« … L’illusione infatti non è più possibile: si è dichiarata la guerra a tutto ciò che è soprannaturale, perché dietro al soprannaturale si trova Dio, e ciò che si vuol cancellare dal cuore e dall’anima dell’uomo è appunto Dio…» Questo è uno dei passaggi chiave della nuova lettera enciclica che il Santo Padre Pio X, nel corso del suo difficile Pontificato, indirizza al popolo francese, scosso da eventi drammatici voluti dalle sette ivi operanti, come chiaramente indicato in un successivo passaggio: « … Le dichiarazioni, mille volte fatte e ripetute nella stampa, nei congressi, nelle conventicole massoniche, nel seno stesso del parlamento, lo provano tanto, quanto gli attacchi che vennero progressivamente e metodicamente rivolti contro di lei. » Per farsi ben intendere, il Sommo Pontefice utilizza addirittura la lingua d’oltralpe e difende con grande vigore i diritti della Chiesa francese vilmente calpestati da leggi inique emanate da governi “fantoccio” diretti dalle logge dei “figli della vedova”, tentacoli velenosi della piovra di “quelli che odiano Dio, la sua unica vera Chiesa, tutti gli uomini ed in particolare i Cristiani”. Questa oppressione poi doveva manifestarsi in tutta Europa, nell’America latina, ed ovunque vi fosse una società cristianamente organizzata. Oggi sembra che questa lotta sia attenuata, ma è una fallace impressione, poiché la setta infernale, la sinagoga di satana dei grembiulini, si è stabilmente infiltrata nei sacri palazzi dell’urbe e dell’orbe, ed indisturbata conduce singoli e popoli interi al fuoco eterno senza colpo (apparentemente) ferire, anzi – guidando pure tutta la stampa mondiale, ad essa totalmente asservita – finge ottimismo, buonismo e filantropia in cui c’è tolleranza per ogni genere di errore, laico, gnostico o pseudoreligioso che sia, ma preclude assolutamente al pensiero ed alla dottrina cristiana. Però, grazie a Dio, la Chiesa Cattolica (non quella a-Cattolica del Va’-t’inganno), resiste pur nelle moderne catacombe e negli spazi strettissimi, angusti ed asfissianti di un culto sotterraneo, in attesa della manifestazione improvvisa e potente del Re del mondo, il Creatore dei cieli e della terra, che con il soffio della sua bocca (v. II Tess.), brucerà il demonio anticristo insediato nel luogo santo della Sede Apostolica, e dei suoi dannati (anzitempo) adepti. E allora niente più illusioni, ci avverte S. Pio X, siamo in un combattimento tremendo, essenzialmente spirituale, in cui il vincitore sarà chi, sostenuto dal Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, con la sua grazia, resisterà alla “civile” barbarie ed alla feroce persecuzione ideologica e dottrinale, quella che forse non conduce alla gloriosa morte fisica del martirio dei primi secoli della Chiesa, patita sotto gli imperatori romani, ma peggio ancora, pur se invisibile all’occhio di carne, alla sicura morte eterna dell’anima. Facciamo nostro il grido accorato del Sommo Pontefice e preghiamo affinché il Signore, per intercessione della Beata Vergine nostra Madre e Madre di Dio, abbrevi questi giorni funesto e decisivi per la salvezza di miliardi di anime, e con una sovrabbondanza di grazia ci conduca alla vita eterna, nel Regno di cui ci ha costituito suoi coeredi.
