2 LUGLIO: FESTA DELLA VISITAZIONE (2019)

2 LUGLIO: FESTA DELLA VISITAZIONE (2019)

VISITAZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE

Storia della festa.

Nei giorni che precedettero la nascita del Salvatore, la visita di Maria alla cugina Elisabetta ha già costituito l’oggetto delle nostre meditazioni. Ma era giusto tornare su una circostanza così importante della vita della Vergine, per mettere maggiormente in luce quale profondo insegnamento e quale santa letizia contenga questo mistero. Completandosi nel corso dei secoli, la sacra Liturgia doveva sfruttare questa preziosa miniera in onore della Vergine-Madre. L’Ordine di san Francesco e alcune chiese particolari come quelle di Reims e di Parigi, avevano già – a quanto sembra – preso l’iniziativa quando Urbano VI, nel 1389, istituì la solennità odierna. Il Papa consigliava il digiuno alla vigilia della festa, e ordinava che fosse seguita da un’Ottava; concedeva alla sua celebrazione le stesse indulgenze che Urbano IV aveva, nel secolo precedente, attribuite alla festa del Corpus Domini. La bolla di promulgazione, sospesa per la morte del Pontefice, fu ripresa e pubblicata da Bonifacio IX che gli successe sulla Sede di san Pietro. – Sappiamo dalle Lezioni del primitivo Ufficio composto per questa festa, che lo scopo della sua istituzione era stato, nel pensiero di Urbano, di ottenere la cessazione dello scisma che desolava allora la Chiesa. Mai situazione più dolorosa si era prodotta per la Sposa del Figlio di Dio. Ma la Vergine, a cui si era rivolto il vero Pontefice allo scatenarsi della bufera, non deluse la fiducia della Chiesa. Nel corso degli anni che l’imperscrutabile giustizia dell’Altissimo aveva stabilito di lasciare alle potenze dell’abisso, essa stette in difesa, mantenendo così bene il capo dell’antico serpente sotto il suo piede vittorioso, che nonostante la terribile confusione da esso sollevata, la sua bava immonda non poté contaminare la fede dei popoli; immutabile restava il loro attaccamento all’unità della Cattedra di Roma, chiunque ne fosse il vero detentore in quella incertezza; cosicché l’Occidente, separato di fatto, ma sempre uno quanto al principio, si ricongiunse quasi automaticamente al tempo stabilito da Dio per riportare la luce.

Maria, arca di Alleanza.

Se ci si domanda perché Dio abbia voluto che appunto il mistero della Visitazione, e non un altro, diventasse, mediante la solennità ad esso consacrata, il monumento della pace riacquistata, è facile trovarne la ragione nella natura stessa del mistero e nelle circostanze in cui si compì. È qui soprattutto che Maria appare, infatti, come la vera Arca di alleanza, che porta in sé l’Emmanuele, viva testimonianza d’una riconciliazione definitiva e completa fra la terra e il cielo. Mediante Ella, meglio che in Adamo, tutti gli uomini saranno fratelli; poiché Colui che essa cela nel suo seno sarà il primogenito della grande famiglia dei figli di Dio. Appena concepito, ecco che comincia per Lui l’opera di universale propiziazione. Beata fu la dimora del sacerdote Zaccaria che per tre mesi celò l’eterna Sapienza nuovamente discesa nel seno purissimo in cui si è compiuta l’unione bramata dal suo amore! Per il peccato d’origine, il nemico di Dio e degli uomini teneva prigioniero, in quella casa benedetta, Colui che doveva costituirne l’ornamento nei secoli eterni; l’ambasciata dell’Angelo che annunciava la nascita di Giovanni, e il suo miracoloso concepimento, non avevano esentato il figlio della sterile dal vergognoso tributo che tutti i figli di Adamo debbono pagare al principe della morte all’atto del loro ingresso nella vita. Ma ecco apparire Maria, e satana rovesciato subisce nell’anima di Giovanni la sua maggiore sconfitta, che tuttavia non sarà l’ultima, poiché l’Arca dell’alleanza non cesserà i suoi trionfi se non dopo la riconciliazione dell’ultimo degli eletti.

La letizia della Chiesa.

