sALMO 73: “UT QUID, DEUS, REPULISTI IN FINEM”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 73
[1] Intellectus Asaph.
Ut quid, Deus, repulisti in finem,
iratus est furor tuus super oves pascuæ tuæ?
[2] Memor esto congregationis tuæ, quam possedisti ab initio. Redemisti virgam hæreditatis tuae, mons Sion, in quo habitasti in eo.
[3] Leva manus tuas in superbias eorum in finem. Quanta malignatus est inimicus in sancto!
[4] Et gloriati sunt qui oderunt te in medio solemnitatis tuae; posuerunt signa sua, signa;
[5] et non cognoverunt sicut in exitu super summum. Quasi in silva lignorum securibus
[6] exciderunt januas ejus in idipsum; in securi et ascia dejecerunt eam.
[7] Incenderunt igni sanctuarium tuum, in terra polluerunt tabernaculum nominis tui.
[8] Dixerunt in corde suo cognatio eorum simul: quiescere faciamus omnes dies festos Dei a terra.
[9] Signa nostra non vidimus; jam non est propheta; et nos non cognoscet amplius.
[10] Usquequo, Deus, improperabit inimicus? irritat adversarius nomen tuum in finem?
[11] Ut quid avertis manum tuam, et dexteram tuam de medio sinu tuo in finem?
[12] Deus autem rex noster ante saecula, operatus est salutem in medio terrae.
[13] Tu confirmasti in virtute tua mare; contribulasti capita draconum in aquis.
[14] Tu confregisti capita draconis; dedisti eum escam populis Aethiopum.
[15] Tu dirupisti fontes et torrentes; tu siccasti fluvios Ethan.
[16] Tuus est dies, et tua est nox; tu fabricatus es auroram et solem.
[17] Tu fecisti omnes terminos terrae; aestatem et ver tu plasmasti ea.
[18] Memor esto hujus, inimicus improperavit Domino, et populus insipiens incitavit nomen tuum.
[19] Ne tradas bestiis animas confitentes tibi, et animas pauperum tuorum ne obliviscaris in finem.
[20] Respice in testamentum tuum, quia repleti sunt qui obscurati sunt terrae domibus iniquitatum.
[21] Ne avertatur humilis factus confusus; pauper et inops laudabunt nomen tuum..
[22] Exsurge, Deus, judica causam tuam; memor esto improperiorum tuorum, eorum quae ab insipiente sunt tota die.
[23] Ne obliviscaris voces inimicorum tuorum: superbia eorum qui te oderunt ascendit semper.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO LXXIII
Salmo d’intelligenza, cioè da ben meditare, che espone l’afflizione del popolo ebreo, quando fu seguitato da Antioco l’illustre.
Salmo d’intelligenza per Asaph.
1. E perché, o Dio, ci hai tu rigettati per sempre, si è infiammato il tuo sdegno contro le pecorelle della tua greggia?
2. Ricordati della tua congregazione, che tua fu fin da principio. Tu comperasti il dominio di tua eredità; il monte di Sion fu il luogo di tua abitazione.
3. Alza per sempre il tuo braccio contro la loro superbia; quanti mali ha commesso il nemico nel Santuario! (1).
4. E color che ti odiano se ne vantarono nel luogo stesso delle tue solennità.
5. Hanno poste (e non v’han fatto riflessione) le loro insegne: le insegne sulla sommità del tempio, come ad un capo di strada.
6. Hanno similmente spezzate con accette le sue porte, come si fa degli alberi nella foresta; colla scure e colle accette lo hanno atterrato.
7. Han dato fuoco al tuo santuario; han profanato il tabernacolo, che tu avevi sopra la terra.
8. Ha detto in cuor suo tutta la loro nazione: Leviam di sopra la terra tutti i giorni consacrati al culto di Dio.
9. E noi non veggiam que’ nostri prodigi, (2) né v’ha più alcun profeta, ed egli più non ci riconosce.
10. E fino a quando, o Dio, insulterà il nemico, e l’avversario bestemmierà continuamente il tuo nome? (3).
11. E perché ritiri tu la tua mano? Tira fuor dal tuo seno la tua destra una volta per sempre.
12. Ma Dio, il quale da secoli è nostro Re, ha operato salute nel mezzo della terra.
13. Tu desti, col tuo potere, saldezza al mare; tu le teste dei dragoni conculcasti nelle acquea.
14. Tu spezzasti le teste del dragone: il facesti preda de’ popoli d’Etiopia. (4).
15. Tu apristi le rupi in fontane e torrenti; tu asciugasti i fiumi nella loro forza (5).
16. Tuo è il giorno, e tua è la notte; tu creasti l’aurora e il sole.
17. Tu facesti la terra e i suoi confini; opera tua sono e l’estate e la primavera.
18. Di queste cose ricordali. Il nemico ha detti improperii contro il Signore; e un popolo stolto ha bestemmiato il tuo nome.
