IL TEMPO DI NATALE
(24 Dicembre-13 Gennaio)
(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. D. G. Lefebvre O. S. B.; L.I..C.E. Berruti & C. – Torino, 1950))
Commento Dogmatico.
Se il Tempo dell’Avvento ci fa desiderare la duplice venuta del Figlio di Dio, il Tempo di Natale celebra l’anniversario della sua nascita come Uomo, e ci prepara alla sua venuta futura come Giudice. – A partire da Natale, la liturgia segue passo passo nel suo Ciclo Gesù nella sua opera di redenzione, perché la Chiesa, godendo di tutte le grazie che derivano da ciascuno di questi misteri della vita di Lui, sia, come dice l’Apostolo S. Paolo, la Sposa senza macchia, senza ruga, santa ed immacolata, ch’Egli potrà presentare al Suo Padre,quando tornerà a prenderci alla fine del mondo. Questo momento, designato dall’ultima Domenica dopo la Pentecoste, è il termine di tutte le feste del calendario cristiano. Percorrendo le pagine che il Messale e il Breviario dedicano al Tempo di Natale, si trova ch’esse sono consacrate specialmente ai misteri della fanciullezza di Gesù. La liturgia celebra la « manifestazione » al popolo Giudeo (Natività 25 Dicembre) e pagano (Epifania: 6 gennaio) del grande mistero dell’Incarnazione, che consiste nell’unione in Gesù del Verbo generato dal Padre prima di tutti i secoli, con l’umanità « generata dalla sua madre nel mondo » (Simbolo di S. Atanasio). E questo mistero ci completa con l’unione delle nostre anime al Cristo che ci genera alla vita divina: «A tutti quelli che l’hanno ricevuto ha dato il potere di divenire Figli di Dio » (Giov. I, 10). – Il Verbo, che riceve eternamente la natura divina dal Padre, « innalzò a Sé l’umanità che gli diede nel tempo la Vergine (Simb. S. Atanasio), e si unisce nel corso dei secoli alle nostre anime mediante la grazia. L’affermazione della triplice nascita del Verbo, dell’umanità di Gesù e del suo Corpo Mistico costituisce soprattutto l’oggetto della meditazione della Chiesa in questo periodo dell’anno.
A) Nascita eterna del Verbo.
« Iddio — dice S. Paolo — abita in una luce inaccessibile (1 Tim. VI, 16). Ed è per farci conoscere il Padre Suo, che Gesù è disceso sulla terra. « Nessuno conosce il Padre tranne il Figlio, e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo » (Matth. XI, 27). Il Verbo fatto carne è dunque per noi la manifestazione di Dio, è Dio fatto uomo che ci rivela il Padre. – Non meravigli dunque l’importanza che la Chiesa ammette nella liturgia di Natale, a questa manifestazione della divinità di Gesù Cristo. Attraverso le belle sembianze del Fanciullo, che Maria ha deposto nella mangiatoia, la Chiesa ci fa scorgere, come in trasparenza, la Divinità diventata in qualche modo visibile e tangibile. « Chi vede me, vede il Padre » (Giov. XIV, 9) diceva Gesù. « Per mezzo del mistero delI’Incarnazione del Verbo, aggiunge il Prefazio di Natale, noi conosciamo Dio in una forma visibile e, per bene affermare che la contemplazione del Verbo è soprattutto il fondamento della ascesi di questo tempo, si prendono specialmente dagli scritti dei due apostoli: S. Giovanni e S. Paolo, araldi per eccellenza della Divinità di Cristo, i brani nei quali essi ne parlano più profondamente. Così la liturgia di Natale ci fa inginocchiare, con Maria e Giuseppe, davanti a questo Dio rivestito della nostra carne: «Cristo è nato per noi: venite, adoriamolo» (Invit. Di Natale); con l’umile corteo dei pastori che vanno al presepio «ci fa accorrere in fretta per glorificare e lodare Iddio» (Vang. Messa di Mezzanotte); ci unisce alla sontuosa carovana dei Re Magi onde con loro « ci prostriamo avanti al Fanciullo e adoriamo» (Vang. Epifania) « Colui che tutti gli Angeli di Dio adorano » (Ep. della Messa del giorno). – Riconosciamo con la Chiesa il grande dogma della Divinità diGesù e dell’Incarnazione del Verbo.