S. S. PIO X
“UNE FOIS ENCORE”
I gravi avvenimenti che incalzano nel vostro nobile paese ci portano a rivolgere, ancora una volta, la parola alla Chiesa di Francia per sostenerla nelle sue prove e consolarla nel suo dolore. È infatti allorquando i figli sono in angoscia che il cuore del padre deve più che mai volgersi verso di loro. È per questo che, quando Noi vi vediamo soffrire, dal fondo del paterno animo l’effusione della tenerezza deve sgorgar più copiosa e venire a voi più feconda di conforto e più soave. – Queste afflizioni, venerabili fratelli e figli dilettissimi, hanno al presente un’eco dolorosa in tutta la Chiesa Cattolica: ma Noi le sentiamo in una maniera ancora più viva e vi compatiamo con una tenerezza, che, aumentando con le vostre prove, sembra accrescersi di giorno in giorno. A queste crudeli amarezze il Signore ha unito, è vero, una consolazione che non potrebbe essere più preziosa per il Nostro cuore. Essa Ci venne dal vostro incrollabile attaccamento alla Chiesa, dalla vostra fedeltà indefettibile a questa Sede Apostolica e dall’unione forte e profonda che regna tramezzo a voi. Di questa fedeltà e di questa unione Noi già da prima eravamo sicuri, e poiché troppo bene conosciamo la nobiltà e generosità del cuore francese, per avere a concepire il timore che, nell’ardore della battaglia, potesse la disunione insinuarsi nelle vostre file. Non per questo però meno grande è la gioia che Noi proviamo, nel vedere lo spettacolo magnifico che voi date presentemente encomiandovene al cospetto di tutta la Chiesa, benediciamo dal fondo del cuore il Padre delle misericordie, Aurore di ogni bene. Il far ricorso a questo Dio infinitamente buono è tanto più necessario in quanto la lotta, lungi dall’acquetarsi, si inasprisce ognora più e va senza tregua estendendosi. Non è più soltanto la fede cristiana che si vuole ad ogni costo sradicata dall’intimo dei cuori, è addirittura ogni credenza che, sollevando l’uomo ad disopra degli orizzonti di questo mondo, lo porta soprannaturalmente a fissare lo stanco suo guardo verso il cielo. L’illusione infatti non è più possibile. si è dichiarata la guerra a tutto ciò che è soprannaturale, perché dietro al soprannaturale si trova Dio, e ciò che si vuol cancellare dal cuore e dall’anima dell’uomo è appunto Dio. Questa lotta sarà accanita e senza tregua da parte di coloro che la muovono. A misura che essa si andrà svolgendo, è possibile ed anche probabile che vi aspettino prove più dure di quelle che avete conosciute finora. La saggezza dunque impone a ciascuno di voi di prepararvisi. Voi lo farete schiettamente, virilmente e con fiducia, sicuri che, qualunque sia la violenza della battaglia, la vittoria rimarrà infine nelle vostre mani. Pegno di questa vittoria sarà la vostra unione: unione prima tra voi, unione poi con questa Sede Apostolica. Questa duplice unione vi renderà invincibili, e contro di essa tutti gli sforzi si infrangeranno. I vostri nemici del resto non si sono risparmiati a questo riguardo. Fin dal primo momento e con una grande sicurezza di vedute, essi hanno scelto il loro obiettivo: in primo luogo, separarvi da Noi e dalla cattedra di Pietro, poi seminare la divisione in mezzo a voi – Da allora in poi non hanno affatto cambiato tattica; a questa sono ritornati costantemente e con tutti ì mezzi; gli uni con formule avviluppate e piene di destrezza, gli altri con brutalità e con cinismo. Promesse ingannatrici, premi ignominiosi offerti allo scisma, minacce e violenze, tutto è stato messo in gioco ed adoperato. Ma la vostra illuminata fedeltà ha sventato tutti questi tentativi. Pensando allora che il miglior mezzo per separarvi da Noi, era il togliervi ogni fiducia nella Sede Apostolica, essi non hanno esitato a gettare dall’alto della tribuna e nella stampa il discredito sui Nostri atti, misconoscendo e talvolta calunniando perfino le Nostre intenzioni. La Chiesa, si è detto, cerca di suscitare in Francia la guerra religiosa e affretta con tutti i suoi voti la persecuzione violenta. – Strana davvero siffatta accusa. Fondata da Colui che venne al mondo per pacificarlo e per riconciliare l’uomo con Dio, messaggera di pace su questa terra, la Chiesa non potrebbe volere la guerra religiosa se non ripudiando