SALMO 90: “QUI HABITAT IN ADJUTORIO ALTISSIMI“
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 90
[1] Laus cantici David.
Qui habitat in adjutorio Altissimi,
in protectione Dei cœli commorabitur.
[2] Dicet Domino: Susceptor meus es tu et refugium meum; Deus meus, sperabo in eum.
[3] Quoniam ipse liberavit me de laqueo venantium, et a verbo aspero.
[4] Scapulis suis obumbrabit tibi, et sub pennis ejus sperabis.
[5] Scuto circumdabit te veritas ejus: non timebis a timore nocturno;
[6] a sagitta volante in die, a negotio perambulante in tenebris, ab incursu, et daemonio meridiano.
[7] Cadent a latere tuo mille, et decem millia a dextris tuis; ad te autem non appropinquabit.
[8] Verumtamen oculis tuis considerabis et retributionem peccatorum videbis.
[9] Quoniam tu es, Domine, spes mea; Altissimum posuisti refugium tuum.
[10] Non accedet ad te malum, et flagellum non appropinquabit tabernaculo tuo.
[11] Quoniam angelis suis mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis.
[12] In manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum.
[13] Super aspidem et basiliscum ambulabis, et conculcabis leonem et draconem.
[14] Quoniam in me speravit, liberabo eum; protegam eum, quoniam cognovit nomen meum.
[15] Clamabit ad me, et ego exaudiam eum; cum ipso sum in tribulatione; eripiam eum, et glorificabo eum.
[16] Longitudine dierum replebo eum, et ostendam illi salutare meum.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO XC
Il titolo non leggesi nei codici ebraico e greco. Forse fu aggiunto per far intendere che il Salmo non fosse di Mosè. Argomento è esortazione a porre in Dio ferma fiducia. Ora parla il profeta, ora il giusto, ora Dio a modo drammatico. Il Salmo è utile a formare i costumi.
Lauda o cantico di David.
1. Colui che riposa nell’aiuto dell’Altissimo, viverà sotto la protezione del Dio del cielo.
2. Egli dirà al Signore: Mio difensore sei tu, e mio asilo; egli è il mio Dio, in lui spero.
3. Imperocché egli dal laccio dei cacciatore e da dure cose mi ha liberato.
4. Dei suoi omeri farà ombra a te, e sotto le ali di lui avrai fidanza.
5. La sua verità ti coprirà come scudo per ogni parte: non temerai i notturni spaventi.
6. Non di giorno la saetta volante, non l’avversiere che va attorno nelle tenebre, non gli assalti del demonio del mezzogiorno.
7. Mille cadranno al tuo fianco, e diecimila alla tua destra; ma nissuna (saetta) a te si accosterà.
8. Ma tu coi tuoi propri occhi osserverai; e vedrai il contraccambio renduto ai peccatori.
9. ( E dirai): Tu sei, o Signore, la mia speranza; e che per tuo rifugio hai scelto l’Altissimo.
10. Non si accosterà a te il male, e alla tua casa non accosterassi il flagello.
11. Imperocché egli ha commessa di te la cura ai suoi Angeli; ed eglino in tutte le vie tue saran tuoi custodi.
12. Ti sosterranno colle lor mani, affinché sgraziatamente tu non urti col tuo piede nel sasso.
13 Camminerai sopra l’aspide e sopra il basilisco; e calpesterai il leone e il dragone.
14. Perché egli ha sperato in me, io lo libererò; lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome.
15. Alzerà a me la voce, e io lo esaudirò; con lui son io nella tribolazione, ne lo trarrò, e lo glorificherò.
16. Lo sazierò di lunghi giorni, e farogli vedere il Salvatore, che vien da me.
Sommario analitico
In questo Salmo in cui Davide espone la sicurezza e la tranquillità di cui gode, in mezzo ai pericoli così numerosi di questa vita, si vede l’uomo giusto che ripone tutta la sua fiducia in Dio (1).
(1) [Questo salmo sembra essere un dialogo a due voci, con una terza nel nome di Dio, senza il coro. I tre primi versetti sono detti per la prima voce, i versetti 5-8 per il coro, ed il versetto 9 per una seconda voce; i versetti 9-13 per il coro, ed i versetti 14-16 per una terza voce, nel nome di Dio. – Questo salmo enumera, con una grande poesia nel dettaglio, e sotto ricche metafore, tutti i vantaggi legati ai luoghi di asilo, e soprattutto a questo asilo posto in un luogo elevato che non è altri che l’Altissimo. Questo salmo è pieno di malinconia e di attraenti misteri, quando è recitato o cantato di sera, sotto le ombre maestose che cadono dalle volte delle nostre antiche basiliche sull’assemblea raccolta dei fedeli, ché incoraggia ad essere intrepidi nella vita ed al riposo della forza, per la fiducia in Dio (Claude, Les Psaumes, etc.)].
