Salmo 49: “DEUS DEORUM, DOMINUS LOCUTUS EST”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME PREMIER.
PARIS LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 49
[1] Psalmus Asaph.
Deus deorum, Dominus, locutus est,
et vocavit terram a solis ortu usque ad occasum.
[2] Ex Sion species decoris ejus:
[3] Deus manifeste veniet; Deus noster, et non silebit. Ignis in conspectu ejus exardescet; et in circuitu ejus tempestas valida.
[4] Advocabit cœlum desursum, et terram, discernere populum suum.
[5] Congregate illi sanctos ejus, qui ordinant testamentum ejus super sacrificia.
[6] Et annuntiabunt cœli justitiam ejus, quoniam Deus judex est.
[7] Audi, populus meus, et loquar Israel, et testificabor tibi. Deus, Deus tuus ego sum.
[8] Non in sacrificiis tuis arguam te; holocausta autem tua in conspectu meo sunt semper.
[9] Non accipiam de domo tua vitulos, neque de gregibus tuis hircos;
[10] quoniam meae sunt omnes feræ silvarum, jumenta in montibus, et boves.
[11] Cognovi omnia volatilia cœli; et pulchritudo agri mecum est.
[12] Si esuriero, non dicam tibi: meus est enim orbis terræ, et plenitudo ejus.
[13] Numquid manducabo carnes taurorum? aut sanguinem hircorum potabo?
[14] Immola Deo sacrificium laudis, et redde Altissimo vota tua.
[15] Et invoca me in die tribulationis; eruam te, et honorificabis me.
[16] Peccatori autem dixit Deus: Quare tu enarras justitias meas? et assumis testamentum meum per os tuum?
[17] Tu vero odisti disciplinam, et projecisti sermones meos retrorsum.
[18] Si videbas furem, currebas cum eo; et cum adulteris portionem tuam ponebas.
[19] Os tuum abundavit malitia, et lingua tua concinnabat dolos.
[20] Sedens, adversus fratrem tuum loquebaris, et adversus filium matris tuæ ponebas scandalum.
[21] Hæc fecisti, et tacui. Existimasti inique quod ero tui similis: arguam te, et statuam contra faciem tuam.
[22] Intelligite hæc, qui obliviscimini Deum: nequando rapiat, et non sit qui eripiat.
[23] Sacrificium laudis honorificabit me; et illic iter quo ostendam illi salutare Dei.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO XLIX (1)
Asaph è il primario cantore costituito da Davide. Forse compose anche qualche Salmo degli intitolati a lui. La venuta di Cristo nell’umiltà a radunar gli uomini alla fede; la seconda venuta nella maestà a congregar gli uomini al giudizio. Di quali cose si avrà a render conto principalmente al giudizio.
Salmo per Asaph.
1. Il Dio degli dei, il Signore ha parlato, e ha chiamata la terra, dall’oriente fino all’occaso.
2. Da Sionne (apparirà) lo splendore di sua magnificenza.
3. Manifesto verrà Iddio, il nostro Dio, non istarà in silenzio. Innanzi a lui un fuoco ardente, e con questo fuoco un turbine violento.
4. Chiamerà di lassù il cielo e la terra a giudicare il suo popolo.
5. Congregate a lui tutti i suoi santi, i quali formaron con lui alleanza per mezzo dei sacrifizi.
6. E i cieli annunzieranno la giustizia di lui, perché il giudice è Dio.
7. Ascolta, popol mio, e io parlerò; Israele (ascolta), e io spiegherommi con te; Dio io sono e tuo Dio:
8. Non ti riprenderò per ragione dei tuoi sacrifizi, e i tuoi olocausti sono sempre dinanzi a me.
9. Non riceverò dalla tua casa i vitelli, né dai tuoi greggi i capretti.
10. Imperocché sono mie tutte le fiere dei boschi, i giumenti nei monti ed i bovi.
11. Io conosco tutti gli uccelli dell’aria, ed è mia l’amenità delle campagne.
12. Se io avessi fame, a te noi direi; imperocché mia è la terra e quello che la riempie.
13. Mangerò io forse le carni dei tori? O beverò io il sangue dei montoni?
14 Offerisci a Dio sacrifizio di lode, e le promesse adempì fatte da te, all’Altissimo.
15. E invocami nel giorno della tribolazione; ti libererò e tu darai a me gloria.
16. Ma al peccatore disse Dio: Perché fai tu parola dei miei comandamenti, e hai nella bocca la mia alleanza?
17. Tu però hai in odio la disciplina, e ti sei gettate dietro le spalle le mie parole.
18. Se vedevi un ladro, correvi con lui, e facevi combriccola cogli adulteri.
19. La tua bocca è stata piena di malvagità, e la tua lingua ordiva inganni.
20. Stando a sedere, parlavi contro del tuo fratello, e al figliuolo di tua madre ponevi inciampo; queste cose hai fatte, ed io ho taciuto.
