IL PAPA (sec. San TOMMASO)

Il Papa.

[G. Bertetti: I tesori di S. Tommaso d’Aquino; S. E. I. Torino, 1918]

1. Il Papa è il capo di tutta la Chiesa (Contra Gent., 4, 76). — 2. A lui tutti i fedeli, anche i re, debbono ubbidienza (De Regim. Princ, 1, 14). — 3. In che cosa il Papa può dispensare (Quol., 4, 13).

1. Il Papa è il capo di tutta la Chiesa. — L’unità della Chiesa richiede che tutti i fedeli vadano d’accordo nella fede. Accade che intorno alle cose di fede si sollevino dello questioni? La Chiesa allora si dividerebbe per causa delle diverse opinioni, se non si conservasse nell’unità per la sentenza d’un solo. Dunque, perché si conservi l’unità della Chiesa, ci vuol uno che presieda a tutta la Chiesa. È poi manifesto che nelle cose necessarie Gesù Cristo non vien meno alla sua Chiesa ch’egli amò, spargendo per essa il suo sangue; se anche della sinagoga fu detto dal Signore: « Che cos’altro avrei dovuto fare alla mia vigna, e non ho fatto? » (ISA., V, 4). Nessun dubbio quindi che per ordinazione di Gesù Cristo, ci sia uno che presieda a tutta la Chiesa. Nessun dubbio ci dev’essere che il regime della Chiesa sia ottimamente ordinato, essendo stato costituito da Quello per cui « regnano i re e fan giusti decreti i legislatori» (Prov., VIII, 15). Ora, il miglior governo d’un popolo è quel che risiede in un solo: perché un solo, meglio che molti, è causa di quella pace e di quell’unità ch’è il fine d’ogni governo. Dunque il regime della Chiesa è disposto in modo che uno solo presieda a tutta la Chiesa. – La Chiesa militante trae somiglianza dalla Chiesa trionfante: onde San Giovanni nell’Apocalisse vide la Gerusalemme discendente dal Cielo, e a Mosè fu detto che facesse tutto secondo l’esemplare dimostratogli sul monte. Ebbene, nella Chiesa trionfante presiede un solo, quel solo che presiede pure in tutto l’universo, Dio: « essi saran suo popolo, e lo Stesso Dio sarà con essi Dio loro » (Apoc, XXI, 3). Dunque anche nella Chiesa militante ci sarà uno che presiede a tutti: « saran congregati i figli di Giuda e i figli d’Israele parimenti, e porranno a sé un solo capo » (OSEA, 1, 11); e dice il Signore: « Sarà un solo ovile e un solo pastore » (JOAN., X, 16). Non basterà asserire che il solo capo e il solo pastore è Gesù Cristo, che è l’unico sposo della Chiesa una. Tutti sappiamo che ogni sacramento della Chiesa è compiuto da Gesù Cristo: è Lui che battezza, è Lui che rimette i peccati, è Lui il vero sacerdote che si offrì sull’altare della croce e che dà la virtù di consacrare il suo corpo ogni giorno sui nostri altari: tuttavia, poiché non sarebbe rimasto con la sua presenza corporale in mezzo ai fedeli, s’elesse dei ministri che dispensassero ai fedeli i sacramenti. Per la ragione medesima di sottrarre la sua presenza corporale alla Chiesa, lasciò in sua vece chi avesse cura della Chiesa universale. Quind’è che prima della sua ascensione disse a Pietro: « Pasci le mie pecore » (JOAN., XXI, 17); e prima della passione: « Tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli » ( Luc. XXII, 32); e a lui solo promise: « A te darò le chiavi del regno dei cieli » ( MATTH., XVI, 19), per dimostrare che la potestà delle chiavi sarebbe da lui derivata ad altri per la conservazione dell’unità della Chiesa. Né si può dire che questa dignità data a Pietro non sia da lui derivata ad altri. È chiaro che Gesù Cristo istituì la Chiesa in modo da durare sino alla fine del mondo: « sederà sul soglio di Davide e sul suo regno, per confermarlo e corroborarlo nel giudizio e nella giustizia, da ora fino in sempiterno » (ISA., IX, 7). È chiaro dunque che Gesù Cristo costituì nel ministero quei che c’erano allora, sicché la lor potestà derivasse ai posteri, per l’utilità della Chiesa, sino alla fine del mondo; principalmente perché Egli stesso lo dice: « Ecco che io sono con voi per tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli » (MATTH., XXVIII, 20).

