie del Signore, sono misericordia e verità? » (Ps. XXIV, 10)? La risposta è che nei riguardi dei Santi, tutte le vie del Signore sono misericordia, e tutte le vie del Signore sono ugualmente verità; perché anche nei giudicanti, viene in loro aiuto, di modo che la misericordia là si trovi, e in più, facendo loro misericordia, dà ciò che ha promesso, affinché la verità si trovi ugualmente là. Ma ad uno sguardo d’insieme, a tanti di coloro che libera, che a coloro che condanna, tutte le vie del Signore sono misericordia e verità; perché là ove non fa misericordia, la verità brilla nel castigo che viene inflitto; perché se tutti coloro che libera, non lo hanno meritato, Egli non condanna nessuno che non l’abbia meritato. (S. Agost.). – « Io ho riconosciuto fin dall’inizio che Voi avete stabilito le vostre testimonianze per l’eternità. » Quali sono queste testimonianze, se non quelle per le quali Dio ha attestato che esse doneranno ai suoi figli il suo regno eterno? E perché Dio ha attestato che lo donerà solo al Figlio suo unigenito al quale è stato detto: « E il suo regno non avrà fine, » (Luc. I, 33), il Profeta dichiara che queste testimonianze sono fondate per l’eternità, perché il regno che Iddio promette con queste testimonianze è eterno (S. Agost.).
III. — 153-158.
ff. 153-158. – « Vedete la mia umiliazione e liberatemi, perché io non ho dimenticato la vostra legge. » Il Profeta si glorifica da solo, mi si dirà? Se si glorifica, si glorifica nelle sue infermità, come l’Apostolo San Paolo (II. Cor., XII, 15). Gli uni si glorificano nelle loro ricchezze, gli altri nei loro titolo nobiliari e nei loro ancestri, altri nelle dignità ed onori di cui sono rivestiti; il giusto si glorifica nelle sue umiliazioni, perché la vera gloria, è l’essere sottomessi a Gesù-Cristo. Una prova che Davide non ceda qua ad alcun movimento di vanagloria, ma che desideri attirare su di sé la grazia di Dio, è che infatti ciò che egli dice: « Vedete le mie umiliazioni ed i miei travagli, e perdonate i miei peccati. » In questo salmo, egli chiede che Dio gli rimetta i suoi peccati, come qui lo prega di liberarlo … l’atleta coraggioso mostra le sue membra, quando dopo penosi combattimenti lo si forza a rientrare immediatamente nell’arena, affinché il giudice, vedendo il suo corpo spossato dalla fatica, cessi di spingerlo a sostenere nuove lotte. Voi anche, mostrate l’umiliazione e la fatica del vostro cuore: queste sono le prove del vostro coraggio; mostrate i combattimenti che ha sostenuto il vostro corpo, e dite con l’Apostolo: « io ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa (II. Tim. IV, 7), e a questa vista, il Giudice di questo combattimento spirituale vi consegnerà la corona della giustizia, perché voi avete combattuto secondo le regole. (S. Ambr.). – Davide non domanda a Dio di considerare in lui le ricchezze del suo regno, lo spirito di profezia e alcuni dei vani piaceri che pubblica sì volentieri la iattanza umana; egli prega Dio di vedere in lui solo una cosa: l’umiliazione alla quale si è ridotto. (S. Hilar.). – « Giudicate la mia causa e riscattatemi. » Coloro che sono innocenti bramano nei loro desideri il momento in cui saranno giudicati e potranno fornire lo prove della loro innocenza: è un desiderio che è loro comune con i Santi; ma colui che è giusto davanti a Dio ha un altro motivo per non temere il giudizio: la sua causa è tra le mani di un Giudice misericordioso, e spera di essere ben presto ricompensato ed assolto dal suo Redentore … (S. Ambr.). – « La salvezza è lontana dal peccatore. » Sono essi stessi gli artefici della loro sventura, perché non hanno voluto avvicinarsi a Dio; essi sono lungi da Lui, perché si sono separati con la loro volontà dalla grazia della salvezza. Non è la salvezza che si è allontanata da loro, sono essi che si sono allontanati da essa … e come si sono allontanati dalla salvezza? « Perché non hanno cercato i giusti ordini di Dio. » (Idem). – « Le vostre misericordie sono abbondanti, Signore. » Benché la salvezza sia lontano dai peccatori, tuttavia nessuno disperi, perché le misericordie di Dio sono infinite. Coloro che periscono per i loro peccati, sono liberati dalla misericordia del Signore … ma dopo aver detto che le misericordie di Dio, sono infinite, come si può