Salmo 85: “Inclina, Domine, aurem tuam”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 85
Oratio ipsi David.
[1] Inclina, Domine, aurem tuam
et exaudi me, quoniam inops et pauper sum ego.
[2] Custodi animam meam, quoniam sanctus sum; salvum fac servum tuum, Deus meus, sperantem in te.
[3] Miserere mei, Domine, quoniam ad te clamavi tota die;
[4] lætifica animam servi tui, quoniam ad te, Domine, animam meam levavi.
[5] Quoniam tu, Domine, suavis et mitis, et multæ misericordiæ omnibus invocantibus te.
[6] Auribus percipe, Domine, orationem meam, et intende voci deprecationis meæ .
[7] In die tribulationis meæ clamavi ad te, quia exaudisti me.
[8] Non est similis tui in diis, Domine, et non est secundum opera tua.
[9] Omnes gentes quascumque fecisti venient, et adorabunt coram te, Domine, et glorificabunt nomen tuum.
[10] Quoniam magnus es tu, et faciens mirabilia; tu es Deus solus.
[11] Deduc me, Domine, in via tua, et ingrediar in veritate tua; lætetur cor meum, ut timeat nomen tuum.
[12] Confitebor tibi, Domine Deus meus, in toto corde meo, et glorificabo nomen tuum in æternum;
[13] quia misericordia tua magna est super me, et eruisti animam meam ex inferno inferiori.
[14] Deus, iniqui insurrexerunt super me, et synagoga potentium quæsierunt animam meam, et non proposuerunt te in conspectu suo.
[15] Et tu, Domine Deus, miserator et misericors; patiens, et multae misericordiæ, et verax.
[16] Respice in me, et miserere mei; da imperium tuum puero tuo, et salvum fac filium ancillæ tuæ.
[17] Fac mecum signum in bonum, ut videant qui oderunt me, et confundantur, quoniam tu, Domine, adjuvisti me, et consolatus es me.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO LXXXV.
Davide nelle varie tribolazioni ricorre a Dio, fonte di vera consolazione, con umile preghiera.
Orazione dello stesso David.
1. Porgi, o Signore, le tue orecchie, ed esaudiscimi; perocché afflitto son io e in povertà.
2. Custodisci l’anima mia, perché io sono a te consacrata, salva il tuo servo, o Dio il quale in te spera.
3. Abbi pietà di me, o Signore, perché tutto il giorno ho alzate a te le mie grida:
4. consola l’anima del tuo servo, perché a te, o Signore, ho innalzata l’anima mia.
5. Perocchè soave se’ tu, o Signore, e benigno e di molti misericordia per quei che t’invocano.
6. Odi propizio, o Dio, la mia orazione, e presta attenzione alta voce delle mie suppliche.
7. A te alzai le mie grida nel giorno di mia tribolazione, perché tu mi esaudisci.
8. Niuno è simile a te tra gli dei, o Signore, e niuno, che imitar possa le opere tue.
9. Le nazioni tutte, quante ne sono state fatte da te, varranno, e te adoreranno, o Signore, e daran gloria al nome tuo.
10. Perché tu se’ grande, e fai opere meravigliose; tu solo se’ Dio.
11. Conducimi nella tua via, o Signore, e io camminerò nella tua verità si rallegri il mio cuore in temendo il tuo nome.
12. A te io darò laude, o Signore Dio mio, con tutto il mio cuore: e in eterno glorificherò il nome tuo;
13. Perocchè grande ell’è la misericordia tua sopra di me, e l’anima mia hai tratta fuori dell’inferno profondo.
14. O Dio, gl’iniqui han cospirato contro di me, e una turba di potenti ha assalito l’anima mia, ed eglino non si figurano, che tu sii ad essi presente.
15. Ma tu, Signore Dio buono, e benefico, e paziente, e di molta misericordia, e verace.
16. Volgi il tuo sguardo a me, e abbi di me pietà, dà il tuo impero al tuo servo, e salva il figliuolo di tua ancella.
17. Fa un segno buono per me, affinché color che mi odiano, veggano per loro come tu, o Signore, mi hai dato aiuto, e mi hai consolato.
