MESSA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE (2019)
Incipit
In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Is LXI: 10
Gaudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto justítiæ circúmdedit me, quasi sponsam ornátam monílibus suis. [Mi rallegrerò nel Signore, e l’ànima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli.
Ps XXIX: 2
Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me: nec delectásti inimícos meos super me. [Ti esalterò, o Signore, perché mi hai rialzato: e non hai permesso ai miei nemici di rallegrarsi del mio danno.]
Gaudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto justítiæ circúmdedit me, quasi sponsam ornátam monílibus suis. [Mi rallegrerò nel Signore, e l’ànima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli.]
Oratio
Orémus.
Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum præparásti: quǽsumus; ut, qui ex morte ejúsdem Filii tui prævísa eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos ejus intercessióne ad te perveníre concédas.
[O Dio, che mediante l’Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una degna dimora: Ti preghiamo: come, in previsione della morte del tuo stesso Figlio, preservasti lei da ogni macchia, cosí concedi anche a noi, per sua intercessione, di giungere a Te purificati.]
Lectio
Léctio libri Sapiéntiæ
Prov. VIII: 22-35
Dóminus possedit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abýssos: quando æthera firmábat sursum et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum filiis hóminum. Nunc ergo, filii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.
[Il Signore mi possedette dal principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fin d’allora. Fui stabilita dall’eternità e fin dalle origini, prima che fosse fatta la terra. Non erano ancora gli abissi e io ero già concepita: non scaturivano ancora le fonti delle acque: i monti non posavano ancora nella loro grave mole; io ero generata prima che le colline: non era ancora fatta la terra, né i fiumi, né i càrdini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente: quando cingeva con la volta gli abissi: quando in alto dava consistenza alle nubi e in basso dava forza alle sorgenti delle acque: quando fissava i confini dei mari e stabiliva che le acque non superassero i loro limiti: quando gettava le fondamenta della terra. Ero con Lui e mi dilettava ogni giorno e mi ricreavo in sua presenza e mi ricreavo nell’universo: e le mie delizie sono lo stare con i figli degli uomini. Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Udite l’insegnamento, siate saggi e non rigettatelo: Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all’ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salvezza dal Signore.]
Graduale
Judith XIII:23
Benedícta es tu. Virgo María, a Dómino, Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram,
[Benedetta sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, piú che tutte le donne della terra].
Judith XV:10
Tu
glória Jerúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. Allelúja,
allelúja
[Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu
l’allegrezza di Israele, tu l’onore del nostro popolo. Allelúia, allelúia]
Cant IV: 7
Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te. Allelúja.
[Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia].
Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam
Luc I: 26-28
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.
[In quel tempo: Fu mandato da Dio l’Àngelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nàzaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l’Àngelo disse: Ave, piena di grazia: il Signore è con te: Benedetta tu fra le donne.]
OMELIA
[G. Perardi, La Vergine Madre di Dio, Libr. del Sacro Cuore, Torino 1908]
L’Immacolata Concezione di Maria
Funestissima fu pel genere umano quell’ora in cui Adamo ed Eva, prestando ascolto alla mendace parola di Satana, stesero, contro il divieto di Dio, la mano al frutto proibito. Dio, prima di ammettere Adamo all’eterna felicità del cielo, volle, — come già prima dagli Angeli, — una prova di fedeltà, prova che sottometteva a Dio la mente e la volontà di Adamo. Il peccato di Adamo, che a tutta prima sembra non altro che una semplice disubbidienza, ci si rivela mostruosa infedeltà quando ne scrutiamo la natura e le circostanze. L’astenersi dal frutto vietato era per Adamo la prova della sua fedeltà a Dio, come l’onore che il militare tributa alla bandiera è prova della sua fedeltà al re ed alla patria.
