LO SCUDO DELLA FEDE (52)
[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murte, FIRENZE, 1858]
FALSITA’ DEL PROTESTANTESIMO
CAPITOLO II.
SI CONVINCE FALSO IL PROTESTANTISMO DALLE PERSONE CHE LO PROPAGANO.
Direte forse che se erano cattivi quei primi Maestri, non sono cattivi quelli che vi parlano adesso del Protestantismo. Miei cari, se anche fossero buoni, non dovreste ascoltarli, perché non vi ripetono altro che quello che hanno detto quei primi Protestanti malvagi. Ma il vero si è che anche questi sono tali da vergognarsene a seguitarli. State attenti che hanno la pelle di pecora che li ricopre, ma dentro sono lupi. – Io voglio farveli conoscere un poco. Prima sono ignorantissimi, poi sono superbi, poi sono avari, poi sono torbidi ed inquieti. – Chi sono costoro che vi vogliono ammaestrare?? se fossero anche Dottori, Letterati, Avvocati, Medici, non sarebbero per ciò maestri di Religione. L’avere studiata una Scienza, non dà il diritto d’insegnarne un’altra non studiata. Ditemi: potrebbe un calzolaio, perché sa fare le scarpe, fare anche il sarto e cucire gli abiti? Un avvocato saprebbe condurre l’aratro come Io conducete voi? Eh certo no. Ciascuno la sua professione. Ora come dunque potrebbe un Medico, un Dottore, perchè hanno studiato il modo di curare le febbri o di trattare le cause, parlare con scienza e profondità della Religione? Bisogna aver fatto gli studi necessari. Questi studii necessarii sono difficili, sono ardui, sono scabrosi, richiedono molto tempo, molta fatica: epperò è che neppure a loro dovreste dar retta, quando vi venissero ad inzuffolare alle orecchie certe proposizioni contro la S. Fede: perché quando voi sapete il Catechismo, di queste cose ne sapete quanto loro. Ma se dunque neppure un uomo di lettere qualunque, perché non ha fatti gli studi necessari, non potrebbe insegnarvi queste cose, dite, non sono ridicoli quelli che vi si danno per maestri in questa grande scienza e non sono mai stati scolari? Imperocché parliamo chiaro: chi sono quelli che si presentano a voi per farvi da maestri? Sono calzolai, sono sarti, sono barbieri, sono scarpellini, sono maestri da muro, sono contadini pari vostri. Oh non è questa la più ridevole cosa del mondo? Domandate adunque un poco a questi Maestroni, quando hanno imparata la Teologia, se al bischetto quando tiravano lo spago, o quando affilavano il rasoio, o quando cucivano le cappe, o portavano il vassoio della calcina. Domandate loro, quando hanno studiato i gran libri di S. Agostino, di S. Girolamo, di S. Gregorio, di S. Ambrogio, di S. Gio. Grisostomo, di S. Tommaso e di tanti altri gran Santi della Chiesa. Credono essi che disputare della Religione sia lo stesso che fare la saponata per la barba, o murare una finestra, o rimettere i tacchi ad una scarpa? Arroganti e superbi! Sapete dove hanno fatti i loro studii? Hanno letto qualche pezzo di una Bibbia guasta e corrotta, senza saperla leggere, senza intenderla, ed hanno appreso di viva voce da qualche mariuolo pari loro quattro spropositi, e adesso vi fanno i maestri addosso, e condannano il Papa, i Teologi e tutti quei grandi uomini che fiorirono nella S. Chiesa per tanti secoli, che riempirono le biblioteche dei loro dotti volumi, che propagarono la Fede con le loro s. predicazioni, che l’autenticarono coi miracoli loro, che la confermarono anche col loro sangue. Oh temerità veramente diabolica! E di qui voi potrete vedere quale sia anche la loro superbia. L’anteporsi che fanno a tutti quei gran Santi, basta a darvene un’idea. L’osare di contraddire tutti i sapienti che sono ora nella Chiesa, tutti i legittimi Pastori, tutti i Sacerdoti. ve lo potrà far comprendere anche meglio. Né vale a scusarli quella ragione sciocca che adducono, che essi seguono il puro Vangelo, che seguitano Gesù Cristo, e che però non sono superbi se fanno cosi. No, non vale questa ragione, perché sarà sempre vero che essi hanno la pretensione di conoscere da sé soli il puro Vangelo meglio che i sacerdoti che l’hanno studiato, meglio che tutta la S. Chiesa, la quale non l’intende a loro modo. Se non è questa una superbia infernale, al mondo non vi è più superbia. Del resto per convincervene affatto, fate così: mirateli un pochino questi nuovi dottori, mirateli all’importanza che si danno, al modo con cui insegnano, come sputano tondo sopra tutte le questioni anche più sublimi e più difficili, come pretendono di capir tutto, di poter fare i maestri a tutti, come si vantano del loro sapere, come vanno tronfi e pettoruti, allorquando hanno da fare con quelli che non hanno fatti studi su quelle materie di cui discorrono: pare che abbiano il tripode della sapienza in corpo, tanto sono vani ed orgogliosi. Son proprio quei maestri di errore che Gesù Cristo ci avvertì di fuggire. Ma vi è altro ancora sul loro conto. Volete che io ve lo confidi? Ci è anche una buona dose d’interesse in questi Apostoli dell’errore. Vengono da voi col collo torto e fingendo di volervi insegnare la verità, e tutto per amor delle vostre anime: ma non ci