Sommario analitico
Davide, perseguitato da Saul, rappresenta qui Gesù-Cristo che parla tanto nel suo Nome, che a nome del suo Corpo mistico, il giusto che si mette sotto la protezione del cielo, soprattutto in tempi di avversità.
I. Egli domanda a Dio di esaudire la sua preghiera.
1° Il primo motivo è tratto da se stesso: a) egli è sprovvisto dei beni di fortuna (1); b) è compartecipe dei beni dell’anima, la grazia, una ferma speranza, il fervore e la costanza della preghiera, un’anima elevata al di sopra di tutte le cose della terra (2-4); 2° Il secondo motivo è tratto da Dio, a) la cui clemenza è piena di dolcezza e di bontà e la cui misericordia è grande su tutti coloro che Lo invocano nella tribolazione (5-7); b) la cui eccellenza è incomparabile. – Egli sorpassa tutti gli esseri con la sua essenza. – Nessuno può essere a Lui comparato per potenza. – Egli è mirabile per la conversione di tutte le nazioni, grande per maestà, incomparabile per potenza, ed è il sovrano Padrone e Signore dell’universo (8-10).
II. – Egli fa conoscere l’oggetto della sua preghiera; chiede a Dio:
1° di condurlo e dirigerlo nella sua via, dargli la gioia del cuore e il timore del suo nome; promette di rendere grazie a Dio con tutto il suo cuore, e di glorificare eternamente il suo Nome a causa della misericordia che gli ha fatto sentire in tutte le circostanze della sua vita e dopo la sua morte (12, 13);
2° di aiutarlo e sostenerlo nel momento della morte, a) a causa dei suoi nemici che si levano ingiustamente contro di lui cercando di togliergli la vita e nella loro malizia allontanarlo dagli occhi di Dio (14); b) a causa della misericordia e la veracità di Dio (15);
3° di glorificarlo dopo la sua morte, a) dandogli la potenza e l’impero (16); b) colpendo con il terrore i suoi nemici con lo spettacolo della sua resurrezione e confondendoli con il potente soccorso che gli ha dato (17).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-9.
ff. 1. – Il Profeta comincia la sua preghiera presentando la grandezza di Dio e la propria bassezza. È questa la migliore delle preghiera, « perché la preghiera di colui che si umilia, penetrerà i cieli » (Eccli. XXXIII). Dio abbasserà le sue orecchie se non alzate orgogliosamente la testa; perché Egli si avvicina a chi è nell’umiltà, e si allontana da chi è elevato. Dio abbassa dunque le sue orecchie verso di noi. In effetti, Egli è in alto e noi siamo in basso; Egli è al culmine della grandezza, noi siamo nella bassezza, ma non siamo destinati all’abbandono. Egli abbassa il suo orecchio verso il ricco; lo inclina verso il povero, verso colui che manca di tutto, vale a dire verso colui che è umile, che confessa i suoi peccati e che ha bisogno della misericordia divina; ma non si inclina verso colui che è sazio, che si eleva e si vanta come se non avesse bisogno di niente (S. Agost.).
ff. 2. – «Custodite l’anima mia, perché io sono santo ». Io non so chi potrebbe pronunciare queste parole: « … perché Io sono santo », se non chi era senza peccato nel mondo; … che non ha commesso nulla, ma che ha rimesso i peccati di tutti .. Ma se io qui riconosco la voce del Cristo, devo dunque separare la mia dalla sua? No, perché Egli parla senza che dovremmo separarla dal suo corpo, quando si esprime in questo modo. Io oserei dirvi anche: « Perché io sono santo ». Se io volessi dire santo, come potrei santificare me stesso non avendo bisogno di essere santificato, stante queste parole « … siate santo, perché Io sono santo » (Lev. XIX, 2), in questo senso il Corpo di Cristo osa dire con il suo Capo, ed alle dipendenze del suo Capo: « … perché io sono santo ». Questo Corpo ha ricevuto in effetti la grazia della santificazione, la grazia del Battesimo e della remissione dai peccati. « … Ecco ciò che siete stato », dice l’Apostolo, dopo avere enumerato diversi peccati, « ma voi siete stati lavati, siete stati santificati » (I Cor., VI, 11). Se dunque l’Apostolo dice che i fedeli sono stati santificati, ogni fedele può dire: « io sono santo ». Non è questo l’orgoglio di un uomo che si eleva, bensì la confessione di un uomo che non è ingrato (S. Agost.).