19. Non dare in poter delle bestie le anime di quelli che te onorano, e non ti scordar per sempre dell’anime de’ tuoi poveri.
20. Volgi lo sguardo alla tua alleanza; perocché i più oscuri uomini della terra hanno copia di case iniquamente occupate.
21. L’uomo umiliato non si parta (da te) svergognato; il povero e il bisognoso daran lode al tuo nome.
22. Levati su, o Signore, giudica la tua causa; ricordati degli oltraggi fatti a te, di quelli che un popolo stolto ti fa tutto giorno.
23. Non ti scordare delle voci de’ tuoi nemici; la superbia di coloro che ti odiano va sempre in su.
(1) Essi hanno posto i loro stendardi (senza conoscere ciò che facevano), dall’alto del tempio così come alle porte … Essi hanno posto le insegne della loro potenza al posto di quelle di Dio. – Essi hanno abbattuto il legname del tempio con l’ascia, come si abbattono le foreste.
(2) I segni della provvidenza paterna di Dio riguardo al suo popolo.
(3) Perché ritirate la vostra mano, la vostra destra, cioè la vostra onnipotenza.
(4) Il coccodrillo, simbolo del re d’Egitto, del demonio (ad imitazione di Giobbe). I cadaveri degli egiziani, gettati sulla riva, sono stati preda di bestie selvagge. (Le Hir.)
(5) Allusione al miracolo dell’acqua estratta dalla roccia ed al passaggio del Giordano; in opposizione ai torrenti che si prosciugano durante l’estate.
(6) Quia repleti sunt, qui obscurati sunt terræ domibus iniquitatum, cioè
quia repleti sunt obscuri terræ
domibus inique partis.
Sommario analitico
Il Salmista, figurando davanti agli occhi la profanazione del tempio e la devastazione della città di Gerusalemme di Antioco, ed in un senso più rilevante la Chiesa in preda alle persecuzioni crudeli che essa ha dovuto subire dai re e dai popoli idolatri [Questo salmo non fu composto sembra che dopo la cattività (II Par. XXXVI), durante la quale il tempio fu bruciato (v.7), ossia alla profanazione del tempio da parte di Antioco-Epifane. Ci sono di coloro che lo considerano precedente alla persecuzione di Manasse.
I. Egli eccita Dio:
1° A placare la sua ira così funesta per il suo popolo (1);
2° A ricordarsi delle bontà antiche (2); la protezione di cui il Signore ha onorato il suo popolo in tutti i tempi; la scelta che ha fatto di esso per essere suo regno e sua eredità; la predilezione che ha testimoniato per la montagna di Sion, fissandovi la sua dimora;
3° A sopprimere l’orgoglio e l’insolenza dei suoi nemici (3).
II. – Egli espone l’audace insolenza dei persecutori, che si produce:
1° per le loro imprese sacrileghe contro i luoghi sacri e le riunioni sante;
2° per l’erezione dei loro empi trofei nel luogo santo (4);
3° per la distruzione e l’incendio degli altari e di tutti gli oggetti consacrati al culto di Dio (5, 7);
4° per l’abolizione delle feste sacre (8).
III.- Si lamenta:
1° della cessazione dei miracoli e del dono della profezia (9);
2° degli aumenti degli obbrobri e degli oltraggi diretti contro Dio (10);
3° della tolleranza in apparenza inerte con la quale Dio sopporta tali eccessi (11).
IV. – Rammenta i gloriosi ricordi della potenza di Dio:
1° che si era manifestata altra volta nel passaggio del mar Rosso, ove gli Egiziani sono stati inghiottiti; nelle fonti miracolose che Egli ha fatto sgorgare nel deserto, e nel disseccamento dei fiumi (12-15);
2° che si manifesta tutti i giorni al levar del sole e dell’aurora (16);
3° che si manifesta tutti con gli anni nel ritorno regolare delle stagioni (17),
V. – Egli sollecita di nuovo Dio:
1° a ricordarsi di questi segni della sua potenza e degli sforzo sacrileghi dei suoi nemici (18);
2° a difendere e conservare il suo popolo (19);
3° a ricordare l’alleanza fatta con il suo popolo, per soddisfare le aspettative dei suoi fedeli servitori (20, 21);
4° a prendere in mano la sua causa, vendicare l’onore del suo Nome e mettere un termine all’orgoglio sempre crescente di coloro che lo odiano (22, 23).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-3.