la sua sublime missione e rinnegandola al cospetto di tutti. – Essa al contrario rimane e rimarrà sempre fedele a questa missione di paziente dolcezza e di amore. D’altra parte il mondo intero oggi sa, né può su ciò cadere in inganno, che, se la pace delle coscienza è in Francia spezzata, ciò non è per iniziativa della Chiesa, ma per quella dei suoi nemici. Gli spiriti imparziali, anche quando non condividono la nostra fede, riconoscono tuttavia che, se nella patria vostra diletta si combatte sul terreno religioso, non è già perché la Chiesa sia stata la prima ad ingaggiare la lotta, ma perché a lei stessa è stata dichiarata la guerra. Questa guerra, da venticinque anni in modo particolare, essa non fa che subirla. Ecco la verità. Le dichiarazioni, mille volte fatte e ripetute nella stampa, nei congressi, nei conventi massonici, nel seno stesso del parlamento, lo provano tanto, quanto gli attacchi che vennero progressivamente e metodicamente rivolti contro di lei. Questi sono fatti innegabili e contro i quali non potrà mai prevalere alcun argomento. La Chiesa dunque non vuole la guerra, la guerra religiosa meno ancora delle altre, e affermare il contrario significa lanciare contro di essa calunnia e un oltraggio. Né certo essa brama la persecuzione violenta. Questa persecuzione essa ben la conosce per averla sofferta in tutti i tempi e sotto tutti i cieli. Parecchi secoli per lei trascorsi nel sangue, le danno dunque il diritto di dire con una santa fierezza che essa non la teme punto, e che quante volte ciò sarà necessario, saprà bene affrontarla. Ma la persecuzione per se stessa è il male, perché è l’ingiustizia e impedisce all’uomo di adorare liberamente Dio. La Chiesa dunque non può desiderarla, in vista del bene che sempre, nella sua infinita sapienza, ne trae la Provvidenza. – Inoltre, la persecuzione non è soltanto il male, essa è altresì il dolore, ed è questa un’altra ragione per la quale non la desidererà giammai, per compassione verso i suoi figli, la Chiesa, che è la migliore delle madri. – Del resto, questa persecuzione, alla quale le si rimprovera di voler spingere altri e che si dichiara di essere fermamente decisi di rifiutarle, le viene poi inflitta realmente. Non vennero, forse, anche di recente, espulsi Vescovi dai loro vescovadi, e perfino i più venerandi fra essi e per età e per virtù; scacciati i seminaristi dai seminari maggiori e minori; non si è cominciato a bandirei curati dalle loro canoniche? Tutto il mondo cattolico ha veduto questo spettacolo con tristezza, e non ha esitato affatto nel dare a tali violenze il nome che ad esse si conveniva. – Per ciò che riguarda i beni ecclesiastici, che Ci si accusa di essere abbandonati, importa notare che questi beni erano per una parte il patrimonio dei poveri, e il patrimonio, più sacro ancora, dei defunti. Non era dunque lecito per la Chiesa né abbandonarli, né consegnarli; essa non poteva che lasciarseli strappare con la violenza. Nessuno del resto crederà che essa abbia abbandonato deliberatamente, se non sotto la pressione di ragioni più imperiose, ciò che le era stato così affidato, e che le era così necessario per l’esercizio del culto, per la conservazione degli edifici sacri, per la formazione dei suoi chierici e per il sostentamento dei suoi ministri. – È perché fu posta perfidamente di fronte alla scelta fra la rovina materiale e un’offesa consentita alla sua costituzione, la quale è di origine divina, che essa ha rifiutato, anche a costo della povertà, di lasciare attentare in lei all’opera di Dio. Le sono stati dunque tolti i suoi beni, non è essa che li ha abbandonati. Da ciò segue, che dichiarare i beni ecclesiastici vacanti ad un’epoca determinata, se a quest’epoca la Chiesa non ha creato nel suo grembo un organismo nuovo; sottoporre questa creazione a condizioni in manifesta opposizione con la divina costituzione di questa Chiesa, ponendola così nella necessità di respingerle; attribuire poi questi beni a terzi, come se fossero divenuti beni senza padrone, e infine affermare che con l’agire in siffatto modo non si spoglia la Chiesa, ma si dispone soltanto di beni da lei abbandonati, non è già soltanto un ragionare da sofisti, ma un aggiungere la derisione alla più crudele