ff. 3, 4. – Due sono le qualità principali della preghiera: l’ardore della preghiera, « Io ho gridato », e la sua perseveranza, « … tutto il giorno ». – Riempite di gioia l’anima del vostro servo, perché io l’ho elevata verso di Voi. In effetti, essa era sulla terra, e sulla terra non sentiva che amarezza. Poiché non venga a disseccarsi nella sua amarezza e perdere tutta la dolcezza della vostra grazia, rallegratevi in Voi stesso, perché solo Voi siete gioia e dolcezza, il mondo è pieno di amarezza. Certo il Cristo ha buone ragioni nell’avvertire i suoi membri, nel tenere elevati i loro cuori. Che lo ascoltino dunque e gli obbediscano, che elevino verso di Lui tutto ciò che si soffre sulla terra; perché il cuore sulla terra non potrebbe marcire quando si elevasse verso Dio. Se avete del grano depositato a casa vostra, in qualche locale sotterraneo, per impedire che marcisca, lo farete mettere nei locali più elevati della casa. Voi cambiereste posto al vostro grano, e lascereste il vostro cuore marcire sulla terra? Voi che mettereste il vostro grano nel locale più alto della vostra casa, elevate dunque ugualmente il vostro cuore al cielo. E come posso, vi chiederete? Quali corde, quali macchine, quali scale sarebbero sufficienti? I gradini sono i vostri sentimenti; il cammino è la vostra volontà. Con la carità voi salite, con la negligenza scendete. Restando sulla terra, voi siete in cielo se amate Dio: il cuore non si eleva allo stesso modo del corpo. Il corpo per elevarsi, cambia posto, il cuore per elevarsi, cambia volontà: « io ho elevato la mia anima a Voi ». (S. Agost.).
ff. 5. – « Perché Voi siete dolce e soave ». Oppresso dal disgusto, per così dire, in ragione dell’amarezza delle cose della terra, egli ha desiderato qualche raddolcimento, ha cercato la fonte della dolcezza e non l’ha trovata sulla terra, perché, da qualunque parte si volga, trova scandali, soggetti di terrore, afflizioni, tentazioni. – In quale uomo si può trovare una intera sicurezza? Da chi si può ricevere una gioia certa? Ciò che non trovava in se stesso, come trovarlo in un altro? … Di conseguenza, ovunque si volga, l’uomo trova amarezza nelle cose della terra, e non c’è per lui alcun raddolcimento se non si eleva a Dio (S. Agost.). – « Perché siete così misericordioso con coloro che vi invocano », cosa vuol dire ciò che noi leggiamo in diversi passi della Scrittura? « … essi invocheranno ed Io non li esaudirò? » (Prov. I, 28) se non è qualcuno di coloro che invocano, ma non invocano Dio? Di essi è detto: « Essi non hanno invocato Dio » (Ps. LII, 6). Essi invocano, ma non invocano Dio. Voi invocate tutto ciò che amate; voi invocate tutto ciò che volete venga a voi. Ora, se invocate Dio perché vi arrivi una somma di denaro, una eredità, una dignità del mondo, invocate realmente questi beni che voi volete veder venire a voi, e si domanda a Dio, non di esaudire dei giusti desideri, ma di venire in aiuto alle vostre cupidigie (S. Agost.).
