Tempo di Quaresima (2020)
(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)
I. Commento dogmatico
Il Tempo della Settuagesima ci ricorda la necessità di unirci con lo spirito di penitenza, all’opera redentrice de! Messia. Il Tempo di Quaresima, col digiuno e le pratiche di penitenza, ci dà modo di associarci ancor più strettamente ad essa. Ribelle a Dio, l’anima nostra è infatti diventata schiava del demonio, della carne e del mondo. In questo santo Tempo la Chiesa ci mostra Gesù nel deserto (1a Dom. di Quaresima) e nella sua vita pubblica, che combatte per liberarci dalla triplice catena dell’orgoglio, della lussuria e dell’avarizia che ci attacca alle creature. E allorché Cristo ci avrà, con la sua dottrina e le sue sofferenze, strappati alla nostra cattività e resi alla libertà di figli di Dio, ci darà, a Pasqua, la vita divina che avevamo perduta. Perciò la liturgia quaresimale, così ricca degli insegnamenti del Maestro e dello spirito di penitenza del Redentore, serviva anticamente per istruire i Catecumeni e per suscitare la compunzione nei pubblici penitenti che aspiravano a risuscitare con Gesù, ricevendo, il Sabato Santo, i Sacramenti del Battesimo è della Penitenza (Lo spirito e le cerimonie stesse di questi due sacramenti dei morti si trovano nella liturgia del Tempo Quaresimale. Essi riassumono questa epoca di ascesi purgativa, nella quale moriamo al peccato con Gesù e ne sono il fine ultimo.). Sono questi i due pensieri che la Chiesa, svilupperà durante tutta la Quaresima, mostrandoci nei Giudei infedeli, i peccatori che non possono ritornare a Dio, se non associandosi al digiuno di Gesù (Vang. della la Dom.), e nei Gentili, chiamati in loro vece, gli effetti del Sacramento di rigenerazione (Vang. della 2a 3a Dom.) e dell’Eucaristia nelle anime nostre (Vang. della 4a Domenica). – Nell’Ufficio divino si seguono le letture dell’Antico Testamento. La prima Domenica di Quaresima l’immagine di Isacco è assorbita dal pensiero di Gesù nel deserto. Si è del resto, già accennato al figlio di Abramo quando, nella Domenica precedente, la Chiesa ha parlato di questo gran patriarca. Nella seconda settimana di Quaresima la Liturgia legge la storia di Giacobbe che è la figura di Gesù Cristo e della sua Chiesa che Dio protegge e benedice come fece per questo santo patriarca. Nella terza settimana di Quaresima, le letture dell’Ufficio trattano di Giuseppe e la Chiesa vede in lui la figura di Cristo e della Chiesa che hanno reso benefici per gli oltraggi e che brillano di speciale splendore per la loro vita purissima. Finalmente la quarta settimana di Quaresima è consacrata a Mosè che liberò il popolo di Dio e lo condusse verso la terra promessa, figura di quello che Gesù e la sua Chiesa fanno per le anime a Pasqua. « Al lume del Nuovo Testamento – dice la liturgia – Dio spiega i miracoli compiuti nei primi tempi, mostrandoci nel Mar Rosso l’immagine del Sacro Fonte, e nel popolo liberato dalla servitù dell’Egitto, la figura del popolo cristiano » (Oraz. dopo la 2a Profezia nella Vigilia di Pentecoste.). Ci prepareremo cosi, come abbiamo già detto altrove, a celebrare con la Chiesa il mistero pasquale nelle pagine dei due Testamenti che ci danno la piena intelligenza della grande misericordia di Dio ». (7a Oraz. del Sabato Santo.)
