Salmo 39: “EXSPECTANS exspectavi Dominum”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.
TOME PREMIER.
PARIS LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18 août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo XXXIX
In finem. Psalmus ipsi David.
[1] Exspectans exspectavi Dominum,
et intendit mihi.
[2] Et exaudivit preces meas, et eduxit me de lacu miseriæ et de luto fæcis. Et statuit super petram pedes meos, et direxit gressus meos.
[3] Et immisit in os meum canticum novum, carmen Deo nostro. Videbunt multi, et timebunt, et sperabunt in Domino.
[4] Beatus vir cujus est nomen Domini spes ejus, et non respexit in vanitates et insanias falsas.
[5] Multa fecisti tu, Domine Deus meus, mirabilia tua; et cogitationibus tuis non est qui similis sit tibi. Annuntiavi et locutus sum, multiplicati sunt super numerum.
[6] Sacrificium et oblationem noluisti; aures autem perfecisti mihi. Holocaustum et pro peccato non postulasti; (1)
[7] tunc dixi: Ecce venio. In capite libri scriptum est de me,(2)
[8] ut facerem voluntatem tuam. Deus meus, volui, et legem tuam in medio cordis mei.
[9] Annuntiavi justitiam tuam in ecclesia magna, ecce labia mea non prohibebo; Domine, tu scisti.
[10] Justitiam tuam non abscondi in corde meo; veritatem tuam et salutare tuum dixi; non abscondi misericordiam tuam et veritatem tuam a concilio multo.
[11] Tu autem, Domine, ne longe facias miserationes tuas a me; misericordia tua et veritas tua semper susceperunt me.
[12] Quoniam circumdederunt me mala quorum non est numerus; comprehenderunt me iniquitates meae, et non potui ut viderem. Multiplicatæ sunt super capillos capitis mei, et cor meum dereliquit me.
[13] Complaceat tibi, Domine, ut eruas me; Domine, ad adjuvandum me respice.
[14] Confundantur et revereantur simul, qui quærunt animam meam, ut auferant eam; convertantur retrorsum et revereantur, qui volunt mihi mala.
[15] Ferant confestim confusionem suam, qui dicunt mihi: Euge, euge!
[16] Exsultent et lætentur super te omnes quærentes te, et dicant semper: Magnificetur Dominus, qui diligunt salutare tuum.
[17] Ego autem mendicus sum et pauper; Dominus sollicitus est mei. Adjutor meus et protector meus tu es; Deus meus, ne tardaveris.
[Vecchio Testamento Secondo la VolgataTradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO XXXIX
Il salmo non è per morbo corporale, che Davide non ebbe mai; ma tutto di Cristo, che parla a Dio della redenzione, prima in persona del suo corpo, la Chiesa, poi in persona propria. — Vedi agli Ebrei, c. 10, ove a Cristo sono applicati diversi versetti.
Per la fine; salmo dello stesso David.
1. Aspettai ansiosamente il Signore, ed egli a me si rivolse
2. Ed esaudì le mie orazioni; e dall’alto della miseria mi trasse e dal sordido fango. E a’ piedi miei die fermezza sopra la pietra, e assicurò i miei passi.
3. E mise a me in bocca un nuovo cantico, una lauda al nostro Dio. Vedranno molti, e temeranno; e spereranno nel Signore.
4. Beato l’uomo, di cui la speranza è il nome del Signore, e gli occhi non rivolse alla vanità e alle follie dell’errore.
5. Molte sono le meraviglie fatte da te, o Signore Dio mio; e i tuoi consigli non v’ha chi possa raggiungerli. Gli annunziai, e li raccontai: la lor moltitudine sorpassa ogni numero.
6. Non hai voluto sacrifizio, né oblazione; ma a me tu formasti le orecchie. (1)Non hai richiesto olocausto e sacrifizio per lo peccato:
7. Allora dissi: Ecco che io vengo. (Nel complesso del libro, di me sta scritto). (2)
8. Per tare la tua volontà: Dio mio, io volli in mezzo al cuor mio aver la tua legge.
9. Ho annunziato la tua giustizia in una chiesa grande, ecco che non terrò chiuse le labbra: tu il sai o Signore.
10. Non ascosi dentro di me la tua giustizia; dimostrai la tua verità e il tuo salvatore. Non tenni ascosa la tua misericordia e la tua verità alla numerosa adunanza.
11. Ma tu, o Signore, non allontanare le tue misericordie da me: la tua pietà e la tua verità mi sostennero in ogni tempo.