delle spogliazioni. – Spogliazione innegabile, del resto, e che si cercherebbe invano di inorpellare, affermando che non esisteva alcuna persona morale a cui questi beni potessero venire attribuiti; giacché lo stato è padrone di conferire la personalità civile a chiunque il pubblico bene esige sia conferita, agli Istituti Cattolici come agli altri, e, in ogni caso, gli sarebbe stato facile non sottoporre la formazione delle associazioni cultuali a condizioni che fossero in opposizione diretta con la divina costituzione della Chiesa, alla quale si riteneva dovessero servire. – Ora, è questo precisamente quel che si è fatto relativamente alla associazioni cultuali. La legge le ha organizzate in modo tale che le sue disposizioni a questo riguardo vanno direttamente ad opporsi ai diritti, che, derivando dalla sua costituzione, sono essenziali alla Chiesa, specialmente in ciò che tocca la gerarchia ecclesiastica, base inviolabile data all’opera sua dallo stesso divin Maestro. Di più, la legge conferisce a queste associazioni attribuzioni che sono di esclusiva competenza dell’Autorità Ecclesiastica, sia per ciò che concerne l’esercizio del culto, sia per quel che riguarda il possesso e l’amministrazione dei beni. Infine, non solamente queste associazioni cultuali vengono sottratte alla giurisdizione ecclesiastica, ma sono fatte giudicabili dall’autorità civile. Ecco perché Noi, nelle precedenti Nostre encicliche, siamo stati tratti a condannare queste associazioni cultuali, malgrado i sacrifici materiali che questa condanna implicava. – Siamo stati accusati altresì di partito preso e di incoerenza. Si è detto che Ci rifiutavamo di approvare in Francia ciò che era stato approvato in Germania. Ma questo rimprovero manca tanto di fondamento quanto di giustizia. Giacché, sebbene la legge germanica fosse condannabile in parecchi punti, ed essa non sia stata che tollerata per evitare mali maggiori, purtuttavia le situazioni sono del tutto differenti, e quella legge riconosce espressamente la Gerarchia Cattolica, ciò che non fa punto la legge francese. – Quanto alla dichiarazione annuale, richiesta per l’esercizio del culto, essa non offriva tutta la sicurezza legale che si aveva diritto di desiderare. Pur nullameno – sebbene come principio le riunioni dei fedeli nelle chiese non abbiano alcuno degli elementi costitutivi propri delle pubbliche riunioni, e, come fatto, sia odioso il volerle assimilare a queste, – per evitare mali maggiori, la Chiesa avrebbe potuto essere tratta a tollerare questa dichiarazione. Ma con lo stabilire che « il curato o l’officiante non sarebbe più nella sua chiesa «che un occupante senza titolo giuridico, che non avrebbe diritto per fare alcun atto d’amministrazione », si è imposta ai ministri del culto, nell’esercizio stesso del loro ministero, una situazione talmente umiliante e vaga, che con simili condizioni la dichiarazione non poteva più venire accettata. – Resta la legge recentemente votata dalle due camere. – Dal punto di vista dei beni ecclesiastici, questa legge è una legge dispogliazione, una legge di confisca, e per essa si è consumata la spogliazione della Chiesa. Sebbene il suo divin Fondatore sia nato povero in una mangiatoia e sia morto povero sopra una croce,sebbene essa stessa abbia conosciuto dalla sua culla la povertà, i beni che essa aveva in sua mano le appartenevano come una proprietà di cui nessuno aveva diritto di spogliarla. Questa proprietà, indiscutibile sotto tutti i punti di vista, era stata altresì ufficialmente sancita dallo stato, ed esso per conseguenza non poteva violarla. – Dal punto di vista dell’esercizio del culto, questa legge ha organizzato l’anarchia: ciò che per essa infatti si instaura anzitutto, è l’incertezza e l’arbitrio. Incertezza se gli edifici del culto, sempre suscettibili di essere tolti alla loro destinazione, saranno o no, nel frattempo, a disposizione del clero e dei fedeli; incertezza se saranno o no conservati loro e per quale lasso di tempo; l’arbitrio amministrativo chiamato a regolare le condizioni del godimento, reso eminentemente precario; tante situazioni diverse per il culto in Francia, quanti sono in essa i comuni, in ciascuna parrocchia il prete posto a discrezione dell’autorità