FESTA DI MARIA ADDOLORATA (2019)
15 SETTEMBRE
I sette Dolori della B. V. Maria.
Doppio di II classe. – Paramenti bianchi.
Maria stava ai piedi della Croce, dalla quale pendeva Gesù [Intr., Grad., Seq., All., Vangelo) e, come era stato predetto da Simeone (Or.), una spada di dolore trapassò la sua anima (Secr.). Impotente « ella vede il suo dolce figlio desolato nelle angosce della morte, e ne raccoglie l’ultimo sospiro » (Seq.). L’affanno che il suo cuore materno provò ai piedi della croce, le ha meritato, pur senza morire, la palma del martirio (Com.). – Questa festa era celebrata con grande solennità dai Serviti nel XVII secolo. Fu estesa da Pio VII, nel 1817, a tutta la Chiesa, per ricordare le sofferenze che la Chiesa stessa aveva appena finito di sopportare nella persona del suo Capo esiliato, e prigioniero, e liberato, grazie alla protezione della Vergine. Come la prima festa dei Dolori di Maria, al Tempo della Passione, ci mostra la parte che Ella prese al sacrificio di Gesù, così la seconda, dopo la Pentecoste, ci dice tutta la compassione che prova la Madre del Salvatore verso la Chiesa, sposa di Gesù, che è crocifissa a sua volta nei tempi calamitosi che essa attraversa. Sua Santità Pio X ha elevato nel 1908 questa festa alla dignità di seconda classe.
[Messale Romano; D. G. Lefebvre O. S. B. – L.I.C.E. – R. Berruti 6 C. – Torino, Imprim. 1936]
Septem Dolorum Beatæ Mariæ Virginis ~ Duplex II. classis
Incipit
In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Joann XIX: 25
Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.
Joann XIX: 26-27
Múlier, ecce fílius tuus: dixit Jesus; ad discípulum autem: Ecce Mater tua.
Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.
Oratio
Orémus.
Deus, in cujus passióne, secúndum Simeónis prophetíam, dulcíssimam ánimam gloriósæ Vírginis et Matris Maríæ dolóris gladius pertransívit: concéde propítius; ut, qui transfixiónem ejus et passiónem venerándo recólimus, gloriósis méritis et précibus ómnium Sanctórum Cruci fidéliter astántium intercedéntibus, passiónis tuæ efféctum felícem consequámur: [O Dio, nella tua passione, una spada di dolore ha trafitto, secondo la profezia di Simeone, l’anima dolcissima della gloriosa vergine e madre Maria: concedi a noi, che celebriamo con venerazione i suoi dolori, di ottenere il frutto felice della tua passione:
Lectio
Léctio libri Judith.
Judith XIII: 22; 23-25
Benedíxit te Dóminus in virtúte sua, quia per te ad níhilum redégit inimícos nostros. Benedícta es tu, fília, a Dómino, Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Benedíctus Dóminus, qui creávit coelum et terram: quia hódie nomen tuum ita magnificávit, ut non recédat laus tua de ore hóminum, qui mémores fúerint virtútis Dómini in ætérnum, pro quibus non pepercísti ánimæ tuæ propter angústias et tribulatiónem géneris tui, sed subvenísti ruínæ ante conspéctum Dei nostri.
[Il Signore nella sua potenza ti ha benedetta: per mezzo tuo ha annientato i nostri nemici. Benedetta sei tu, o figlia, dal Signore Dio altissimo più di ogni altra donna sulla terra. Benedetto il Signore, che ha creato il cielo e la terra, perché oggi egli ha tanto esaltato il tuo nome, che la tua lode non cesserà nella bocca degli uomini: essi ricorderanno in eterno la potenza del Signore. Perché tu non hai risparmiato per loro la tua vita davanti alle angustie e alla afflizione della tua gente: ci hai salvato dalla rovina, al cospetto del nostro Dio.]
Graduale
Dolorósa et lacrimábilis es, Virgo María, stans juxta Crucem Dómini Jesu, Fílii tui, Redemptóris.
V. Virgo Dei Génetrix, quem totus non capit orbis, hoc crucis fert supplícium, auctor vitæ factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Stabat sancta María, coeli Regína et mundi Dómina, juxta Crucem Dómini nostri Jesu Christi dolorósa.
[Addolorata e piangente,
Vergine Maria, ritta stai presso la croce del Signore Gesù Redentore, Figlio
tuo.
V. O
Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo intero non può contenere, l’Autore della
vita, fatto uomo, subisce questo supplizio della croce! Alleluia, alleluia.
V. Stava
Maria, Regina del cielo e Signora del mondo, addolorata presso la croce del
Signore.]
Sequentia
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem lacrimósa,
Dum pendébat Fílius.
Cujus ánimam geméntem,
Contristátam et doléntem
Pertransívit gládius.
