LO SCUDO DELLA FEDE (XLVI)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XLVI

IL PURGATORIO.

Il dogma del purgatorio. — desso un luogo determinato e fisso? — Quali ne sono le pene e qual è la loro durata? — Il purgatorio non è forse invenzione dei preti? — Non si fanno per esso dei traffici indegni sulla celebrazione della Messa?

— E passando ora a quella parte della Chiesa chiamata purgante, mi dica un po’ qual è propriamente il dogma del purgatorio, che la Chiesa ci propone e che noi dobbiamo credere per essere veri Cristiani?

Eccolo: esso si può esprimere in queste semplici parole: « Esiste un purgatorio, in cui le anime dei fedeli morti in istato di grazia, ma con peccati veniali o senza aver compiuta la penitenza dovuta sia ai peccati veniali, sia ai peccati mortali perdonati quanto alla colpe e alla pena eterna, sono purificate e scontano del tutto la pena temporale; e a queste anime noi possiamo recar sollievo per mezzo dei nostri suffragi, e specialmente col sacrificio della santa Messa ».

— Il Purgatorio è desso veramente un luogo determinato e fisso, oppure è uno stato particolare delle anime dei defunti, le quali soffrono in qualsiasi luogo di questo mondo piaccia a Dio?

La sentenza più comune è più probabile è che il purgatorio sia veramente un luogo determinato e fisso. Così la pensano S. Bernardo, S. Tommaso d’Aquino, S. Bonaventura, il Suarez e molti altri. La liturgia Cattolica chiama il purgatorio col nome di inferno, di lago profondo, di tartaro, di luogo oscuro, di bocca del leone; ma tali parole non vogliono significare altro che luogo incognito e pieno di tormenti e di privazione. Epperò quando la Chiesa invoca Iddio a favore di quelle anime, dicendo: Libera eas de pœnis inferni, de profundo lacu, le ore leonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum, non intende far altro che supplicare la divina misericordia, che si degni di liberare dalle pene del purgatorio quelle anime giuste e riceverle fra gli splendori immortali della gloria celeste. Tuttavia benché sia più probabile che si trovi pel purgatorio un luogo fisso e determinato, dove vadano e siano rilegate le buone anime dei defunti, non creerebbe nessuna difficoltà il dire, come fanno S. Gregorio Magno, S. Pier Damiani ed altri Santi, in alcuni loro racconti, che qualcuna di quelle anime per disposizione particolare di Dio, debba scontare altrove la sua penitenza. Non accade forse lo stesso presso i governi di questo mondo? Anch’essi hanno i loro carceri, ove di legge ordinaria si rinchiudono tutti i condannati -, ma questo non impedisce, che taluno di essi sia talvolta per qualche ragione speciale mandato altrove ad espiare la sua pena, in una cittadella, o su di una nave, o in un ospedale, o in altro luogo particolare. – Adunque può essere benissimo che per ragioni da Dio conosciute le anime del purgatorio errino qua e là nel nostro mondo, si trovino in qualche luogo particolare di esso, entrino persino nelle nostre abitazioni, ma ciò deve essere una eccezione, e probabilmente eccezione molto rara. Ed ecco, mio caro, tutto ciò che secondo l’insegnamento dei sacri dottori si può dire intorno al luogo del purgatorio. Il fare noi altri ricerche ed ipotesi sono cose al tutto inutili e pericolose. Poiché adunque Iddio non volle rivelare dove sia il purgatorio, ci basti sapere e credere quello che Egli ci ha rivelato, che cioè il purgatorio esiste.

Bisogna credere che le anime vi soffrono la privazione temporaria di Dio. È poi dottrina universale della Chiesa, benché non definita, che vi soffrano pure la pena del fuoco.

— Come mai le anime purganti essendo separate dai loro corpi possono soffrire la pena del fuoco?

Ciò anzitutto non si può dimostrare che sia impossibile. Ma quando pure alla ragione umana sembrasse tale, è certo che Iddio con la sua onnipotenza può anche far questo, che le anime benché prive del corpo soffrano, come accade certamente per i demoni nell’inferno, ancorché siano spiriti privi di corpo e per le anime dannate prima dell’universale giudizio. Senza alcun dubbio le anime purganti per essere anime separate dal corpo soffrono in un modo affatto diverso da quello, con cui soffriamo noi nel mondo, ma precisamente perché noi non abbiamo alcuna esperienza, né alcuna idea di un tal modo di soffrire, non possiamo dire nulla del medesimo.

— È vero che le pene del purgatorio siano eguali a quelle dell’inferno?

