29 Settembre: In Dedicatione S. Michælis Archangelis ~ Duplex I. classis
Doppio di 1′ classe. – Paramenti bianchi.
Il 29 settembre era una volta consacrato a tutti gli Angeli (Intr., Or., Grad., Com.); il Papa Bonifacio II, verso il 530, scelse questadata per dedicare a S. Michele una chiesa nel gran circo, a Roma.La Messa, usata per la circostanza, fu quella della 18a Domenica dopo la Pentecoste e si riferisce ad una dedicazione dellaChiesa. Quella attuale è di epoca più recente. Il nome di Michele significa in ebraico: «Chi come Dio?» e ci ricorda il combattimento che si scatenò In cielo tra « l’Arcangelo di Dio, che meritò di essere messo alla testa della milizia celeste » e il demonio. Caduti noi in potere di satana per il peccato, tocca a S. Michele continuare la lotta per liberarci (All. e Preghiera dopo la Messa). Egli ha vinto l’orgoglio di satana e ci ottiene l’umiltà. Egli presiede al culto di adorazione che si rende all’Altissimo, perché offre a Dio le preghiere dei Santi, simbolizzate dall’incenso il cui fumo sale verso il cielo (Off. Benedizione dell’incenso). Quando un Cristiano ha abbandonato questo mondo, si prega che il vessillifero S. Michele lo faccia entrare nel cielo: sovente viene rappresentato con la bilancia della giustizia divina, dove sono pesate le anime. Il suo nome si trova nel Confiteor dopo quello di Maria, che è la Regina degli Angeli. Angelo protettore della Sinagoga, S. Michele è anche quello della Chiesa che le succedette La liturgia attribuisce a lui la rivelazione del futuro fatta a San Giovanni nella sua Apocalisse (Ep.).
[Messale Romano di S. Bertola e G. De Stefani; L.I.C.E – R. Berruti & c. Torino, 1936]
Incipit
In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Ps CII: 20.
Benedícite Dóminum, omnes Angeli ejus: poténtes virtúte, qui fácitis verbum ejus, ad audiéndam vocem sermónum ejus. [Benedite il Signore, voi tutti Ángeli suoi: gagliardi esecutori dei suoi ordini, pronti ad una sua parola].Ps CII: 1
Benedic, ánima mea. Dómino: et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. [Benedici, ànima mia, il Signore, e tutto il mio intimo benedica il suo santo nome].
Benedícite Dóminum, omnes Angeli ejus: poténtes virtúte, qui fácitis verbum ejus, ad audiéndam vocem sermónum ejus. [Benedite il Signore, voi tutti Ángeli suoi: gagliardi esecutori dei suoi ordini, pronti ad una sua parola].
Oratio
Orémus.
Deus, qui, miro órdine, Angelórum ministéria hominúmque dispénsas: concéde propítius; ut, a quibus tibi ministrántibus in coelo semper assístitur, ab his in terra vita nostra muniátur. [O Dio, che con ordine meraviglioso distribuisci gli uffici degli Angeli e degli uomini, concédici, propizio, che da coloro che in cielo continuamente servono alla tua presenza, sia difesa in terra la nostra vita].
Lectio
Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc 1: 1-5
In diébus illis: Significávit Deus, quæ opórtet fíeri cito, mittens per Angelum suum servo suo Joánni, qui testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Jesu Christi, quæcúmque vidit. Beátus, qui legit et audit verba prophetíæ hujus: et servat ea, quæ in ea scripta sunt: tempus enim prope est. Joánnes septem ecclésiis, quæ sunt in Asia. Grátia vobis et pax ab eo, qui est et qui erat et qui ventúrus est: et a septem spirítibus, qui in conspéctu throni ejus sunt: et a Jesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum et princeps regum terræ, qui diléxit nos et lavit nos a peccátis nostris in sánguine suo. [In quel tempo: Dio rivelò le cose che presto debbono accadere, inviando per mezzo del suo Angelo il messaggio al suo servo Giovanni, il quale attesta che tutto quello che vide è parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo. Beato chi legge e ascolta le parole di questa profezia: e serba le cose che in essa sono scritte, poiché il tempo è vicino. Giovanni alle sette Chiese che sono nell’Asia. Grazia a voi e pace da parte di Colui che è, era e sta per venire; e dei sette spiriti che sono dinanzi al suo trono, e di Gesù Cristo che è il testimonio fedele, il primogenito tra i morti e il principe dei re della terra, il quale ci amò e ci lavò dai nostri peccati col proprio sangue].