Adamo fu ribelle a Dio: non mangerai, disse Dio; … mangia, disse il demonio. Adamo non ascoltò Dio, ma ascoltò il demonio; fu infedele: morrai, disse Dio; … non morrai, disse il demonio. Adamo non credette a Dio, credette al demonio; fu superbo della superbia stessa di Lucifero: sarete come dèi, conoscitori del bene e del male, disse il demonio. Per questo il comando di Dio fu trasgredito. Adamo, che era stato da Dio elevato nella creazione all’ordine soprannaturale, col suo misfatto si spogliò di tutti i doni sovrannaturali di cui Dio l’aveva favorito. Perdette la grazia santificante, il diritto al Paradiso; perdette l’immortalità del corpo, soggettandolo alla morte ed a quel cumulo di miserie e di dolori che sono indivisibili dalla morte; rotta l’armonia ch’era si perfetta tra la sua anima e Dio, venne pur meno l’armonia che regnava tra lo spirito e il corpo. Adamo aveva ricevuto quei doni per trasmetterli alla sua posterità, precisamente come un padre che riceva una fortuna da godere e trasmettere ai figli; ma se questi la dissipa, ai figli non trasmette che la povertà. Adamo dissipò quei doni sovrannaturali che avrebbe potuto e dovuto trasmettere ai figli, e questi vengono al mondo privi della grazia santificante, coll’anima macchiata, infetta della colpa del padre. E nessuno sfugge a tanta sventura. Ricchi e poveri, nobili e plebei sono uguali. Venga il bambino, quando apre gli occhi alla luce, raccolto in poveri cenci e in misera culla, o in serici panni e culla dorata, l’anima di lui porta impresso il marchio della sua disgrazia, la colpa originale, e la porterà fino a che ne sia mondato dalle acque rigeneratrici nel Battesimo. – Questa è la comune sventura dei figli d’Adamo dal primo nato, Caino, fino all’ultimo bambino che vagirà sulla terra. La sventura di tutti? Nessuno eccettuato? Oh! la festa che oggi celebriamo mi dice che vi fu nel corso dei secoli una eccezione a favore di Maria, che oggi onoriamo Immacolata nella sua Concezione. Che cosa vuol dire Immacolata Concezione? Chi ci dice che Maria sia Immacolata nella Concezione? Qual frutto dobbiamo ricavare da questa verità? Ecco le tre domande cui mi studierò oggi di brevemente rispondere a comune edificazione e vantaggio.
I. — Che cosa s’intende per Immacolato Concepimento di Maria? Quantunque la divozione e venerazione a Maria Immacolata sia tanto generale nei Cristiani vi sono molti che non solo non saprebbero rispondere ad una tal domanda, ma ne hanno essi stessi un’idea molto confusa. Mentre tanto si coltiva la scienza, si trascura così gravemente la scienza religiosa. Il mondo, che protesta di non volere ignoranti, in materia religiosa lascia poi, anzi procura che regni l’ignoranza più supina. Taluni intendono per Immacolata Concezione la perpetua Verginità di Maria; verità già definita nel V secolo dal Papa S. Siricio. Altri intendono la vita sempre pura e innocente di Maria, per cui non commise mai neppure il più piccolo peccato veniale; verità insegnata dal S. Concilio di Trento. Altri intendono semplicemente che Maria è nata già santificata. Cose tutte vere, ma che nulla hanno a fare con l’odierna festività. – Ognun sa che in quell’istante in cui il corpo umano lavorato dalla potenza di Dio è capace delle funzioni vitali, Iddio lo rende animato col creare e nell’atto medesimo infondere in esso l’anima ragionevole, la quale ad esso si unisce così intimamente da formare la persona. La fede insegna che questo istante, felice pel corpo che riceve la vita, è funestissimo per l’anima che riceve la morte per la privazione della grazia. Perocché appena toccato quel corpo corrotto nella natura peccatrice del primo padre, tosto ne contrae l’infezione e la bruttura della colpa; a quella guisa – dice sant’Agostino – che un liquore, benché ottimo, vien guasto dal vaso infetto in cui viene versato. E la medesima fede ci dice che Maria per privilegio unico è per la previsione dei meriti del suo divin Figlio Gesù, Salvatore degli uomini, fu preservata dal contrarre quella colpa, quella macchia, funesta eredità di tutti i figli di Adamo; che quindi Maria in quel primo istante della vita non andò soggetta al naufragio universale, ma, per usare le parole stesse del Pontefice « fu preservata immune da ogni macchia di colpa originale ». Direte: In che cosa consiste questa colpa originale? Dice San Tommaso che la colpa originale in noi « è la privazione della giustizia originale alla quale si congiunge la «concupiscenza ». Per comprendere questo osservate ancora Adamo prima del suo peccato. Iddio l’aveva creato qual Padre di