I. – Considera Dio come una fortezza inespugnabile nella quale:
1° Dio riceve l’uomo giusto e gli offre un sicuro rifugio;
2° Egli si comunica a lui e lo fa entrare nella propria intimità (1);
3° L’uomo giusto che sfugge ai suoi nemici vi trova un asilo ed un rifugio contro i suoi persecutori (2, 3).
II. – Durante il soggiorno che fa il giusto in questa fortezza inespugnabile in cui Dio lo riceve:
1° Prima del combattimento: – a) Dio lo mette al riparo delle sue spalle: – b) lo copre sotto le ali come una chioccia copre i suoi piccoli (4);
2° Durante il combattimento: – a) lo protegge dai suoi nemici coprendolo con lo scudo della sua verità contro gli attacchi notturni (5-6); – b) gli dà ancora la forza di trionfare dei suoi nemici (7);
3° dopo il combattimento: – a) Dio gli procura la gioia di vedere la loro disfatta (8); – b) gli concede di gioire dall’alto di questa fortezza, di una sicurezza che nulla può turbare; – c) ricolma di questa gioia allontanando dalla sua dimora tutto ciò che è capace di nuocere.
III. – Quando il giusto esce da questa fortezza:
1° Dio gli dà degli Angeli per guida e per difesa: – a) essi lo custodiscono in tutte le sue vie (11); – b) lo portano nelle loro mani per garantirlo da tutti i pericoli della strada (12, 13);
2° Dio stesso si accompagna a lui nella strada e dichiara, per bocca del Profeta, ciò che debba fare in favore dei giusti: – a) Egli li libererà dai loro nemici coloro che sperano in Lui (14); – b) li assisterà nelle loro tribolazioni; – c) li libererà e farà volgere queste tribolazioni a loro gloria (15); – d) renderà questa gloria universale;
e) ed al colmo, si manifesterà Egli stesso a loro (16).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-3.
ff. 1, 2. – È da questo salmo che il demonio ha tratto le parole di cui ha osato servirsi per tentare Nostro Signore Gesù-Cristo. Ascoltiamolo dunque, per istruirci e per poter resistere al tentatore, non mettendo la nostra fiducia in noi, ma in Colui che è stato tentato prima di noi, per assicurarci la vittoria nelle nostre tentazioni. In effetti, la tentazione non gli era necessaria, ma la tentazione del Cristo è un insegnamento per l’uomo. Ora, se prestiamo attenzione a ciò che il Cristo risponde al demonio, per rispondergli allo stesso modo, noi entriamo dalla porta. Che vuol dire entrare dalla porta? Entrare attraverso il Cristo, imitare i modi del Cristo (S. Agost.). – Ci sono tre tipi di persone che non dimorano nel segreto dell’Altissimo: 1° coloro che, in luogo di confidare in Dio, mettono la fiducia nella loro forza, nelle loro ricchezze, sia temporali che spirituali; 2° coloro che disperano della loro salvezza, soccombendo sotto il peso delle loro infermità, senza ricorrere a Dio; 3° coloro che si lusingano invano di ottenere il suo soccorso senza curare di correggersi. I primi dimorano nei propri meriti, i secondi nella diffidenza, i terzi nei loro vizi (S. Bern.). – Colui dunque che imita il Cristo sopportando tutte le pene di questo mondo, e mettendo in Dio la propria speranza per non essere sedotto dalla lussuria, né annientato dalla paura, costui è veramente colui che abita sotto l’aiuto dell’Altissimo, e che dimora sotto la protezione del Dio del cielo. – « Egli riposerà sotto la protezione del Dio del cielo, » vale a dire che, forte di questa protezione, non temerà nulla di ciò che esista o di ciò che possa accadere sotto il cielo. È il complemento di ciò che il salmista sta per dire nella prima parte di questo versetto: l’assistenza dell’Altissimo ha soprattutto come scopo di aiutarci a fare il bene; la sua protezione, di difenderci dal male. E si noti che non dice: egli dimorerà alla presenza del Dio del cielo, ma sotto la protezione del Dio del cielo. Gli Angeli trasaliscono di gioia alla sua presenza; per me, possa io riposare sotto la sua protezione! Gli Angeli sono felici di essere eternamente alla presenza di Dio, possa io – quanto a