Celebriamo questo giorno con canti di letizia, poiché qualsiasi vittoria, per la Chiesa e per i suoi figli, si trova in germe in questo mistero; d’ora in poi l’arca santa presiede alle battaglie del nuovo Israele. Non più divisione tra l’uomo e Dio, tra il Cristiano e i suoi fratelli; se l’antica arca fu impotente ad impedire la scissione delle tribù, lo scisma e l’eresia non potranno più tener testa a Maria per un numero più o meno grande di anni o di secoli, se non per far meglio risplendere infine la sua gloria. Da essa si effonderanno senza posa, come in questo giorno benedetto, sotto gli occhi del nemico confuso, la gioia degli umili, la benedizione di tutti e la perfezione dei pontefici (Sal. CXXXI, 8-9, 14-18). All’esultanza di Giovanni, all’improvvisa esclamazione di Elisabetta, al cantico di Zaccaria uniamo il tributo delle nostre voci, e che tutta la terra ne risuoni. Così un giorno veniva salutata la venuta dell’arca nel campo degli Ebrei; Filistei, a quella voce, si accorgevano che era disceso l’aiuto del Signore e, invasi dallo spavento, gemevano esclamando: « Guai a noi; non vi era tanta gioia ieri; guai a noi! » (1 Re, IV, 5-8). Oh, sì: oggi insieme con Giovanni il genere umano esulta e canta; oh, sì: oggi giustamente il nemico si lamenta: il primo colpo del calcagno della donna (Gen. III, 15) schiaccia oggi il suo capo orgoglioso, e Giovanni liberato è in questo il precursore di tutti noi. Più fortunato dell’antico, il nuovo Israele è reso sicuro che non gli sarà mai tolta la sua gloria, non sarà mai presa l’arca santa che gli fa attraversare le onde (Gios. III, 4) e abbatte dinanzi a Lui le fortezze (ibid. 6).

Il cantico di Maria.

Come è dunque giusto che questo giorno, in cui ha termine la serie delle sconfitte iniziatasi nell’Eden, sia anche il giorno dei cantici nuovi del nuovo popolo! Ma a chi spetta intonare l’inno del trionfo, se non a chi riporta la vittoria? Cosicché, Maria canta in questo giorno di trionfo, richiamando tutti i canti di vittoria che furono di preludio, nei secoli dell’attesa, al suo divin Cantico. Ma le vittorie trascorse del popolo eletto erano soltanto la figura di quelle che essa riporta, in questa festa della sua manifestazione, gloriosa Regina che, meglio di Debora, di Giuditta o di Ester, ha cominciato a liberare il suo popolo; sulle sue labbra, gli accenti dei suoi illustri predecessori sono passati dall’aspirazione ardente dei tempi della profezia all’estasi serena che denota il possesso del Dio lungamente atteso. Un’era nuova incomincia per i canti sacri: la lode divina riceve da Maria il carattere che non perderà più quaggiù, e che conserverà fin nell’eternità; ed è ancora in questo giorno che Maria stessa, avendo inaugurato il suo ministero di Corredentrice e di Mediatrice, ha ricevuto per la prima volta sulla terra, dalla bocca di sant’Elisabetta, la lode dovuta in eterno alla Madre di Dio e degli uomini. – Le considerazioni che precedono ci sono state ispirate dal motivo speciale che portò la Chiesa nel XVI secolo ad istituire l’odierna festa. Restituendo Roma a Pio IX esiliato il 2 luglio del 1849, Maria ha mostrato nuovamente che tale data era giustamente per essa un giorno di vittoria.

MESSA

Introitus

(Sedulius).
Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cælum terrámque regit in sǽcula sæculórum.

[Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.]
Ps XLIV: 2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.

[Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema].