domandare che Egli faccia vivere secondo l’equità dei suoi giudizi, allorquando lo prega, in un altro salmo, di non entrare in giudizio con il suo servo (Ps. CXLII, 2). « Bisogna ricordarsi qui che ci sono due giudizi di Gesù-Cristo: l’uno in cui ci chiede conto de tutti i suoi benefici nell’ordine della natura ed in quello della grazia, al quale non possiamo non rispondere; l’altro, in cui ci giudica tenendo conto della nostra fragilità. Ora, la verità di questo giudizio si trova temperato dalla misericordia del Signore (S. Ambr.), – « Vi sono molti che mi perseguitano e mi caricano di tribolazioni. » È questo un fatto, lo sappiamo, ne abbiamo il ricordo, lo riconosciamo. La terra intera è imporporata dal sangue dei martiri, il cielo è fiorito delle corone dei martiri, le chiese sono ornate dalle memorie dei martiri, i tempi si distinguono per la nascita dei martiri, le guarigioni si moltiplicano per i meriti dei martiri. Perché, questo avviene se non per compimento di ciò che qui è predetto su quest’uomo diffuso nel mondo intero? « Molti mi perseguitano e mi caricano di tribolazioni; ma io non mi sono mai allontanato dalle vostre testimonianze. » Noi lo riconosciamo e rendiamo al Signore delle azioni di grazie; perché voi, o uomo perseguitato, avete detto in un altro salmo: « Se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira. » (Ps. XVVIII, 2). Ecco perché voi non vi siete allontanato dalle testimonianze di Dio, e perché, liberato dalle mani crudeli dei vostri numerosi persecutori, avete riportato la palma della celeste vocazione (S. Agost.). – Non c’è un gran merito nel non allontanarsi dalle testimonianze di Dio, quando nessuno vi affligge, non vi perseguita … ma quando le tribolazioni si moltiplicano, è allora che, come accadde al patriarca dell’Idumea, apparve il vero servo di Dio. « È con molte tribolazioni che ci ha fatto entrare nel regno dei cieli. » Se le tribolazioni sono numerose, le prove lo sono egualmente, e le corone sono in proporzione ai combattimenti. È dunque un enorme vantaggio per voi, essere soggetto a numerose persecuzioni: esse sono per voi un continuo pegno della vittoria e del trionfo. (s. Ambr.). – « Io ho visto i prevaricatori e mi sono rinsecchito per il dolore. » Beato colui che è pieno di carità di Dio, rinsecchito dal rimpianto e dal dolore, non perché lo si perseguiti, ma perché i suoi persecutori violano impunemente la legge di Dio. Gli uni nel mondo, si prosciugano per il dolore, in seguito ai loro criminali amori; altri si prosciugano fintanto che la loro cupidigia e la loro avarizia non sia saziata; altri, divorati dall’ambizione, si prosciugano nella ricerca delle dignità e degli onori … Ma il vero servo di Dio, non è sensibile che agli interessi di Dio, ed il suo dolore più grande è vedere che i suoi comandamenti non siano osservati (S. Ambr.). – È là il carattere particolare dell’amore di condoglianza: egli considera in Dio le offese che Egli riceve, gli oltraggi che lo affliggono; egli agisce come se Dio avesse bisogno di soccorso e sollecitasse l’aiuto di un alleato; egli è portato a condividere i suoi interessi ed a diventare estremamente delicato su tutto ciò che tocca il suo onore, i suoi occhi sanno vedere ciò che non vede l’uomo comune mente; egli riconosce che si tratti di Dio, là dove gli altri non comprendono che la Religione possa essere il meno del mondo interessato; egli vede Dio dappertutto, come se la sua onnipresenza fosse per lui sensibile come il bagliore della luce o l’azzurro del cielo. È un amore geloso, senza prudenza, ciò che fa sì che gli uomini siano portati ad offendersene. Egli confonde la sua causa con quella di Dio e, come Davide nei suoi salmi, non c’è che un linguaggio per esprimerli entrambi. C’è un dolore che non lo lascia, che lo prosciuga, e questo dolore viene dalla moltitudine e dalla sfrontatezza dei peccati; il peccato gli causa una pena amara, che accende non la sua indignazione, ma che fa scorrere le sue lacrime; il suo cuore soffre nel vedere la condotta degli uomini, e vorrebbe mettere Dio al riparo nella luce della sua affezione compassionevole, e ripetere incessantemente quanto questo peccato lo affligga: « Io ho visto i prevaricatori e mi sono prosciugato dal dolore. » (FABER: Le Créât, et la Créât., p, 182.)