12. Imperocché sono circondato da mali, che non han numero; mi hanno cinto le mie iniquità, ed io non potea vederle. Sono di maggior numero che i capelli della mia testa, e il cuore mi è mancato.
13. Piaccia a te, o Signore, di liberarmi: Signore, volgiti a darmi aita.
14. Siano confusi e svergognati coloro che cercano la mia vita, affin di rapirla. Siano messi in fuga e svergognati coloro che a me bramano il male.
15. Ricevano tosto l’ignominia che meritano coloro che a me dicono: Bene sta, bene sta.
16. Esultino, e in te si rallegrino tutti coloro i quali ti cercano; e quelli che amano la salute che vien da te, dicano in ogni tempo: Glorificato sia il Signore.
17. Io per me son mendico e senza aiuto: il Signore ha cura di me. Tu sei aiuto mio e mio protettore: Dio mio non tardare.
(1) Presso i giudei, si bucavano le orecchie agli schiavi giudei che quando arrivava l’anno sabbatico, non volevano riprendere la loro libertà e si rendevano così schiavi perpetui (Es. XXI, 6; Deut. XV, 17). Qui c’è un’allusione a questo uso: il Verbo, nel seno della Trinità, non poteva essere schiavo di suo Padre, occorreva pertanto che Egli prendesse un corpo, era così che poteva avere l’orecchio bucato. Anche “I Settanta” e San Paolo, appoggiati alla tradizione che ne aveva determinato il senso dei passaggi dogmatici, hanno tradotto esattamente, quasi parola per parola: « Voi mi avete formato un corpo ».
(2) In ebraico, in luogo di « in capo al libro » in capite libri, si dice in volumine libri, «nel rotolo del libro ». Si sa che anticamente i libri si arrotolavano. Sono qui menzionati quattro tipi di sacrifici: 1° « sacrificium », è il sacrificio eucaristico, 2° « oblationem », l’offerta di un pane composto da farina, olio e incenso, è il sacrificio impetratorio; 3° l’« olocaustum », in cui la vittima era consumata intera, è il sacrificio latreutico; 4° « victimam pro peccato », è il sacrificio propiziatorio.
Sommario analitico
Davide in questo salmo, che egli forse compose poco dopo essere stato liberato dalla persecuzione di Saul ed Assalonne, è figura di Gesù-Cristo, che di volta in volta parla nel nome e nella persona del suo corpo, che è la Chiesa, e nel suo nome, come capo della Chiesa (v. Ebr. X, 5). Qualche autore, trovando una grande affinità tra questo salmo ed i salmi XXX e XXXIV, pensa che siano stati composti tutti dallo stesso autore, cioè Geremia, l’immagine vivente del Messia Nostro Signore.
I. – Gesù-Cristo, in nome e nella persona della Chiesa, di cui Egli è il Capo, esprime i desideri ardenti di tutti i giusti per la venuta del Messia, ed espone i frutti di questa lunga attesa e di questa perseveranza nella preghiera:
1° L’incarnazione, oggetto di tante voci e preghiere (1).
2° I doni e le grazie di cui l’incarnazione era principio e causa, vale a dire: a) gli uomini liberati dai loro peccati e dalle loro miserie, b) e conformati nella fede, nella dottrina e negli esempi di Gesù Cristo (2); c) le luci che furono loro date per camminare con sicurezza nelle vie di Dio (2); d) la gioia spirituale ed i canti di lodi e di riconoscenza ispirati da questa grazia ineffabile (3); e) la conversione di tutto l’universo; f) l’eterna beatitudne celeste accordata a coloro che per Gesù-Cristo, hanno disprezzato tutte le vanità della terra (4).
II. – Gesù-Cristo, nel suo nome e come capo della Chiesa celebra:
1° il mistero dell’incarnazione, – a) che il Padre celeste ha decretato come l’opera più mirabile ed il sacrificio più eccellente (5, 6); – b) che Gesù-Cristo ha compiuto con un’obbedienza perfetta dell’intelligenza e della volontà (7, 8).
2° La sua predicazione, il cui oggetto è stato soprattutto la giustizia, la verità, la salvezza e la misericordia di Dio, proclamate in ogni luogo ed in piena libertà (9, 10).
3° La sua Passione, – a) che Egli ha sofferto con la speranza di essere soccorso dalla misericordia di Dio e dalla sua verità, che non è mai venuta a mancare (11); – b) che è stata per Lui la causa dei dolori più vivi e più numerosi di cui Dio solo poteva farlo trionfare (12, 13).
