SALMO 86: “FUNDAMENTA EJUS IN MONTIBUS SANCTIS”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS -LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 86
Filiis Core. Psalmus cantici.
[1] Fundamenta ejus in montibus sanctis; (1)
[2] diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Jacob.
[3] Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei!
[4] Memor ero Rahab et Babylonis, scientium me; ecce alienigenæ, et Tyrus, et populus Æthiopum, hi fuerunt illic.
[5] Numquid Sion dicet: Homo et homo natus est in ea, et ipse fundavit eam Altissimus?
[6] Dominus narrabit in scripturis populorum et principum, horum qui fuerunt in ea.
[7] Sicut lætantium omnium habitatio est in te.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO LXXXVI
Sionne, vale a dire la Chiesa, sommamente gloriosa. Il numero de suoi cittadini sarà innumerabile, e questi saranno felici
A figliuoli di Core. Salmo, ovver cantico:
- Le fondamenta di lei sopra i monti santi, ama il Signore, le porte di Sion più che tutti i tabernacoli di Giacobbe. (1)
2. Grandi cose sono state dette di te, o citta di Dio.
3. Io mi ricorderò di Rahab e di Babilonia, genti che mi conoscono.
4 Ecco, che li stranieri, e Tiro, e il popolo degli Etiopi, tutti questi vi avran loro stanza.
5. Non sarà egli detto rìguardo a Sionne: uomini, e uomini in lei son noti, e lo stesso Altissimo è quegli, che ha fondata?
6. Il Signore nella lista dei popoli e de’ principi dirà di quelli, che in lei sono stati,
7. E come quelli, che abitano in te sono tutti nell’allegrezza. (2)
(1). Il pronome ejus è maschile nell’ebraico e nei Settanta. Se dunque si riferisce a Dio, occorre, come esige l’insieme del Salmo, che il senso di questo versetto sia: Fundamenta quæ posuit Deus sunt in montibus sanctis.
(2). Gerusalemme era
costruita su tre montagne, gli appoggi della Chiesa sono gli Apostoli ed i loro
successori. Dio scriverà sul registro dei popoli, cioè sul grande libro ove
Egli scrive i popoli e tutti ciò che li riguarda.
Sommario analitico
Il Profeta, contemplando la Chiesa della terra e del cielo sotto la figura di Sion, descrive:
I. – I suoi fondamenti stabiliti sulle sante montagne, sulla dottrina degli Apostoli (1);
II. – Le sue porte, vale a dire i Sacramenti, oggetto particolare dell’amore di Dio (2);
III. – Le sue mura, le sue case, i suoi palazzi degni di ogni lode (3);
IV. – La moltitudine dei suoi abitanti, radunati da tutte le nazioni (4);
V. – Il suo Re e suo fondatore, Gesù-Cristo (5);
VI. – Il numero e la dignità dei suoi proseliti (6);
VII. – La gioia eterna dei suoi abitanti (7).
Spiegazioni e Considerazioni
I. e II.— 1, 2.
ff. 1, 2. – Questo Salmo è breve per numero di versetti, ma considerevole per il peso dei pensieri che racchiude … Il Profeta canta e celebra una città di cui noi siamo i cittadini, nella nostra qualità di Cristiani; lontano da essa noi siamo esiliati fin quando restiamo in questa vita mortale, e verso la quale tendiamo per una via che si trova interamente ostruita da rovi e spine, fino al momento in cui il Re di questa città si è fatto Egli stesso nostra via, affinché potessimo giungere in questa città (S. Agost.). – Il salmista non ha ancora parlato di questa città; tuttavia egli comincia in questi termini: « i suoi fondamenti sono sulle sante montagne ». I fondamenti di cosa? Non c’è dubbio che i fondamenti, soprattutto sopra delle montagne, non siano quelle di qualche città. Pieno di Spirito-Santo, il cittadino di questa città rivolta nel suo spirito tutti i suoi pensieri d’amore e di desiderio di essa, e uscendo in qualche modo da una meditazione più estesa, esclama subito: « … I suoi fondamenti sono sulle sante montagne », come se avesse detto già qualcosa di questa città. E come in effetti, non avrebbe detto ancora niente, lui che non ne ha mai cessato di parlarne nel suo cuore? (S. Agost.). – Questa città è la Chiesa, la vera Gerusalemme, fondata sulle alte montagne da cui è esposta alla vista di tutta la terra, e sulla Pietra angolare che è Gesù-Cristo. « Nessun altro fondamento che questo » (I Cor. III, 11). Ogni edificio elevato su di un altro, sarà distrutto. – Dio ama più di ogni altra cosa la porta di questo edificio, che è ancora Gesù-Cristo, il solo per il Quale si possa entrare; o piuttosto Egli non ama che Gesù-Cristo e la Chiesa stessa, e coloro che essa racchiude non sono anime di Dio se non in rapporto a Gesù-Cristo (Duguet). – La Chiesa è in questo mondo tutto ciò che i Profeti avevano annunziato che essa fosse: « un segno posto in mezzo alla nazioni; (Isai. XI, 12); la montagna preparata sulla sommità dei monti può essere il convegno dei