tutto il genere umano. A lui per benefizio gratuito conferì: a) la grazia santificante che elevandolo ad uno stato superiore a tutto l’ordine naturale lo disponeva all’eterna beatitudine; b) vi aggiunse la prerogativa di un intero dominio della ragione sopra i sensi, sicché questi non le si potessero mai ribellare; c) e il corpo stesso, dotò dell’immortalità, perché fosse degno dell’anima, e perciò, mediante la sottomissione a Dio e col frutto dell’albero della vita, non patisse mai danno dal contrasto dei suoi elementi. Questi doni, i quali formavano quella che è detta giustizia originale, dovevano da Adamo trasmettersi ai suoi discendenti, dov’egli si fosse conservato fedele a Dio e sottomesso ai precetti di Lui. Adamo nella sua prevaricazione, perdette i ricevuti tesori e le nobili prerogative, e conseguentemente impoverì e degradò l’umana natura, che allora tutta accoglievasi in lui, perdette i doni della giustizia originale: e noi ereditando da lui la natura umana, la prendiamo tal quale esso l’ha degradata, cioè soggetta alla morte, priva della grazia santificante, priva della sottomissione degli appetiti inferiori alla ragione. Di queste tre cose, la prima, cioè la mortalità e i dolori d’una vita corruttibile (benché siano pena della colpa di Adamo) non hanno in sé alcuna intrinseca reità, e però la vediamo assunta da Gesù Cristo nella sua Persona e non ne andò esente la divina sua Madre. Le altre due, cioè la privazione della grazia e la ribellione dei sensi, ossia la concupiscenza ribelle, costituiscono il peccato originale, con questa differenza però, dice San Tommaso, che l’essenza di questo peccato consiste propriamente nella prima, cioè nella privazione della grazia, per la quale mancanza e per la quale privazione avviene che la nostra volontà non è più sottomessa a Dio, e quindi è priva della debita rettitudine. In questo consiste l’essenza del peccato originale. – Direte: si parla tanto di macchia causata nell’anima dal peccato originale. È vero; osservo però che questo si dice non per esprimere che la macchia del peccato originale sia qualche cosa di positivo, ma per adattamento al nostro modo d’intendere, e per esprimere che l’anima è priva di quella bellezza soprannaturale, che dovrebbe avere per l’elevazione allo stato soprannaturale, e di cui invece si trova spoglia per causa del peccato di Adamo. Questa privazione di bellezza è come una macchia nello stesso modo che il silenzio è mancanza di suono, il freddo mancanza di calore: « L’atto del peccato (cioè l’azione peccaminosa in Adamo) produce l’allontanamento da Dio. Al quale allontanamento tien dietro la diminuzione della bellezza, a quel modo che il moto locale importa un locale allontanamento; e come cessato il moto locale non si toglie il locale allontanamento; così cessato l’atto del peccato (di Adamo), non si toglie la macchia e perciò (per il peccato di Adamo) non rimane nell’anima nostra alcunché di positivo, ma solo alcunché di privativo; la privazione cioè dell’unione col lume divino » (S. Tommaso, S. Theol., 1-2, q. LXXXVI, a. 2). Ciò posto ci è possibile farci un’idea del singolare privilegio di Maria Immacolata nella sua Concezione, che si potrebbe esprimere così: la Concezione Immacolata consiste in questo che Maria, per singolare disposizione di Dio e in previsione dei meriti di Gesù Cristo, fu preservata dall’incorrere, come noi incorriamo, nella perdita della grazia santificante e della intera soggezione dei sensi alla volontà ragionevole; il che vuol dire che l’anima benedetta di Maria venne, dal primo istante che fu creata e unita al corpo, adorna della divina grazia, ebbe pieno dominio sul corpo e sulle passioni, di guisa che non vi fu tempo, neppure un istante, in cui non sia stata tutta bella nell’anima, tutta santa, tutta cara a Dio, non vi fu istante in cui le passioni potessero ribellarsi alla ragione. Dicendo questo non si sottrae Maria alla Redenzione, ma si riconosce redenta in modo singolare e, diremmo, più perfetto. La grazia di Gesù, che ha potere di riscattare il genere umano dal peccato originale, ha ben potuto preservare Maria: ha potuto applicare a Lei come antidoto quello che ha amministrato a noi come rimedio. E perciò dobbiamo dire di Maria nella sua Concezione che « raggiante come l’aurora del più bel giorno, bella più che la luna, eletta come il sole, esce dalle mani dell’Eterno, santa, pura, immacolata».
II. — Chi ci assicura che tutto questo sia verità, che Maria sia veramente Immacolata nella Concezione? Ce lo dicono: Dio, l’Arcangelo Gabriele, il Papa e Maria stessa.