4° La sua Resurrezione, che ha avuto luogo, – a) per la confusione dei malvagi (14, 15), – b) per la gioia dei buoni (16); – c) per la gloria di Dio e di Gesù-Cristo, liberato dalle miserie e da tutti i pericoli di questa vita (17).
Spiegazioni e Considerazioni
I. – 1-4.
ff. 1. – Io ho atteso senza annoiarmi, non che qualche uomo mi avesse fatto una promessa, che potesse ingannarmi ed essere ingannato, non qualche uomo che mi consolasse, che potesse consumarsi per primo nella sua tristezza, piuttosto che darmi sollievo. Ogni uomo che mi è fratello, mi consola rattristandosi con me, cosicché gemiamo insieme, piangiamo insieme, preghiamo insieme, aspettiamo insieme. Ma cosa aspettiamo se costui non è il Signore, il quale non ritira le sue promesse, ma ne differisce il compimento. Egli le compirà certamente, perché già molte ne ha compiute; e noi non dobbiamo temere nulla della verità di Dio, quand’anche non ci desse più nulla. Io ho atteso senza stancarmi, dice il Profeta, ho atteso il Signore. E cosa ha fatto il Signore? Si è allontanato da voi? Vi ha disprezzato quando Lo aspettavate? O per caso non vi ha più visto? Non è sicuramente così! Cosa ha fatto dunque? « … Egli è stato attento verso di me ed ha esaudito la mia preghiera ». (S. Agost.). – Non piangete, anime sante, anime che vivete nell’attesa, non piangete se le vostre attese sono differite; aspettate, attendete ancora una volta. Non avete atteso per lungo tempo, aspettate ancora; aspettate nell’attesa, non vi stancate mai di attendere: Dio è fedele, e vuole essere atteso con fede. Ci sono delle grazie uniche in se stesse, il cui tratto iniziale non ritorna più, ma che si continuano e si rinnovano con il ricordo. Dio le fa attendere lungamente perché si eserciti la fede e per rendere la prova più viva. Dio le da quando gli piace, in modo improvviso e rapido; esse passano in un momento, ma ne resta un tenero ricordo, come un profumo: Dio le richiama, Dio le moltiplica, Dio le aumenta; ma Egli non vuole che siano richiamate da se stesse, con sforzi violenti; Egli vuole che le si attendano sempre, e che non si debbano permettere che dolci e come insensibili ritorni sulle sue antiche bontà (Bossuet, Elév. XVIII, Serm. V, El.). – Che cosa è l’abisso della miseria? Sono le profondità dell’iniquità, scavate dalle bramosie della carne. È quel che vuole anche dire: « pantano di fango ». Da dove lo avete tratte? Da un certo abisso da dove gridate verso di Lui in un altro salmo: « dal profondo abisso, io grido a Voi, Signore » (Ps. CXXIX, 1). – Ma coloro che gridano dalle profondità di un abisso, non vi sono piombati ancora interamente, e non gridano se non perché ne siano risollevati. Vi sono altri che si trovano ancor più profondamente sprofondati nell’abisso, al punto da non avvertire che vi sono dentro. Tali sono gli orgogliosi, pieni di un superbo disprezzo; non coloro che gridano chiedendo pietà, non quelli che gridano con le lacrime, ma coloro che somigliano a quei peccatori di cui parla la Scrittura in ultra parte: « … quando il peccatore è sprofondato nel più profondo del male, egli disprezza tutto ». (Prov. XVIII, 3). – Colui per il quale è poco essere solo un peccatore, e che non contento di non confessare le proprie colpe osa ancora difenderle, costui è nel più profondo dell’abisso. Ma colui che ha gridato dal fondo dell’abisso, ha già, nel gridare, sollevato la testa dalle profondità dell’abisso, ed è stato ascoltato, è stato tirato su dall’abisso della miseria, e dal pantano di fango. Egli ha già la fede che non aveva prima, e la speranza che gli mancava, cammina sulla strada di Cristo, egli che errava lungo la via del demonio. È per questo, in effetti, che il profeta ha detto. « Egli ha posato i miei piedi sulla pietra ed ha diretto i miei passi » (S. Agost.). – Dio ci ritira dall’abisso della miseria e della corruzione, non solo con la redenzione generale, di cui noi riceviamo gli effetti nei Sacramenti del Battesimo e della Penitenza, ma pure mediante una infinità di grazie delle quali si serve per impedire di ricadere nuovamente. – Ora, la pietra è il Cristo; saliamo allora sulla pietra e i nostri passi ne seguano la direzione (S. Agost.). – Se io mi appoggio alla pietra solida, essa mi stabilizza e mi sostiene; è per questo che Gesù-Cristo, nel suo Vangelo, consiglia all’architetto prudente di fondare il suo edificio non sulla sabbia mobile che le tempeste trascineranno, ma sulla solida pietra che resisterà alla tempesta. Colui, aggiunge, che