popoli (ibid. II, 2); la città di Dio ha i suoi fondamenti sulle montagne sante; la saggezza che si fa intendere da lontano su tutte le sommità, lungo tutti i sentieri, parlando vicino alle porte della città e alle soglie stesse delle case » (Prov. I, 21, VIII, 1, 2, 3). Essa invita, chiama a sé coloro che non hanno ancora la felicità di credere; essa conferma e consolida la fede dei sensi; essa testimonia, afferma, dimostra, spiega; essa offre delle garanzie, fornisce dei salari, fonda delle certezze, pone nelle anime dei principi assoluti, e pone a sedere le stesse anime sui fondamenti che nessuna potenza umana o infernale possiede il segreto per distruggerli (Mons. Pie, Discours, etc. t. VII, p. 235). – Se si trattasse qui unicamente – dice S. Agostino – della Sion terrestre, non si potrebbe dire che Dio la preferisca a tutti i padiglioni di Giacobbe, perché infine questa città era uno dei bastioni di Giacobbe, perché abitato dai discendenti di questo Patriarca. – Tutto ciò che si opera nella Chiesa, sia per il suo stabilirsi, sia per la sua costruzione, sia per il suo consumo, deve così operarsi in un’anima fedele. Essa è poggiata su Gesù-Cristo, che unicamente essa ama; essa è pure fondata sugli Apostoli, i cui insegnamenti servono a formarla ed istruirla, a farle mostrare il rango che deve tenere nella celeste Gerusalemme. Essa è l’oggetto delle compiacenze del Signore, quando è attenta nell’ascoltarlo e nel piacergli (Berthier). – Perché gli Apostoli ed i Profeti sono i fondamenti di questa città che è la Chiesa? Perché la loro autorità sostiene la nostra debolezza. Perché sono pure gli Apostoli di Sion? Perché noi entriamo grazie ad essi nel regno di Dio; essi sono per noi i predicatori della salvezza; e quando noi entriamo attraverso di essi nelle città, vi entriamo grazie al Cristo, perché Egli stesso è la porta (S. Agost.).
III. — 3.
ff. 3. – Si, certo, i Profeti e gli Apostoli hanno detto delle cose gloriose di questa città di Dio, della Chiesa di Dio sulla terra, ma soprattutto della Chiesa del cielo. Uno di essi ci ha detto tutto quando ha detto che non poteva dire niente: « … ciò che occhio non ha visto, ed orecchio ascoltato, ciò che il cuore dell’uomo non ha mai conosciuto ». (I Sap. II, 7). O divina patria! « mi si raccontava delle vostre felicità e delle vostre glorie; » la fede mi parlava delle vostre gioie, delle vostre ebbrezze, delle vostre estasi, di tutte queste cose che non mi lascia mai vedere, gustare, possedere; che hanno sempre lo stesso splendore, la stessa pienezza, e che per di più, sono immortali. Io ammiravo, non osavo sperare. Io sognavo di voi come di un’isola incantata che si intravvede dalla riva e che un fiume impraticabile separa da noi. Questo sogno era splendido ma doloroso! Io mi dicevo: tutto là è divino, ma niente di tutto ciò è per me. Ora io posso pensare a voi senza dolore: perché io so che non siete straniero. Santa patria delle anime, io ho gioito per ciò che mi è stato detto da un Dio. «… noi andremo nella casa del Signore » (De Place, Carême 2^ Dimanche).
IV. — 4 e 5.
ff. 4, 5. – Quando anche si trattasse degli abitanti di Rahab, di Babilonia, che rappresentano qui le nazioni pagane, io me ne ricorderei dal momento che mi conosceranno per la fede e la carità (S Girol.). La maggior gloria di Gerusalemme è di essere stata la fonte dalla quale è venuto il Messia. Gesù-Cristo non è nato in questa città, ma Bethléem era così vicina che si può ben dire che Gerusalemme fosse la patria di questo Uomo-Dio. – In un altro senso, è una felice nuova da pubblicare: che una moltitudine di uomini di ogni tipo di contrada, stato o condizione, prendono nascita nel seno della Chiesa. Ma per qual motivo esserne sorpresi poiché l’Altissimo stesso l’ha fondata? – « E tu dirai nel tuo cuore: chi mi ha dato questi figli, a me che ero sterile e non partorivo? Io ero cacciato dal mio paese e prigioniero: chi li ha nutriti? Io ero solo, abbandonato, da dove sono venuti? » (Isa. XLIX, 21). – Rahab è questa cortigiana di Gerico che ricevette le spie dei Giudei e le fece fuggire da una strada secondaria. Per questo ella fu salvata, e fu figura della Chiesa dei Gentili. Ecco perché il Salvatore dice ai Farisei che si inorgoglivano: « In verità, in verità io vi dico, i pubblicani e le donne di cattiva vita vi precederanno nel regno dei cieli » (S. Matth. XXI, 31). Essi vi entrano per primi perché se ne impossessano con l’aiuto della violenza; essi ne forzano l’entrata per la loro fede, tutto cede alla loro fede, e nessuno può resistervi, ed è così che coloro che fanno violenza al cielo lo rapiscono (S. Agost.).