IV. — 159, 160
ff. 159, 160. – Il Profeta si affretta a segnalare quanto egli differisca da questi prevaricatori della Legge di Dio: « Vedete – egli dice – che io ho amato i vostri comandamenti. » Egli non dice: io non ho rinnegato le vostre parole o le vostre testimonianze, come venivano costretti a fare i martiri per far loro soffrire intollerabili supplizi; ma giungendo di conseguenza subito alla virtù, che rende fruttuose tutte le sofferenze, alla carità, domanda la sua ricompensa: « Nella vostra misericordia, datemi la vita. » Le persecuzioni danno la morte; voi datemi la vita! Ma se domanda alla misericordia la ricompensa che deve rendere giustizia, a qual più forte ragione ha ottenuto la misericordia di arrivare alla vittoria che gli merita questa ricompensa (S. Agost.). – « Vedete quanto ho amato i vostri comandamenti. » Il Profeta invita il Signore a considerare la pienezza del suo amore. Nessuno dice: Vedete, considerate, se non sia Colui che giudica, ad essere gradito a coloro che lo vedranno … egli non dice soltanto: io ho osservato, ma « io ho amato i vostri comandamenti, » ciò che è molto più perfetto che osservarli, perché li si può osservare per necessità, per timore, ma questo non appartiene alla carità, che è l’amarli. Colui che predica il Vangelo, osserva i comandamenti, ma colui che riceve la ricompensa è colui che lo predica volentieri; quanto più colui che lo predica per amore; noi, possiamo non amare ciò che vogliamo, ma non possiamo non volere ciò che amiamo. Ma chi attende da Dio la ricompensa della sua carità perfetta, non tralascia di implorare il suffragio della sua misericordia, che gli dà la vita. Egli non si presenta come un uomo che esige con fierezza ciò che gli sia dovuto, ma come un umile supplice della misericordia divina. (S. Ambr.). – La verità è il principio delle vostre parole, e tutti i giudizi della vostra giustizia sono resi per l’eternità. » Le vostre parole procedono dalla verità, ecco perché esse sono vere e non ingannano nessuno quando annunziano in anticipo la vita al giusto, il castigo all’empio. Tali sono, in effetti, i giudizi della giustizia di Dio per l’eternità (S. Agost.). – Poiché la verità è il principio delle parole di Dio, ed essa è anche il principio della fede. In effetti, noi dobbiamo dapprima credere che tutto ciò che leggiamo nelle divine Scritture dell’Essere sovrano, sia vero. Noi dobbiamo in seguito penetrare la forza di queste verità con una conoscenza più perfetta. Il timore del Signore è l’inizio della sapienza, e la pienezza della sapienza è l’amore; così, la pienezza delle parole di Dio, è la conoscenza perfetta della giustizia, e come il timore del Signore è come il gradino necessario per arrivare alla grazia della carità, così la verità è come il gradino per il quale ci eleviamo fino ai giudizi della Giustizia divina. (S. Ambr.).
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