LO SCUDO DELLA FEDE (86)
[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murate, FIRENZE, 1858]
PARTE TERZA
CAPITOLO IX
PRIMA CAUTELA PER NON PERDER LA S. FEDE: BANDIRE L’IGNORANZA.
Chi possiede un tesoro prezioso non si contenta che non gli venga rapito, ma fa quanto può perché non gli sia neppure insidiato. E così dovrebbero fare i Cattolici rispetto al dono mai non abbastanza pregiato della S. Fede. Epperciò se vi è cautela possibile ad adoperarsi a questo fine, non dovrebbero trascurarla. Il perché io ve ne suggerirò qui alcune efficacissime a mio credere allo scopo. – La prima è sbandire dalla vostra mente l’ignoranza. Imperocché è osservazione fatta da vari autori, che fino dai primi tempi di Santa Chiesa tutti quelli che più conobbero la S. nostra Religione, che più la penetrarono, furono anche quelli che vi si attennero più strettamente, che più l’amarono e più ferventemente la praticarono. Il che mentre è una prova novella della sua verità, indica pure il modo con cui mantenerla nel nostro cuore. Di fatto chi conobbe a fondo la Religione più di S. Giustino, di S. Cipriano, di S. Epifanio, di S. Agostino, di S. Giovanni Grisostomo, di S. Gregorio, di S. Atanasio, di S. Tommaso e di tutti i Padri e Dottori della S. Chiesa, i quali tanto la meditarono e tanto di lei scrissero? Or tutti questi appunto perché la conoscevano così a fondo, tanto ancora l’ebbero in pregio ed amore. Se però ai nostri giorni tanti la trascurano, la disprezzano fino ad essere tentati di abbandonarla, qual ne sarà la cagione? Ah molte volte è che al tutto non la conoscono, oppure la travisano, tingendosela quello che non è. Io ben più d’una volta mi sono incontrato in alcuni che riprendevano altamente alcune dottrine che essi dicevano insegnate iniquamente dalla Chiesa: ma facendo poi loro toccare con mano, che la Chiesa non le aveva neppure mai sognate, restavano a guisa di smemorati. Certo se tutti costoro conoscessero la Religione, non bestemmierebbero, come dice S. Giacomo, quello che ignorano. – Saprebbero che la Chiesa Cattolica è divina nella sua fondazione, è divina nella sua propagazione, è divina nella sua conservazione: che nelle verità che ci propone a credere, nei dommi, nei misteri essa contiene tanta sublimità di cognizioni, tanta profondità, tanta armonia e conserto che chi una volta la ha anche per poco intravveduta, non può non andarne in estasi di ammirazione. La sua dottrina poi riguardo ai costumi è così pura, cosi immacolata, che tutti i suoi nemici, per quanto il vogliano, non possono appuntarla in nulla. Non vi dico del suo culto il quale risponde con tanta giustezza alla maestà del Signore non meno che alle nostre debolezze e meschinità. Non vi dico nulla dei suoi riti e delle sue cerimonie le quali sonopiene di misteri così profondi e di allusioni così sante che al tutto sono uno stupore. Non vi parlo neppure della sua costituzione ammirabilissima, della Gerarchia dei sacri pastori, della certezza che ha delle sue dottrine, dei tesori che possiede nei suoi Sacramenti, del congiungere che essa fa insieme la misericordia e la giustizia, la maestà di Dio e la miseria dell’uomo, il cielo colla terra, la nostra felicità spirituale ed eterna con quei beni temporali che è possibile godere quaggiù. Ma chi è tra i semplici Fedeli, che ponga mente a tante profondità sublimi, a tanti doni interiori, a tanti beni superni di grazia, sì che se ne formi in mente un concetto chiaro, e così dia conto a sé stesso di quel che crede, di quel che spera e di quel che ama? – Bisognerebbe conoscere quanto saldamente sia fondata la Chiesa Cattolica, come si appoggi sulle Sacre Scritture, come sulla Tradizione e come le prestino il suffragio suo la ragione coi discorsi, i sapienti con l’autorità. Bisognerebbe conoscere quanto al contrario siano luride tutte le sette divise dalla Chiesa Cattolica. – L’origine schifosa che esse ebbero, come incapparono tosto in ogni sorta di contraddizioni, come si divisero, lacerarono, sbranarono, scomunicarono fra di sé: che non hanno nulla di certo, nulla di vero, nulla di sodo nelle loro credenze: come sono abbandonate da tutte le grazie più preziose di Dio, dalla sua