SALMO 45: DEUS NOSTER REFUGIUM ET VIRTUS
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
TOME PREMIER.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 45
In finem, filiis Core, pro arcanis. Psalmus.
[1] Deus noster refugium et virtus;
adjutor in tribulationibus quæ invenerunt nos nimis.
[2] Propterea non timebimus dum turbabitur terra, et transferentur montes in cor maris.
[3] Sonuerunt, et turbatae sunt aquae eorum; conturbati sunt montes in fortitudine ejus.
[4] Fluminis impetus laetificat civitatem Dei: sanctificavit tabernaculum suum Altissimus.
[5] Deus in medio ejus, non commovebitur; adjuvabit eam Deus mane diluculo.
[6] Conturbatae sunt gentes, et inclinata sunt regna: dedit vocem suam, mota est terra.
[7] Dominus virtutum nobiscum; susceptor noster Deus Jacob.
[8] Venite, et videte opera Domini, quae posuit prodigia super terram,
[9] auferens bella usque ad finem terrae. Arcum conteret, et confringet arma, et scuta comburet igni.
[10] Vacate, et videte quoniam ego sum Deus; exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra.
[11] Dominus virtutum nobiscum; susceptor noster Deus Jacob.
[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO XLV
Predizione della liberazione della Chiesa dalle persecuzioni degli infedeli. Il titolo è: per gli arcani, cioè per cose future e nascoste al profeta, e che egli non poté conoscere che per divina rivelazione.
Per la fine; ai figliuoli di Core; per gli arcani.
1. Il nostro Dio, rifugio e fortezza nostra; aiuto nelle tribolazioni, le quali ci hanno pur troppo assaliti.
2. Per questo non ci sbigottiremo, quando sia scommossa la terra e i monti sieno trasportati nel mezzo del mare.
3. Le sue acque sono state agitate con gran rumore; della possanza di esso (mare) tremarono i monti.
4. La città di Dio è rallegrata dall’impeto della fiumana; l’Altissimo ha santificato il suo tabernacolo.
5. Il Signore sta nel mezzo di lei, ella non sarà scossa; la soccorrerà il Signore fin dalla punta del dì. (1)
6. Furon conturbate le genti, e vacillarono i regni; egli fe’ udir la sua voce, e la terra fu smossa.
7. Con noi il Signor degli eserciti, nostro rifugio il Dio di Giacobbe.
8. Venite, e osservate le opere del Signore, e i prodigi da lui fatti sopra la terra; egli che toglie le guerre sino a tutte l’estremità della terra.
9. Egli romperà l’arco, e spezzerà le armi, e darà gli scudi alle fiamme.
10. State tranquilli, e riconoscete che io sarò Dio; sarò esaltato tra le nazioni, e sarò esaltato sopra la terra.
11. Il Signore degli eserciti è con noi; nostro asilo il Dio di Giacobbe.
(1) Mentre Sennacherib devasta come un torrente furioso i paesi degli adoratori dei falsi dei, le correnti di un fiume benedetto (quello della bontà di Dio) raggiungono la città di Dio (Gerusalemme) e i santi tabernacoli dell’Altissimo (Le Hir.).
Sommario analitico
Il salmista canta la protezione che Dio ha accordato altre volte a Gerusalemme, senza che se ne possa precisare la circostanza, benché l’opinione più verosimile sia che questo salmo sia stato scritto dopo la disfatta di Sennacherib, sotto il re Ezechia. Gerusalemme è qui la figura della Chiesa e dell’anima fedele che Dio non cessa di assistere. Il salmista descrive dunque la sicurezza e la beatitudine della Chiesa e dei Santi, dopo la punizione dei loro persecutori, felicità che egli fa consistere:
I – Nell’assenza dei mali:
1° Dio, in mezzo alle tribolazioni, è il loro rifugio, la loro forza. Il loro soccorso (1); 2° essi sono senza paura, allorché gli uomini della terra sono agitati, gli orgogliosi, figurati dalle montagne sono umiliati, votati a tutte le violenze dei flutti e delle tempeste (2, 3).
