FESTA DEL SANTO ROSARIO.
[Da: I Sermoni del Curato d’Ars, trad. it. di Giuseppe D’Isengard, vol. IV, Torino, libreria del Sacro Cuore – 1907]
Dicit discipulo: Ecce mater tua.
Gesù dice al discepolo: Figlio, ecco tua Madre.
(S. GIOVANNI XIX, 27).
Son pur dolci e consolanti queste parole, fratelli miei, per un Cristiano, che può intender tutta l’estensione d’amore che vi è racchiusa? Sì, Gesù Cristo, dopo averci dato tutto ciò che poteva darci, cioè i meriti di tutte le sue fatiche, de’ suoi patimenti, della sua morte dolorosa, ah! (debbo ricordarlo?) il suo Corpo adorabile e il suo Sangue prezioso a nutrimento delle anime nostre, vuole ancora farci eredi di ciò che gli resta di più prezioso, cioè della sua SS. Madre. Non par che le dica: « Madre mia, io debbo tornarmene al Padre e lasciare i miei figli; il demonio farà quanto gli sarà possibile per perderli; ma mi consola il pensiero chi; voi ne avrete cura, li difenderete, li conforterete nelle loro pene ? » E la SS. Vergine dal canto suo non gli dice: « No, Figliuol mio, non cesserò mai d’averne cura, finché sian giunti nel vostro regno, in quel regno che avete loro acquistato coi vostri patimenti » Ah! qual bella sorte per noi, miei fratelli! Quale aiuto e quale speranza abbiamo in Maria per vincere il demonio, le nostre passioni ed il mondo! « Con tal guida, «lice S. Bernardo, non è possibile fuorviare; con tal protezione è impossibile perire ». Oh! miei fratelli, come vive sicuro chi ha vera confidenza nella SS. Vergine! Tutte le feste della Santissima Vergine ci annunziano qualche nuovo benefizio del cielo. La sua Concezione, la sua Natività, la sua Presentazione al Tempio, la sua Visitazione a S. Elisabetta, la festa de’ suoi Dolori e finalmente la sua Assunzione; ma possiam dire che la festa del S. Rosario è come un compendio di tutte le grazie che Dio le ha accordate nel corso della vita, e ci ricorda che il suo divino Figliuolo ha messo tra le sue mani tutti i suoi tesori. Vogliam noi dunque, fratelli miei, divenir ricchi dei beni celesti? Andiamo a Maria, e in Lei troveremo tutte le grazie che possiamo desiderare: grazia d’umiltà, di purezza, di castità, d’amor di Dio e del prossimo, di dispregio della terra e di desiderio del cielo. Ma per meglio convincervene, vi dimostrerò: 1° Che tutte le grazie ci vengono per mezzo di Lei; 2° che tutte le Confraternite istituite in suo onore, e quella del santo Rosario in particolare, ci attirano le grazie più copiose.
I. — In tre diversi stati abbiano bisogno d’un aiuto potente. Il primo è lo stato in cui siamo nel tempo della nostra vita sulla terra, ove il demonio citende senza posa mille insidie per ingannarci e perderci. Il secondo è quello in cuisaremo quando compariremo dinanzi al giudice, e renderemo conto d’una vita, che sarà forse una catena di peccati. Finalmente il terzo stato sarà quello in cui ci troveremo, quando, dopo essere stati giudicati, dovremo forse passare, una lunghissima serie d’anni tra le fiamme del purgatorio. Ab! guai a noi se in questi vari stati non avessimo la SS. Vergine che venisse in nostro aiuto per sollecitare a favor nostro la misericordia del suo Figliuolo? Ma saremo certi d’averla con noi, se, nel corso della nostra vita, avemmo in Lei grande confidenza, e abbiam cercato d’imitarne le virtù colla maggior possibile fedeltà.