me – essere in sicurezza sotto questa divina protezione! (S. Bernardo). – Per abitare così nel segreto dell’Altissimo, non è sufficiente un atto passeggero di fede, di speranza, ma occorre una lunga abitudine, una perseveranza costante nel mettere la propria fiducia in Dio; bisogna per così dire, essersi costruito una casa, una dimora in Dio e portarla con sé. « Egli dimorerà sotto la protezione del Dio del cielo. » Qui non si tratta di un soggiorno transitorio, come una delle capanne erette nei cantieri o nelle vigne, come sotto la tenda del viaggiatore: è una dimora permanente. – Ora non ci sono che gli uomini di preghiera che abitano così in modo permanente nel segreto di Dio. Per elevarsi a questo segreto di Dio, bisogna fare ciò che san Gregorio spiegava con questa comparazione sensibile: voi vedete – egli diceva – l’acqua che zampilla da una tubazione, essa si pone a livello della riserva da dove è discesa; ma darà essa questo spettacolo che fa la delizia di coloro che ne sono testimoni, se essa non è costretta in questo canale stretto dal quale si slancia in aria? Non si spanderà nella campagna se la si lascia in libertà? Ne è lo stesso per i nostri spiriti ed i nostri cuori, tutte le volte che li abbandoniamo a se stessi, che li lasciamo errare nelle occupazioni frivole del mondo, essi si spandono e non risalgono alla sorgente di ogni bene. – Chi dice a Dio: « Voi siete il mio sostegno, il mio rifugio e il mio Dio? – Colui che abita sotto l’aiuto dell’Altissimo. Chi è colui che abita così sotto l’aiuto dell’Altissimo? Colui che non si mette al riparo da se stesso. Chi è colui che abita sotto l’aiuto dell’Altissimo? Colui che non è orgoglioso, come lo sono stati coloro che hanno mangiato il frutto proibito, al fine di essere come déi, che hanno perso il dono dell’immortalità che avevano ricevuto nella loro creazione, « Voi siete il mio protettore, il mio rifugio, il mio Dio. » Queste tre parole sembrano corrispondere ai tre grandi benefici di Dio: l’uno passato, l’altro presente, ed il terzo futuro. Il primo, è l’infinita misericordia di Dio che ritrae l’uomo dal peccato e dalla via che conduce alla perdizione. Il secondo, quando Dio diventa il rifugio del peccatore convertito contro le ricadute e le tentazioni che potrebbero rivoltarlo. Il terzo, che è il più grande di tutti, è compreso in queste parole « Mio Dio. » Dio è il mio Dio, cioè il sovrano Bene, ma lo sarà per noi veramente ed in una maniera personale, se non nel cielo quando lo vedremo così com’è. (S. Bernardo) – Egli dirà al Signore: « Voi siete il mio difensore, e il mio rifugio, ed il mio Dio. » Tutte le creature possono dire a Dio: Voi siete il mio Creatore; gli animali possono dire: Voi siete il mio pastore; tutti gli uomini possono dire. Voi siete il mio difensore, che dimora sotto l’assistenza dell’Altissimo. Egli aggiunge: « … e il mio Dio. » Perché non dice: Nostro Dio? Perché nella creazione, nella redenzione, in tutte la altre grazie comuni, Dio è Dio di tutti gli uomini; ma, nelle tentazioni, gli eletti lo considerano e lo invocano come loro Dio, a titolo particolare. In effetti, Egli è disposto a difendere colui che è prossimo a soccombere, coprendolo con la sua potente protezione, come se lasciasse tutte le altre creature e non fosse Dio che per lui solo … notate, egli non dice: io ho sperato, o io spero, ma « io spererò ». È l’augurio, la risoluzione, l’intenzione del mio cuore. Questa speranza riposa nel mio seno ed io persevererò. Io non mi lascerò andare né alla disperazione, né ad una vana speranza, perché maledetto è colui che pecca sperando il male e disperandone; io non voglio essere più di coloro che non sperano nel Signore: « io spererò in lui » (S. Bern.). – « Egli mi ha liberato dal laccio dei cacciatori. » Siamo dunque degli animali? Ahimè! Si, questo è pur vero. L’uomo che è elevato agli onori, non lo ha affatto compreso: egli è stato comparato alle bestie