II – Nell’abbondanza di tutti i beni, Dio accorderà loro:
.- 1° una vera affluenza dei doni celesti; – 2° una gioia vera e pura ed una concordia perfetta; – 3° una santità assoluta (4); – 4° la presenza di Dio stesso; – 5° una sicurezza imperturbabile; – 6° il soccorso continuo di Dio (5); – 7° il trionfo su tutti i loro nemici (6); – 8° l’amore di Dio per essi (9); – 9° una pace mirabile e costante (8, 9).
III. – Il Profeta, parlando in nome di Dio, conclude invitando tutti gli uomini e tutti i popoli della terra a considerare i prodigi che Egli ha operato sulla terra in favore dei suoi servi, che rispondano proclamando che il Signore delle virtù è con essi, che il Dio di Giacobbe è il loro difensore (10, 11).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-3.
ff. 1. – Tutti i mezzi umani di difesa non sono che una tela di ragno, un’ombra vana. Volete avere contro i vostri nemici una forza invincibile, un rifugio inaccessibile, una fortezza inespugnabile, una torre che nulla possa rovinare? Scegliete Dio per vostro rifugio, e rivestitevi della sua forza divina. Davide dice con ragione: « Dio è nostro rifugio e nostra forza, sia che con la fuga noi trionfiamo dei nostri nemici, sia che sosteniamo contro di essi tutto lo sforzo del combattimento, esempi che ci danno san Paolo e Nostro Signore Gesù-Cristo stesso » (S. Chrys.). – « Dio è nostro rifugio e nostra forza ». Dio è la forza di colui che può dire: « … io posso tutto in Colui che mi fortifica » (Filipp. IV, 13). Ci sono molti che dicono con la bocca « Dio è nostro rifugio e nostra forza »; ma sono pochi coloro che lo dicono con profondità di cuore. Sono pochi in effetti quelli che non sono in ammirazione davanti alla potenza dell’uomo e che dipendono interamente da Dio, non avendo altra aspirazione che per Lui, e pongono in Lui solo la loro speranza e la loro fiducia (S. Basilio). – Ci sono dei rifugi in cui non si trova forza, ad esempio un grande del mondo, per diventarne un amico potente. C’è comunque una tale incertezza nelle cose umane, e le cadute dei potenti sono ogni giorno così numerose, che una volta arrivati in questo rifugio, si trovano solo nuovi motivi di paure. Fino ad allora voi non temevate che i vostri pericoli, ma presso un tale protettore, voi avete pure da temere da parte sua. Il rifugio che ci viene offerto, non è simile a quello; ma il nostro rifugio è nello stesso tempo la nostra forza. Quando vi saremo rifugiati, saremo rafforzati (S. Agost.). – « Il nostro potente difensore nelle grandi tribolazioni che ci circondano da ogni parte ». Dio non preserva sempre dagli assalti della tribolazione; ma quando essa ci assale, ci ispira coraggio all’altezza della prova. Questo non è un appoggio ordinario che Dio ci dà, Egli ci dà man forte e ci prodiga il soccorso e la consolazione nella misura ben superiore a quella dei nostri dolori (S. Chrys.). – Le tribolazioni sono numerose, esse ci cercano, ci trovano, ed in ogni tribolazione è in Dio che bisogna trovare rifugio. Che l’afflizione ci colpisca nei beni temporali o nella salute del corpo, con i pericoli per i nostri più cari o con la privazione di qualche oggetto necessario al sostegno della vita, il Cristiano non deve assolutamente cercare rifugio se non nel Salvatore e suo Dio, e quando avrà trovato questo rifugio, egli è forte. Egli non sarà forte per se stesso, la sua forza non sarà la sua; ma questa sarà la sua forza, che sarà divenuta il suo rifugio. Comunque tra tutte le tribolazioni dell’animo umano, nessuna è