Il Tempo dìy Quaresima è una specie di grande ritiro fatto dai Cristiani di tutto il mondo che si preparano alla Pasqua, e chiuso con la Confessione e la Comunione pasquale. Come Gesù, ritiratosi dal mondo, ha pregato e digiunato durante quaranta giorni, ci ha insegnato, con la sua vita di apostolato, come morire a noi stessi, la Chiesa, durante questa santa Quarantena, ci predica la morte in noi dell’uomo peccatore. Questa morte si manifesterà nell’anima nostra per mezzo della lotta contro l’orgoglio e l’amor proprio, con uno spirito di preghiera e una assidua meditazione della parola di Dio: nei nostri corpi col digiuno, l’astinenza e la mortificazione dei sensi. E finalmente si manifesterà in tutta la nostra vita con un maggior distacco dai piaceri e dai beni del secolo che ci farà esser più larghi nell’elemosina, («Chi non può digiunare deve supplirvi con più abbondanti elemosine, in modo da riscattare con queste i peccati che non può guarire col digiuno ». Serm. quaresimale di S. Cesario di Arles – 542) e ci farà astenere dalle feste mondane. Il digiuno quaresimale infatti altro non deve essere che l’espressione dei sentimenti di penitenza di cui è penetrata l’anima nostra, tanto più occupata delle cose di Dio, quanto più rinunzia ai piaceri dei sensi. Così per i cuori generosi, questo « tempo favorevole » (Epistola della la Dom. di Quaresima) è una sorgente di santa gioia come dimostra ovunque la liturgia di Quaresima). – Questo lavoro di purificazione vien fatto sotto la direzione della Chiesa che unisce i nostri patimenti a quelli di Cristo: i pusillanimi entrano coraggiosamente in lizza appoggiandosi sulla grazia di Gesù che non fa loro difetto (Orazione del Mercoledì delle Ceneri. Concedi.); i forti non si inorgogliscono della loro osservanza, perché sanno che solo la Passione di Gesù li fa salvi e che soltanto « partecipandovi con la loro pazienza se ne applicano i frutti ». (Prologo della Regola di S. Benedetto e Postcom. della 1a Dom. di Quaresima « L’osservanza della Quaresima, dice Papa Benedetto XIV, è il vincolo della nostra Milizia: per mezzo di questa distinguiamo i nemici della Croce di Gesù Cristo; per mezzo suo allontaniamo da! nostro capo i castighi della collera di Dio; con essa, protetti dal celeste soccorso durante il giorno, ci fortifichiamo contro i principi delle tenebre. Se questa osservanza viene a rilassarsi è a tutto detrimento della gloria di Dio, a disdoro della Religione Cattolica, a pericolo delle anime cristiane; e senza alcun dubbio, questa negligenza diviene fonte di disgrazie per i popoli, di disastri nei pubblici affari è di’ infortuni per quelli privati » . (Enciclica del 29 Maggio 1741).
II. — Commento storico.
La liturgia di Quaresima ci fa seguire Gesù per tutto il corso del suo ministero apostolico.
Anno primo: — Egli passòdapprima 40 giorni nel deserto sulmonte della Quarantena, a N. E. di Betania (Vang. della I Dom.). Quindi scelse i suoi primi discepoli e andò in Galilea, donde ritornò per celebrare a Gerusalemme la. la festa di Pasqua e cacciò allora i venditori dal Tempio (lun. della IV, sett.). Dopo aver evangelizzato per parecchi mesi la Giudea, si recò a Sichem dove converti la Samaritana (Ven. della III settimana), quindi a Nazareth, dove predicò nella sinagoga (Lun. III sett.) e poi a Cafarnao e in tutta la Galilea (Giov. III sett.).
Anno secondo. — Gesù ritornò allora a Gerusalemme per la 2a Pasqua e guarì il paralitico della piscina di Betsaida (Ven. Ven. I sett.). Di ritorno in Galilea, predicò il Sermone della Montagna (Monte Kourounhattin) (Merc. Delle ceneri e ven. seg.)e rientrato a Cafarnao, vi guari il servo del centurione (Giov. dopo le ceneri), poi risuscitò a Naim il figlio della vedova (Giov. IV sett..), evangelizzò allora nuovamente la Galilea e andò quindi a Bethsaida Julias, nelle terre di Filippo, e nei dintorni di questa città moltiplicò i pani (IV dom.), quindi camminò sulle acque del lago tornando in Cafarnao (Sab. delle ceneri).
Anno terzo. — Gesù percorse allora le regioni di Tiro e Sidone ove Io seguirono i suoi nemici (Merc. III sett,), esaudì la preghiera della Cananea (Giov. Giov. I sett.) passando vicino a Sarepta e ripassando per Cesarea di Filippo, tornò in Galilea ove sul Tabor ebbe luogo la Trasfigurazione (Mart. III sett.). Arrivato a Cafarnao, predicò la misericordia ai suoi apostoli (Mart. III sett.), quindi si recò a Gerusalemme per la festa dei Tabernacoli e vi confuse i Giudei che’ lo accusavano di infrangere il Sabbato (Mart. IV sett.), perdonò alla donna adultera (Sab. III sett.), insegnò nel Tempio (Sab IV sett. Elun. II sett.), e guari il cieco nato (Merc. IV, sett.). – Dopo esser stato di nuovo in Galilea, Gesù si recò in Perea, dove rese la favella ad un muto (3a Dom.) e dove mostrò in Giona la figura della resurrezionea (Merc. I sett.). Poi andò a Gerusalemme per la festa della Dedicazione, ritornò inPerea ove predicò la parabola del figliuol prodigo (Sab. II sett.) e del ricco epulone (Giov. II sett.). Chiamato a Befania vi risuscitò Lazzaro (Ven. IV sett.). Risalito a Ephrem, si diresse verso Gerusalemme annunziando che vi sarebbe stato messo a morte (Merc. II sett.). Nel Tempio scacciò una seconda volta i venditori (Mart. I sett.), disse la parabola dei vignaiuoli ribelli (Ven. II sett.), e denunciò l’ipocrisia dei Farisei (Mart. II sett.). Poi salì sul Monte degli Ulivi e guardando Gerusalemme, ove tre giorni dopo fu ucciso, parlò del Giudizio che separerà per sempre i buoni dai cattivi (Lun. IV sett.) *.