1° Dico che la nostra vita è una catena di miserie, di malattie, di affanni e di mille altre pene, il che ci dipinge sì bene lo Spirito santo per bocca del santo Giobbe: « L’uomo… soffre assai » (Giob. XIV, 1). Ma senza rifarci sì addietro, entriamo nel nostro cuore, e vedremo famiglie di peccati, che senza posa vi nascono. Infatti nel corso della nostra vita quanti cattivi pensieri ci molestano, e quanti cattivi desideri che spesso non vorremmo avere; quanti pensieri d’odio, di vendetta, di superbia, di vanità; quante mormorazioni nelle piccole afflizioni che Dio ci manda; quanta svogliatezza nel servizio di Dio, anche nel tempo della Messa, tempo così prezioso nel quale Gesù Cristo si immola per noi alla giustizia del Padre suo! E quante volte ci sentiamo quasi trascinati dai cattivi esempi di coloro che ci stanno intorno, e soprattutto dalla loro condotta assolutamente empia e mondana? Ma, senza uscir di noi stessi, i nostri sensi non sono come tante corde, che, quasi contro il nostro volere, ci trascinano al male? Quindi concludo che, se siam soli a combattere, ci riesce difficilissimo sfuggire al pericolo. Ecco un esempio che ce lo dimostrerà chiaramente. – S. Filippo Neri meditava un giorno sul pericolo continuo in cui siamo di perderci; e si meravigliava, che, inclinati come siamo da noi medesimi al male, fossimo di più circondati da tanti e sì cattivi esempi. Uscì una volta in un luogo appartato per meglio piangere liberamente. Credendosi solo cominciò a gridare: « Ohimè! mio Dio, son perduto! Son dannato! ». Qualcuno, avendolo udito, corse a lui, e gli disse: « Padre mio, vi lasciate andare alla disperazione? Sapete pure che la misericordia di Dio è infinita! » — « Oh! no, non dispero, amico mio, anzi spero assai; ma il pensiero che son solo a combattere, mi spaventa, poiché vedo tanti pericoli che mi circondano ». Ditemi, fratelli miei, come potremo sfuggire a tanti agguati che il demonio, il mondo e le passioni ci tendono? Ohimè! Se siam soli a combattere, se non abbiamo qualche potente, che venga a darci aiuto, abbiamo ragione di temere che non ne verremo mai a capo! E a tal fine che cosa potrem trovare più efficace a vincere i nostri nemici che la santissima Vergine? Disgraziati come siamo, abbiam pure molteplici aiuti. Udite S. Bernardo (Homil. 2 super Missus est, 17): « Figliuoli miei, siete tentati? Invocate Maria in vostro aiuto, e il tentatore scomparirà. Essa è la Vergine impareggiabile che ha dato al mondo Colui da cui il demonio fu posto in catene. Siete tra le afflizioni? Riguardate Maria: è la consolatrice degli afflitti, ed è pur la Madre dei dolori, poiché la sua vita fu tutta un mare d’amarezze. Siete assaliti dal demonio dell’impurità? Gettatevi ai piedi di Maria. Troppo a cuore le sta conservarvi questa bella virtù sì gradita al suo Figliuolo ». Diciamo più ancora che, con l’aiuto di Maria, basta che vogliam vincere per essere sicuri di riuscir di fatto vittoriosi. Oh! miei fratelli, siam pure avventurati d’aver tanti mezzi per procurar la nostra salute, purché sappiamo profittarne! Ohimè! quante anime, senza la protezione di Maria, sarebbero adesso a bruciare nell’inferno!
2° Abbiam veduto, fratelli miei, che nel corso della nostra vita siam circondati da mille pericoli, che minacciano di trarci a perdizione; ma in ricambio abbiamo grandi aiuti per vincere. Quando usciremo da questo mondo, andremo a rendere conto a Dio di tutte le opere nostre. E terribile quel momento, che deve decider della nostra sorte, del paradiso o dell’inferno, senza appello, senza speranza di mutar mai la nostra sentenza. Il demonio, che ne conosce i rischi meglio che noi, raddoppia i suoi sforzi per trarci in inganno; perché, se riesce a guadagnarci, ci strascina tosto all’inferno. Il pensiero di questo terribile momento ha mosso tanti grandi del mondo ad abbandonar tutto e andare a passare il resto della loro vita nelle lacrime e nei rigori della penitenza, per aver così qualche speranza in quel momento così formidabile al peccatore. Vedete S. Ilarione, S. Arsenio. Ah! miei fratelli, che sarà di noi che sarem tutti carichi di peccati, e non avremo fatto nulla di bene ?… Potrà tuttavia rassicurarci il pensiero, che, mentre saremo dinanzi al tribunale di Gesù Cristo, gran numero d’anime pregherà chiedendo grazia per noi: aggiungo anzi che la SS. Vergine presenterà le nostre anime al suo Figliuolo, nostro giudice. Oh! miei fratelli, quale speranza per noi in quel momento terribile!