2. Tutti i fedeli, anche i re, debbono ubbidienza al Papa. — Vivere secondo la virtù non è l’ultimo fine del popolo: ma il pervenire con una vita virtuosa all’ultima beatitudine che s’aspetta dopo la morte nel godimento di Dio: beatitudine acquistataci dal sangue di Gesù Cristo, beatitudine per il cui possesso ricevemmo l’arra dello Spirito Santo. Se a quest’ultimo fine noi potessimo arrivare per virtù dell’umana natura, dovrebbe condurvici chi ha in sua mano il supremo potere. Ma poiché il fine del godimento divino non si raggiunge per virtù umana, ma per virtù divina, non all’umano ma al divino regime spetterà il condurci a un tal fine. A capo di questo regime sta un Re, che non solo è uomo ma anche Dio, ossia il Signor nostro Gesù Cristo, che, facendo gli uomini figli di Dio, gl’introduce nella gloria celeste. A lui è stato affidato questo regime che non si corrompe, a Lui che dalla Scrittura è chiamato non solo Sacerdote ma anche Re (JER., XXIII, 5). Da Lui è derivato il regale sacerdozio: e, ciò ch’è più, tutti i fedeli di Cristo, in quanto sono suoi membri, son chiamati re e sacerdoti. Il ministero di questo regno, affinché le cose spirituali rimanessero distinte dalle cose corporali, non fu affidato ai re terreni, ma ai sacerdoti e precipuamente al Sommo Sacerdote successore di Pietro, vicario di Gesù Cristo e Romano Pontefice. A lui appartiene la cura dell’ultimo fine, e a lui devono sottomettersi e lasciarsi dirigere dal suo impero quei che hanno la cura dei fini antecedenti. Era giusto che i sacerdoti dei gentili fossero soggetti ai re: perché il loro sacerdozio e tutto il loro culto era per l’acquisto dei beni temporali. Anche nella legge antica i sacerdoti erano soggetti ai re: perché la legge antica prometteva beni terreni, che non il demonio ma il Dio vero avrebbe dato al popolo religioso. Ma nella nuova legge v’è un più sublime sacerdozio, per cui gli uomini sono condotti ai beni celesti.

3. In che cosa il Papa può dispensare. — Avendo il Papa la pienezza della potestà sulla Chiesa, può dispensare su tutto ciò che fu istituito dalla Chiesa o dai prelati della Chiesa. Son le cose che si dicono di diritto umano o di diritto positivo. Non può dispensare intorno a ciò ch’è di diritto divino o di diritto naturale: perché queste cose traggono efficacia da divina istituzione. – Diritto divino è quel che si riferisce alla legge nuova o alla legge antica. Ma fra l’una e l’altra legge v’è questa differenza: che la legge antica determinava molte cose, tanto nei precetti cerimoniali appartenenti al culto di Dio, quanto nei precetti giudiziali appartenenti alla conservazione della giustizia fra gli uomini; ma la legge nuova, ch’è legge di libertà, non ha più siffatte determinazioni, contentandosi dei precetti morali della legge naturale, e degli articoli della fede, e dei sacramenti della grazia: perciò si dice anche legge di fede e legge di grazia. Le altre cose che appartengono alla determinazione degli umani giudizi o alla determinazione del culto divino, Gesù Cristo, latore della nuova legge, le lasciò liberamente da determinare ai prelati della Chiesa e ai principi del popolo cristiano: perciò queste determinazioni appartengono al diritto umano, in cui il Papa può dispensare. Ma nelle, cose che son della legge di natura, e negli articoli della fede, e nei Sacramenti della nuova legge, il Papa non può dispensare: ciò non potrebbe essere in favore della verità, ma sarebbe contro la verità.

A queste note dell’Angelico aggiungiamo qualche riga di un sermone celebre (… non per i sedevacantisti sembra), di S. Leone Magno che si legge nel Breviario [quello Romano, forse i sedevacantisti ed i fallibilisti ne hanno uno … modificato …] :

Omelia di san Leone Papa

Sermone 2 nell’anniversario della sua elezione, prima della metà


Allorché, come abbiamo inteso dalla lettura del Vangelo, il Signore domandò ai discepoli, chi essi in mezzo alle diverse opinioni degli altri credessero ch’egli fosse, e gli rispose il beato Pietro con dire: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matth. XVI, 16; il Signore gli disse: « Beato te, Simone, figlio di Giona, perché non te l’ha rivelato la natura e l’istinto, ma il Padre mio ch’è nei cieli Matth. XVI, 17-19: e io ti dico, che tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di lei: e darò a te le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa legherai sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa scioglierai sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli». Rimane dunque quanto ha stabilito la verità, e il beato Pietro conservando la solidità della pietra ricevuta, non cessa di tenere il governo della Chiesa affidatagli.