Oratio

Orémus.
Fámulis tuis, quǽsumus, Dómine, coeléstis grátiæ munus impertíre: ut, quibus beátæ Vírginis partus éxstitit salútis exórdium; Visitatiónis ejus votiva sollémnitas, pacis tríbuat increméntum. [Concedi, Signore, ai tuoi servi il dono della grazia celeste: e poiché il parto della beata Vergine fu per noi l’inizio della salvezza, la devota festa della sua visitazione accresca la nostra pace]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Cant II: 8-14
Ecce, iste venit sáliens in móntibus, transíliens colles; símilis est diléctus meus cápreæ hinnulóque cervórum. En, ipse stat post paríetem nostrum, respíciens per fenéstras, prospíciens per cancéllos. En, diléctus meus lóquitur mihi: Surge, própera, amíca mea, colúmba mea, formósa mea, et veni. Jam enim hiems tránsiit, imber ábiit et recéssit. Flores apparuérunt in terra nostra, tempus putatiónis advénit: vox túrturis audíta est in terra nostra: ficus prótulit grossos suos: víneæ floréntes dedérunt odórem suum. Surge, amíca mea, speciósa mea, et veni: colúmba mea in foramínibus petra, in cavérna macériæ, osténde mihi fáciem tuam, sonet vox tua in áuribus meis: vox enim tua dulcis et fácies tua decóra. [Eccolo venire, saltellando pei monti, balzando pei colli, simile il mio diletto ad un capriolo, ad un cerbiatto. Eccolo, sta dietro alla nostra parete, fa capolino dalla finestra, adocchia dalle grate. Ecco il mio diletto mi parla: «Alzati, affrettati, diletta mia, colomba mia, bella mia, e vieni. Poiché, vedi, l’inverno è già passato, la pioggia è cessata, è andata; i fiori si mostrano per la campagna, il tempo della potatura è venuto; si ode per la nostra contrada il tubar della tortorella; il fico ha messo fuori i suoi frutti primaticci; le vigne in fiore mandano il loro profumo. Sorgi, diletta mia, bella mia, e vieni. Colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, nei nascondigli della balza, mostrami il tuo viso, fammi sentir la tua voce, poiché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro!]

La visita del Diletto.

La Chiesa ci introduce nelle profondità del mistero. La lettura che precede non è altro se non la spiegazione di quelle parole di Elisabetta in cui si riassume tutta la festa: Al suono della tua voce, il bambino ha trasalito nel mio seno. Voce di Maria, voce della tortora che mette in fuga l’inverno e annuncia la primavera, i profumi e i fiori! A quel segnale così dolce, prigioniera nella notte del peccato, l’anima di Giovanni si è spogliata delle vesti dello schiavo e, sviluppando d’un tratto i germi delle più sublimi virtù, è apparsa bella come la sposa in tutto lo splendore del giorno delle nozze. Quale premura mostra Gesù verso quell’anima prediletta! Fra Giovanni e lo Sposo, quali ineffabili effusioni! Che sublime dialogo dal seno di Elisabetta a quello di Maria! O meravigliose madri, e più meravigliosi figli! Nel felice incontro, l’udito, gli occhi, la voce delle madri appartengono meno ad esse che ai benedetti frutti dei loro seni; e i loro sensi sono come le grate attraverso le quali lo Sposo e l’Amico dello Sposo si vedono, si comprendono e si parlano. Prevenuta dall’amico divino che l’ha cercata, l’anima di Giovanni si desta in piena estasi. Per Gesù, d’altra parte, è la prima conquista; è nei riguardi di Giovanni che, per la prima volta, dopo che per Maria, gli accenti del sacro epitalamio si formulavano nell’anima del Verbo fatto carne e fanno palpitare il suo cuore. Oggi – ed è l’insegnamento dell’Epistola – accanto al Magnificat si inaugura anche il divin cantico nella piena accezione che lo Spirito Santo volle dargli. I rapimenti dello Sposo non saranno mai più giustificati come in questo giorno benedetto né troveranno mai eco più fedele. Uniamo il nostro entusiasmo a quello dell’eterna Sapienza, di cui questo giorno segna il primo passo verso l’umanità intera.