ascolta la parola e la mette in pratica, sarà comparato al saggio che fonda la sua casa sulla pietra (S. Matt. VII). – Mio Dio, questo è vero, cosa sono tutte le parole umane? Un soffio le porta via! E cosa è la saggezza degli uomini? « … io perderò – dice l’Apostolo – la saggezza dei saggi ». Tutto si cancella e tutto perisce. « Il cielo e la terra passeranno, la vostra parola soltanto resta eternamente ». Questa vostra parola è la pietra sulla quale ci si posa con sicurezza, e che garantisce l’edificio contro le tempeste ed i marosi: è su questa pietra che io mi appoggerò e sulla quale fonderò una dimora per sempre (De La Bouillerie, Symb. I, 230). – Qual è questo nuovo cantico? « Un inno al nostro Dio ». Direte forse degli inni a degli dei stranieri, alle cupidigie del mondo, ai piaceri della carne: questi erano degli inni antichi, perché era l’uomo antico che li diceva, e non l’uomo nuovo. L’uomo nuovo dica allora un cantico nuovo; essendo rinnovato, egli ama le cose nuove che lo hanno rinnovato. Ma che cos’è più antico di Dio, che è prima di tutte le cose, senza fine e senza inizio? Egli diviene nuovo per voi che tornate a Lui, perché traendovi da Lui siete divenuto vecchio e dite. « Io sono invecchiato in mezzo a tutti i vostri nemici » (Ps. VI, 8), (S. Agost.). – Il timore salutare è misto alla speranza, e la vera speranza è sempre accompagnata dal timore filiale, che evita di offendere Dio, perché Lo ama come suo Padre.
ff. 4. – Così dunque coloro che vogliono riporre la loro speranza nel Signore, coloro che vedono e temono, rifiutano di marciare nelle cattive strade, nelle vie larghe, e preferiscono la via stretta ove i passi sono diritti ed aderenti alla pietra… La via larga è mortale; la sua larghezza piace per un tempo, ma la sua uscita è stretta per l’eternità. Ciò malgrado la folla fa un grande brusìo, la folla canta, la folla si dà pubblicamente alla gioia, corre e va veloce: … non fuorviate mai, queste sono vanità e follie menzognere. L’unica speranza sia il Signore vostro Dio. In effetti sono molti quelli che sperano da Dio del denaro, sperano dei fragili onori, sperano tutt’altro che Dio stesso. Ma voi chiedete lo stesso vostro Dio; ancor più, disprezzate tutto ciò che non è Lui, e avanzate verso di Lui; dimenticate ogni altra cosa e ricordatevi di Lui; lasciate indietro tutto il resto e slanciatevi verso di Lui. È sicuramente Lui che ha rimesso in cammino l’uomo che si allontanava da Lui, è Lui che lo dirige quando cammina rettamente, e lo conduce fino al termine. Per dove e a qual termine conduce l’avarizia terrena? Voi cercate dei terreni, volete possedere una terra, spodestare i vostri vicini, ed eliminati questi, voi vorreste ingoiare il vostro nuovo vicino, estendere la vostra avarizia fino ai limiti del fiume; eccovi al fiume, e adesso concupite le isole del mare; se voi possedeste tutta la terra, forse vorreste impadronirvi del cielo. Lasciate tutti questi vani attaccamenti: Colui che ha fatto il cielo e la terra è più desiderabile di tutto questo (S. Agost.).
II. 5-17.
ff. 5. – Cosa dare in cambio al Cristiano che ha cessato di posare il suo sguardo sulle vanità e le follie menzognere del mondo? Ascoltate quel che segue: « … Signore mio Dio, Voi avete fatto un gran numero di opere mirabili ». Egli si riferisce alle meraviglie degli uomini, che considera le meraviglie di Dio (S. Agost.). – Le opere di Dio, sono innumerevoli ed incomprensibili. Tutta l’occupazione degli uomini sulla terra doveva essere quella di ammirarle, adorarne l’Autore, cosa che costituirà l’esercizio continuo dei beati in cielo. – I pensieri di Dio sono infinitamente lontani da quelli dell’uomo. Essi si formano dalle idee di Dio, dai suoi disegni, dalla sua condotta, sono conformi alla debolezza o alla piccolezza della loro immaginazione. Ma essi ascoltano Dio stesso che dice loro: « I miei pensieri non sono i vostri pensieri, la mia condotta non è la vostra condotta; quanto i cieli sono elevati sopra la terra, tanto la mia condotta è elevata al di sopra della vostra condotta, ed i mie pensieri sopra i vostri pensieri. » (Isai. LV, 8). – Più si pensa alle meraviglie di Dio, più le si annuncia; e più se ne parla, più se ne scoprono di nuove. Non è più necessario che i cieli raccontino la gloria di Dio, né che il firmamento renda pubbliche le opere delle sue mani: un arboscello, un insetto, un piccolo fiore, contengono tante cose meravigliose che è impossibile ai grandi filosofi spiegarne i misteri (Duguet).