ff. 1-2. – Questa preghiera che i Giudei indirizzavano a Dio nella loro angoscia conviene ancor più giustamente alla Chiesa Cristiana, le cui persecuzioni sono cominciate fin dalla sua culla, e si sono prolungate in tutta la serie dei secoli. Percorrendo la storia della sua instaurazione e della sua propagazione sulla terra, delle sue lotte, dei suoi combattimenti contro tanti nemici diversi ed incessantemente rinascenti, quante volte la vediamo come sul precipizio della rovina, tanto è violenta la rabbia dei suoi persecutori; ed oggi ancora, c’è parte del mondo abitato, ove frequenti e diverse, le persecuzioni della Chiesa Cattolica, nella sua dottrina, nel suo culto, nella sua gerarchia, nella sua potenza spirituale, nella libertà dei suoi atti, siano all’ordine del giorno, e sembrino cospirare la sua rovina? In queste tristi circostanze, dividiamo i sentimenti del Profeta: un vivo dolore, accompagnato da una grande fiducia e da un’umile sottomissione alle volontà divine. – « O Dio perché ci avete rigettato per sempre? » Egli non rimprovera nulla, interroga: « perché », per quale ragione, per quale scopo lo avete fatto? « Voi ci avete respinto fino alla fine », forse fino alla fine dei secoli? « Il vostro Spirito si è irritato contro le pecore del vostro gregge ». perché vi siete irritato contro le pecore del vostro gregge, se non perché siamo legati alle cose della terra e non riconosciamo il nostro Pastore? (S. Agost.). – Tutti gli uomini sono del Signore, ma coloro che Egli ha scelto per rendergli un culto particolare, il popolo giudeo prima e il popolo cristiano dopo, eredi delle promesse, sono pecore scelte. Essi sono pure lo scettro della sua eredità, perché occupano il più alto rango nella sua casa. La Chiesa Cristiana è la vera eredità che Gesù-Cristo ha riscattato con il suo sangue e la sua morte; è la vera montagna di Sion, ove Gli è piaciuto stabilire la sua dimora in mezzo ai suoi, fino alla consumazione dei secoli. – Quale preghiera più conveniente per un’anima cristiana che si sia allontanata dalle vie della giustizia e che torni a Dio nella sincerità del suo cuore? Signore, ricordatevi di un’anima che Voi possedete fin dall’inizio con il santo Battesimo, che Voi avete riscattato al prezzo del vostro sangue, che avete scelto come vostra eredità e per fissare il vostro soggiorno. Voi lo vedete in preda ai nemici suoi e vostri; cacciate questi tiranni imperiosi, e rientrate in possesso di un bene che è vostro (Berthier).
ff. 3. Notiamo 1° che il Profeta non domanda la distruzione dei nemici del popolo di Israele, ma solo l’umiliazione del loro orgoglio. È la preghiera che fa la stessa Chiesa Cristiana per i suoi persecutori: essa chiede a Dio « che si degni di umiliare i nemici della sua Chiesa » (Litan.) 2° È soprattutto l’onore di Dio e lo zelo del suo culto, piuttosto che le malefatte del popolo giudeo, che eccitano il rimpianto ed i pianti del Profeta. Egli non mira che alla gloria ed agli interessi di Dio, indegnamente prostrato ai suoi piedi. Egli geme per la distruzione del tempo e del santuario, e considera i funesti effetti di questa desolazione (Berthier). – « Quante profanazioni il nemico ha commesso contro tutto ciò che vi è consacrato! » contro tutte le cose consacrate a vostra gloria, contro il tempio, contro il sacerdozio, contro il culto stabilito, contro tutti i Sacramenti! « Quante pronazioni ha commesso il nemico! Si, queste profanazioni non sono che troppo reali » (S. Agost.).