B) Nascita temporale dell’umanità di Gesù.
« Quando il sole si sarà alzato nel Cielo, vedrete il Re dei re procedere dal Padre, come lo sposo che esce dalla camera nuziale » (Antif. del Magnificat dei primi Vespri del Natale). « E il Verbo si fece carne ed abitò tra noi » dice S. Giovanni (Vang. Messa del giorno di Natale). Questo fanciullo che adoriamo è dunque Dio unito alla natura umana in tutto ciò che essa ha di più bello e di più debole, affinché noi non siamo accecati dalla sua luce e ci accostiamo a Lui senza timore. Conoscere i misteri dell’infanzia del Salvatore e penetrarne lo spirito è il principio della vita spirituale. Perciò, durante queste settimane, noi contempliamo con la Chiesa, Cristo a Betlemme, in Egitto, a Nazareth. Maria mette al mondo il suo divin Figliuolo, lo avvolge in fasce e lo adagia in una mangiatoia (Vang. Messa di Mezzanotte). Giuseppe circonda il bambino delle sue paterne sollecitudini. Egli ne è il padre, non solo perché, essendo lo sposo della Vergine, ha dei diritti sul frutto del seno di Lei, ma anche – come dice Bossuet – perché, mentre « gli altri adottano dei fanciulli, Gesù ha adottato un padre ». I tre nomi benedetti di Gesù, Maria e Giuseppe sono dunque incastonati nei testi della liturgia di Natale come perle preziose. « Maria, madre di Gesù, era fidanzata a Giuseppe» (Vang. della Viglia di Natale) . « I Magi trovarono Maria, Giuseppe ed il Fanciullo » (Vang. Vang. Messa dell’Aurora). « Giuseppe e Maria, madre di Gesù » (Vang. Messa dell’Ottava); « Giuseppe prende il Fanciullo e la Madre » (Vang. Vigilia dell’Epifania) « Figlio mio, tuo padre ed io ti cercavamo » (Vang. Dom. dell’Ottava dell’Epifania).
C) Nascita spirituale del corpo mistico di Gesù.
Ma— dice S. Tommaso — « non è per sé che il Figlio di Dio si è fatto uomo, ma per divinizzarci con la sua grazia (S. Th. III. Q. XXXVII, a 3 ad 2). Alla Incarnazione di Dio, cioè all’unione della natura divina e della natura umana nella Persona del Figlio di Dio, deve corrispondere la divinizzazione dell’uomo, cioè l’unione delie anime al Verbo, mediante la grazia santificante e la carità soprannaturale che l’accompagna. « Il Cristo intero – afferma infatti S. Agostino – è Gesù Cristo e i Cristiani. Egli è la testa e noi le membra ». Con Gesù noi nasciamo sempre più alla vita spirituale, perché la nascita del Capo è insieme quella del corpo (ad Ephes. II, 4 – ad Col. III, 9). « Rendiamo grazie a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio, nello Spirito Santo, dice S. Leone, perché, avendoci amato nella sua infinita carità, ci ha usato misericordia, e, poiché eravamo morti per i peccati, ci ha tutti risuscitati in Gesù Cristo » (S. Leone, VI Serm. Della Natività) affinché noi fossimo in Lui una creatura nuova ed un’opera nuova. « Liberiamoci dunque del vecchio uomo e da tutte le sue opere » (Col. III, 9), e, ammessi a partecipare alla nascita di Cristo, rinunciamo alle opere della carne. Riconosci, o Cristiano, la tua dignità, e « divenuto partecipe della natura divina » (S. Piet. I, 4), guardati dal ricadere, con una condotta indegna di questa grandezza, nella miseria di una volta. Ricordati di quale Capo e di che corpo tu sei membro. Non dimenticare mai che « strappato alle potenze delle tenebre » « sei stato trasferito alla luce ed al regno di Dio » (Sesta lezione di Natale) . La ragione di festeggiare l’anniversario della