Graduale
Ps CII: 20; :1
Benedícite Dóminum, omnes Angeli ejus: poténtes virtúte, qui fácitis verbum ejus.
V. Benedic, ánima mea, Dóminum, et ómnia interióra mea, nomen sanctum ejus. Allelúja, allelúja.
V. Sancte Míchaël Archángele, defénde nos in proelio: ut non pereámus in treméndo judício. Allelúja.
[Benedite il Signore, voi tutti Ángeli suoi,
gagliardi esecutori dei suoi ordini, pronti ad una sua parola.
V.
Benedici, ànima mia, il Signore, e tutto il mio intimo benedica il suo santo
nome. Allelúia, allelúia.
V. San
Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, affinché non periamo nel tremendo
giudizio. Allelúia].
Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Matthǽum.
R. Gloria tibi, Domine!
Matt XVIII: 1-10
In illo témpore: Accessérunt discípuli ad Jesum, dicéntes: Quis, putas, major est in regno cœlórum? Et ádvocans Jesus parvulum, statuit eum in médio eórum et dixit: Amen, dico vobis, nisi convérsi fuéritis et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cœlorum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno coelórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui autem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, expédit ei, ut suspendátur mola asinária in collo ejus, et demergátur in profúndum maris. Væ mundo a scándalis! Necésse est enim, ut véniant scándala: verúmtamen væ hómini illi, per quem scándalum venit! Si autem manus tua vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum et prójice abs te: bonum tibi est ad vitam íngredi débilem vel cláudum, quam duas manus vel duos pedes habéntem mitti in ignem ætérnum. Et si óculus tuus scandalízat te, érue eum et prójice abs te: bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte, ne contemnátis unum ex his pusíllis: dico enim vobis, quia Angeli eórum in cœlis semper vident fáciem Patris mei, qui in cœlis est. [In quel tempo: Si presentarono a Gesú i discepoli e gli dissero: Chi ritieni tu il piú grande nel regno dei cieli? E Gesú, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo ad essi e rispose: In verità vi dico che, se non vi convertirete e non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Quindi, chiunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il piú grande nel regno dei cieli. E chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo, accoglie me stesso. Chi poi scandalizzerà uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una màcina d’àsino e fosse immerso nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali. Poiché è inevitabile che vi siano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale viene lo scandalo. Che se la tua mano e il tuo piede ti è di scandalo, troncali e gettali via da te: è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che essere gettato nel fuoco eterno con tutte e due le mani o i piedi. E se il tuo occhio ti è di scandalo, lévatelo e géttalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato nel fuoco della geenna con due occhi. Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli: vi dico che i loro Ángeli nei cieli vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli].
Omelia
[Dom P. Guéranger. L’Anno liturgico, vol. II, Ed Pailine, Alba, 1956]
La dedicazione di S. Michele è la festa più solenne che la Chiesa celebra nel corso dell’anno in onore di questo Arcangelo, e tuttavia lo riguarda meno personalmente perchè vi si onorano tutti i cori della gerarchia angelica. Nell’inno dei primi Vespri la Chiesa propone alla nostra preghiera l’oggetto della festa di oggi con le parole di Rabano Mauro, abate di Fulda: Celebriamo con le nostre lodi Tutti i guerrieri del cielo, Ma soprattutto il capo supremo Della milizia celeste: Michele che, pieno di valore, Ha abbattuto il demonio (versione antica del Breviario monastico).
Origine della festa.
