LO SCUDO DELLA FEDE (85)
[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murate, FIRENZE, 1858]
PARTE TERZA.
CAPITOLO VIII.
COME SI DEBBANO IMPORTARE QUELLI CHE SVENTURATAMENTE SI SONO LASCIATI SEDURRE
Potrebbe per ultimo darsi il caso funesto che alcuno accostatosi troppo al fuoco, si fosse miseramente abbruciato. Voglio dire che o conversando con eretici o leggendo i loro libri si fosse lasciato sedurre, ed avesse poi o tacitamente rinunziato alle sue credenze od anche più manifestamente alla presenza di altri consumata la sua apostasia, sia con l’allontanarsi dalla S. Chiesa, sia con l’accostarsi ai templi dei Protestanti e con l’aver dato il nome a qualche setta. – Ora se un caso sì lagrimevole fosse avvenuto, quale sarebbe il rimedio opportuno? Prima d’ ogni altra cosa è necessario rientrare in se stesso, misurare con un guardo l’altezza dello stato da cui uno è caduto e l’abisso in cui si è precipitato. – Chi ha perduta la Santa Fede insieme a questo tesoro d’immenso valore ha perduta non solo la grazia santificante e la potestà di meritare, ma perfino la radice ed il principio con cui invocare il Signore a salute. Non può aspettarsi più altro che una vita di rimorsi e di colpe, una morte d’affanni e di strazi, un giudizio di collera e di rigore, un’eternità di pianti e di disperazione. E ciò per essersi cambiato in nemico quel Dio, che col dargli la S. Fede gli aveva preparato innumerabili altre grazie fino a portarlo nel più alto dei cieli. Ora il confronto di quello che ha perduto con quello che ha incontrato deve stimolare quest’anima infelice a rientrare profondamente in sè stessa ed a volere a qualunque costo ristorare la sua rovina e rimettersi nel pristino stato. Fatta questa risoluzione generosa convien mettere mano prontamente al lavoro. – S. Teresa osserva ingegnosamente, che tra gli altri peccatori e quei che han perduta la Fede corre la differenza che passa tra un cristallo intero ma appannato ed un cristallo spezzato. Il cristallo appannato, ma intero, cioè il peccatore ordinario, può con la penitenza mondarsi, tergersi, purificarsi; il cristallo rotto, cioè l’apostata , deve prima rimettersi nella fucina; che è quanto dire che deve ristorare prima in sé la Santa Fede per poter fare poi un’utile penitenza. Perciò si richiede da chi si è lasciato sedurre, che si ritragga dalla compagnia degli empi, che rompa con loro ogni tratto, ogni comunicazione: poi che messosi alla presenza di Dio con atti interni, rigetti con orrore tutte le passate infedeltà, prorompa in atti di viva fede protestando dinanzi a Dio con ogni sincerità, che egli crede tutto quello che crede la S. Chiesa, che rigetta tutto quello che la Chiesa rigetta e che in questa credenza con l’aiuto divino vuol vivere e morire. Ha poi da domandare mille e mille volte perdono di tutte le sue infedeltà. – Con queste disposizioni si presenti ad un Confessore savio e prudente, e gli manifesti con ogni sincerità tutto quello che ha commesso per essere dalla sua carità assistito, per conoscere tutto quello che gli resti da fare per la sua riconciliazione con la Chiesa e con Dio, per riparare allo scandalo dato, per premunirsi contro i pericoli avvenire. Ma questo costa non poco all’amor proprio, dirà taluno. Costi quello che vuole, che costa anche più un’eternità di fiamme penaci nell’inferno. Ma mi disprezzeranno poi quelli che furono compagni dei miei errori. Sì, ma vi loderanno e vi abbracceranno i vostri fratelli Cattolici in loro vece. Ma forse mi perseguiteranno e mi faranno del male quelli che io abbandono: sia pure, ma né tutti gli uomini, né tutti i demoni uniti insieme vi potrebbero fare un male più grave di quello che vi fate da voi medesimo stando lontano dalla Fede Cattolica. Posso almeno confidare che, se io fo tutto ciò, Iddio mi accoglierà e mi perdonerà questo grave fallo? Ma e potreste pur dubitar di quel buon Gesù che accolse con tanto amore S. Pietro che l’aveva negato, e tanti altri che nelle persecuzioni erano caduti e che fino ai dì nostri ne accoglie tanti con amore sì sviscerato? Vi dirò di più: non solo vi accoglierà, ma se voi prendete occasione da questa vostra caduta ad umiliarvi più, a fare più penitenza, ad amarlo con più fervore, potrete giungere anche ad uno stato di gran virtù, di perfezione, di santità. – Per dare animo a chiunque fosse caduto in questo fondo di mali a confidare nella misericordia, io vi ricorderò un avvenimento dei nostri giorni, raccontato da due autori anche viventi e maggiori di ogni eccezione i Padri Stoeger e Perrone. In un paese. dicono essi, che fa confine all’Alemagna settentrionale, vivevasi or sono otto o dieci lustri un prete immemore del santo suo stato e delle sue obbligazioni. Precipitando di peccato in peccato giunse tanto oltre, che fuggì dalla sua patria, apostatò dalla fede e si fece Protestante, accettò alla fine un posto di