protezione, dai suoi doni anche esterni di santità quali sono le profezie, i miracoli, le guarigioni degl’infermi, l’interpretazione della Scrittura e andate dicendo. – Bisognerebbe conoscere sopra qual debole fondamento sta appoggiato tutto l’edifizio del Protestantismo e quanto è facile il dissolvere tutti i sofismi onde si arma e mantiene. – Con tutte queste cognizioni il Cattolico sarebbe così illuminato interiormente e così fortificato, che al sentirsi mettere in questione la sua Fede ne proverebbe orrore ed indignazione. Invece che cosa fa il più dei Cristiani, che cosa fate voi? I più ignorano affatto tutte queste verità. non le hanno mai neppur sospettate. Della Religione, se ne togliete quelle cognizioni scarse. Imperfette, superficiali clic ne hanno avuto nell’infanzia, non ne sanno altro. Dite la verità, non è questo il vostro caso? E qual meraviglia poi che ad ogni leggera difficoltà che vi muovano non sappiate più che rispondere, e che giungiate talvolta fino a credere che la Religione Cattolica non abbia risposta da dare alle costoro difficoltà? Ah se volete essere più saldo, più fermo nella vostra Fede, procurate di conoscerla un po’ meglio. – Non vi vergognate d’intervenire alla Chiesa, di ascoltare la spiegazione della Dottrina e del S. Vangelo, ed invece di leggere quei libracci che vi mettono di soppiatto nelle mani, procurate un qualche libro di soda pietà, per ammaestramento del vostro spirito e pascolo del vostro cuore. Quello che talvolta cagiona maggiore scandalo ai popoli della campagna è che a sparlare della Religione Cattolica siano an che alcuni che vengono dalla città e che hanno fama di dotti, perché sono stati agli studi. Miei cari, volete che io vi parli con sincerità? Ascoltate. Non tutti quelli che vengono a villeggiare presso di voi dalla città, sono molto più dotti di voi in fatto di Religione. Ve ne ha certamente di quelli che sanno più, ma questi tanto non disprezzano la Religione, che anzi l’hanno a cuore e per sé e pei loro dipendenti. Questi si sforzano anzi di aprire delle Cappelle e di mantenere le Chiese acciocché tutti abbiano comodità di giovarsene. Ma se ve ne ha di questi, ve ne sono poi molti altri che hanno il capo scarico ed il cervello vuoto ed il cuore guasto non si può dir quanto, che non hanno studiata la Religione punto più di voi: signori discoli ed irreligiosi, i quali pare che non siano sulla terra se non se all’alto fine di divertirsi e cercare gli spassi ed i sollazzi perfino nelle cloache: giovani leggeri e pieni d’ogni bruttura, che per levarsi un capriccio vituperoso rinnegherebbero e Padre e Principe e con tutta la terra ancor tutto il cielo. Saranno stati se volete alcuni di loro anche alle Università, avranno imparato a tastare il polso, a trarre sangue, ad impastare un cerotto, a trappolare un cliente, ma poi fuori di queste cose che hanno studiate il più delle volte poco e male, il tempo loro l’hanno logorato nei caffè, nei bagordi, nelle bestemmie, nel giuoco, nei teatri ed in qualche altra cosa più vituperosa ancora: ed in fatto di Religione sono ignoranti al pari di voi, se non anche peggio di voi; in quanto alla ignoranza aggiungono l’errore che hanno bevuto in mille libracci infami ed irreligiosi. Non vi fate dunque le meraviglie, che costoro parlino così, non toglietene scandalo, quasi son persone dotte che sparlino della Religione, perché son tutt’altro che dotte. Così avessero la vera dottrina, così conoscessero a fondo la Religione, che non potrebbero fare altro che quello che hanno fatto sempre i veri dotti, che fu il rispettare, amare e praticare la S. Religione Cattolica. Il celebre Laharpe fu sulle prime un empio, un incredulo, e peggio che Protestante; più tardi si convertì e divenne zelantissimo della S. Chiesa Cattolica. Perciò un empio che era stato suo antico compagno, tolse un giorno a burlarlo. Ma egli rispose queste sentite parole: Anch’io sventuratamente beffai un tempo la Religione, ma l’ho studiata poi, l’ho conosciuta e non posso più non amarla. Studiatela anche voi e vedrete se avrete poi il coraggio di deriderla e la forza di resisterle. Sia dunque la prima cautela di nostra Fede, la cognizione di essa.