SALMO 99: “JUBILATE DEO, omnis terra; servite Domino“
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS
A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES
SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi
tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e
delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli
oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé
J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE
TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et
d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di
Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE
DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18
août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 99
Psalmus
in confessione.
[1] Jubilate Deo, omnis terra; servite Domino
in lætitia. Introite in conspectu ejus in exsultatione.
[2] Scitote quoniam Dominus ipse est Deus; ipse fecit nos, et non ipsi nos; populus ejus, et oves pascuæ ejus.
[3] Introite portas ejus in confessione, atria ejus in hymnis; confitemini illi. Laudate nomen ejus,
[4] quoniam suavis est Dominus; in æternum misericordia ejus, et usque in generationem et generationem veritas ejus.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol.
Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO XCIX.
Invito al popolo
di frequentemente lodar Dio che ci creò, che ci pasce, che è soave, che è
misericordioso e verace.
Salmo di laude.
1. Canti con
giubilo le Iodi quanta la terra, servite il Signore in allegrezza. Presentatevi
al cospetto di lui con esultazione.
2. Sappiate che il Signore egli è Dio; egli ci ha
fatti, e noi stessi non ci siam fatti da noi,
3. Voi suo popolo e pecorelle de’ suoi paschi, entrate
nelle sue porte con canti di laude nella sua casa con inni, e rendete a lui
grazie.
4. Lodate il suo nome, perché dolce è il Signore; eterna ch’è la sua misericordia, e la sua verità si mantiene per tutte le generazioni.
Sommario analitico
In questo salmo, che è una esortazione
al culto del vero Dio,
I. – Il salmista invita tutta la terra ad
adorare il vero Dio:
1° Con gli accenti della sua voce (1);
2° con le opere, servendolo con gioia
(1) e ad aprendosi dinanzi a Lui nel trasporto dell’allegrezza (1);
3° Con i pensieri, riconoscendolo – a)
come Dio e come Creatore (2); – b) come Re e come Pastore (8).
II. – A lodarlo come un Dio pieno di
bontà:
1° Che ha aperto ai suoi eletti le porte
del cielo (3);
2° Che ha elargito ad essi i tesori
della sua bontà e della sua misericordia<,
3° Che mostra loro la sua verità nel
mantenere le sue promesse di generazione in generazione (4).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1, 2
ff. 1, 2. – Tre gradi, o se si vuole, tre azioni sono
in questo preambolo del salmo: « Cantare le lodi del Signore con gioia; servire
il Signore in allegria; comparire alla presenza del Signore, o nel suo tempio
santo, con i sentimenti di una soddisfazione perfetta. » Alcuna noia in questi
santi cantici; nessun mormorio in questa servitù; nessun turbamento in questo
commercio con Dio. Colui che vuole accordare l’amore del mondo con i doveri
della Religione non comprenderà nulla degli inviti del Profeta; egli dirà, se è
in buona fede, che la preghiera lo disgusta, che la fedeltà alle leggi i Dio lo
preoccupa, che l’assiduità nel tempio santo lo affatica. Si, è così quando il
cuore è vuoto di Dio e quando l’amore del mondo vi regna imperiosamente (Berthier).
– Già tutta la terra loda Dio nel giubilo, e tutta la parte della terra che non
ancora lo loda, lo loderà un giorno; perché la benedizione divina, spandendosi
nell’universo, ribalta dappertutto l’empietà e dappertutto stabilisce la pietà;
ma i buoni sono frammisti ai malvagi, vi sono malvagi su tutta la terra, come
su tutta la terra vi sono degli uomini buoni; i malvagi gridano su tutta la
terra mormorii, ed i buoni un grido di giubilo. – Colui che è nel giubilo non pronunzia parole,
ma esprime la sua gioia con suoni inarticolati. Ciò che fa intendere è
l’accento di un’anima tutta penetrata di gioia, che esprime i suoi sentimenti
quel tanto che può, incapace di contenersi essa stessa. L’uomo che è nella
gioia, dopo essersi dapprima espresso, nel trasporto della sua allegrezza, con
parole che non possono né dirsi né comprendersi, si lascia andare ben preso ad
una sorta di crisi di benessere, senza frammiste parole. – Quando dunque,
dobbiamo essere in questo giubilo al quale ci esorta il Salmista? Quando noi