irragionevoli ed è divenuto simile a loro (Ps. XLVIII, 15). Si, gli uomini sono come animali senza ragione, come pecore erranti senza pastore … Ma chi sono questi cacciatori? I cacciatori pieni di malizia, di inganno e di crudeltà; dei cacciatori che non suonano il corno per timore di essere sentiti, ma che lanciano le proprie frecce nel segreto contro l’anima innocente ed indifesa. Questi sono i principi delle tenebre, versato in tutti gli inganni del demonio, e ciò che è l’animale davanti al cacciatore abile, l’uomo più fine e più abile lo è davanti ad essi, a meno che essi non siano di coloro che, come gli Apostoli, conoscono il pensiero di satana, e a chi la saggezza di Dio ha dato il potere di scoprire i suoi disegni artificiosi e funesti. (S. Bernardo). – Il demonio ed i suoi angeli tendono i loro tranelli, e gli uomini che camminano in Cristo camminano lontani da questi lacci. In effetti il demonio non osa tendere i suoi lacci nella via che è il Cristo; egli li pone attorno alla via, ma non sulla via stessa. Il Cristo sia sempre la nostra via, e noi non cadremo nelle insidie del demonio. Ma colui che erra fuori da questa via incontra l’insidia: a destra, a sinistra egli pone i suoi lacci; « … voi camminate in mezzo alle trappole » (S. Agostino). – Così come in mezzo ai pagani, colui che è Cristiano è esposto alle parole ingiuriose dei pagani, così in mezzo ai Cristiani, coloro che vogliono essere più vigilanti e migliori degli altri, sono esposti agli insulti degli stessi Cristiani … – In tutte le città, c’è un numero di cattivi Cristiani che vivono nel disordine, e coloro che voglio vivere bene tra di loro, coloro che vogliono essere sobri in mezzo ad uomini intemperanti, che vogliono restare casti in mezzo ad uomini dissoluti, che vogliono adorare Dio puramente in mezzo ad uomini che consultano gli astrologi e nulla chiedono ai loro vani calcoli; infine colui che vuole andare in Chiesa, in mezzo ad uomini amici degli spettacoli frivoli del teatro, costui è esposto agli insulti dei Cristiani stessi, che lo caricano di parole ingiuriose e che lo rimproverano dicendo: « Quanto a voi, voi siete un grande uomo, voi siete un santo »; essi lo insultano, e da qualunque parte si giri, a destra o a sinistra, si sentono parole oltraggiose. Ma se egli se ne duole, o si allontana dalla via del Cristo, cade nei lacci dei cacciatori (S. Agost.) -. – Qual è questa parola dura se non il grido dell’insaziabile inferno: eliminate, eliminate, colpite, distruggete, mettete a morte, impeditegli di dividere le spoglie? Qual è questa dura parola se non questa: « Che l’empio sia eliminato per non vedere la gloria di Dio? » (Isai. XXVI, 10). Allo stesso modo i cacciatori trionfano gioiosi quando, catturata la preda, gridano: Afferratela, legatela, ponetela sul braciere, afferratela e gettatela nella caldaia bollente, la stessa dura parola del popolo giudeo quando esclamò: « … via, via, crocifiggilo » (Giov. XIX, 15). Voi avete sopportato questa dura parola, Signore; perché? Se non per liberarci da una simile parola … gli uomini del mondo, quando consigliamo loro di fare penitenza, ci rispondono come fecero i Giudei a Nostro Signore: « Questa parola è dura. » (Giov. VI, 61). Ma come, sono una cosa dura « … queste afflizioni sì brevi e leggere della presente vita, che produrranno per noi il contrappeso eterno di una incomparabile gloria? » (II Cor. IV, 17) – Vi sembra duro riscattare con un lavoro sì breve e leggero queste sofferenze e queste torture che non vedranno mai termine, e che nessuno spirito può concepire? Vi sembra duro ascoltare questa parola: « … Fate penitenza? » voi siete nell’errore. Un giorno veramente sentirete una dura parola: « … andate via, maledetti, al fuoco eterno. » (Matt. XXV, 41). Ecco la parola che bisogna temere, la sola parola che deve apparirvi dura, e allora troverete che il giogo del Signore è dolce ed il suo peso leggero. (S. Bern.).