21. Hai creduto, o iniquo, ch’io sia per essere simile a te; ti riprenderò, e te porrò di contro alla tua faccia.
22. Ponete mente a queste cose, voi che vi scordate di Dio; affinché non vi rapisca una volta senza che sia chi vi liberi.
23. Il sacrifizio di lode mi onorerà; ed esso è la via per cui farò vedere all’uomo la salute di Dio.
Sommario analitico
Per ben comprendere l’oggetto primario e letterale di questo salmo, bisogna ricortarsi, come nota il rabbino Anyrald, che nella nazione giudea esistevano due classi di uomini: gli uni, religiosi, ma poco istruiti, facevano consistere tutta la giustizia nell’offrire olocausti e vittime secondo il rito consacrato; gli altri, dottori ipocriti, predicavano la legge di Dio, ma non ne tenevano conto nella loro condotta. Dio discende dal cielo per giudicarli tutti, illumina l’ignoranza degli uni e rimprovera severamente agli altri la loro falsa pietà. Questo salmo morale, nel quale Asaf si erge con tanta forza ed eloquenza contro l’oblio di Dio e l’allontanamento dai costumi, non può rapportarsi ai tempi di Obcozia e di Athalia, come gli altri dello stesso autore. Esso si applica perfettamente al doppio monito di Gesù-Cristo. Nel primo egli separa dai Giudei carnali i Giudei spirituali, di cui Egli fa le primizie della Chiesa. Nel secondo Egli farà il discernimento tra gli eletti ed i riprovati tra tutti gli uomini.
I. – Nel magnifico esordio il salmista descrive l’avvento di Dio che viene a giudicare la terra, e le circostanze che preparano questo giudizio:
1° Egli fa conoscere i personaggi:
a) il Giudice -1° è il Dio degli dei; -2° Egli è mirabile per la sua potenza; -3° è terribile per la sua giustizia (1);
b) coloro che devono essere giudicati: sono tutti gli uomini dall’oriente al ponente (2);
2° La modalità del giudizio:
a) le circostanze che lo precederanno: – 1) il giudice che viene in tutto il suo splendore e in tutta la sua maestà, uscendo dal suo silenzio contro i colpevoli (3); – 2) un fuoco divoratore lo precederà; – 3) una violenta tempesta lo circonderà (4);
b) le circostanze che lo accompagneranno: – 1) i testimoni chiamati dal cielo e dalla terra (4); – 2) i giusti separati per la gloria; – 3) i Santi condotti nella gloria (5); – 4) i giudizi di Dio che ricevono l’approvazione dei cieli, cioè dai Santi (6).
II. – La materia del giudizio sui due tipi di uomini in questione:
1° Quanto ai primi, non è per non aver offerto a Dio dei sacrifici materiali, come il sangue dei capri e dei tori, che Dio li condannerà (7): – a) questi sacrifici sono sgraditi a Dio, a causa della loro frequenza e molteplicità (8); – b) essi non sono necessari al sovrano Maestro dell’universo (9-11); – c) essi sono inutili per Colui che non ne ha bisogno (12, 13); – d) ciò che è gradito a Dio è: l’offrirgli un sacrificio di lode (14); – e) compiere i voti a Lui fatti; – f) invocarlo nella tribolazione; – g) rendergli ogni onore e gloria (15).
2° Quanto ai secondi, che vivono una vita criminosa, e che osano farsi predicatori ed interpreti di una legge che li condanna (16): Egli rimprovera loro: -a) i peccati di pensiero, vale a dire l’odio che hanno come loro disciplina ed il disprezzo per la parola di Dio (17); – b) i peccati di azione, cioè di inclinazione all’appropriarsi dei beni del prossimo, e la tendenza che hanno al libertinaggio (18); – c) i peccati di parole, malvagità, furberie, maldicenze (19, 20); – d) la loro falsa sicurezza, ingiuriosa a Dio, che essi credono simile a loro (21); vana, quando sentiranno gli effetti della sua vendetta; insensata, perché non sarà evitata da così grandi mali in considerazione del giudizio e per la preghiera (22, 23).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-6.