maggiore di quella che proviene dalla coscienza dei peccati commessi. In effetti, se non ci sono ferite in questo foro interiore dell’uomo che si chiama la coscienza, se tutto è sano, l’uomo potrà rifugiarvisi, da qualunque parte arrivi l’afflizione: egli vi troverà Dio. Ma se, a causa della moltitudine dei suoi peccati, non c’è riposo per lui, perché Dio non c’è, cosa farà? Dove si rifugerà quando l’afflizione comincerà a colpirlo? Ecco che proprio nel luogo ove si era rifugiato, ha incontrato il suo nemico, e allora … dove fuggirà? Ovunque egli fugga, si trascinerà, e dovunque si trascinerà è egli stesso il boia che lo tortura. Ecco le tribolazioni che schiacciano l’uomo oltre misura; non ce n’è di più crudeli, perché le afflizioni sono tanto meno amare quanto sono meno interiori. Tuttavia nelle nostre afflizioni, il Signore viene sempre in nostro aiuto, rimettendoci i nostri peccati (S. Agost.). – Il mondo si dichiara contro di voi per il vostro infortunio, il cielo vi è chiuso per i vostri peccati, così, non trovando alcuna consistenza, quale miseria sarà simile alla vostra? Che se il vostro cuore è retto con Dio, là sarà il vostro asilo ed il vostro rifugio, là avrete Dio in mezzo a voi, perché Dio non lascia mai un uomo di bene, dice il Salmista (S. Agost.).
ff. 2-3. – Vedete fin dove si estendono gli sforzi del soccorso divino. Non soltanto – dice il Profeta – le calamità non ci raggiungeranno e non ci faranno soccombere, ma non proveremo neppure un’impressione di paura e di sbigottimento, connaturale a tutti gli uomini. Quand’anche fossimo testimoni di un generale sconvolgimento, di una perturbazione naturale, quando vedremo degli avvenimenti senza precedenti, le creature si distruggeranno l’una con l’altra, la natura debordante i suoi limiti, la terra rimossa fin dalle fondamenta, gli elementi confusi, le montagne che abbandonano la terra ove hanno le loro fondamenta, trasportate nel seno del mare, in questo spaventoso rivolgimento di tutte le cose, non solo non saremo abbattuti, ma resteremo imperturbabili davanti alla paura. E la ragione è che il Signore è il padrone di tutte queste creature e nostro appoggio, ci presta man forte e si costituisce nostro difensore (S. Chrys. e S. Basil.). – « Le acque si rimescolano e gorgogliano, le montagne sono state ribaltate dalla sua potenza ». Dopo aver dichiarato che essi non avranno paura, anche quando tutti gli elementi saranno sconvolti davanti ai loro occhi, il Re-Profeta proclama la potenza di Dio, alla quale nulla resiste … Dio rintona – egli dice – sconvolge, trasporta come vuole tutte le cose create, tanto è vero che tutto si scioglie e piega sotto la sua mano quando lo comanda … la sua potenza è così grande che al solo suono della sua voce, ad un solo segnale della sua volontà, tutto obbedisce (S. Chrys.). – Queste acque che fanno gran fragore non sono né sane né salutari, esse sono turbolente e non possono servire da bevanda; migliori sono quelle che scorrono e passano, come è scritto (Ps. CIV, 11): « Le acque scorrono attraverso le montagne, disseteranno le bestie selvagge, estinguono la sete dell’onagro ». (S. Ambr.). – Nello stesso tempo, queste montagne sono la figura di coloro che si inorgogliscono della loro grandezza, ignorano la forza di Dio e si levano contro la Sapienza divina, ma che sono in seguito vinti e sconvolti da coloro che annunziano la parola di Dio con forza e saggezza e, convinti della loro debolezza, temono il Signore e si sottomettono alla sua potenza (S. Basil.).