ff. 6. 7. – Quale ardente desiderio in questa preghiera: « Signore fate entrare profondamente la mia preghiera nelle vostre orecchie; » cioè che la preghiera mia non esca dalle vostra orecchie; fatela penetrare, sprofondatela nelle vostre orecchie. Come mai il profeta ha questo pensiero di far penetrare la sua preghiera nelle orecchie di Dio? Dio risponde e ci dica: volete che la vostra preghiera penetri nelle mie orecchie? Fate penetrare la mia legge nel vostro cuore! – La causa per la quale mi avete esaudito è che nel giorno della mia tribolazione io « ho gridato verso di voi ». Poco innanzi il profeta aveva detto: io ho gridato tutto il giorno, ho sofferto la tribolazione tutto il giorno. Che nessun Cristiano dica dunque che c’è un solo giorno nel quale non abbia subito alcuna tribolazione. « Tutto il giorno » vuol dire in ogni tempo. Tutto il giorno è nella tribolazione. Che dunque, si soffre la tribolazione anche quando tutto per noi va bene? Si, in ogni tempo, si soffre la tribolazione. Da dove viene la tribolazione? Perché « finché noi siamo sottomessi al nostro corpo, noi siamo esiliati lontano da Dio … » Colui al quale l’esilio è dolce, non ama la sua patria: se la patria gli è dolce, l’esilio gli è amaro, e se l’esilio gli è amaro, egli è tutto il giorno nella tribolazione (S. Agost.).
ff. 8. – Qualunque cosa l’uomo possa inventare, ciò che è stato fatto non è simile a colui che l’ha fatto. Ora, eccetto Io, tutto ciò che esiste in natura è stata fatta da Dio. E chi potrà mai concepire la distanza tra il Creatore e ciò che ha creato? Dio è ineffabile; noi diremmo più facilmente ciò che non è, che ciò che è … Voi domandate ciò che è? … E ciò che l’occhio non vede, ciò che l’orecchio non ha inteso, ciò che non è salito nel cuore dell’uomo (I Cor. II, 9), – (S. Agost.).
ff. 9, 10. – Questa è la predizione che annuncia la fondazione della Chiesa; tal predizione è in parte compiuta, e continua a compiersi tutti i giorni, con la conversione alla fede delle Nazioni più remote. – Le Nazioni convertite « renderanno grazie al nome di Dio » mentre Cristiani pervertiti disonorano questo santo nome con le loro empietà e bestemmie (Aug.).
II. — 11-17.
ff. 11, 12. – Il Profeta chiede di essere condotto nella via di Dio e non nella propria via, nella verità di Dio e non nelle illusioni del proprio spirito. – « Conducetemi Signore, nella vostra via. » Io già sono nella vostra via, ma ho bisogno di essere condotto da Voi. « Ed io camminerò nella vostra verità. » se Voi mi condurrete io non errerò più, se Voi mi abbandonerete a me stesso, io sarò indotto in errore. Pregatelo dunque di non abbandonarvi, ma al contrario, di condurvi al fine, avvertendovi costantemente e dandovi costantemente la mano. Perché Dio, dando il suo Cristo, dà la sua mano, e dando la sua mano, dà il suo Cristo. Egli conduce fino alla via che conduce al suo Cristo, Egli conduce alla sua via, conducendo al suo Cristo. Ora il Cristo è la verità. « Che il mio cuore sia colmo di gioia perché teme il vostro Nome. » Il timore è dunque compatibile con la gioia. E come v’è gioia se vi è timore? Il timore ordinariamente è qualcosa che si ama? Verrà un giorno in cui la gioia sarà esente dal timore, ma ora la gioia è mescolata al timore. In effetti sulla terra non c’è ancora piena sicurezza, né gioia perfetta. Se non abbiamo alcuna gioia, cadiamo nel fallimento; se la nostra sicurezza è intera, tutti ci diamo a funesti trasporti. Dio espanda dunque la sua gioia su di noi e ci ispiri il suo timore al fine di condurci con la dolcezza della gioia, al giorno della sicurezza. Dandoci il timore, preverrà ogni trasporto cattivo ed ogni allontanamento dalle via (S. Agost.). – « Il timore del Signore è la sua gloria, ed il trionfo, una fonte di gioia ed una corona di allegria. Il timore del Signore farà gioire il cuore, esso darà la gioia, l’allegria e la lunghezza dei giorni » (Eccli, I, 12). Alla domanda si fa succedere l’azione di grazia, perché nulla è più utile per ottenere nuovi benefici, che si mostrino riconoscenti coloro che li hanno ricevuti.