II. — 4-8.
ff. 4-8. – « Ti metterà all’ombra sotto le sue spalle, e sotto le sue ali sarai pieno di speranza. » È evidente che questo riferimento delle due ali spiegate indica a sufficienza che voi siete come tra le spalle di Dio, in modo tale che le sue ali, in mezzo alle quali vi trovate, vi proteggano da ogni lato, e facciano in modo che non abbiate a temere nessuno. Badate solo di non lasciare un asilo ove alcun nemico osi penetrare. Se la chioccia protegge i suoi pulcini, quanto più sarete sicuri sotto le ali di Dio contro il demonio ed i suoi angeli! (S. Agost.) – Quattro benefici segnalati ci vengono accordati all’ombra delle spalle di Dio: Dio ci nasconde sotto le sue spalle; ci protegge contro gli attacchi degli uccelli predatori, che sono le potenze dell’aria; ci offre un’ombra salutare e rinfrescante, e ci mette al riparo degli ardori brucianti del sole; infine ci nutre e ci riscalda, come la chioccia riscalda i suoi pulcini che nasconde sotto le sue ali (S. Bern.). – Questo è lo scudo impenetrabile della verità di Dio, che rende invulnerabile coloro che sanno servirsene. Un elmetto copre soltanto la testa, una corazza non può difendere che una parte del corpo, ma lo scudo è una difesa generale che si può alzare, abbassare e girare intorno al corpo (Dug.). – Circondato da questo scudo della fede fondata sulla Verità di Dio, non si temono né le tentazioni di pusillanimità, figurate dai timori notturni di cui parla il Profeta, né le tentazioni di vanagloria e di orgoglio, significate dalla saetta che vola di giorno, né le tentazioni di avarizia ed il desiderio di ricchezze che risiedono nelle tenebre profonde nell’anima e l’accecano, né le tentazioni di impurità, significate dagli assalti del demonio del mezzogiorno, che cerca di abbracciarci con i fuochi della lussuria. – Dopo aver rassicurato l’uomo giusto e pieno di fiducia in Dio, il Profeta gli fa vedere la disfatta dei suoi nemici, e la protezione tutta particolare di cui sarà oggetto. Questa vittoria non sarà completa che nella vita futura, e lo spettacolo del castigo degli empi costituirà una parte della gloria dei giusti. – « Ma tuttavia voi considererete con i vostri occhi. » Perché queste parole: « … Ma ora? » È stato permesso agli empi di ergersi arrogantemente contro i vostri servi; è stato permesso agli empi di perseguitare i vostri servitori. E questo impunemente? No, non sarà impunemente; perché, benché lo abbiate permesso, ed i vostri servi ne abbiano merito per la loro corona, « … tuttavia, essi considereranno con i loro occhi, e vedranno la punizione dei peccatori. » Ora, noi abbiamo bisogno di vedere, con gli occhi della fede, e la loro elevazione temporale e le lacrime che verseranno eternamente. Un potere passeggero è stato loro dato sui figli di Dio, ma sarà loro detto un giorno: « … andate nel fuoco eterno. » E chiunque ha occhi per vedere, considererà con i propri occhi; ed è questo un terribile spettacolo, il vedere l’empio florido in questo mondo, e fissare gli occhi su di lui per contemplare con la fede i supplizi che gli sono riservati alla fine, se non si corregge; perché coloro che pretendono di maneggiare il fulmine, più tardi saranno fulminati (S. Agost.). – I giusti troveranno, nella considerazione dei supplizi del peccatore, un soggetto di grazie e di gioia: 1° perché, grazie alla sola misericordia del Redentore, essi sono sfuggiti a questi supplizi eterni; 2° perché essi gioiranno di una perfetta sicurezza, vedendo i castighi dei peccatori, di cui non avranno più a temere né la malizia né gli attacchi diabolici, e che non vedranno non solo caduti alla loro destra e sinistra, ma caduti per sempre nell’inferno; 3° A causa della comparazione che faranno del loro stato con quello dei peccatori, paragone che farà risaltare la brillanza e lo splendore della gloria di cui saranno ricoperti; 4° perché vedranno nei supplizi dei malvagi il compimento dei disegni provvidenziali della saggezza e della giustizia divina (S. Bern.).