II. — 4 – 11.
ff. 4-8. – « Essi hanno issato i loro stendardi in segno di vittoria, in forma di trofeo, e non hanno compreso ». I Romani avevano delle insegne da porre nel santuario, i loro stendardi, le loro aquile, le loro bandiere ed anche le loro statue, che essi hanno posto inizialmente nel tempio. « Ed essi non hanno compreso » … ma cosa non hanno compreso? Queste parole del Salvatore: «voi non avreste su di me alcun potere se non vi venisse dall’alto » (Giov. XIX, 2). Essi non hanno compreso che Dio non accordava loro, come titolo di gloria, di far soffrire, di prendere o distruggere questa città, ma che la loro empietà era in qualche modo divenuta l’ascia di Dio. Essi sono stati gli strumenti di Dio irritato, e non sono divenuti il reame di un Dio placato. Spesso, in effetti, Dio agisce allo stesso modo con l’uomo: un uomo giustamente irritato, presa una verga che trova sotto mano, forse qualche bastone, il primo trovato, e bastona suo figlio; poi getta nel fuoco il bastone, e conserva la sua eredità a suo figlio. È così che talvolta Dio istruisce i buoni, per mezzo dei malvagi, e con il potere passeggero dei colpevoli che Egli poi condannerà, punisce e riconduce chi libererà (S. Agost.).
ff. 5-8. – Queste scene di desolazione e di profanazioni sacrileghe si sono sfortunatamente riprodotte alla lettera nella nostra patria, tra flutti di sangue e di lacrime, durante la più empia delle rivoluzioni. – Esisteva un patto antico, una lunga alleanza tra la Religione e la società, tra il Cristianesimo e la Francia, questo patto fu distrutto, l’alleanza interrotta. Dio era nelle leggi, nelle istituzioni, negli usi, e ne fu cacciato: fu pronunciato il divorzio tra la costituzione ed il Vangelo, la legge fu secolarizzata, e fu stabilito che lo spirito della nazione moderna non avrebbe avuto nulla da dividere con Dio, dal Quale essa si isolava completamente. Dio aveva sulla terra dei templi maestosi che si elevavano come segno del Redentore degli uomini: i templi sono abbattuti o chiusi; non vi si ascoltano, in luogo dei sacri canti, se non il rumore dell’ascia o lo stridere della sega; la Croce del Signore è divelta o rimpiazzata da segni volgari … Dio aveva sulla terra dei giorni che Gli appartenevano, dei giorni che si era riservato, e che tutti i secoli e tutti i popoli avevano unanimemente rispettato, e tutta la famiglia degli empi ha esclamato: facciamo sparire dalla terra i giorni consacrati a Dio. Dio aveva sulla terra dei rappresentanti e dei ministri che parlavano di Lui e Lo ricordavano ai popoli: le prigioni, l’esilio, la forza, il mare, i fiumi hanno divorato tutto. Infine, essi dicono, non ci sono più profeti, e Dio non troverà più bocche per farsi ascoltare … infatti tutti i diritti di Dio sono annientati, e non restano in piedi che i diritti dell’uomo; o piuttosto, l’uomo è Dio, la sua ragione è il Cristo, e la nazione è la Chiesa (Mgr Pie, Disc. Et Jnstr., T. II, 669) – questo quadro della desolazione di Gerusalemme e del suo tempio, questi eccessi sacrileghi che si sono rinnovati tante volte in seno alla Chiesa Cristiana, sono la figura molto reale di ciò che accade in un’anima che abbandona Dio o che Dio abbandona. Geremia – dice san Crisostomo – non avrebbe potuto avere tante lacrime per deplorare il malore di un’anima schiava della tirannia del demonio. Questo nemico di Dio comincia con l’impadronirsi di quest’anima come un leone ruggente e si glorifica insolentemente della sua vittoria. Egli stabilisce il suo impero nel luogo che il Signore aveva destinato al suo culto, in un cuore consacrato con la Grazia santificante, nel santuario dove aveva abitato lo Spirito Santo. Egli vi erge lo stendardo della rivolta contro Dio e raccoglie intorno a questo segno di orrore tutte le passioni; esse dominano su tutte le potenze più nobili dell’anima, e sui sensi che sono come fuori posto. Questi nemici vittoriosi non conoscono e non rispettano alcuna traccia della santità che Dio aveva impresso nell’uomo, sia col Carattere battesimale, sia con il dono del suo Corpo e Sangue prezioso, sia con i tocchi della sua grazia. Le potenze dell’inferno, secondando le passioni, distruggono, senza distinzione, tutto ciò che serve alla difesa ed all’ornamento dell’interno. L’ascia del boscaiolo non fa tanta devastazione in un luogo piantato d’alberi, quanto l’esca del piacere, la sete di ricchezze, il fuoco dell’ambizione, le tempeste della gelosia e della vendetta, la mollezza e l’intemperanza, fanno in colui che l’amore di Dio non difende più. Tutto è invertito nell’edificio spirituale; tutto è in preda alla devastazione del demonio, della cupidità del mondo, tutto cade, finanche la stessa fede, sotto i colpi di questi tiranni: è una terribile catastrofe di cui i nostri occhi non sono testimoni, ma che non sfugge agli sguardi dell’Eterno! (Berthier). – La profanazione delle cose sante, è un segno terribile della collera di Dio. Noi non siamo colpiti che da profanazione esteriori, ma l’abuso dei Sacramenti, le Comunioni sacrileghe, i sacri ministeri tra le mani di preti indegni, devono piuttosto eccitare i nostri gemiti, e farci temere gli ultimi effetti della collera di Dio. – C’è una cospirazione quasi generale oggi dei governi stessi, degli individui, dell’industria, del commercio, per distruggere la santificazione della Domenica, i giorni di festa consacrati a Dio, alfine di darsi interamente al lavoro, ai divertimenti, alla dissoluzione, a vergognosi spettacoli, a questi piaceri della folla che ci inducono facilmente a tutti i vizi.