O quam tristis et afflícta
Fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!
Quæ mærébat et dolébat,
Pia Mater, dum vidébat
Nati poenas íncliti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
In tanto supplício?
Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
Doléntem cum Fílio?
Pro
peccátis suæ gentis
Vidit Jesum in torméntis
Et flagéllis súbditum.
Vidit suum dulcem
Natum Moriéndo desolátum,
Dum emísit spíritum.
Eja, Mater, fons amóris,
Me sentíre vim dolóris
Fac, ut tecum lúgeam.
Fac, ut árdeat cor meum
In amándo Christum Deum,
Ut sibi compláceam.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo válida.
Tui Nati vulneráti,
Tam dignáti pro me pati,
Poenas mecum dívide.
Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolére,
Donec ego víxero.
Juxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociáre
In planctu desídero.
Virgo vírginum præclára.
Mihi jam non sis amára:
Fac me tecum plángere.
Fac, ut
portem Christi mortem,
Passiónis fac consórtem
Et plagas recólere.
Fac me plagis vulnerári,
Fac me Cruce inebriári
Et cruóre Fílii.
Flammis ne urar succénsus,
Per te, Virgo, sim defénsus
In die judícii.
Christe, cum sit hinc exíre.
Da per Matrem me veníre
Ad palmam victóriæ.
Quando corpus moriétur,
Fac, ut ánimæ donétur
Paradísi glória.
Amen.
Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann XIX: 25-27.
In illo témpore: Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus Matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit Matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce Mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.
[In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell’ora il discepolo la prese con sé.]
OMELIA
[G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle Feste del Signore e dei Santi; VI Ed. Sov. Vita e Pens. – Milano, 1956]
LA MADRE ADDOLORATA
Uno dei grandi conquistatori dell’America del Sud è Pizzarro. Con una piccola flotta era giunto la prima volta alla spiaggia del continente nuovo: le foreste opache e immense, le fiumane rombanti, il suolo pieno d’agguati spaventarono i suoi compagni che, mossi alcuni passi sulla terra ignota volevano risalire le navi e tornarsene in Europa, nella tranquillità della loro famiglia. Pizzarro allora getta la sua spada sul terreno, e, volgendosi ai suoi grida: « Se alcuno di voi ha paura, resti al di qua della mia spada, i coraggiosi vengano con me! ». Anche il nostro capitano, Gesù Cristo, ha gettato tra il paradiso e noi la sua croce e grida: « Se alcuno di voi ha paura del patimento, resti al di qua della mia croce, ma non ascenderà mai in Cielo. Chi invece mi ama, venga con me! » Molte anime, intrepidamente, disprezzando i tormenti, oltrepassarono la croce pur di tenere dietro a Gesù: un S. Vincenzo si lasciò distendere sul cavalletto, scarnificare dagli uncini di ferro, tagliuzzare da lame ardenti; un San Bonifacio si lasciò colare, nella bocca, del piombo fuso; San Marco e S. Marcelliano coi piedi trapassati dai chiodi furono legati a un palo; e San Lorenzo, giovane diacono, abbrustolito sulla graticola si volgerà scherzando al carnefice: «Sono cotto arrosto; assaggiami». – Ma prima di tutti costoro, ma avanti ad ogni martire, dietro al grido di Gesù, accorse la Madonna. Il suo dolore supera i dolori di tutti gli uomini messi insieme; la sua croce è più grave di tutte le croci del mondo messe assieme: essa anche nel patimento è sopra ogni creatura. Ego primogenita ante omnem creaturam. (Eccli., XXIV, 5). « A chi, nella tua angoscia, ti paragonerò o Vergine? c’è forse fra tutte le figlie di Sion una sola che abbia un dolore simile al tuo? Grande come il mare è la tua ambascia, e nessuno ti può consolare (Thr., II, 13). « O uomini immersi sempre negli affari, distratti sempre da pensieri mondani, raccoglietevi in questa festa! Fermatevi un momento, e considerate se vi è un dolore che somigli a quello di Maria! » (Thr., I , 12). A voler compendiare lo strazio della Madonna, io penso che non ci sia frase migliore di quelle due semplici parole che spesso abbiamo ripetute: « Mater dolorosa». Sì! Soprattutto come madre la madre la Vergine ha sofferto: come Madre di Dio, come Madre degli uomini.
Ecco due facili e fecondi pensieri.
1. LA DOLOROSA MADRE DI DIO
La circoncisione, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù nel tempio, non furono che il preludio; tutta la tragedia si consumò al Calvario. Sotto il cielo imbrunito, nonostante che il mezzogiorno fosse passato da poco, si ergevano tre croci: due per due ladroni e in mezzo stava quella del Figlio di Dio. Aveva la testa coronata di spine, gli occhi senza lacrime, ma gonfi, le palme delle mani e le piante dei piedi trafitte, e la persona era tutta in una piaga sola. Ai piedi del patibolo, ritta, immota, senza parola, senza lamento stava la dolorosa Madre dell’Unigenito divino.