lodiamo ciò che non possono esprimere le parole umane. Noi consideriamo, ad
esempio, la creazione intera, la terra, il mare ed il cielo e tutto ciò che
essi contengono; noi sottolineiamo che ogni cosa ha la sua origine e le sue
cause; noi osserviamo le meravigliose proprietà delle sementi, l’ordine delle
nascite, la maniera di sussistere dei differenti esseri, il deperimento che le
conduce alla morte, il corso dei secoli che si succedono senza turbamenti, le
rivoluzioni delle stelle che sembrano andare da Oriente verso Occidente, il
corso degli anni che si compie, la lunghezza regolare dei mesi e la durata
delle ore, e in mezzo a tutte queste meraviglie, noi sentiamo che c’è un non so
che di invisibile che si chiama spirito o anima, che in tutti gli esseri
animati fa loro cercare il piacere, fuggire il dolore e conservare tra esse un
certo legame di unità per la cura che prendono della loro conservazione; noi
constatiamo infine che l’uomo porta in sé qualcosa di comune con gli Angeli di
Dio, operazione che appartiene esclusivamente ad uno spirito e che non
condivide con gli animali, come invece condivide con essi la vita, l’udito, la
vista ed altre facoltà, ma che consiste nell’avere l’idea di Dio, operazione
che appartiene esclusivamente al suo spirito, ed a discernere il bene dal male,
come l’occhio distingue il bianco dal nero. In questa veduta d’insieme della
creazione, l’anima si domanda: chi ha fatto tutte queste cose? Chi le ha
create? Chi ha creato te stesso in mezzo a tutte queste cose? Cosa sono queste
creature che tu esamini? Cosa sei tu che ti esamini? Chi è colui che ha fatto,
e queste core che tu consideri e tu che esamini? Chi è? Di’, chi è? Ma per
dirlo è necessario che il tuo pensiero lo concepisca; perché tu puoi concepire
determinati pensieri e non poterli esprimere, ma tu non potrai mai esprimere
ciò che il tuo pensiero non avrà potuto concepire. Il tuo pensiero si porti
dunque verso di Lui, prima di dire chi è, e per concepirlo avvicinati a Lui;
perché quando tu vuoi vedere un oggetto, per essere in grado di parlarne, tu ti
avvicini per esaminarlo per timore di un errore se l’oggetto non è visto che da
lontano. Ma dal momento che si vede con gli occhi corporali, e Dio non è
percepito che dallo spirito, non è considerato e visto che dal cuore. E dov’è
questo cuore per mezzo del quale lo si vede? « Beati, dice il Signore, coloro
il cui cuore è piro, perché essi vedranno Dio. » (Matt. V, 8). Io ho
esaminato, come ho potuto, tutta la creazione, ho osservato la natura corporea
nel cielo e sulla terra, e la natura spirituale in se stessa … e tuttavia cosa
posso comprendere da me stesso? Come potrei concepire ciò che è al di sopra di
me? Tuttavia la vista di Dio è promessa al cuore dell’uomo, e perché io l’ottenga,
Dio impone l’obbligo di operare per purificare il proprio cuore, perché la
Scrittura dice: Preparatevi in modo da vedere ciò che voi amate, ancor prima di
vederlo (S. Agost.). – « Servite il Signore nella gioia. » La gioia,
l’allegria, la vera contentezza, sono la conseguenza naturale di una fede viva
nell’esistenza, nella protezione, nell’onnipotente bontà di Dio. Ogni servizio
è pieno di amarezza: tutti coloro che la loro condizione obbliga a servire, non
lo fanno se non mormorando. Non temete il servizio di questo Padrone, egli non
provocherà nessuna lamentela, nessuna irritazione; là nessuno chiede di essere
venduto ad un altro padrone, tanto è dolce l’essere riscattati da Lui (S.
Agost.). – Il Profeta si indirizza a voi che sopportate tutte le cose
nella carità, e che gioite nella speranza: servite il Signore non nell’amarezza
con spirito di mormorio, ma « nella gioia dell’amore; presentatevi davanti al
suo volto con allegria. » È facile essere trasportati dalla gioia per qualche
causa esteriore, ma è davanti a Dio che bisogna librarsi alla gioia. Questi
trasporti siano meno quelli della vostra lingua piuttosto che quelli della
vostra coscienza. (S. Agost.). – « Sappiate che il Signore è Dio. » La scienza di
Dio è necessaria: 1° prima di determinarci a presentarci davanti a Dio, noi
dobbiamo sapere ciò che Egli è; 2° la conoscenza di Dio è l’inizio della virtù;
3° essa è la gloria dell’anima fedele: « Il saggio non si glorifichi nella sua
saggezza, il forte non si glorifichi che nella sua forza, il ricco non si
glorifichi nella sua ricchezza; ma colui che si glorifica, dice il Signore, si
glorifichi di conoscermi e di sapere che Io sono il Signore; » (Gerem.