3° Quando quel momento formidabile sarà passato, sebbene giudicati degni del cielo, quanti anni dovremo soffrire nel purgatorio, ove la giustizia di Dio si fa sentire con tanto rigore! Ma, ditemi, qual maggior consolazione per un Cristiano tra quelle fiamme, che sapere e sentire offerirsi per lui sì potenti preghiere, e vedere scorrer rapidamente il tempo della sua pena?
II. — Possiam dire, fratelli miei che tutte le Confraternite, istituite dalla Chiesa, sono mezzi che Dio ci dà per aiutarci a procurar la nostra salute, e mezzi tanto più efficaci, in quanto i membri, che le compongono, siano sulla terra, siano in cielo, uniscono insieme le loro preghiere. Ciascuna Confraternita ha un fine particolare. Quelli che sono ascritti alla Confraternita del SS. Sacramento si propongono di risarcire Gesù degli oltraggi che gli si fauno nel ricevere i Sacramenti, e soprattutto nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia. Si uniscono per far ammenda onorevole a Gesù Cristo per tante comunioni e confessioni sacrileghe; devono pure far penitenze, elemosine… Gli ascritti alla Confraternita del Sacro Cuor di Gesù, vogliono compensare il divino Maestro del disprezzo che si fa del suo amore per gli uomini. Devono far di spesso atti d’amor di Dio. e condolersi con Lui, perché gli uomini amano sì poco Colui che ci ha tanto amato. Gli aggregati alla Confraternita della S. Schiavitù mettono tra le mani della SS. Vergine tutte le loro azioni, perché le offra al suo divino figliuolo: si considerano come non più appartenenti a se stessi, ma assolutamente alla SS. Vergine. Nella Confraternita del S. Scapolare, ci rechiamo ad onore di portar su noi un segno, per cui riconosciamo che Maria è nostra Sovrana, e noi le apparteniamo in modo particolarissimo. Dal canto suo Maria s’impegna a non negarci mai la sua protezione, nel corso della vita e all’ora della morte. La Confraternita poi del S. Rosario èuna delle più estese. È stabilita, per dir così, in tutto il mondo cattolico, e la compongono i Cristiani più ferventi. Possiam dire che chi ha la sorte d’essere ascritto a questa santa Confraternita, ha in tutti i punti del mondo anime che pregano per la sua conversione, se sgraziatamente è in peccato, per la sua perseveranza se ha la bella sorte d’essere in grazia di Dio, e per la sua liberazione se è tra le fiamme del purgatorio. Dovrebbe bastar questo solo a farci sentire quanto aiuto ne abbiamo per operare la nostra salute. Il Rosario ècomposto di tre parti, consacrate ad onorare i tre diversi stati della vita di Nostro Signor Gesù Cristo. La prima parte e indirizzata a d onorare la sua Incarnazione, la sua Natività, la sua Circoncisione, la sua fuga in Egitto, la sua Presentazione, il suo smarrimento nel tempio. In questa parte del Rosario, bisogna domandare a Dio la conversione dei peccatori e la perseveranza dei giusti. La seconda parte si propone di onorare la sua vita sofferente e la sua morte dolorosa sulla croce, chiedendo le grazie necessarie per gli afflitti, per gli agonizzanti e per quelli che sono sul punto di comparire al tribunale di Dio e rendervi conto della propria vita. La terza è consacrata ad onorare la sua vita gloriosa, pregando per la liberazione delle anime del purgatorio. Sì, miei fratelli, tutti questi misteri ben meditati sarebbero capaci di muovere anche i cuori più induriti, e strapparne le più inveterate abitudini. Dico primieramente che nella prima parte chiediamo a Dio la conversione dei peccatori e la perseveranza de’ giusti. Infatti dacché siamo in peccato, non possiamo aspettarci che l’inferno: la fede in noi a poco a poco