ff. 10, 11. – Il Profeta chiede a Dio se è per sempre che il nemico li insulterà ed irrierà il Nome di Dio; se è per sempre che il Signore devierà la sua mano e la ritirerà dal seno delle sue misericordie. – È la preghiera che deve rivolgere a Dio ogni anima provata da forti tentazioni: Signore, fino a quando il nemico il nemico della mia salvezza mi perseguiterà? Fino a quando la vostra mano sembrerà allontanarsi da me e non effondere su di me le sue misericordie abituali? O Dio! Sarò per sempre l’oggetto degli insulti dell’inferno e delle mie passioni? (Berthier)
III. — 12-17.
ff. 12. – « Dio nostro Re, ancor prima dei secoli, ha operato la salvezza in mezzo alla terra ». – 1° Il Profeta dà a Dio il titolo di Re; – 2° Dio è Re, non come i re della terra per qualche anno, ma per tutta l’eternità e per sempre: « Il regno dell’Altissimo è eterno, e tutti i re Gli renderanno omaggio e Lo serviranno » (Dan. VII, 27); gli imperi passeranno, le generazioni si susseguiranno e spariranno e Dio sarà ancora il Re di tutti gli uomini; – 3° Egli particolarmente è il Re del suo popolo privilegiato; – 4° Egli è il suo Salvatore; Egli è venuto a salvare gli uomini con il sacrificio della sua vita. – Noi esclamiamo: « Fino a quando, Signore, il nemico mi insulterà, fino alla fine? Fino a quando mi oltraggerà? Fino a quando allontanerete le vostre mani dal vostro seno? » Mente noi parliamo così « Dio, nostro Re da prima dei secoli, ha operato la salvezza in mezzo alla terra »; e noi, noi dormiamo. Ecco che i gentili già vegliano, e noi siamo ancora intorpiditi dal sonno e deliriamo nei nostri sogni, come se Dio ci avesse abbandonati. « Egli ha operato la salvezza in mezzo alla terra » (S. Agost.). – Questa grande opera di salvezza del mondo, il capolavoro della potenza, della saggezza, della bontà di Dio, si è compiuto in mezzo alla terra con il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione del Salvatore.