municipale, e, per conseguenza, il conflitto virtualmente organizzato da un capo all’altro del paese. Al contrario, obbligo di far fronte a tutti gli oneri, anche i più gravosi, e, al tempo stesso, limitazione draconiana per ciò che concerne le risorse destinate a provvedervi. – Così, nata da ieri, questa legge ha già sollevato innumerevoli e aspre critiche da parte di uomini appartenenti indistintamente a tutti i partiti politici e a tutte le opinioni religiose, e soltanto queste critiche basterebbero per giudicarla. – È facile riconoscere, per ciò che Noi vi abbiamo ricordato, venerabili fratelli e figli dilettissimi, come questa legge aggravi la legge di separazione, e perciò Noi non possiamo che riprovarla. – Il testo inesatto e ambiguo di alcuni fra gli articoli di questa legge pone in una nuova luce lo scopo voluto dai nostri nemici. Essi vogliono distruggere la Chiesa, scristianizzare la Francia, come Noi già vi dicemmo, ma senza che il popolo se avveda troppo e possa, per così dire, farvi attenzione. Se la lo impresa fosse veramente popolare, com’essi pretendono, non sarebbero perplessi a proseguirla a visiera alzata, e ad assumerne altamente tutta la responsabilità. Ma da questa responsabilità, lungi dall’assumerla, essi si schermiscono, la respingono, e, per meglio riuscirvi, la rigettano sulla Chiesa, vittima loro. È questa la più luminosa di tutte le prove, che la loro opera nefasta non risponde affatto ai voti del paese. – È vano, del resto, che dopo aver posto Noi nella crudele necessità di respingere le leggi fatte da loro – vedendo i mali che hanno attirato sopra la patria e sentendo l’universale riprovazione montare come una lenta marea verso di loro – cerchino di fuorviare la pubblica opinione e di far ricadere la responsabilità di questi mali sopra di Noi. Il loro tentativo non riuscirà. – Quanto a Noi, abbiamo adempiuto il Nostro dovere, come avrebbe fatto qualunque altro Vescovo di Roma. L’alto Ufficio, a cui è piaciuto al Cielo investirci, malgrado la Nostra indegnità, come del resto la stessa fede di Cristo, fede che voi professate con Noi, Ci dettava la Nostra condotta. Non avremmo potuto agire altrimenti, senza calpestare la Nostra coscienza, senza mancare al giuramento che Noi abbiamo prestato nel salire sulla Cattedra di Pietro, e senza violare la Gerarchia Cattolica, base data alla Chiesa da nostro Signore Gesù Cristo. Attendiamo, per conseguenza, senza timore il verdetto della storia. Essa dirà che, fissi immutabilmente gli occhi alla difesa dei diritti superiori di Dio, Noi non abbiamo affatto voluto umiliare il potere civile né combattere una forma di governo, ma tutelare l’opera intangibile del nostro Signore e Maestro, Gesù Cristo. – Essa dirà che Noi vi abbiamo difeso, figli dilettissimi, con tutta la forza dell’immensa Nostra tenerezza; che ciò che Noi reclamato e reclamiamo per la Chiesa, di cui la Chiesa di Francia è la figlia primogenita e una parte integrante, è il rispetto della sua Gerarchia, l’inviolabilità dei suoi beni e la libertà che, se si fosse fatta ragione alla Nostra domanda, la pace religiosa non sarebbe stata turbata in Francia, e che il giorno in cui la si ascolterà, questa pace così desiderabile rinascerà. – Essa dirà infine che se, anticipatamente sicuri della vostra magnanima generosità, Noi non abbiamo esitato a dirvi che l’ora del sacrificio era suonata, è per ricordare al mondo, nel nome del Padrone di tutte le cose, che l’uomo deve nutrire quaggiù preoccupazioni più alte che quella per le contingenze caduche di questa vita, e che la gioia suprema, l’inviolabile gioia dell’anima su questa terra, è il dovere soprannaturalmente compiuto a qualunque costo, e, per ciò stesso, Dio onorato, e amato malgrado tutto, – Confidando che la Vergine Immacolata, figlia del Padre, Madre del Verbo, sposa dello Spirito Santo, vi otterrà dalla santissima ed adorabile Trinità giorni migliori, come presagio della calma che seguirà la tempesta, ne abbiamo ferma speranza, Noi dal fondo dell’anima accordiamo la Nostra apostolica benedizione a voi, venerabili fratelli, come pure al vostro clero e a tuto intero il popolo francese.
Roma, presso San Pietro, il giorno dell’Epifania, 6 gennaio quarto del Nostro pontificato.
PIO PP. X