si spegne, diminuisce l’orrore alla colpa e si affievolisce il pensiero del cielo; talché cadiamo in peccato quasi senza accorgercene; e (ciò ch’è sciagura anche maggiore) moltissimi provano piacere nel perdurarvi. Vedetene un esempio in David, che durò nel suo peccato finché venne il profeta a farlo rientrare in sé stesso (II Re, XII). Ebbene, fratelli miei, chi ci aiuterà ad uscire da quest’abisso? Noi stessi, no certamente, perché non conosciamo neppure il nostro stato; ora che accade? Mentre siamo in istato così miserando in tutti i luoghi della terra gran numero d’anime pregano per chiedere a Dio che abbia pietà di noi; ed è impossibile ch’Egli non si lasci piegare da quest’unione di preghiere. Quanti rimorsi di coscienza, quanti buoni pensieri, quanti buoni desideri, quanti mezzi ci si offrono per farci uscir dal peccato! Non ci fa stupore il vedere d’aver potuto rimanere in istato così infelice, e che ci metteva a rischio di perderci ad ogni momento? Se ci danniamo essendo ascritti a questa Confraternita, bisognerà che per questo ci facciamo tanta violenza quanta dovremmo farcene per salvarci: così grandi e copiose vi son le grazie e gli aiuti! E ciò che deve anche consolarci è il sapere che, di giorno e di notte, non v’è momento in cui non si preghi per noi: come sarà dunque possibile rimanere in peccato e dannarci? Diciamo altresì che questa parte si offre a Dio per chiedergli la perseveranza di quelli che hanno la bella sorte di essere in grazia sua. Ma, miei fratelli, quando noi avessimo questa buona ventura, non per questo dobbiamo crederci assolutamente salvi: il demonio non lascia di tornare per indurci al male, se può. Quante volte non ci siam trovati in mezzo a così grandi pericoli che siamo altamente stupiti di non aver dovuto soccombere! Ah! la causa vera della nostra resistenza è che, mentre eravamo tentati, v’era un numero d’anime, per così dire, infinito, che con le loro preghiere, con le loro penitenze, con le loro sante Comunioni agli sforzi del demonio opposero un’impenetrabile baluardo! – Un’altra ragione che ci prova quanto gradita a Dio e alla sua SS. Madre, e terribile al demonio sia questa Confraternita, è il disprezzo in cui la tengono i cattivi. Vedete quegli scherzi, quelle beffe sopra una pratica pia, che ci mette dinanzi agli occhi i misteri della nostra santa religione più commoventi e più capaci di allontanarci dal male e muoverci verso Dio. Ne volete la prova? Udite il demonio in persona. Un giorno, per bocca d’un ossesso disse che la SS. Vergine è la sua più crudele nemica, che senz’Ella già da lunga pezza avrebbe rovesciato la Chiesa, e che gran numero d’anime che sperava aver in suo potere, gli erano strappate, appena ricorrevano a Lei. Riconoscete con me, fratelli miei, che è grande felicità l’essere ascritti a sì santa Confraternita, poiché Dio ha promesso alla SS. Vergine di non negarle mai nulla. Se Mosè ottenne il perdono a trecento mila persone (Es. XXXII), che non potrà la SS. Vergine, ch’è ben più gradita a Dio di Mosè? E non soltanto prega per noi la SS. Vergine, ma innumerevoli anime gradite quanto Mosè. Se vediamo tanti peccatori, che vissero soltanto per offendere Iddio, pure andar salvi, non ne cerchiamo altra cagione che la devozione alla SS. Vergine. Ah! miei fratelli, trova pur agevole la sua salute chi ricorre a Maria!