ff. 6-8. – Tutte le opere del Signore sono veramente meravigliose, in tutte risplende la grandezza dei suoi disegni, ma l’opera della Redenzione dell’uomo sopravanza tutte le altre (Bellarm.). Dio, spirito e verità, non può accettare dei sacrifici carnali e figurativi, incapaci di riparare l’ingiuria infinita che l’uomo ha fatto a Dio con i suoi crimini. Invano il genere umano, terrorizzato dal sentimento del suo crimine, ha cercato delle vittime e degli olocausti per surrogarli al posto suo; si dovettero spopolare tutti i loro greggi con ecatombi di immolazioni davanti ai suoi altari, ma è impossibile che la vita delle bestie ripaghi la vita degli uomini, la compensazione non è sufficiente; ecco perché questa massima dell’Apostolo è sempre di una eterna verità, « … non è possibile che i peccati siano lavati dal sangue dei tori e dei capri. » (Ebr. X, I). – Poiché dunque tra noi non c’era alcuna risorsa, che altra cosa restava se non che Dio stesso riparasse Egli stesso l’ingiustizia del nostro crimine con la giustizia della nostra pena, e soddisfacesse alla sua giusta vendetta a nostra giusta punizione? In questa crudele estremità, che saremmo diventati se il Figlio unico di Dio non avesse proposto questo felice scambio, profetizzato da Davide e riportato dal santo Apostolo: « … O Padre, olocausti non più volete »; è inutile che gli uomini lasciano al loro posto sacrificare altre vittime, esse non Vi sono gradite; ma Io dirò da me stesso di mettermi al loro posto; tutti gli uomini sono degni della tua vendetta, ma una Vittima della mia dignità può ben prendere giustamente il posto anche di una infinità di peccatori (Bossuet, 3° Serm. Sur la Passion). – Dio era sordo alle nostre preghiere, e noi Lo abbiamo indegnamente oltraggiato. Ma ci viene dato Gesù, riconciliazione e pace! Egli ha ascoltato le grida della nostra miseria. Ed ora Dio ci ama, e per Gesù, Egli ascolta le preghiere della terra, le riceve come la voce armoniosa della creazione che rallegra il suo cuore. Così Gesù Mediatore ha il segreto di Dio ed il segreto della creatura. Il cielo e la terra parlano per Lui. Egli ascolta, Egli dice, Egli unisce, ed il suo cuore è il legame d’amore, è la fede mutua della Chiesa e del Dio che Essa adora e che Essa ama. Tutto il mistero dell’Incarnazione del Verbo, tutta l’economia della riparazione del mondo è racchiusa in queste parole di Gesù-Cristo a Dio suo Padre: «Padre, Voi non gradite gli olocausti, » le vittime dell’antica legge, ma « … Voi avete dato le orecchie al mio cuore », un orecchio per ascoltare il Creatore, un orecchio per ascoltare la creatura; ora, eccomi » (Mgr. Baudry, Le sacre Coeur). – C’è un libro eterno, dove è scritto ciò che Dio vuole da tutti i suoi eletti, alla cui testa Egli vuole in particolare Gesù Cristo, che ne è il capo. Il primo articolo di questo libro è che Gesù Cristo sarà messo al posto di tutte le vittime, facendo la volontà di Dio con un’obbedienza completa. Ad essa si sottomette, e Davide Gli fa aggiungere: « … mio Dio, Io l’ho voluto, e la vostra legge è al centro del mio cuore » (Bossuet, Elév. XIII, S. VII, E.). – La prima oblazione di Gesù-Cristo, facendo la sua entrata nel mondo, è stato un atto di sottomissione universale, una promessa di obbedienza; il primo uso della sua volontà è stato il sottomettersi a quella del Padre suo, fino a soffrire la morte della Croce. « Io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che è nei cieli » (Giov. VI). – Questo è il sacrificio incomparabilmente più gradito a Dio che non tutte le oblazioni, tutti gli olocausti ed i sacrifici che Egli stesso aveva in precedenza ordinato. « Non sono gli olocausti e le vittime che Dio domanda, ma piuttosto che si obbedisca alla sua voce. L’obbedienza è migliore delle vittime, vale più sottomettersi a Dio che offrire i montoni più grassi del gregge. » (I Re, XV, 22). – Fare la volontà di Dio, avere la sua santa legge impressa nel proprio cuore, questo riassume tutta la professione, tutto il dovere, tutto l’oggetto di un Cristiano.