Potranno essere somiglianti per l’intensità, ma per la loro durata solo temporaria, e per lo scopo a cui servono, e per l’effetto che producono di purificare le anime sono così diverse da quelle dell’inferno, da costituire tra se stesse e quelle un vero oceano di separazione e di distanza.

— È giusto quello che pensano taluni, che le anime del. purgatorio, come i dannati dell’inferno si abbandonino a lamenti, a gridi, ad urli e simili?

Ciò è falsissimo. Le anime del purgatorio amano Iddio di un amore ardentissimo, epperò conformano pienamente la loro volontà alla sua, ed altro non vogliono che purificarsi in quel modo che piace a Dio, e a ciò si adattano con ineffabile piacere. Epperò ha ben ragione il nostro sommo poeta, Dante, quando dipingendo con profonda verità teologica lo stato delle anime del purgatorio, parla dei dolci assenzi, dei dolci martirii, del patire che dovrebbesi chiamare gioire e pone in bocca a quelle anime non grida di dolore, ma soltanto preghiere, sospiri e teneri lamenti.

— E per quanto tempo le anime del purgatorio dovranno soffrirne le pene?

Anche a questa domanda non si può dare una risposta precisa. Tuttavia la stessa ragione insegna che la durata delle pene del purgatorio non è eguale per tutti, ma bensì più o meno lunga a seconda dei diversi demeriti delle anime. Così è certo, come ci insegna la Chiesa, che le pene del purgatorio non si estenderanno al di là del giorno del giudizio, perché in quel giorno Gesù Cristo condurrà seco in paradiso tutti i giusti, epperò a quelli che moriranno negli ultimi tempi e dovrebbero fare un lungo purgatorio, Iddio regolerà per la necessaria riparazione. Ma all’infuori di ciò nulla possiamo precisare.

— Ma io ho inteso più volte a dire che il purgatorio è un’invenzione dei preti, anzi la loro bottega.

Così dicono gl’increduli e i protestanti. Ma chi si compiaccia per poco studiare questo punto di dottrina non verrà forse a conoscere che sempre, da per tutto, presso tutti i popoli vi è stata questa credenza? Gli uomini dei diversi tempi e dei diversi luoghi del mondo, come insegna il Bellarmino, hanno potuto con le favole di loro invenzione intendere e spiegare in modo diverso l’esistenza del Purgatorio, come hanno fatto per ciò che riguarda l’esistenza di Dio e l’esistenza del Paradiso e dell’Inferno: tuttavia tutti si sono accordati nella verità sostanziale di questo dogma, tutti cioè hanno riconosciuto esservi un luogo dove le anime dei trapassati, non ancora del tutto pure, si vanno purgando delle loro colpe, e che i viventi della terra possono venir loro in aiuto.

— Ad ogni modo però del purgatorio non si parla affatto nelle Sacre Scritture.

Sì, i protestanti dicono anche questo, ma per dar valore alla loro asserzione sai che cosa hanno fatto? Oltre all’avere contestata la forza dimostrativa di vari passi della Scrittura relativi a questo dogma, hanno tolto persino dalla medesima il Libro dei Maccabei, che ne parla nel modo più esplicito. Di fatti ivi si narra che Giuda Maccabeo dopo una battaglia campale ordinò una colletta fra i superstiti, che fruttò 12000 dramme di argento, 6000 lire all’incirca della nostra moneta, colletta che mandò al tempio di Gerusalemme, perché là si facessero sacrifici pei defunti, ritenendo esser cosa santa e salutare il pregare per i morti, affinché siano sciolti dai loro peccati.

— Ma perché Gesù Cristo non ne ha parlato Egli espressamente nel suo Vangelo?

Essendo questa una dottrina già universalmente creduta, non occorreva che egli ne parlasse in modo esplicito. Tuttavia ne parlò in modo implicito. Al capo XIII del Vangelo di S. Matteo indicando certa bestemmia ingiuriosa allo Spirito Santo, dice che è tale peccato, che non solo non verrà perdonato. nella vita presente, ma neanche nella futura. Vi sono adunque secondo l’insegnamento di Gesù Cristo dei peccati, che per non essere gravi, sono rimessi nella vita futura, epperciò secondo questo stesso insegnamento vi deve essere un luogo, dove con la espiazione del peccato questa remissione vien fatta. Non ti pare?

— Ciò è chiarissimo.

D’altronde la stessa ragione dimostra la esistenza del purgatorio.

— E come?