ff. 9, 10. – Gli uomini cercheranno sempre un asilo nei luoghi più elevati. Colui che si rifugia nel seno di Dio, stabilisce la sua dimora nell’asilo più elevato, il più forte, il più inaccessibile alle imprese degli uomini. Ce ne sono molti che vogliono farsi un rifugio in Dio, per sfuggire alle tempeste di questa vita. – Ora, il rifugio che Dio ci presenta e nel quale si può sfuggire alla collera ventura, è un luogo molto elevato e molto nascosto (S. Agost.). – « Voi avete posto il vostro rifugio in un luogo molto elevato. » Il tentatore non potrà avvicinarsi, il calunniatore non potrà salirvi, il maledetto accusatore dei suoi fratelli non potrà mai raggiungerlo … « Voi avete posto il vostro rifugio in un luogo molto elevato; voi avete scelto l’Altissimo per vostro rifugio. » Fuggiamo spesso in questo rifugio, il luogo è fortificato, non c’è da temere alcun nemico. Piacesse a Dio che noi potessimo sempre dimorarvi! Ma questo non è possibile nella vita presente. Ciò che è ora per noi un rifugio, diventerà un giorno una dimora permanente per l’eternità. Ma nell’attesa, benché non ci sia concesso abitarvi sempre, ricorriamo spesso a questo rifugio. In tutte le nostre tentazioni, in tutte le nostre tribolazioni, in tutte le nostre necessità, di qualunque natura siano, questa città di rifugio ci è aperta, il seno della madre nostra ci attende, le viscere della misericordia sono pronte a riceverci. (S. Bernar.) – Uno dei frutti di questa speranza che il giusto ripone nell’Altissimo, è che il male non gli si avvicinerà. Ora vi sono due tipi di male: il peccato e la pena dovuta al peccato; il peccato è il male propriamente detto, la pena non è che un male relativo, così è questa pena che bisogna intendere con il castigo o catastrofe di cui parla qui il Profeta. Che il peccato sia solo un male nel senso assoluto della parola, e che così non lo sia per la pena, è evidente: solo il peccato ci rende malvagi, mentre la pena non ci rende che infelici; nessuno può servirsi del peccato per il bene, mentre la pena può rendersi meritoria; il peccato non è mai utile, perché ci fa perdere più di quanto non ci dia; non si può mai dire che sia un bene, perché è sempre una iniquità, mentre la pena più esserci buona ed utile; non si può dire che Dio sia l’autore del peccato, perché tutto ciò che Egli fa, è buono, mentre la pena la si può ricondurre alla sua giustizia (S. Bernar.) – (Bellarmin.) – Quando il peccato sarà stato completamente distrutto, essendone stata eliminata la causa, l’effetto cesserà di esistere, e non potendo più il male avvicinarvi, le catastrofi non potranno raggiungere la vostra tenda, ed il castigo sarà allontanato dall’uomo esteriore e l’uomo interiore sarà puro e affrancato da ogni colpa.
III. — 11-16.
ff. 11-13. – 1° Provvidenza ammirevole di Dio, che deputa a guardia nostra uno degli Angeli che vedono la sua faccia in cielo. – Chi ha comandato, a chi ha comandato, nell’interesse di chi è stato comandato? Da ciò possiamo concludere l’amore di Dio per noi, l’amore che gli Angeli ci portano, e la dignità della nostra anima. (S. Gerol., S. Bern.) – Chi ha dato questo comando? Qual è il Padrone degli Angeli, da chi essi ricevono ordini da eseguire? Alla volontà di Chi essi obbediscono? È dunque la sovrana Maestà che ha comandato agli Angeli, ai suoi Angeli, cioè a queste intelligenze sublimi e felici che sono così vicini a Lui, che Gli sono uniti, che vivono nella sua familiarità, che sono veramente della casa di Dio, che ha comandato loro a vostro riguardo. Chi siete voi? Signore, che cos’è l’uomo, perché vi ricordiate di lui, o il Figlio dell’uomo perché ve ne diate pena? L’uomo non è che un ammasso di corruzione, ed il Figlio dell’uomo un verme di terra? E cosa pensate che abbia comandato agli Angeli a vostro riguardo? Ha forse scritto contro di voi cose aspre? Ha forse comandato loro di