Ella tutto vedeva: quando Agar, profuga della casa d’Abramo, si trovò nel deserto senza latte, senz’acqua, senza stilla di rugiada per dissetare i l suo figliuolo, lo depositò sulla sabbia e fuggì via disperatamente non volendo assistere alle crudeli agonie della morte di sete. « Non lo vedrò morire! » — Maria invece non fuggì dal Golgotha: con gli occhi intenti, vedeva ogni stilla di sangue rigare la persona del suo Figliuolo, vedeva ogni spasimo del volto divino, vedeva l’orribile morte avvicinarsi lentissimamente.
Ella tutto udiva: le madri non sanno soffrire che qualcuno sparli delle loro creature; o fuggono per non udire o accorrono per difenderle dalla mala lingua. Maria invece era costretta a sentire tutte le bestemmie, le ironie, gl’insulti banali, le sghignazzate che dalle bocche infernali latravano contro suo Figlio morente. « Ecco: hai fatto tanti miracoli per gli altri, fanne uno anche per te e discendi dalla croce. Hai detto che in tre giorni puoi fabbricare un tempio come quello di Salomone e non sai salvarti? Ci hai fatto credere di essere re, ma i tuoi soldati dormono, che non vengono a liberarti? ». L a Madre udiva. E taceva.
Ella tutto provava: lo spasimo nel suo cuore. Il respiro di Gesù si faceva sempre più rantolante, ed il petto gli si dilatava con affannoso convulso per bere un po’ d’aria: ed anch’ella sentiva il suo fiato farsi sempre più corto e quasi mancarle. Sentiva nelle palme delle mani una puntura acutissima come se un chiodo gliele attraversasse, il medesimo dolore sentiva nelle piante dei piedi. – Il cuor di Gesù pulsava con battiti celeri e veementi che lo squassavano come per strapparlo: ed anch’ella sentiva il suo cuore materno rompersi dentro. La lebbre sitibonda cominciò a bruciare tutta la persona del Crocifisso divino: « Ho sete! » gridò. E sua Madre non poté dargli un bacio per placargli l’arsura delle labbra. Quanto è terribile!
Ella tutto comprendeva: quando l’Agonizzante esclamò: «Dio mio, Dio mio! Perché mi hai abbandonato anche tu? » nessuno comprese il significato vero di quelle parole. « Sentite — dicevano — chiama Elia a liberarlo ». Ma la Vergine sapeva che in quel momento Gesù s’era caricato di tutti i peccati del mondo, e provava la vendetta di Dio; sapeva come questo fosse il dolore massimo, ma per alleviarlo non poteva far niente.
Ella tutto sopportò fin anche lo sfregio al cadavere. Anche a Respha (II Re, XXI) avevano crocifisso due figliuoli: ma poi che furono morti, essa poté rimanere per più giorni accanto ai loro cadaveri perché non li mangiassero i corvi rapaci. Maria invece dovette vedere un soldato squarciare con una lancia il costato del suo Gesù: il Figlio già morto non lo avvertì quel colpo, ma la Madre sentì il freddo della lama penetrarle in seno, e dividerle il cuore.
Eppure stava presso la croce. Quando a Davide uccisero il figlio Assalonne, per alcuni giorni fece rimbombare la reggia di urli e di pianti. Maria non fece querela. Il monte tremava, il sole si copriva di caligine, il velo del tempio si fendeva, i sepolcri s’aprivano, solo la Madre stava. Stabat Mater (Giov., XIX, 25).