1° Dio. — Dio apparve ai nostri progenitori dopo la caduta per giudicarli e consolarli. Loro strappò dapprima la confessione del loro delitto; poi, volgendosi all’autore di ogni male, che li aveva sedotti, gli disse: « Porrò inimicizia tra te e la donna, e tra il seme tuo e il seme di lei. Ella schiaccerà la tua testa e tu tenderai insidie al calcagno di lei » (Gen. III, 15). Dio è solito fare che le profezie siano tanto men chiare quanto più lontano è il giorno in cui debbono avverarsi, coperte come d’un velo che si va poi rischiarando nel corso dei tempi o con altre profezie o con serie di avvenimenti che ne precorrono il compimento. – Questa regola generale si applica alla profezia di cui trattiamo. Essa è la prima, e non ve n’è altra che abbia ricevuto poi maggior luce e maggiori schiarimenti nel corso dei secoli. Tutte le predizioni dell’antico Testamento che riguardano il Messia e la sua SS. Madre si rappiccano a quella prima promessa, come una lunga catena al suo primo anello. Adamo ed Eva non l’hanno intesa così bene come Abramo, né Abramo così bene come Davide, né Davide così bene come noi. Tuttavia Adamo ed Eva ne hanno compreso il significato generale, ne hanno tratto motivo di speranza per l’avvenire, di conforto e di gratitudine a Dio pel tempo presente. – Siccome il grado d’intelligenza che ne acquistarono serve di base alla esplicazione che ne abbiamo noi oggidì, determiniamo con precisione il senso che le hanno dato, per meglio afferrare il senso che dobbiamo darle noi. Le penose circostanze in cui si trovavano allora dopo la caduta, i pensieri che turbavano la loro mente, l’affanno che opprimeva il loro cuore, ci spiegano l’impressione che la profezia dovette produrre nell’anima loro. – La ribellione di cui si erano resi colpevoli verso Dio, aveva scompigliato la loro esistenza; lo sapevano, lo sentivano. La passata loro felicità era sparita come un sogno e l’avvenire si presenta loro minaccioso. Intorno ad essi le creature che fino a quel giorno li avevano invitati con l’armonia e bellezza loro a lodare il Signore, sembravano rinfacciar ad essi la follia e l’ingratitudine in cui eran caduti. Gli animali, che prima scherzavano vicino ad essi ed ubbidivan loro come a sovrani del mondo, fuggivano quand’essi s’avvicinavano e li minacciavano della loro collera. Il Paradiso, che fino allora era stato per essi luogo di delizie, aveva perduto le sue incantevoli bellezze; non aveva ombra per nascondere la loro onta, nè ritiro da calmare i loro terrori. Il contraccolpo della ribellione di cui si erano resi colpevoli, rimbombava sino al fondo della loro anima, e loro rivelava ad un tratto una guerra intestina di cui non avevano avuto idea. La loro nudità li faceva arrossire, il loro turbamento li copriva di vergogna; la coscienza, torturata dai rimorsi, era diventata per essi un carnefice crudele. I legami d’amore e di riconoscenza che li univano a Dio, si trovavano rotti: da figliuoli amatissimi del Padre celeste erano divenuti schiavi del demonio. Dio appariva ormai loro soltanto qual Giudice irritato. In chi potevano ancora sperare? Ingrati e ribelli, come sollevar lo sguardo a Dio? Erano ridotti alla vergogna, alla disperazione. – E intanto stava a loro dinanzi, per accrescerne il supplizio, il serpente infernale, l’artefice della loro disgrazia. Rallegravasi il demonio della loro rovina, si gloriava del suo trionfo. Aveva gettato nell’opera di Dio, il disordine. Appare il Signore: Adamo ed Eva ne hanno timore e si nascondono. Ma Dio li chiama alla sua presenza, essi ed il serpente, e mentre si aspettavano di udirsi