… Ma per farvi intender meglio quanto siano consolanti pel Cristiano questi misteri, attentamente meditati, ve li spiegherò, e dovrete necessariamente ringraziare Iddio, che vi ha messo in cuore il pensiero d’entrare in codesta santa Confraternita. Il santo Rosario è composto di quanto v’ha di più commovente. È una pratica pia che ha relazione non meno con Gesù Cristo che con la sua SS. Madre. Inoltre è impossibile che, chi medita sinceramente questi misteri, rimanga nel peccato; da qualunque lato si consideri questa pratica, tutto ne dimostra l’eccellenza e l’utilità. Quando si prega la santa Vergine, non si fa altro che incaricarla di offrire al suo divin Figliuolo le nostre preghiere, perché siano meglio accolte, eci ottengano maggiori grazie. Maria è il canale per cui facciamo salire al cielo il merito delle nostre opere buone, e che poi ci trasmette le grazie celesti. Il sapere ch’Ella è sempre attenta ad ascoltare le nostre suppliche, deve impegnarci a rivolgerci a Lei con grande fiducia. Eccone una prova. Un giorno S. Domenico gemeva sul progredire dell’empietà nel mondo, e sulla fede che si perdeva ogni giorno più. Prostrato dinanzi a un’immagine della SS. Vergine, le chiese, nella sua semplicità, qual rimedio dovesse usare per impedir la perdita di tante anime. L a SS. Vergine gli apparve, dicendogli che se voleva ricondur anime al suo Figliuolo, unico mezzo era ispirare gran divozione al santo Rosario: vedrebbe tosto i frutti di tal devozione. S. Domenico si mise dunque a predicar la devozione del santo Rosario, e innanzi tutto la praticò egli stesso, in breve tal pia pratica si diffuse, e così bene, che si ebbe gran numero di conversioni; la qual cosa fece dire al santo che aveva convertito maggior numero d’anime con una sola Ave Maria che con tutte le sue prediche (RIBADENEIRA al 4 d’Agosto). Certo la recita del Rosario è semplice, ma pure commovente più che altra mai. Si comincia col mettersi alla presenza di Dio per mezzo d’un atto di fede; si recita il Credo, che ci mette dinanzi agli occhi ciò che Gesù Cristo ha patito per noi…. È possibile recitar queste parole e non sentirsi tutti pieni di rispetto e di riconoscenza verso Dio, che ci dà tanti mezzi di tornare a Lui, se avemmo la mala sorte d’allontanarcene col peccato? – Nel Rosario i primi misteri, a cui si dà il nome di gaudiosi, e che meditiamo per la conversione de’ peccatori, ci rappresentano le umiliazioni e l’annientamento di Gesù Cristo, il suo Natale, la sua Circoncisione, la sua Presentazione al tempio, la sua fuga in Egitto, lo smarrimento di Lui nel tempio. Può forse, fratelli miei, trovarsi cosa piùcapace di commuoverci, di distaccarci da noi medesimi e dal mondo, di farci sopportare i nostri dolori con spirito di penitenza, che contemplare il divino modello nella meditazione di questi misteri? 1 santi non avevano altra occupazione. Due giovani studenti, riferisce la storia, erano sempre insieme intenti a meditare sulla vita nascosta di Gesù Cristo. Un d’essi, dopo la sua morte apparve all’altro, conforme alla promessa che gli aveva fatto, e gli disse ch’era in Paradiso per essersi comunicato con molto fervore e grande purità di coscienza: per avere avuto gran divozione alla SS. Vergine, cosa graditissima a Dio; e per avere meditato spesso la vita nascosta di Gesù Cristo e averla imitata quanto gli era stato possibile. Nella vita di S. Bernardo si narra che la SS. Vergine lo protesse sempre in modo così singolare che il demonio perdette su lui tutto il suo impero. Perduta la madre, mentr’era in giovanissima età, pregò Maria ad adottarlo qual figlio: appresso, crescendo sempre la sua divozione. Bernardo pregò la SS. Vergine a fargli conoscere che cosa doveva fare peresserle più gradito, e udì una voce che gli disse: « Bernardo, fìgliuol mio, fuggi il mondo, e cerca rifugio in qualche solitudine: là ti santificherai ». Ed ei vi passò tutta