natività di Gesù si è quella di fare ogni anno nascere maggiormente Gesù nelle anime nostre, mediante l’incremento della nostra fede e del nostro amore verso il Verbo Immacolato. I presepi e le altre manifestazioni esteriori di questo avvenimento, il più importante della Storia, non sono che mezzi per ravvivare questa fede e questo amore che ci fanno vivere divinamente. Occorre dunque che m questa festa del Natale, noi abbondiamo in buone opere (Oraz. delle Dom. nell’Ottava di Natale), manifestando così che noi siamo nati da Dio e divenuti suoi figli (Vang. Messe di Natale); occorre che tutta la nostra attività sia un irradiare di quella luce del Verbo che riempie le nostre anime (Oraz. Messa dell’Aurora). È questa la grazia propria del Tempo di Natale, che ha per iscopo di estendere la Paternità divina, affinché il Padre possa dire, parlando di ciascheduno di noi ciò che ha detto, a titolo specialissimo del Suo Verbo Incarnato; «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato » (Introito Messa di Mezzanotte. Questo “oggi” è per il Verbo, l’eternità). Prostrati umilmente, pronunciamo adunque con grande rispetto queste parole del Simbolo: lo credo in Gesù Cristo: 1) nato dal Padre prima dei secoli: Dio da Dio, consostanziale al Padre. 2) Disceso dal Cielo, incarnatosi per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria Vergine e fattosi uomo. 3) Credo alla S. Chiesa, nata alla vita divina mediante la grazia dello Spirito Santo, che rese feconde le acque del Battesimo.
II. Commento storico.
Tra gli anni 747 e 749 di Roma, il censimento generale, ordinato da Cesare Augusto, costrinse Giuseppe e Maria a recarsi da Nazareth a Betlemme, in Giudea. Ora, mentre essi erano in questo luogo, dice S. Luca, la Vergine mise alla luce il suo primogenito (Vangelo della Messa di Mezzanotte). Alludendo alla tradizione che, nel IV secolo, pone la culla di Gesù tra due animali, la liturgia, cita due testi di Profeti, quello di Isaia « il bue conosce il suo padrone e l’asino la greppia del suo signore (I, 3) » e quello di Abacuc « Signore tu apparirai tra due animali » (III, 2). – C’erano, nei dintorni, dei pastori che vegliavano durante la notte per custodire il gregge. Avvertiti da un Angelo, discesero in fretta sino a Betlemme (Vang. della Messa dell’alba). L’Antifona delle Lodi di Natale, indirizzandosi ad essi, domanda: « Chi avete visto, pastori? ditecelo, annunziatecelo; chi è comparso sulla terra? ». Essi rispondono; «Abbiamo visto un neonato, e abbiamo inteso i canti degli Angeli che lodavano il Signore, alleluia, alleluia ». Otto giorni dopo, il Fanciullo divino fu circonciso da Giuseppe (Circoncisione, 1° genn.) e ricevette il nome di Gesù (Festa del S. Nome di Gesù: 2 Genn.) che l’Angelo aveva indicato a Giuseppe e a Maria. E quaranta giorni dopo che Maria ebbe partorito, andò al Tempio per offrirvi il sacrificio prescritto dalla legge (Presentazione: 2 febbraio). Allora Simeone predisse che Gesù sarebbe stato la rovina e la risurrezione di molti, e che una spada di dolore avrebbe trafitto il cuore della sua madre (Vang. della Dom. nella Ott di Natale). – Al corteo dei pastori ne succede ben presto un altro, quello dei Magi. Arrivano dall’Oriente a Gerusalemme, guidati da una stella, e, seguendo le indicazioni degli stessi principi dei sacerdoti, vanno a Betlemme, perché lì, secondo il profeta Michea, doveva nascere il