Graduale

Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris.
V. Virgo, Dei Génetrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Felix es, sacra Virgo María, et omni laude digníssima: quia ex te ortus est sol justítiæ, Christus, Deus noster. Allelúja

[Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore.
V. O Vergine Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l’universo non può contenere. Alleluia. alleluia.
V. Te beata, o santa vergine Maria, e degnissima di ogni lode, perché da te nacque il sole di giustizia, il Cristo Dio nostro..]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 1:39-47
In illo témpore: Exsúrgens María ábiit in montána cum festinatióne in civitátem Juda: et intrávit in domum Zacharíæ et salutávit Elísabeth. Et factum est, ut audivit salutatiónem Maríæ Elísabeth, exsultávit infans in útero ejus: et repléta est Spíritu Sancto Elísabeth, et exclamávit voce magna et dixit: Benedícta tu inter mulíeres, et benedíctus fructus ventris tui. Et unde hoc mihi, ut véniat Mater Dómini mei ad me? Ecce enim, ut facta est vox salutatiónis tuæ in áuribus meis, exsultávit in gáudio infans in útero meo. Et beáta, quæ credidísti, quóniam perficiéntur ea, quæ dicta sunt tibi a Dómino. Et ait María: Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo, salutári meo.

[Or in quei giorni Maria si mise in viaggio per recarsi frettolosamente alla montagna, in una città di Giudea, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Ed avvenne che, appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno; ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo; ed esclamò ad alta voce: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. E donde a me la grazia che venga a visitarmi la madre del mio Signore? Ecco, infatti, appena il suono del tuo saluto mi è giunto all’orecchio, il bambino mi è balzato pel giubilo nel seno. E te beata che hai creduto, perché s’adempiranno le cose a te predette dal Signore». E Maria disse: «L’anima mia glorifica il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore]

Carità fraterna.

Maria aveva saputo dall’arcangelo che Elisabetta sarebbe presto diventata madre. Il pensiero dei servigi richiesti dalla sua venerabile cugina e dal bambino che stava per nascere, le fa prendere subito la strada dei monti sui quali è situata l’abitazione di Zaccaria. Così agisce, così sospinge, quando è vera, la carità di Cristo (II Cor. V, 14). Non vi è posizione in cui, con il pretesto di una perfezione più elevata, il Cristiano possa dimenticare i propri fratelli. Maria aveva appena contratto con Dio l’unione più sublime; e facilmente la nostra immaginazione se la raffigurerebbe incapace di qualunque cosa, perduta nell’estasi in quei giorni in cui il Verbo, prendendo carne dalla sua carne, la inonda in cambio di tutti i flutti della sua divinità. Il Vangelo è tuttavia molto esplicito: è proprio in quegli stessi giorni (Lc. 1, 39) che l’umile vergine, assisa fino allora nel segreto del volto del Signore (Sal. XXX, 21), si leva per dedicarsi a tutte le necessità del prossimo nel corpo e nell’anima … e contemplazione. Vuol forse dire che le opere superano la preghiera, e che la contemplazione non è più la parte migliore? No, senza dubbio; e la Vergine non aveva mai così direttamente né così pienamente come in quegli stessi giorni aderito a Dio con tutto il suo essere. Ma la creatura pervenuta alle vette della vita unitiva è tanto più atta alle opere esterne in quanto nessun dispendio di se medesima la può distrarre dal centro immutabile in cui è fissata.

La perfezione.

Sublime privilegio, risultato di quella separazione della mente e dell’anima (Ebr. iv, 12) alla quale non tutti pervengono, e che segna uno dei passi più decisivi nelle vie spirituali, poiché suppone la purificazione talmente perfetta dell’essere umano da formare soltanto più uno stesso spirito con il Signore (I Cor. VI, 17) e porta con sé una sottomissione così assoluta delle potenze che, senza urtarsi, esse obbediscono simultaneamente, nelle loro diverse sfere, all’ispirazione divina. – Finché il cristiano non ha acquistato questa santa libertà dei figli di Dio (Rom. VIII, 21; II Cor. III, 17) non può infatti rivolgersi all’uomo senza lasciare in qualche modo Dio. Non già che debba trascurare per questo i suoi doveri verso il prossimo, nel quale Dio ha voluto che vediamo Lui stesso; beato tuttavia chi, come Maria, non perde nulla della parte migliore attendendo agli obblighi di questo mondo! Ma come è limitato il numero di questi privilegiati, e quale illusione sarebbe credere il contrario!

Maria, nostro modello.

