UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO: S. S. PIO IX – “QUI NUPER”

In questa brevissima lettera, il Santo Padre, sottolinea ancora una volta la necessità per la Chiesa di Cristo, di possedere un principato civile « … dichiariamo essere necessario a questa Santa Sede il principato civile, perché senza alcun impedimento possa esercitare, nell’interesse della Religione, la sua sacra potestà (principato civile che i perversissimi nemici della Chiesa di Cristo si sforzano di strapparle), » . Sappiamo ora come è andata a finire la questione per la Sede Apostolica, ma solo in parte sappiamo cosa è successo alla Nazione italiana (guerre coloniali, guerre mondiali, dittatura feroce, milioni di giovani ragazzi immolati al moloch della guerra, milioni di civili falcidiati dagli oppressori nazisti e dai “liberatori” anglo-americani, distruzioni e miserie senza numero …) e possiamo solo immaginare cosa l’aspetti ancora nel tempo prossimo venturo, visto che il Signore è lento nel manifestare la sua ira ma colpisce inesorabilmente quando tutto sembra procedere nel migliore dei modi. Ma le ingiurie per il Santo Padre, il Vicario di Cristo, vero unico e definitivo bersaglio dei servi del demonio [ … satanisti massoni, satanisti modernisti, satanisti pseudo-religiosi della quinta colonna del “novus ordo”, satanisti sedevacantisti e gallicani fallibilisti, kazaro kabalisti …], non sono finite con la usurpazione dei territori strappati alla Chiesa, ma sono proseguite fino alla cacciata del Papa dal suo trono ereditato da Pietro, il Principe degli Apostoli, occupato da un fantoccio manipolato dai poteri demoniaci attraverso i “masculorum concubitores” già annunziati da San Paolo ai suoi fedeli di Corinto: « … nam ejusmodi pseudoapostoli sunt operarii subdoli, transfigurantes se in apostolos Christi. Et non mirum: ipse enim satanas transfigurat se in angelum lucis. Non est ergo magnum, si ministri ejus transfigurentur velut ministri justitiæ: quorum finis erit secundum opera ipsorum ». (II Cor. 11, 13-15). Ma chi persevererà fino alla fine, si salverà, chi non persevererà … ahimè! … là sarà pianto e stridor di denti, secundum opera ipsorum!

Pio IX
Qui nuper

Quel moto di sedizione testé scoppiato in Italia contro i legittimi Principi, anche nei paesi confinanti con i Domini Pontifici, invase pure, come una fiamma d’incendio, alcune delle Nostre Province; le quali, mosse da quel funesto esempio e spinte da eccitamenti esterni, si sottrassero alla Nostra paterna autorità, cercando anzi, con lo sforzo di pochi, di sottoporsi a quel Governo italiano che in questi ultimi anni fu avverso alla Chiesa, ai legittimi suoi diritti ed ai sacri Ministri. Ora, mentre Noi riproviamo e lamentiamo questi atti di ribellione con i quali una sola parte del popolo, in quelle province così ingiustamente disturbate, risponde alle Nostre paterne cure e sollecitudini, e mentre apertamente dichiariamo essere necessario a questa Santa Sede il principato civile, perché senza alcun impedimento possa esercitare, nell’interesse della Religione, la sua sacra potestà (principato civile che i perversissimi nemici della Chiesa di Cristo si sforzano di strapparle), a Voi, Venerabili Fratelli, in così gran turbine di avvenimenti indirizziamo la presente lettera per dare qualche sollievo al Nostro dolore. – In questa occasione vi esortiamo anche affinché, secondo la provata vostra pietà e l’esimia vostra sollecitudine per la Sede Apostolica e la sua libertà, procuriate di compiere quello che leggiamo avere già prescritto Mosè ad Aronne, supremo Pontefice degli Ebrei: “Prendi il turibolo e spargi l’incenso sul fuoco prelevato dall’altare, e incamminati rapidamente verso il popolo per pregare per esso; infatti l’ira del Signore si è già messa in cammino e la ferita incrudelisce grandemente” (Nm 16,6-7). Del pari vi esortiamo a pregare, come già fecero quei santi fratelli Mosè ed Aronne i quali “con il volto chino dissero: O Dio, più forte di tutti i viventi, a causa dei peccati di alcuni la tua ira si sfogherà contro tutti?” (Nm 16,22). A questo fine, Venerabili Fratelli, vi scriviamo la presente lettera, dalla quale riceviamo non lieve consolazione, giacché confidiamo che Voi risponderete abbondantemente ai Nostri desideri ed alle Nostre cure. – Del resto, Noi dichiariamo apertamente che, vestiti della virtù che discende dall’alto e che Dio, supplicato dalle preghiere dei fedeli, concederà alla Nostra pochezza, soffriremo qualunque pericolo e qualunque dolore piuttosto che abbandonare in qualche parte il Nostro dovere apostolico e permettere qualsiasi cosa contraria alla santità del giuramento con cui Ci siamo legati quando, per volontà di Dio, salimmo, benché immeritevoli, a questa suprema Sede del Principe degli Apostoli, rocca e baluardo della Fede Cattolica. – Augurandovi, Venerabili Fratelli, ogni allegrezza e felicità nel compiere il vostro dovere pastorale, con ogni affetto impartiamo a Voi ed al Vostro Gregge l’Apostolica Benedizione, auspice della celeste beatitudine.

Dato in Roma, presso San Pietro, il 18 giugno 1859, anno decimoquarto del Nostro Pontificato.