pronunziare la terribile sentenza, che avevano meritato, odono uscire da Dio queste parole indirizzate al serpente: Porrò inimicizia tra te e la donna e tra il seme tuo e il seme di lei. Ella schiaccerà la tua testa. Che cosa intesero Adamo ed Eva di questo linguaggio di Dio? Certamente tre cose: Una Donna prodigiosa col suo Figliuolo suscitato da Dio per vendicare il loro infortunio; un’inimicizia mortale posta tra questa Donna ed il serpente; infine la vittoria totale di questa Donna e del Figlio sul serpente, vittoria che doveva annientare quella che il demonio aveva or ora riportato. Ecco quello che intesero Adamo ed Eva; ecco come nella loro sventura videro subito spiccare benigna la misericordia di Dio. E noi che cosa intendiamo adesso di quelle divine parole? – Studiamole e vi ravviseremo la promessa di Maria, Immacolata nella Concezione. – Iddio annunzia inimicizia tra il demonio e la donna: san Giovanni Grisostomo dice che questa inimicizia deve essere perpetua, perché le parole di Dio sono assolute, che perciò la Donna di cui parla Dio dev’essere perpetua ed irreconciliabile nemica del demonio; cioè dal primo istante della sua esistenza deve odiare il demonio ed esserne odiata. – Iddio dà a tale inimicizia un’importanza capitale. Lascia indeterminato il modo di redenzione, passa sotto silenzio i particolari del suo disegno; ma dice che la riparazione avverrà per l’inimicizia tra la Donna ed il demonio. Questa inimicizia ha carattere di riparazione, in quanto il peccato ha stabilito la schiavitù dell’ uomo sotto il demonio e l’inimicizia dell’uomo contro Dio; mentre l’inimicizia della Donna col demonio deve infrangere i ceppi della schiavitù umana e ristabilire l’amicizia dell’uomo con Dio. È una inimicizia singolare, diversa da quella di qualsiasi Santo, contro il demonio. È inimicizia vendicativa contro il demonio, preannunziata come oggetto di terrore al demonio quattro mila anni prima, per cui il demonio la teme, la detesta. Inimicizia reciproca tra il demonio e la Donna, per cui quella Donna sarà sempre odiata dal demonio, ed il demonio dalla Donna. In una parola è inimicizia riparatrice e vendicativa, che non deve permettere nella persona che ne è strumento ed oggetto nessuna di quelle conseguenze che sono da riparare e vendicare. Ora perché la inimicizia predetta da Dio sia tale, è necessario che Maria sia Immacolata. A questa sola condizione è possibile l’inimicizia quale fu predetta da Dio. – Ma l’inimicizia porta alla lotta, la lotta alla vittoria o alla sconfitta. Ora essendo stabilito che l’inimicizia di essere riparatrice e vendicativa contro il demonio, ne segue che di Maria dev’essere la vittoria, del demonio la sconfitta. È una vittoria predetta da Dio, vendicativa contro il demonio, e quindi il trionfo di Maria dev’essere completo. È una vittoria singolare, ben più straordinaria che non quella dei Santi. È una vittoria che dev’essere per la Donna la riparazione della sua prima sconfitta. Ed anche qui dobbiamo conchiudere che Maria dev’essere, secondo la parola di Dio, Immacolata affinché il suo trionfo sia rivestito di tutti quei caratteri che furono preannunziati da Dio. Perciò appunto Iddio volle figurato il trionfo di Maria nei trionfi di Debora, Giaele, Giuditta, Ester. Quando Ester si presentò ad Assuero per domandare la salute sua e del suo popolo, il re le disse: « Questa legge è fatta per tutti e non per te ». Ed Ester, che non è soggetta alla legge di sterminio, intercede pel suo popolo e lo salva. La legge del peccato originale non è fatta per Maria. Essa, Immacolata, intercede per l’umanità e la salva.