ff. 13-15. – Le meraviglie che Dio operò altre volte pubblicamente in favore del suo popolo, per liberarlo dalla oppressione degli Egiziani, li rinnova tutti i giorni in favore dei Cristiani, per trarli dalla servitù del demonio, questo grande dragone a cui Egli schiaccia la testa nelle acque del Battesimo. Il Mar Rosso apre i suoi flutti quando Dio lo comanda, e forma come due muraglie di acqua sospese nell’aria, dando un passaggio libero al popolo di cui Dio si dichiara protettore, e ricongiunge le sue acque appena Egli comanda di abbattere sotto i propri flutti questa armata innumerevole di Egiziani senza che ne resti uno solo che possa sfuggire alla sua vendetta. – Nessun cuore fu più duro di una pietra, da cui Dio non faccia uscire delle fontane di acqua, quando gli piace toccarla. Se occorre fondere del ghiaccio, farà soffiare il suo Spirito, il quale, come il vento del mezzogiorno, diminuirà il rigore del freddo, e dal cuore più indurito usciranno le lacrime di penitenza (Bossuet). – Non è senza una grande gioia che si possano intendere delle cose che si vedono realizzate nel mondo intero. Quando sono state dette, esse non erano compiute, perché non erano ancora che promesse e non realtà. Ma ora, quale gioia è mai la nostra, nel vedere realizzate nel mondo intero le predizioni che leggiamo nei Libri santi! Vediamo ciò che ha fatto Dio che ha operato la salvezza in mezzo alla terra: « Voi avete fatto sgorgare fontane e torrenti », affinché facciano colare l’acqua della saggezza, affinché facciano sgorgare i tesori della fede, affinché possano mischiarsi ai flutti amari della gentilità e le loro acque espandano nei cuori di tutti gli infedeli la dolcezza della fede … Se occorre qui mettere una distinzione, in certi fedeli, la parola di Dio è stata « … una fontana d’acqua viva zampillante fin nella vita eterna »; (Giov. IV, 14); altri al contrario, hanno ascoltato la parola di Dio, e benché non l’abbiano potuto osservare in modo da condurre una vita virtuosa, tuttavia l’hanno sparsa nei loro discorsi, sono diventati dei torrenti, cioè delle acque che non scorrono sempre … in effetti si chiamano propriamente torrenti, dei corsi di acqua che si prosciugano durante l’estate, e che al contrario si gonfiano di tutte le acque invernali precipitandosi con impetuosità. Voi vedete un uomo veramente fedele che persevererà fino alla fine, che non abbandonerà il Signore in alcuna tentazione, e che sopporterà per la verità, ma non per l’errore e la menzogna, ogni specie di sofferenze: da dove gli viene un tale vigore, se non dal fatto che la parola di Dio è divenuta in lui « … una fontana di acqua viva che zampilla fin nella vita eterna? ». Un altro al contrario, ha ricevuto la parola divina, la predica, non starebbe in silenzio, corre impetuosamente; ma l’estate farà vedere se è una fontana o un torrente. Tuttavia, « colui che opera la salvezza in mezzo alla terra » … sa come irrigare la terra con entrambi. Che le fontane zampillino dunque, e che i torrenti si precipitino (S. Agost.).
ff. 16-17. – Dio, che è l’autore del tempo e della vita, non poteva aggiudicarsene almeno una parte. « Il giorno e la notte vi appartengono, esclama il Profeta, siete Voi che avete fatto l’aurora ed il sole che misura i giorni ». Nella sua infinita condiscendenza Dio ha potuto partirsi dai rigorosi diritti che avrebbe avuto su ciascuno di noi, della sua provvidenza misericordiosa con cui ha potuto abbandonare una larga ed ampia parte alle cure necessarie alla nostra vita materiale; ma sarebbe stata contro natura che un operaio infinitamente saggio, e che deve necessariamente rapportare tutto a se stesso, non si fosse riservato, nella sua opera, un certo diritto d’autore che fosse, per la parte nostra, come un’autentica riconoscenza del suo dominio sul tempo. (Mgr Pie, Discours etc. III, p. 631). « Il giorno è vostro e la notte vi appartiene ». Chi lo ignora, poiché è Dio che ha fatto ogni cosa, tutte le cose essendo state fatte dal Verbo. È Lui che ha operato la salvezza in mezzo alla terra per cui il Profeta dice: « … Il giorno è vostro e la notte vi appartiene ». Noi dobbiamo credere da questo anche che in queste parole ci siano cose che si riferiscono alla salvezza che Egli ha operato in mezzo alla terra, « Il giorno è vostro ». Quali sono coloro che il giorno rappresenta? Gli uomini spirituali. Chi sono coloro di cui la notte è il simbolo? Gli uomini carnali. E gli uomini spirituali parlano agli uomini spirituali il linguaggio dello spirito (1 Cor. III, 1), gli uomini carnali non comprendono ancora questa saggezza: « … io non vi ho potuto ancora parlare come ad uomini spirituali, ma come ad uomini carnali » (Ibid. III, 1). Dunque, quando gli uomini spirituali parlano ad altri uomini spirituali, « … il giorno annuncia la parola al giorno », ma quando gli uomini carnali confessano essi stessi la loro fede in Gesù crocifisso, fede che è alla portata dei piccoli, « … la notte annuncia la scienza alla notte » (Ps. XVIII, 3). Il giorno è a Voi, e la notte è a Voi. Gli uomini spirituali vi appartengono, i carnali vi appartengono pure: Voi illuminate i primi col bagliore immutabile della vostra saggezza e della vostra verità; consolate i secondi con la manifestazione della vostra incarnazione, come la luna consola la notte (S. Agost.).