ff. 9, 10. – Gesù-Cristo parla ai suoi membri e li esorta a fare ciò che Egli stesso ha fatto: Egli ha reso pubblica la legge di Dio: essi ora la rendano pubblica; Egli ha sofferto, soffrano essi con Lui; Egli è stato glorificato, anche noi saremo glorificati con Lui. « Io ho manifestato la vostra giustizia in una grande assemblea ». Quale grande assemblea? Quella di tutte le nazioni. Perché l’assemblea di tutte le nazioni? Perché Egli è quel virgulto di Abramo nel quale devono essere benedette tutte le Nazioni (S. Agost.). Il dovere di un buon servitore di Dio, soprattutto di un ministro fedele, è quello di manifestare dappertutto la sua giustizia, la sua bontà, affinché Egli sia glorificato da tutti gli uomini: « … è bene nascondere il segreto del re, ma è cosa onorevole manifestare le opere di Dio. » (Tob. XII, 7). « Guai a me, perché sono rimasto in silenzio » (Isai. VI, 5); « guai a me se non predicassi il Vangeli, perché per me il farlo è un obbligo » (1 Cor. IX, 16). – Poiché noi abbiamo uno stesso spirito di fede, secondo il quale è scritto: « … io ho creduto, perciò ho parlato; noi pure crediamo, ed è per questo che parliamo » (II Cor. IV, 13). – « Conservare la verità tra l’ingiustizia », è un peccato molto comune tra i Cristiani tiepidi e timidi che si contentano di conservare la verità nel loro cuore e non osano manifestarla in presenza dei propri nemici. – Ci sono in effetti dei Cristiani che hanno la fede in fondo al cuore; ma in mezzo alle beffe amare degli empi o per i loro miserabili rispetti in mezzo a Cristiani infedeli, inetti, prodighi di ingiurie, temono di confessare con le labbra ciò che hanno nel cuore ed impediscono alle loro labbra di proclamare le verità che essi conoscono, ed i sentimenti che custodiscono in se stessi. Ma ascoltate ciò che li attende: « … se qualcuno, dice Gesù Cristo, si vergogna di me davanti agli uomini, Io mi vergognerò di lui davanti al mio Padre » (Marc., VIII). – Che le labbra dicano dunque ciò che il cuore racchiude, e questo contro ogni timore; che il cuore racchiuda ciò che le labbra dicono e questo contro ogni dissimulazione; poiché talvolta per timore, voi non osate dire ciò che conoscete molto bene e a cui credete; talvolta per dissimulazione parlate senza avere nel cuore ciò che dite. Si accordino le vostre labbra dunque col vostro cuore. Cercando la pace che viene da Dio, siate prima in pace con voi stessi, e non lasciate che si stabilisca tra la vostra bocca ed il vostro cuore un’indegna lotta (S. Agost.). – I predicatori, sull’esempio di Gesù-Cristo, devono soprattutto nei loro discorsi, annunciare: – 1° la giustizia di Dio. « Fate penitenza, il regno di Dio è vicino, ogni albero etc. »; – 2° la verità: « io sono nato, e sono venuto in questo mondo a rendere omaggio alla verità »; – 3° la salvezza, il Salvatore, l’economia della redenzione: « è una verità degna di fede che Gesù-Cristo sia venuto sulla terra per salvare i peccatori, etc. »; – 4° La misericordia, l’amore di Dio per gli uomini: a) « Dio ha fatto esplodere il suo amore per noi, perché quando noi eravamo ancora peccatori, Gesù-Cristo è morto per noi, nei tempi stabiliti » (Rom. V, 8, 9.). – « Io non ho nascosto la vostra misericordia e la vostra verità ad una grande assemblea ». Siamo di questa assemblea, facciamoci annoverare in questo corpo, e non nascondiamo la misericordia e la verità di Dio. Volete conoscere la misericordia di Dio? Allontanatevi dal peccato, e Dio perdonerà i vostri peccati. Volete conoscere la verità di Dio? Osservate fermamente la giustizia, la giustizia sarà coronata. Ora vi è predicata la misericordia, più tardi apparirà la verità; perché non è misericordioso per essere ingiusto, né giusto per non essere misericordioso. (S. Agost.).