2° L’Angelo. — Il tratto più spiccante nella vita di Maria è certamente il mistero dell’Annunciazione: la domanda che Iddio per mezzo dell’Angelo fa a Maria di consentire alla divina maternità e di cooperare al più grande prodigio che Iddio si degni di operare: l’Incarnazione del Verbo. Innanzi tutto vediamo l’Angelo inchinarsi a salutare Maria. Appare l’Arcangelo Gabriele in Nazaret a Maria, ed a nome di Dio la saluta: Ave, gratia plena… benedicta tu in mulieribus. Le parole pronunziate dall’Angelo, sono del cielo; e queste parole ancora ci annunziano che Maria è Immacolata nella Concezione. Per natura l’uomo è inferiore all’Angelo, e perciò gli Angeli, apparendo agli uomini, si manifestarono sempre come superiori ad inferiori, venuti non già a recare, ma a ricevere omaggi. Qui avviene il contrario: l’Angelo s’inchina a Maria, la onora. La saluta dicendola piena di grazia. Che significano queste parole? L’Angelo non dice: « Maria, diventerai piena di grazia »; ma la saluta già piena di grazia. Quando e come Maria diventò piena di grazia? Nella sua Concezione Immacolata. L’Angelo parla di una pienezza unica. A nessuno mai è stato recato un sì prezioso annunzio. È una pienezza prodigiosa come ci dirà più tardi Maria sulle montagne di Ebron: Fecit mihi magna qui potens est. È una pienezza illimitata e pel tempo e per l’estensione. Pel tempo, e perciò dobbiamo riconoscerla piena di grazia fin dall’istante della sua Concezione. Per l’estensione: una pienezza che non ha limiti. Come potremmo noi dire a Maria: Sì, sei piena di grazia, ma non avesti la grazia d’essere Immacolata? Con qual diritto potremmo noi porre una limitazione a tale pienezza? Noi dobbiamo almeno riconoscerla piena di tutte quelle grazie che non debbono negarsi a Maria quale Madre di Dio; almeno di quelle che era conveniente fossero in Maria destinata ad essere Madre di Dio. Ora io domando: Può dirsi pienezza di grazia quella che incomincia dal peccato? quella che manca della grazia prima e principale? – L’Angelo ha soggiunto: Benedetta tu fra le donne. Potreste voi ancora chiamare Maria benedetta fra le donne, quand’Ella non fosse immacolata nella sua Concezione? No, perché almeno Eva, prima del peccato, avrebbe meritato maggiori benedizioni di Maria, perché allora Eva era tutta pura, tutta santa. E ciò non potrebbe dirsi di Maria. Perché la parola dell’Angelo sia vera (e dev’essere vera perché l’Angelo l’ha pronunziata, e non come parola sua, ma di Dio di cui era messaggero), è necessario che riconosciamo Maria Immacolata.
3° Papa. — Gesù Cristo ha costituito la sua Chiesa affinché ci sia maestra di verità. La Chiesa è edificata sul Papa, come sua pietra fondamentale, secondo la parola di Gesù Cristo. Ora se mi domandate chi sia il Papa, vi rispondo: Il Papa è l’oracolo di Dio in terra, è il portavoce di Dio, quando c’insegna quello che dobbiamo credere o praticare per salvarci. Ascoltate: Gesù Cristo è presente nella sua Chiesa in due modi: di presenza personale, reale nell’Eucarestia. Quando noi ci prostriamo innanzi al divin Sacramento, ci prostriamo innanzi a Gesù, parliamo a Gesù, adoriamo Gesù. È pur presente di presenza d’autorità, come maestro e capo, nel Papa. Gesù nell’Eucarestia è nostra forza e nostro conforto, nostro cibo, ma non maestro. Se volete la sua parola, dovete udirla dal Papa [… il Papa “vero”, naturalmente! -ndr.-]. Egli parla in nome e con l’autorità di Gesù; o meglio: Gesù parla, insegna, ammaestra per mezzo del Papa. La parola del Papa è parola di Gesù. Il Papa c’insegna che Maria è stata Immacolata nella sua Concezione. Lo insegnò sanzionandone la festa istituita a celebrare questo mistero, incuorando alla pratica di tale divozione, solennizzandone la festività con ottava, intimando silenzio agli oppositori di tale verità, e finalmente, per bocca di Pio IX, proclamando, riconoscendo dogma di fede l’Immacolato Concepimento di Maria. – Il Papa non ha creato una verità nuova. Con la sua suprema Autorità ha riconosciuto verità di fede la dottrina della Concezione Immacolata di Maria rivelata da Dio, affermata dalle generazioni cristiane.