la vita nella penitenza e nelle lacrime; e dalla solitudine salì al cielo. Vedete che gli valse la fiducia nella SS. Vergine? Si legge nella vita di S. Margherita da Cortona, che tutta la sua divozione riponeva nell’imitare la vita povera e sconosciuta della santa Famiglia: non volle posseder mai cosa alcuna, neppure pel domani; fu abbandonata da tutti i suoi parenti ed amici, ma Dio n’ebbe cura. Faceva tutti i suoi esercizi devoti per onorare la santa Famiglia nella stalla di Betlemme, e bagnava il pavimento delle sue lacrime, quando pensava a quei misteri di povertà e d’abbandono. Morta che fu si aperse il suo cuore e vi si trovarono tre pietruzze, su cui erano scritti i nomi di Gesù, di Maria e di Giuseppe. Vedete quant’è gradita a Dio la meditazione di questi misteri? … Si narra pure cheun gran peccatore aveva passato la vita in ogni maniera di dissolutezze. All’ora della morte, poiché allora le cose si vedono ben diversamente che quando si è sani, riconoscendo d’aver fatto tanto male, si lasciò andare alla disperazione. S’ebbe bel fare per ispirargli fiducia nella misericordia di Dio; nulla poté vincerlo. Gli si parlò di S. Agostino. « Ma, rispondeva, S. Agostino non era ancora stato… (battezzato?) ». Gli si disse di ricorrere alla SS. Vergine, ma rispose che l’aveva disprezzata per tutta la vita; gli si ricordò che Gesù Cristo ha patito tanto per salvarci. — « È vero, rispose, ma io l’ho perseguitato e fatto morire ogni giorno ». Gli si disse ancora: « Amico mio, credete voi che un fanciullo in tenera età ricordi, divenuto adulto, i piccoli disgusti che gli si diedero nella sua infanzia? » — « No », rispose. « Ebbene, amico mio, andiamo al presepio, vi troveremo quel Bambino, che avete offeso, sì; ma vi dirà che ora non ricorda più nulla ». Il poveretto entrò in si grande fiducia e concepì dolore sì vivo de’ suoi peccati, che morì con segni manifesti del perdono di Dio. Vedete, miei fratelli, quanto sono gradite a Dio queste meditazioni, e come sono capaci d’attirar su noi le sue misericordie! – Non v’ha preghiera che ci avvicini alla vita di Gesù Cristo meglio che questa pia pratica. È tuttavia necessario che la nostra divozione sia illuminata e sincera, non divozione di mera abitudine o d’usanza. S. Cesario riferisce un esempio che deve farci intendere come la SS. Vergine non gradisca gran fatto queste divozioni non punto sincere. « Nell’ordine de’ Cistercensi v’era un religioso, che, facendo il medico, usciva contro il volere del suo superiore e del suo confessore. Ma, per una certa devozione che aveva a Maria, rientrava nel monastero in tutte le feste della SS. Vergine. Il giorno della Presentazione, mentr’era in coro cogli altri religiosi per cantare l’ufficio, vide la SS. Vergine passeggiar pel coro, e dare a tutti i religiosi un certo liquore, il quale li accendeva di tanto amore che non credevano d’esser più sulla terra: tali dolcezze gustavano! Giunta la santa Vergine vicino a lui, passò oltre senza dargliene, dicendo « che chi voleva andar in cerca delle dolcezze terrene, non meritava di gustare quelle del cielo; e che, sebbene tornasse al monastero i giorni delle sue feste, questo non le riusciva gradito ». Sentì così vivamente quel rimprovero, che si mise a piangere e promise di non uscir più. E perché aveva mantenuto la sua promessa, la SS. Vergine, quando riapparve un’altra volta, gli concesse l’istessa grazia che agli altri (Nella Patrologia latina, T. CLXXXV, 1077, può leggersi un fatto simile, forse quel medesimo avvenuto fra i Cistercensi – Nota degli editori francesi). Passò la vita in grande divozione alla SS. Vergine, e