IV, 23, 24); 4° Essa è la luce che ci conduce al cielo: « La vita
eterna consiste nel conoscervi, Voi, il solo e vero Dio, e Colui che avete inviato,
Gesù-Cristo. » (Giov. XVII, 3). – Nessun Cristiano c’è che non sappia che il
Signore è il vero Dio, il Creatore di tutte le cose, ed la maggior parte però agisce
come se non ne fosse convinto. – « Egli ci ha fatti e non siamo noi che abbiamo
fatto noi stessi. » – Cosa avete per gioire tanto? Qual motivo di inorgoglirvi?
Un altro vi ha fatti, e voi vi vantate, vi glorificate vi elevate come se vi
foste fatti da voi stessi. È vantaggioso che Colui che vi ha fatto vi renda
perfetti. « … è Lui che ci ha fatti. » Noi non dobbiamo inorgoglirci, tutto il
bene che è in noi, lo otteniamo dal nostro Creatore. Tutto ciò che abbiamo
fatto in noi, è per noi materia di condanna, tutto ciò che Egli ha fatto in noi
e per noi, è oggetto della corona celeste. (S. Agost.). – « Noi non
ci siamo fatti da noi stessi; » dunque noi riteniamo da Dio tutto ciò che
abbiamo da essere, e in ogni momento della nostra esistenza. Noi siamo l’opera
di Dio, e non abbiamo in noi stessi alcun mezzo per conservare quest’opera;
Colui che solo può conservarla è Colui che ha dato la prima esistenza.
Conseguenza di questa verità, è vedersi incessantemente nell’essere di Dio e
pensare a Lui unicamente come a Colui che ci ha fatti per Lui e al Quale
dobbiamo tornare. – Noi siamo chiamati popolo di Dio, perché Dio è il nostro
Re; noi siamo chiamati sue pecore, perché Egli è il nostro Pastore. Noi siamo
sue pecore e ciascuno di noi è una pecora, e le sue pecore non fanno che una
pecora. E quale non è per noi l’infinita tenerezza del nostro Pastore? Egli ha
lasciato le novantanove sue pecore ed è sceso a cercarne la sola perduta; Egli
la riporta sulle sue spalle (Luc. XV, 4, 5), riscattata dal suo
sangue. Il pastore è morto come assicurazione per la sua pecora, ed è
risuscitato e possiede la sua pecora: « Noi siamo il suo popolo e pecore del
suo pascolo » (S. Agost.).
II. — 3, 4
ff. 3, 4. – « Entrate nelle
porte per la confessione. » Le porte sono l’inizio della casa, cominciate con
la Confessione. Confessate che non siete voi che avete fatto voi medesimi,
lodate Colui che dal Quale siete stati fatti; il vostro bene viene da Colui il
cui allontanamento ha causato il vostro male. Che il gregge entri dentro le
porte; che non resti al di fuori, esposto ai lupi. – E come entrerà: Con la Confessione.
Confessatevi passando per le porte della casa, e quando sarete entrati nei suoi
sagrati, confessate il Nome del Signore con i vostri canti di lode (S.
Agost.). « Lodate il suo Nome perché il Signore è pieno di dolcezza,
etc. » Tre sono gli attributi che il Profeta ci richiama incessantemente nei
suoi cantici, e che si incatenano l’uno nell’altro; la dolcezza, la misericordia,
la verità di Dio. Poiché Dio è pieno di dolcezza e di bontà, Egli è sempre
portato a perdonare; perché Egli è misericordioso, promette il perdono dei peccatori;
perché Egli è fedele e verace nelle sue promesse, rende in effetti le sue buone
grazie al peccatore (Berthier). – « Lodate il suo Nome,
perché il Signore è soave. » Non temete che vi manchi la forza nel lodarlo. Le
lodi che voi Gli darete saranno come un nutrimento che mangerete: più lo
loderete, più forza acquisterete, e più Colui che voi loderete diverrà un
alimento soave. « La sua misericordia è eterna; » perché dopo avervi liberato,
non cesserà di essere misericordioso, e l’effetto della sua misericordia sarà
quello di proteggervi senza fine per la vita eterna (S. Agost.). – La misericordia
e la verità di Dio sono eterne, perché Egli le esercita in questa vita e nel
secolo futuro. I Santi non gioiscono della gloria che in virtù della
misericordia che Dio ha avuto per la loro miseria, ed essi non sono coronati se
non perché Egli aveva promesso loro questa corona. (Idem). « Verità di Dio
che si intende in tutto il susseguirsi delle generazioni, » perché essa non
cambia, è sempre la stessa, e sempre così sarà durante tutto il corso dei
secoli, come una regola inflessibile per raddrizzare tutti coloro che si
allontanano dalla sua divina rettitudine.