ff. 11, 12. – Io non avrei mai la forza di convertirmi, se non fossi sicuro della remissione dei miei peccati; io non avrei la forza di perseverare, se non fossi sicuro del compimento delle vostre promesse. « La vostra misericordia e la vostra verità mi hanno sempre sostenuto ». Io considero che Voi siete buono, considero che siete giusto: buono, io Vi amo; giusto, io Vi temo, l’amore ed il timore mi conducono al fine perché la vostra misericordia e la vostra verità mi hanno sostenuto incessantemente (S. Agost.). – Rappresentiamoci il divino Salvatore sul Quale sono cadute tutte le iniquità della terra: da un lato i tradimenti e le perfidie; dall’altro le impurità e gli adulteri, dall’altro ancora le empietà ed i sacrilegi, le imprecazioni e le bestemmie; infine, tutto ciò che esiste di corruttibile in una natura tanto depravata come la nostra (Bossuet, 1° Serm. Sur la Pass.). – Solo la vista di questa terribile moltitudine di peccati, di questa catena quasi infinita di crimini che riempiono tutti i secoli, tutti gli anni, tutti i giorni, tutte le ore e tutti i momenti, dalla caduta del primo uomo fino alla fine dei secoli, aggredendo lo spirito di Gesù-Cristo, ebbe la forza di farlo cadere in un mancamento e nell’agonia della morte. – Che ognuno di noi riconosca la parte che ha in questo fardello. Ahimè, di quanto noi ne abbiamo aumentato il peso! Quanti crimini ed ingratitudini abbiamo caricato sulle sue spalle! Tutti i nostri peccati sono su di Lui, tutti lo appesantiscono, gli sono caricati addosso; ma quelli il cui peso è insopportabile, sono quelli di cui non facciamo penitenza (Bossuet, ibid.). – « Le mie iniquità si sono moltiplicate oltre il numero dei capelli della mia testa ». Il profeta cita i capelli della testa, per dare l’idea di un numero considerevole. Chi conta i capelli della propria testa? Si contano ancor meno i propri peccati che sorpassano di gran numero i capelli della testa. Essi sembrano senza gravità, ma invero sono numerosi. Voi avete evitato le grandi colpe, che sono come dei massi che schiacciano; ma nei riguardi dei piccoli peccati, cosa fate? Ne rigettate una massa enorme … immaginate di essere soffocato sotto granelli di sabbia. « Il mio cuore è venuto a mancarmi ». Il mio cuore è incapace di riconoscersi. È in questo salmo che il salmista dice: « … il mio cuore è venuto a mancarmi »? io voglio vedere il Signore con il mio cuore, e non lo posso per la moltitudine dei miei peccati; per poco il mio cuore più non si comprende! In effetti nessuno si comprende e nessuno di conseguenza deve presumere di se stesso (S. Agost.). – Davide era un tempo perso in questa terra straniera, ne è ben presto ritornato; ma nel passare, ascoltate cosa ci dice dei suoi errori: « … il mio cuore – dice – mi ha abbandonato » si è impegnato in una miserabile servitù. Ma mentre il suo cuore gli sfuggiva, il suo spirito si salvava? I pensieri del mio peccato mi occupavano interamente, e non potevo vedere niente altro. È ancora in questo stato che la luce dei suoi occhi non è più con lui. La conoscenza di Dio era oscurata, la fede come estinta e dimenticata. Qual traviamento, ma i peccatori vanno ben al di là ancora. Le verità di Dio ci sfuggono, ci perdiamo ed allontaniamo dalla vista il cielo, non si riesce a credere; non ci sono più che i sensi a colpirci ed occuparci (Bossuet, sur l’amour de plaisirs).
ff. 13-16. – C’è un’unica confusione da temere, ed è quella che generano l’oblio di Dio e la rivolta contro Gesù-Cristo e il suo Vangelo. Il Profeta che ha cominciato col dire: « … che retrocedano ed arrossiscano coloro che mi vogliono male », ha di mira poi un secondo genere di uomini che esercitano le loro malevolenze con perfidia ed una falsa benevolenza. « Coloro – egli dice – che mi dicono: coraggio, coraggio!, siano immediatamente coperti dalla confusione! ». Essi vi fanno delle false lodi. Voi siete un grande uomo, un letterato, un sapiente, ma siete Cristiano? Essi lodano in voi ciò che voi non vorreste udir lodato, e biasimano ciò di cui vi rallegrate, e se per caso voi dite: cosa lodate in me, lodate un uomo virtuoso, un uomo giusto? Se voi lo credete, sappiate che è Cristo che mi ha reso tale. Lodate Lui, dunque; ed essi vi risponderanno: « … no, non fateci ingiuria, è da voi stesso che possedete queste virtù ». – « Coloro che mi dicono: coraggio, coraggio siano coperti di confusione. » (S. Agost.).