ff. 6. – Le Scritture ci parlano spesso del registro della vita, del libro dove devono essere iscritti gli amici di Dio. Sulla terra, noi non abbiamo altro monumento che possa portare questo nome, se non la raccolta degli oracoli sacri di cui la Chiesa è depositaria. Nel cielo, questo libro è la conoscenza eterna di Dio; è tutto l’ordine dei suoi decreti sui figli degli uomini; è lo stato che questa Intelligenza superiore in tutti i tempi tiene di tutto ciò che arriva o arriverà nel succedersi dei secoli. Il primo di questi libri è la nostra guida, ed il secondo il nostro giudice, il primo sarà prodotto come testimone a favore o contro di noi, ed il secondo fisserà i nostri destini per l’eternità (Berthier). – Tutti i popoli e tutti gli individui che compongono questi popoli sono sempre ed in ogni istante presenti davanti a Dio. L’Intelligenza divina, eterna, immensa, infinita, è come un grande libro ove è scritto in anticipo tutto ciò che è passato, tutto ciò che passa, tutto ciò che passerà nell’ordine temporale e nell’ordine spirituale. Dio conosce tutti gli avvenimenti di tutti gli uomini con una conoscenza intima e completa. Egli vede tutto, ma guarda con attenzione particolare coloro che nascono, che vivono e che muoiono nella sua Chiesa, in questa Santa e gloriosa città che il suo Figlio prediletto ha conquistato al prezzo di tutto il suo sangue (Rendu).
VII. – 7.
ff. 7. – La montagna di Sion è fondata con la gioia di tutta la terra (Ps. XLVII, 3). « Voi vi rallegrate e sarete nella gioia per l’eternità; io sto per rendere Gerusalemme una città di allegrezze, ed il suo popolo, un popolo di gioia.» (Isai. LXV, 18). – Durante il nostro pellegrinaggio su questa terra, noi siamo costantemente nell’oppressione; la nostra abitazione non sarà il soggiorno che della gioia. Non più pene, non più lamenti; le suppliche sono cessate, sono succeduti i canti di lode. La città di Dio sarà dunque l’abitazione di coloro che si rallegrano; non ci sarà più colà il gemito del desiderio, ma la gioia della felicità … « l’abitazione di tutti coloro che si trovano come nella gioia, è in voi ». cosa significa questo “come”? perché “come” nella gioia. Perché là ci sarà una gioia che noi qui non conosciamo. Io vedo qui delle gioie: Molti gioiscono nella vita del secolo, gli uni di una cosa, gli altri di un’altra; ma io non ho una gioia che si possa comparare a questa gioia dell’eternità, che non sia che “come” una gioia; perché se dico che è una gioia, lo spirito dell’uomo lo rassomiglierà ben presto a qualche gioia che ha costume di provare tra i godimenti della terra … prepariamoci dunque ad un nuovo tipo di gioia, perché noi non troviamo quaggiù se non qualche cosa che ci sembra simile, ma non lo è (S. Agost.). – Questa città di Dio è, per così dire, interamente costituita di gioia e di felicità; la gioia è la base sulla quale essa è fondata. « la montagna di Sion è fondata sugli applausi di tutta la terra; » (Ps. XLVII, 3). Gli elementi che entrano nella sua struttura sono degli elementi di gioia: « rallegratevi, siate nella gioia per l’eternità, di ciò che sto per fare: Io voglio rendere Gerusalemme una città di allegrezza ed il suo popolo un popolo di gioia; » (Isa. LXV, 18); Tutte le sue piazze risuoneranno di grida di allegrezza, « … e si canterà in ognuno dei suoi luoghi. Alleluia ». Il Re dei cieli spanderà su di essa dei torrenti di gioia: « Il Signore consolerà Sion, riparerà le sue rovine … tutto vi respirerà la gioia e l’allegrezza; si sentiranno risuonare azioni di grazie e cantici di lode. » (Isai. LI, 3). La gioia brilla sul viso dei suoi abitanti e corona le loro fronti: « Coloro che sono stati riscattati ritorneranno al Signore, e verranno a Sion cantando i cantici di lode; una gioia eterna coronerà la loro testa; essi saranno pieni di gioia e di allegrezze, il dolore ed i lamenti si dilegueranno. » (Isai. LI, 11) Questa gioia non è solamente alla superficie del cuore, come le gioie della terra, essa lo penetra tutto intero. « E voi, ora, avete tristezza, ma io verrò di nuovo, ed il vostro cuore ne gioirà, e nessuno potrà rapire la vostra gioia.» (Giov. XVI, 22).