ff. 1-3. – « Il Dio degli dei », gli dei delle nazioni, non che da essi esistano realmente, ma perché l’errore dei popoli ha dato loro una supposta esistenza. Il Re-Profeta cerca di purificare lo spirito dei Giudei da questo errore, mostrando loro che Dio è il sovrano maestro di tutti questi pretesi dei (S. Chrys.). – Il Dio degli dei ha parlato in diverse maniere: Egli ha parlato per mezzo degli Angeli, ha parlato per mezzo dei Profeti (Heb. I, 1), ha parlato con la propria bocca, ha parlato per mezzo degli Apostoli con i suoi fedeli, Egli parla ancora per mezzo degli umili ministri, quando dicono qualcosa di vero. Così vediamo che, pur parlando un gran numero di volte in molte maniere, con mille strumenti, con mille organi diversi, è sempre Lui che si fa intendere dappertutto, che tocca, che trasforma e che ispira le anime (S. Agost.). – Nel corso delle sue prime apparizioni, Egli è venuto in modo non eclatante, sconosciuto al maggior numero degli uomini, e prolungando per lunghi anni il mistero della sua vita nascosta. Così non sarà per un secondo avvento: Egli verrà con grande splendore e non avrà bisogno di annunciare di annunciare la prossima sua venuta (S. Chrys.). – « Finora Io ho taciuto, dice il Signore », e « l’uomo solo ha parlato per giudicarmi, per condannarmi; Io sono pieno di pazienza, parlerò come una donna prima di partorire, Io distruggerò, Io annienterò ». (Isaia XLII, 14). – « Egli verrà visibilmente e non manterrà il silenzio ». Ma ora tace? E da dove viene ciò che noi diciamo? Da dove vengono questi comandamenti? Da dove vengono questi avvertimenti? Da dove viene questo banditore di terrore? Egli non tace, eppur tace; Egli non tace per avvertire, Egli tace nel giudicare. In effetti Egli sopporta i peccatori che fanno il male tutti i giorni senza curarsi né di Dio, né nella loro coscienza, né in cielo né sulla terra. Certamente nulla di tutto questo Gli è nascosto; Egli avverte tutti gli uomini senza eccezione, e quando punisce qualcuno sulla terra, questo è ancora un avvertimento, non una condanna. Egli tace dunque quanto al giudizio; nascosto in cielo, Egli intercede ancora per noi; Egli è paziente nel punire i peccatori e non esercita con essi la sua collera, attendendone la penitenza (S. Agost.). – È cosa sorprendente che ci sia questo grande silenzio di Dio tra i disordini del genere umano. Tutti i giorni i suoi comandamenti sono disprezzati, le sue verità bestemmiate, i diritti del suo impero violati; e ciò nonostante il suo sole non si eclissa sugli empi; la pioggia bagna i loro campi; la terra non viene aperta sotto i loro piedi; Egli vede tutto, e dissimula; Egli tutto considera e tace. Io mi inganno: Egli non tace, e la sua bontà, i suoi benefici, il suo stesso silenzio sono una voce pubblica che invita tutti i peccatori a riconoscersi tali. Ma siccome i nostri cuori induriti sono sordi a tali propositi, Egli fa risuonare una voce più chiara, una voce netta ed intellegibile che ci invita alla penitenza. Egli non parla per giudicarci, ma parla per avvertirci, e questa parola di avvertimento deve servire da preparazione al suo terribile giudizio (Bossuet, Serm. I Diman. de l’Avv.). – Queste comparazioni con il fuoco, la tempesta, hanno come oggetto il farci comprendere la sovrana immutabilità di Dio, la luce splendida che Lo circonda, la sua natura inaccessibile, ed il castigo terribile che riserva ai peccatori (S. Chrys.). – E tutto intorno a Lui sarà una tempesta violenta che spazzerà l’aria, quantunque sia vasta. E sarà il soffio di questa tempesta che spazzerà dai santi tutto ciò che è immondo; dai fedeli, tutto ciò che è ipocrita, dai Cristiani pii che temono la parola di Dio, tutti gli orgogliosi che disprezzano questa parola. Ora, in effetti, dal sorgere al tramonto del sole si trova su questa terra una mescolanza di elementi diversi. Vediamo dunque come farà Colui che deve venire, ciò che farà per mezzo di questa tempesta violenta che solleverà intorno a sé e che, senza alcun dubbio, opererà una separazione. Questa separazione non l’hanno attesa coloro che, prima di arrivare in riva, hanno rotto le reti (Luc. V, 6). Questa prima separazione stabilisce già una certa distinzione tra i cattivi ed i buoni (S. Agost.).