La festa dell’otto maggio richiama il ricordo dell’apparizione al monte Gargano e nel Medioevo si celebrava soltanto nell’Italia del Sud. La festa del 29 settembre è propria di Roma e segna l’anniversario della Dedicazione di una basilica, oggi scomparsa, che sorgeva sulla via Salaria, a Nord-Est della città. Il fatto della dedicazione spiega il titolo conservato alla festa nel Messale Romano: Dedicatio sancti Michaèlis. Le Chiese di Francia e Germania, che nel Medioevo seguivano la liturgia romana, hanno attenuato spesso nei loro libri liturgici il titolo originario della festa, che venne presentata come festa In Natale o In Veneratione sancti Michaèlis, così che dell’antico titolo non restava altro che il nome dell’Arcangelo.
L’ufficio di san Michele.
Anche l’Ufficio non poteva conservare il ricordo della dedicazione. Infatti gli antichi Uffici relativi alle dedicazioni celebravano il Santo in onore del quale la chiesa era consacrata e non l’edificio materiale in cui egli era onorato; non avevano perciò niente di impersonale e rivestivano anzi un carattere molto circostanziato. – L’Ufficio di san Michele può essere considerato una delle più belle composizioni della nostra liturgia e ci fa contemplare ora il Principe delle milizie celesti e capo degli Angeli buoni, ora il ministro di Dio, che assiste al giudizio dell’anima di ogni defunto, ora ancora l’intermediario, che porta sull’altare della liturgia celeste le preghiere dell’umanità fedele.
L’Angelo turiferario.
I primi Vespri cominciano con l’Antifona Stetit Angelus, che deriva il testo dall’Offertorio della Messa del giorno: « Un Angelo stava presso l’altare del tempio e aveva un incensiere in mano: gli diedero molto incenso e il fumo profumato si elevò fino a Dio ». L’Orazione della benedizione dell’incenso alla Messa solenne designa il nome di questo Angelo turiferario: « Il beato Arcangelo Michele ». Il libro dell’Apocalisse dal quale son presi i testi liturgici ci spiega che i profumi, che salgono alla presenza di Dio sono le preghiere dei giusti: « Il fumo degli aromi formato dalle preghiere dei santi salgono dalla mano dell’angelo davanti a Dio » (Apoc. 8, 4). –
Il Mediatore della Preghiera eucaristica.
È ancora Michele che presenta al Padre l’offerta del Giusto per eccellenza ed Egli infatti è designato nella misteriosa preghiera del Canone della Messa in cui la santa Chiesa chiede a Dio di portare sull’altare sublime, per mano dell’Angelo Santo, l’oblazione sacra in presenza della divina Maestà. È cosa molto sorprendente notare negli antichi testi liturgici romani che san Michele è sovente chiamato l’Angelo Santo, l’Angelo per eccellenza. Probabilmente sotto il pontificato di Papa Gelasio fu compiuta la revisione del testo del Canone nel quale l’espressione al singolare Angeli tui fu sostituita con quella al plurale Angelorum tuorum. Proprio a quell’epoca, sul finire del v secolo, l’Angelo era apparso al vescovo di Siponto, presso il Monte Gargano.
Vocazione contemplativa degli Angeli.
Come si vede la Chiesa considera san Michele mediatore della sua preghiera liturgica; egli è posto tra l’umanità e la divinità. Dio, che dispose con ordine ammirabile le gerarchie invisibili (Colletta della Messa) impiega, per opulenza, a lodare la sua gloria il ministero degli spiriti celesti, che contemplano continuamente l’adorabile faccia del Padre (Finale del Vangelo della Messa) e, meglio che gli uomini, sanno adorare e contemplare la bellezza delle sue infinite perfezioni. Mi-Ka-El: Chi è come Dio? Il nome esprime da solo, nella sua brevità, la lode più completa, la più perfetta adorazione, la riconoscenza totale per la trascendenza divina e la più umile confessione della nullità delle creature. – Anche la Chiesa della terra invita gli spiriti a benedire il Signore, a cantarlo, a lodarlo e esaltarlo senza soste (Introito, Graduale, Communio della Messa; Antifona dei Vespri). La vocazione contemplativa degli Angeli è modello della nostra e ce lo ricorda un bellissimo prefazio del Sacramentario leoniano: « È cosa veramente degna… rendere grazie a Te, che ci insegni, per mezzo del tuo Apostolo, che la nostra vita è trasferita in cielo, che, con benevolenza comandi, di trasportarci in spirito là dove quelli che noi veneriamo servono e di tendere verso le altezze, che nella festa del beato Arcangelo Michele contempliamo nell’amore, per il Cristo nostro Signore ».