Messia. Vi trovano il Bambino con Maria sua Madre e, prostrandosi, l’adorano. Poi, avvertiti in sogno, tornano a casa loro senza più passare per Gerusalemme (Vang. dell’Epif.). Erode, che aveva chiesto ai Magi di indicargli dove fosse nato il fanciullo, vedendo che essi l’avevano ingannato, andò in collera e fece uccidere tutti i fanciulli nati da meno di due anni, che trovavansi a Betlemme e nei dintorni, sperando così di liberarsi del re dei Giudei, nel quale temeva un competitore (Vang. dei SS. Innocenti). – Un Angelo apparve allora in sogno a Giuseppe e gli disse di fuggire in Egitto con Maria ed il Fanciullo. Ivi rimasero fino alla morte di Erode. L’Angelo del Signore apparve allora di nuovo in sogno a Giuseppe e gli disse di tornare nella terra d’Israele. Ma, avendo saputo che in Giudea governava Archelao al posto del padre Erode e che ordinava delle persecuzioni, Giuseppe temette per la vita del fanciullo e andò in Galilea, nella città di Nazareth » (Vang. della Vig. dell’Epif.). – Quando Gesù aveva dodici anni, i suoi Genitori, avendolo smarrito a Gerusalemme durante una delle feste di Pasqua, lo ritrovarono dopo tre giorni nel Tempio in mezzo ai Dottori. Tornato a Nazaret, vi crebbe in saggezza, in statura e in grazia avanti a Dio e agli uomini (Vang. della Domen. fra l’Ott. dell’Epif.). – Da Nazareth, trentenne, Gesù andò al Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista. E questi compiendo la sua missione di testimonio: hic venit ut testimonium perhiberet de lumine, dichiarò che quel Gesù sul quale lo Spirito Santo si posò sotto forma di una colomba, era il Messia atteso (Vang. dell’Ott, dell’Epif.).
III. — Commento Liturgico.
Il tempo di Natale comincia alla Vigilia della festa e termina, per il ciclo temporale, l’ottavo giorno dopo l’Epifania (13 gennaio), e per il santorale alla festa della Purificazione della Vergine (2 febbraio). Questo tempo è in parte caratterizzato dalla gioia che prova l’umanità di possedere colui, del quale l’umana natura è totalmente « consacrata » al Verbo, che la possiede come sua. e che consacrerà a Dio tutti gli uomini di cui sarà il Salvatore. Perciò questo Tempo è un’epoca di « grande gioia per tutto il popolo » (Vang. Messa di Mezzanotte). Con gli Angeli, con i Pastori, con i Magi soprattutto, primizie dei Gentili, lasciamoci « trasportare dal grande giubilo » (Vang. Epifania), e con la Chiesa, che riveste i suoi Sacerdoti di paramenti bianchi e rende agli organi la loro voce melodiosa, cantiamo un festante « Gloria in excelsis». « Il Salvatore Nostro, scrive S. Leone, oggi è nato, rallegriamoci ». « Non ci può esser tristezza nel giorno in cui nasce la vita, la quale, dissipando il timore della morte, spande sulle nostre anime la gioia della promessa eternità. Non c’è persona che non abbia parte a questa allegrezza. Tutti hanno uno stesso motivo di rallegrarsi, poiché nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, trovandoci tutti schiavi della colpa, è venuto per liberarcene tutti. Esulti il santo, perché si avvicina alla palma; gioisca il peccatore, poiché è invitato al perdono; si animi il gentile, perché è chiamato alla vita » (4a Lez. – 25 Dic.,). E questa allegrezza è tanto più grande in quanto la nascita di Gesù (La Festa dei Santi è chiamata Natalis, perché si celebra il giorno in cui la loro anima entra nel cielo. Alla fine del mondo i nostri corpi risuscitati