credete; più che delle vostre anime, preme loro dei propri corpi e più che del vostro vantaggio, s’interessano della propria borsa. Avete da sapere che i Protestanti hanno nei loro paesi fondate delle società per propagare gli errori delle loro sette, e contribuiscono perciò di molto denaro. Ora con questo danaro si stipendiano poi questi maestrucoli che vanno girando per le campagne e si comprano le anime a tanto il giorno. Se voi direte loro questo, faranno le viste di andare in collera, ma state pur certi che vanno in collera appunto perché sono toccati sul vivo. Le prove si hanno a migliaia, in Genova, in Savoia, nell’Irlanda, in Firenze stessa, dove parecchi che si erano lasciati miseramente ingannare, dopo di essersi convertiti hanno poi pubblicamente manifestato che ricevevano i tre, i quattro, i cinque paoli il giorno come prezzo di loro apostasia, e come salario per tirare anche altri nello stesso laccio di dannazione. Anime vili che trafficano il sangue prezioso di Gesù Cristo per un infame danaro come già fece Giuda! Ma e che interesse possono avere nei paesi Protestanti a spendere tanto per rovinare le nostre anime? Giacché volete sapere anche questo, ed io ve lo dirò e con tanto maggiore certezza, quanto che alcuni di loro un po’ imprudenti se lo sono lasciato fuggire dai denti, chiaro e spiattellato. Veggono quei galantuomini i nostri bei paesi; le nostre belle campagne ricche di ogni bene del Signore, veggono tanti bei pascoli pel bestiame, veggono tanti bei campi pieni di frumenti e di ogni maniera di legumi, veggono le nostre belle vigne cariche di ogni sorta d’uve, veggono i nostri oliveti produrre tanta copia d’olio, veggono i nostri gelsi che bastano ad allevare tanto numero di filugelli, veggono tante sorta di frutta che ci spuntano in ogni stagione, e come essi nei loro freddi paesi non hanno tutti questi beni, fanno all’amore con le nostre campagne e città. Vorrebbero mettervi sopra una zampetta, per goderli essi rubandoli a noi. Per arrivare a questo intento, la prima cosa è affratellarsi con noi, stringersi a noi: ma perciò come veggono che è di grande ostacolo la diversità della Religione, cercano in primo luogo di farci Protestanti come loro. Quando avranno fatto questo primo passo e vedranno di avere buon numero di seguaci, sperano di potere fare qualche altra cosa. Stringono quell’amicizia che il lupo stringe con le pecore, si cacciano in casa nostra col pretesto del commercio e vanno spillandoci tutto il bello e tutto il buono, come hanno fatto già in altri paesi: e se non basta rubar tutto ciò con buona grazia, e se l’occasione si presenta di fare qualche cosa di più; per esempio un po’ di rivoluzione … mandare a spasso qualcuno … e chiamare in casa qualche altro … non lasciano poi di farlo. Avete osservato come fanno certe buone donne quando in Chiesa vi domandano un cantoncino di banco? Sulle prime basta loro ogni poco, poi a mano a mano si accomodano tanto bene, che tocca a voi lasciar loro tutto il posto. Per concludere adunque siate sicuri che tutto questo affare del Protestantismo altro non è che un vilissimo interesse che muove quei che vi predicano e quelli che li mandano, e perciò gettano sulle prime un poco di danaro come voi gettate la sementa, sperando di raccogliere a suo tempo molto di più. – Un’altra cosa vogliono da voi certi altri. E che vorrebbero? Fare un po’ di rivoluzione e levare la castagna dal fuoco con la vostra zampa, per non bruciarsi la loro. Vi ricordate di tutte belle teorie che pubblicavano nel quarantotto? L’unione d’Italia, l’indipendenza d’Italia, e tanti bei paroloni vi promettevano l’oro a sacca da godersi tuttodì con le mani in panciolle? Essi vorrebbero rimettere in piedi tutte quelle baldorie perché riescono di profitto a loro, se non a voi. Ma come fare? I governi tengono aperti gli occhi, ed anche i popoli si sono disingannati di tanti sogni dorati e non si lasciano più accalappiare. Non si possono più fare i conventicoli ed i capannelli, dove si parli della politica. Si fa dunque così, si lasciano stare le cose del governo e si finge che si tratti soltanto di religione. Cercano di arrotarvi come Protestanti sotto le loro bandiere, per scoprirsi al giorno della rivolta e farvi diventare rivoluzionari e ribelli; con che fanno un tradimento nerissimo a voi, alle vostre famiglie e vi espongono a tutti i pericoli a cui sono esposti i nemici della società. In una parola si fingono maestri di religione, e sono ministri di rivoluzione. Nè queste sono cose nuove. Han fatto così nella Germania, così nella Francia i Protestanti, or sotto nome di Anabattisti. or sotto nome di Ugonotti, ed hanno scompigliati altamente tutti quei regni. Macchinano lo stesso a dì nostri, e variato solo il paese in cui operano, ed il pretesto sotto cui lavorano, lo scopo è sempre lo stesso, abbattere ogni governo e giungere ad una sfrenatissima libertà. – Avrei ancora qualche altra cosetta sul conto di questi maestri e fabbricatori d’ eresie da confidarvi, ma ve la dirò in segreto più sotto.