4° Maria. — E Maria fa eco alla parola del Papa. Ascoltate: Era circa il mezzodì dell’11 febbraio 1858 ed a Lourdes, una fanciulla di 14 anni, Bernardina Soubirous, aggiravasi, con due altre compagne, presso le rocce di Massabielle, in cerca di rami secchi. Le compagne passarono a guado un piccolo torrente ed essa si disponeva ad imitarle quando udì un forte rombo, come di temporale. Guardò meravigliata attorno, ma non vide nulla. Si chinò di bel nuovo per levarsi le scarpe ed entrar nell’acqua, ma fu scossa da nuovo rombo simile al primo. Ancor più sorpresa si alza e volge gli sguardi verso una vicina grotta e li posa sopra una nicchia che v’era aperta nella viva roccia. Il rosaio selvatico che tappezzava il basso di quella coi lunghi rami brulli di foglie era leggermente agitato dal vento. Ma tosto la nicchia s’illumina d’un chiarore celeste e una bellezza incomparabile risplende in mezzo a quella luce in forma di graziosa Signora, vestita d’una veste candidissima, coi fianchi cinti d’una fascia celeste, la quale, annodata sul davanti a mezzo il corpo, pendeva fino ai piedi duplicata. Avvolgevale il capo un bianco velo, il quale, svolto, copriva le spalle e scendeva giù lungo tutta la persona. Sotto la candida veste apparivano i piedi, che posavano leggermente sui rami del rosaio selvatico senza farli piegare, e sopra ciascuno di essi fioriva una rosa d’oro. Una corona da Rosario, i cui grani erano bianchi come gocce di latte e la croce d’oro, pendeva dalle sue mani fervorosamente congiunte. Dopo questa, ben altre diciassette volte ebbe Bernardina la stessa apparizione. Il 25 marzo Bernardina, che più volte aveva domandato alla Signora chi fosse, fu esaudita: Io sono, disse la Signora, l’Immacolata Concezione. La fontana scaturita ad un suo cenno, la splendida basilica ivi innalzata, i milioni di pellegrini accorsi a Lourdes sono splendide prove della verità della parola di Maria. Gli innumerevoli infermi d’ogni specie (ciechi, sordi, zoppi, paralitici, tisici, ecc.) che ogni anno guariscono con l’uso dell’acqua di Lourdes, sono l’eco continua della parola del Papa: Maria è Immacolata nella sua Concezione; sono l’ininterrotta acclamazione alla parola di Maria; Io sono l’Immacolata Concezione. Maria, con le sue grazie, coi suoi favori, coi miracoli che opera a pro dell’umanità sofferente si proclama Immacolata. E noi, con le nostre virtù, con le nostre opere buone dobbiamo proclamarci figli dell’Immacolata.
III. — La conclusione pratica ci è data dalla parola con cui Dio ci annunzia Maria Immacolata: l’inimicizia di Lei col demonio. Dio anzi annunziò l’inimicizia della progenie di Maria col demonio. Questa progenie non è solamente Gesù Redentore, ma sono ancora i Cristiani, i devoti dell’Immacolata. L’odio col demonio, e quindi una lotta continua, incessante, ecco il frutto che dobbiamo ricavare dall’odierna considerazione. L’inimicizia nostra col demonio deve quindi essere perpetua, assoluta. Tra noi ed il demonio non vi deve mai essere né tregua né pace. I sentimenti del cuore di Maria contro il demonio debbono essere i nostri. Ma non è nemico del demonio, non ha in cuore i sentimenti di Maria chi commette il peccato. Il peccato è opera del demonio. E noi lo dobbiamo fuggire. Fuggite, temete il peccato, qualunque peccato: a questa sola condizione sarete devoti dell’Immacolata e continuerete nella vostra vita l’inimicizia di Maria contro il nostro capitale nemico, il demonio. E notate che la parola profetica di Dio ha un’estensione così ampia da abbracciare di necessità tutti i Cristiani, tutti i devoti di Maria. Difatti disse Iddio al demonio: Porrò inimicizia tra te e la donna e tra il seme tuo ed il seme di Lei (Gen. III, 15). “Seme” è generalmente interpretato per progenie, ossia tutti i figli a qualunque distanza abbiano a trovarsi dalla prima Madre. E noi, come Cristiani, come devoti e perciò figli di Maria siamo progenie di Lei. Dio quindi ha posto pure come doverosa questa inimicizia tra noi e il demonio. – Oh! sentiamo tutti che il demonio è nostro nemico. E perciò siamo noi pure sempre nemici del demonio. Non è progenie di Maria chi non è nemico del demonio; cessa di essere progenie di Maria, chi cessa di essere nemico del demonio; e cessa di esser nemico del demonio chi commette il peccato. Ricordatevene!
FIORETTO. — Innanzi ad un’immagine dell’Immacolata reciteremo tre Ave, con l’invocazione: Gloria Patri, ecc, e con la giaculatoria: O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi, che ricorriamo a voi. Di più prometteremo all’Immacolata di compiere sempre, d’or innanzi, mattina e sera, quest’ossequio e, inoltre, di portare sempre al collo la medaglia della Immacolata.