III. — Commento liturgico.
II Tempo di Quaresimasi divide in due parti, la prima delle quali comincia il mercoledì delle Ceneri, chiamato nella Liturgia: « Principio della santissima Quarantena», e termina la Domenica di Passione, e la seconda comprende la « Grande Quindicina » che porta il nome di Tempo di Passione. Se togliamo le quattro Domeniche di Quaresima e quella della Passione e delle Palme, abbiamo 36giorni di digiuno, ai quali sono stati aggiunti i quattro giorni che precedono per ottenere il numero di 40, « che la legge e i profeti avevano inaugurato e che il Cristo stesso ha consacrato (Inno del Matutino. – Mosè, che rappresenta la legge, ed Elia, i profeti, non si accostarono a Dio sul Sinai e sull’Horeb che dopo essersi purificati con un digiuno di 40 giorni (Esodo, XXIV, 18; III Re, XIX, 8). – Ogni Messa di Quaresima ha una Stazione. (Questa parola è stata presa dalla milizia romana, perché i Cristiani arruolati nella milizia di Cristo si riunivano nelle ore in cui i soldati cambiavano la guardia; donde i nomi di Terza, Sesta, Nona che si danno alla parte dell’Ufficio che si dice alla 3a , 6° e 9°). Dopo l’ora Nona, che recitavasi verso le 15, si celebrava in Quaresima la Messa. Poi cantavansi i Vespri, dopò di che si rompeva il digiuno. Da ciò deriva l’uso attuale, nelle chiese ove si canta l’Ufficio, di recitare durante la Quaresima i Vespri prima del pranzo. Il papa celebrava nel corso dell’anno successivamente nelle grandi basiliche e nelle 5 chiese parrocchiali di Roma (Queste parrocchie esistevano già al v secolo ed erano chiamate « titoli » « tituli » ed i parroci di Roma che vi erano preposti portavano il nome di Cardinali (incardinati), cioè addetti a queste chiese. Per questo motivo ancora ai nostri giorni ogni Cardinale è titolare di uno di questi santuari) e in qualche altro santuario la Messa solenne, circondato da tutto il clero e dal popolo e questo, si chiama fare la « Stazione ». Il nome che è rimasto nel Messale, ricorda che Roma è il centro del culto cristiano (La preghiera ufficiale della Chiesa è, come essa stessa: una, santa, cattolica, apostolica e romana.) ed indica una liturgia più di dodici-volte secolare e anticamente solennissima. – La Quaresima, durante la quale si celebra ogni giorno una Messa con indulgenze stazionali, è uno dei tempi liturgici più antichi e più importanti dell’anno. Il Ciclo del tempo, consacrato alla contemplazione dei misteri di Cristo, esercita quotidianamente la sua influenza sui fedeli, mentre alle altre epoche dell’anno, in settimana si celebrano generalmente le feste dei Santi. Ecome tutta la vita cristiana si riassume nella imitazione di Gesù, questo tempo, nel quale il Ciclo dei Santi è più ridotto, è particolarmente fecondo per le anime nostre. La Chiesa ha ammesso nella liturgia quaresimale la festa dell’Annunziazione (25 marzo), poi quella di San Mattia (24 febbraio) per l’importanza dì queste feste; e se nel corso dei secoli vi si sono aggiunte altre Messe in onore dei Santi, è pur tuttavia più conforme allo spirito di questo tempo di preferire la Messa della feria, poiché durante la Quaresima la Messa conventuale, principale o unica (cantata o no), deve essere della Feria anche nelle feste doppie maggiori e minori (Cf. Additiones et Variationes: Nuovo Messale). E nelle feste che sono di un rito superiore ( la e 2a classe: Annunziazione, S. Giuseppe e S. Mattia) una Messa della feria si celebra sempre nelle Cattedrali, nelle collegiate e nei monasteri, senza mai interrompere la preparazione pasquale. Se dunque vogliamo fare una buona Quaresima, bisogna che assistiamo ogni giorno alla Messa, nella quale la Chiesa, nostra madre, ci detta i pensieri che in questo tempo devono occupare la nostra mente. Per indicare che lo spirito di penitenza del Tempo della Settuagesima si è ancor più accentuato, la Chiesa non solo sopprime il Gloria e l’Alleluia e riveste i suoi sacerdoti di paramenti violacei, durante la santa Quarantena, ma spoglia anche il diacono della dalmatica e il suddiacono della tunica, simboli di gioia, e fa tacere gli organi. Dopo i Postcommunio si dice una Orazione sul popolo, preceduta da questa esortazione all’umiltà: « Umiliatevi dinanzi a Dio ». – Anticamente la società cristiana sospendeva durante questo tempo le assise dei suoi tribunali e le guerre; era anche tempo proibito per le nozze e oggi ancora la Chiesa proibisce di dare in quest’epoca dell’anno la benedizione solenne agli sposi. In tempi di fede più grande la Chiesa, durante tutto il periodo del « digiuno solenne » (Oraz. della Ia domen. di Quares.), esortava gli sposi a osservare la continenza. Ecco il tempo favorevole, ecco ora i giorni della salute.