- Questo giorno, questa notte che si succedono naturalmente, sono la figura del giorno e della notte spirituale. Dio, che è ugualmente il maestro dell’uno e dell’altra, conduce i suoi attraverso quello che Gli piace. L’inverno, la primavera, l’estate, l’autunno sono un’altra immagine dello stato differente, della vicissitudine in cui si trovano coloro che sono con Dio. A vederli così maltrattati in questo mondo, la loro vita esteriore è un inverno spaventoso agli occhi della carne. Ma chi vedesse la loro vita interiore, fatta tutta di fede e di speranza, vedrebbe il loro cuore come una primavera perpetua, ove essi considerano i mali presenti come passati, ed i beni futuri come presenti (Duguet). « Voi avete creato l’estate come la primavera ». Come descrivere l’ordine mirabile delle stagioni simile ad un coro di ragazze, esse si succedono con regolarità perfetta, e poco a poco, senza rumore, ma pure senza tregua, le stagioni opposte che ci riconducono l’una verso l’altra con l’aiuto delle stagioni intermedie. All’uscita dall’inverno non è l’estate che ci riceve con l’inesauribile tesoro dei suoi frutti, né l’inverno che ci riceve all’uscita dall’estate con i suoi rigori e i suoi geli, tra le due sono state poste la primavera e l’autunno; ed è così con un passaggio dolce ed insensibile, e nello stesso tempo senza sofferenza alcuna, che i nostri corpi sono condotti dal freddo dell’inverno ai calori dell’estate. I bruschi cambiamenti di temperatura, avendo per conseguenza malattie e danni molto gravi, Dio ha disposto le cose in modo tale che passiamo dall’inverno alla primavera, dalla primavera all’estate, e dall’estate all’autunno, dopo il quale comincia un nuovo inverno, e grazie a queste disposizioni, noi non abbiamo a temere le stagioni opposte, poiché il passaggio dall’una all’altra avviene attraverso le stagioni intermedie (S. Chrys. IX hom. au p. d’Ant.).
ff. 18-19. Una delle bestemmie più orribili che i nemici della Religione hanno spesso sulla bocca e sempre nel cuore, è quella dell’empio Antioco: che Dio non è così potente da togliere dalle loro mani colui del quale hanno giurato la perdita … è l’ultimo colmo della stravaganza, poiché questo è irritare il Nome di Dio togliendogli ciò che Gli è ordinario, cioè il Nome di Onnipotente. – Le passioni degli uomini sono più violente e sregolate di quelle delle bestie. Sarebbe meglio essere esposti al furore di quelle che alla rabbia delle altre (Duguet).
ff. 20-21. – Benché indegni come siamo dei favori di Dio, non tralasciamo di chiederglieli ed attenderli, in virtù della santa Alleanza che Egli ha fatto con noi, e che ha sigillato col sangue del proprio Figlio. « … Considerate il vostro testamento », rendete ciò che avete promesso: noi abbiamo in mano le vostre tavolette, noi aspettiamo la vostra eredità. « Considerate il vostro Testamento »; non l’antico, io non vi prego per ottenere la terra di Chanaan, per vedere i miei nemici temporalmente sottomessi alla mia dominazione, per avere numerosi figli secondo la carne, per ammassare ricchezze terrene, per gioire della salute corporale; « Considerate il vostro Testamento », con il quale Voi avete promesso il Regno dei cieli … « Considerate il vostro Testamento, perché coloro che abitano la casa dell’iniquità sono accecati dalla terra e pieni di terra. « … Considerate dunque il vostro Testamento », e che il resto del popolo sia salvato (Rom., IX, 27); perché per il gran numero di coloro che si attaccano alla terra, sono colpiti dalla cecità e pieni delle cose della terra. La polvere è entrata nei loro occhi e li acceca, ed essi sono diventati simili alla polvere che il vento spazza dalla faccia della terra. « … Coloro che abitano delle case di iniquità sono accecati dalla terra e pieni di terra ». In effetti a furia di considerare la terra, essi hanno perso la vista, ed è di essi che in un altro salmo è detto: « … che i loro occhi siano accecati, affinché essi non vedano, ed il loro dorso si curvi sempre più verso la terra » (Ps.LXVIII. 24). « Coloro che abitano delle case d’iniquità sono dunque accecati dalla terra e pieni di terra », e questo perché i cuori sono pieni di iniquità (S. Agost.). « … Che l’umile non torni coperto di confusione ». In effetti, è l’orgoglio che ha causato la confusione degli altri. « L’indigente ed il povero glorificano il vostro Nome ». Vi vedete quanto la povertà debba essere dolce, vedete che i poveri e gli indigenti appartengono a Dio; ma i poveri di spirito, perché di essi è il regno di Dio. Quali sono i poveri di spirito? Gli umili che ricevono con timore le parole di Dio, che confessano i loro peccati e che non confidano nei loro meriti né nella loro giustizia. Chi sono i poveri di spirito? Coloro che lodano Dio quando fanno qualche bene, e che si accusano quando fanno qualche male.