Infatti in tutta la Chiesa ogni giorno Pietro ripete: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; ed ogni lingua, che confessa il Signore, è istruita dal magistero di questa voce. Questa fede vince il diavolo e spezza le catene di coloro ch’esso aveva fatti schiavi. Questa, riscattatili dal mondo, li introduce nel cielo, e le porte dell’inferno non possono prevalere contro di lei. Perché essa ha ricevuto da Dio fermezza sì grande, che né la perversità della eresia poté mai corromperla, né la perfidia del paganesimo vincerla. Così dunque, con questi sentimenti, dilettissimi, la festa odierna viene celebrata con un culto ragionevole; così che nella umile mia persona si consideri ed onori colui nel quale si perpetua la sollecitudine di tutti i pastori e la custodia di tutte le pecore a lui affidate, e la cui dignità non vien meno neppure in un erede.

Ai “distratti” sedevacantisti si potrebbe chiedere, cosa intendano essi per: “OGNI GIORNO fino alla fine dei tempi”, parole che Nostro Signore Gesù Cristo, ed i suoi Vicari poi, avrebbe pronunciato con inganno (bestemmia atroce e totalmente  inverosimile in chi è la VERITÁ e SAPIENZA); ma noi pensiamo che l’inganno sia sempre del solito serpente menzognero che si serve di sempre nuovi adepti! Occorre quindi vegliare su qualsiasi “fur et latro” (Joan. X), … oggi con le vesti sedevacantiste … che voglia intrufolarsi nell’ovile della Chiesa come “pecora matta”, per sbranare gli agnelli.

E a proposito sulle amene idiozie che si dicono sul Papa nascosto da imbecilli vari, coloro che ignorano il Vangelo [… forse ce ne sarà uno “adattato” dagli apostati scismatici sedevacantisti! … cani sciolti e papi di se stessi …] ed i Padri della Chiesa, aggiungiamo:

Léctio sancti Evangélii secúndum Matthǽum.
Matt X: 23-28
In illo témpore: Dixit Jesus discipulis suis: Cum persequentur vos in civitate ista, fugite in aliam. Et réliqua.

Homilia sancti Athanasii Epíscopi.
In Apologia de fuga sua, ante med.

La legge ordinava di stabilire delle città di rifugio, in cui, coloro che in qualsiasi modo fossero cercati a morte, potessero rimanervi sicuri. Inoltre, venuto nella pienezza dei tempi quello stesso Verbo del Padre, che antecedentemente aveva parlato a Mosè, diede di nuovo quest’ordine, dicendo: « Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra ». E poco dopo aggiunge: « Quando vedrete l’orrore della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge, comprenda), allora quelli che dimorano nella Giudea, fuggano ai monti; e chi starà sulla terrazza, non discenda per prender nulla di casa sua ; e chi è al campo, non ritorni per pigliar la sua veste ». Istruiti da queste cose, i Santi ne fecero sempre la regola della loro condotta. Infatti il Signore, prima ancora della sua venuta nella carne, aveva già detto ai suoi ministri quanto ora qui comanda ; e questo precetto conduce gli uomini alla perfezione. Perché bisogna assolutamente osservare quanto Dio comanda. Ond’è che lo stesso Verbo fattosi uomo per noi, non ha stimato indegno di nascondersi, come noi, allorché era cercato; e di fuggire altresì e d’evitare le insidie, allorché veniva perseguitato: ma quando venne il tempo da se stesso stabilito, in cui voleva soffrire nel corpo per tutti, si diede spontaneamente da sé nelle mani degl’insidiatori.

CHE LA VERGINE MARIA CI LIBERI DAGLI ERETICI, APOSTATI, SCISMATICI PSEUDO-TRADIZIONALISTI DEI NOSTRI TEMPI!! …

et Ipsa conteret

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: APRILE 2019

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA:

APRILE 2019

Aprile è il mese che la Chiesa dedica alla Santa Pasqua ed alle litanie maggiori.