II — 4-9.
ff. 4. – Questo fiume rappresenta l’abbondanza inesauribile dei doni che il cielo ha versato su di noi con abbondanza. Questi beni sono colati su di noi come una sorgente inesauribile. Simile ad un fiume che si divide in numerosi bracci per irrigare i centri che attraversa, la Provvidenza di Dio spande i suoi benefici da ogni parte, li versa con abbondanza e spesso con impetuosità, e riempie tutto dei suoi doni (S. Chrys.). – Mentre le montagne sono sconvolte, mentre il mare è in furore, Dio resta nella sua città, con i movimenti impetuosi del fiume? È questa l’inondazione dello Spirito-Santo, di cui il Signore diceva: « … Colui che ha sete venga e beva; fiumi di acqua viva coleranno dal seno di colui che crede in me. Ora, Gesù diceva questo dello Spirito che dovevano ricevere coloro che avrebbero creduto in Lui » (Giov. VII, 37, 39). Questi fiumi scorrono dunque dal seno di Paolo, di Pietro, di Giovanni, degli altri Apostoli e degli altri fedeli evangelisti. Ora tutti questi fiumi derivano da un unico fiume « … le numerose correnti del fiume rallegrano la città di Dio » (S. Agost.). – Nel linguaggio ordinario delle sacre Scritture, la nostra anima è comparata ad una città! Ebbene! La città più opulenta, la più magnifica, come la campagna più elegante, offre un aspetto triste e disincantato, se dell’acqua limpida e zampillante non viene ad animarla e a vivificarla. – La grazia divina, è l’acqua che purifica, l’acqua che disseta, l’acqua che feconda, l’acqua che rallegra la città interiore dello spirito. Quando la sorgente della grazia si ferma per un’anima, quando i canali che la distribuiscono si ostruiscono, si corrompono, in quest’anima c’è sporcizia, sete, sterilità e malessere profondo, come nelle strade di una città nella quale l’acqua non circoli più o le cui fontane si intasino (Mgr. Pie, Discours Tom. III, 9). – L’azione dell’anima cristiana sarà tanto più ferma quanto più sarà tranquilla; non certo come questi torrenti che ribollono, che schiumano, che precipitano e si perdono, ma come questi fiumi benedetti che scorrono tranquillamente e sempre. Tale è il fiume che raggiunge la città di Dio: « … c’è una impetuosità, una forza, un movimento fermo e durevole, ma nello stesso tempo dolce e tranquillo; l’anima si riempie di una celeste vivacità che non sarà di se stessa, ma di Dio. » (Bossuet, Méd. Sur l’Ev. II, pag. 17).
ff. 5. – Che il mare sia furioso, che le montagne siano sconvolte … « Dio è in mezzo ad essa ed essa non sarà sconvolta ». Cosa vuol dire in mezzo ad essa? Che Dio forse sia circoscritto in un distretto, che ciò che lo circonda sia ampio mentre Egli stesso è rinchiuso da ciò che lo circonda? No, certo, Dio non è contenuto in nessun luogo, Egli, la cui dimora è nella coscienza dei giusti, abita in tal modo nei cuori degli uomini, che se un uomo si stacca da Lui e cade, Dio resta in se stesso, e non è come un essere che cada e non trovi più come arrestarsi. Se Egli si ritira da voi, voi cadrete, se voi vi ritirate da Lui, Egli non cadrà. Cosa vuol dunque dire: « … Dio è in mezzo ad essa »? Questo significa che Dio sia ugualmente giusto per tutti e non faccia eccezione di persone. Siccome, in effetti ciò che è al centro si trova alla stessa distanza da tutte le estremità, così si può dire che Dio sia nel mezzo e che vegli ugualmente su tutti (S. Agost.). – « Dio la proteggerà al levarsi dell’aurora ». È un soccorso che non soffre né lentezza né ritardi, che è sempre pieno di forza e di vigore, e che viene sempre nel tempo favorevole (S. Chrys.). È scritto della città santa, che è la figura dell’anima fedele: « Dio non sarà sconvolto in mezzo ad essa »; che la tempesta venga, cioè le passioni, le afflizioni, la perdita dei beni temporali, « … Dio in mezzo all’anima non sarà sconvolto », né di conseguenza il fondo dove Egli è. Perché il salmista prosegue: Dio ti aiuterà dal mattino; Dio la provvederà delle sue grazie, ed è là la sua pace, dal momento che sia desiderosa di raccogliersi in se stessa; perché è là che trova Dio, che è sua forza. Se essa si dissipa, se si accorcia, Dio sarà sconvolto in mezzo ad essa, non in Se stesso, ma in mezzo ad essa. Cominciate ad ascoltare il mondo, Dio si sconvolge in mezzo a voi, è pronto a lasciarvi; commettete poi il peccato, … Egli vi lascia. Restate dunque uniti a voi stesso e a Dio che è in voi, e non sarà sconvolto in mezzo a voi; per questo, voi vivrete in pace (Bossuet, Medit. XCVI J.).