ff. 22, 23. Vediamo spesso ripetuto nei Salmi e nella santa Scrittura questo appello fatto a Dio: « Giudicate la vostra causa », espressione della quale si servono gli Autori sacri per annunciare agli uomini il formidabile giudizio di Do. Tutto ciò che avviene sulla terra è la “causa di Dio”, perché il buono o cattivo uso della libertà onora oppure offende la maestà divina, che non può essere indifferente alla fedeltà o alle deviazioni degli uomini che ha creato capaci di una buona o di una cattiva scelta. Quando i Profeti dicono a Dio: « Signore giudicate la vostra causa », essi testimoniano lo zelo da cui sono animati per la Gloria di questo sovrano Essere; essi sanno che questo giudizio arriverà ma in ritardo per loro, in qualche modo, per vederne il compimento. – Ci sono due cose che devono riguardarci se abbiamo fede: la prima è che tutte le nostre azioni sono la “causa di Dio”; la seconda, che questa causa sarà giudicata un giorno (Berthier). – Il giorno in cui Dio giudicherà la sua causa, avverrà come sono avvenuti tutti gli avvenimenti ancora incompiuti, che allora non esistevano, ed il cui compimento era predetto; orbene Dio ci avrà dato tutto ciò che ci ha promesso, per ingannarci sul solo giorno dell’ultimo Giudizio? Dopo aver predetto e compiuto tutte queste cose che noi vediamo, ha forse mentito solo sul giorno del Giudizio? Questo giorno verrà dunque. Che nessuno dica allora: esso non verrà; orbene, esso verrà, ma dopo un lungo lasso di secoli, benché per voi, il momento in cui lascerete questa vita, non sia lontano (S. Agost.). – « Ricordatevi degli oltraggi di cui vi è stato prodigo l’insensato, durante tutto il giorno ». Ora ancora si insulta Cristo, e non mancherà il vaso di collera durante tutto il giorno, vale a dire fino alla fine dei secoli. Si dice ancora: i Cristiani predicano cose vane. Si dice ancora: la resurrezione dai morti non è che una vana immaginazione, « giudicate la vostra causa, ricordatevi degli oltraggi che un popolo insensato vi ha prodigato tutto il giorno ». (S. Agost.). – « L’orgoglio di coloro che vi odiano, monta sempre ». È orribile il dirlo, ma l’odio per Dio è lungi dall’essere raro tra le sue creature. Vi sono dei peccatori audaci ed induriti che sono diventati dei demoni anzitempo; il Nome di Dio o delle sue perfezioni ispira loro paura e rabbia; quando si trovano in presenza dei suoi Comandamenti, o di qualche manifestazione della sua Sovranità, o di un’amabile testimonianza della sua tenerezza, essi sono come posseduti dal cattivo spirito, la passione li trasporta, li fa uscire da se stessi e violare, non solo le convenienze del linguaggio, ma le regole del rispetto di se stessi. Sembra che nella sola menzione di Dio, anche senza allusione all’assoluta dominazione che Egli vuole esercitare su di essi come Creatore, vi sia qualcosa che causi una irritazione soprannaturale (Faber, Le Créateur et la Créature, p. 197). – Si, si fa fatica a crederlo, se ogni giorno non ci portasse qualche nuova prova: ci sono degli uomini talmente nemici di Dio che Lo odiano di un odio gratuito, che preferiscono piuttosto morire che essere salvati dalla sua mano. E questo empio orgoglio, lontano dal decrescere e dall’abbassarsi, sembra al contrario salire ed ingrandirsi. « L’orgoglio di coloro che vi odiano aumenta sempre ». È questo il carattere dell’empietà: come l’orgoglio di cui essa è figlia, come l’odio di cui essa è madre, l’empietà aumenta sempre. – L’orgoglio e l’audacia di coloro che si scagliano contro Dio, cresce sempre. L’empietà non ha limiti nei suoi furori e nei suoi attacchi: sembra che l’uomo le cui affezioni si rallentano poco a poco verso gli altri oggetti, sia come infinito nelle sue rivolte contro Dio e la sua Religione. « … L’orgoglio di coloro che vi odiano aumenta sempre ».