ESEMPIO. — Alfonso Ratisbone. — Alfonso Ratisbone, giovine ebreo di una delle più ricche famiglie dell’Alemagna, nemico acerrimo del Cristianesimo, recossi l’anno 1812 per diporto in Roma. Quivi crebbe il suo odio contro la Religione cristiana, e l’ardor suo per l’ebraismo. Era ormai sul punto di partire dall’eterna citta, quando andò a prendere congedo dal barone di Russiere, uomo pio e dotto, da qualche tempo di protestante convertitosi al Cattolicismo. Tento egli di condurre Alfonso alla vera Religione; ma, trovatolo ostinatissimo nell’ebraismo, lo pregò, almeno per cortesia, di lasciarsi mettere al collo la medaglia di Maria; al che egli, pur protestandosi alieno dal Cattolicismo, acconsenti. – Era il 20 gennaio 1812: Alfonso, condottovi da un amico, entra nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte: quando ad un tratto ecco scomparirgli dagli occhi l’edificio, ed una piena di luce riversandosi sopra di lui, riempire il luogo, ove si trovava. Di mezzo a quello splendore vede, ritta in pie sull’altare, piena di maestà e di dolcezza la Vergine Maria, come sta appunto sulla medaglia miracolosa di cui parleremo domani, medaglia che è un monumento del dogma dell’Immacolata. Con la mano gli fa segno che si inginocchi, ed una forza irresistibile lo trae verso di Lei. In quel fortunato istante Alfonso apre gli occhi alla verità: e, illuminato dalla Fede, rompe in dirotto pianto. Il cuor suo non trova conforto che nello sfogarsi in caldi ringraziamenti, e domandare con le più vive istanze il Battesimo. Vi si apparecchiò per undici giorni: ed il 31 gennaio veniva rigenerato a Gesù Cristo, e Maria Santissima numerava un figliuolo di più. Tale conversione è stata dalla Santa Sede, dopo diligente esame, dichiarata miracolosa. Ogni anno si fa una festa in Roma in memoria di tanto prodigio nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte, ove accadde il miracolo. Siamo devoti dell’Immacolata, e saremo sempre i nemici dichiarati del demonio, lo terremo sempre lontano dal nostro cuore, la grazia di Gesù abiterà sempre in noi, e Maria Immacolata ci riguarderà sempre con occhio materno, sarà sempre nostra madre e nostra DIFESA.
Preghiera di consacrazione:
CREDO …
https://www.exsurgatdeus.org/2019/10/12/il-credo/
Offertorium
Orémus
Luc 1: 28
Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, allelúja.
[Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne. Allelúia].
Secreta
Salutárem hóstiam, quam in sollemnitáte immaculátæ Conceptiónis beátæ Vírginis Maríæ tibi, Dómine, offérimus, súscipe et præsta: ut, sicut illam tua grátia præveniénte ab omni labe immúnem profitémur; ita ejus intercessióne a culpis ómnibus liberémur.
[Accetta, o Signore, quest’ostia di salvezza che Ti offriamo nella solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: e fa che, come la crediamo immune da ogni colpa perché prevenuta dalla tua grazia, cosí, per sua intercessione, siamo liberati da ogni peccato].
Præfatio de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Conceptióne immaculáta beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus …
[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Conceptióne immaculáta della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo …]
COMUNIONE SPIRITUALE
https://www.exsurgatdeus.org/2019/10/20/comunione-spirituale/
Communio
Ps LXXXVI: 3, Luc I: 49
Gloriósa dicta sunt de te, María: quia fecit tibi magna qui potens est. [Cose gloriose sono dette di te, o Maria: perché grandi cose ti ha fatte Colui che è potente].
Postcommunio
Orémus.
Sacraménta quæ súmpsimus, Dómine, Deus noster: illíus in nobis culpæ vúlnera réparent; a qua immaculátam beátæ Maríæ Conceptiónem singuláriter præservásti.
[I sacramenti ricevuti, o Signore Dio nostro, ripàrino in noi le ferite di quella colpa dalla quale preservasti in modo singolare l’Immacolata Concezione della beata Maria].
PREGHIERE LEONINE
https://www.exsurgatdeus.org/2019/10/20/preghiere-leonine-dopo-la-messa/
ORDINARIO DELLA MESSA
https://www.exsurgatdeus.org/2019/05/20/ordinario-della-messa/