Surrexit, non est hic. [Marc. XVI]

Asciugate le vostre lagrime, fratelli miei, e date un libero corso alla vostra allegrezza; Colui che è stato dato alla morte per i vostri peccati, è risuscitato per vostra giustificazione; Colui che faceva pochi giorni orsono il soggetto della vostra tristezza, deve in quest’oggi essere l’oggetto del vostro gaudio; non cercate Gesù Cristo tra i morti; non è più nel sepolcro, Egli è risuscitato. Questa fu la felice e gradita nuova che l’Angelo del Signore annunziò a quelle pie donne che vennero al sepolcro di Gesù Cristo tre giorni dopo la sua morte, per imbalsamare il suo corpo. Voi venite a cercare, disse loro quell’Angelo, Gesù nazareno che è stato crocefisso; ma non lo troverete, non è più qui. Affrettatevi solamente di andare ad annunziare la risurrezione del vostro Maestro ai suoi discepoli, e dite loro che lo ritroveranno in Galilea, dove va a precederli.

Ibi eum videbitis, sicut dixit vobis [Marc. XVI).

[Mons. Billot: Discorsi parrocchiali, presso S. Cioffi, Napoli, 1840]

 LITANIE O ROGAZIONI.

[Dom Guéranger: “Istituzioni liturgiche”, vol. I]

ISTRUZIONE.

Litania, che vuol dire Preghiera, è parola greca derivata dal verbo lìtanevo, che significa: “prego”. Le Litanie Maggiori cadono nel giorno 25 Aprile, e si dicono maggiori, o perché ebbero origine dalla maggiore delle Chiese, quale si è Roma, o perché comandate in tutta la Cristianità da S. Gregorio, detto “Magno”, il quale, se non ne fu l’istitutore, dacché egli stesso ne parla come di cosa già in uso, fu però quel Papa che le universalizzò dopo di averle celebrate con una solennità tutta particolare, allorquando nel 598, per impetrare la cessazione della peste che desolava tutta Roma, chiamò tutto il Clero e, tutto il Popolo ad una Processione di penitenza che fece capo alla chiesa di Santa Maria Maggiore e durante la quale si serenò il cielo, cessò la mortalità, e si vide sulla mole Adriana un Angelo che rimetteva nel fodero la propria spada, per significare che il flagello era cessato. Fu in quella circostanza che all’antica mole Adriana si mutò il nome in quello di Castel sant’Angelo, e vi fu eretta la grande statua di S. Michele.

Queste sono le feste che la Chiesa Cattolica celebra in questo mese di Aprile:

2 Aprile S. Francisci de Paula Confessoris    Duplex

4 Aprile S. Isidori Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

5 Aprile S. Vincentii Ferrerii Confessoris    Duplex

1° Venerdì

6 Aprile 1° Sabato

7 Aprile Dominica I Passionis    Semiduplex I. classis *I*

11 Aprile S. Leonis I Papæ Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Feria

13 Aprile S. Hermenegildi Martyris    Feria

14 Aprile Dominica II Passionis seu in Palmis    Semiduplex I. classis

17 Aprile S. Aniceti Papæ et Martyris    Simplex

18 Aprile Feria Quinta in Cena Domini    Duplex I. classis *I*

19 Aprile Feria Sexta in Passione et Morte Domini    Duplex I. classis

20 Aprile Sabbato Sancto    Duplex I. classis

21 Aprile Dominica Resurrectionis    Duplex I. classis

22 Aprile Die II infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

23 Aprile Die III infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

                             S. Georgii Martyris

24 Aprile Die IV infra octavam Paschæ    Semiduplex

                      S. Fidelis de Sigmaringa Martyris   

25 Aprile Die V infra octavam Paschæ   

                     S. Marci Evangelistæ    Duplex II. classis

26 Aprile Die VI infra octavam Paschæ    Semiduplex

                      SS. Cleti et Marcellini Summorum Pontificum et Mártyrum   

27 Aprile Sabbato in Albis    Semiduplex

                       S. Petri Canisii Confessóris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

28 Aprile Dominica in Albis in Octava Paschæ    Duplex I. classis

29 Aprile S. Petri Martyris    Duplex

30 Aprile S. Catharinæ Senensis Virginis    Duplex