ff. 6. – Non sono dei nemici ordinari che assalgono questa città, sono dei re, delle intere nazioni e non solo essa non patisce alcun danno, ma ha trionfato dei suoi nemici: « Dio ha fatto rimbombare la sua voce e la terra è sconvolta ». Non sono solo le città, i popoli, le nazioni, ma la terra tutta intera che il suono della sua voce sconvolge e abbatte (S. Chrys.). – Potente è la voce di Dio che ha sconvolto la terra, sovvertito i reami e distrutto l’idolatria. Questa stessa voce si fa ascoltare, tutti i giorni, nel fondo dei nostri cuori, per distruggervi tutto ciò che c’è di carnale e di terrestre, e sostituirvi con un santo rivolgimento, la verità all’errore, la purezza alla mollezza e la pietà all’iniquità (Duguet).
ff. 7. – Il salmista vede in anticipo il Dio incarnato, egli vede l’Emmanuele generato da una Vergine santa, e si rallegra: « Il Signore degli eserciti è con noi », mostrando che Egli è Colui che è apparso ai Patriarchi e ai Profeti. « Il Dio di Giacobbe è il nostro difensore », cioè non c’è altro Dio se non quello annunziato dai Profeti, il Dio che diceva al suo servo: « Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe ». (S. Basil.). – Questo non è un uomo qualunque; non è una potenza tale da poter immaginare; non è infine un Angelo, né alcune creatura, terrestre o celeste; è il Signore degli eserciti che è con noi; è il Dio di Giacobbe che è il nostro difensore … o grazia inestimabile! « … Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? » (Rom. VIII, 31) – (S. Agost.). Cosa potrebbe temere colui che sarà circondato da una potenza armata, tutta ai suoi ordini? Cosa può dunque temere colui con il quale è il Dio degli eserciti?
ff. 8, 9. – Il salmista invita coloro che sono lontani dalla parola di verità ad avvicinarsi ad essa, con una conoscenza più profonda, dicendo loro: « venite e vedete ». Così come per gli oggetti corporali, una troppo grande distanza indebolisce ed oscura l’aspetto delle cose che si presentano al nostro sguardo, e che al contrario, avvicinandoci a questi stessi oggetti, ne abbiamo una visione più netta, allo stesso modo nell’esercizio della contemplazione, colui che non si unisce a Dio con la pratica della virtù, non può contemplare le sue opere con gli occhi purificati dello spirito. Cominciate dunque con il venire, avvicinatevi prima e poi considerate le opere di Dio, prodigiose ed ammirabili (S. Basil.). – … Venite e vedete, perché se non venite, non vedete; se non vedete, non credete, se non credete vi tenete lontano; ma se voi credete, venite, se credete vedete (S. Agost.). – Il Re-Profeta descrivendo i trionfi e le vittorie che Dio ha riportato sui suoi nemici, li chiama « dei prodigi ». In effetti, questi grandi avvenimenti non si succedono secondo le leggi di natura; essi non avvenivano per le armi, né per la forza esteriore si decideva la vittoria, bensì per la sola volontà di Dio, mostrando così, con i risultati della guerra, che era Lui che conduceva il suo popolo al combattimento. La potenza era vinta dalla debolezza, delle armate innumerevoli da un piccolo numero di uomini, i re da coloro che essi tenevano sotto il giogo; gli avvenimenti si svolgevano oltre ogni speranza. È dunque a ragione che il Re-Profeta li chiama dei prodigi, perché essi andavano contro ogni previsione e si estendevano fino all’estremità della terra (S. Chrys.). « Egli distrugge le guerre fino alle estremità del mondo ». Noi non vediamo che questa predizione si sia ancora compiuta: ci sono ancora guerre tra i popoli