La Madonna é vergine e madre. In essa si realizza l’ideale della vita contemplativa e della vita attiva: la Liturgia ce lo ricorda spesso. In questa festa della Visitazione, la Chiesa la invoca in modo particolare come il modello di tutti coloro che si dedicano alle opere di misericordia; se non a tutti è concesso di tenere nello stesso tempo, al pari di Lei la propria mente assorta più che mai in Dio, nondimeno tutti debbono cercare di accostarsi continuamente, mediante la pratica del raccoglimento e della lode divina, alle vette luminose in cui la loro Regina si mostra oggi nella pienezza delle sue ineffabili perfezioni. Lode. – Chi è costei che s’avanza come aurora che sorge, terribile come un esercito schierato a battaglia? (Cant. VI, 9). O Maria, è oggi che per la prima volta il tuo soave chiarore allieta la terra. Tu porti in te il Sole di giustizia; e la sua luce nascente che colpisce le cime dei monti mentre la pianura è  ancora immersa nella notte, raggiunge innanzitutto il Precursore di cui è detto che tra i figli di donna non v’è uno maggiore. Presto l’astro divino, continuando la sua ascesa, inonderà con raggi di fuoco le più umili valli. Ma quanta grazia in quei primi raggi che si effondono dalla nube sotto la quale egli ancora si nasconde! Poiché tu sei, o Maria, la nube leggera, speranza del mondo e terrore dell’inferno (3 Re, XVIII, 44; Is. XIX, 1).

…per la Visitazione.

Benedici, o Maria, quelli che scelgono la parte migliore. Proteggi il santo Ordine che si gloria di onorare in modo speciale il mistero della tua Visitazione; fedele allo spirito dei suoi illustri fondatori, esso continua a dar ragione del suo nome, effondendo nella Chiesa della terra quegli stessi profumi di umiltà, di dolcezza e di preghiera nascosta che costituirono per gli Angeli la principale attrattiva di questo grande giorno diciannove secoli or sono.

…per coloro che aiutano gli infelici.

Infine, o Vergine, non dimenticare le folte schiere di coloro che la grazia suscita, più numerosi che mai ai tempi nostri, perché camminino sulle tue orme alla ricerca misericordiosa di tutte le miserie; insegna ad essi come si può, senza lasciare Dio, consacrarsi al prossimo: per la maggior gloria di quel Dio altissimo e per la felicità dell’uomo, moltiplica quaggiù i tuoi fedeli imitatori. E fa’ infine che tutti noi, avendoti seguita nella misura e nel modo richiesto da Colui che elargisce a ciascuno i suoi doni come vuole (I Cor. XII, 11), ci ritroviamo nella patria.

[Dom P. Guéranger: L’Anno Liturgico; Ed. Paoline; Alba, 1956]

Credo

Offertorium

Orémus
Beáta es, Virgo María, quæ ómnium portásti Creatórem: genuísti, qui te fecit, et in ætérnum pérmanes Virgo. [Beata te, o Vergine Maria, che hai portato il Creatore di tutti; generasti chi ti ha fatto e rimani vergine in eterno.]

Secreta

Unigéniti tui, Dómine, nobis succúrrat humánitas: ut, qui, natus de Vírgine, Matris integritátem non mínuit, sed sacrávit; in Visitatiónis ejus sollémniis, nostris nos piáculis éxuens, oblatiónem nostram tibi fáciat accéptam Jesus Christus, Dóminus noster:

[Ci soccorra, Signore, l’umanità del tuo unico Figlio, che nascendo dalla Vergine, non diminuì, ma consacrò l’integrità della Madre: nella festa della visitazione renda a te gradita la nostra offerta, liberandoci dalle nostre colpe, lo stesso Gesù Cristo, nostro Signore:]

Communio

Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium. [Beato il seno della Vergine Maria, che portò il Figlio dell’eterno Padre.]

Postcommunio

Orémus.
Súmpsimus, Dómine, celebritátis ánnuæ votíva sacraménta: præsta, quǽsumus; ut et temporális vitæ nobis remédia prǽbeant et ætérnæ [Abbiamo ricevuto, Signore, in questa festa annuale il tuo sacramento: concedi che sia a noi rimedio per la vita presente e per la futura.]

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.