ff. 4-6. – Gli Angeli e gli uomini sono chiamati a questo terribile giudizio: – discernimento pieno di luce e di giustizia; – separazione eterna dei malvagi tra di mezzo ai giusti, del padre dai suoi figli, del marito dalla moglie, del fratello da sua sorella, dell’amico dal suo amico (Dug.). – « Egli chiamerà dall’alto del cielo e chiamerà la terra, per fare il discernimento del suo popolo ». Da chi, … se non dai malvagi? Egli chiama dunque la terra non per accoglierla per intero, senza esame, ma per farne il discernimento. Già Egli discerne la terra dal concerto con il cielo, cioè il cielo si unisce a Lui per fare il discernimento della terra. Come fa questo discernimento? Egli pone gli uni alla sua destra e gli altri alla sua sinistra (S. Agost.). – Questo richiamo del cielo e della terra per essere testimoni del giudizio di Dio e per giudicare anche con Dio, è sufficiente a dimostrare che tutte le creature raziocinanti avranno mezzi di salvezza, benché noi ignoriamo sovente sulla terra quali siano questi mezzi ed in cosa essi consistano. Dio non temerà, in qualche modo, di rimettere la sua causa tra le mani degli Angeli e degli uomini (Berthier). – Un altro tratto del salmista rileva la divina misericordia verso questo mondo che è chiamato in giudizio, ed aggrava la perversità dei colpevoli che hanno esasperato un così buon Padre benefattore: « Tutti coloro che hanno contratto con me un’alleanza sigillata con i sacrifici ». Dio comincia per così dire il suo giudizio dalla sua casa propria, da quelli dei solenni giuramenti, delle cerimonie particolari, dei sacrifici multipli; in due parole, prima di Gesù-Cristo, della circoncisione e la legge di Mosè; e da quelli che dopo Gesù-Cristo, con il Battesimo e la legge evangelica, si sono legati in modo tutto speciale al suo servizio, cosicché tutti gli uomini possono attingere una importante e salutare istruzione in questa prima manifestazione della giustizia divina. Essi vedranno chiaramente che il culto esteriore, per quanto ragionevole e necessario esso sia, non è sufficiente per rendere a Dio l’omaggio che Gli è dovuto. Bisogna, come la legge antica prescriveva, e come lo prescrive pure la nuova ancor più imperiosamente, aggiungere alle dimostrazioni esterne il culto interiore di un amore sincero, di una profonda riconoscenza, di una umile fervente preghiera. Allora soltanto Dio è adorato come vuole esserlo: in spirito e verità (Rendu). – I Cristiani che posseggono la qualità dei Santi in ragione della loro vocazione e che hanno dovuto mantenere questa qualità con la loro vita, particolarmente sono chiamati a questo giudizio. Più essi hanno ricevuto delle grazie dal Giudice sovrano, più il loro giudizio sarà severo. I Preti, che hanno fatto alleanza con Lui per offrirgli dei sacrifici, saranno giudicati in rapporto alla loro dignità, ai loro obblighi, ed ai talenti che sono stati loro affidati (Duguet). – Perché vien dato questo nome di Santi a coloro che Egli vuole accusare e condannare? È per imprimere più forza alle accuse, e far servire questo titolo di onore per rendere la punizione più eclatante. Così, noi stessi, quando cogliamo in fallo dei colpevoli, quando vogliamo rendere i nostri rimproveri più severi, li designiamo e li chiamiamo con le dignità di cui sono rivestiti, per dare più peso all’accusa, e diciamo: chiamate il diacono, chiamate il prete (S. Chrys.). – Carattere eclatante della giustizia di Dio, è la sua irresistibile evidenza, alla quale tutti saremo forzati a render conto … in Dio, il titolo di Giudice, è inseparabile dalla giustizia (S. Chrys.). – Non perdiamo mai di vista questa parola del Profeta: Dio è Giudice, per farne la regola di tutte le proprie azioni, di tutti i pensieri, dei propri desideri, di tutte le parole, dei propri sforzi. « Colui che giudica – diceva l’Apostolo – è il Signore », i giudizi degli uomini non devono né indurirci, né intimidirci, né turbarci (Berthier).