per il dominio; tra le sette, tra i giudei, tra i pagani, tra i Cristiani, tra gli eretici, ci sono guerre. Queste guerre si moltiplicano: gli uni combattono per la verità, gli altri combattono per la menzogna. Questa profezia non è dunque compiuta, ma si compirà. Ed anche, al presente, è compiuta in alcuni uomini; essa è compiuta nel frumento; nella zizzania non è ancora compiuta … Il Profeta parla qui delle guerre con le quali ci si ribella a Dio. Ora, chi attacca Dio? L’empietà. E cosa può l’empietà contro Dio? Nulla! Cosa si può fare ad una roccia, contro la quale si infrange un vaso d’argilla lanciato con qualsiasi forza? Essa si infrange contro la roccia tanto più fortemente quanto più violentemente si scaglia. L’iniquità sostiene i combattimenti contro Dio, e i vasi di argilla si frantumano quando, lanciati da una vana presunzione, gli uomini pretendono di abusare della loro forza. Un arco, delle armi, degli scudi, del fuoco! L’arco rappresenta l’insidia, le armi un attacco a campo aperto, lo scudo una vana e presuntuosa difesa. Il fuoco che deve consumare queste armi, è quello del quale il Signore ha detto: « … Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra » (Luc. VII, 49). Sotto l’azione divorante di questo fuoco, alcun arma dell’empietà resisterà; esse saranno tutte inevitabilmente distrutte, ridotte in polvere, consumate dalle fiamme (S. Agost.).
III. — 10, 11.
ff. 10, 11. – « Fermatevi ». Perché? « … e vedete che Io sono Dio »; vale a dire, voi non siete Dio, sono Io che lo sono; Io vi ho creato. Io vi ho creato di nuovo, Io vi ho formato, Io vi formo nuovamente; Io vi ho fatto, Io vi rifaccio. Se voi non vi siete fatti, come potete rifarvi? È ciò che non vede lo spirito umano, sedizioso ed ardente alla contraddizione, ed è a questo spirito che viene detto: … riposatevi, cioè distogliete il vostro pensiero da ogni contraddizione. Guardatevi dal gettarvi nelle discussioni e di armarvi, in qualche modo, contro Dio; riposatevi, e vedrete che Io sono Dio (S. Agost.). – Restate fermi, affinché le vostre anime siano libere da ogni occupazione, le passioni tumultuose del secolo non vengano a spandere una nuvola sull’occhio interiore dell’anima. Liberatevi da ogni errore, liberatevi da ogni agitazione interiore, liberatevi da ogni peccato perché « ogni uomo che pecca, non ha visto Dio e non Lo conosce » (Giov. III, 6). Applicatevi interamente allo studio della conoscenza di Dio, affrancatevi da ogni occupazione terrena. (S. Ambr.). In effetti, quando siamo preoccupati da cose estranee a Dio, noi non possiamo sperare di conoscerlo. Come potrebbe, colui il cui spirito è pieno delle sollecitudini del secolo, che si immerge nelle voluttà della carne, rendersi attento alle parole di Dio ed essere capace di penetrare in queste grandi verità che esigono l’applicazione intera della nostra intelligenza? Non vedete che la parola che cade tra le spine è immediatamente soffocata? (Matth. XIII, 7, 22). Ma queste spine sono le voluttà della carne, le ricchezze, la Gloria e tutte le sollecitudini di questa vita. Come potrebbe la conoscenza di Dio entrare in un’anima oppressa dal peso delle angustie, delle distrazioni che la preoccupano (S. Basil.). L’Essere sovrano non può operare nulla se non in vista di Se stesso e della sua gloria, e, come Dio, vuole essere esaltato, non solo nel segreto delle anime, ma nella vita pubblica delle nazioni; Egli intende essere glorificato, non solo in cielo, ma sulla terra e nelle istituzioni terrene (Mgr. Pie, T. VII).