Se le anime che passano di questa vita con soli peccati veniali o senza aver fatta una adeguata penitenza delle colpe gravi, di cui furono perdonate, non possono assolutamente entrare in paradiso, dove non entra alcunché di macchiato, e non debbono essere dannate all’inferno, non apparisce chiaro dovervi essere un luogo di mezzo, ove passino a purificarsi e a scontare la loro pena temporale?

— Certamente. E dopo tutto non si capisce come il protestantesimo neghi questo dogma, che alla fin fine torna pure di grande consolazione e di vivo conforto al nostro cuore. Ma ho pur inteso a dire che la Chiesa Cattolica ha inventato il purgatorio per far celebrare delle Messe e così arricchire i suoi preti.

Senza dubbio, di redola ordinaria quando il Cristiano vuole che un sacerdote celebri delle sante Messe secondo la sua intenzione, o per ottenere delle grazie per sé, o per la sua famiglia, o per i suoi amici e conoscenti, o per suffragare le anime del purgatorio, allora dà al sacerdote una conveniente elemosina (e dico elemosina e non paga, perché la paga si dà per ciò che si vende, ma non si potrà vendere giammai la santa Messa); ma il Cristiano dando al Sacerdote la elemosina in compenso della celebrazione della Messa secondo la sua intenzione fa né più né meno di quello che è conforme alla giustizia. Poiché essendo ammessa e dovendosi ammettere la Religione, e non essendovi la Religione senza il Sacerdote, perché il Sacerdote rimanga nel suo stato e possa compiere gli uffici sacerdotali, deve egli pure avere i mezzi per campar la vita. Ciò è chiaro come il sole, e costituisce pel Sacerdote un indiscutibile diritto. E però l’apostolo S. Paolo, al quale sì spesso a proposito ed a sproposito ricorrono i protestanti, appoggiandosi al diritto delle genti, alla ragione naturale ed alle consuetudini dell’antica Sinagoga degli Ebrei, dice esplicitamente, che il Sacerdote deve pur vivere del suo ministero (V. Lettera la ai Corinti, capo IX, versetti 4, 14). E forsechè i ministri protestanti, i pastori evangelici, non si valgano di questo diritto? Forsechè rifiutino essi le belle sterline, con cui sono pagati per la semplice lettura e interpretazione della Bibbia? La elemosina pertanto, che si dà al sacerdote per la celebrazione della santa Messa, è un giusto e necessario compenso che gli si deve, affinché egli abbia anche per questo il mezzo, onde campare onestamente la vita. Questa elemosina, a seconda della condizione del Cristiano, che la dà, può essere talvolta senza dubbio maggiore di quella minima, che i Vescovi per giuste convenienze prescrivono, e servire per tal guisa insieme con altri mezzi inerenti alla condizione, all’ufficio, all’ingegno del sacerdote, a costituire per lui un certo qual cespite di agiatezza. – Ma pur ammesso tutto ciò, che è senza dubbio pienamente ragionevole, io domando: È propriamente per questo fine, che la Chiesa tanto raccomanda ai fedeli di far celebrare delle Messe per le anime del purgatorio? No, assolutamente. La vera e principalissima ragione, per cui la Chiesa Cattolica fa ai fedeli tale raccomandazione, si è il sapere come fra tutti i mezzi, che Dio ci ha fornito per suffragare le anime del purgatorio, questo della santa Messa sia il più efficace.

— Ma si dice ancora che questo sistema è tutto a prò dei ricchi, che così facilmente possono liberare se stessi e i loro cari dal purgatorio, e tutto in danno dei poveri, che non potendo pagare le Messe liberatrici, debbono soffrir lo strazio di sapere che essi e i loro parenti rimarranno molto tempo a patire in purgatorio.

Anche questo è spudorata menzogna; perciocché Iddio, che è sommamente giusto e buono non esige di certo da alcuno l’impossibile, e se vi sono di coloro che non possono far celebrare delle messe per sé e a prò delle anime purganti, potranno tuttavia soccorrere se stessi e le anime del purgatorio coll’ascoltare anche solo delle Messe devotamente, e col valersi dei tanti altri mezzi, che Iddio, oltre a quello della Messa, ha posto a nostra disposizione per nostro vantaggio e per recar sollievo a quelle anime; anzi può benissimo, che il Signore, non ostante il valore intrinseco della santa Messa, faccia poi di un’altra buona opera qualsiasi di un Cristiano il quale non ha i mezzi per far celebrar Messe, che non di moltissime Messe fatte celebrare da chi alla fin fine per ragione ricchezze e de’ suoi obblighi era in dovere di farle celebrare.

— Ed ora, anche per questo dogma non ho più alcuna difficoltà nella mente.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.