far risplendere la loro potenza contro una foglia portata dal vento? Ha loro comandato di far sparire l’empio, perché non veda la gloria di Dio? Ecco cosa avrebbe dovuto comandare, ma non sono questi gli oggetti del suo ordine: « Egli ha comandato ai suoi Angeli di custodirvi in tutte le sue vie ». E come queste parole non devono ispirarci un profondo rispetto, penetrarvi di una tenera devozione, e mettere nel vostro cuore una fiducia senza limiti, un profondo rispetto per la presenza dei suoi Angeli, un sentimento di tenera affezione per la loro benevolenza nei vostri riguardi, una fiducia senza limiti in questi guardiani tanto fedeli! (S. Bern.). – 2° Ecco il fine per il quale gli Angeli sono posti a nostra guardia: per custodirci in tutte le nostre vie, cioè in tutti i nostri pensieri, in tutti i nostri affetti, in tutte le nostre parole, in tutte le nostre azioni, queste sono le vie attraverso le quali noi andiamo a Dio. Ora, gli Angeli ci conducono nella via del cielo (Exod. XXIII, 20); essi rianimano il nostro coraggio e ci danno le forze per entrare generosamente in questa via. – « Essi vi custodiranno in tutte le vostre vie. » Quali sono queste vie? Quelle nelle quali voi camminate evitando il male e fuggendo la collera futura. Ci sono tante vie, tanti tipi di vie, cosa che crea un danno molto grande al viaggiatore. Quanto è facile, in questo incrocio di strade multiple, prenderne una che inganni, se manchiamo di discernimento nella via che scegliamo; perché Dio non ha comandato ai suoi Angeli di custodirci in tutte le vie, ma in tutte le « nostre vie ». Ci sono delle vie che dobbiamo evitare, delle vie seminate di insidie, costeggiate da precipizi, vie ben differenti da quelle nelle quali abbiamo bisogno di essere custoditi. (S. Bern.) – Una volte fortificati, gli Angeli ci indicano chiaramente il cammino. Essi ci aiutano in mezzo alle difficoltà della strada; essi combattono per noi se il nemico ci attacca. – 3° Ecco ancora l’amore con il quale gli Angeli assolvono a questa missione: essi ci portano nelle loro mani, figura questa improntata alla nutrice, alla madre che porta i suoi figli nelle sue braccia. Le mani degli Angeli sono l’intelletto e la volontà. – I nostri piedi sono le affezioni della nostra anima, e le due principali affezioni sono l’amore ed il timore. Ogni azione, ogni parla, ogni desiderio dell’uomo verso un oggetto qualunque, sono l’effetto dell’amore e del timore, l’amore di un bene che vogliamo acquisire o il timore di un male che temiamo di soffrire; e noi urtiamo i nostri piedi contro la pietra, quando all’occasione di un bene temporale che vogliamo acquisire o che temiamo di perdere, cadiamo nel peccato. (S. Agost.). – Santi Angeli, quanti siete, « … che vedete la faccia di Dio, » ed ai quali Egli ha comandato di custodirci in tutte e nostre vie, apportate alla nostra debolezza i soccorsi di ogni sorta che Dio ha messo nelle vostre mani per la salvezza dei suoi eletti, per i quali si è degnato di stabilirvi spiriti amministratori. (Bossuet, Elév. IV, S. III, E.) – O Angeli del cielo, io vivo in mezzo al mondo ove gli scandali mi circondano; vegliate su di me e custoditemi, è il Signore stesso che ve lo ordina! Voi, i cui occhi contemplano la faccia dell’Altissimo, abbassate tuttavia i vostri sguardi fino ai miei piedi, e nello stesso tempo che sostenete il mondo, portatemi nelle vostre mani, perché i miei piedi non inciampino nella pietra di scandalo. – Il demonio, il primo e più pericoloso nemico del genere umano, è figurato sotto il nome di aspide, di basilisco, di leone, di dragone, secondo i diversi modi con cui cerca di attaccarci. Questi animali rappresentano anche i quattro vizi principali: l’aspide, le suggestioni segrete degli spiriti immondi (S. Greg.); il basilisco, la vanagloria e l’invidia (S. Bern.); il leone, l’orgoglio, ed il drago, la collera.