ne ricevette grazie segnalate; e non si saziava di ripetere che chi ama la Madre di Dio, riceve grandissimi aiuti per operare la sua salute e vincere il demonio. S. Stanislao aveva sì grande devozione verso la SS. Vergine, che la consultava in ogni sua cosa. Questo santo giovane immaginava spesso la felicità del santo vecchio Simeone nel ricevere tra le sue braccia il bambino Gesù. Un giorno, mentre stava pregando, gli apparve la SS. Vergine, che teneva in braccio il Bambino Gesù, e glielo diede per procurargli la stessa sorte beata. S. Stanislao lo prese, come il vecchio Simeone, e n’ebbe sì grande consolazione, che non poteva parlarne senza spargere abbondanti lacrime: tanto era pieno di gioia il suo cuore! Vedete, fratelli miei, com’è sollecita la SS. Vergine di ottenerci le grazie, che le domandiamo? Ah! miei fratelli, come assicureremmo bene la nostra salute, se avessimo grande fiducia nella SS. Vergine! Quanti peccati si eviterebbero, se si ricorresse ad essa in tutte le nostre azioni, se ogni mattina ci unissimo a Lei pregandola a presentarci al suo divino Figliuolo! – Se pensiamo al secondo gruppo di misteri, che chiamiamo dolorosi, quanti motivi efficaci e atti a commuoverci e a farci intendere l’amore infinito d’un Dio per noi! Infatti, fratelli miei, chi non si commuoverà vedendo un Dio che agonizza e bagna la terra del suo sangue adorabile? Un Dio legato, incatenato, gettato a terra da’ suoi nemici per liberarci dalla schiavitù del demonio? Chi non s’intenerirà nel vedere un Dio coronato di spine, che gli trafiggon la fronte, con una canna in mano, in mezzo ad un popolo che l’insulta e lo disprezza? Oh! chi potrà intendere tutti gli orribili trattamenti, che tollerò nel corso di quella notte spaventosa, che passò in mezzo agli scellerati? Fu legato ad una colonna, ove fu flagellato così crudelmente che il suo corpo era come un pezzo di carne tagliato a brandelli! O mio Dio, quante crudeltà avete sofferto per meritarci il perdono dei nostri peccati! O miei fratelli, chi di noi non temerà il peccato più della morte?… Oh! abbiam pur motivo di consolarci nei nostri patimenti, e ben giusta ragione di piangere i nostri peccati!… Un missionario, che predicava in una grande città, venne a sapere che in una segreta vi era un poveretto che si disperava; le sue lacrime e i suoi gemiti facevano fremere quei che l’udivano. Gli venne in pensiero d’andare a fargli una visita per consolarlo e offrirgli gli aiuti del suo ministero. Entrato nel carcere, anch’egli rimase sbigottito udendo i lamenti di quel povero sventurato, e riconobbe che, a confronto di ciò che vedeva, era nulla la pittura che gliene era stata fatta. Gli disse con bontà: « Caro amico, qual è la cagione del vostro dolore? » E poiché il prigioniero non rispondeva, il missionario gli disse: « Vi affligge forse la vostra condizione ? » — « No: merito ben di più ». — « Avete lasciato nel mondo qualcuno che soffre per cagion vostra? » — « No: nulla di tutto questo mi turba ». — « Vi affligge dunque il pensiero della morte? » — « No certamente: so bene che non dovrò viver sempre: o prima o poi la morte verrà purtroppo; purché io possa espiar le mie colpe, sarò felice. Ma giacché volete sapere la cagione delle mie lacrime, eccola ». E singhiozzando trasse di sotto le vesti un gran crocifisso e lo mostrò al missionario: « Ecco il perché delle mie lacrime. Oh! un Dio che ha patito tanto ed è morto per me, non ostante i miei peccati, può ancora perdonarmi? La grandezza dei suoi patimenti e del suo amore per me son cagione ch’io non posso frenar le lacrime. Dacché son qui tutti m’abbandonano: Dio solo pensa a me, e vuole ancora farmi sperare il paradiso. Ah! quant’è buono! E come mai ho potuto esser così sciagurato da offenderlo?