II. — 7-13.
ff. 7. – Esordio che spira dolcezza e bontà: Dio agisce come un uomo che direbbe ad uno dei suoi simili che vuol fare strepitio o esercitare scompiglio: se volete ascoltarmi io parlerò; se volete essere attenti, io vi farò intendere la mia voce (S. Chrys.). – Ascolta popolo mio, ed io ti parlerò, perché se tu non ascolti io non potrò più parlarti; se tu non mi ascolti, quand’anche io parlassi, non sarebbe per te … io sono Dio e Io sono il tuo Dio, ed anche quando non sarò il tuo Dio, io sono Dio. È per mia felicità che sono Dio, e per tua disgrazia che Io non sia il tuo Dio. Voi chiedete a Dio una ricompensa; voi gli domandate qualcosa che, una volta data, sia per voi un bene: ecco che Dio stesso che deve darvela, è a voi. Cosa c’è più ricco di Lui? Voi chiedete un dono, quando voi possedete Colui medesimo che è l’Autore di ogni dono (S. Agost.). – Se noi vogliamo conoscere bene quale sarà la materia del giudizio che Dio eserciterà su di noi, cominciamo a ben meditare questo versetto. Dio ci invita ad ascoltarlo e ci dichiara subito ciò che Egli è. – Dio parla: che cosa rimprovera a coloro che sta per condannare? L’oblio di Dio, l’oblio della vera Religione, l’oblio della virtù. – Confessare Dio e la verità del suo Essere, adorarne la perfezione, ammirarne la pienezza, sottomettersi alla sua sovrana potenza, abbandonarsi alla sua alta ed incomprensibile saggezza, confidare nella sua bontà, temere la sua giustizia, sperare nella sua eternità, ecco tutto il dovere dell’uomo, tutto il suo oggetto, tutta la sua natura (Bossuet, Or. fun. de la Duch. d’Or.).
III. — 8 – 23.
ff. 8-13. – Tutto il culto esteriore della Religione non ci sarà di alcuna utilità, se noi ci separiamo dal culto spirituale, interiore. «Dio è spirito, ed è in spirito e verità che bisogna adorarlo » (S. Giov. IV, 24). Tutto il Vangelo ci porta all’esercizio delle virtù che hanno il loro principio nel cuore. Cantare dei salmi al Signore, assistere al divino Sacrificio, partecipare ai Sacramenti, fare l’elemosina ai poveri, sono delle azioni religiose, ma delle azioni morte … senza il sacrificio dello spirito e della volontà (Berthier).
ff. 14-15. – Vediamo ciò che Dio domanda all’uomo. Quale imposte esige da noi, Egli, nostro Dio, nostro Imperatore e nostro Re, dal momento che ha voluto essere il nostro Re, ed ha voluto che noi fossimo il suo reame? Il povero non tema la tassa che Dio gli ha imposto: la tassa di cui Dio reclama il pagamento, comincia, Egli che la impone, con il darne l’ammontare ai suoi tributari. Dio non esige ciò che non abbia dato, ed Egli ha dato a tutti ciò che esige da loro (S. Agost.). O Dio mio, qual tributo mi imponete? « Immolate a Dio un sacrificio di lode ». Io temevo che mi domandaste qualcosa che fosse fuori di me, ed io non ho che da rientrare in me stesso, per trovarvi l’immolare una vittima di lode, e la mia coscienza sarà il vostro altare. O sacrificio gratuito la cui grazia ha dato la vittima! Io non ho comprato ciò che devo offrirvi, ma Voi stesso me l’avete data, perché senza di Voi, io non l’avrei posseduta. E questa immolazione di un sacrificio di lode consiste nel rendere delle azioni di grazie a Colui da cui ottenete tutto ciò che vi è di buono, e la cui misericordia vi rimetterà tutto ciò che, da voi stessi, avete di cattivo. (S. Agost.). – « Invocatemi nel giorno della vostra afflizione, Io vi libererò e voi mi glorificherete ». Ed è in effetti per questo scopo che Io ho permesso per voi il giorno dell’afflizione; perché forse, se voi non foste stati afflitti, voi non mi avreste invocato; ma quando voi siete afflitti, voi mi invocate; quando voi mi invocherete, io vi libererò; quando Io vi avrò liberato, voi mi glorificherete per non allontanarvi più da me (S. Agost.). « … e voi mi glorificherete », ecco il senso di queste parole: fate in modo che Dio sia glorificato dalla vostra vita, secondo le raccomandazioni di nostro Signore (Matth. V, 16). In effetti, lodare qualcuno è farne l’elogio, glorificarlo, celebrarne il nome. Che la vostra vita dunque, sia una lode perpetua di Dio, e voi avrete offerto un sacrificio perfetto. È questo sacrificio che San Paolo esige dai fedeli: « offrite i vostri corpi, dice loro, come un’ostia vivente, santa e gradita a Dio ». (Rom. XII, 1). « E rendete i vostri voti ». Rendete: una promessa, in effetti, ci rende veri debitori. Qualunque sia l’oggetto della vostra promessa, dare un’elemosina, far professione di una vita pura o qualcosa di simile, non tardate nell’adempierla. Io dirò ancor più: dopo un esame serio, voi riconoscerete che la virtù è per noi un obbligo rigoroso ed indipendente da ogni promessa. Gesù-Cristo stesso ce lo dichiara, quando dice (Luc. XVII, 10): « … noi abbiamo fatto ciò che noi dovevamo fare. (S. Chrys.).