ff. 13. – Tale è la misericordia divina che noi dobbiamo misurare con la distesa dei mali dell’inferno dai quali essa ci libera, e con la grandezza dei beni eterni ai quali essa ci prepara. – Se un riprovato venisse tratto fuori dall’inferno e ristabilito nella via delle buone opere e del merito, con quel sentimento si occuperebbe di questo versetto, in cui il Profeta dice che la misericordia del Signore è infinita al suo riguardo, perché lo ha tratto dal fondo dell’inferno! Io non posso dire e neanche concepire ciò che farebbe per testimoniare a Dio la sua riconoscenza. È da presumere che la sua vita non sarebbe che un tessuto di azioni di grazie, e che niente potrebbe distrarlo da questo santo esercizio. Perché? Perché egli avrebbe sperimentato il più grande dei mali, che è la riprovazione; perché si ricorderebbe perpetuamente delle fiamme divoranti da cui sarebbe stato liberato. Quando l’uomo ha meritato l’inferno, e che, per effetto della misericordia divina, e stato ristabilito nella grazia, non dovrebbe dire anche come il Profeta: Signore, io vi renderò eterne azioni di grazie, perché la vostra misericordia mi ha liberato dall’abisso in cui i miei crimini mi avevano sprofondato? Occorre dunque che la nostra fede imperi nel nostro spirito più di quanto non sarebbe con la prova della dannazione? Siamo sicuri dell’esistenza del luogo di tormenti più di quanto non lo fossero il ricco epulone o l’apostolo traditore? La parola di Gesù-Cristo non è sufficiente a convincerci? (Berthier).
ff. 14, 15. – È sufficiente essere giusto per avere i malvagi contro di sé. Basta levarsi contro il vizio, perché coloro che lo amano si levano contro il giusto. – Ma soprattutto, attaccare il vizio nei potenti, è dar loro l’occasione di cercare di perderci. Di cosa non è capace colui che non ha il timore di Dio davanti agli occhi? In questo versetto, il salmista oppone gli attributi di Dio alla malvagità dei persecutori, per accelerare il soccorso di cui ha bisogno. Secondo la forza del testo, il primo di questi attributi è la tenerezza, il secondo la benevolenza, il terzo la lentezza nel punire, il quarto è la misericordia, il quinto è la fedeltà.
ff. 16. – La prova di questa dolcezza, di questa longanimità, è soprattutto la pazienza di Dio nel tollerare preghiere così imperfette come le nostre. San Agostino stabilisce qui un dialogo pieno di fiducia da una parte, ed una tenerezza misericordiosa dall’altra, tra l’anima ed il Signore. – « … Mio Dio, siate la mia gioia, perché mi sono elevato a Voi finché ho potuto, per quanto mi avete dato di forza, per quanto ho potuto conservare le mie fuggitive potenze. » – Ma voi avete dimenticato, riprende il Signore, quante volte nelle vostre preghiere, siete stato distratto da mille pensieri vani e superflui? Forse appena una volta la vostra preghiera è stata fissa e stabile. E l’anima continua: … è vero o mio Dio, ma Voi siete soave e dolce: la vostra dolcezza mi tollera. Io sono malato e fluisco come l’acqua, guaritemi, ed io sarò fermo e stabile; e nell’attesa, Voi mi tollerate perché siete soave e dolce, e pieno di misericordia. Voi non avete solo misericordia, ne siete pieno, i nostri peccati si moltiplicano, e le vostre misericordie si moltiplicano nello stesso tempo.
ff. 17. – Nessuno cerca consolazione se non è nella miseria. Voi non volete consolazione? Dite che siete felice. Allora voi ascolterete queste parole: « … il mio popolo, coloro che dicono che voi siete felici, vi inducono in errore e turbano i sentieri ove camminano i vostri piedi. » (Isaia III, 12). L’Apostolo S. Giacomo usa lo stesso linguaggio: « Gemete – egli dice – e piangete; che il vostro riso si muti in lutto » (Giac. IV, 9). Le Scrittore parlerebbero senza sicurezza? Ma questa regione è quella degli scandali, delle tentazioni e di tutte le miserie, affinché noi gemiamo quaggiù, mentre noi meritiamo di rallegrarci in cielo e dire: « Voi avete liberato i miei occhi dalle lacrime ed i miei piedi dalla caduta; camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi (Ps. CXIV, 8, 9). Questa regione è quella dei morti. La regione dei morti passa; la regione dei vivi arriva (S. Agost.).