… » Fratelli miei, riconoscete con me che se la meditazione di questi misteri ci commuove sì poco, è perché non vi facciamo attenzione. Mio Dio! Quale sciagura per noi!… Andando innanzi vediamo un Dio carico d’una pesantissima croce; vien condotto in mezzo a due ladri da una schiera di scellerati, che lo caricano degli oltraggi più atroci. Il peso della croce lo fa cadere a terra: lo rialzano a fiere pedate e a pugni, e anziché darsi pensiero dei suoi dolori, par che non pensi se non a consolare chi partecipa a’ suoi patimenti. Oh! potremo non sentirci commossi e trovar troppo pesanti le nostre croci, nel vedere che cosa soffre un Dio per noi? Occorre di più, per eccitarci a dolore de’ nostri peccati? Udite: l’inchiodano alla croce, senza che esca dalle sue labbra una parola con cui si lamenti di soffrir troppo. Udite le sue ultime parole: « Padre, perdona loro, perché non sanno quel che si fanno ». Non avevo ragione di dirvi che il S. Rosario ci mette dinanzi quanto v’ha di più efficace per muoverci a pentimento, ad amore, e a riconoscenza? Ohimè! Fratelli miei, chi potrà intender mai l’accecamento di codesti poveri empi, che spregiano una pratica pia così atta a convertirli, e così capace a darci forza di perseverare, se abbiamo la lieta sorte d’essere in grazia di Dio? – Parliamo adesso del terzo gruppo di misteri, a cui si dà il nome di gloriosi. Che cosa possiamo trovare di più stringente per distaccarci dalla vita e farci sospirare pel cielo? In questi misteri Gesù Cristo ci appare non più soggetto a patimenti, ma in atto d’entrare a possesso d’una infinita felicità, che ha meritato per tutti noi. Per farci concepire gran desiderio del cielo, vi ascende in piena luce, alla presenza d’oltre cinquecento persone (II Cor. XV, 6). Se continuate a meditar questi misteri, vedete la SS. Vergine, che il suo Figliuolo viene in persona a cercare seguito da tutta la corte celeste: gli Angeli appaiono visibilmente e intonano cantici di giubilo uditi da tutti gli astanti; la Vergine abbandona la terra, ove ha tanto patito, e va a raggiungere il suo Figliuolo per esser felice della felicità di Colui che tutti ci chiama e ci aspetta. Nella nostra santa Religione possiam forse trovar cosa, che meglio giovi a muoverci verso Dio e staccarci dalla vita? Ebbene, fratelli miei, ecco che cos’è il santo Rosario; ecco quella devozione che tanto si biasima e di cui si fa sì poco conto. Ah! bella Religione, se ti si disprezza, è davvero perché non sei conosciuta! Tuttavia non ci fermiamo qui; è pur necessario, imitar, quanto possiamo, le virtù della SS. Vergine per meritarne la protezione; specialmente la sua umiltà, la sua purità, la sua grande carità. Ah! padri e madri, se, per loro buona ventura, raccomandaste spesso ai vostri figliuoli questa divozione alla SS. Vergine, quante grazie otterrebbe loro questa Madre! Quante virtù praticherebbero! Vedreste nascere in essi quanto è più capace di renderli cari a Dio! No, miei fratelli, non potremo intender mai quanto desideri la Vergine santa d’aiutarci a conseguir la salute, e quanto grandi cure si prenda di noi! Un po’ di confidenza che s’abbia in Lei non resta mai senza ricompensa. Beato chi vive e muore sotto la sua protezione! Può ben dirsi che la sua salute è sicura, e che il Paradiso un giorno sarà suo! Questa felicità vi desidero!
7 OTTOBRE, vedi:
https://www.exsurgatdeus.org/2018/10/04/battaglia-di-lepanto/
https://www.exsurgatdeus.org/2017/10/07/la-battaglia-di-lepanto/