2. LA DOLOROSA MADRE DEGLI UOMINI
L’Addolorata noi amiamo rappresentarla con il cuore trafitto da sette spade: i sette dolori più gravi della sua vita. Eppure la Vergine rivolgendosi a noi potrebbe
far questo lamento: «Tu super dolorem vulnerum meorum addidisti» (Salm., LXVIII, 27). Un dolore più grave di questi sette, me l’hai dato tu. Non vi sembrapossibile? ascoltate. – Una ricchissima signora di Parigi aveva un figliuolo ch’ella amava sopra ognicosa. Volle dargli un’educazione quale non possono averla se non i figli del re: chiamò i professori più rinomati, non lesinò in ricompense, e poi, a completare la formazionelo mandò in Inghilterra. Di là riceveva di quando in quando lettere del figliuolochiedente denaro sempre: la madre già tutto aveva speso per lui, tuttavia vendette anche l’oro e le gemme di quando era giovane sposa. Le lettere chiedenti danaro continuavano ancora; e la madre vendette i suoi vestiti di seta e poi anche il palazzo in cui abitava. Si ritirò in una stanzetta, povera ma contenta di rivedere tra poco il figlio ricco di titoli e d’istruzione, onorato e invidiato da tutti. Ed ecco un’ultima lettera annunciarle prossimo il ritorno solo che occorreva ancora danaro. E la madre agucchiò, notte e giorno, pur di guadagnare quell’ultimo sforzo. Finalmente sente bussare alla porta; ma non era suo figlio. Venivano a dirle che la giustizia l’aveva agguantato e rinchiuso nel carcere dei delinquenti. « Ma come!— urlava la povera mamma — tutta la mia sostanza fu spesa inutilmente? Il mio danaro fu usato a delinquere? È troppo! È troppo!… ». – Questa non è che una parabola. La realtà è che un’altra madre ha fatto per noi molto di più. Non l’oro, non la seta, ma il suo Figlio divino ha sacrificato per noi, ha versato per noi il sangue del suo sangue! Ed inutilmente. Noi siamo ritornati a peccare nelle nostre cattive abitudini. « Come mai? — pare che oggi ci dica la nostra Madre dolorosa — come!? Per niente ho lasciato crocifiggere il mio Gesù? Il suo sangue fu inutile per la tua anima? Il suo sangue, il mio sangue sparso perla tua redenzione, tu lo tramuti per la tua perdizione? È troppo, è troppo!» Tu super dolorem vulnerum meorum addidisti.
CONCLUSIONE
Cristiani, figli di Maria, che la considerazione dei dolori della Vergine non passi senza frutto davanti all’anima vostra! Ed il frutto sia quello che è consigliato nel libro dell’Ecclesiastico: «Gemitus matris tuæ ne obliviscaris » (VII, 29). Non essere sordo al gemito di tua Madre. Quando il mondo ti affascina con i suoi piaceri e non sai come strapparti dalla fantasia l’immaginazione di delizie velenose, ricordati del pianto di Maria e non dimenticare il gemito di questa tua Madre dolorosa. Gemitus matris tuæ ne obliviscaris. O uomini miserabili! quale pensiero vi agita? Volete voi un’altra volta elevare la croce a Gesù Cristo? Volete rinnovellare a Maria il suo strazio? Lasciamoci commuovere dal grido d’una Madre dolorosa. «Figliuoli! — ci dice Ella — Io ho visto morire il mio Figlio diletto, io sotto la croce ho patito tutto quello che a creatura umana è possibile patire. Eppure tutto quel dolore io non lo conto più, io lo dimentico. Credete al mio amore: il colpo che mi date col vostro peccato, questo è la piaga più spasimante che mi passa il seno, che mi colpisce il cuore! ». Ecco un gemito della Madre nostra; fratelli, non dimentichiamolo.
Credo …
Offertorium
Orémus
Jer XVIII: 20
Recordáre, Virgo, Mater Dei, dum stéteris in conspéctu Dómini, ut loquáris pro nobis bona, et ut avértat indignatiónem suam a nobis.
[Ricordati, o Vergine Madre di Dio, quando sarai al cospetto del Signore, di intercedere per noi presso Dio, perché distolga da noi la giusta sua collera].
Secreta
Offérimus tibi preces et hóstias, Dómine Jesu Christe, humiliter supplicántes: ut, qui Transfixiónem dulcíssimi spíritus beátæ Maríæ, Matris tuæ, précibus recensémus; suo suorúmque sub Cruce Sanctórum consórtium multiplicáto piíssimo intervéntu, méritis mortis tuæ, méritum cum beátis habeámus:
[Ti offriamo le preghiere e il sacrificio, o Signore Gesù Cristo. supplicandoti umilmente: a noi che celebriamo. in preghiera i dolori che hanno trafitto lo spirito dolcissimo della santissima tua Madre Maria, per i meriti della tua morte e per l’amorosa e continua intercessione di lei e dei santi che le erano accanto ai piedi della croce, concedi a noi di partecipare al premio dei beati:]
Præfatio de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Transfixióne beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: ….
[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Transfissione della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]
Communio
Felices sensus beátæ Maríæ Vírginis, qui sine morte meruérunt martýrii palmam sub Cruce Dómini.
[Beata la Vergine Maria, che senza morire, ha meritato la palma del martirio presso la croce del Signore.]T
Postcommunio
Orémus.
Sacrifícia, quæ súmpsimus, Dómine Jesu Christe, Transfixiónem Matris tuæ et Vírginis devóte celebrántes: nobis ímpetrent apud cleméntiam tuam omnis boni salutáris efféctum:
[O Signore Gesù Cristo, il sacrificio al quale abbiamo partecipato celebrando devotamente i dolori che hanno trafitto la vergine tua Madre, ci ottenga dalla tua clemenza il frutto di ogni bene per la salvezza:]
Per l’Ordinario, vedi:
https://www.exsurgatdeus.org/2019/05/20/ordinario-della-messa/