ff. 14-16. – La vera conoscenza di Dio è quella che è congiunta alla speranza e all’amore; conoscere Dio, altrimenti, è conoscerlo in maniera sterile. – Non temete, quando siete nell’afflizione, che Dio, per così dire, non sia con voi: che la fede sia con voi, e Dio è con voi nelle vostre tribolazioni. Il mare solleva i suoi flutti, e voi siete sballottati nella vostra barca perché il Cristo si è addormentato. Se la vostra fede dorme nel vostro cuore, è come se il Cristo, che abita in voi per la fede, dormisse con il vostro naviglio. Quando cominciate a sentire qualche agitazione, svegliate il Cristo che dorme! Eccitate la vostra fede, e sentirete che non vi abbandonerà! (S. Agost.). – Tutto il Vangelo non è, in qualche modo, che il commento di questa bella parola del Profeta : « … Io sono con lui nella tribolazione. » Dio è sempre stato con i giusti nella tribolazione, ma questa verità ha ricevuto una applicazione ben più sensibile e più generale dopo che il Verbo di Dio si è degnato di farsi simile a noi e passare Egli stesso in tutte le tribolazioni. – « Io lo salverò e lo glorificherò. » A chi non sarebbe sufficiente essere glorificato da Colui le cui opere sono perfette? Perché una sì grande immensità non può glorificare i suoi eletti che in maniera immensa. La glorificazione deve essere necessariamente grande, e discendente da una gloria tanto magnifica (II Piet. I, 17). La gloria del mondo è ingannevole, il suo splendore è vano, i giorni dell’uomo sono brevi. Il saggio non desidera questa gloria, egli dice dal fondo del cuore a Colui che vede il fondo dei cuori: « io non desidero il giorno dell’uomo, voi lo sapete. » (Ger. XVII, 16). Io desidero qualcosa di più prezioso. Io conosco colui che ha detto: « Io non ricevo la gloria che viene dall’uomo. » (Giov. V, 41) Quanto siamo miserabili nel cercare la gloria che viene dagli uomini, e non volere quella che viene da Dio solo! Quella gloria per la quale non abbiamo che indifferenza, è la sola che abbia durata, la sola che possa riempire i nostri desideri (S. Bern.). – Cos’è la lunghezza dei giorni? La vita eterna. Non pensiate che qui si tratti di una lunghezza analoga a quella dei giorni dell’estate che sono più lunghi di quelli dell’inverno. Sono questi i giorni che Dio deve darci? No, la lunghezza dei giorni, non ha fine, è la vita eterna (S. Agost.). – « Ed io gli farò vedere la salvezza che destino a lui, » vale a dire, gli mostrerò il Cristo stesso. Ma come? Non si è visto il Cristo sulla terra? Cosa ha dunque di straordinario da mostraci? Ma il Cristo non è stato visto allo stesso modo in cui lo vedremo. Non è stato visto che come lo hanno visto coloro che lo hanno crocifisso, e noi che non lo abbiamo visto, noi abbiamo creduto in Lui, essi avevano degli occhi, dunque non ne abbiamo noi? Noi ne abbiamo, e questi sono gli occhi del cuore; ma noi vediamo ancora per la fede e non in realtà. Quando arriverà la realtà? Quando lo vedremo faccia a faccia (I Cor. XIII, 12), secondo l’espressione dell’Apostolo, e secondo la promessa di Dio che ci ha fatto come la più grande ricompensa dei nostri travagli. Qualunque sia il vostro lavoro, voi lavorate per giungere a questa visione. Noi vedremo dunque, un nonsoché di grande, perché questa visione deve essere tutta la nostra ricompensa; ora, questa visione incomparabile è quella di Nostro Signore Gesù-Cristo. (S. Agost.). – Il salmista, dopo aver detto: « io lo colmerò di giorni, » sembra rispondere a questa domanda: donde verrà il giorno in questa città di cui leggiamo: « E la città non ha bisogno del sole, né della luna per essere illuminata, perché non ci sarà più notte »? (Apoc. XXI, 23). « Io gli farò vedere la mia salvezza, » egli dice, e così l’Agnello sarà la sua fiamma, la luce che la illuminerà. Non è più con la fede che lo istruirò, non lo eserciterò con la speranza, il tempo della prova è trascorso; io colmerò i suoi desideri con la visione chiara: « Io gli farò vedere la mia salvezza, » Io gli farò vedere il mio Gesù, affinché contempli eternamente Colui in cui ha creduto, che ha amato, che ha sempre desiderato. « Mostrateci Signore, la vostra misericordia, e donateci la vostra salvezza; » mostrateci Colui che ci destinate come Salvatore, e questo ci è sufficiente; perché chi lo vede, vede anche Voi, perché Egli è in Voi e Voi siete in Lui. Ora, « la vita eterna consiste nel conoscervi, Voi, il solo vero Dio e Gesù-Cristo che Voi avete inviato. » (Giov., XVII, 3 – S. Bern.) – La Gloria riservata al giusto consiste dunque in una durata senza limiti e nella visione del Salvatore; è questa manifestazione piena ed intera di Se stesso che prometteva ai suoi Apostoli quando diceva: « Colui che mi ama sarà amato dal Padre mio, Io l’amerò e mi manifesterò a lui. » (Giov. XIV, 21). « Le due promesse comprese in questo versetto non sono dunque niente meno che l’eternità e la visione di Gesù-Cristo; l’una senza l’altra non sazierebbe l’uomo giusto; l’eternità senza Gesù-Cristo non potrebbe essere che l’inferno, e la visione di Gesù-Cristo senza l’eternità non potrebbe essere che una beatitudine passeggera, di conseguenza soggetta al timore di perderla … e al rimpianto di averla perduta. (Berthier).