ff. 16, 17. – Diverse sono le colpe che Dio rimprovera in coloro che annunziano la sua parola: 1° annunziarla senza averne avuto la missione, senza esservi stati chiamati; 2° essere peccatori; 3° aprire la bocca per parlare dell’alleanza di Dio con gli uomini, ed essere essi stessi fuori da questa alleanza; 4° non predicare le regole della pura morale del Vangelo e la disciplina della Chiesa, ma delle false regole accomodate al rilassamento ed alla cupidigia degli uomini; 5° rigettare le parole di Dio che si troverebbero nella preghiera, nelle meditazioni della Scrittura santa, nella lettura dei santi Padri, e sostituirle con discorsi, pensieri tratti dalla lettura di autori profani; 6° correre con prontezza nelle assemblee mondane, e non compiacersi che nella compagnia di uomini di mondo e nella conversazione con le donne; 7° Fare delle alleanze che sotto il pretesto di spiritualità, legano il cuore e finiscono con attaccamenti che, dopo aver iniziato con lo spirito, finiscono con la carne (Galat. III, 3); 8° esser se stesso un ladro, cercando di sottrarre la gloria che è unicamente di Dio, per attribuirla a se stesso; 9° avere una bocca tutta piena di malignità, dalla quale non esca se non ciò che proviene da un cuore guasto e corrotto, ed una lingua scaltra nell’ingannare con una ipocrisia fine e delicata, 10° disprezzare gli altri predicatori, rimproverare la loro condotta, tentare di renderli sospetti, non semplicemente di passaggio o come per occasione, ma espressamente e con proposito deliberato; 11° prendere i figli della Chiesa come cattivi esempi, 12° attirarsi con lo sconvolgimento dei propri costumi, il più terribile dei castighi di Dio, che è il tenersi in silenzio; 13° immaginarsi follemente che Dio possa essere simile al peccatore. Non serve a nulla istruire gli altri, se non si pratichi la virtù, e si perdano così i propri diritti alla dignità di dottore. Se nei giudizi umani, l’uomo ritenuto colpevole è condannato ad osservare il silenzio, come permettere a colui che è schiavo del peccato di prendere la parola per insegnare nell’assemblea dei fedeli, in questo spazio ben più angusto dei tribunali della terra? … Nessuno nelle corti regali potrebbe essere l’interprete e l’organo della parola del sovrano, se la sua vita è lordata da qualche crimine. Perché dunque narrate le mie giustizie e le insegnate agli altri, facendo voi invece il contrario? Perché con una contraddizione deplorevole tra la vostra vita ed i vostri discorsi, allontanate coloro che vorrebbero rendersi docili ai vostri insegnamenti? Non è più questo un insegnare con le vostre parole, ma è un pervertire con i vostri esempio (S. Chrys.). – « Voi avete disprezzato l’istruzione, ed avete rigettato le mie parole lontano da voi ». L’istruzione qui è la dottrina della Legge, che regola i sentimenti dell’anima, ne scaccia il vizio e vi depone il germe della virtù. Come dunque oserete insegnare questa dottrina, e seminarla nel cuore degli altri, quando essa non dirige affatto le vostre azioni? « Perché avete rigettato le mie parole lontano da voi ». Non soltanto la dottrina della Legge non vi ha insegnato nulla, ma avete anche distrutto in voi gli insegnamenti della natura. Dio in effetti ha posto nella nostra anima la distinzione tra ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo evitare; ma, voi, voi avete rigettato questi insegnamenti e li avete banditi dai vostri ricordi (S. Chrys.).