pastore Protestante e così da banditore della verità, divenne un maestro dell’errore. In questo stato d’inimicizia con Dio se la passò lo sventurato per parecchi anni. Un giorno fu egli invitato a pranzo da un predicatore di una gran città ove intervennero pure molti altri pastori di quelle contrade pure Protestanti. Mentre qui\ stavansi insieme in galloria e gaiezza venne a riferirsi al pastore padrone della casa, che era pretto a morire un pover’uomo, il quale pareva aver molto bisogno di soccorso spirituale. Un non so quale impedimento fece sì che quegli non accorresse dall’infermo, ed offrissi perciò il nostro nominato apostata a volerlo esso andare a visitare in vece sua. L’offerta fu accettata. Ei fu tosto menato in una gretta miserabile cameruccia, ove in una grande indigenza sdraiato sur un letto di paglia giaceva un vecchio, che in uno stato di disperazione era vicino a morire. Recitogli il pastore un paio di passi della Sacra Bibbia: e il moribondo non diede altra risposta che: io son perduto, guai a me, io son dannato! Confortavalo quel pastore ed animavalo ad aver fiducia. No no, soggiunse colui, non può nessuno prestarmi aiuto, io non posso andare in cielo, son troppo enormi i miei peccati, io deggio essere dannato. Ma per amor di Dio perché mai? di che vi sentite così aggravato il cuore? E il moribondo ripete sempre solo parole di disperazione. Per ultimo però si arrese alle calde istanze del pastore e soggiunse: vo’ dire perché non vi ha per me né salvazione né beatitudine: io sono un Sacerdote cattolico apostata: e tutti i peccati che con ciò vanno collegati, e tutta la resistenza alle chiamate della grazia, e tutte le misericordie che io respinsi … Ahimè! Questa mia colpa è troppo grande per potere rinvenire il perdono: io son perduto, nessuno mi può aiutare, sì non posso essere aiutato da nessuno. Un simile racconto contristò il cuore del pastore, il quale vedeasi qui dipingere lo stato della sua propria anima; gli si destò l’antica credenza e nella coscienza della potenza divina che nella Religione di Gesù è concessa all’uomo debole che è nominato Sacerdote, esclamò con gioia al moribondo: Amico, fratello! io, io posso aiutarti come è vero Iddio, io posso soccorrerti! Ebbene, io sono un prete cattolico, sì certo pur troppo! Sono un rinnegato, uno scomunicato pur io: ma col mio potere Sacerdotale posso schiudere però ad un moribondo il cielo. Allora fu pel vecchio infermo. come se dall’alto un angelo venisse a fermarglisi dappresso e gli recasse il salvamento. Vinto dalla grande misericordia di Dio che fino all’ultima ora di sua vita ancora gli offre il perdono, remissione e riconciliazione, e gli promette il cielo e la vita eterna, confessa in un sentimento del più intimo dolore e pentimento i suoi peccati, ne ottiene l’assoluzione e … muore nel bacio del Signore. Questo trionfo dell’amore di Dio che vuole beati gli uomini tutti, che anche dei più depravati va in cerca fino all’ultimo respiro della vita con la tenerezza di una madre, aveva talmente dato di piglio allo spirito di quel pastore e il suo cuore fu di repente tanto cangiato dalla onnipotenza della grazia, che in quello stesso momento risolvette la sua conversione. Ritorna dai commensali tutt’ora radunati e così parla loro. Addio, signori miei, io fo ritorno al grembo della mia Chiesa Cattolica, che io con tanta perfidia abbandonai. La misericordia di Dio mi chiama a penitenza, alla riconciliazione e . .. tanto è clemente con me Iddio, al cielo. Oltre a quelli che sono caduti, ve ne ha degli altri che vacillano e che sarebbero tentati di questo gran delitto. Or che cosa dirò a costoro? S’immaginino di stare intorno ad un pozzo anzi ad un abisso spaventosissimo e che il demonio venga a dir loro all’orecchio che vi si gettino a precipizio. Che cosa risponderebbero allora? Or lo stesso dicano qui al nemico infernale, richiamino tutta la loro virtù al cuore come si fa negli estremi cimenti, considerino un istante i Novissimi che ci aspettano, i beni che perderebbero, e con altissima indignazione rigettino tutti i dubbi che il demonio affaccia loro alla mente, protestando mille volte che non si dipartiranno dalla cattolica verità. Si ricordino che la nostra S. Fede è fondata sopra i Patriarchi ed i Profeti, sugli Apostoli ed i Martiri, sul consenso di tutte le genti, sopra miracoli senza numero, sopra la scienza di tutti i Dottori, sull’aperta protezione del cielo e sulla confermazione che loro malgrado ne han data spesse volte fino i demoni. Con queste generali considerazioni senza entrare in discussioni né con sé stessi né con le suggestioni diaboliche hanno da respingere ogni argomento che o le passioni o il demonio loro rappresenti. – Siccome però a rimuovere tutti questi dubbi intorno alla Fede vuolsi rimuoverne la cagione, le radici, il principio di essi; così ne discorreremo nei Capi seguenti.