parteciperanno alla loro volta a questa nascita celeste) sulla terra è il pegno della nostra nascita in cielo, quando Egli ritornerà a prenderci alla fine del mondo. – È in mezzo alle tenebre, simbolo di quelle che oscurano le anime, che Gesù è nato. « Mentre il mondo intero era sepolto nel silenzio e la notte era a metà del suo corso, dice l’Introito della Messa della Ottava di Natale, il Vostro Verbo onnipotente, o Signore, è disceso dal trono regale del cielo ». Cosi, per uno speciale privilegio, si celebra nella Festa di Natale una Messa a Mezzanotte, seguita da un’altra all’aurora, e da una terza al mattino. Come notano i Padri, si è appunto al momento in cui il sole arriva al punto più basso del suo corso e rinasce in qualche modo, che nasce ogni anno pure a Natale il « Sole di giustizia ». – Il sole della natura e quello delle anime, di cui è l’immagine, sorgono insieme. « Il Cristo ci è nato, dice S. Agostino, proprio quando i giorni cominciano a crescere » (Disc. sulla Natività di N. S.). La festa di Natale, il giorno 25 dicembre, coincide con la festa che i pagani celebravano al solstizio d’inverno per onorare la nascita del sole ch’essi divinizzarono. Così la Chiesa cristianizzò questo rito pagano. La Messa di mezzanotte a Roma si celebrava nella basilica di S Maria Maggiore, che rappresenta Betlemme, perché vi si venerano alcune parti del presepio del Salvatore, sostituita da una mangiatoia d’argento nella grotta dove nacque Gesù. Questa grotta era, dalla metà del secondo secolo, visitata da numerosi pellegrini. L’imperatrice Elena fece costruire in questo luogo una basilica che si volle molto semplice, essendo Gesù nato nella povertà. Si lasciò scoperta una parte di roccia, e quando più tardi, verso l’Ottavo secolo, la mangiatoia d’argento sparì, si pose un altare nel luogo presunto della nascita del Salvatore. In questa Basilica della Natività Baldovino, fratello di Goffredo di Buglione, si fece consacrare nel Natale 1101, nella stessa città dove un tempo David era stato unto re dalle mani del Profeta Samuele. – Nel XII secolo, la culla del Principe della pace fu ornata molto riccamente di preziosi mosaici. « Mentre nelle loro insegne spiegate i profeti vi testimoniavano la divinità del Messia e la lunga teoria dei suoi antenati ne affermava la sua umanità, la Chiesa, nelle sue Assisi solenni, v i proclamava insieme l’umanità completa e la perfetta divinità di Colui che nacque a Betlemme, che fu osannato dagli Angeli e adorato dai Magi » (Vincent et Abel: Bethleem, pag. 154).- Il nostro presepe sia l’Altare dove Gesù nasce per noi, specialmente in questo giorno, in cui l’Eucaristia ci viene presentata dai testi del Messale e del Breviario in relazione al mistero della nascita. E ritornati in famiglia manifestiamo il nostro senso liturgico, mantenendo le commoventi tradizioni dei tempi di grande fede, quando si continuavano in letizia le feste della Chiesa nell’intimità della vita familiare. Ogni focolare cristiano dovrebbe avere il suo piccolo presepe, intorno al quale recitare in questi giorni le preghiere del mattino e della sera. I fanciulli imparerebbero così (in questo periodo di gioia, proprio dell’infanzia) che essi debbono unirsi ai piccoli pastori e ai Magi per adorare il piccolo Gesù, il Dio fanciullo adagiato sulla paglia, per domandargli di diventare con Lui e con la sua grazia sempre più figli di Dio.