Aiuto dell’umanità.
La Chiesa sa pure che a questi spiriti consacrati al servizio di Dio è stato affidato un ministero al fianco di coloro, che devono raccogliere l’eredità della salvezza (Ebr. I, 14). Senza attendere la festa del 2 ottobre, dedicata in modo speciale agli Angeli custodi, la Chiesa già oggi chiede a san Michele e ai suoi Angeli di difenderci nei combattimenti che dobbiamo sostenere (Alleluia della Messa; Preghiera ai piedi dell’altare dopo l’ultimo Vangelo). Chiede ancora a san Michele di ricordarsi di noi e di pregare per noi il Figlio di Dio, perché nel giorno terribile del giudizio non abbiamo a perire. Nel giorno terribile del giudizio il grande Arcangelo, vessillifero della milizia celeste, difenderà la nostra causa davanti all’Altissimo (Antif. Del Magnificat ai secondi Vespri) e ci farà entrare nella luce santa (Offertorio della Messa dei defunti).
Preghiera.
Da questa terra, nella lotta contro le potenze del male, possiamo rivolgere all’Arcangelo la preghiera di esorcismo che Leone XIII inserì nel rituale della Chiesa Romana: « Principe gloriosissimo della celeste milizia, san Michele Arcangelo, difendici nel combattimento contro le forze, le potenze, i capi del mondo delle tenebre e contro lo spirito di malizia. Vieni in soccorso degli uomini, che Dio ha fatti a sua immagine e somiglianza e riscattati a duro prezzo dalla tirannia del diavolo. » La Santa Chiesa ti venera come custode e patrono; Dio ti ha confidato le anime redente per portarle alla felicità celeste. Prega il Dio della pace, perché schiacci satana sotto i nostri piedi, per strappargli il potere di tenere gli uomini in schiavitù e di nuocere alla Chiesa. Offri le nostre preghiere all’Altissimo perché sollecitamente scendano su noi le misericordie del Signore e il dragone, l’antico serpente, chiamato diavolo e satana, sia precipitato, stretto in catene, nell’abisso, perché non possa più sedurre i popoli ».
Credo …
Offertorium
Orémus
Apoc VIII: 3; 4
Stetit Angelus juxta aram templi, habens thuríbulum áureum in manu sua, et data sunt ei incénsa multa: et ascéndit fumus aromátum in conspéctu Dei, allelúja. [L’Angelo si fermò presso l’altare del tempio, tenendo un turíbulo d’oro in mano, e gli fu dato molto incenso: e il fumo degli aromi salí al cospetto di Dio, allelúia].
Secreta
Hóstias tibi, Dómine, laudis offérimus, supplíciter deprecántes: ut easdem, angélico pro nobis interveniénte suffrágio, et placátus accípias, et ad salútem nostram proveníre concédas. [Ostie di lode Ti offriamo, o Signore, pregandoTi supplichevoli: affinché, per intercessione degli Ángeli, le accetti propizio e le renda proficue alla nostra salvezza].
Communio
Dan III: 58
Benedícite, omnes Angeli Dómini, Dóminum: hymnum dícite et superexaltáte eum in sǽcula. [Benedite il Signore, Angeli tutti del Signore: cantate inni e superesaltatelo nei secoli].
Postcommunio
Orémus.
Beáti Archángeli tui Michælis intercessióne suffúlti: súpplices te, Dómine, deprecámur; ut, quod ore prosequimur, contingamus et mente. [Sostenuti dall’intercessione del tuo beato Michele Arcangelo: súpplici Ti preghiamo, o Signore, affinché di quanto abbiamo ricevuto con la bocca, conseguiamo l’effetto nell’ànima].
Per l’ordinario vedi:
https://www.exsurgatdeus.org/2019/05/20/ordinario-della-messa/