ff. 18. – « Se vedete un ladro, correte a lui ». Ecco la causa di tutti i mali, ecco il grande principio distruttore della virtù, ciò che affievolisce e finisce per spegnere in un gran numero, l’amore del bene. Questo significa esentarsi dal condannare coloro che fanno il male, indirizzar loro delle felicitazioni, delle compiacenze colpevoli quanto il peccato che si approva. Ascoltate l’Apostolo Paolo che vi dice: « … non soltanto coloro che fanno di tali azioni, ma ancora coloro che le approvano » (Rom. I, 32). Non è certo un crimine leggero riunirsi con coloro che fanno il male, anche se si fosse esenti da ogni peccato. Colui che pecca può addurre la necessità o la povertà, benché queste siano cattive scusanti; ma voi, perché lodate il male che egli ha commesso e da cui non potete trarre il benché minimo piacere? E cosa c’è di più triste per voi, se egli forse si pentirà, mentre voi vi chiudete questa porta di salvezza, escludete questo rimedio, annientate questo gran principio di consolazione, ostruite con le vostre mani tutte le vie che potrebbero condurvi al porto della penitenza. Quando dunque Egli verrà, per voi che siete estranei al male e che avete come compito di riprendere i colpevoli, non solo di osservare il silenzio, e cercate di dissimulare il crimine, giungendo a farvi complice, quale giudizio si emetterà di loro e delle proprie azioni? Un gran numero di uomini, nella maggior parte dei tempi, non giudicano secondo le proprie idee ciò che devono fare, ma si lasciano influenzare e corrompere in ciò dalle altrui opinioni. Se dunque colui che fa il male vede tutti allontanarsi da lui con orrore, egli comprenderà da se stesso che ha commesso un grave peccato; ma se, invece di questa indignazione, di questo orrore, egli incontra una facile tolleranza, forse degli applausi, il giudizio della propria coscienza finisce con l’alterarsi per l’appoggio che l’opinione pubblica dà all’idea che il suo spirito, già corrotto, si fa del crimine, ed allora a quali eccessi non giungerà? Quando si condannerà e metterà termine ai crimini che commette senza scrupoli? (S. Chrys).
ff. 19. – « La vostra bocca è stata piena di malizia e la vostra lingua ha sostenuto la menzogna ». Il Profeta parla qui della malizia e della perfidia di certi uomini che per lusinga, benché essi sappiano che quel che intendono sia malefico, e per paura di offendere coloro dalla cui bocca l’ascoltano, si fanno loro complici, non solo non riprendendoli, ma ancor più tacendone. Neanche semplicemente dicono: … voi avete fatto male; ma al contrario dicono: … voi avete fatto bene, mentre sanno che si è fatto male: la loro bocca dunque è piena di malizia e la loro lingua professa la menzogna. La menzogna è una frode nel linguaggio: pensare in un modo e parlare in un altro. Il Profeta non dice: la vostra lingua ha ammesso la menzogna, ma per mostraci che c’è complicità nel male stesso, dice: « essa ha ordito la menzogna ». È poco il fare il male, … voi ve ne compiacete, lodate il peccatore alla sua presenza, e vi burlate di lui in silenzio (S. Agost.).
ff. 20. – « Voi avete fatto queste cose ed io ho taciuto » vale a dire, Io ho rimandato la punizione, ho differito l’azione della mia severità, sono rimasto paziente ai vostri sguardi, ho atteso per lungo tempo la vostra penitenza. Ora, mentre attendevo la vostra penitenza, voi al contrario, avete meritato l’applicazione di queste parole dell’Apostolo: « … per la durezza del vostro cuore impenitente, voi ammassate contro di voi un tesoro di castighi per il giorno della collera e della manifestazione del giusto giudizio di Dio » (Rom. II, 5), (S. Agost.). – Per voi è poco che le vostre cattive azioni piacciano a voi, voi credete che esse piacciano anche a me. Perché voi non sentite ancora i colpi di un Dio vendicatore, voi volete averlo come complice ed associarlo, come un giudice corrotto, alle vostre iniquità (S. Agost.).