ff. 17. – La gioia dei giusti e la Gloria di Dio, queste due cose sono inseparabili nella santa Scrittura. Dio ha fatto di tutto per assicurare questa gioia; i giusti devono fare di tutto per procurare questa gloria. Da questo punto di vista così elevato, da questa idea generale sì piena di magnificenza, Davide ci fa passare ad un sentimento tutto personale e pieno di umiltà, ma con quale fascino! Questo gran Dio che governa l’universo e che fa la felicità di tutti i suoi eletti, « si occupa di me! Io sono l’oggetto della sua sollecitudine ». A questo pensiero, il profeta si sente troppo commosso per continuare lo stile indiretto. Egli si volge verso questo Dio tanto buono quanto grande, che si affretta a portare il suo soccorso a tutti i suoi voti: Voi siete – egli dice – il mio aiuto ed il mio liberatore: mio Dio, non tardate! (Rendu). – David, benché fosse re, non esitava a proclamarsi povero e mendicante di cui il Signore aveva cura. Così, qualunque cosa noi siamo, la nostra condizione è quella di stazionare ogni giorno umilmente davanti alle porte della divina Maestà, e domandarvi la carità dicendo: « Padre, datemi oggi il pane quotidiano ». E se si obietta che la terra comprende anche uomini troppo potenti, troppo opulenti, la cui sussistenza è troppo largamente e troppo solidamente assicurata perché il personaggio del mendicante possa convenire loro, ci risponderanno che questo personaggio, conviene loro così come agli altri (Mgr. Pie, Panègyr du bienh. Labre). – Non ne arrossite: quantunque ricco possa essere un uomo sulla terra, egli è il mendicante di Dio. E di cosa ha bisogno il ricco? Ecco oso dirlo: egli ha bisogno ogni giorno del suo pane. Perché ha tutto in abbondanza, questo non è forse perché Dio gli ha dato tutto? Cosa sarà di lui se Dio ritira la sua mano? Quanti uomini si sono addormentati ricchi per svegliarsi poveri e spogli di tutto? Se dunque il ricco non manca di nulla, è un effetto della misericordia di Dio, non un atto della sua potenza (S. Agost.). E cosa farete, voi che siete poveri e mancate di tutto? Mendicate alla porta di Dio, bussate, e vi sarà aperto. Affidate al Signore la cura di tutto ciò che vi riguarda, mettete in Lui la vostra speranza, e Lui stesso farà ciò che vi necessita. (Ps. XLIV, 23). – Di cosa vi inquietate? … colui che mi ha fatto, avrà cura di me? Colui che ebbe cura di voi prima che voi foste, non avrà cura di voi quando siete diventato ciò che Egli voleva che voi foste? Già voi siete fedele, già camminate nella via della giustizia: Questi potrà non aver cura di voi, Colui che fa sorgere il sole sui buoni, come sui cattivi, e spargere la pioggia sui giusti e gli iniqui? (Matth. V, 43). Tanto più che siete giusti e vivete di fede, vi respingerà, vi abbandonerà, vi lascerà a voi stessi? Ma no, Egli vi circonda di cure, vi aiuta, vi dà tutto ciò che vi necessiti, ed allontana ciò che potrebbe nuocere. Quando vi dà, vi consola, affinché viviate; quando vi toglie, Egli vi riprende, per timore che voi periate. Il Signore si prende cura di voi, siate in piena sicurezza, Colui che vi ha fatto, vi conduce Egli stesso. Non vi lasciate cadere dalle mani del vostro Creatore, sarete stroncati. Ora è la vostra buona volontà che vi mantiene nelle mani del vostro Creatore. Dite: Dio lo ha voluto, Egli mi porterà, mi sosterrà. Gettatevi nel suo seno; astenetevi dal credere che questo sia il vuoto, e che gettandovi, sarete precipitato. Egli ha detto: Io riempio il cielo e la terra (Gerem. XXIII, 24). – Nulla vi può mancare; fate in modo di non mancare a Lui, e voi non mancherete a voi stessi (S. Agost.).