ff. 21. – « Io vi accuserò ». E cosa farò nell’accusarvi? Voi ora non vi vedete, ed Io farò in modo che voi vi vediate; perché se vi vedete e vi dispiacerete, piacerete a me; mentre non vedendovi, vi compiacerete di voi stessi, e dispiacerete così nello stesso tempo a me e a voi: a me quando sarete giudicati, a voi quando sarete nel fuoco eterno. Cosa farò dunque, dice il Signore? « … Io mi compiacerò in faccia a voi stessi ». Perché in effetti volete restar nascosti a voi stessi? Voi vi girate il dorso e non vedete. Io vi obbligherò a vedervi. Ciò che avete messo dietro di voi, Io lo metterò davanti ai vostri occhi; voi vedrete il vostro immondo putridume, non per correggerlo, ma per arrossirne. Fate dunque ora da voi stessi, in qualunque stato siate, ciò che Dio minaccia di fare contro di voi: cessate di voltare il dorso per non vedervi e dissimulare le vostre azioni, mettetevi davanti a voi, entrate nel tribunale della vostra coscienza, siate giudici di voi stessi; che il timore vi torturi, e questa confessione sfugga dal vostro cuore ed arrivi fino a Dio: « Signore, io ho riconosciuto la mia iniquità ed i miei peccati sono incessantemente davanti a me ». (Ps. L, 5) – (S. Agost.).
ff. 22. – Voi vi ripromettete – dice Dio – e siete veramente insensati per credere che Io abbia gli stessi vostri intendimenti; e come voi vi compiacete nell’accecarvi spegnendo tutte le luci che vi illuminano, Io avrò tanta indulgenza nel favorire il vostro accecamento, senza forzarvi mai ad aprire gli occhi; ma in questo non mi avete conosciuto; perché essendo Io ciò che sono, e come Giudice sovrano, potendo dispensarmi dal farvi vedere ciò che voi siete, e convincervene, Io vi riprenderò, e con le censure del mio giudizio, supplirò ai consigli fedeli che avete rigettato, alle sagge rimostranze che avete negletto, alle reprensioni salutari di coloro che volevano e dovevano indirizzarvi, ma che la vostra indocilità ha raffreddato e come annientato lo zelo; Io vi riprenderò, e poiché non avete voluto profittare della sincerità degli uomini, né per correggervi, né per istruirvi, Io vi esporrò, vi metterò davanti a voi stessi (Bourd. Sur le jug. de Dieu).
ff. 23. – Secolo indocile, tu hai preso in odio la disciplina, ed hai rigettato dietro di te le mie parole. Tu non hai rispettato né la giustizia, né la morale: denaro e piacere, cupidità e voluttà, questo era tutto il tuo programma, tutta la tua legge. Tutti i guadagni erano buoni, tutte le sregolatezze erano approvate, purché potevi parteciparne. La tua bocca abbondava di risa maliziose, la tua lingua e la tua penna con arte preparavano perfidi sofismi. A sangue freddo, ed a mente riposata, organizzavi la guerra, non – direi – solo contro tuo fratello, ma contro tuo Padre, il Capo della grande società cristiana; tu ponevi delle pietre di inciampo non solo davanti ai figli, ma davanti allo Sposo di tua Madre la Santa Chiesa, e nella sua persona tu attentavi, percuotevi la famiglia umana tutta intera. Tu hai fatto questo ed Io ho taciuto; cioè Io mi sono astenuto dal punirti subito: poiché Io ti ho avvertito, Io non ho mai cessato di avvertirti con la bocca dei miei Profeti, dei miei Pontefici. Ora poiché Io tacevo, tu hai concepito il pensiero criminale che diventassi simile a te, e che la mia pazienza fosse complicità. « Io ti punirò per questo, non avrò che da metterti in faccia a te stesso », e vedrai che tutta la tua forza non è che debolezza, che la tua gloria non è che vergogna, che la tua ricchezza non è che miseria. Ed ora che se ne è avuta la prova, ora che ne è stata acquisita la dimostrazione, comprendete queste cose, voi che mettete Dio nell’oblio, per timore che non appesantisca la sua mano su di voi e che questa volta la vostra liberazione non sia impossibile (Mgr. Pie). – L’uomo accecato dalle sue passioni non comprende queste cose. – L’oblio di Dio lo mette nell’impossibilità di comprendere le verità più chiare. – Il sacrificio di lodi offerto sull’altare di un cuore infuocato di carità, è l’onore più vero ed il culto più degno che esige dai suoi servitori. – Il sacrificio dell’immolazione spirituale dell’uomo profondamente annientato davanti alla grandezza di Dio, è la via per la quale arriveremo a conoscere la salvezza di Dio (Duguet).